Ultimissime 2012

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In questa pagina, tra le tante numerose storie, la battaglia per far scarcerare alcune mamme e i loro bambini detenuti! Nella foto Marina(una ragazza croata) e il suo bambino,Damiano, di un anno, che Diritti Civili ha fatto scarcerare il 4 ottobre 2012.   

 

 

LA STORIA DELLA NOSTRA BATTAGLIA PER IL PICCOLO COCO', IL BAMBINO DI CASSANO

CHE SARA' POI, UN ANNO DOPO (GENNAIO 2014) BARBARAMENTE UCCISO E BRUCIATO 

INSIEME AL NONNO E A UNA GIOVANE DONNA MAROCCHINA

Dopo il piccolo Damiano, abbiamo fatto scarcerare anche Cocò, il bambino di due anni, detenuto insieme alla sua mamma e tenuto per otto ore, al freddo, in una gabbia nel tribunale di Castrovillari durante una udienza del processo che vedeva imputata sua madre. Ecco come Calabria Ora titolava in prima pagina l 21 dicembre 2012 il mio intervento con la denuncia su questo gravissimo caso. 

 

 Il giorno dopo la denuncia di Corbelli il piccolo Cocò e la mamma venivano scarcerati

 

  

  Calabria Ora, 22 dicembre 2012

 

 

 Il Quotidiano della Calabria, 22 dicembre 2012 

 

In questa pagina vengono raccontate queste due battaglie di Diritti Civili e tutte le altre nostre iniziative relative al 2012.

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli, felice, annuncia: “Scarcerato oggi bambino di due anni e giovanissima madre detenuta”

Cosenza

E’ stato scarcerato oggi, nel primo pomeriggio, poco dopo le 14, insieme alla sua giovanissima mamma detenuta, Antonia Maria I., 22 anni, di Cassano, il piccolo Nicola, detto Cocò, il bambino di due anni, che viveva, da un mese, in una cella del carcere di Castrovillari. Lo rende noto, esprimendo grande soddisfazione per questo provvedimento di giustizia giusta e umana, una  ennesima battaglia vinta da Diritti Civili, il leader del Movimento, Franco Corbelli, da diversi giorni impegnato in questa iniziativa  umanitaria e che proprio ieri aveva denunciato quello che aveva definito “un episodio gravissimo, allucinante, disumano, il trasferimento del piccolo Cocò e della sua mamma dalla casa circondariale di Castrovillari nell’aula bunker della stessa città del Pollino dove era rimasto dentro una gabbia, al freddo, per otto ore, dalle 9 alle 17”. “Corbelli aveva parlato “di disumanità, di barbarie, di vergogna” e aveva rivolto un appello ai giudici del Tribunale di Castrovillari (chiamati a decidere su questo caso e sulla sorte del piccolo Cocò e della sua giovanissima mamma) e del Ministro della Giustizia, Paola Severino”. Oggi il giudice del Tribunale di Castrovillari ha accolto l’istanza degli avvocati della ragazza e ha disposto la scarcerazione della giovane mamma e del suo bambino che hanno così potuto far ritorno a casa, dove la ragazza dovrà restare ai domiciliari in attesa del processo. La giovane era stata arrestata un mese fa perchè mentre era agli arresti domiciliari, per una accusa di droga, era uscita dalla sua abitazione. A casa il piccolo Cocò ha trovato ad attenderli gli altri due fratellini di 4 e 3 anni. “E’ stata scritta una altra importante pagina di giustizia giusta e umana. Il piccolo Cocò fuori dal carcere e di nuovo  a casa con i suoi fratellini è una bellissima notizia che mi riempie di gioia, è il più bel regalo di Natale che avevo chiesto ai giudici di fare a questo bambino. Ringrazio il giudice del Tribunale di Castrovillari che ha firmato il provvedimento dimostrando grande sensibilità e  umanità. Un grazie va a quei media calabresi che hanno sostenuto questa ennesima battaglia di giustizia giusta e questa iniziativa umanitaria di Diritti Civili. La gioia più bella è essere riuscito a contribuire a far togliere, prima di Natale, dal carcere di Castrovillari il piccolo Cocò e due mesi e mezzo fa, il 4 ottobre, l’altro bambino, il piccolo Damiano di appena 10 mesi, che vi era detenuto con la sua giovane mamma, Marina, da 8 mesi. Nel carcere di Castrovillari non ci sono più bambini in una cella. Non ci sarà a Natale, nella casa circondariale della città del Pollino, nessun bbino. E’ questa la soddisfazione più grande, la vittoria più bella”.

21 dicembre 2012

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli denuncia “Episodio disumano. Bambino di due anni (da un mese in cella con la giovane madre detenuta) portato dal carcere in aula bunker, e fatto restare, in una gabbia, otto ore, al freddo”! Appello ai giudici di Castrovillari e al ministro della Giustizia

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli denuncia quello che definisce “un episodio gravissimo, allucinante, disumano”, rivolge un appello ai giudici del Tribunale i Castrovillari e al ministro della Giustizia, Paola Severino. “Sono 30 anni che mi occupo del dramma delle carceri, ho fatto scarcerare in tantissimi anni decine di detenuti malati e anche alcuni bambini (l’ultimo, il 4 ottobre scorso, il piccolo Damiano di 10 mesi, detenuto con la sua mamma, proprio a Castrovillari), che vivevano in cella con le loro mamme recluse, ma mai mi era capitata una storia orribile, una vergogna, una barbarie, come quella di un bambino di due anni, il piccolo Nicola, detto Cocò, in carcere con la sua giovanissima mamma, detenuta per una accusa di droga, che ieri dalla cella della casa circondariale di Castrovillari è stato portato nell’aula bunker della stessa città del Pollino, dove è rimasto insieme alla sua mamma, dietro le sbarre, otto ore, al freddo, dalle 9 di mattina alle 17 quando è finita l’udienza. Il piccolo Cocò non è …imputato, né detenuto, ma è come se lo fosse, perché è solo un bambino di due anni. E’ questa l’incredibile, assurda storia del piccolo Cocò, bambino detenuto, con la sua giovanissima mamma, A. M. I. una ragazza calabrese di 22 anni, in carcere per una accusa di droga, che ieri ha raggiunto il livello massimo di disumanità, di barbarie, di inciviltà. Il bambino è da quasi un mese in cella con la madre, che è stata arrestata dopo che era uscita di casa, dove si trovava ai domiciliari. Nei giorni scorsi avevo rivolto un appello per questo bambino. Rinnovo oggi l’appello ai giudici del Tribunale di Castrovillari, confido nella loro sensibilità e umanità, perché accolgano l’istanza degli avvocati della ragazza e concedono di nuovo i domiciliari in modo che questo bambino possa lasciare il carcere e far ritorno, per Natale, a casa dove l’aspettano altri due fratellini. Chiedo inoltre al Ministro della Giustizia di intervenire perchè è un fatto gravissimo, indegno di un paese civile tenere un bambino di due anni in carcere e addirittura portarlo poi in un’aula bunker, per una udienza, e farlo restare in una gabbia, otto ore, al freddo”.

21 dicembre 2012

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Risolto in pochissimi giorni da Diritti Civili caso di malato grave dimenticato e ignorato da tutte le istituzioni per 16 mesi. Dopo l’appello-denuncia di Corbelli interviene l’Inps di Reggio: “Avrà subito visita e pensione reggino di 57 anni, povero e solo, senza reddito, colpito (nel luglio del 2011) da due ictus, paralizzato, su una sedia a rotelle, che non può più parlare, costretto a pagarsi anche il ticket delle medicine, che aspettava da 16 mesi di essere sottoposto a visita per avere invalidità e  indennità di accompagnamento”

 

 

Reggio Calabria

Una nuova battaglia vinta da Diritti Civili che in pochissimi giorni è riuscito ad avviare a soluzione il caso (da tutte le istituzioni dimenticato per 16 mesi) dell’uomo di 57 anni, S. G., della provincia di Reggio Calabria, malato grave, colpito nel luglio del 2011, da due ictus, paralizzato, costretto alla sedia a rotelle, che non riesce più neppure a parlare, che aspetta da 16 mesi (dal luglio del 2011) di essere visitato per il riconoscimento della pensione di invalidità e dell’indennità di accompagnamento. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rende noto, con soddisfazione, l’immediato intervento, dopo il suo appello-denuncia, dell’Inps di Reggio Calabria. L’uomo, che è ricoverato, dal giorno che ha avuto l’ictus, in centri di riabilitazione e attualmente in una clinica privata della provincia di Reggio, deve finanche pagarsi il ticket per le medicine. S. G. vive da solo e non ha alcun reddito. Il fratello di questo uomo ha scritto e chiesto aiuto a Corbelli. Dopo aver scritto a tanti e non aver avuto alcuna risposta si è rivolto a Diritti Civili che è prontamente intervenuto, avviando a soluzione il caso. Oggi il responsabile comunicazione dell’Inps di Reggio Calabria ha telefonato a Corbelli per annunciargli che è stata disposta la immediata visita dello stesso per il riconoscimento della pensione di invalidità e dell’indennità di accompagnamento. Grande soddisfazione è stata espressa da Corbelli per la rapida soluzione di questo caso che nei giorni scorsi aveva definito “una grande ingiustizia” e aveva sollecitato l’intervento dei vertici dell’Inps, del presidente, riservando una frecciata anche al ministro Fornero, chiedendo polemicamente: “si vuole fare la riforma delle pensioni, sulla pelle della povera gente, calpestando i diritti di persone come questo poveruomo calabrese? Questo caso dimostra come non ci sono solo i finti invalidi e i falsi malati, ci sono i malati, gli invalidi veri e gravi, che non possono e non devono essere né abbandonati, né dimenticati”. Corbelli ha quindi informato il fratello di questo ammalato che l’ha ringraziato per “aver subito, in pochissimi giorni, avviato a soluzione questo caso dimenticato e ignorato per 16 mesi da tutte le istituzioni e le associazioni”.

 

19 novembre 2012 

 

Appello di Corbelli per un 57enne reggino, colpito da due ictus, paralizzato, su una sedia a rotelle, che non può più parlare, costretto a pagarsi anche il ticket delle medicine “Da 16 mesi attende visita Inps per riconoscimento pensione invalidità e accompagnamento”! Il fratello dell’uomo ha scritto e chiesto aiuto a Diritti Civili.

ANSA – 17 novembre. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia quella che definisce "una grande ingiustizia e una autentica vergogna: un uomo di 57 anni, S. G., della provincia di Reggio Calabria, colpito nel luglio del 2011, da due ictus, paralizzato, costretto alla sedia a rotelle, che non riesce più neppure a parlare, aspetta da 16 mesi di essere visitato dall'Inps per il riconoscimento della pensione di invalidità e dell'indennità' di accompagnamento.

L'uomo, che e' ricoverato, dal giorno che ha avuto l'ictus, in centri di riabilitazione e attualmente in una clinica privata della provincia di Reggio, deve finanche pagarsi il ticket per le medicine. S. G. vive da solo e non ha alcun reddito. Il fratello di questo uomo ha scritto e chiesto aiuto a Corbelli. Dopo aver scritto a tanti e non aver avuto alcuna risposta si e' rivolto a Diritti Civili che e' prontamente intervenuto. Corbelli parla di "un caso gravissimo, di un ingiustificato mancato intervento dell'Inps di Reggio Calabria che a distanza di 16 mesi non ha ancora effettuato la visita a questo uomo colpito da due ictus e paralizzato. Solo nel settembre scorso, 14 mesi dopo che l'uomo era stato colpito dall'ictus, la commissione dell'Inps si era recata a casa di quest'uomo e non avendolo trovato, perché ricoverato dal luglio dello scorso anno, in centri di riabilitazione e attualmente in una clinica di un altro comune del reggino, non ha più disposto e fatto alcuna visita".

Il leader di Diritti Civili chiede "l'intervento dei vertici nazionali dell'Inps, del presidente perché cancellino subito questa ingiustizia e questa vergogna, disponendo la visita nella casa di cura dove quest'uomo e' ricoverato e riconoscendogli il diritto alla pensione di invalidità e all'indenni' di accompagnamento. Al Ministro Fornero, che prima piange e poi massacra i pensionati, chiedo di far sapere cosa intende fare per questo scandalo. E' così che si vuole fare la riforma delle pensioni, sulla pelle della povera gente, calpestando i diritti di persone come questo poveruomo calabrese? Questo caso dimostra come non ci sono solo i finti invalidi e i falsi malati, ci sono i malati, gli invalidi veri e gravi, abbandonati e dimenticati dall'Inps, dalle Istituzioni, dal Governo, come questo calabrese ammalato, colpito da due ictus, paralizzato, rimasto senza parola, costretto a pagarsi finanche il ticket delle medicine, che da 16 mesi aspetta di essere sottoposto a visita dall'Inps di Reggio Calabria. Uno scandalo e una vergogna, un fatto indegno di un Paese civile".

 

 

 

SANITA': CORBELLI, NON CHIUDERE CENTRO RIABILITAZIONE BIMBI DELLA LOCRIDE

 

                        (ANSA) - 6 NOV - Il leader del Movimento Diritti

Civili, Franco Corbelli, in una nota, rivolge un appello al

presidente della regione Giuseppe Scopelliti, al fine di "di

scongiurare la chiusura del centro riabilitativo Afa - Reul di

Bianco, che dà assistenza a circa cento bambini della

Locride".

   "L'intervento di Corbelli - prosegue la nota - è stato

chiesto dal comitato Genitori utenti Afa di questo centro Reul

di Bianco. I genitori hanno informato il leader di Diritti

Civili che questo centro dal primo novembre 2012 ha sospeso le

terapie ai piccoli pazienti e mandato i dipendenti in cassa

integrazione. Il Comitato ha raccontato delle lotte che sta

portando avanti da alcuni mesi per scongiurare questa

sospensione e ha preannunciato un sit-in di protesta per

venerdì prossimo, a Bianco, al quale ha invitato lo stesso

Corbelli per 'dare voce insieme a noi a coloro che troppo spesso

sono invisibili agli occhi delle istituzioni'".

   Corbelli, anche se non potrà partecipare al sit-in, si

schiera a fianco dei bambini e dei loro genitori "giustamente

preoccupati e angosciati per il destino dei loro bimbi se non

sarà evitata la chiusura di questo importante centro di

riabilitazione. Non si può neanche semplicemente ipotizzare di

penalizzare ancora una volta le persone, in questo caso

addirittura i bambini bisognosi di terapie. Come si può pensare

di chiudere un centro che dà assistenza a cento bambini che

necessitano di una riabilitazione. Si può negare il diritto di

quei bambini di essere curati in questo centro? Non può esserci

alcuna ragione di natura economica che possa giustificare un

provvedimento di sospensione di questo centro. La riduzione dei

costi della sanità, i limiti imposti dal vergognoso piano

Massicci, vanno fatti e imposti per altri colossali sprechi, non

colpendo le fasce più povere, deboli, bisognose e sfortunate

della popolazione". (ANSA).

