Ultimissime 2008

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ANCHE IN QUESTO ANNO TANTISSIME LE BATTAGLIE E LE INIZIATIVE. TRA LE 

PIUì SIGNIFICATIVE LA BATTAGLIA PER FAR ASSEGNARE GLI INSEGNANTI DI

SOSTEGNO A DEI BAMBINI DISABILI, LE CAMPAGNE UMANITARIE PER AIUTARE

CINA E BIRMANIA COLPITE DA CALAMITA', LA RACCOLTA FONDI PER AIUTARE

LE VITTIME DELL'ACCIAIERIA DI TORINO, LA BATTAGLIA PER FAR VEDERE AL 

PADRE DETENUTO I DUE GEMELLINI RIMASTI IN COMA DOPO UN INCIDENTE, LA

MOBILITAZIONE PER AIUTARE LA PICCOLA ERIKA CON L'APPELLO A RINO

GATTUSO, LA BATTAGLIA PER CHIEDERE GIUSTIZIA PER LA MORTE DI UN

GIOVANE IRACHENO NEL CARCERE DELL'AQUILA e TANTE ALTRE INIZIATIVE DI

SOLIDARIETA' E BATTAGLIE CIVILI

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili denuncia baraccopoli rom (con molti bambini) disumana e pericolosa a Cosenza e chiede realizzazione struttura accoglienza.

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia “la situazione di degrado, di disumanità e di pericolo in cui vivono numerose famiglie rom (con la presenza di molti bambini), in delle baraccopoli dietro la stazione ferroviaria Vaglio Lise e a ridosso dell’ex mercato ortofrutticolo, chiede l’intervento del Sindaco di Cosenza, Salvatore Perugini, la realizzazione, da parte del comune bruzio insieme all’Amministrazione Provinciale, di una struttura di accoglienza per questi immigrati poverissimi”.  “La tragedia della povertà dei giorni scorsi a Roma, con la morte del bambino rumeno e della sua mamma, per l’incendio nella loro baracca, è servita a richiamare l’attenzione e ad accendere i  riflettori sul dramma dimenticato della comunità rom che vive in tende-vergogna, in alloggi di fortuna, pericolosi, in condizioni igieniche allucinanti e disumane. A Cosenza purtroppo questo problema continua, anche dopo lo sgombero forzato, dello scorso anno, delle baracche lungo il fiume Crati. La città bruzia infatti è purtroppo un luogo simbolo in Italia delle baracche-vergogne dei rom. Oggi la situazione è di nuovo assai grave e preoccupante. Le nuove baraccopoli di Vaglio Lise e dell’ex mercato ortofrutticolo sono una onta, un fatto indegno di un Paese civile. Occorre intervenire immediatamente, eliminando queste vergogne, aiutando quelle famiglie, dando un’assistenza dignitosa a quei bambini che in quelle condizioni si ammalano e rischiano la vita. Quanto accaduto a Roma deve essere un monito e un campanello d’allarme. Bisogna agire prontamente, per prevenire, prima che sia troppo tardi. Bisogna evitare che si ripeta una tragedia come quella di Roma. Per questo chiedo che il sindaco Perugini intervenga subito, dia corso a quel progetto di realizzazione di un campo sosta per i rom, che pare sia stato accantonato per mancanza di risorse. A questo proposito, anche nella mia veste di consigliere provinciale, chiedo al Presidente della Provincia, Mario Oliverio, di voler sostenere, con un adeguato finanziamento, la realizzazione di questa struttura di accoglienza. Bisogna aiutare questa povera gente che viene da noi in cerca di lavoro e di fortuna. Bisogna non chiudere gli occhi di fronte al dramma di quei bambini innocenti e dei loro genitori. Ricordo a tutti che a volte in quelle baracche si consumano immani tragedie, a tutti sconosciute, come nel caso dei due fratellini rom non vedenti, Marko (vede da un solo occhio) e Branko (completamente cieco), che 7 anni fa Diritti Civili scoprì proprio in una di quelle tende-vergogne di Vaglio Lise. I due fratellini, ciechi, da allora sono riuscito a togliere da quella baracca, a farli ospitare, insieme alla loro famiglia, dal luglio del 2001, in una casa di Rende (messa a disposizione gratuitamente dal comune di Rende), a farli iscrivere a scuola. Da sette anni questi fratellini continuano a restare in Italia (grazie a dei permessi straordinari di soggiorno che faccio rinnovare ogni anno dalla Questura di Cosenza), ad essere curati e operati a Bologna, a vivere una vita dignitosa. La stessa (vita dignitosa) che chiedo per tutti gli altri bambini rom della baraccopoli di Vaglio Lise”.

29 dicembre 2008

 
Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili denuncia situazione esplosiva e drammatica carcere Castrovillari e caso detenuto malato TBC.

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia la “drammatica ed esplosiva situazione in cui versa il carcere di Castrovillari, il caso di uno dei detenuti, un cittadino extracomunitario con sospetto di TBC e la mancata protezione sanitaria nei confronti del personale dell’istituto penitenziario, che per ragioni del proprio servizio viene in contatto con questo recluso” e chiede l’intervento del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano. “Il carcere di Castrovillari è in una situazione drammatica ed esplosiva, è sovraffollato all'inverosimile soprattutto da detenuti stranieri. In una cella di due metri per due ci sono fino a tre detenuti stipati in letti a castello. Vi è un grande spreco di denaro pubblico, difatti parte dei detenuti proviene dalle carceri del nord Italia. Ma siccome nelle sedi di provenienza non hanno concluso i processi si verifica che, dopo poche settimane che hanno raggiunto Castrovillari, debbano essere ricondotti al nord per espletare le cause in corso, con grande dispendio di uomini e mezzi della Polizia Penitenziaria. Il personale di Polizia Penitenziaria – afferma Corbelli - espleta turni di otto ore in sezioni detentive sovraffollate, da solo, deve badare fino a 40 detenuti. Al personale di Polizia Penitenziaria non gli viene garantito il riposo a seguito del turno notturno e neppure il congedo dopo le molte ore di straordinario effettuate. In questa realtà drammatica e pericolosa c’è da registrare poi il caso di un detenuto extracomunitario con sospetto di TBC. Per affrontare questa situazione particolarmente delicata,ma per fortuna curabile e sanabile, l'Amministrazione non ha previsto alcuna protezione sanitaria nei confronti del personale che per ragioni del proprio servizio viene in contatto con il detenuto. Questa vicenda sta provocando comprensibile preoccupazione tra tutti gli altri detenuti e lo stesso personale del carcere. Chiedo al Ministro della Giustizia, Alfano, di intervenire per garantire il diritto all’assistenza sanitaria del detenuto malato, condizioni umane, di tutela e di rispetto dei diritti di tutti i reclusi e per il personale del carcere, costretto ad operare per garantire la legalità in situazioni di oggettiva difficoltà e in violazione, spesso, di diritti elementari e fondamentali”.

4 novembre 2008  

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili “Non lasciamo soli coniugi Scutellà. Sosteniamo loro battaglia per verità e giustizia morte giovanissimo figlio per malasanità”.

Reggio Calabria

“Non lasciamo soli i genitori di Flavio Scutellà. Sosteniamo la loro battaglia di verità e giustizia sulla assurda morte del loro giovanissimo figlio”. E’ l’appello del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della proposta di legge per l’istituzione del Garante della Salute, licenziata il 17 gennaio 2008 dal Consiglio provinciale di Cosenza e approvata il 30 giugno scorso, all’unanimità, dal Consiglio regionale calabrese. Il coordinatore di Diritti Civili si dice molto colpito “dalla dignitosa e coraggiosa protesta dei genitori di Flavio Scutellà che giustamente chiedono giustizia per la morte del loro figlioletto. Uno Stato di diritto ha il dovere di dare delle risposte a questi genitori, che per colpa della malasanità hanno perso il loro bambino. Le stesse risposte devono essere date a tutti i familiari delle vittime degli altri casi di malasanità. Uno dei compiti più importanti del Garante della Salute, che tra breve, dopo la lunga battaglia di Diritti Civili, sarà eletto dal Consiglio regionale, è quello di sostenere le battaglie di verità e giustizia sui casi di malasanità. Ai coniugi Scutellà, così duramente colpiti nei loro affetti familiari più cari, esprimo tutta la mia solidarietà e vicinanza, assicuro l’impegno del nostro Movimento a combattere con loro questa sacrosanta battaglia. Da un anno continuano a soffrire per la perdita del loro adorato figlio, non è giusto, non è accettabile che debbano essere costretti anche a incatenarsi e fare lo sciopero della fame per ottenere verità e giustizia per la assurda morte del loro Flavio. Chiedo alle autorità preposte che si proceda con l’indagine con assoluta celerità e chi ha sbagliato paghi. Come è giusto e  doveroso in un Paese civile, nel rispetto della legge e del giovanissimo Flavio. La memoria di questo ragazzino calabrese deve essere onorata facendo piena luce e giustizia sulla sua morte e non lasciando i responsabili impuniti e ai loro posti”.

30 ottobre 2008  

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Bambina disabile senza insegnante sostegno è caduta a scuola e si è fatta male. Silenzio Istituzioni. 

Catanzaro

La bambina disabile calabrese, Martina, 7 anni, nata senza un braccino, senza un piedino e con paresi facciale, rimasta  senza insegnante di sostegno alle Elementari di Catanzaro, è caduta a scuola e si è fatta male. Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che ritorna ad attaccare il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, e il Presidente del Consiglio, Berlusconi, “insensibili e silenti di  fronte a questo caso umano e di ingiustizia” e a chiedere il ritiro del decreto (taglia insegnanti e cancella istituti) del Governo sulla scuola. “Il Ministro Gelmini e il suo presidente (tutore) Berlusconi, stanno calpestando i diritti dei bambini malati e disabili (gravi), come la piccola Martina, che ha avuto assegnata solo per due ore al giorno l’insegnante di sostegno, costringendo di fatto i suoi genitori a ritirarla e non mandarla più a scuola. Il caso di questa bambina è una crudeltà, un fatto indegno di un Paese civile. Solo per questa vergogna la Gelmini e il suo presidente-tutore dovrebbero dimettersi. Invece continuano, insieme all’altro ministro spaccone, Brunetta, a provocare i cittadini, gli studenti e operatori del mondo della scuola, arrivando addirittura a penalizzare anche i bambini malati e diversamente abili. Questi personaggi e questo Governo stanno portando il Paese letteralmente verso il baratro, con il rischio che dalla protesta di piazza si arrivi alla violenza. Ieri a Milano ci sono state purtroppo le prime avvisaglie in questo senso. E le irresponsabili dichiarazioni di oggi di Berlusconi (repressione dura contro le proteste degli studenti) non fanno che buttare benzina sul fuoco. Il caso della bambina disabile calabrese è di inaudita gravità ed è emblematico dei danni devastanti prodotti del decreto legge Gelmini sulla scuola, con i tagli indiscriminati degli insegnanti precari e di sostegno e la cancellazione di migliaia di istituti. Questa bambina, nonostante le sue condizioni di salute, non ha più l’insegnante di sostegno. Solo per due ore al giorno c’è chi a scuola si prende cura di lei, dopo viene di fatto lasciata sola e la mamma è costretta ad andare a prendersela e, se non riavrà l’insegnante, a ritirarla definitivamente da scuola. Nei giorni scorsi la bambina ha avuto, a scuola, una crisi, è caduta e si è fatta male. Domando al Ministro Gelmini e al suo presidente-tutore: si può togliere l’insegnante di sostegno a questa bambina, senza un braccino, senza un piedino, con una paresi facciale, si possono così brutalmente calpestare i diritti sacrosanti di questa bambina, già così duramente colpita e segnata dal destino? E’ questa la riforma per cambiare la scuola? Quella di penalizzare i bambini malati e portatori di gravi handicap?”.

25 ottobre 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Bambini malati e disabili (gravi) senza insegnante sostegno. Corbelli al Ministro Gelmini. “Venga in Calabria ad incontrarli, per rendersi conto del  dramma e dell’ingiustizia che stanno vivendo”!

Catanzaro

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello al Ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che invita “a venire in Calabria per incontrare i due bambini malati e diversamente abili calabresi, il piccolo Paolo, 6 anni, sordomuto, invalido al 100%, affetto da rara e grave patologia, e la piccola Martina , 7 anni, nata senza un braccino, senza un piedino e con paresi facciale, rimasti senza insegnante di sostegno e impossibilitati a frequentare le loro scuole, la Scuola Materna e la Prima Elementare di Catanzaro, per colpa del decreto del Governo che ha tagliato circa 90 mila docenti precari e cancellato migliaia di scuole”. Continua così, senza sosta, la battaglia del Movimento Diritti Civili a favore di questi due bambini calabresi, malati e disabili(gravi). “Intanto dopo la stampa calabrese, che nei giorni scorsi ha dedicato particolare attenzione al dramma e all’ingiustizia dei due bambini, anche Unomattina, il popolare programma di Raiuno, ha ospitato in studio a Roma i genitori di uno dei due bimbi disabili, il piccolo Paolo. Quella a favore dei due piccoli portatori di gravi handicap è una battaglia di giustizia, civiltà e umanità. Gli appelli di Diritti Civili a favore di questi due bambini – afferma Corbelli - sono purtroppo sino ad oggi caduti nel vuoto. L’ingiustizia continua. I genitori dei due bambini mi hanno telefonato per informarmi che non è ancora cambiato nulla. Chiediamo che vengano rispettati i diritti di questi piccoli portatori di gravi handicap. I due bambini devono avere il loro insegnante di sostegno. E’ doveroso in un Paese civile. Il caso dei piccoli disabili di Catanzaro è di particolare gravità. Deve essere subito cancellata questa ingiustizia, una vera e propria disumanità. Devono essere rispettati i sacrosanti e fondamentali diritti di questi due bimbi malati e disabili (gravi). Non ci fermeremo sino a quando non sarà assegnato un insegnante di sostegno a questi due bambini. Il Ministro dell’Istruzione non dice il vero quando afferma che nessun insegnante di sostegno è stato tagliato: a Martina e Paolo li hanno tolti. La Gelmini si occupi invece di questi due bambini malati e con gravi disabilità. Compia un gesto bello, solidale e significativo. Venga in Calabria ad incontrare i due bambini e i loro genitori. Basta vederli i piccoli Paolo e Martina per rendersi conto della grande ingiustizia, una vera crudeltà, commessa ai loro danni”.