 

 

 

RENDE. Corbelli “Scongiurare chiusura centro di riabilitazione per bambini”

ANSA, 26 ottobre. ''Scongiurare la chiusura, a partire dal 31 dicembre prossimo, del centro di riabilitazione per l'eta' evolutiva di contrada Lecco di Rende, che da' assistenza a duecento bambini''. E' quanto chiede il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli che rivolge un appello in tal senso al presidente della Regione e commissario della sanita' calabrese, Giuseppe Scopelliti. ''Non si puo' neanche semplicemente ipotizzare - prosegue Corbelli - di penalizzare ancora una volta le persone, in questo caso addirittura i bambini bisognosi di terapie. Come si puo' pensare di chiudere un centro che da' assistenza a duecento bambini che necessitano di una riabilitazione nell'eta' evolutiva. Giustamente i genitori di questi bimbi sono molto preoccupati. In alcuni casi letteralmente disperati, come quella mamma e quel papa' che mi hanno telefonato per dirmi che ne sara' del loro bambino se sara' chiuso questo centro di Rende? Ecco a questa domanda bisogna dare una risposta. Si puo' negare il diritto di quei bambini di essere curati in questo centro? Non puo' esserci alcuna ragione di natura economica che possa giustificare un provvedimento di chiusura di questo centro''. ''Cosa si aspetta - sostiene ancora Corbelli - a rinnovare il contratto agli otto operatori precari il cui rapporto di lavoro con l'azienda sanitaria sta per scadere? La riduzione dei costi della sanita', i limiti imposti dal vergognoso piano Massicci, vanno fatti e imposti per altri colossali sprechi, non colpendo le fasce piu' povere, deboli, bisognose e sfortunate della popolazione. Questo e' inaccettabile''

 
 
 

 

 

Da STRILL e ZOOMSUD

Costi politica, rinnovamento e impegno civile. Bonofiglio “Corbelli, esempio da imitare”

Domenica 21 Ottobre 2012

 

Il responsabile del Centro Studi regionale sulla illegalità, Gianfranco Bonofiglio, interviene “sul tema dei costi, degli scandali della politica e sull’incapacità e inettitudine della classe politica e dirigente”, cita “un esempio diverso, controcorrente, esemplare di un personaggio che da oltre 25 anni dimostra con il suo quotidiano e ininterrotto impegno civile, libertario e umanitario che si più fare politica e impegnarsi nel sociale, nel senso più alto e nobile del termine, rinunciando ad ogni finanziamento e indennità, devolvendo anzi le stesse (indennità, quando è stato consigliere provinciale) per cause benefiche e autofinanziando (con il suo modesto e solo stipendio di docente) tutte le sue innumerevoli battaglie civili, di giustizia e le sue numerose iniziative umanitarie”. Bonofiglio invita “i politici calabresi (e non solo) a prendere come esempio Corbelli, a imitare la sua passione civile, il suo impegno accanto ai poveri, bisognosi, emarginati, agli immigrati onesti e indigenti, ai detenuti malati, ai bambini poveri, alle vittime dell’ingiustizia, a rinunciare ad ogni finanziamento e indennità e destinare le stesse per iniziative nel sociale”.
Il responsabile dell’Osservatorio sulla illegalità ricorda inoltre come domenica scorsa il direttore del Quotidiano della Calabria, nel suo editoriale, ha scelto Corbelli come “esempio di moralità, rinnovamento e impegno civile, una persona, ha scritto Matteo Cosenza, che risponde a qualsiasi appello di aiuto e di giustizia da qualunque parte provenga, soprattutto dai più deboli e indifesi. Ed è cocciuto al punto di non mollare se non è arrivato ad
un risultato che renderà felici un bimbo o una mamma, un malato o un detenuto. Arriva dovunque lo si chiami. Senza alcun interesse, con una dedizione totale. E quando ha avuto cariche pubbliche retribuite ha rinunciato a qualsiasi somma disponendo che i soldi andassero, com'é avvenuto, ai bambini disagiati. Il che, con quello che si vede ogni giorno in questo sgangherato paese, ha del prodigioso. Io penso che Franco Corbelli sia anche un gran rompiscatole, ma se ce ne fossero tanti come lui avremmo tante belle storie che migliorerebbero la nostra vita collettiva. Soprattutto lui dimostra che se si vuole le cose si possono fare. Prendo questo come un esempio da portare sapendo che forse su Reggio o su altro la penserà in modo che io non condivido neanche un po', ma ciò non mi fa velo a dire che dobbiamo incominciare e scendere in campo, a fare qualcosa, a non delegare sempre agli altri. Reggio, se vogliamo, può essere il punto da cui ripartire. Per tutti". Concordo con il direttore del Quotidiano, la Calabria non deve più delegare ad altri, deve reagire, rialzarsi, essere protagonista. E per farlo ci vuole un rinnovamento totale della classe politica e dirigente di questa regione, ci vogliono personaggi come Corbelli, pronti a combattere, in modo assolutamente disinteressato, con dedizione totale e con grandi sacrifici, le battaglie più difficili per cambiare il destino di questa regione, per cancellare tante ingiustizie, difendere la legalità, far rispettare i diritti e affermare la passione civile”.

 

SANITA': CORBELLI, CONSIGLIO REGIONE NOMINI GARANTE SALUTE CALABRIA(la notizia Ansa nella pagina Politica)

       

 

Dramma carceri – Nuovo caso di inaudita gravità(nella pagina Giustizia)

 

 

IL DIRETTORE DEL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, MATTEO COSENZA, SCEGLIE CORBELLI COME ESEMPIO DI MORALITA’, CAMBIAMENTO E IMPEGNO CIVILE. LA RISPOSTA E IL RINGRAZIAMENTO DEL LEADER DI DIRITTI CIVILI

 

           

            (ANSA) - COSENZA, 15 OTT - Il leader del Movimento Diritti

Civili, Franco Corbelli, interviene, dopo l'editoriale di ieri

del direttore del Quotidiano, Matteo Cosenza, dedicato al caso

Reggio, con l'invito alla città dello Stretto "a non sciupare

una grande opportunità di salvezza". Matteo Cosenza nel suo

editoriale critica quanti "attaccano il ministro dell'Interno

accusandolo di aver, con lo scioglimento del consiglio comunale,

criminalizzato una intera città", invita a voltare pagina "é

ora di volare alto e tocca a tutti e a ognuno farlo se si vuole

bene davvero alla propria terra e alla gente di cui si è

parte". Il direttore del Quotidiano sceglie come esempio di

moralità, di cambiamento, di impegno civile un personaggio come

Franco Corbelli, una "persona, scrive, che risponde a qualsiasi

appello di aiuto e di giustizia da qualunque parte provenga,

soprattutto dai più deboli e indifesi. Ed è cocciuto al punto

di non mollare se non è arrivato ad un risultato che renderà

felici un bimbo o una mamma, un malato o un detenuto. Arriva

dovunque lo si chiami. Senza alcun interesse, con una dedizione

totale. E quando ha avuto cariche pubbliche retribuite ha

rinunciato a qualsiasi somma disponendo che i soldi andassero,

com'é avvenuto, ai bambini disagiati. Il che, con quello che si

vede ogni giorno in questo sgangherato paese, ha del prodigioso.

Io penso che Franco Corbelli sia anche un gran rompiscatole, ma

se ce ne fossero tanti come lui avremmo tante belle storie che

migliorerebbero la nostra vita collettiva. Soprattutto lui

dimostra che se si vuole le cose si possono fare. Prendo questo

come un esempio da portare sapendo che forse su Reggio o su

altro la penserà in modo che io non condivido neanche un po',

ma ciò non mi fa velo a dire che dobbiamo incominciare e

scendere in campo, a fare qualcosa, a non delegare sempre agli

altri. Reggio, se vogliamo, può essere il punto da cui

ripartire. Per tutti". 

  Corbelli, dopo aver ringraziato Matteo Cosenza, per "le

espressioni che ha usato nei miei confronti, che considero un

importante e prestigioso riconoscimento per gli oltre 25 anni di

impegno civile, libertario e umanitario, per le mille battaglie

condotte, per gli innumerevoli successi e conquiste civili

ottenuti", dopo aver inoltre "ringraziato Ansa, Agi, Gazzetta del

Sud e Calabria Ora, che ieri e nei giorni scorsi hanno ricordato

questi decenni di impegno civile del leader di Diritti Civili",

afferma di "essere totalmente d'accordo con la riflessione del

direttore del Quotidiano sul "caso Reggio" e si dice "pronto

a scendere in campo, per unire le forze migliori, sane, oneste,

capaci per dare voce all'altra Calabria, che c'é, che esiste,

che non vuole più delegare ad altri (che hanno contribuito, con

la loro inerzia e incapacità, ad affossare e screditare la

nostra regione) la rappresentanza nel Parlamento, nelle

Istituzioni, che vuole essere (e saprà esserlo) protagonista.

Oggi ci sono finalmente tutte le premesse perché questo accada,

perché  arrivi e soffi forte anche in Calabria il vento del

cambiamento, perché fiorisca una Primavera Calabrese. Magari

partendo proprio dal "caso Reggio", dalla più grande città

della Calabria. Per far questo occorre una autentica rivoluzione

che non deve essere solo politica, ma culturale, sociale. Quella

del Direttore del Quotidiano è una sfida democratica che non

può essere lasciata cadere nel vuoto. La politica al servizio

dei cittadini, della collettività, della Calabria. I partiti,

su questo, sono chiamati a rispondere. A partire dalla scelta

dei candidati al prossimo Parlamento. Fuori, dalle liste, i

condannati, i collusi, gli incapaci, i raccomandati, i nominati,

spazio alle espressioni migliori della società civile

calabrese. Una rottamazione bipartisan. E' questa la sfida dei

prossimi mesi e dei prossimo futuro per cambiare il destino di

questa nostra regione". (ANSA).

 

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Alexandrina (giovane rumena che aveva perso, nel 2008, i suoi tre bambini in un incendio in Romania), rimasta sola e povera vuole ritornare in carcere per scontare gli ultimi mesi della sua condanna. Ha telefonato a Corbelli(che lo scorso anno l’ha salvata, l’ha fatta scarcerare e da allora continua ininterrottamente ad aiutarla) che è andato oggi (domenica) a trovarla, portandole un aiuto economico, e l’ha convinta, per adesso, a desistere dal suo intento.

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, racconta quello che definisce il “dramma infinito di Alexandrina Lacatus, la ragazza rumena, oggi rimasta povera e sola, già colpita duramente da un destino crudele (con la morte, in un incendio, dei suoi tre bambini), che ha deciso di ritornare in carcere  perché, rimasta senzao, non riesce più a sopravvivere, a far fronte ai debiti per il fitto della casa, ad acquistare gli alimenti per mangiare e le medicine di cui ha bisogno. E’ questa la storia, la tragedia senza fine di Alexandrina, la giovane rumena, che (dopo averla, lo scorso anno, fatta scarcerare ed aver impedito la sua estradizione in Romania, aiuto ininterrottamente da oltre 17 mesi) mi ha telefonato – afferma Corbelli - per raccontarmi la sua disperazione e la sua volontà di ritornare in prigione(sino all’estinzione completa della pena). Domani mattina (lunedì) questa ragazza deve presentarsi a Catanzaro per una nuova udienza legata sempre alla sua vicenda processuale, per ottenere ulteriori benefici di legge per la sua esemplare condotta. Mi ha detto per telefono che non aveva neppure i soldi per pagarsi il biglietto del treno. Per questo oggi stesso, domenica, sono andato a trovarla a Sibari, dove risiede, le ho portato un primo aiuto economico (per far fronte alle spese più urgenti) e l’ho convinta, per adesso, a desistere dal suo disperato intento”.  La giovane rumena aveva perso, nel dicembre del 2008, i suoi tre bambini, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, in un incendio, sviluppatosi per cause accidentali nella sua abitazione, in Romania e per questo era stata condannata dalla giustizia del suo paese a tre anni di carcere e il 26 aprile 2011 arrestata (in esecuzione di un provvedimento di cattura del suo paese) in Calabria, dove si trovava insieme ad un fratello e ad una zia e rinchiusa nel carcere di Castrovillari. Corbelli, dopo una lunga, ininterrotta battaglia è riuscito lo scorso anno, il 31 maggio 2011, prima a farla scarcerare (e farla andare ai domiciliari) dopo un mese di detenzione in carcere e poi ad impedire che venisse estradata in Romania, dove l’aspettava il carcere. La Corte di Appello di Catanzaro con due sentenze, emesse (il 31 maggio 2011 e il 27 luglio 2011) da due diverse sezioni, dopo il ricorso della Procura generale in Cassazione, ha rigettato la richiesta di estradizione e accolto la richiesta dei legali della ragazza. Corbelli in questa battaglia ha avuto il sostegno personale del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio. Entrambi, Oliverio e Corbelli, erano andati, nel maggio dello scorso anno, in carcere ad incontrare la ragazza rumena. Il 10 luglio di quest’anno(2012) Corbelli era riuscito a farle ottenere, dopo un anno trascorso ai domiciliari, un provvedimento straordinario di scarcerazione dal Tribunale di Sorveglianza di Cosenza, concesso dal giudice Sergio Caliò per “l’esemplare condotta della ragazza e in considerazione dell’immane tragedia che ha vissuto, con la morte dei suoi tre bambini”. Oggi Alexandrina rimasta sola(i suoi parenti sono dovuti rientrare in Romania) senza lavoro, senza soldi per pagare i debiti dell’affitto, per acquistare alimenti e medicine, voleva ritornare in prigione per scontare gli ultimi mesi della sua condanna che invece il Tribunale di Sorveglianza di Cosenza le ha concesso di trascorrere in libertà, con il solo obbligo di non uscire da casa prima delle ore 6, per recarsi al lavoro. Alexandrina, che vive a Sibari e che sino a poco tempo fa ha lavorato per una azienda agricola della Sibaritide, presa dalla disperazione ha chiamato Corbelli che ancora una volta è intervenuto per aiutarla. Lo stesso Corbelli ha contattato e sentito al telefono il sindaco di Cassano, Giovanni Papasso, che si è detto pronto ad aiutarla, trovando una struttura di accoglienza per ospitarla. 

 

14 ottobre 2012

 

 

 

 

COSTI POLITICA:CORBELLI,MIE INDENNITA' INIZIATIVE UMANITARIE

          

            (ANSA) - COSENZA, 11 OTT - "Mentre in tutto il Paese stanno

emergendo gli scandali sull'utilizzo scandaloso e illegale dei

soldi pubblici da parte dei consiglieri regionali e dei

politici, voglio rendere nota la mia piccola ma significativa

storia personale di ex consigliere provinciale di Cosenza, dal

2004 al 2009, candidato alla Presidenza della Provincia di

Cosenza con la sua sola Lista Diritti Civili ed eletto

consigliere con circa 14 mila voti". Lo scrive, in una nota, il

leader del Movimento Diritti civili, Franco Corbelli.

   "Caso unico in Italia - aggiunge - in cinque anni ho

utilizzato la sua indennità di consigliere (1.200 euro al mese)

per finanziare decine e decine di iniziative umanitarie in

Calabria, in Italia e all'estero e per aiutare persone indigenti

e malate. Non solo: al termine del mio mandato ho lasciato e non

ho utilizzato 6.700 euro del Gruppo Diritti civili accumulati

negli ultimi anni, visto che ad ogni monogruppo alla Provincia

spettano 400 euro al mese. Ho chiesto agli uffici competenti

dell'Amministrazione provinciale di Cosenza di devolvere

interamente la somma spettante al mio Gruppo Consiliare ad

un'iniziativa di solidarietà in favore dei bambini poveri

dell'Africa".

   "C'é di più - dice ancora Corbelli -. Da oltre 25 anni

porto avanti innumerevoli battaglie civili, di giustizia,

promuovo gare di solidarietà e iniziative umanitarie (la più

bella e importante, l'aereo cargo carico di aiuti alimentari per

i bambini poveri dell'Etiopia allestito e consegnato

all'ambasciatore Etiope in Italia il 17 febbraio del 2003

all'aeroporto Fiumicino di Roma), senza aver mai né chiesto,

né ottenuto una sola lira-euro di finanziamento, né pubblico,

né privato. Non solo. Ho fatto qualcosa di più clamoroso e

significativo. Nel 2004 ho rinunciato ad un finanziamento della

Regione Calabria di 62 mila euro per un progetto 'Solidarieta''

perché avrei dovuto, secondo la legge, utilizzare questa somma

solo per spese relative alla struttura (segreteria, consulenze,

collaborazioni) e non invece per organizzare una nuova

spedizione umanitaria per un paese povero, come avevo chiesto di

fare".