20 ottobre 2008

 

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Battaglia vinta. Loiero risponde all’appello di Diritti Civili. Avrà assistenza sanitaria in classe bambina calabrese affetta da grave allergia, che rischia la vita per andare a scuola.

 

Una nuova, importante battaglia civile e umanitaria è stata vinta. A lieto fine in Calabria la commovente storia di una bambina calabrese, B. , 5 anni, residente in un piccolo centro in provincia di Cosenza, affetta da una gravissima allergia che vuole andare a scuola, anche a rischio della propria vita, e della sua mamma che lotta e si sacrifica (restando con lei in classe, per assisterla, tutta la giornata) per la sua figlioletta per esaudire questo suo desiderio e far rispettare il suo sacrosanto diritto: avere una figura professionale specializzata che può, in caso di bisogno, prestarle assistenza, un primo soccorso in classe, determinante per salvarle la vita. Grazie al presidente della Regione, Agazio Loiero, questa bambina avrà un infermiere specializzato a disposizione a scuola. Il Governatore calabrese ha prontamente risposto all’appello del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che aveva nei giorni scorsi chiesto il suo intervento e quello del Ministro dell’Istruzione, Maristella Gelmini. “Una nuova, importante battaglia civile e umanitaria è stata vinta. Oggi ho sentito al telefono il Presidente Loiero e il direttore generale dell’Asp di Cosenza, Franco Petramala, e ho avuto le bella notizia che la Regione si farà carico del problema e metterà a disposizione di questa bambina una assistenza sanitaria a scuola. Ringrazio il presidente Loiero per la grande sensibilità e umanità dimostrate anche in questa occasione, insieme al direttore Petramala. A differenza del Ministro Gelmini, che non risponde agli appelli umanitari, il Governatore calabrese, andando al di là delle stesse competenze della Regione, ha subito preso a cuore il dramma di questa bambina e della sua famiglia ed ha immediatamente avviato a soluzione questo problema. Già a partire dalla prossima settimana il direttore Petramala distaccherà infatti una figura sanitaria specializzata a scuola per questa bambina”. La madre di questa bimba aveva chiesto aiuto al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che era subito intervenuto, rivolgendo un appello al Ministro Gelmini e al Presidente Loiero. La mamma di questa bambina aveva anche scritto allo stesso Ministro dell’Istruzione ma senza ottenere alcuna risposta. La donna nel suo appello a Corbelli aveva scritto: “Mia figlia ha 5 anni compiuti il 30 gennaio di quest'anno ed il 15 settembre ha iniziato la scuola primaria. Un inizio difficile, poiché la mia bambina è affetta da una gravissima forma di allergia (a tutte le proteine del latte animale e quindi derivati e conservanti) nonché soggetto asmatico e costretta ad assumere una medicina ed in caso di shock anafilattico un altro tipo di medicinale (che porta sempre con se nello zainetto). E’ sotto cura al Gemelli di Roma. Nel mese di febbraio 2008 mi sono recata presso la Scuola elementare del mio comune per portare a conoscenza del problema la Direttrice didattica ed in seguito ho scritto una lettera sempre alla stessa, per far si che mia figlia possa andare a scuola in tutta tranquillità e non rischiare di morire. La mia bambina non può sentire né odori né toccare tutto ciò che riguarda latte e quindi merendine, cioccolate, prodotti conservati con lattosio,creme, biscotti etc., praticamente lei deve stare in un ambiente dove i bambini non usino creme, profumi e merende fatte di latte. Nei giorni scorsi in classe si è sentita male, non riusciva a respirare aveva un attacco di broncospasma ed è stata portata da noi genitori d'urgenza in Ospedale a Cosenza. La mia è una richiesta da Mamma che non vuole perdere una figlia. A tutt'oggi dopo colloqui con Direttrice, Sindaco e Carabinieri il problema c'è e non riescono a risolverlo. Basterebbe che le venisse assegnata una figura professionale che l’assistesse in classe, in caso di bisogno”. Il sogno di questa bambina e della sua mamma sarà adesso esaudito.

11 ottobre 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Appello di Diritti Civili a Istituzione Presidenza Consiglio Ministri per i due bambini disabili calabresi, piccolo sordomuto e bimba senza un braccino e senza un piedino, rimasti senza insegnante di sostegno e impossibilitati a frequentare la scuola.

Roma

Continua la battaglia del Movimento Diritti Civili a favore dei due bambini malati e diversamente abili calabresi, il piccolo P. , 6 anni, sordomuto, invalido al 100%, affetto da rara e grave patologia, e la piccola M. , 7 anni, nata senza un braccino, senza un piedino e con paresi facciale, rimasti senza insegnante di sostegno e impossibilitati a frequentare le loro scuole, la Scuola Materna e la Prima Elementare di Catanzaro, per colpa del decreto del Governo che ha tagliato circa 90 mila docenti precari e cancellato migliaia di scuole. Il leader di Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge oggi un appello al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a favore di questi due bambini. “Quella a favore dei due piccoli portatori di gravi handicap è una battaglia di giustizia, civiltà e umanità. L’appello di Diritti Civili a favore di questi due bambini, diffuso grazie alla sensibilità dei media calabresi, è purtroppo sino ad oggi caduto nel vuoto. Il Ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, continua infatti a tacere. L’ingiustizia prosegue. Per questo oggi mi rivolgo direttamente al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al quale chiedo di far rispettare – afferma Corbelli - i diritti di questi piccoli portatori di gravi handicap. I due bambini devono avere il loro insegnante di sostegno. E’ doveroso in un Paese civile. Il caso dei piccoli disabili di Catanzaro è di inaudita gravità. Deve essere subito cancellata questa ingiustizia, una vera e propria disumanità, un fatto vergognoso che non fa certo onore alla scuola e al Governo italiano. Devono essere rispettati i sacrosanti e fondamentali diritti di questi due bimbi malati e disabili (gravi). Se necessario Diritti Civili è pronto a promuovere anche eclatanti iniziative di protesta. Insieme ai genitori e ai loro bambini. Sono proprio i piccoli P. e M., i due bambini disabili (gravi), con la loro innocenza e sofferenza a far comprendere il dramma e l’ingiustizia che stanno vivendo insieme alle loro famiglie. Si può togliere e negare l’insegnante di sostegno a due bambini, uno sordomuto, invalido al 100% e affetto da rara e grave patologia e l’altra, nata senza un braccino, senza un piedino e con una paresi facciale? Per un fatto di umanità prima ancora che di giustizia vanno aiutati questi due bambini già così duramente colpiti e segnati da un destino crudele! Auspichiamo che il presidente Berlusconi, messo a conoscenza di questi due casi umani, dei drammi di questi due bambini e delle loro famiglie, voglia personalmente e prontamente intervenire per esaudire le legittime aspettative, i desideri e il sogno di questi due bambini, di avere, come è loro diritto, un insegnante di sostegno. Il Cavaliere metta per un attimo da parte i suoi problemi giudiziari (e le polemiche con i giudici) e compia un gesto di grande significato e valore umano, che sarebbe apprezzato da tutti nel Paese. Se si vuole risparmiare sui costi eccessivi dello Stato, si eliminino gli sprechi, gli scandali, ma non si privino due piccoli malati e disabili (gravi) del loro insegnante di sostegno”.

4 ottobre 2008

(seguono nostri precedenti interventi sui due piccoli disabili)

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Grazie al Decreto del Governo!

Senza insegnante sostegno bambina disabile calabrese, senza un braccino, senza un piedino e con paresi facciale! Appello al Presidente della Regione Calabria e al Ministro dell'Istruzione

 

Il Movimento Diritti Civili denuncia un “nuovo, gravissimo caso di una bambina disabile calabrese, rimasta senza insegnante di sostegno, per colpa del decreto taglia professori e cancella scuole del Ministro dell’Istruzione, Maristella Gelmini”. Il nuovo caso denunciato viene definito dal leader di Diritti Civili “di inaudita gravità, una vergogna, una disumanità”. “Si tratta di una bambina di sette anni, M. , nata dopo un parto sbagliato, senza un braccino, senza un piedino e con una paresi facciale, iscritta alla Prima Elementare. La bambina, figlia di due giovani disoccupati calabresi, ha bisogno naturalmente di un insegnante di sostegno che la segua per tutta la giornata scolastica, così come è avvenuto lo scorso anno alla scuola materna statale, dove era iscritta. Quest’anno invece dopo il decreto(scure!) del Governo sulla scuola la piccola M. non ha più l’insegnante di sostegno per tutta la mattinata. Ma solo per due ore! Il Governo Berlusconi per risparmiare ha tagliato anche l’insegnante di sostegno per questa bambina senza un piedino, senza un braccino e con una paresi facile. Sono questi i risultati gravi, vergognosi e drammatici che ha prodotto il decreto del Governo sulla scuola. La mamma della piccola M. mi ha telefonato per parteciparmi il suo dramma e la ingiustizia che stanno vivendo e per chiedermi di aiutarla. Se non sarà assegnata una insegnante di sostegno i genitori di questa bambina saranno costretti a non mandarla più a scuola. Domando: si può arrivare a tanto, ad una simile ingiustizia, vera e propria crudeltà nei confronti di una bambina in quelle condizioni, senza un piedino, senza un braccino e con una paresi facciale? Si rendono conto il ministro dell’Istruzione, Gelmini, e il presidente del Consiglio, Berlusconi, cosa hanno prodotto, quali effetti devastanti, quali grandi ingiustizie e drammi umani hanno causato con il loro decreto massacra insegnanti? Chiedo alle autorità preposte, di intervenire, cancellare questa grande ingiustizia nei confronti di questa piccola disabile e riparare uno dei più gravi danni prodotto con il decreto taglia insegnanti e cancella scuole. Questa bambina ha tutto il diritto di avere un suo insegnante di sostegno e di andare a scuola. Per lo Stato e il Governo invece questo diritto non esiste. Un fatto indegno di un Paese civile”!

2 ottobre 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Bambina affetta da grave allergia (che rischia la vita per andare a scuola) senza assistenza sanitaria in classe! Appello al Presidente della Regione Calabria

 

Il caso di una bambina, B. , 5 anni, affetta da una gravissima allergia che vuole andare a scuola, anche a rischio della propria vita, e della sua mamma-coraggio che lotta e si sacrifica per la sua figlioletta per esaudire questo suo desiderio e far rispettare il suo sacrosanto diritto. La madre di questa bimba ha scritto e chiesto aiuto al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che subito è intervenuto. Corbelli rivolge oggi pubblicamente un appello al Ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, e al Presidente  della Regione, Agazio Loiero, per questa bambina che non può andare a scuola, nel suo piccolo paese in Calabria, perchè affetta da una gravissima forma di allergia e non ha una figura professionale (un infermiere specializzato) che può, in caso di bisogno, prestarle assistenza, un primo soccorso in classe, determinante per salvarle la vita. La mamma di questa bambina, B., ha già scritto anche allo stesso Ministro Gelmini. “La storia di questa bambina sta commuovendo tutto il suo piccolo paese. Sono tutti mobilitati per aiutarla: la direttrice della scuola, il comune, finanche i carabinieri. Il coraggio della mamma di questa bambina è ammirevole, afferma Corbelli. Continua a combattere contro l’indifferenza delle Istituzioni preposte, vuole giustamente che sua figlia possa frequentare la scuola. Ma per la particolare e grave patologia di cui soffre la piccola B. ha bisogno in classe di un assistente professionale ad hoc, un infermiere specializzato, che possa prestarle soccorso in caso di necessità e salvarle la vita. Purtroppo sino ad oggi questo diritto le viene negato. Per questo rivolgo oggi un appello al Ministro Gelmini e al presidente Loiero, sollecitando un personale intervento per aiutare ed esaudire il sogno di questa bambina. Compete infatti alla Regione, d’accordo con il Ministero dell’Istruzione, distaccare e assegnare questa figura professionale alla bambina”. Scrive la mamma della piccola  B. nel suo appello a Corbelli. “Mia figlia ha 5 anni compiuti il 30 gennaio di quest'anno ed il 15 settembre ha iniziato la scuola primaria. Un inizio difficile, poiché la mia bambina è affetta da una gravissima forma di allergia (a tutte le proteine del latte animale e quindi derivati e conservanti) nonché soggetto asmatico e costretta ad assumere una medicina ed in caso di shock anafilattico un altro tipo di medicinale (che porta sempre con se nello zainetto). E’ sotto cura al Gemelli di Roma. Nel mese di febbraio 2008 mi sono recata presso la Scuola elementare del mio comune per portare a conoscenza del problema la Direttrice didattica ed in seguito ho scritto una lettera sempre alla stessa, per far si che mia figlia possa andare a scuola in tutta tranquillità e non rischiare di morire. La mia bambina non può sentire né odori né toccare tutto ciò che riguarda latte e quindi merendine, cioccolate, prodotti conservati con lattosio,creme, biscotti etc., praticamente lei deve stare in un ambiente dove i bambini non usino creme, profumi e merende fatte di latte. Nei giorni scorsi in classe si è sentita male, non riusciva a respirare aveva un attacco di broncospasma ed è stata portata da noi genitori d'urgenza in Ospedale. La mia è una richiesta da Mamma che non vuole perdere una figlia. A tutt'oggi dopo colloqui con Direttrice, Sindaco e Carabinieri il problema c'è e non riescono a risolverlo. Basterebbe che le venisse assegnata una figura professionale specializzata che l’assistesse in classe, in caso di bisogno”. “Intanto, proprio oggi, la mamma-coraggio ha vinto una prima battaglia e ha ottenuto l’autorizzazione per restare lei in classe, da sola, con la sua bambina per l’intera giornata. Un grande sacrificio (questa donna ha infatti dovuto rinunciare anche al lavoro) in attesa – conclude Corbelli - che venga però subito assegnata alla piccola B. la figura professionale specializzata, come è suo diritto, come è giusto e degno di un paese civile”.

27 settembre 2008

  

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Appello di Diritti Civili per bambino disabile calabrese, ritirato dalla scuola, perchè senza insegnante di sostegno! Sono questi i risultati del decreto del Ministro dell'Istruzione, Gelmini!

Catanzaro

“Un bambino calabrese di 6 anni, P. C. , invalido al 100%, sordomuto, affetto da una patologia rara, non può frequentare la scuola materna, ed è stato per questo ritirato dai suoi genitori, perché per colpa dei tagli del decreto del Ministro dell’Istruzione, Gelmini, non ha più un insegnante di sostegno”. A denunciare questo drammatico caso e a chiedere l’intervento delle autorità preposte è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, a cui ha telefonato, oggi, per chiedere aiuto il papà del bambino. “La vicenda del piccolo P. dimostra quali danni devastanti ha prodotto il decreto taglia insegnanti del Ministro Gelmini. Questo bambino sordomuto, invalido al 100%, affetto da una malattia rara, non può andare a scuola perché manca un insegnante di sostegno, che è stato tagliato dal decreto del Governo. Il papà di questo piccolo disabile oggi mi ha telefonato per raccontarmi questa triste vicenda e questa grande ingiustizia. Questo bambino che per la sua patologia rara, viene da alcuni anni portato, dai genitori, con grandi sacrifici, in alcuni centri specialistici italiani, l’anno scorso ha potuto frequentare regolarmente l’anno scolastico a Bologna, dove è dovuto rimanere per cure e terapie, e dove ha avuto, dalle autorità scolastiche e comunali bolognesi, tutta l’assistenza necessaria. Quest’anno, ritornato in Calabria, dove risiede con la sua famiglia, il papà l’ha iscritto ad una scuola materna della sua città, ma incredibilmente per colpa del decreto Gelmini questo bambino di fatto è senza insegnante di sostegno. Nella scuola dov’è iscritto infatti c’è un insegnante di sostegno ma deve occuparsi di tre bambini disabili. Questo insegnante però si trova ad operare in tre plessi scolastici diversi. Di conseguenza può dedicarsi al piccolo P. un solo giorno la settimana. Per questo motivo il padre del bambino si è visto costretto, con amarezza e sofferenza, a ritirarlo dalla scuola materna. Il genitore è andato ad esporre il problema e a parlare con il direttore della scuola materna che l’ha però indirizzato al Comune, all’assessorato all’istruzione, dove non hanno previsto alcun tipo di intervento e di aiuto per questo piccolo disabile sordomuto. Da qui la denuncia del padre, la telefonata e la richiesta di aiuto a Diritti Civili. Questi sono i risultati che ha prodotto il decreto taglia scuola e massacra precari del Governo Berlusconi. Chiedo che le autorità preposte, governative, scolastiche, comunali, pongano subito fine a questa grande ingiustizia, una autentica vergogna, un fatto indegno di un Paese civile e rispettino i diritti di questo bambino disabile, sordomuto, invalido al 100% e affetto da patologia rara, che ha tutto il diritto e il bisogno di andare a scuola ed avere il suo insegnante di sostegno”!

23 settembre 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili chiede scarcerazione detenuto calabrese, omosessuale e sieropositivo, violentato e picchiato in cella e critica Guardasigilli e Governo per silenzio e mancato intervento. “I teppisti di Napoli, che hanno devastato un treno, subito liberi, questo giovane, stuprato, da tre mesi ancora in carcere per tentato furto di un tubo di rame”!

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, chiede l’immediata scarcerazione, con la revoca degli arresti domiciliari, del giovane detenuto calabrese, 40 anni, omosessuale e sieropositivo, stuprato, picchiato e minacciato in prigione, messo quindi (per un mese) in isolamento in una cella con topi e scarafaggi e trasferito, prima di essere mandato (dieci giorni fa) agli arresti domiciliari, dalla casa circondariale calabrese, teatro della violenza (il carcere Siano di Catanzaro), in un altro carcere siciliano (quello di Siracusa), in un reparto riservato ai condannati per reati sessuali! Corbelli denuncia inoltre “il silenzio del Ministro della Giustizia, Alfano, e del Governo su questo drammatico e gravissimo caso”. Il coordinatore di Diritti Civili con un esposto-denuncia, aveva chiesto al Guardasigilli di intervenire “per fare luce e giustizia su questa turpe e disumana vicenda, indegna di un Paese civile”. “Dal Guardasigilli e dal Governo non è arrivata alcuna risposta, nessun intervento, nessuna presa di posizione. Solo un silenzio vergognoso! Come possono continuare a tacere il Ministro Guardasigilli e il Governo su quanto accaduto in Calabria, dove un giovane omosessuale e malato di Aids, dopo essere stato brutalmente stuprato, picchiato e minacciato da altri detenuti quando hanno appreso che era sieropositivo, e messo in isolamento per trenta giorni, con topi e scarafaggi, e trasferito, successivamente, in un carcere siciliano, in un reparto con condannati per reati sessuali, è da tre mesi ancora in carcere (da 10 giorni ai domiciliari) con l‘accusa di aver tentato di rubare un tubo di rame! Il processo inizierà alla fine di settembre. Mentre a Napoli dei (pseudo) tifosi teppisti devastano un treno e vengono subito scarcerati, in Calabria un giovane, innocuo, inerme, omosessuale e  sieropositivo, bisognoso di continue cure mediche, orfano di entrambi i genitori, viene tenuto in carcere da oltre 90 giorni per un tentativo di furto. E’ questa la giustizia giusta (e umana) che vuole e invoca il Governo Berlusconi? Perché il Guardasigilli, dopo la denuncia di Diritti Civili, l’interpellanza urgente degli onorevoli Paola Concia e Roberto Giochetti del Pd e l’intervento del presidente dell’Arcigay, Aurelio Mancuso, non è ancora intervenuto? Perché nessun esponente del Governo ha chiesto scusa a questo giovane? Perché questo giovane continua ancora a restare detenuto, sotto forma di arresti domiciliari? Perché nessuno ha chiesto la immediata scarcerazione di questo ragazzo gay e sieropositivo, che deve ogni giorno sottoporsi per la sua malattia a tre ore di terapia in ospedale e che per la sua malattia, e il reato contestato del tutto irrilevante, non doveva essere neanche e mai arrestato? Stupisce il silenzio del Ministro e del Governo e indigna quello del giornale L’Unità che è stato l’unico quotidiano di sinistra a non aver dedicato neppure un rigo allo stupro del giovane omosessuale. Evidentemente è questo il nuovo corso del giornale diretto da Concita De Gregorio: ignorare le battaglie per i diritti civili”. Il giovane subito dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari aveva, nei giorni scorsi, telefonato a Corbelli per denunciare, piangendo, la brutale violenza subita in carcere.

 18 settembre 2008

(Seguono, in questa stessa pagina, precedenti interventi su questo caso)

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili ha chiesto intervento Ministro Giustizia  per caso detenuto calabrese, omosessuale e sieropositivo, violentato e picchiato in cella. Il giovane voleva suicidarsi. Lo abbiamo salvato

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha recapitato un esposto-denuncia al Ministro di Grazia e Giustizia, Angelino Alfano,  per il caso del giovane detenuto calabrese, 40 anni, omosessuale e sieropositivo, stuprato, picchiato e minacciato in prigione, messo quindi (per un mese) in isolamento in una cella con topi e scarafaggi e trasferito, prima di essere mandato (pochi giorni fa) agli arresti domiciliari, dalla casa circondariale calabrese, teatro della violenza, in un altro carcere siciliano, in un reparto riservato ai condannati per reati sessuali! Corbelli ha chiesto al Guardasigilli di intervenire “per fare luce e giustizia su questa turpe e disumana vicenda, indegna di un Paese civile”. Il leader di Diritti Civili rivela oggi altri particolari che aggravano la drammaticità di questa storia. Questo detenuto infatti vive da solo, è orfano di entrambi i genitori. Corbelli rivela di aver con il suo intervento e la sua denuncia salvato la vita di questo giovane. “Quando mi ha telefonato per raccontarmi il suo dramma, la sua sofferenza per la brutale violenza subita ho avuto la netta sensazione di trovarmi dall’altra parte del telefono una persona disperata, rassegnata, per il quale, come mi ha detto piangendo, la vita non aveva più alcun senso. Ho temuto fortemente che potesse compiere qualche insano gesto, che volesse suicidarsi. Nell’istanza presentata al Gip per chiedere la scarcerazione di questo detenuto si faceva esplicito riferimento al forte rischio suicidio. Ho cercato di rasserenarlo, assicurandogli il mio intervento e il mio aiuto. Oggi l’ho risentito. L’ho trovato più sereno. Mi ha ringraziato per averlo salvato. Sta cercando adesso di superare il difficile momento. La sua situazione familiare purtroppo è drammatica. Questo giovane infatti vive da solo, è orfano di entrambi i genitori. Ogni giorno adesso ha il permesso di uscire alcune ore la mattina per recarsi in ospedale per sottoporsi alla terapia. Vuole giustizia per quello che ha subito. E’ quello che ho chiesto anch’io, con il mio esposto, al Ministro della Giustizia, al quale naturalmente ho rivelato l’identità del detenuto e il carcere catanzarese dove ha subito la brutale violenza. Ci sarà adesso l’apertura di una immediata inchiesta del Guardasigilli, per rispondere anche alla interrogazione parlamentare presentata, dopo la denuncia di Diritti Civili, da due deputati e all’intervento del presidente di Arcigay. La storia è allucinante. Il giovane detenuto arrestato per tentato furto, nel giugno scorso, viene rinchiuso in un carcere calabrese. Dichiara subito al medico dell’istituto di pena la sua omosessualità e sieropositività. In cella agli inizi di luglio subisce una violenza bestiale, viene ripetutamente violentato da alcuni detenuti, che quando poi scoprono che è sieropositivo lo picchiano e minacciano anche di ucciderlo. Il giovane viene per questo messo in isolamento in una cella con topi e scarafaggi, vi resta per oltre un mese. Successivamente viene quindi trasferito dalla Calabria in un carcere siciliano e incredibilmente e irresponsabilmente rinchiuso in un reparto riservato a detenuti condannati per reati sessuali! Vi resta solo pochi giorni. Viene quindi riportato nel carcere calabrese. Da pochi giorni il giovane ha ottenuto gli arresti domiciliari. Intanto chi lo ha violentato in cella e anche gli altri detenuti, dell’intera struttura ospedaliera, che sono venuti a contatto con lui, vivono con l’incubo di aver contratto l’Aids. 

30 agosto 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli denuncia: “Giovane detenuto calabrese, omosessuale e sieropositivo, stuprato, picchiato e minacciato in cella. Messo in isolamento con topi e scarafaggi. Nel carcere adesso è incubo Aids”

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia quella che definisce “una barbarie indegna di un Paese civile, il dramma e la inaudita violenza subita in carcere da un giovane detenuto calabrese, 40 anni, omosessuale e sieropositivo (per rispetto della privacy, evitiamo di fare nome e iniziali del recluso e quello della casa circondariale calabrese), stuprato, picchiato e minacciato in prigione, messo quindi in isolamento in una cella con topi e scarafaggi”. “E’ un episodio di una brutalità e disumanità inaudite. Un giovane calabrese di 40 anni da qualche giorno agli arresti domiciliari mi ha  raccontato per telefono la sua allucinante e dolorosa odissea. Arrestato per tentato furto, nel giugno scorso, viene rinchiuso in un carcere calabrese. Dichiara subito alla direzione dell’istituto di pena calabrese la sua omosessualità e sieropositività. In cella agli inizi di luglio subisce una violenza bestiale, viene ripetutamente violentato da alcuni detenuti, che quando poi scoprono che è sieropositivo lo picchiano e minacciano anche di ucciderlo. Il giovane viene per questo messo in isolamento in una cella con topi e scarafaggi. Successivamente viene quindi trasferito in un carcere di un’altra regione e per alcuni giorni incredibilmente e irresponsabilmente rinchiuso in un reparto riservato a detenuti condannati per reati sessuali! Intanto chi lo ha violentato in cella e anche gli altri detenuti, dell’intera struttura ospedaliera, che sono venuti a contatto con lui, vivono con l’incubo di aver contratto l’Aids. Da pochi giorni il giovane ha ottenuto gli arresti domiciliari. Mi ha telefonato per raccontarmi, piangendo, con rabbia e dignità, il suo dramma, la sua sofferenza, la sua disperazione. Sono profondamente indignato per quanto accaduto. Chiedo che venga fatta luce e giustizia su questo gravissimo episodio, accertate e perseguite le responsabilità a tutti i livelli. Quel giovane merita rispetto, solidarietà e giustizia. Naturalmente chiedo che in questo carcere venga fatto un attento esame per verificare se a seguito della violenza al giovane omosessuale sieropositivo si siano registrati casi di infezione da Hiv in altri detenuti che devono naturalmente essere seguiti con attenzione e curati adeguatamente per evitare il dilagare della malattia e per scongiurare che si diffonda in questa casa circondariale della Calabria la psicosi Aids”.