   "Finanzio tutte le mie iniziative - conclude Corbelli - con

il mio modesto stipendio di docente. Si può fare politica e

impegno civile e umanitario in questo modo, pulito,

disinteressato, animati solo dalla passione e dal desiderio di

aiutare chi ha bisogno". (ANSA).

 

 

 Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Il piccolo Damiano e la sua giovane mamma rientrati a Napoli in treno. La ragazza, prima di lasciare la Calabria, ha voluto pubblicamente ringraziare Corbelli “Dopo 10 mesi di inferno trascorsi in una cella con il mio bambino, in 10 giorni il signor Corbelli mi ha tolto dal carcere”.

 

Cosenza

Il piccolo Damiano e la sua giovanissima mamma, Marina Dordevic, hanno lasciato la Calabria e sono rientrati a Napoli in treno. Ad accompagnarli alla stazione di Castiglione, a pagargli e fargli il biglietto, a metterli sul treno diretto a Napoli Centrale ci ha pensato Franco Corbelli, il leader del Movimento Diritti Civili che ha preso la ragazza e il suo bambino vicino la Questura di Cosenza, dove la giovane era stata trasferita questa mattina da Castrovillari (dove era stata scarcerata ieri sera alle 20)  per gli ultimi adempimenti amministrativi. Corbelli, che ieri pomeriggio aveva aspettato, insieme al marito della ragazza, per 4 ore davanti al carcere di Castrovillari, era questa mattina davanti alla Questura insieme ai giornalisti. La ragazza, che aveva chiesto di incontrare Corbelli e i giornalisti per fare un ringraziamento, è stata fatta uscire da un altra uscita e si è ritrovata da sola con il bambino in mezzo ad una strada in viale Alimena. Senza nessuno che l’aspettava, con il marito rientrato a Napoli, con il bambino in braccio e le borse degli indumenti per terra, sul marciapiede. “Marina (dopo averla aspettata per oltre un’ora davanti l’ingresso principale della Questura e dopo aver parlato più volte con un dirigente che ci aveva assicurato che finiti gli adempimenti burocratici sarebbe uscita) l’ho trovata, in mezzo alla strada, sotto la Questura, con il bambino in braccio. Ero ancora insieme ai giornalisti e ai fotoreporter. Dopo aver comprato un succo di frutta per lei e il suo bambino, l’ho messa in macchina, l’ho prima portata in un albergo di Rende, hotel Mercuri, per farla riposare in attesa che arrivasse il marito da Napoli per venirla a prendere. La giovane, d’accordo con il marito, impossibilitato a ritornare in Calabria, ha deciso di rientrare subito a casa in treno”. Marina, prima di lasciare la Calabria, ha voluto pubblicamente ringraziare “Corbelli che, ha detto, davanti ai giornalisti, in 10 giorni mi ha tolto dal carcere. Ho trascorso dieci mesi di inferno insieme al mio bambino che ha molto sofferto. Giuro di non aver mai commesso il reato di tentato furto, perché stavo solo chiedendo l’elemosina”. Visibilmente commosso, Corbelli ha abbracciato la giovane e il bambino, le ha strappato la promessa che non avrebbe sbagliato più e le ha augurato buona fortuna.

5 ottobre 2012

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Il piccolo Damiano(il bambino di 10 mesi) e la sua giovane mamma hanno lasciato il carcere di Castrovillari. La ragazza è stata scarcerata ieri sera alle 20. La grande soddisfazione di Corbelli che ha condotto per settimane e vinto questa nuova importante battaglia civile e di giustizia giusta. Ad aspettarla davanti al carcere il marito della giovane croata con gli altri tre fratellini del piccolo Damiano e Corbelli(amareggiato per aver saputo, dopo essere rimasto, ieri, per quattro ore davanti alla casa circondariale, della scarcerazione solo questa mattina).

 

Cosenza

Il piccolo Damiano è uscito insieme alla sua giovanissima mamma dal carcere di Castrovillari. La ragazza Marina Dordevic, 23 anni, di origine croata, in Italia sin da bambina, è stata scarcerata ieri sera, intorno alle 20, dopo la sentenza emessa, sempre ieri, dal Tribunale di Potenza. Lo rende noto, con grande soddisfazione, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che ha ininterrottamente condotto per alcune settimane e vinto anche questa nuova importante battaglia civile, di giustizia giusta e iniziativa umanitaria. Corbelli lo aveva promesso a questa ragazza che l’avrebbe tolta dal carcere insieme al suo bambino, così come aveva fatto lo scorso anno facendo scarcerare e salvando la giovane nigeriana Kate Omoregbe (facendola ottenere l’asilo politico in Italia, salvandola dalla lapidazione nel suo Paese) e la ragazza rumena Alexandrina Lacatus (facendola restare in Calabria e salvandola dal carcere in Romania, dove era stata condannata per la morte, in un incendio, dei suoi tre bambini), anche loro entrambe detenute a Castrovillari. A sostegno della battaglia di Corbelli per questo bambino era intervenuto nei giorni scorsi anche l’on Elio Belcastro, vice segretario nazionale di Noi Sud e componente della Commissione Parlamentare Antimafia. La ragazza era stata arrestata, il 6 gennaio 2012, a Potenza(con l’accusa di tentato furto, che la giovane Marina ha sempre negato sostenendo che quando è stata arrestata stava solo chiedendo l’elemosina dentro un palazzo) non essendoci asili nido all’interno del carcere potentino era stata trasferita, nel gennaio di quest’anno, nella casa circondariale della città del Pollino. Corbelli, ieri dopo aver sentito al telefono l’avvocato della ragazza, aveva rivolto l’ultimo accorato appello ai giudici potentini, chiamati a decidere il destino di questo bambino e della sua giovane mamma. Mercoledì scorso, dopo aver ottenuto l’autorizzazione del Ministero della Giustizia, del Dap e del giudice competente, Corbelli era andato a trovare in carcere la ragazza e il suo bambino. “Un incontro molto toccante e commovente, che mi ha profondamente colpito”, aveva detto Corbelli. “Ho incontrato una ragazzina, esile, di appena 23 anni e madre già di altri tre bambini, Patrizia, Ornella e Martini di 2 anni, 4 anni e 6 anni. Da quando è in carcere ha perso dieci chili. E’ venuta all’incontro con il suo bambino dentro il passeggino. Una scena che ti spezza il cuore. Qualcosa di aberrante, orribile. La ragazza mi ha detto che non ce la fa più a resistere. Mi ha raccontato del forte choc del suo bambino quando, durante la protesta rumorosa delle altre detenute, doveva tappare le orecchie al suo bambino, che, letteralmente traumatizzato, continuava a piangere. Ho promesso a questa ragazza che avrei tolto lei e il suo bambino dal carcere, che avrei continuato la mia battaglia sino a quando non sarebbe stata scarcerata, che l’avrei aspettata davanti al carcere il giorno della sua liberazione. Così è stato. La giovane Marina è stata scarcerata ieri sera. Davanti al carcere ad aspettarla c’eravamo io, il marito con gli altri tre suoi bambini dentro un piccolo camper. Non l’ho potuta abbracciare insieme al suo bambino e augurale buona fortuna perché purtroppo, dopo che ho atteso per quattro ore, dalle 15 sino a quasi le 19, davanti al penitenziario, sono andato via, perché si pensava che la scarcerazione avvenisse oggi, e dal carcere non mi hanno poi informato che la ragazza alle 19,50 veniva invece scarcerata. La liberazione della giovane mamma, pone finalmente fine alla disumanità di un bambino di 10 mesi, in cella dentro un passeggino. E’ stata scritta una pagina di giustizia giusta e umana”. La ragazza ha patteggiato una condanna a 14 mesi di reclusione. E considerando quel suo bambino che viveva in cella con lei, e non avendo la ragazza altri impedimenti e condanne è stata per questo scarcerata.

 

5 ottobre 2012

 

 

CARCERI: CORBELLI, DOMANI DECISIONE SU DETENUTA CON BAMBINO

 

(ANSA) - COSENZA, 3 OTT - Il leader del Movimento Diritti civili,
Franco Corbelli, da alcune settimane impegnato per fare uscire dal
carcere di Castrovillari il bambino di 10 mesi che vive in cella con
la sua giovane madre detenuta, ha reso noto che si deciderà domani,
giovedì, il destino del piccolo Damiano e della sua mamma, Marina
Dordevic, 23 anni, di origine croata, in Italia sin da bambina. Al
Tribunale di Potenza è infatti fissata l'udienza del processo che la
vede imputata, insieme ad un'altra ragazza, per tentato furto. Accusa,
riferisce Corbelli, che la giovane Marina ha sempre negato sostenendo
che quando è stata arrestata stava solo chiedendo l'elemosina dentro
un palazzo. Corbelli, che ha sentito al telefono l'avvocato della
ragazza, rivolge "un accorato appello" ai giudici. "Chiedo - afferma -
che al di là della vicenda processuale venga considerato il dramma
umano, l'ingiustizia, la disumanità di un bambino di appena 10 mesi
che vive in cella dentro un passeggino. Auspico e mi aspetto un atto
di giustizia giusta e umana, che consenta a questa ragazzina e al suo
bambino di lasciare subito il carcere di Castrovillari e di far
ritorno a casa, a Napoli, dove l'aspettano gli altri suoi tre bambini
e il marito, che domani rivedrà, dopo due mesi, a Potenza, al
processo. Mi auguro che domani dal Tribunale di Potenza arrivi la
bella notizia che è finita la crudeltà di quel bambino in cella con la
sua mamma detenuta. Questo è quanto ci si aspetta dalla giustizia in
un Paese civile".

 

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

       

Corbelli (autorizzato dal Ministero della Giustizia, dal Dap e dal giudice competente) ha incontrato questa mattina, nel carcere di Castrovillari, la ragazza di origine croata, in cella con il suo bambino di 10 mesi. “Un incontro toccante e commovente”. La giovanissima donna, in attesa del primo grado di giudizio, è accusata di un reato assolutamente minore: tentato furto, che giura tra l’altro di non aver mai commesso, perchè chiedeva solo l’elemosina!

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha incontrato questa mattina nel carcere di Castrovillari la giovanissima donna detenuta, Marina Dordevic, 23 anni, di origine croata, in Italia dall’età di 6 mesi, che vive in cella con il suo bambino, Damiano, di soli 10 mesi. Corbelli è stato autorizzato dal Ministero della Giustizia, dal Dap e dal giudice competente ad incontrare nella casa circondariale la ragazza e vedere il suo bambino. La richiesta di Corbelli era stata inoltrata lo scorso 16 settembre. Corbelli ha definito l’incontro “particolarmente toccante e commovente”: “Ho incontrato una ragazzina, di appena 23 anni e madre già di altri tre bambini, Patrizia, Ornella e Martini di 2 anni, 4 anni e 6 anni, oltre al piccolo che proprio ieri ha compiuto 10 mesi che vive con lei in cella. E’ una ragazzina esile, una graziosa biondina, indossava un paio di jeans e una maglietta nera che la facevano sembrare una adolescente. Da quando è in carcere ha perso dieci chili. E’ venuta all’incontro con il suo bambino dentro il passeggino. Il bambino vive come un recluso, mi ha detto, durante l’estate non essendoci all’interno del penitenziario uno spazio all’aperto adeguato per lui, ha vissuto, durante l’estate, quelle giornate di caldo infernale, chiuso nella cella con la mamma. Questa ragazza mi ha detto che non ce la fa più, che è innocente, che vuole ritornare a casa(la sua famiglia attualmente vive a Napoli), dove l’aspettano gli altri suoi tre bambini. Prima di salire al primo piano per vedere la ragazza ho incontrato due volontarie Suor Angela e Maria Pia delle Piccole operaie dei Sacri Cuori di Castrovillari che quasi tutti i giorni vanno a trovare la giovane, il suo bambino e le altre detenute. Proprio questa mattina le due volontarie avevano portato un paio di scarpette e una tutina per il piccolo Damiano. Lo stanno vestendo da quando è arrivato nel carcere castrovillarese. Per il bambino è a disposizione, nella casa circondariale, una stanza giochi. Il bimbo, come mi ha detto l’ispettore Leonardo De Santis, vicecomandante degli agenti penitenziari, che mi ha accompagnato in questa visita, è stato adottato dal personale del carcere. Gioca e sorride a tutti. La giovanissima donna e il suo bambino sono arrivate nel carcere di Castrovillari nel mese di gennaio. La ragazza era detenuta a Potenza, non essendoci asili nido all’interno del carcere è stata trasferita nella casa circondariale della città del Pollino. La giovane è stata arrestata a Potenza, dove si trovava a chiedere l’elemosina, il 6 gennaio scorso, con l’accusa di tentato furto. In realtà la ragazza stava chiedendo l’elemosina in un appartamento ed era entrata, dopo aver bussato, in una abitazione per chiedere qualcosa. Il processo è in corso. Non c’è stata sino ad oggi alcuna sentenza di condanna. La ragazza è infatti ancora in attesa del giudizio di primo grado. Al di là comunque dell’aspetto processuale, c’è il dramma umano, l’ingiustizia, la disumanità di quel bimbo che vive e cresce in carcere. Vedere quel bambino in cella, dentro un passeggino, con la sua mamma è stata una scena che mi ha profondamente colpito. Quella ragazzina con il suo bambino, vispo, paffutello con i capelli a riccioli,  dietro le sbarre è qualcosa di aberrante, di crudele. Pensare poi che si tratta di una ragazzina in attesa del primo grado di giudizio e accusata di un reato assolutamente minore, furto, che giura di non aver mai commesso, perché stava solo chiedendo l’elemosina, accresce la rabbia non verso i giudici, che anzi ringrazio (insieme al Ministero della Giustizia e al Dap) per avermi consentito di poter incontrare questa ragazza, ma contro il sistema giustizia di questo paese che permette queste mostruosità. Chi ruba miliardi allo Stato non viene arrestato, mentre si incarcera poi una ragazzina (accusata di furto, mentre invece chiedeva solo l’elemosina, e in attesa del primo grado di giudizio) e il suo bambino di 10 mesi. Ho promesso a quella ragazza che farò di tutto per toglierla subito dal carcere insieme al suo bambino, come ho fatto lo scorso anno per la giovane nigeriana Kate Omoregbe(che ho salvato dalla lapidazione nel suo Paese, facendole ottenere l’asilo politico in Italia, oggi vive e lavora a Lodi) e per la ragazza rumena Alexandrina Lacatus (che ho tolto dal carcere e fatto restare in Italia, evitandole tre anni di detenzione nel suo Paese, a cui era stata condannata per la morte dei suoi tre bambini, deceduti in un incendio sviluppatosi per cause accidentali; oggi questa ragazza vive e lavora in Calabria, a Sibari.).Entrambe queste giovani immigrate erano detenute nel carcere di Castrovillari, lo stesso penitenziario dove si trova rinchiusa anche la ragazza insieme al suo bambino. Sono certo che grazie alla sensibilità dei giudici e alla stampa locale che, come al solito, mi sostiene in questa ennesima battaglia di giustizia giusta e in questa iniziativa umanitaria, di poter assai presto togliere il bambino e la sua mamma dall’ingiusta e crudele prigione”.

27 settembre 2012

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli: “Da dieci giorni aspetto l’autorizzazione per incontrare, nel carcere di Castrovillari, la giovane detenuta che vive in cella con il suo bambino di appena dieci mesi. La ragazza, in attesa del primo grado di giudizio, è accusata di un reato assolutamente minore: furto”!