29 agosto 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Continua battaglia Diritti Civiliper verità e giustizia su morte detenuto iracheno. Denuncia silenzio Istituzioni e grandi media (quotidiani e tg Rai, Mediaset e La 7) e appello a Istituzione Quirinale.

L'appello di Corbelli (diffuso da Agi, Ansa e Adnkronos) ripreso da Corriere della Sera e Rainews24.

 

Roma

Non si placano le polemiche e non si ferma la battaglia e la richiesta di verità e giustizia, del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per la morte del giovane detenuto iracheno, Ali Juburi, 40 anni, nel carcere dell’Aquila. Corbelli oggi fa una pesante denuncia, si offre per pagare le spese del viaggio in Italia della madre del giovane immigrato (che vive in Iraq) e chiede l’intervento del Presidente della Repubblica e Presidente del Csm, Giorgio Napolitano.  “Quel giovane iracheno, condannato ad un anno per tentata rapina, non doveva restare in carcere. Perché non gli sono stati riconosciuti i benefici previsti per condanne inferiori ai tre anni? Perché nessuno lo ha ascoltato durante il suo sciopero della fame, attuato per gridare la sua innocenza e durato tre mesi? Perché nessun parlamentare è andato a fargli visita in cella, mentre in un carcere vicino, quello di Sulmona, c’era la fila di deputati e senatori per andare a trovare l’ex presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco? Perchè tutti i cosiddetti pseudogarantisti e i grandi quotidiani nazionali e Tg (e Gr) Rai, Mediaset, La 7 (tranne il Corriere della Sera e Rainews24) continuano a tacere su questa grande ingiustizia, vera e propria barbarie, un fatto indegno di un Paese civile e di uno Stato di diritto? Perché né il Ministro della Giustizia, al quale ieri abbiamo rivolto un appello, ripreso dal Corriere della Sera e da Rainews24, né nessun altro rappresentante istituzionale e di governo è ancora intervenuto su questa vicenda, che calpesta i diritti fondamentali, la dignità e cancella la vita di una persona e copre di vergogna il nostro Paese? Di fronte alla latitanza del Governo e delle altre alte cariche istituzionali e al silenzio dei tg nazionali e dei grandi giornali (tranne pochissime eccezioni), asserviti e proni al nuovo potere politico, chiedo l’intervento del Presidente della Repubblica e Presidente del Csm. Anche se in vacanza il Capo dello Stato intervenga pubblicamente per evitare che la morte di questo giovane detenuto, questa grande ingiustizia, questa vergogna nazionale venga subito dimenticata, cancellata e rimossa. A Napolitano, nella sua qualità anche di Presidente del Csm, chiedo di attivare tutte le procedure, secondo quelle che sono le sue prerogative costituzionali, per evitare che cali il silenzio e venga invece fatta piena luce e giustizia su questo gravissimo fatto, non degno di un Paese democratico. La verità, al di là della vicenda processuale, è che questo giovane iracheno è morto per colpa di un clima ostile e di una sorta di criminalizzazione degli immigrati che il Governo Berlusconi ha scatenato nel Paese. Ha ragione e condivido per questo la posizione e le forti critiche all’Esecutivo del settimanale cattolico Famiglia Cristiana. Il Movimento Diritti Civili è pronto a farsi carico delle spese di viaggio per permettere alla madre del giovane, che vive in Iraq, di venire in Italia per riprendersi il corpo di suo figlio che un Paese non civile, non democratico, non giusto e non umano, non ha saputo rispettare, aiutare e salvare”.

15 agosto 2008

(Segue precedente intervento su questa vicenda)

 

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli(Diritti Civili) chiede intervento Ministro Giustizia per morte detenuto iracheno a L'Aquila

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 20 anni impegnato a difendere i diritti delle persone in carcere, chiede l’intervento del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, per il caso del giovane detenuto iracheno morto, nella casa circondariale dell’Aquila, dopo uno sciopero della fame, iniziato per gridare a tutti la sua innocenza. Il giovane immigrato era stato condannato ad un anno di reclusione dal Tribunale di Milano per tentata rapina. Corbelli chiede l’apertura di una immediata inchiesta per “accertare eventuali responsabilità a tutti i livelli per quanto accaduto e per acclarare perché il giovane iracheno continuasse a restare in carcere e non godesse dei benefici previsti per condanne inferiori ai tre anni e perché nonostante lo sciopero della fame, iniziato per gridare la sua innocenza, nessuno lo ha ascoltato ed è intervenuto”. “Un detenuto che muore in carcere non fa più notizia, Se poi si tratta di un immigrato, non interessa a nessuno. Su questo drammatico caso – afferma Franco Corbelli – non deve invece calare il silenzio. Chiedo verità e giustizia per questa morte. Il Ministro della Giustizia oltre a inventarsi Lodi per evitare e bloccare i processi al suo padrone politico e Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si occupi anche, come è suo dovere, di questi casi, di queste ingiustizie, di questi fatti indegni di un Paese civile e di uno Stato di diritto. Si occupi il Guardasigilli dei sepolti vivi, dei senza volto e senza diritti delle prigioni. Non calpesti questo Governo i loro diritti, la loro dignità. Questo Esecutivo non indichi e non additi all’opinione pubblica gli immigrati come dei delinquenti, e quelli in carcere tutti colpevoli comunque e a prescindere, calpestando letteralmente il principio di presunzione di innocenza. Non dedichi il Ministro la sua attenzione solo ai personaggi eccellenti finiti dietro le sbarre o quelli famosi che rischiano di finirci. Un giovane iracheno è morto in cella gridando (inascoltato) la sua innocenza. E se veramente era innocente? Chi pagherà per questa morte? Il Ministro Guardasigilli faccia il suo dovere ed apra una immediata inchiesta, al di là di quella che doverosamente sarà avviata anche dalla magistratura competente”.

12 agosto 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Appello Diritti Civili per bambino calabrese di 6 mesi, gravemente malato, al cui genitore (sottoposto a misura prevenzione) è stata negata autorizzazione per accompagnarlo in ospedale

Catanzaro

Appello del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per un bambino calabrese gravemente malato, di appena 6 mesi, che deve essere immediatamente ricoverato in un ospedale della regione, che ha il papà S.P., 36 anni sottoposto alla misura di prevenzione, al quale è stato negato dal giudice il permesso per poterlo accompagnare nel nosocomio. “Ho ricevuto la telefonata dell’avvocato del papà di questo bambino – afferma Corbelli - che mi ha chiesto di intervenire subito per aiutare quest’uomo e consentirgli di poter accompagnare il suo bambino in ospedale, dove deve essere subito ricoverato. Il papà del piccolo è da venerdì scorso sottoposto a misura di prevenzione e non può allontanarsi dal suo piccolo e lontano comune dove risiede con la famiglia Gli è stata negata l’autorizzazione a poter accompagnare il suo figlioletto, con la motivazione che non si ritiene necessaria la sua presenza accanto al bambino. Rispetto come sempre l’operato della magistratura ma mi chiedo solo come si fa a negare ad un padre di accompagnare in ospedale il suo bambino di 6 mesi, gravemente malato? Chiedo pertanto al giudice competente di revocare subito questo divieto e permettere all’uomo di poter accompagnare il suo bambino in ospedale”.

10 agosto 2008

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello di Corbelli per pensionato calabrese invalido, solo al mondo, vive con 257 euro al mese, che disperato ha espresso la volontà di farla finita. “Sono preoccupato per la sorte di quest’uomo”!

Catanzaro

Un invalido civile calabrese di 54 anni, rimasto solo, senza parenti, che sopravvive con una pensione di 257 euro al mese, ha telefonato al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, chiedendogli di aiutarlo, di interessarsi del suo drammatico caso, raccontandogli, piangendo, tutta la sua disperazione e la sua volontà di porre fine alla sua esistenza e alla sua sofferenza. Corbelli, che ha reso noto la notizia, spiega di essere rimasto molto colpito dalla telefonata e dalla drammatica vicenda di quest’uomo. “Un uomo cinquantaquattrenne, rimasto solo al mondo, disperato, costretto a sopravvivere con una pensione vergogna di invalidità civile di 257 euro al mese, mi ha telefonato martedì sera per raccontarmi il suo dramma, l’ingiustizia che sta vivendo e per manifestarmi piangendo, la sua volontà di farla finita. Ho cercato di tranquillizzarlo, gli ho promesso che il Movimento Diritti Civili cercherà in tutti i modi di aiutarlo, che continuerà a battersi per far aumentare queste pensioni-vergogna, che lotteremo per aiutare persone come lui, sole al mondo, emarginate, che (soprav)vivono in condizioni di assoluta indigenza. Quello che mi ha telefonato era un uomo disperato, che piangendo, singhiozzando mi ha detto che non ce la fa più a vivere, che preferisce farla finita, per non continuare più a soffrire. Ho cercato di rasserenare questo poveruomo. Rendo nota questa telefonata perché è mio dovere farlo, perché gliel’ho promesso, perché l’opinione pubblica, le Istituzioni, il Governo, il Parlamento sappiano quali sono i dramma veri che si consumano nel silenzio e nell’indifferenza generali. Mi chiedeva quest’uomo piangendo: come si fa a vivere con 257 euro al mese? Come si fa a rispondere a una domanda del genere? Perché non si aumentano queste pensioni-vergogna? Perché tutti i partiti presenti in Parlamento non si occupano di questi problemi reali e drammatici di tanta povera gente? Cosa si aspetta prima di intervenire? Che quell’uomo si suicida? Sono preoccupato per la sorte di quest’uomo, che non conosco, che non so dove abita, che cosa faccia, che non ho più sentito dopo la drammatica telefonata di martedì sera. A questo povero pensionato rinnovo il mio appello ad avere fiducia, a superare questo momento di disperazione. A chi di competenza, alle Istituzioni, ai nostri Governanti, al Parlamento, chiedo di occuparsi del problema delle pensioni-miseria di 257 euro, che li si porti, con un decreto legge importante, immediato, urgente, ad almeno 500 euro, per aiutare (e salvare) in questo modo tanta povera gente, malata, sfortunata, per consentirgli di (soprav)vivere in modo dignitoso”.

27 luglio 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili chiede intervento Istituzione Quirinale per difendere e proteggere magistrato Manzini.

Vibo Valentia

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene sul caso del pm della Dda Marisa Manzini, a cui hanno “quasi azzerato la scorta” e chiede l’intervento del Presidente della Repubblica e Presidente del Csm, Giorgio Napolitano, per “difendere, proteggere e non lasciare sola questo coraggioso magistrato, che rischia la vita per combattere la ‘ndrangheta e per difendere la legalità”. “L’inspiegabile, ingiustificata riduzione, quasi una cancellazione totale, del servizio di scorta a questo magistrato antimafia è un grave errore ed equivale ad un segnale negativo e inquietante, una sorta di resa alla criminalità organizzata, una sconfitta dello Stato. Bisogna tutelare questo magistrato e quanti come lei combattono la ‘ndrangheta, mettendo a rischio anche la propria vita. Occorre una risposta forte, un messaggio preciso, un intervento autorevole. Per questo chiedo al Presidente della Repubblica di intervenire, al di là di quelle che sono le sue prerogative costituzionali. Faccia sentire la presenza e la vicinanza dello Stato a questo coraggioso giudice, al quale deve essere subito ridato e confermato il servizio di scorta che aveva sino a pochi giorni fa. Il Capo dello Stato faccia anche una telefonata a questo magistrato. Sarebbe un gesto particolarmente significativo e, da tutti, molto apprezzato. Se cediamo anche sul fronte della legalità è la fine di ogni speranza per la Calabria e per i calabresi onesti, che sperano e lottano per poter cambiare questa regione e vivere in una terra finalmente libera dal potere mafioso”.

5 luglio 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili chiede intervento Ministro Frattini per profughi afgani che chiedono riconoscimento status rifugiati e asilo politico in Italia per sfuggire vendetta e condanna a morte dei talebani

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene a favore dei cittadini e profughi afgani (complessivamente oltre un centinaio, attualmente ospiti del Centro di prima accoglienza di Crotone) che da giorni stanno protestando per chiedere il riconoscimento dello status di rifugiati e l’asilo politico che gli permetterebbe di sfuggire alla feroce vendetta dei talebani. Corbelli chiede l’intervento del Ministro degli Esteri, Franco Frattini, per sbloccare e risolvere questa vicenda, nel rispetto delle leggi nazionali e internazionali e dei diritti di questi profughi afgani. “Un grande Paese democratico come l’Italia non può non rispettare i diritti civili, politici e umani di chi come questi cittadini, profughi afgani, chiede la protezione internazionale e il riconoscimento dello status di rifugiati, per sfuggire alla vendetta e condanna a morte dei talebani. Il problema di questi profughi, che portano sul proprio corpo i segni della violenza dei talebani, è legato al rispetto delle leggi nazionali ed europee che prevedono che il provvedimento per riconoscere lo status di rifugiato spetta al Paese europeo dove si è arrivati e registrati per primi. Nella fattispecie si tratta della Grecia, dove questi cittadini afgani sono arrivati provenienti dall’Afghanistan. Occorre dare una risposta a questi cittadini e profughi afgani. L’asilo politico è un loro diritto. Per questo chiedo al Ministro degli Esteri, Frattini, di intervenire, di sbloccare questa vicenda e di evitare che questi cittadini vengano rimandati in Afghanistan dove li aspetterebbe la vendetta dei talebani. Un Paese civile, uno Stato di diritto deve saper distinguere tra immigratati irregolari, che vanno comunque accolti, trattati con spirito di solidarietà e se non in regola con la nostra legge sull’immigrazione rimandati nei loro paesi, e i profughi e i rifugiati a cui va riconosciuto l’asilo politico”. Corbelli ricorda che cinque anni fa, nel 2003, dopo una battaglia di Diritti Civili iniziata nel settembre del 2002 e durata diversi mesi, fece ottenere l’asilo politico in Italia ad un giovane profuga e patriota cubano, Oriel De Armas Peraza, residente da diversi anni a Vicenza, che se espulso dal nostro Paese rischiava il carcere, la tortura e la condanna a morte, emessa a Cuba nei suoi confronti, per le sue idee politiche, dal regime di Fidel Castro.

29 giugno 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Bambino di Melito Porto Salvo, rimasto ferito durante sparatoria. Appello di Diritti Civili

Reggio Calabria

Il coordinatore del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, chiede ai rappresentanti del Governo, delle Istituzioni e alla magistratura di dare una risposta all’accorata richiesta di giustizia della mamma del piccolo Antonio, il bambino calabrese, rimasto gravemente ferito venerdì 6 giugno, nel corso di una sparatoria a Melito Porto Salvo. “Il dignitoso, sofferto sfogo e la richiesta di giustizia della mamma del piccolo Antonio, pubblicati questa mattina dalla Gazzetta del Sud, devono smuovere le coscienze di tutti: dei rappresentanti delle Istituzioni e dei semplici cittadini. Chi sa qualcosa parli. Aiuti la magistratura e gli inquirenti – afferma Corbelli - a fare luce sul grave episodio. Basta con l’omertà. Si raccolga il disperato grido di aiuto di quella donna. Non lasciamo soli i genitori del piccolo Antonio. Combattiamo insieme a loro per questa giusta causa. La stampa, continui pure a censurare gli interventi e gli appelli di Diritti Civili, ma tenga almeno alta l’attenzione sul dramma di questo bambino e sulla battaglia di verità e giustizia dei suoi genitori. E’ inoltre grave e assolutamente ingiustificato che nessun rappresentante del Governo, né delle altre Istituzioni nazionali del Paese, abbia pensato di far visita in ospedale al bambino, per portare una parola di conforto ai genitori e una testimonianza di impegno e presenza dello Stato. Sono passati quasi dieci giorni, da quando il piccolo Antonio è ricoverato al Bambin Gesù, e nessun rappresentate del Governo e delle Istituzioni nazionali è andato a fargli visita in ospedale. Ai genitori di Antonino – continua Corbelli - voglio ribadirgli tutta la mia vicinanza, tutto il mio affetto, il mio augurio per il loro bambino e dirgli che da quel maledetto venerdì sera il mio pensiero e quello di tanta altra gente è per Antonino. Aspetto, come tutti, ogni istante, di avere notizie positive del piccolo Antonio. In questo momento la sola cosa importante è la guarigione e salvezza del bambino. I responsabili di questa barbarie non potranno sfuggire alla giustizia e pagare duramente per quello che hanno fatto. Adesso però il pensiero, l’augurio, la preghiera continua è solo e soltanto per il piccolo Antonio. Aspettiamo il miracolo dai bravi medici dell’ospedale Bambin Gesù, che stanno facendo di tutto per salvare quel bambino innocente e fare questo bellissimo regalo alla sua famiglia e a tutti noi che stiamo continuando a vivere con ansia e a soffrire per questo dramma”.

17 giugno 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Appello Diritti Civili a Rino Gattuso per piccola Erika, bambina calabrese affetta da rara malattia, che può essere curata e salvata solo negli Usa.

Appello del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, al calciatore Rino Gattuso per la piccola Erika, la bambina calabrese di 5 anni, affetta da Encefalopatia post vaccinica, che può essere curata e salvata solo in un centro altamente specializzato negli Usa. La famiglia della piccola non ha i mezzi finanziari per pagare i costi di questo viaggio della speranza: occorrono oltre 250 mila euro. Erika a luglio deve essere ricoverata a New York. I genitori della piccola, che portano avanti la loro battaglia, con grande dignità e dedizione, per salvare la loro bambina, nel mese scorso, hanno incontrato e chiesto aiuto a Corbelli. Il coordinatore di Diritti Civili invita tutti a sostenere (anche con un piccolo contributo) questa iniziativa di solidarietà che va  avanti da tempo in Calabria. Un appello particolare Corbelli lo rivolge al calciatore calabrese Rino Gattuso, bandiera del Milan e della Nazionale Azzurra, campione in campo e fuori, per la sua grande sensibilità, umanità e disponibilità ad aiutare chi ha bisogno. “Purtroppo nonostante la buona volontà di molti non si è ancora riusciti a raccogliere la somma necessaria per coprire le enormi spese previste per il ricovero della bambina in America. Occorre per questo un nuovo, grande gesto di generosità dei calabresi e delle istituzioni per compiere questo primo miracolo. Personalmente ho fatto il mio dovere e ho dato il mio contributo. Un grande aiuto lo può dare Gattuso, calciatore campione dentro e fuori il campo, così come ha fatto in altre simili occasioni. A lui chiedo, più che un aiuto economico, un intervento, un appello sulla stampa a favore di questa bambina. Sono certo che Gattuso risponderà positivamente a questa richiesta di Diritti Civili e non farà mancare il suo sostegno a questa causa umanitaria. La Regione Calabria ha già dato il suo contributo. La Provincia di Cosenza farà altrettanto. Purtroppo non basta, perché la somma da raccogliere è assai elevata. Per questo bisogna rilanciare la gara di solidarietà e aiutare la piccola Erika, dobbiamo dare a lei la possibilità di essere curata e, ci auguriamo, guarita.  Al Movimento Diritti Civili è stato chiesto di intervenire per questo nuovo, drammatico caso umano. Abbiamo subito accolto l’accorato appello di una mamma coraggiosa e ci impegneremo a continuare a sostenere questa causa umanitaria, insieme a tutti quei calabresi che non negano mai il loro aiuto alle persone bisognose, in particolare ai bambini più poveri e sfortunati. Per questo abbiamo pensato a Gattuso, campione di calcio e di solidarietà. Intanto l’appello che rivolgo ai calabresi è quello di dare ognuno anche solo un piccolo contributo, con un versamento sul conto corrente aperto dai genitori di Erika. Queste le coordinate per il bonifico bancario. C/c bancario 000000103766. Codice paese: IT ; Cin Ibam 79 ; Cin Bban N ; Abi 07062 ; Cab 80580. Intestato a Marino Rosetta. Causale: "Aiutate a far volare Erika”.

16 giugno 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Immigrazione e solidarietà. Battaglia vinta. Corbelli: “I due fratellini Rom non vedenti, Marko e Branko 9 e 10 anni, resteranno in Italia per essere curati e operati, lunedì prossimo, a Bologna”

 

Dalla Calabria una storia diversa, di solidarietà vera, legata al dramma dell’immigrazione clandestina. Marko e Branko, i fratellini Rom di 10 e 9 anni, nati in Italia (a Cosenza), non vedenti (il primo vede da un solo occhio, il secondo completamente cieco), potranno restare nel nostro Paese e continuare a curarsi. Lunedì prossimo saranno ricoverati e operati a Bologna. Ancora una volta il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, è riuscito a vincere una importante battaglia civile e a far ottenere un nuovo permesso straordinario che consente ai due bambini di poter usufruire delle cure in Italia.  Sono stati infatti rilasciati i due tesserini sanitari, che erano scaduti da tempo e che impedivano il ricovero dei piccoli all’ospedale di Bologna, dove vengono periodicamente sottoposti a cure e piccoli, delicati interventi per eliminare i dolori, evitare infezioni e mantenere la vista all’unico occhio dal quale vede uno dei due bambini, Marko. “I due bambini potranno così essere subito ricoverati e operati, lunedì prossimo, a Bologna. Per ottenere questo importante risultato e farli restare e curare in Italia è stato necessario forzare la stessa, severa legge sull’immigrazione. In mancanza infatti del permesso di soggiorno, non ancora consegnato ai genitori (una coppia di immigrati irregolari, da 15 anni in Italia), non era possibile rilasciare i tesserini sanitari, indispensabili per il ricovero nella struttura ospedaliera bolognese. Per superare questo assurdo burocratico e ottenere una autorizzazione straordinaria – afferma Corbelli - ho fatto visitare nei giorni scorsi i due bambini all’ospedale di Cosenza, dove è stata certificata l’urgenza del ricovero all’ospedale Maggiore di Bologna. La documentazione medica dell’Annunziata è stata quindi subito portata in Questura a Cosenza e all’Asl competente dove sono stati rilasciati dal dirigente responsabile (che ho contattato telefonicamente) i due tesserini. I due bambini saranno adesso subito ricoverati a Bologna, dove lunedì saranno visitati e operati. Ancora una volta, in Calabria, ha prevalso e vinto la solidarietà per i due bambini rom non vedenti. Purtroppo sono sette anni che devo ogni anno lottare chiedendo e ottenendo, grazie alla collaborazione di persone sensibili e coraggiose, anche una forzatura della stessa legge per evitare l’espulsione dal nostro Paese e far restare in Italia e continuare a curare questi due bambini. La storia di questi due fratellini è un esempio di come si possa coniugare la solidarietà con la legalità, con riferimento al problema e al dramma dell’immigrazione”. Branko e Marko hanno rischiato, sei anni fa, di finire tragicamente la loro esistenza nella tenda-vergogna, accanto ad una discarica, alle porte di Cosenza, città dove sono nati e hanno sempre vissuto. Li ha salvati Corbelli, nel giugno dl 2001, togliendoli dalla piccola tenda, dove vivevano in condizioni igieniche disumane e allucinanti, sistemandoli in una casa (messa a disposizione dal comune di Rende, città dove si sono perfettamente integrarti e dove tutti li vogliono bene), facendoli ricoverare e operare negli ospedali di Cosenza e Bologna, iscrivendoli a scuola, facendogli ottenere ogni anno (dopo manifestazioni di protesta, denunce e appelli alle massime Istituzioni del Paese da parte del Movimento Diritti Civili) un permesso straordinario di soggiorno per permettergli di restare nel nostro Paese per continuare le cure e fare una vita dignitosa insieme ai loro poveri genitori.

6 giugno 2008

(In questa stessa pagina tutti gli altri interventi sulla lunga battaglia per Marko e Branko)

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Iniziativa Diritti Civili. Medaglia d’Oro per tutti sette giovani eroi morti estate scorsa. In occasione del 2 Giugno, Festa della Repubblica, consegnate Onorificenze.Nomi Eroi: Dragan Cigan, Andrea Golfera, Luigi Rende, Eugenio Nigro, Giovanni Baldi, Pierluigi Schiavone, Pietro Maggiolini.