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, continua la sua battaglia per far uscire dal carcere di Castrovillari un bambino di appena dieci mesi che vive in cella con la sua giovane madre detenuta, una ragazza di origine rom di 22 anni, nata in Italia, in attesa del primo grado di giudizio e reclusa per un reato minore: furto. Corbelli ha chiesto di incontrare la ragazza ma ancora a distanza di dieci giorni, non ha ottenuto la necessaria autorizzazione. “Da dieci giorni aspetto di essere autorizzato ad incontrare in carcere la giovane donna detenuta, che vive in cella con il suo bambino di soli 10 mesi. Domenica 16 settembre, ho inoltrato, per e-mail, alla direzione della casa circondariale della città del Pollino, la richiesta, ho sentito al telefono il direttore dell’istituto di pena, Fedele Rizzo, che mi ha informato di averla subito girata alle autorità competenti. Ma ancora oggi non ho avuto alcuna risposta. A differenza di quanto è invece avvenuto per i casi di Kate Omoregbe (che ho salvato dalla lapidazione nel suo Paese, facendole ottenere l’asilo politico in Italia, oggi vive e lavora a Lodi) e Alexandrina Lacatus(che ho tolto dal carcere e fatto restare in Italia, evitandole tre anni di detenzione nel suo Paese, a cui era stata condannata per la morte dei suoi tre bambini, deceduti in un incendio sviluppatosi per cause accidentali; oggi questa ragazza vive e lavora in Calabria, a Sibari) anche loro entrambe detenute nel carcere castrovillarese, quando sono stato subito, in pochi giorni, autorizzato ad incontrarle. Perchè questo ritardo per la mamma di questo bambino? Cosa ostacola il mio incontro in carcere con questa ragazza e giovane madre? Ho chiamato oggi di nuovo il penitenziario di Castrovillari. Ho appreso che il bambino, di dieci mesi, è lì da otto mesi, da gennaio. E’ stato trasferito dal carcere di Potenza, perché in quella struttura manca un asilo nido. Il bambino è stato adottato dal personale del carcere. Gioca con le guardie, li riconosce, li sorride. C’è un altro aspetto di questa storia che rende la vicenda ancora più grave, inquietante e inaccettabile ovvero le ragioni della detenzione di quella donna che vive in cella con il suo bambino: quella ragazza non solo non è stata ancora condannata, è infatti in attesa del primo grado di giudizio e per un reato assolutamente minore, per il quale la detenzione in carcere appare assolutamente spropositata: è accusata di furto. Sta succedendo questo: si tiene in carcere una ragazza accusata di furto e, fatto grave, nonostante la stessa giovane ha un bambino di dieci mesi da allattare e per questo è costretta a tenerlo con se in cella. Questo fatto lo ritengo non degno di un paese civile e di uno Stato di diritto. Quel bambino(l’unico bimbo presente nella sezione femminile della casa circondariale castrovillarese) e la sua mamma devono immediatamente lasciare il carcere: ci sono forme alternative alla detenzione, così come prevede la legge n.40 dell’8 marzo 2001 che grazie alle battaglie di Diritti Civili, iniziate 20 anni fa a Napoli, è stata varata dal Parlamento: arresti domiciliari, casa famiglia, strutture di accoglienza. Mi auguro che si ponga subito fine a questa barbarie e a questa disumanità. Spero che le autorità competenti mi consentano di incontrare subito in carcere questa ragazza e il suo bambino. E’ un diritto mio  e della giovane madre che ha chiesto e dato il suo assenso a questo incontro”.  

25 settembre 2012

 

 

GIUSTIZIA:CORBELLI A MINISTRO,RINVIARE PROCESSO A ON.LAGANA' 'CONSENTIRE PRESENZA A UDIENZA CASSAZIONE SU OMICIDIO FORTUGNO'

 

(ANSA) - CATANZARO, 23 SET - "Il leader del Movimento

Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo aver sentito oggi al

telefono l'on. Maria Grazia Lagana' vedova Fortugno, che lo ha

chiamato, chiede l'intervento del Ministro di Grazia e

Giustizia, Paola Severino, per la vicenda del mancato rinvio, da

parte del Tribunale di Locri, anche solo di un giorno, del

processo che vede, tra gli imputati, anche la Lagana' per

consentire alla parlamentare del Pd di assistere all'udienza

della Cassazione sull'omicidio del marito, l'ex vicepresidente

del Consiglio regionale Francesco Fortugno". E' quanto si

afferma in un comunicato del movimento Diritti civili.

   "Il rifiuto del Tribunale di Locri - sostiene Corbelli - la

cui decisione naturalmente rispetto anche se non condivido

assolutamente, di rinviare anche solo di un giorno il processo

che vede tra gli imputati anche l'on. Maria Grazia Lagana', per

permettere alla stessa di poter essere presente all'udienza in

programma in Cassazione lo stesso giorno, 3 ottobre,

sull'uccisione del marito, e' un fatto grave, ingiustificato che

non rispetta il diritto del cittadino (al di la' se si tratta di

un parlamentare) di poter partecipare ai processi che la

riguardano come indagata o come parte lesa. Perche' impedire

alla Lagana' di essere presente al processo in cui e' imputata e

alla udienza in Cassazione sulla morte del marito? Perche'

costringerla a scegliere dove andare? Cosa costa al tribunale di

Locri spostare anche di un solo giorno l'udienza del processo

che vede imputata anche la Lagana', che sono certo sara' assolta da ogni accusa? In nome di quali principi si puo' negare un diritto alla cittadina Lagana'? E' questa una giustizia

giusta?".

   "Ho sentito oggi l'on. Lagana' al telefono. Era - proegue

Corbelli - giustamente molto amareggiata e dispiaciuta per

questa vicenda. Il Ministro della Giustizia deve intervenire e

far rispettare il diritto dell'on Lagana' di poter partecipare

ai processi che la riguardano, personalmente e a quello per

l'uccisione del marito. Un paese civile, uno stato di diritto

deve garantire questo diritto di un cittadino, tra l'altro

perbene e che per il coraggio e l'impegno antimafia, suo e del

suo consorte, ha pagato un prezzo altissimo, crudele, con la

barbara uccisione da parte della mafia del marito, l'on

Francesco Fortugno".(ANSA).

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli: “Andrò in carcere a incontrare la giovane mamma e il suo bambino che vive con lei in cella. Toglierò dalla prigione questo bimbo calabrese e la sua mamma  , come ho fatto per Kate e Alexandrina”

 

“Toglierò dal carcere quel bambino e la sua mamma, come ho fatto lo scorso anno per la giovane nigeriana Kate Omoregbe(che ho salvato dalla lapidazione nel suo Paese, facendole ottenere l’asilo politico in Italia, oggi vive e lavora a Lodi) e per la ragazza rumena Alexandrina Lacatus (che ho tolto dal carcere e fatto restare in Italia, evitandole tre anni di detenzione nel suo Paese, a cui era stata condannata per la morte dei suoi tre bambini, deceduti in un incendio sviluppatosi per cause accidentali; oggi questa ragazza vive e lavora in Calabria, a Sibari.). Entrambe queste giovani immigrate erano detenute nel carcere di Castrovillari, lo stesso penitenziario dove si trova rinchiusa anche la ragazza insieme al suo bambino. La giovane mamma è una ragazza di origine rom. In questa settimana andrò a trovare in carcere lei e il suo bambino. Ho presentato lunedì una domanda al direttore della casa circondariale di Castrovillari, Fedele Rizzo, per essere autorizzato, dal Giudice competente, dal Ministero della Giustizia e dal Dap, ad entrare in carcere e incontrare il bambino e la sua mamma”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili,  che ha iniziato da alcuni giorni una nuova battaglia per togliere dal carcere quel bambino e la sua mamma. “Nel reparto femminile di Castrovillari c’è solo quel bambino. E’ qualcosa di orribile, vedere quel bimbo vivere e crescere dietro le sbarre, come un piccolo detenuto. E’ una disumanità, simile a quella degli altri 60 bambini, attualmente in cella con le loro mamme detenute nelle carceri italiane. Sono 20 anni che combatto contro questa barbarie dei bambini in cella con le mamme detenute. Oggi quel bambino nel carcere di Castrovillari diventa una battaglia simbolo per chiedere alle Istituzioni, al Governo, al Parlamento, ai giudici di porre fine a questa disumnaità. Per togliere quel bambino dal carcere di Castrovillari bisogna trovare una alternativa alla detenzione in prigione per la giovane madre: gli arresti domiciliari, una casa famiglia, una struttura di accoglienza. Sino ad oggi purtroppo non è stato possibile. Andrò in carcere ad incontrare questa ragazza e vedere il suo bambino, per conoscere questa giovane mamma, la sua storia, i suoi problemi. Una cosa è certa: non mi fermerò sino a quando quel bambino e la sua mamma  non usciranno dal carcere di Castrovillari. So che è una battaglia non facile, ma spero con l’aiuto della stampa calabrese e la sensibilità dei giudici chiamati a decidere di farcela anche questa volta”.

19 settembre 2012

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

       

Bambini in carcere. Appello Corbelli per bimbo in cella con la madre a Castrovillari. “Basta con la barbarie. Mai più bambini in prigione” La battaglia di Diritti Civili per togliere i bambini dal carcere iniziata 20 anni fa a Napoli.

 

Il leader del Movimento Diritti Civili interviene sul dramma dei bambini in carcere (una battaglia che porta avanti ininterrottamente da quasi 20 anni, dal 1994) e lancia un appello per un bimbo che vive in una cella con la madre detenuta nel carcere di Castrovillari. E’ l’unico bambino che ospita il carcere della città del Pollino nel reparto femminile. “E’ oltre che una grande ingiustizia, una disumanità, un dramma umano, una barbarie a cui bisogna dire basta: quel bambino vive in carcere con la madre, detenuta per un piccolo reato, perché non si riesce a trovare una alternativa alla detenzione in prigione: gli arresti domiciliari in una struttura adatta, una casa famiglia, un centro di accoglienza. Ho sentito al telefono il direttore della casa circondariale castrovillarese, Fedele Rizzo, che mi ha informato che questo bambino ha una età al di sotto dei tre anni, perché altrimenti non potrebbe stare in cella con la madre. Per farlo uscire dal carcere basterebbe trovare per lui e per la madre, naturalmente, una struttura alternativa, una casa famiglia, un centro di accoglienza. Purtroppo questo non è stato ancora possibile e quel bambino e la sua mamma continuano a rimanere in prigione. Quello del bambino del carcere  di Castrovillari è il dramma comune di una sessantina di bimbi che sono attualmente negli istituti di pena italiani  insieme alle loro mamme detenute. Il Movimento Diritti Civili ha iniziato questa battaglia nel lontano 1994 per togliere dal carcere due bambini, Giorgio e Antonietta Parisi, di Boscoreale, un grosso centro alle porte di Napoli, che erano nati e cresciuti in carcere con la madre detenuta. Abbiamo in tutti questi anni promosso numerose manifestazioni di protesta (riprese da tutta la stampa nazionale, da tutti i tg e da molti programmi delle televisioni italiane e finanche dal New York Times) a Napoli, a Roma davanti alle sedi istituzionali, rivolto appelli ai presidenti della Repubblica succedutesi, ai vari ministri della Giustizia. Nel 2001 a seguito delle battaglie di Diritti Civili siamo riusciti a far approvare una legge, la n.40 dell’8 marzo 2001, che prevede le forme alternative al carcere (gli arresti domiciliari in una struttura adatta, una casa famiglia, un centro di accoglienza) per le madri detenute con bambini da 0 a 3 anni. Una legge purtroppo ancora oggi largamente inapplicata. Il 27 dicembre 2005 ho addirittura per protesta, dalla tribuna del pubblico, dentro Montecitorio, interrotto i lavori dell’Aula, mentre parlava l’on Finocchiaro, sul tema della amnistia, gridando “ricordatevi dei bambini in carcere”. Sono stato portato fuori dai commessi della Camera. Oggi rivolgo un appello per questo bambino del carcere di Castrovillari e per tutti gli altri bimbi rinchiusi con le loro mamme nelle prigioni italiane. Poniamo fine a questa barbarie, a questa vergogna, a questo scandalo, a questo fatto indegno di un Paese civile e di uno Stato di diritto”. 

 

15 settembre 2012

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli denuncia “Negati domiciliari, intervento chirurgico e chemioterapia a detenuto calabrese con cancro all’intestino, che sta morendo in cella”. La figlia del recluso, gravemente malato, ha scritto e chiesto aiuto a Diritti Civili

 

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 25 anni impegnato a denunciare e affrontare il dramma delle carceri, dei reclusi gravemente malati (che in molti casi è riuscito a far scarcerare), denuncia oggi il “dramma di un detenuto calabrese, B. V. , 60 anni,  malato di tumore, a cui vengono negati gli arresti domiciliari e la possibilità di poter essere operato e sottoposto alla chemioterapia”. La figlia del detenuto ha scritto una lettera a Corbelli con una accorata richiesta di aiuto. Il leader di Diritti Civili chiede al giudice competente che “quest’uomo, le cui condizioni sono assolutamente incompatibili con il regime carcerario, venga immediatamente scarcerato per poter essere adeguatamente curato. In un Paese civile e in uno Stato di diritto fatti del genere non dovrebbero mai accadere. Invece succede spesso che le persone arrestate perdono finanche il diritto alla salute, all’assistenza sanitaria”. Scrive la figlia del detenuto a Corbelli: “Egregio Dr. Corbelli, Le chiediamo di aiutarci, siamo disperati e angosciati. Le scrivo in qualità di figlia di detenuto, che rischia di morire in carcere, se non si interviene subito. Mio padre è detenuto nel carcere di Melfo(Pz), dovrà scontare una condanna definitiva di quattro anni, per una tentata estorsione risalente all’anno 1992, con l'articolo 7. Ciò che  preoccupa e  angoscia  me e la mia famiglia, in questo momento, non è la detenzione carceraria, ma la sua malattia. Mesi fa, a seguito di alcuni problemi di salute, gli è stato consigliato dal medico sanitario del carcere, di sottoporsi ad una colonscopia, seguita da biopsia. Il risultato è stato positivo,” cancro all’ intestino”,  ad alto rischio, attaccato al fegato. L’ oncologo che lo ha visitato, ha constatato un tumore ereditario, premetto che circa tre anni fa è deceduto un suo fratello con lo stesso tipo di tumore, in pochissimo tempo,  da quando gli è stato diagnosticato, all' età di 67 anni. Il nostro avvocato, allegando tutta la documentazione necessaria, ha fatto istanza per la sospensione della pena o in alternativa gli arresti domiciliari, per far in modo di poterlo sottoporre ad un intervento chirurgico e alla chemioterapia. Il parere del giudice, è stato negativo. Ha mandato tutto al Tribunale di Sorveglianza competente. Intanto il tempo  trascorre e il cancro avanza, sempre più velocemente, invadendo gli altri organi. Come può un giudice negare il diritto alla salute di un detenuto? Ogni essere umano ha il diritto e il dovere di salvare la propria vita e  penso  che chiunque entri in carcere, non debba perdere i suoi diritti, soprattutto  se è malato di tumore e rischia di morire in cella. Perché abbandonarlo? E’ un fatto disumano. La prego, Dr. Corbelli, ci aiuti come ha fatto per tante altre persone. La ringraziamo di vero cuore e affidiamo a Lei le nostre speranze”.

 

14 settembre 2012

 

 

 

CORBELLI : “SCONGIURARE CHIUSURA EMMEZETA DI MONTALTO”

ANSA, 8 SETT. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, chiede che venga "assolutamente scongiurata la chiusura dell'Emmezeta di Montalto, che oltre a far perdere il posto di lavoro a una novantina di persone, padri e madri di famiglia, rappresenterebbe un altro duro colpo alla già disastrata economia cosentina e calabrese". I dipendenti Emmezeta hanno rivolto un appello a Corbelli, chiedendo un incontro e sollecitando un suo intervento. "Ho incontrato, ieri, nel centro di Montalto - aggiunge Corbelli - i dipendenti dell'Emmezeta. Non c'é una sola ragione che possa giustificare la chiusura del centro Emmezeta di Montalto. Anzi le motivazioni trapelate sono del tutto assurde e ingiustificate. Per questo va respinto il tentativo di chiudere questo centro di Montalto. L'Emmezeta non si stocca. Appartiene ormai alla storia commerciale e non solo di quella vasta area. Chiudere Emmezeta significa buttare nella disperazione circa ottanta dipendenti. Significa altresì privare tutta la vasta area della Media Valle del Crati di un centro commerciala di riferimento importante". "Per queste ragioni - prosegue - va fatto ogni sforzo e ogni tentativo per salvaguardare questa importante realtà commerciale. Mi auguro che il mondo politico su questo importante problema non taccia, che le istituzioni preposte, il Comune di Montalto intervengano in maniera decisa per dire no a questo ulteriore colpo all'economia della provincia di Cosenza. I dipendenti mi hanno chiesto di aiutarli. Sono al loro fianco".

 


 
 
 
 

 

 

 

 

CORBELLI : “FERMARE STRAGI FAMILIARI IN CALABRIA, QUATTRO CON SEI MORTI, IN POCHI GIORNI”!

ANSA 5 SETT. ''C'e' una situazione drammatica e allarmante, una vera e propria emergenza sociale calabrese. Una inaudita esplosione di violenza domestica che fa registrare piu' morti rispetto a quelli uccisi dalla 'ndrangheta''. E' quanto afferma in una nota il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo l'omicidio avvenuto oggi a Simeri Crichi che porta a sei il numero delle persone uccise per futili motivi in poche settimane in Calabria. ''Chiedo che si affronti - aggiunge - questo drammatico problema, che si cerchi di capire come sia possibile che accadano questi omicidi assurdi a distanza addirittura di poche ore uno dall'altro. Quattro stragi familiari e per futili motivi in pochi giorni, sei i morti. Un bollettino di guerra che neanche la 'ndrangheta fa oramai piu' registrare a questi livelli. E' una situazione assai preoccupante che non puo' essere piu' ne' ignorata, ne' sottovaluta. Bisogna affrontare, discutere di questi assurdi fatti di sangue, cercare di capire il perche' si arriva in pochi giorni a stroncare la vita di 6 persone in quattro stragi in altrettanti diversi comuni calabresi. Non puo' essere, la causa, solo la follia di un istante di una persona''. ''I fatti di sangue - prosegue Corbelli - ripetuti a distanza cosi' ravvicinata rappresentano un vero e proprio fenomeno che va analizzato, studiato, per capire le cause e soprattutto per prevenire ed evitare che si ripetano altre tragedie simili. Nelle stragi che si susseguono una dopo l'altra nella stessa regione c'e' forse anche uno spirito di emulazione per l'amplificazione mediatica che questi drammatici eventi inevitabilmente hanno. Ma le cause sono sicuramente molteplici, diverse e complesse: contrasti familiari, il disagio sociale, una giustizia ritardata Quello che bisogna assolutamente evitare e' rassegnarsi a questi tragici fatti senza reagire e senza affrontare il drammatico problema, le possibili cause(ANSA)''.

 

 

 

 

Corbelli: "Detenuto non può telefonare moglie malata"
 

"ANSA, 1 sett.  A un detenuto del carcere di Castrovillari, I.L , di 62 anni, viene negato di poter parlare al telefono con la mogliegravemente malata (é stata operata per un tumore ed è ammalata grave di cuore), che proprio per la gravità delle sue patologie, abitando a molti chilometri di distanza dalla città del Pollino, non può andare a trovarlo". E' quanto afferma, in una nota, il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli al quale l'uomo, che deve scontare nove anni di carcere, si è rivolto dopo avere presentato diverse istanze. "Non conosco questo detenuto - sostiene Corbelli - né la sua storia processuale. E' grave, assolutamente ingiustificato e non degno di un Paese civile negare ad un detenuto la possibilità di poter parlare al telefono con la propria moglie malata di cuore e operata di cancro. Quello che è certo è che il carcere di Castrovillari non c'entra nulla, perché esegue solo quelle che sono le disposizioni in materia che vengono impartite dal ministero della Giustizia e dal Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria)". "Questo detenuto - sottolinea ancora Corbelli - scrive che si sente umiliato per questa ingiustizia, che lotta da nove mesi per poter avere colloqui telefonici con la moglie gravemente malata. Ma senza riuscirci. Chiedo alle autorità preposte che questo detenuto venga autorizzato a poter parlare al telefono, una volta a settimana (così come avviene per tutti gli altri reclusi), con la moglie gravemente malata". (ANSA).

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli(Diritti Civili) difende Napolitano e lancia appello per mobilitazione istituzioni, partiti e società civile a favore del Presidente della Repubblica. “E’ ora di dire basta a questa aggressione e delegittimazione del Capo dello Stato”. 

 

Dal Movimento Diritti Civili arriva una forte, convinta difesa del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e un appello per una mobilitazione, con una iniziativa istituzionale e popolare, a sostegno dello stesso Capo dello Stato. “E ora di dire basta a questa grave, quotidiana e inaccettabile aggressione nei confronti del Presidente della Repubblica. Le Istituzioni, i partiti, la società civile di un Paese democratico devono ribellarsi di fronte a questa campagna violenta contro il Capo dello Stato, per riaffermare le regole della democrazia, difendere le prerogative del presidente della Repubblica e della stessa Costituzione e fermare lo strapotere e la deriva di certa magistratura”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader di Diritti Civili, Franco Corbelli, che difende il Presidente della Repubblica, al quale ribadisce ed esprime “grande stima e solidarietà”, e attacca quanti stanno ponendo in essere quella che Corbelli definisce “una campagna di delegittimazione del capo dello Stato. Chi vuole la verità sulle stragi di mafia, non attacca certo il presidente Napolitano, da sempre baluardo della legalità e simbolo della lotta a tutte le mafie”. Corbelli auspica che ci sia “una grande iniziativa istituzionale e popolare a sostegno del Presidente della Repubblica” e condanna chi attacca il Capo dello stato, un presidente-galantuomo come Napolitano, garante supremo del rispetto della Costituzione e dei diritti dei cittadini, sempre vicino in questi anni al Movimento Diritti Civili per tante iniziative umanitarie e di giustizia giusta”. Lo stesso leader di Diritti Civili sollecita “una mobilitazione di tutte le forze democratiche a sostegno del Presidente della Repubblica, delle sue prerogative, a difesa della Costituzione e contro lo strapotere e gli abusi di certa magistratura. Quanto sta accadendo è un fatto di inaudita gravità, che mina alle fondamenta i principi della Costituzione, un attacco diretto alla Presidenza della Repubblica, perché vorrebbe cancellare quelle che sono le prerogative costituzionali del Capo dello stato. Un Paese civile non può restare inerme e inerte di fronte a questa campagna di delegittimazione del Capo dello Stato, che ha sollevato, con una istanza alla Corte Costituzionale, un corretto, doveroso conflitto di attribuzione fra poteri dello stato, tra Procura della Repubblica di Palermo e la Presidenza della Repubblica. Il presidente della Repubblica non poteva essere intercettato (anche indirettamente). Chi lo ha fatto ha commesso un abuso se non addirittura un reato e viene sostenuto addirittura con una petizione popolare. Chi lo ha subito questo abuso (il presidente della Repubblica) viene invece attaccato e aggredito! Questo è quello che, di gravissimo, sta accadendo in Italia. E contro cui occorre assolutamente e democraticamente reagire a difesa della massima istituzione democratica del Paese, la Presidenza della Repubblica, e della stessa Costituzione”. 

 

30 agosto 2012

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Scarcerato giovane detenuto calabrese gravemente malato, invalido, che rischiava di morire in cella e che aveva tentato più volte il suicidio. La soddisfazione di Corbelli(che ha dedicato il mese di agosto a questo caso umano) “Vinta un’altra importante battaglia. Un atto di giustizia giusta e umana”

 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che in oltre 25 anni di ininterrotto impegno civile, umanitario e per una giustizia giusta e umana, ha denunciato, affrontato e risolto innumerevoli casi legati al dramma delle carceri, e che per queste sue battaglie a favore dei detenuti malati è stato nel febbraio del 1995 intervistato finanche dal più autorevole giornale del mondo, The New York Times, che ha dedicato l’intera terza pagina alle iniziative di protesta e alle lotte di Corbelli in Italia, sul dramma delle prigioni, dei malati e dei morti dietro le sbarre, rende noto oggi, con “grande soddisfazione, che un’altra importante battaglia è stata vinta: è stato scarcerato  il giovane calabrese Aurelio T., 39 anni, che da quasi un anno era rinchiuso nella casa circondariale di Cosenza, per un piccolo reato(dallo stesso sempre negato), era gravemente malato, invalido, rischiava di morire in cella, aveva tentato più volte il suicidio, le sue condizioni di salute si erano sempre più aggravate ed erano assolutamente incompatibili con il regime carcerario”. Corbelli ha dedicato tutto il mese di agosto per questa battaglia per questo drammatico caso umano. A chiedere il suo intervento erano stati, oltre allo stesso recluso, 60 detenuti che dal carcere cosentino, agli inizi di agosto, gli avevano fatto recapitare una lettera-appello, con le loro firme, chiedendo al leader di Diritti Civili di “salvare Aurelio prima che sia troppo tardi”. “Una nuova importante battaglia è stata vinta. Un’altra pagina di giustizia giusta e umana è stata scritta, afferma Corbelli. Un giovane detenuto affetto da gravissime patologie e invalido che era recluso da quasi un anno a Cosenza è stato scarcerato, adesso è a casa, per essere curato. Questa mattina mi hanno telefonato lui e la madre per ringraziarmi. Estendo questo ringraziamento a quanti hanno, come al solito, sostenuto la battaglia di giustizia e la iniziativa umanitaria del Movimento Diritti civili, in primis la stampa calabrese, sempre attenta e sensibile alle nostre iniziative e ai nostri appelli, i giudici del tribunale di sorveglianza di Cosenza che hanno firmato l’autorizzazione e in questa occasione anche i 60 detenuti del carcere cosentino che agli inizi di agosto, con un significativo gesto di solidarietà, mi avevano fatto pervenire una lettera-appello, con tutte le loro firme per chiedermi di aiutare e di salvare il loro sfortunato compagno Aurelio. Cosa che per fortuna sono riuscito a fare. A dimostrazione che le battaglie di Diritti Civili sono giuste, fondate e motivate e per fortuna riescono molto spesso a ottenere risultati importanti per far rispettare i diritti e determinanti, in tanti casi, per salvare la vita delle persone malate e recluse”.

 

29 agosto 2012

 

 

Appello Diritti Civili: Istituire Facoltà Medicina all’Universita della Calabria(nella pagina Politica la notizia Ansa)

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

A distanza di alcuni mesi ritorna a parlare Franco Morelli, l’ex cosigliere regionale calabrese. Lo fa con una lettera a Corbelli, che lo difende ininterrottamente da quasi nove mesi, dal giorno dell’arresto. Scrive Morelli: “Sono impegnato a far emergere e difendere, al processo, la verità, solo e solamente la verità”!

La vicinanza, la solidarietà e l’affetto di Morelli a Corbelli per la recente scomparsa della madre, Emma Iannace.

 

 

Cosenza

A distanza di alcuni mesi ritorna a parlare, dal carcere di Opera, dove è detenuto da oramai quasi nove mesi, e a proclamare la sua innocenza e fiducia nella giustizia, l’ex consigliere regionale calabrese del Pdl, Franco Morelli. Lo fa con una nuova lettera indirizzata e recapitata questa mattina al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dal momento dell’arresto ininterrottamente impegnato a difendere l’esponente politico calabrese. Morelli (attualmente sospeso dal Consiglio regionale calabrese) arrestato il 30 novembre 2011 nell’ambito di una operazione della Procura di Milano, ha scritto dal carcere milanese a Corbelli, per “esprimergli vicinanza, solidarietà e affetto per la recente scomparsa della sua mamma, Emma Iannace, per ringraziarlo della sua continua battaglia a suo favore e per ribadirgli che lui è impegnato, nel processo, in corso, a far emergere e difendere la verità, solo e solamente la verità”. Questo il testo della lettera di Morelli a Corbelli, che il leader di Diritti Civili ha reso noto, “perché, afferma, considera un contributo importante alla battaglia di verità e giustizia per l’ex consigliere regionale calabrese che Diritti Civili sta portando avanti ininterrottamente e da solo da oramai quasi nove mesi”. “Caro, carissimo Franco, ho appreso solo adesso della scomparsa della tua cara mamma, una donna generosa, di grande cuore e di profonda umanità che so ti è sempre stata particolarmente vicina e di grande aiuto in tutti questi anni, in tutte le tue lodevoli e disinteressate iniziative a favore dell’umanità che soffre. Mi spiace, mi spiace molto, e sinceramente credimi ti sono vicino con stima, amicizia e affetto. Sono convinto , caro Franco, che la tua adorata mamma, concluso il pellegrinaggio terreno, confidando nella Misericordia di Dio, si trova adesso in Paradiso a gustare i beni e le delizie della Vera Vita. Colgo l’opportunità, inoltre, per ringraziarti – sempre – per tutte le energie che generosamente attesti nei miei confronti. Grazie di cuore. La verità, caro Amico mio, non appare mai immediatamente, bisogna scoprirla, con animo e giudizio scevro da congetture e facili suggestioni, attraverso i “fatti reali” presenti nel dibattimento giudiziario. Unitamente alla perizia, valenza professionale, e mi piace dire, anche supporto affettivo dei miei legali: Franco Sammarco e Ennio Amodio, sono fortemente assorto e impegnato nel dibattimento per far emergere e difendere con indefettibile umiltà, ma con tenacia e determinazione, la VERITA’, SOLO E SOLAMENTE LA VERITA’. Grazie Franco, grazie per la tua passione, per il tuo forte sentire sociale unito alla carità cristiana che caratterizza il tuo agire. Sai, Franco amico a me molto caro, pensando a te, ricordo una considerazione di un autore inglese John Churton Collins che, con animo grato, molto volentieri, desidero riportarti: “Nella prosperità i nostri amici conoscono veramente noi. Nelle avversità siamo noi che conosciamo veramente i nostri amici”. Con gratitudine e forte sentimento, mi firmo, tuo amico Franco Morelli”.

 

22 agosto 2012

 

 

 

Appello Diritti Civili: “Scarcerare detenuto calabrese invalido e gravemente malato. Perseguire invece chi (un amministratore corrotto e infame e un sindaco fantoccio e complice di un comune del casentino) calpesta diritti persone diversamente abili, provocando danni devastanti e irrimediabili”

(nella pagina Giustizia)

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli denuncia “Franco Morelli, l’ex consigliere regionale calabrese, un sepolto vivo in carcere, da tutti dimenticato e abbandonato. Da otto mesi e mezzo in cella, una lunga, ingiusta e ingiustificata carcerazione preventiva! Temo per il suo stato di salute. E’ molto provato, magrissimo, invecchiato, irriconoscibile. Chiedo per lui un atto di giustizia giusta e umana, prima che sia troppo tardi”.