Roma

I sette giovani eroi morti l’estate scorsa mentre coraggiosamente tentavano di spegnere degli incendi, per difendere la legalità e per salvare altre vite umane sono stati tutti ricordati e onorati, in occasione del 2 Giugno, Festa della Repubblica, con il conferimento e la consegna alla memoria della Medaglia d’Oro al Valor Civile. Una battaglia civile condotta e vinta dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che ha chiesto e ottenuto dal Presidente della Repubblica l’assegnazione della Medaglia d’Oro per gesti di coraggio ed  eroismo per sette eroi, un cittadino bosniaco e sei italiani. L’alta onorificenza è stata consegnata sabato scorso, 31 maggio, a Brindisi, alla famiglia del giovane eroe pugliese Pietro Maggiolini, morto l’11 agosto scorso, dopo aver coraggiosamente ed eroicamente salvato tre ragazze sue amiche che stavano annegando nel mare di Palinuro, in provincia di Salerno; sempre sabato è avvenuta la consegna, a Reggio Calabria, dell’onorificenza alla famiglia del giovane vigilante calabrese Luigi Rende, rimasto ucciso a Reggio il primo agosto scorso, mentre si opponeva con coraggio ed eroismo ad una banda di rapinatori; il 2 giugno è stata invece assegnata a Cosenza la Medaglia d’Oro al giovane caporale Eugenio Nigro, morto lunedì 6 agosto dello scorso anno, all’età di 21 anni, nel coraggioso ed eroico gesto di spegnimento di un incendio che minacciava il suo paese di Lappano, nella Presila, alle porte di Cosenza. Medaglia d’oro anche per il manovale bosniaco Dragan Cigan, morto nel mare di Jesolo, il 22 luglio scorso, dopo aver eroicamente salvato due fratellini trevigiani che stavano annegando; per il pilota emiliano dell’aereo Canadair della Protezione Civile, Andrea Golfera, deceduto lunedì 23 luglio mentre coraggiosamente tentava di spegnere un rogo in Abruzzo; per i due piloti campani Giovanni Baldi e Pierluigi Schiavone, volontari dell’Associazione “Humanitas”, precipitati con l’elicottero a Marina di Camerota, in provincia di Salerno, il 9 agosto scorso, mentre erano impegnati in operazioni antincendio; evitarono eroicamente di abbattersi sulla spiaggia, affollata di turisti. “Questi eroi non saranno dimenticati, ma ricordati e onorati degnamente con il conferimento della Medaglia d’oro”, afferma, soddisfatto, Corbelli, che per mesi ha perorato questa causa in contatto con il Quirinale da dove è stato, in questo periodo, continuamente informato sugli sviluppi delle sue diverse istanze per il conferimento della Medaglia d’oro alla memoria di questi sette eroi. Proprio sabato mattina è stata recapitata dal Quirinale una nuova lettera a Corbelli, con la quale il Consigliere del Presidente della Repubblica per gli Affari Giuridici, Alberto Ruffo, informa del conferimento, da parte del Capo dello Stato, in data 2 maggio, della Medaglia d’oro al Valor Civile, alla memoria del signor Pietro Maggiolini. Una missiva giunta al leader di Diritti Civili poche ore prima della consegna della Medaglia d’oro ai familiari di Maggiolini, avvenuta sabato mattina, alle ore 11 a Cisternino (Brindisi) nella villetta Papa Giovanni Paolo II, e dalla stessa famiglia del giovane eroe pugliese comunicata a Corbelli.  

4 Giugno 2008

(Seguono in questa stessa pagina gli altri precedenti interventi su questa iniziativa)

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Storia di solidarietà per piccoli Rom. Appello Diritti Civili per fratellini nomadi non vedenti, Marko e Branko:“Manca permesso soggiorno e non possono essere ricoverati a Bologna, dove devono essere subito operati”.

 

Dalla Calabria una storia diversa, di solidarietà per i bambini Rom. Mentre in Italia è guerra e caccia al popolo Rom, in Calabria vince la solidarietà e continua a commuovere l’odissea dei piccoli Marko e Branko, fratellini nomadi nati in Italia, di 10 e 9 anni, non vedenti (il primo vede da un solo occhio, il secondo completamente cieco), che grazie ad una lunga battaglia, che va avanti ininterrottamente da 7 anni, del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, non sono stati espulsi dall’Italia, dove invece continuano a rimanere ed essere adeguatamente curati. Oggi i due bambini devono essere ricoverati urgentemente a Bologna, ma un intoppo burocratico non permette il ricovero nell’ospedale del capoluogo emiliano: occorre infatti rinnovare i tesserini sanitari dei due bambini, che sono scaduti da tempo. Per farlo però occorre che venga prima  concesso il permesso di soggiorno, che a tutt’oggi non è ancora stato consegnato ai genitori (due immigrati irregolari) dei piccoli Marko e Branko. Corbelli rivolge a questo proposito un appello al Questore di Cosenza, Raffaele Salerno, che ha dimostrato attenzione per questi bambini Rom, ricevendoli lo scorso anno insieme ai loro genitori e allo stesso Corbelli, in occasione del rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari. “I due bambini devono essere subito ricoverati a Bologna per essere sottoposti a controlli e piccoli interventi per eliminare i dolori, evitare infezioni e per salvare l’unico occhio dal quale vede uno dei due fratellini, Marko. E’ necessario consegnare il permesso di soggiorno per poter ottenere i tesserini sanitari dei due bambini, necessari per il ricovero nella struttura ospedaliera bolognese. Per questo mi appello al Questore di Cosenza e confido in un suo pronto intervento. La storia di questi due bambini è un esempio di come si possa coniugare la solidarietà con la legalità, con riferimento al problema e al dramma dell’immigrazione”, afferma Corbelli. Branko e Marko hanno rischiato, sei anni fa, di finire tragicamente la loro esistenza nella tenda-vergogna, accanto ad una discarica, alle porte di Cosenza, città dove sono nati e hanno sempre vissuto. Li ha salvati Corbelli, nel giugno dl 2001, togliendoli dalla piccola tenda, dove vivevano in condizioni igieniche disumane e allucinanti, sistemandoli in una casa (messa a disposizione dal comune di Rende, città dove si sono perfettamente integrarti e dove tutti li vogliono bene), facendoli ricoverare e operare negli ospedali di Cosenza e Bologna, iscrivendoli a scuola, facendogli ottenere ogni anno (dopo manifestazioni di protesta, denunce e appelli alle massime Istituzioni del Paese da parte del Movimento Diritti Civili) un permesso straordinario di soggiorno per permettergli di restare nel nostro Paese per continuare le cure e fare una vita dignitosa insieme ai loro poveri genitori.

19 maggio 2008

(Gli altri precedenti comunicati su Marko e Branko sono in questa stessa pagina)

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Iniziativa e appello di Diritti Civili : "Aiutiamo le popolazioni della Birmania e della Cina colpite da gravissime calamità naturali"

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili e capogruppo provinciale Franco Corbelli, chiede al Presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, di erogare, come Ente, un contributo a favore delle popolazioni della Birmania e della Cina, colpite da due devastanti calamità naturali, che hanno provocato migliaia di morti, feriti e senza tetto. Corbelli, che denuncia anche il silenzio e la mancata sottoscrizione di raccolta fondi da parte dei grandi media italiani per queste tragedie, ricorda come la Provincia di Cosenza in questi anni, abbia sempre puntualmente e immediatamente risposto agli appelli di Diritti Civili e sia ogni volta intervenuta di fronte a grandi catastrofe umanitarie: come nel caso del maremoto che sconvolse il 26 dicembre 2004 il Sud Est Asiatico e per il violento terremoto che devastò il Pakistan, nel 2005. “La Provincia di Cosenza, continua  a dimostrarsi nei fatti, come quella più solidale d’Italia. A parte tutte le iniziative di solidarietà in ambito locale, che spesso vanno al di là delle competenze specifiche dell’Amministrazione e del Consiglio provinciali, la Provincia di Cosenza è stata in assoluto in Italia il primo Ente a intervenire, nel 2004, con un aiuto economico dopo il maremoto che sconvolse il Sud Est Asiatico;  la stessa cosa abbiamo fatto, l’anno dopo, nel 2005, in occasione de terribile terremoto che devastò il Pakistan e che venne da tutti subito dimenticato e ignorato. Oggi di fronte alle due nuove, grandi tragedie che hanno colpito la Birmania e la Cina chiedo al presidente Oliverio, ben conoscendo e apprezzando la sua sensibilità e attenzione per queste iniziative di solidarietà e campagne umanitarie, di aiutare anche, con l’erogazione di un contributo, anche questi due Paesi. Quello dell’Amministrazione e del Consiglio provinciale di Cosenza sarà un atto di grande solidarietà e impegno civile e umanitario che ci auguriamo venga imitato anche da tutti gli altri Enti pubblici italiani. Tutti i colleghi capigruppo e consiglieri provinciali sono da sempre particolarmente sensibili e attenti al sociale e ai drammi dell’umanità più povera e sofferente. Purtroppo anche per queste due grandi catastrofe ci tocca invece registrare in Italia il silenzio e l’indifferenza generali. Le due tragedie sono già scomparse dalle prime pagine dei grandi media e nessuna sottoscrizione è stata aperta né dai giornali, né dalla Rai e né da Mediaset, come invece è stato fatto nel passato per eventi assai meno gravi delle tragedie che hanno colpito la Birmania e la Cina.  Purtroppo anche il silenzio e l’indifferenza, che accompagnano queste immani tragedie, continuano ad uccidere. Queste catastrofi sembra che non commuovano nessuno. Come è possibile, infatti, che a tutt’oggi telegiornali Rai, Mediaset e la 7 e grandi giornali non abbiano non solo non promosso alcuna sottoscrizione (come invece hanno fatto per altri eventi meno importanti, anche solo per un po’ di danni a qualche teatro italiano!), ma neppure reso noto i conti correnti che alcune Associazioni di volontariato nazionali e internazionali hanno aperto per la raccolta di fondi a favore della popolazione della Birmania e della Cina? Tanta gente che vuole fare un’offerta non sa a chi rivolgersi e come fare! Tutto ciò oltre che profondamente ingiusto è anche vergognoso, scandaloso, indegno di un Paese civile”.

16 maggio 2008

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Nuova battaglia di Diritti Civili. Appello-denuncia

“Detenuto calabrese non può recarsi a casa e stare accanto ai suoi due gemellini usciti dal coma e ancora gravemente malati dopo drammatico incidente stradale. L’uomo non vede i suoi due bambini da un anno”!

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia il dramma di due gemellini calabresi di otto anni, rimasti gravemente feriti e in coma per alcuni giorni, dopo un drammatico incidente stradale, mentre si recavano a trovare il loro papà, M. C. , 46 anni, in carcere e che da un anno non vedono più il loro genitore che vorrebbero avere accanto e riabbracciare. “Ancora una volta viene chiesto al Movimento Diritti Civili di intervenire per un caso umano e di ingiustizia che vede, questa volta, vittime innocenti due bambini, due gemellini di 8 anni, un maschietto e una femminuccia, residenti con la loro mamma in provincia di Reggio Calabria, rimasti in coma per giorni dopo un grave incidente, che chiedono di poter avere accanto il loro papà, attualmente detenuto, per scontare i restanti due anni di carcere di una pena complessiva di quattro anni, in un lontano istituto di pena del cosentino. I bambini a seguito di quel drammatico sinistro hanno riportato gravi lesioni e devono essere costantemente e adeguatamente curati. Non vedono il loro genitore da un anno. Chiedono di poterlo avere vicino. Purtroppo, mi scrive un fratello del detenuto e zio dei bambini, tutte le istanze di trasferimento in un carcere vicino casa sono state respinte. Rigettate anche le richieste del detenuto di permessi per incontri con i figli minori , gravemente malati. I due gemellini miracolosamente usciti dal coma e scampati alla morte non possono vedere il loro papà, detenuto in carcere. Non può certo questa definirsi una giustizia giusta e umana, degna di un Paese civile e di uno Stato di diritto. Purtroppo nessuno si occupa di questi drammatici casi umani e di ingiustizia, nella fattispecie, dei diritti negati di due fratellini malati e del loro papà, uno dei tanti senza volto delle prigioni italiane. Tacciono i garantisti, i Ministri, i partiti, i neoparlamentari nominati dai leader politici. Tacciono i grandi media nazionali e addirittura anche certa stampa locale. Questi sepolti vivi, fantasma delle carceri e i loro familiari chiamano Diritti Civili per avere giustizia e rispetto dei loro diritti, almeno di quelli fondamentali. Soprattutto, come in questo caso, se si tratta di bambini innocenti, miracolosamente usciti dal coma  e gravemente malati. Rivolgo un appello e chiedo al giudice competente di questa vicenda giudiziaria di porre subito fine a questa ingiustizia, di permettere subito a questo detenuto di recarsi a casa dai suoi due gemellini malati e bisognosi di cure e di affetto. Chiedo inoltre che venga accolta la istanza di trasferimento di questo detenuto in un carcere vicino casa, per permettergli di scontare il resto della sua condanna, avendo la possibilità di poter vedere, incontrare e stare insieme ai suoi due bambini malati”.

13 maggio 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili vince nuova importante battaglia umanitaria. Esaudito il desiderio del piccolo Marco, bambino calabrese gravemente malato. Il suo papà, detenuto ad Ancona, mandato ai domiciliari in Calabria per stargli vicino, assisterlo e aiutarlo a vincere la sua brutta malattia. 