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene, con una nota, sulla “drammatica vicenda di Franco Morelli, l’ex consigliere regionale calabrese (è attualmente sospeso dall’Assemblea di Palazzo Campanella) arrestato il 30 novembre 2011 nell’ambito di una operazione della Procura di Milano”, parla di un “sepolto vivo in carcere, da tutti dimenticato e abbandonato, completamente rimosso, come se non fosse mai esistito”, si chiede “perché l’esponente politico continua ancora, da otto mesi e mezzo, a restare in carcere (ad Opera), visto che è già iniziato, ad aprile, il processo immediato e nonostante non ci sia più nessuna ragione che giustifichi la carcerazione preventiva: né reiterazione del reato, né inquinamento delle prove e neppure pericolo di fuga”. Corbelli parla di “ingiusto accanimento giudiziario” contro di lui e si dice “fortemente e seriamente preoccupato per le gravi, drammatiche conseguenze che l’arresto e la lunga, ingiusta e ingiustificata, carcerazione preventiva possano avere sullo stato di salute di una persona onesta e particolarmente sensibile come Morelli, che i politici pseudogarantisti del nostro paese sembra abbiano del tutto dimenticato e di fatto già condannato, ignorando e calpestando quell’elementare e costituzionale principio di presunzione di innocenza che dovrebbe valere per ogni indagato, a maggior ragione per una persona incensurata e perbene, come Morelli. Solo Diritti Civili continua a difenderlo sin dal momento dell’arresto. La vicenda di Franco Morelli più mesi passano e più diventa grave, inquietante e allucinante. Quell’uomo in carcere da otto mesi e mezzo, in attesa, al processo in corso, del primo grado di giudizio, è una brutta pagina della giustizia. Un obbrobrio . Qualcosa di mostruoso. Morelli è stato l’unico tra tutti i politici che hanno incontrato Giulio Lampada ad essere (ingiustamente) arrestato, pur non avendo da questo presunto boss (a differenza degli altri politici che hanno invece ottenuto da questo personaggio il sostegno elettorale che Ilda Boccassini ha giudicato non penalmente rilevante!) ottenuto un solo voto, essendo (Morelli) candidato ed eletto nella provincia di Cosenza, dove la conoscenza e l’influenza dei Lampada è pari a zero. Basta questo fatto oggettivo, fondamentale e incontestabile a smontare tutto il castello accusatorio. Morelli non ha preso i voti a Reggio, ma in provincia di Cosenza, grazie a preti, parrocchie, amministratori a lui vicini e tanti amici sparsi in ogni paese della provincia. Perché allora lo hanno arrestato? Ancora oggi non è chiaro, definito e dimostrato il (grave!) reato per il quale è stato arrestato e trasferito dalla Calabria nel carcere di Opera, trattato come un pericoloso criminale. Perchè viene tenuto ancora in carcere e non gli vengono concessi almeno gli arresti domiciliari in attesa della prima sentenza al processo? Perché sono state rigettate le richieste di scarcerazione? Perché questo accanimento contro di lui? Lo dico con grande rispetto per il magistrato Ilda Boccassini e il gip Giuseppe Gennari e per il loro operato. Temo che l’impatto devastante con l’arresto, con il carcere, con l’ingiusta, lunga detenzione abbia segnato per sempre la vita di Morelli, che è molto provato, abbattuto moralmente, magrissimo. Invecchiato di colpo. Irriconoscibile. Continua a sorreggerlo solo la sua grande fede. Come mi ha scritto nei mesi scorsi, quando mi ha fatto recapitare dal carcere  alcune lettere per ringraziarmi per i miei interventi a suo favore. Chiedo per Morelli un atto di giustizia giusta e umana prima che sia troppo tardi, prima che il danno diventi irreparabile”.

 

11 agosto 2012

 

 

 

 

Appello-denuncia di Corbelli per detenuto malato di tumore a cui viene negato diritto di essere operato (nella pagina Giustizia)

 

 

 

Appello a Corbelli di 60 detenuti del carcere di Cosenza per un loro compagno gravemente malato e invalido che rischia di morire in cella

(il comunicato nella pagina Giustizia)

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli(Diritti Civili) esprime cordoglio per scomparsa D’Ambrosio: ”Vittima di feroce campagna stampa”

 

 

 

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, esprime “profondo cordoglio per la scomparsa del dott. Loris D’Ambrosio, collaboratore del presidente della Repubblica, un fedele servitore dello Stato, vittima di una feroce campagna di stampa per le telefonate con l’ex ministro Nicola Mancino”. Corbelli, che è stato sin dall’inizio schierato a difesa del capo dello Stato e del suo collaboratore D’Ambrosio, parla di “una morte che si portano sulla coscienza tutti coloro che hanno in questi mesi attaccato ingiustamente D’Ambrosio e Napolitano per una vicenda che li ha visti operare nell’assoluto rispetto della Costituzione e delle prerogative del presidente della Repubblica. La morte di D’Ambrosio, è come se fosse stato ucciso, dovrebbe far riflettere su quali conseguenze devastanti può avere una campagna di stampa contro una persona, basata sul nulla, su insinuazioni, su sospetti assolutamente ingiustificati. E’ ora di dire basta a questa campagna di delegittimazione della massima carica dello Stato, che è sempre stato un baluardo della legalità, un simbolo nella lotta a tutte le mafie. Per questo mentre esprimo profondo cordoglio per la scomparsa del dott. D’Ambrosio, ribadisco grande stima e solidarietà al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e considero la sua iniziativa, dei giorni scorsi(che ha sollevato davanti alla Consulta un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato con la Procura di Palermo per le intercettazioni che coinvolgono lo stesso Napolitano, mentre parla al telefono con l’ex presidente del Senato Nicola Mancino) “costituzionalmente ineccepibile, assolutamente doverosa, per difendere le prerogative del capo dello Stato e porre un freno alla deriva di certa magistratura che si crede superiore alla stessa legge”. Corbelli definisce “la campagna contro D’Ambrosio una vera e propria aggressione, un fatto grave, un attacco indiretto al presidente della Repubblica che non ha alcun fondamento né giuridico, né giudiziario, che è solo frutto di una strumentale campagna di delegittimazione del capo dello Stato, che lo si vorrebbe coinvolgere in una vicenda che non solo non lo riguarda ma che lo ha visto operare sempre nell’assoluto rispetto della legge e della Costituzione”.

 

27 luglio 2012

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Dramma immigrazione. Protesta per rifugiati. Solidarietà di Corbelli ai sindaci Lucano e Manoccio e all’operatore sociale Maiolo e appello: “Per un giorno sciopero della fame dei sindaci calabresi”

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 25 anni impegnato a fianco degli immigrati e promotore di innumerevoli campagne di solidarietà a loro favore, come la lunga battaglia iniziata 12 anni fa per salvare i due fratellini rom non vedenti, Marko e Branko, l’aereo cargo carico di aiuti alimentari per i bambini poveri e malati dell’Etiopia, allestito da Diritti Civili e consegnato personalmente da Corbelli all’ambasciatore Etiope in Italia il 17 febbraio 2003 all’aeroporto Fiumicino di Roma, o le ultime due battaglie internazionali per salvare (dalla lapidazione)la giovane immigrata nigeriana Kate(che ha fatto registrare oltre 12 mila adesioni da 60 Nazioni di tutti i Cinque Continenti alla petizione on line di Diritti Civili e dell’associazione americana per i diritti umani Care 2) e la ragazza rumena Alexandrina dal carcere nel suo paese (la Romania) per la morte dei suoi tre bambini, una tragedia, un incendio sviluppatosi per cause accidentali, mentre i bambini erano a letto, interviene sulla vicenda dei rifugiati, sulla protesta dei sindaci di Riace, Domenico Lucano, di Acquaformosa, Giovanni Manoccio, e dell’operatore sociale, Giovanni Maiolo, per la mancata erogazione dei fondi da parte della Protezione civile per l’accoglienza. Corbelli dopo aver espresso la “sua piena e convinta solidarietà ai due sindaci e all’operatore sociale”, parla di “una situazione grave, ingiustificata, indegna di un Paese civile, che non fa onore alle istituzioni calabresi e italiane, si tratta di una violazione dei diritti elementari delle persona umana, siano essi immigrati o no”, e lancia una proposta provocatoria invitando tutti i sindaci calabresi, sino ad oggi colpevolmente silenti, su questa protesta, a dare una significativa manifestazione di solidarietà a Lucano, Manoccio e Maiolo, attuando anche loro, anche solo per una giorno, lo sciopero della fame. La Calabria non può lasciare da soli i sindaci di Riace, di Acquaformosa e l’operatore sociale che combattono una grande battaglia di civiltà, di giustizia sociale, di solidarietà, di umanità. Una battaglia che non riguarda solo i due, o i pochi altri comuni calabresi interessati, ma tutta la regione e l’intero Paese. Per questo è importante che la Calabria si schieri compatta al loro fianco. Ad iniziare dai sindaci, almeno quelli onesti e sensibili, non quelli fantocci e complici di amministratori mafiosi e infami”.

 

24 luglio 2012

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Stato-Mafia. Corbelli(Diritti Civili) difende Napolitano: “Chi lo attacca si pone al di fuori della Costituzione” 

 

 

 

Roma

Il leader di Diritti Civili, Franco Corbelli, ribadisce ed esprime “grande stima e solidarietà al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano”, giudica l’iniziativa del capo dello Stato (che ha sollevato davanti alla Consulta un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato con la Procura di Palermo per le intercettazioni che coinvolgono lo stesso Napolitano, mentre parla al telefono con l’ex presidente del Senato Nicola Mancino) “costituzionalmente ineccepibile, assolutamente doverosa, per difendere le prerogative del presidente della Repubblica e porre un freno alla deriva di certa magistratura che si crede superiore alla stessa legge”. Corbelli parla di “un fatto grave, di un attacco al presidente della Repubblica che non ha alcun fondamento né giuridico, né giudiziario, che è solo frutto di una strumentale campagna di delegittimazione del capo dello Stato, che lo si vorrebbe coinvolgere in una vicenda che non solo non lo riguarda ma che lo ha visto operare sempre nell’assoluto rispetto della legge e della Costituzione. Chi vuole onorare la memoria di giudici coraggiosi ed eroi, come Falcone e Borsellino, chi vuole combattere la mafia (quella vera, sanguinaria, non quella mediatica, da prima pagina!)e vuole la verità sui rapporti tra mafia e pezzi dello Stato, non attacca certo il presidente della Repubblica. Napolitano è sempre stato un baluardo della legalità, un simbolo nella lotta a tutte le mafie. Chi attacca oggi il Capo dello stato si pone di fatto al di fuori della Costituzione. Non ci vogliono eminenti giuristi per capire che l’intercettazione, sia pure indiretta, del presidente della Repubblica, è un fatto di inaudita gravità, che configura una violazione delle prerogative del Capo dello Stato. La Procura di Palermo nel momento in cui veniva intercettato, sia pure indirettamente, il presidente della Repubblica aveva il dovere di bloccare l’intercettazione, distruggere il nastro e informare lo stesso capo dello Stato dell’indagine in corso nei confronti della persona che lo aveva telefonato. Questa sarebbe stata la procedura corretta, costituzionalmente ineccepibile. Non valgono certo le giustificazioni che l’intercettazione di Napolitano è stata indiretta. La Costituzione è chiara. Non si può sottoporre ad alcuna indagine (e quindi neanche intercettazione, anche se indiretta) il Presidente della Repubblica. Il Movimento Diritti Civili nel ribadire la propria stima e la propria fiducia nel presidente della Repubblica ricorda che in tante occasioni il presidente Napolitano è prontamente intervenuto per risolvere drammatici casi umani di povera gente, portati alla sua attenzione da Diritti Civili: altro che interventi e presunte interferenze per personaggi eccellenti”.

 

20 luglio 2012

 

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

E’ stata scarcerata Alexandrina (giovane rumena che aveva perso, nel 2008, i suoi tre bambini in un incendio in Romania), da oltre un anno ai domiciliari in Calabria. Corbelli “Scritta un’altra bellissima pagina di solidarietà e di giustizia giusta e umana”.

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, soddisfatto e commosso, per quella che considera “una delle più belle e importanti battaglie civili, di solidarietà, di giustizia giusta e umana”, rende noto che è stata scarcerata Alexandrina Lacatus (la giovane rumena di 25 anni che ha perso i suoi tre bambini, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, in un incendio, sviluppatosi per cause accidentali, il 28 dicembre 2008,  nella sua piccola casa in Romania, mentre lei era uscita per andare a comprare qualcosa da mangiare ai suoi bambini, che aveva lasciato a letto a dormire), che era da oltre un anno(dal 31 maggio 2011) ai domiciliari in Calabria, dove, dopo l’immane tragedia che l’aveva colpita, aveva raggiunto un fratello e dove era stata arrestata il 26 aprile 2011, e detenuta, per un mese, nel carcere di Castrovillari, in esecuzione di una condanna a tre anni di detenzione (fine pena previsto 24 aprile 2014) emessa dalla magistratura del suo paese, per la morte dei suoi tre figlioletti. Il provvedimento emesso nei giorni scorsi dal Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro (composto dalla Presidente Antonella G. Malavita, dai due esperti dott.sse Tiziana Canotto e Rosamaria Di Nardo, dal magistrato di sorveglianza rel., dott.ssa Laura Antonimi; all’udienza ha partecipato il P.G. nella persona della dott.ssa Marisa Mancini) è stato reso esecutivo oggi con la firma del competente giudice del tribunale di Sorveglianza di Cosenza, Sergio Caliò, che ha consegnato, nel Palazzo di Giustizia cosentino, l’atto di scarcerazione alla giovane Alexandrina. Corbelli, che per Alexandrina ha condotto una battaglia durata ininterrottamente un anno, dal momento dell’arresto (andando anche in carcere a Castrovillari a trovarla, più volte, in una occasione insieme anche al presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio), riuscendo ad evitare, lo scorso anno, l’estradizione della giovane in Romania, richiesta (avanzata dalla Romania e dalla Procura Generale di Catanzaro) respinta con due diversi pronunciamenti (e due sezioni diverse) dalla Corte di Appello di Catanzaro, il 31 maggio 2011 e il 27 luglio 2011, ringrazia i giudici catanzaresi, tutte donne, e il giudice Caliò per quella che definisce “una pagina esemplare di giustizia giusta e umana”. Alexandrina era stata rinchiusa nel carcere di Castrovillari, così come Kate Omoregbe, la giovane immigrata nigeriana, anche lei salvata da Corbelli dalla lapidazione (con una straordinaria mobilitazione on line che ha fatto registrare oltre 12mila adesioni da 60 Nazioni di tutti i Cinque Continenti). “Sono particolarmente soddisfatto e commosso per la scarcerazione di Alexandrina, di questa sfortunata ragazza rumena, che sto aiutando ininterrottamente da oltre un anno. Ho sentito Alexandrina più volte questa mattina. Era felice. Che fosse una battaglia giusta e doverosa quella che ho condotto per aiutare salvare Alexandrina lo dimostra quello che hanno scritto i giudici di Catanzaro nell’ordinanza di scarcerazione definendo questa ragazza una “persona onesta che, tranne nel caso in esame (la tragedia che l’ha colpita con la morte dei suoi tre bambini), ha sempre rispettato la legge e che è riuscita in Italia ad intraprendere una nuova vita, sposandosi e lavorando”.

 

10 luglio 2012 

 

 

 

Diritti Civili presenta proposta nuova legge elettorale(la piu’ semplice e democratica) che recepisce le diverse richieste dei vari partiti e garantisce tutte le forze politiche.

Una autentica novità e rivoluzione che potrebbe mettere tutti d’accordo, spazzare il “Porcellum” e ridare valore e dignità al voto degli italiani.

(Sotto la notizia dell’Agenzia ADNKRONOS. Il comunicato di Diritti Civili, con l’anticipazione della proposta di legge, nella pagina Politica)

 

 

LEGGE ELETTORALE: MOVIMENTO DIRITTI CIVILI PRESENTA PROPOSTA =

 

      Roma, 8 lug. (Adnkronos) - Sara' presentata mercoledi' alla Camera la proposta di modifica della legge elettorale del Movimento Diritti Civili che, afferma il suo promotore Franco Corbelli, cancella il 'Porcellum' e "potrebbe mettere d'accordo tutte le forze politiche e ridare valore e dignita' al voto degli elettori italiani". "La proposta sara' portata all'attenzione dei segretari dei maggiori partiti e del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano", annuncia il responsabile del movimento Diritti civili.

Corbelli spiega che questo nuovo sistema elettorale(identico per la Camera e il Senato) e' una sintesi perfetta tra sistema

maggioritario (sul modello delle elezioni provinciali) e sistema

proporzionale (con un solo posto, il primo in lista, bloccato e un voto di preferenza che puo' essere espresso), salvaguarda il

bipolarismo (con l'indicazione del candidato premier da parte dei partiti collegati), assicura una maggioranza alla coalizione vincente sia alla Camera che al Senato (con un premio minimo di maggioranza che scatta solo se i partiti della coalizione vincente non riescono ad ottenere, con i voti riportati, una maggioranza di almeno venti seggi in piu', rispetto alle forze di opposizione), vincola gli eletti al territorio, non penalizza nessuno, garantisce il diritto di rappresentanza a tutte le forze politiche che superano la soglia minima di sbarramento prevista (attualmente e' il 4%).

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Ha iniziato sciopero fame piccolo imprenditore calabrese che vittima racket e usurai e disperato voleva suicidarsi. Appello Corbelli : “Questo uomo chiede solo giustizia”

 

 

Cosenza
Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha reso noto che ha iniziato da ieri uno sciopero della fame il piccolo imprenditore calabrese, G. O. , 45 anni, che vive, da tre anni, in un comune dello Ionio Cosentino, che vittima degli usurai, si sente abbandonato dallo Stato e aveva, nei giorni scorsi, con una drammatica lettera recapitata allo stesso Corbelli, minacciato di andare a buttarsi sotto un tir sulla 106”. Corbelli dopo aver ricevuto il “drammatico e disperato grido di aiuto di questo imprenditore” era subito intervenuto, “salvando quest’uomo da una orribile fine”. L’imprenditore su consiglio anche del suo medico era stato fatto visitare da uno specialista e curato adeguatamente. Ieri sera l’uomo ha scritto di nuovo a Corbelli per informarlo che “purtroppo non è cambiato nulla, che lui continua ad essere abbandonato dallo Stato, che aspetta venga fatta giustizia dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, dopo aver denunciato il racket e l’usura subiti”. Scriveva questo uomo, nel mese scorso, al leader di Diritti Civili Corbelli “ Egregio dott. Franco Corbelli anche se non ci conosciamo, ho deciso di rivolgermi a Lei, perché guardando proprio Lei e le sue tante missioni a favore dei più deboli, che ho avuto il coraggio nel 2010 di andare a denunciare il racket e gli usurai che dopo avermi messo in ginocchio incendiando un agrumeto di clementine, mi hanno distrutto, lasciandomi morire di fame. Sono dovuto per questo ricorrere a degli usurai, anzi a dire la verità sono venuti loro da me. Su 35.000 euro donati ne hanno preteso 90.000 e tutti in contanti. Questo la magistratura lo sa. In più davanti a mio figlio di soli 11 anni sono venuti ed oltre ai soldi hanno preteso la macchina di mia moglie una fiat 500 rossa nuova che ora sta circolando liberamente nel comune”. Ieri sera la nuova drammatica e-mail di questo piccolo imprenditore a Corbelli: “La ringrazio per quello che ha fatto per me. Purtroppo continuo ad essere abbandonato. Per questo se non la morte violenta, come avevo scelto di fare, ho deciso di lasciarmi morire iniziando a partire da oggi uno sciopero della fame. E’ questo l'ultimo grido di allarme che lancio, non ce la faccio più. Spero in questo modo che qualcuno vedendomi morire lentamente si renda conto del dramma, dell’ingiustizia che sto continuando a subire. Chiedo  giustizia. Se può fare ancora qualcosa per me, lo faccia. Mi aiuti, prima che sia troppo tardi”. Corbelli ha dichiarato: “Quest’uomo deve essere aiutato. Chiede solo giustizia. Confido per questo in un intervento immediato e risolutore delle autorità preposte, che sono a conoscenza di questo drammatico caso umano”.

 

5 luglio 2012

(in questa stessa pagina gli altri precedenti interventi su questo caso)

 

 

 

Corbelli denuncia la “Caporetto del digitale terrestre in Calabria”. Tv private in ginocchio!

(il comunicato nella pagina Politica)

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

 

Appello Diritti Civili per immigrato albanese, da 20 anni in Italia, che sta per essere espulso dal nostro Paese e separato dalla sua famiglia, dai figli minorenni e dalla moglie!

 

 

 

Reggio Calabria

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia “il dramma di un immigrato albanese, K. G. , da oltre 20 anni residente in Italia con la sua famiglia, che sta per essere espulso dal nostro Paese e separato dai suoi familiari, la moglie e i due figli minorenni, tutti con regolare permesso di soggiorno, che vivono e studiano nella città di Lecce”. L’uomo dal carcere di Locri, dove sta finendo di scontare una condanna per un piccolo reato, che giura di non aver mai commesso, ha scritto a Corbelli “supplicandolo di aiutarlo perché sta letteralmente impazzendo”, chiede di “poter vedere i suoi figli che non vede da oltre un anno (da quando si trova detenuto nel carcere della Locride) e di non essere separato da loro e dalla moglie adesso che, finito, tra poche settimane, di scontare la sua pena, uscirà dalla casa circondariale calabrese”. “Per lui purtroppo c’è il rigore, la severità della legge che non si ferma neppure di fronte a casi umani come questo: per l’immigrato albanese è pronto infatti un provvedimento di espulsione immediatamente esecutivo”, afferma il leader di Diritti Civili. L’uomo scrive a Corbelli di non avere più nessuno in Albania, i suoi genitori sono morti da tempo, non ha una casa, non sa dove andare. Ho solo la mia famiglia, i miei figli, nati qui Italia, cittadini italiani a tutti gli effetti, e mia moglie che vivono attualmente a Lecce. Perché mi devono separare da loro? In nome di quale giustizia e umanità si può fare una cosa così ingiusta, per me così dolorosa e atroce? Prego Dio di aiutarmi. Ho molto fiducia e stima di lei, signor Corbelli, per quello che fa per difendere i diritti umani di tanta povera gente e di noi immigrati. Faccia come ha fatto, con grande impegno e tanto coraggio, per le due immigrate che erano nel carcere di Castrovillari, per la ragazza della Nigeria (Kate) e per la giovane della Romania (Alexandrina), che è riuscito a salvare. Mi aiuti, salvi anche me, che così come le due ragazze vivo lo stesso dramma, la stessa sofferenza, la stessa paura di essere ingiustamente espulso dall’Italia”. Corbelli chiede alle autorità preposte (Tribunale di Reggio Calabria e Tar della Puglia, dove l’uomo ha presentato ricorso contro il provvedimento di espulsione) di “rivedere il caso di questo immigrato e di revocare il provvedimento di espulsione e di consentirgli di restare in Italia con la sua famiglia, dove vive da oltre 20 anni. Quello che chiedo è solo un atto di giustizia giusta e umana”, conclude Corbelli.

 

26 giugno 2012

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

 

Appello Corbelli per carabiniere in congedo gravemente malato

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia “il caso di un appuntato dei carabinieri in congedo, dell’Alto Tirreno Cosentino, gravemente malato, soffre di diverse gravi patologie, che necessita di cure, emodialisi bisettimanale, all’ospedale di Praia a Mare e che per questo ha chiesto che venga accompagnato presso questo nosocomio per potersi curare, non potendo da solo far fronte a questa esigenza, allo spostamento dal suo comune di residenza all’ospedale di Praia. L’appuntato per le gravi patologie di cui soffre – afferma Corbelli - ha difficoltà di deambulazione e viste le sue ristrettezze economiche non è in condizione di potersi recare nell’ospedale di Praia. Per questo deve essere aiutato”. L’appello è stato lanciato nei giorni scorsi dal maresciallo Francesco Allotta, decano dei carabinieri in congedo dell’Anc di Paola, che ha investito del caso lo stesso Corbelli, al quale ha chiesto un suo intervento per questo caso umano. Immediato è stato l’intervento del leader di Diritti Civili. “Il caso umano dell’appuntato gravemente malato che chiede di essere trasportato due volte a settimana dal suo comune all’ospedale di Praia per essere curato, che mi è stato segnalato dal maresciallo Allotta, che mi ha telefonato per chiedermi di intervenire, va immediatamente affrontato e risolto, afferma Corbelli. Una soluzione rapida deve essere trovata. Al comune, dove l’uomo risiede, all’Asp di Cosenza, chiedo di attivare ogni utile iniziativa per dare una risposta immediata a questo fedele servitore dello Stato che oggi colpito da alcune gravi malattie, non è in grado di far fronte da solo alle necessità legate alla cura della sua patologia. Per questo va aiutato. E’ quello che chiedo si faccia subito. Confido in una soluzione positiva di questo caso. A dimostrazione che la sanità, le amministrazioni preposte sono al servizio dei cittadini, soprattutto di quelli malati e meno abbienti, che tutelano i diritti di queste persone”.

 

23 giugno 2012

 

 

 

CORBELLI DIFENDE IL PRESIDENTE NAPOLITANO

(Nella pagina Politica il comunicato, diffuso dall’AGI e pubblicato dai tre quotidiani calabresi, GAZZETTA DEL SUD, IL QUOTIDIANO E CALABRIA ORA)

 

 

 

 

Calabria > Imprenditore cosentino, vittima degli usurai, minaccia suicidio: ''Non ce la faccio più''

Imprenditore cosentino scrive a Corbelli (Diritti Civili)  e minaccia suicidio: ''Non ce la faccio più''.
 

 Adnkronos e Agi . L’uomo  descrive le vessazioni degli usurai che gli si sono presentati dopo l'incendio del suo agrumeto.

 

Cosenza, 21 giu. (Adnkronos) - ''Non ce la faccio piu'''. E' il grido disperato d'aiuto di un imprenditore del cosentino recapitato in una lettera al leader del movimento Diritti civili Franco Corbelli, che l'ha resa nota. ''Non conosco quest'uomo, ne' la sua vicenda processuale. Non entro quindi nel merito di quello che mi scrive, che rendo noto cosi' come mi e' arrivato. Sento solo il dovere morale -precisa Corbelli- di chiedere a chi di competenza di intervenire subito, aiutare e salvare questo uomo, prima che sia troppo tardi''. Nella lettera l'imprenditore racconta la sua storia. Si e' trovato a dovere ricorrere a un prestito a tassi usurari dopo l'incendio del suo agrumeto di clementine, sullo Jonio cosentino

''Mi hanno distrutto -scrive- lasciandomi morire di fame. Sono dovuto ricorrere a degli usurai, anzi a dire la verita' sono venuti loro da me. Su 35mila euro donati ne hanno preteso 90mila e tutti in contanti. Questo la magistratura lo sa. In piu' davanti a mio figlio di soli 11 anni sono venuti ed oltre ai soldi hanno preteso la macchina di mia moglie una fiat 500 rossa nuova che ora sta circolando liberamente nel comune''.

Adesso ''non ce la faccio piu' -scrive rivolgendosi a Corbelli- penso che quando lei avra' la bonta' di incontrami io saro' gia' andato a piedi sulla 106 ex bis a buttarmi sotto un tir''. E' drammatico il suo messaggio finale: ''Quello che le volevo dire per chiudere e' che ho per tanto tempo aspettato di avere giustizia. Non l'ho avuta. Io chiedo adesso a lei di fare giustizia per mia moglie e mio figlio perche' io voglio farla finita e lascio questo messaggio a lei come testimonianza delle mie ultime volonta'''.

 

 

segue comunicato Diritti Civili

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Appello Diritti Civili per piccolo imprenditore calabrese che vittima usurai e disperato annuncia suicidio

 

 Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rende noto il “drammatico e disperato grido di aiuto di un piccolo imprenditore calabrese, G. O. , 45 anni, che vive in un comune dello Ionio Cosentino, che vittima degli usurai, si sente abbandonato dallo Stato e minaccia, annuncia di andare a buttarsi sotto un tir”. Corbelli ha ricevuto oggi la lettera di questo uomo, che afferma di “non conoscere e che chiede di aiutare prima che sia troppo tardi”. Questo il testo della missiva che Corbelli rende noto sperando che “possa servire a salvare questo uomo, letteralmente disperato. Non conosco quest’uomo, né la sua vicenda processuale. Non entro quindi nel merito di quello che mi scrive, che rendo noto così come mi è arrivato. Sento solo il dovere morale di chiedere a chi di competenza di intervenire subito, aiutare e salvare questo uomo, prima che sia troppo tardi. La cronaca di tutti i giorni purtroppo ci ricorda che tanti suicidi nascono proprio da casi simili di disperazione”. Scrive questo piccolo imprenditore al leader di Diritti Civili: “Esimio Dott. Franco Corbelli anche se non ci conosciamo, ho deciso di rivolgermi a Lei, perché guardando proprio Lei e le sue tante missioni a favore dei più deboli, che ho avuto il coraggio nel 2010 di recarmi presso una caserma dei carabinieri di un paese dello Ionio Cosentino, dove risiedo da tre anni, e denunciare Usura e Racket. Si proprio l'usura perché, dopo che mi hanno messo in ginocchio incendiando un agrumeto di clementine, mi hanno distrutto, lasciandomi morire di fame. Sono dovuto ricorrere a degli usurai, anzi a dire la verità sono venuti loro da me. Su 35.000,00 euro donati ne hanno preteso 90.0000 e tutti in contanti. Questo la magistratura lo sa. In più davanti a mio figlio di soli 11 anni sono venuti ed oltre ai soldi hanno preteso la macchina di mia moglie una fiat 500 rossa nuova che ora sta circolando liberamente nel comune. Adesso dott. Corbelli non c'è la faccio più, penso che quanto Lei avrà la bontà di incontrami io sarò già andato a piedi sulla 106 ex bis a buttarmi sotto un tir. La mia vita è finita, a Lei, persona nobile di cuore, le consegno questo messaggio in modo che sarà un testamento per salvare altre persone. Quello che le volevo dire per chiudere è che ho per tanto tempo aspettato di avere giustizia. Non l’ho avuta. Io chiedo adesso a Lei di fare giustizia per mia moglie e mio figlio perchè io voglio farla finita e lascio questo messaggio a Lei come testimonianza delle mie ultime volontà”.


21 giugno 2012

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 Corbelli su dichiarazione Schifani: “Ha offeso(come Crosetto) la Calabria. Non siamo una regione omertosa. Chieda scusa ai calabresi”

 Catanzaro

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, risponde al presidente del Senato, Renato Schifani, che ha definito la Calabria “una regione fortemente omertosa che sfida costantemente lo Stato”, definisce queste affermazioni “gravi, stupefacenti, assolutamente inaccettabili”, paragona l’uscita della seconda carica dello Stato al deputato del suo stesso partito, Guido Crosetto, che nei mesi scorsi, aveva rivolto un attacco altrettanto sconcertante contro i calabresi, che avevano provocato una dura reazione di molti esponenti politici calabresi e una dura polemica fra lo stesso Corbelli e Crosetto, e ricorda a Schifani che “avrebbe fatto meglio a tacere, essendo lo stesso uomo politico indagato in Sicilia per inchieste di mafia”. “Ancora una volta la Calabria viene ingiustamente attaccata e denigrata. Dopo Crosetto, questa volta a scendere in campo è addirittura il presidente del Senato, il siciliano Renato Schifani, che accusa la Calabria di essere fortemente omertosa e dà lezione sulla lotta alla mafia, mentre lo stesso Schifani deve difendersi a Palermo in inchieste di mafia. Naturalmente siamo garantisti con Schifani, come lo siamo con ogni indagato, nel rispetto del principio di presunzione di innocenza, ma verrebbe da dire da quale pulpito viene la predica antimafia, o meglio anti-ndrangheta! A Schifani ricordo che la Calabria non è una terra fortemente omertosa, che in questa regione operano con grande senso del dovere tanti rappresentanti (della magistratura, delle forze dell’ordine, dell’informazione, del mondo imprenditoriale, del sindacato, dell’associazionismo, della Chiesa, tanti amministratori onesti) che combattono la ‘ndrangheta, che vengono per questo minacciati, intimiditi, e rischiano ogni giorno la propria vita. Dal presidente del Senato, dal siciliano Schifani, ci saremmo aspettati una parola a difesa della Calabria (o che avesse ricordato anche un solo provvedimento a favore della nostra regione adottato grazie ad un suo intervento, quale leader politico e uomo del Sud, da 20 anni ai vertici del potere in Italia!), non un attacco così grave, indiscriminato, ingiusto e denigratorio. Il presidente Schifani ha adesso il dovere, morale e istituzionale, di chiedere scusa ai calabresi”.