 

Una nuova, importante battaglia civile e umanitaria vinta dal Movimento Diritti Civili. “Un bambino calabrese, Marco, 8 anni, gravemente malato, che chiedeva, per vincere la sua malattia, di aver accanto il papà D. L., 48 anni, detenuto nel carcere di Ancona (per scontare una condanna per un reato non grave), ha avuto esaudito il  suo desiderio. Il genitore infatti ha ottenuto gli arresti domiciliari ed è nella sua abitazione, in un piccolo centro della Calabria, ad assistere il suo bambino.  “Un atto di giustizia giusta e umana, degno di un Paese civile e di uno Stato di diritto”, l’ha definito Franco Corbelli, che per perorare questa causa e vincere questa difficile battaglia si è battuto lo scorso anno, per mesi, con denunce sulla stampa e appelli “all’allora Ministro della Giustizia, Mastella, che non ha mai risposto, e al Presidente della Repubblica, Napolitano, che è invece intervenuto”. E il leader di Diritti Civili dopo aver appreso, oggi, dal legale della famiglia del piccolo Marco, del lieto fine di questa storia, ringrazia il Capo dello Stato “ancora una volta sensibile, pronto a rispondere agli appelli di Diritti Civili a favore di un bambino malato e a intervenire”. Corbelli aveva denunciato questo caso, nel maggio del 2007, dopo aver ricevuto un appello della mamma del piccolo Marco. “Più volte avevo denunciato il dramma e l’ingiustizia di questo bambino malato che da 8 mesi non vedeva il suo genitore detenuto nel lontano carcere di Ancona. Il piccolo Marco, residente con la mamma, in un paese della Calabria, per la sua malattia è in cura presso un centro specializzato della regione, la Divisione di Ematologia dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria, come attesta la documentazione medica che mi era stata consegnata un anno fa dal legale del genitore del bambino. Il piccolo per combattere la sua brutta malattia aveva bisogno di avere accanto il suo genitore. Per questo un anno fa, dopo aver inutilmente chiesto l’intervento dell’allora ministro della Giustizia, Mastella (che non ha mai risposto agli appelli di Diritti Civili) mi rivolsi a Napolitano scrivendo tra l’altro: “Signor presidente della Repubblica, un bambino, gravemente malato, le chiede di aiutarlo a realizzare il suo desiderio e il suo sogno: poter aver, a casa, il suo papà, detenuto in un carcere lontano dalla Calabria, attualmente si trova ad Ancona. Vuole accanto il suo genitore per poter, con il suo affetto, combattere e vincere la sua brutta malattia che non gli permette di poter lasciare la sua casa in Calabria per andare a trovare il suo papà. Presidente quello che questo bambino le chiede, con tutto il candore dei suoi 7 anni, è solo un atto di giustizia giusta e di pietà umana. Può un Paese civile, uno Stato di diritto negare il sacrosanto diritto di questo bambino malato? Lo chiedo a Lei signor Presidente, Garante supremo delle Istituzioni del nostro Paese, tutte silenti e latitanti, al pari della cosiddetta società civile e dei grandi media nazionali (tutti tranne Libero) di fronte alle ingiustizie e ai drammi della povera gente e dei bambini innocenti e indifesi”. Il presidente Napolitano aveva successivamente risposto a Corbelli comunicandogli che era intervenuto, chiedendo informazioni su questo caso al Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria). Oggi la notizia che il detenuto ha ottenuto gli arresti domiciliari e il piccolo Marco ha di nuovo così accanto il suo papà che l’aiuterà a vincere la sua malattia.

7 maggio 2008

 

 

Diritti Civili. Sit-in di solidarietà per pm Gratteri

(da Strill 28 aprile 2008)

 

 

 

Sit-in di protesta questa mattina di Franco Corbelli, presidente del Movimento Diritti Civili, davanti agli ufficio della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria per portare solidarieta' al magistrato Nicola Gratteri, spiato da una cimice che ignoti hanno installato nell'ufficio che il sostituto procuratore usa per gli interrogatori. L'attesa di Corbelli nel piazzale del Cedir e' durata pochi minuti. "Quello che e' accaduto e' gravissimo, sia per la microspia nell'ufficio del dott. Gratteri sia per l'episodio di Gioia Tauro. Quest'offensiva della mafia violenta deve essere respinta", ha sottolineato Corbelli. "Le istituzioni e lo Stato – ha detto ancora il presidente del movimento dei Diritti Civili – devono proteggere questo magistrato coraggioso e gli altri suoi colleghi impegnati quotidianamente nella lotta alla 'ndrangheta. Devono scendere in campo soprattutto i calabresi ed e' la societa' civile che deve ribellarsi. Dire no alla mafia e' stare accanto a questi magistrati per aiutarli a vincere questa difficile battaglia". Per Franco Corbelli il sit-in "davanti a questo luogo simbolo della lotta alla mafia, che e' il palazzo di giustizia, vuole essere un messaggio di speranza che partendo oggi da Reggio deve liberare la Calabria dalla 'ndrangheta". (AGI)

 

 

 

 

 

GIUSTIZIA: MICROSPIA IN PROCURA; CORBELLI, TUTELARE GRATTERI 

REGGIO CALABRIA, 27 APR . ANSA
- Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo il ritrovamento di una microspia nell'ufficio del pm Nicola Gratteri, chiede alle istituzioni "di non lasciare solo il coraggioso magistrato" e invita la Calabria "e in particolare i giovani del mondo della scuola a scendere in piazza per manifestare vicinanza e solidarietà al sostituto procuratore reggino e per dire no alla mafia". "Attenti - afferma Corbelli in una nota - a non sottovalutare l'episodio della microspia. E' un segnale allarmante. Significa che Gratteri è nel mirino non solo della 'ndrangheta. Gratteri come Falcone e Borsellino, eroici giudici antimafia, traditi, spiati primi di essere uccisi. Per questo il magistrato reggino va adeguatamente protetto dallo Stato e sostenuto dalla societa' civile e dall'opinione pubblica. Ai giovani dico: fate sentire forte la vostra voce e la vostra solidarietà a questo coraggioso magistrato, che significa dire un forte no alla mafia".  

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Istituzione Quirinale risponde ad appello Diritti Civili e interviene per detenuto calabrese, gravemente malato, cieco, che rischia di morire in cella.

Roma

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha subito risposto all’appello del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ed è immediatamente intervenuto  per il caso del detenuto calabrese, A. G. , 47 anni, cieco, gravemente malato, che rischia di morire nel carcere della Calabria dove si trova recluso, per scontare un residuo pena di due anni e due mesi, di una condanna complessiva di quattro anni. Corbelli, che da oltre un mese porta avanti ininterrottamente, e come sempre da solo, la sua battaglia per salvare questo detenuto cieco e morente, dopo aver più volte denunciato “il silenzio e il disinteresse di tutti su questo dramma e su questa grande ingiustizia” aveva rivolto, martedì 15 aprile, un appello al capo dello Stato e Presidente del Csm, Napolitano. “Immediato, come al solito, è stato l’intervento di Napolitano”. dichiara Corbelli. Oggi è infatti arrivata dal Quirinale al leader di Diritti Civili la missiva con la risposta del capo dello Stato. Il Direttore dell’Ufficio per gli Affari dell’Amministrazione della Giustizia del Quirinale, Loris D’Ambrosio, ha informato Corbelli dell’intervento della Presidenza della Repubblica presso il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria.  Il leader di Diritti Civili ringrazia il presidente Napolitano “che, afferma, dimostra ancora una volta la sua grande sensibilità e particolare attenzione nei confronti delle persone più deboli ed emarginate. Napolitano è un presidente realmente e concretamente accanto agli ultimi, a quelli che, gravemente malati, soffrono, spesso dimenticati nelle carceri del nostro Paese. E’ grazie a lui, e al suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi, che Diritti Civili da anni riesce a portare all’attenzione, a risolvere tanti casi umani e a cancellare molte ingiustizie.  Purtroppo i tanti (pseudo) garantisti di questo Paese, pronti a scendere in piazza e promuovere petizioni per i personaggi eccellenti indagati e arrestati, continuano a tacere su questo grave caso di giustizia negata nei confronti di un povero cristo, uno dei tanti senza volto e senza diritti delle prigioni. Un uomo, cieco, gravemente malato, sta morendo in un carcere calabrese, e nessuno pensa di intervenire, di spendere una sola parola. Nonostante gli appelli di Diritti Civili dei giorni scorsi, hanno taciuto e chiuso gli occhi tutti i partiti e tutti i candidati-nominati alle passate Elezioni Politiche. E’ questo il trattamento e il destino che tocca ai poveri cristi, ai dannati e sepolti vivi delle carceri. Condannati all’oblìo,  all’emarginazione, alla morte. E’ gente che non fa notizia neanche quando decide, commettendo un errore grave e imperdonabile, di suicidarsi. A questi detenuti di fatto viene negato il diritto alla assistenza sanitaria e calpestata la dignità. Per fortuna c’è il presidente Napolitano che ci aiuta a combattere e vincere queste ingiustizie. Con il suo autorevole intervento otterremo giustizia e aiuteremo anche questo detenuto cieco e molto malato, prima che sia troppo tardi”.

 

23 aprile 2008

(Segue, in questa pagina, il precedente intervento su questo caso con l'appello al Presidente Napolitano)

 

 

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

 

Appello Diritti Civili a Istituzione Quirinale per detenuto calabrese, gravemente malato, cieco, che rischia di morire in cella.

 

Reggio Calabria

Il Movimento Diritti Civili continua la sua battaglia per salvare il detenuto calabrese, A. G. , 47 anni, gravemente malato, che sta diventando completamente cieco e rischia di morire in carcere, denuncia “il silenzio e il disinteresse su questo dramma e su questa grande ingiustizia” e rivolge oggi un appello al capo dello Stato e Presidente del Csm, Giorgio Napolitano. Franco Corbelli si chiede che “fine abbiano fatto i (pseudo) garantisti di questo Paese, perché continuano a tacere su questo grave caso di giustizia negata”. “Un uomo, cieco, gravemente malato, sta morendo in un carcere calabrese, e nessuno pensa di intervenire, di spendere una sola parola. Nonostante l’appello di Diritti Civili dei giorni scorsi, hanno taciuto e chiuso gli occhi tutti i partiti e tutti i candidati-nominati alle Elezioni Politiche. E’ questo il trattamento e il destino che tocca ai poveri cristi, ai senza volti e senza diritti delle prigioni. Condannati all’oblìo,  all’emarginazione, alla morte. E’ gente che non fa notizia neanche quando decide, commettendo un errore grave e imperdonabile, di suicidarsi. A questi detenuti di fatto viene negato il diritto alla assistenza sanitaria e calpestata la dignità. Mentre i politici, con elezioni incostituzionali, continuano a dividersi scranni parlamentari e poltrone, io da 20 anni lotto, da solo, per difendere i diritti di queste persone recluse e malate. Ho tolto dalle prigioni in questi anni tanti poveri cristi, diversi extracomunitari, malati e innocenti.  Continuerò a combattere per aiutare e salvare questa persona malata e non vedente, per porre fine a questa grande ingiustizia”. Questo detenuto ha scritto a Corbelli, nei giorni scorsi, chiedendogli di aiutarlo, “prima che sia troppo tardi”. Il leader di Diritti Civili chiede che “vengano rispettati i diritti elementari e fondamentali di questa persona reclusa all’assistenza sanitaria, stante il suo grave stato di salute, assolutamente incompatibile con il regime carcerario. Per questo va immediatamente scarcerato e mandato ai domiciliari o in una struttura ospedaliera in grado di curare le sue gravi patologie. Di fronte al silenzio e alla insensibilità di tutte le Istituzioni rivolgo un appello al Presidente della Repubblica e del Csm, Giorgio Napolitano. Confido, così come è avvenuto per altri appelli di Diritti Civili per diversi casi umanitari e di ingiustizia, in un suo autorevole e decisivo intervento”.

 

15 aprile 2008

 

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Giovani fratelli imprenditori calabresi si ribellano e denunciano ‘ndrangheta. Costretti a fuggire dalla Calabria sono da 18 mesi abbandonati dallo Stato. Hanno scritto al Movimento Diritti Civili. 

 

Reggio Calabria.

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rende nota la dignitosa e drammatica denuncia recapitatagli dal papà dei tre giovani fratelli imprenditori calabresi , ex titolari del noto ristorante “Al Valantain” di Villa San Giovanni, vittime della mafia del racket, che “dopo aver coraggiosamente denunciato la ‘ndrangheta, abbandonati dallo Stato, hanno dovuto chiudere il loro locale e lasciare, fuggire dalla Calabria per non perire; da 18 mesi – come scrivono nella loro e-mail a Corbelli - vivono poveri, senza aver mai avuto un solo euro dal Governo, in un luogo sconosciuto, per motivi di sicurezza, ospiti di un industriale che gli ha dato un lavoro, si ritrovano in solitudine, nell’emarginazione totale, nella disperazione, nel dolore, in condizioni indicibili, da latitanti forzati, volontari e esiliati dal potere occulto”. Corbelli si era subito schierato al loro fianco e due anni fa, nel febbraio 2006, li aveva accompagnati dall’allora Prefetto di Reggio Calabria, Luigi De Sena, per perorare la loro giusta causa. “Da allora purtroppo lo Stato non ha fatto nulla per aiutarli, anzi, come mi scrive il padre di questi giovani imprenditori, li ha abbandonati e perseguiti, con istanze di fallimento e ingiunzioni di pagamento. Chiedo che vengano rispettati – afferma Corbelli - i diritti di questi giovani imprenditori che hanno avuto il coraggio di ribellarsi alla ‘ndrangheta. Lo Stato ha il dovere di aiutarli ad uscire dal buio e dalla disperazione dove sono sprofondati. Per comprendere il dramma e la sofferenza che questi giovani e i loro genitori stanno vivendo pubblichiamo integralmente sul nostro sito internet, a seguire in questa stessa pagina, la loro drammatica lettera, indirizzata anche al presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, il quale non ha mai risposto agli appelli di questi giovani imprenditori. Spero che serva a porre fine a questa grande ingiustizia. Questi giovani devono essere aiutatati. Lo chiedo al Governo, non importa se provvisorio, al Ministro degli Interni, Amato, al vice ministro degli Interni, il reggino Marco Minniti, che ben conosce questa storia ma che non mi risulta abbia fatto sino ad oggi nulla di concreto per aiutare questi giovani e la loro famiglia”. Continua con la pubblicazione della lettera.

27 febbraio 2008

 

Questa la coraggiosa lettera a Diritti Civili del papà dei giovani fratelli imprenditori anti-'ndrangheta

 

Stimato Dottore,
con la presente per parteciparle le vicende di coloro i quali hanno denunziato la ndrangheta e che, fuggiti per non perire, sono ora nella posizione di ”latitanti forzati, volontari ed esiliati dal potere occulto”. Sono il papà di V. , E. e A. , titolari del fù Ristorante “Al Valantain”di Villa San Giovanni, ubicato in un sito dove la natura si è veramente sbizzarrita come bellezza e scenari, a pochi km da Reggio Calabria. Mi sono chiesto infinite volte, perché nella mia vita ormai sono infinite le occasioni, dove risiede il senso della speranza e dell’attesa, quando ti trovi nel mezzo del dolore, e dell’orrore, della disperazione, in una solitudine e nell’ emarginazione totale, se ne è valso veramente la pena vivere 18 mesi di iniraccontabile, stressante vita in una solitudine indicibile. Le domando e mi domando:  perché la solitudine? Essa è per tanti versi più terribile della ndrangheta stessa. E se la speranza e l’attesa, avendo lì un luogo, avessero anche parole per esprimerle che non fossero stupide banalità di circostanza, ma parole di verità; perché la speranza, è verità o non lo è !! Ma mi domando: può fare qualcosa il Governo o lo Stato, quando la massa del popolo è lontana, distratta sonnolente? Allontanati tacitamente, da uno Stato impotente, sbattuti in una realtà, per amore di Dio anche migliore, improvvisamente lasciati in una solitudine che come un anaconda ha avviluppato tutta la famiglia; eccoci adesso agnelli azzannati dai lupi, i lupi che sono stati e rimangono forti a tutto. Eccoci colpevolizzati e perseguiti dallo Stato, si quello Stato a cui con tanta fiducia ci siamo rivolti per tutelarci, ed al quale certamente senza alcuna remore mi rivolgerei e mi rivolgo ancora. Lo Stato di diritto, lo Stato che ci ha sempre detto e in questi tempi urla “io ci sono!” ma che tante volte nelle sue peripezie sonnecchia. La nostra partenza avrà fatto pensare a qualche buontempone che la nostra famiglia ha preso i…..soldi di questo Stato , orbene confermo che dalle vicende “Al Valantain”, o da altro, la mia famiglia non ha percepito nessun euro, in contraltare ha ricevuto notifiche d’istanza fallimentare, solleciti con ingiunzioni e avvisi di garanzia per calunnia, istanze dalla banca, si quella banca che appurate le nostre determinazioni a denunziare le minacce da ignoti, con grande fretta convocò mia figlia titolare del conto per parteciparLe la chiusura del conto in quanto “cliente a rischio”…ma siamo seri, su!! diciamo a tutti compreso al Dr. Montezemolo e alle Ass.ni Industriali siciliane, alle quali la presente è stata inviata e in riscontro ho ricevuto un silente silenzio, quando scegli di essere dalla parte dei giusti diventi appestato, infame (come si dice da noi) e sei solo!! Sì, solo contro tutti , e con l’indigenza del vivere quotidiano che ti stritola. Dicano piuttosto, e di questo mi appello a Lei , che cosa è la” legge 44/99 ” cui noi siamo stati destinatari dal prefetto De Sena , cosa effettivamente garantisce a chi decide di denunziare quali i suoi sviluppi concreti a tutela del denunziante-nessuna o quasi rispecchia le grandi frasi apposte su manifesti in ogni caserma dei CC. Polizia o GDF-
Tutto ciò concorda con quanto predetto sempre dagli uomini politici di quello Stato, che in ordine di tempo si affacciano, secondo la gravità delle circostanze , di fatti delittuosi, in Calabria, “Denunziate e non sarete soli, lo Stato sarà con voi” , e spesso elargiscono bellissime corone di fiori o pomposi funerali di stato (sic!) sempre spesso ahimé ..a futura memoria. Finiamola con gli editti o con le passerelle in televisione, e con tutti questi esperti che pontificano , ma che ne sanno della verità? Della molotov lanciata dentro con te e la tua famiglia con le pallottole a casa con gli attentati quasi giornalieri con statue incappiate o con attese ad appuntamenti in sperdute piazzole dell’Aspromonte . E tanto altro ancora…Mi dica, è giusto tutto ciò? Dopo 18 mesi di lotta e tribolazioni con vessazioni minacce e terrore subite da tutta la mia famiglia da un ignoto nemico? E soltanto per aver detto no! E mi creda lo ripeterei , il no all’arroganza. Lo Stato in questa circostanza credo abbia perso, si il silenzio anche da parte dello Stato questo non lo annoveravo assolutamente, i miei figli , tutti insieme, avevano creato una propria attività investito un gruzzoletto speravano di poter lavorare in pace, in fondo non era altro che un semplice ristorante, sì un semplice ristorante in un posto dove adesso campeggiano i grandi capannoni dell’A3 e a conferma dei tempi mi conferma, il perchè il locale non è stato bruciato o fatto saltare. E’ giusto infine parteciparLe che la somma degli anni dei miei figli, neofiti imprenditori, è di 73 anni complessivi ….. e per lo Stato sono protestati e vicini al fallimento…!e che la mia giovane prima figlia a causa delle tensioni vissute ha abortito della creatura che portava in grembo. La presente, dopo quasi due anni di silenzio, è dovuta alla rabbia, alla violenza cui mi sento oggetto alla luce degli ultimi eventi , “onore alla Mafia con fiction, spazi incredibili a soggetti che meriterebbero solo l’applicazione delle leggi dello Stato. La storia del Ristorante Al Valantain, documentata, è avallata da due cartoni di “cartacce”è stata riportata dai mass media nazionali e locali , Rai International e SKY. La nostra famiglia non ha inteso non intende e non intenderà mai avere denaro dallo Stato avrebbe gradito viceversa la sua presenza e la sua tutela e non la solitudine cui ci siamo trovati, la grandissima riconoscenza va ad imperituro ad un operatore industriale , si un cittadino, che con grande trascendo di solidarietà ci ha accolti, dato un lavoro, una casa e la tranquillità facendoci riconquistare la dignità ci tutela; sì, il “supplente di uno Stato” che nei fatti concreti e giornalieri dei suoi “ non Eroi ma disperati” è latitante.!!! La prego voglia tenere, alla Sua discrezione professionale sia i nostri nomi e principalmente il luogo in cui ci troviamo, per la nostra sicurezza. Grazie.

27 febbraio 2008

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

 

Dopo istanza Diritti Civili, concessa Medaglia d’oro a giovane eroe calabrese Eugenio Nigro. Grazie Presidente.

 

 

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, concede la Medaglia d’oro al giovane eroe calabrese Eugenio Nigro. Lo rende noto il leader di Diritti Civili, Franco Corbelli, che informa di aver ricevuto una lettera della Presidenza della Repubblica, con la quale viene informato del positivo esito finale dell’istruttoria per il conferimento della massima onorificenza alla memoria del giovane caporale Eugenio Nigro, che ha perso la vita, lunedì 6 agosto, per “l’eroico gesto di spegnimento di un incendio che minacciava il suo paese di Lappano, nella Presila, alle porte di Cosenza”. Corbelli dopo aver presentato, mercoledì 8 agosto, l’istanza al Capo dello Stato e dopo alcune telefonate aveva ricevuto il 9 settembre scorso la prima comunicazione del Quirinale, che lo informava che era stata avviato l’iter previsto per l’assegnazione della Medaglia d’oro al Caporale Nigro. Il 21 dicembre con una nuova lettera, a firma del Consigliere per gli Affari Interni della Presidenza della Repubblica, Alberto Ruffo, veniva comunicato a Corbelli che, dopo la relazione del Prefetto di Cosenza, la istanza per la Medaglia d’oro al Caporale Eugenio Nigro era all’esame della Commissione per le ricompense al Valore e Merito Civile presso il Ministero degli Interni. Adesso la terza lettera del Quirinale, a firma sempre del Consigliere Ruffo, con la quale si informa Corbelli che “ la Commissione per le ricompense al Valore e Merito Civile, nella seduta del 10 gennaio, ha espresso parere favorevole alla Concessione della Medaglia d’oro al Valor Civile alla memoria del caporale Eugenio Nigro, deceduto il 6 agosto, mentre era impegnato nello spegnimento di un incendio”. Si aspetta adesso, nei prossimi giorni, la convocazione dei genitori di Nigro al Quirinale per la consegna della Medaglia d’oro. Corbelli ringrazia il capo dello Stato per aver accolto l’istanza di Diritti Civili e ricorda che anche il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, aveva chiesto, nell’ottobre scorso, l’assegnazione della Medaglia d’oro alla memoria del 21enne eroe calabrese Eugenio Nigro. “Eroi come il giovane militare Nigro non saranno dimenticati, ma ricordati e onorati degnamente con l’assegnazione della Medaglia d’oro. I genitori e la sorella di Eugenio Nigro meritavano questo grande e significativo riconoscimento per il loro eroe. Il presidente della Repubblica, che ringrazio, nonostante i suoi impegni istituzionali particolarmente gravosi in questi giorni di crisi di governo, continua a dimostrare una grande attenzione e sensibilità nei confronti di chi, come il giovane caporale Nigro, ha sacrificato la propria vita per salvare il suo paese da un incendio. La Medaglia è stata assegnata a Nigro, così come è stata concessa, grazie sempre al presidente Napolitano, che ha accolto le diverse istanze di Diritti Civili, ad altri eroi che come il militare calabrese hanno perso la vita l’estate scorsa mentre cercavano di spegnere dei roghi, dopo aver salvato altre vite umane e mentre difendevano la legalità”.

 

4 febbraio 2008

 

 

 

 

Flash. Approvata dal Consiglio provinciale di Cosenza la proposta di legge promossa da Diritti Civili per l'istituzione del Garante della Salute della Calabria. Prima struttura del genere in Italia.

 

Solidarietà

Aiutiamo le vittime dell’acciaieria di Torino

 

 

 

Sosteniamo la iniziativa di solidarietà “Per le vittime dell’acciaieria di Torino – Fondo 581”, promossa dalla Fondazione La Stampa Specchio dei Tempi, supplemento del quotidiano La Stampa di Torino.

 

 

Queste le coordinate per il versamento

 

                                               

      Bonifico bancario su  C/c Bancario n. 100000120118     Abi 03069  Cab 01000  Cin V

                                         Banca Intesa Sanpaolo Spa

                                         Piazza S. Carlo 156 - Torino

                                         Intestato a: “Fondazione La Stampa Specchio dei tempi”

                                         Causale: “Per le vittime dell’acciaieria di Torino – Fondo 581”                                                                                                                 

                                                                                                                                             

                                                                              

 Dicembre 2007 - Gennaio 2008                                      

 

                              

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

 

Diritti Civili critica parlamentari (“per colletta-vergogna”), si appella a Istituzioni per aiutare famiglie operai morti rogo acciaieria Torino.

 

 

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, si dice “profondamente indignato dalla mancata solidarietà di tutti i parlamentari (che come ha rivelato nei giorni scorsi Il Giornale di Milano hanno dato solo un contributo di 9 euro a testa) ai sette operai dell’acciaieria di Torino, deceduti nel dicembre scorso nell’incendio sviluppatosi all’interno della loro fabbrica”, informa che “da circa un mese, dopo aver devoluto la sua indennità di consigliere provinciale, sta sostenendo sul sito internet di Diritti Civili una iniziativa di solidarietà (sopra riportata, in questa stessa pagina) a favore delle famiglie di questi coraggiosi e sfortunati lavoratori”. Corbelli, profondamente deluso dal comportamento dei deputati e senatori, chiede ai Presidenti della Camera e del Senato un “gesto riparatore per non dimenticare, ma onorare degnamente la memoria dei sette operai e aiutare economicamente le loro famiglie” . “Un Paese civile ha il dovere di aiutare le famiglie di tutte le vittime degli incidenti sul lavoro, una strage continua che giustamente continua a denunciare il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, perché non venga ignorata e soprattutto scongiurata per il futuro. Oggi non vanno dimenticate ma aiutate e sostenute – continua Corbelli - le famiglie dei sette operai della Thyssenkrupp di Torino (Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rondino, Giuseppe Demasi) “morti mentre tentavano di salvare i loro compagni dal rogo della loro fabbrica. I parlamentari con la colletta-vergogna (meno di 10 euro da parte di ogni deputato e senatore a favore delle famiglie dei sette operai morti nell’acciaieria) hanno scritto una pagina indegna che non fa certo onore all’intero Parlamento. Bisogna subito cancellare questo atto ignobile. I presidenti della Camera e del Senato provvedano a riparare a questa onta nella forma e nei modi che riterranno opportuni e possibili. I sette operai hanno perso la vita per cercare di salvare dalle fiamme altri loro compagni. Vorrei che questo gesto di coraggio non venisse dimenticato, ma doverosamente ricordato e onorato. Tra i sette operai c’è anche un giovane calabrese, Giuseppe Demasi. Auspico per questo che, così come ha fatto Diritti Civili, anche le istituzioni calabresi partecipino alla gara di solidarietà per aiutare le famiglie del giovane operaio calabrese e degli altri suoi colleghi”. 

 

 

Gennaio-Giugno 2008