19 giugno 2012

 

 
Legalità. Corbelli “Sciogliere comuni che minacciano, con metodi mafiosi, i cittadini”
(la notizia di agenzia e il comunicato di Diritti Civili nella pagina Giustizia)
 

Sanità. Appello Diritti Civili per evitare chiusura reparto Pneumologia e Oncologia ospedale regionale calabrese “Mariano Santo”(la notizia Ansa nella pagina Politica)
 

Corbelli premiato a Vibo (come “Apostolo della solidarietà, sempre a fianco dei diseredati. L’Itc “Galileo Galilei” ne fa una sua bandiera”)

ha dedicato il premio alla madre, Emma Iannace(scomparsa il 16 maggio) e alla piccola Jannate

Segue notizia ANSA e comunicato


VV. A Franco Corbelli il premio 'Scuola Calabria e Legalità'
Vibo Valentia. ANSA, 27 maggio 2012. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha ricevuto a Vibo Valentia il premio 'Scuola Calabria e Legalità', per iniziativa dell'Istituto tecnico commerciale 'Galileo Galilei'. Nella motivazione del premio, che è stata letta dal professore Mario Iozzo, referente del progetto "Scuola e legalità" insieme al dirigente scolastico dell'istituto vibonese, Diego Cuzzucoli, si legge che ''Franco Corbelli, apostolo di solidarietà, personaggio unico nella lotta alla ingiustizia e alla sopraffazione, sempre a fianco dei diseredati in una società che spesso tutela solo i più forti. Affronta da trent'anni con caparbietà e generosità le più diverse problematiche riuscendo spesso a portarle a soluzione. L'Itc "Galileo Galilei" ne fa una sua bandiera''. Nel corso del suo intervento Corbelli ha ricordato le numerose battaglie condotte ed ha dedicato il premio alla madre, Emma Iannace, scomparsa dieci giorni fa, e alla piccola Jannate, una bambina di Sant'Onofrio, figlia di due giovani immigrati marocchini, costretta a vivere con un respiratore artificiale e morta nel marzo scorso.

 
Comunicato
A Vibo Valentia, nell’auditorium della Scuola allievi della Polizia di Stato è stato premiato con il prestigioso riconoscimento “Scuola Calabria e Legalità”, per iniziativa dell’Itc “Galileo Galilei” di Vibo,  il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. Questa la significativa motivazione contenuta nella targa assegnata a Corbelli e che è stata letta dal professore Mario Iozzo, referente del progetto “Scuola e legalità” insieme al dirigente scolastico dell’istituto vibonese, Diego Cuzzucoli. “Premio scuola e legalità a Franco Corbelli.  Apostolo di solidarietà, personaggio unico nella lotta alla ingiustizia e alla sopraffazione, sempre a fianco dei diseredati in una società che spesso tutela solo i più forti. Affronta da trent’anni con caparbietà e generosità le più diverse problematiche riuscendo spesso a portarle a soluzione. L’Itc “Galileo Galilei” ne fa una sua bandiera”. Corbelli ha ricordato le mille battaglie condotte in trent’anni e, visibilmente commosso e con le lacrime agli occhi, prima di lasciare la sala, tra gli applausi e la commozione di tutti gli studenti e del pubblico e autorità presenti, ha dedicato il premio alla madre, Emma Iannace, scomparsa dieci giorni fa, e alla piccola Jannate, una bambina di Sant’Onofrio, figlia di due giovani immigrati marocchini, costretta a vivere con un respiratore artificiale e morta nel marzo scorso, per la quale Corbelli aveva condotto una lunga battaglia riuscendo, prima che la bimba morisse, a farle riconoscere il diritto alla pensioncina e alla indennità di accompagnamento.
27 maggio 2012
 
LEGALITA': PREMI A MARZIALE, PREFETTO LATELLA E CORBELLI
(ANSA) - VIBO VALENTIA, 22 MAG - Sono stati attribuiti al sociologo Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui diritti dei minori, al prefetto Luisa Latella ed a Franco Corbelli, presidente del movimento Diritti civili, i premi ''Scuola e legalita''' banditi dall'istituto tecnico economico Galileo Galilei di Vibo Valentia. I riconoscimenti saranno consegnati il 25 maggio nell'auditorium della Scuola allievi della polizia di Vibo Valentia. (ANSA).

 
 
Corbelli: “Dedico il Premio ‘Scuola e legalità’ a mia madre, scomparsa una settimana fa”
 
Cosenza
Franco Corbelli, responsabile del Movimento Diritti Civili, tra i premiati del prestigioso riconoscimento “Scuola e legalità”, dedica il Premio, che riceverà venerdì prossimo 25 maggio a Vibo Valentia, alla madre, Emma Iannace, scomparsa mercoledì scorso a Sartano(Cosenza). “Dedicherò il Premio “Scuola e legalità”, assegnatomi dall’Istituto Tecnico Economico “Galileo Galilei” di Vibo Valentia, a mia madre, Emma Iannace, che ho perso una settimana fa. Se per 30 anni ho potuto aiutare migliaia di persone lo devo soprattutto a lei, a mia madre, che in tutti questi anni mi è stata sempre vicina, si è sacrificata per consentirmi di portare avanti il mio impegno civile e umanitario. Anche nell’ultimo periodo della sua vita, nonostante la malattia e la sofferenza, anche durante gli ultimi giorni della sua esistenza mi ha dato la forza per continuare ad aiutare tanta povera gente. La sua scomparsa lascia in me un dolore immane, indelebile, porterò sempre con come, ogni istante della mia vita, il suo ricordo e il suo insegnamento di onestà, solidarietà, di aiuto a chi ha bisogno”.
 
22 maggio 2012 
 
E’ morta il 16 maggio 2012, a Sartano (Cosenza), la mamma di Franco Corbelli, Emma Iannace.

 

                                                

LA LUNGA BATTAGLIA DI DIRITTI CIVILI PER SALVARE LA GIOVANE NIGERIANA KATE, CONDANNATA A MORTE NEL SUO PAESE. 

In questa pagina tutta la storia di una campagna umanitaria andata avanti ininterrottamente per tre mesi.

 

 

IMMIGRAZIONE: CORBELLI, RICHIEDENTI ASILO EMERGENZA SOCIALE

(ANSA) - COSENZA,  MAG - Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ''dopo la nuova, pacifica manifestazione - afferma - dei profughi ieri a Cosenza, davanti alla Prefettura, che fa seguito alle clamorose proteste di Cetraro e di Crotone dell'ottobre dello scorso anno'', parla di definisce ''un problema drammatico e dimenticato ed una vera emergenza sociale la situazione delle migliaia e migliaia di migranti e profughi che aspettano da anni di avere una risposta alla richiesta di asilo politico e all'ottenimento e al rinnovo del permesso di soggiorno''. ''In Calabria - aggiunge Corbelli - ci sono attualmente oltre mille migranti in attesa di una risposta alle loro istanze da parte dello Stato. Di questi quasi tutti, piu' di mille sono richiedenti asilo. Ci sono poi centinaia e centinaia di ricorsi pendenti da anni presso il Tribunale di Catanzaro di rifugiati che aspettano di ottenere la protezione umanitaria in Italia. Sono casi di disperazione di tanti poveri immigrati costretti ad aspettare anche anni prima di vedersi riconosciuto un loro diritto. Sono oltre 20 anni che combattiamo per difendere i diritti civili e umani di tanti immigrati. Negli ultimi mesi abbiamo risolto, dopo un lunga battaglia, i casi di Kate e Alexandrina, due giovani immigrate, della Nigeria e della Romania. Tanti sono i casi di migranti disperati, che non conosciamo, che chiedono , come hanno fatto ieri con la protesta di Cetraro, rispetto per i loro diritti. E' gente povera e disperata, che per protesta, per rivendicare i loro diritti, deve inscenare proteste clamorose, arrivando addirittura a minacciare il suicidio, come e' successo nell'ottobre dello scorso anno a Crotone. Un Paese civile, uno Stato di diritto ha il dovere di dare delle risposte a questi immigrati che spesso fuggono dalla guerra, dalla miseria, dalla fame, dalle malattie, dalle persecuzioni per cercare aiuto e fortuna in Italia e in altre Nazioni democratiche. Non possiamo trattarli come fantasmi''. (ANSA).

 

 

 

Appello Diritti Civili per detenuto malato che chiede di vedere madre e figlio minorenne (la Notizia Ansa nella pagina Giustizia)

 

 

Licenziare Equitalia

Corbelli a Scopelliti su IMU

ANSA. Catanzaro, 3 maggio. "Il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, segua l’esempio della Regione Piemonte e di molti comuni, di licenziare Equitalia e creare una agenzia di riscossione delle tasse più giusta e umana". E’ quanto afferma, in una nota, il leader del movimento Diritti civili Franco Corbelli che invita "alla mobilitazione e alla disobbedienza fiscale contro l’Imu tutti i sindaci calabresi". Corbelli, nella nota, "critica l’esecutivo Monti-Fornero, sostenuto dalla triade della vergogna PD-Pdl Udc (Terzo Polo) e dal Presidente della Repubblica, che toglie ai poveri per dare ai ricchi, alle grandi banche, ai grandi gruppi industriali, alle potenti lobby e che, vergognosamente, chiudono gli occhi e continuano a tacere sulla strage (di Stato) delle decine di piccoli imprenditori e operai che, vessati dallo Stato e disoccupati, si stanno suicidando". "Perché Alfano, Bersani e Casini - sostiene ancora Corbelli - non staccano la spina a questo Governo? ABC e i loro partiti sono responsabili al pari di questo governo di quanto, di profondamente ingiusto, di disumano, sta accadendo. Quello che, come calabrese, mi sconcerta e delude è il silenzio, la mancata reazione della Calabria (la regione più penalizzata da questo Governo) a questi provvedimenti punitivi per le categorie più indigenti e per il Sud in Particolare. Non c’é stato un solo sindaco calabrese che abbia aderito e invitato alla disobbedienza fiscale contro l’Imu. Auspico e chiedo per questo una forte e significativa risposta della Calabria, del presidente Scopelliti e di tutti i sindaci contro questo Governo e contro Equitalia".

 

 

Il leader di diritti civili ritorna sulla questine carceri

Corbelli:maggiore attenzione per detenuti malati

ANSA. Catanzaro 29 aprile - Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha rivolto un appello per fare "ascoltare l’accorata e disperata richiesta di aiuto dei detenuti gravemente malati e in fin di vita". "Continuano a giungere al Movimento Diritti Civili - afferma - richieste di aiuto da parte di detenuti gravemente malati. Solo negli ultimi giorni due casi in Calabria di giovani detenuti malati di tumore che chiedono solo di poter essere adeguatamente curati e che invece continuano a restare rinchiusi in una angusta cella in condizioni disumane e in uno stato di grande sofferenza e dolore. Purtroppo questi casi vengono ignorati, è come se quei detenuti fossero dei fantasma, che nessuno vede, vengono trattati come dei sepolti vivi delle prigioni, abbandonati in una cella. Ci si occupa di loro solo quando si registrano dei decessi o dei suicidi in carcere. Un fatto indegno di un Paese civile e di uno Stato di diritto". "La situazione - ha concluso - è oramai insostenibile. I detenuti malati chiedono solo di essere curati, di poter scontare la loro pena in condizioni dignitose, non invece in una situazione disumana, ammassati nelle celle come delle bestie".

 

 

 

Appello Diritti Civili a Ministro Giustizia per detenuto gravemente malato

(nella pagina Giustizia)

 

 

 

Decisivo l’appello di Diritti Civili

Malato tumore sarà curato a Catanzaro

 

ANSA . Catanzaro, 25 aprile. Potrà curarsi nell’ospedale di Catanzaro a partire da domani, il pensionato cosentino di 68 anni, ammalato di tumore che necessita di trattamenti di radioterapia al quale era stato consigliato di recarsi ad Agropoli a causa delle lunghe liste di attesa in Calabria. A renderlo noto è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, a cui il pensionato si era rivolto. Sulla vicenda il leader di Diritti Civili aveva rivolto un appello al presidente della Regione e commissario della sanità calabrese, Giuseppe Scopelliti. "Inizialmente al pensionato - afferma Corbelli - gli era stato consigliato di recarsi ad Agropoli per poter effettuare le sedute di radioterapia. L’uomo, esasperato e indignato, mi aveva telefonato per informarmi di questa sua odissea, del dramma, dell’ingiustizia che sta vivendo e chiedendomi di aiutarlo. Cosa che naturalmente ho subito fatto, chiedendo l’intervento del presidente Scopelliti. La soluzione più giusta, naturale e ottimale sarebbe stata il Mariano Santo, l’ospedale cittadino, ma rispetto ad Agropoli diventa accettabile anche la trasferta quotidiana a Catanzaro, che il pensionato dovrà fare per 20 giorni a proprie spese, a partire da domani". "Al Governatore Scopelliti consiglio di portare all’attenzione del tavolo Massicci casi come questo. A Scopelliti, inoltre, chiedo di opporsi con forza a questi inaccettabili diktat romani che calpestano i diritti elementari delle persone, anche di quelle gravemente malate e bisognose di assistenza e di cure".

 

Corbelli dal “Processo di Biscardi” ha annunciato una grande iniziativa popolare contro la vergogna di Genova. Una mobilitazione straordinaria e una petizione on line per chiedere alla Giustziia sportiva una punizione esemplare (non certo le due giornate di squalifica del campo!) per gli autori della pagina nera dello sport italiano.

Per aderire alla iniziativa di Diritti Civili mandare una e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

(segue notizia ANSA e comunicato stampa)

 

 

 

CALCIO: DIRITTI CIVILI, PETIZIONE ONLINE CONTRO VIOLENZA
CORBELLI PROPONE UNA MANIFESTAZIONE DA SVOLGERE A GENOVA

 

(ANSA) 24 APR - Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha promosso da oggi una petizione online (www.diritticivili.it) per dire "no alla violenza nel calcio e per fermare questa pericolosa deriva". Corbelli ha illustrato i motivi della petizione nel corso della trasmissione di Aldo Biscardi in onda su 7Godl. "Le adesioni raccolte - afferma Corbelli - saranno recapitate ai vertici della Figc, della Lega, della Giustizia sportiva per chiedere di rivedere quello scandaloso provvedimento di due turni con lo stadio di Genova vuoto, per chiedere una punizione dura, esemplare. Contestualmente auspichiamo che possa svolgersi una grande manifestazione popolare proprio significativamente a Genova, una giornata per difendere salvare il calcio da ogni forma di violenza". "Il provvedimento della giustizia sportiva - conclude - è grottesco, troppo blando, assolutamente non proporzionato alla gravità della vergogna di Genova. Quei pseudotifosi che hanno umiliato non solo i calciatori ma il calcio italiano vanno isolati e puniti, allontanandoli definitivamente dallo stadio. Per questo la punizione deve essere severa, esemplare, deve rappresentare un monito per chiunque altro pensasse di ripetere una simile bravata".

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli(Diritti Civili), invitato ieri da Biscardi al “Processo”, per commentare i gravissimi fatti di Genova, ha annunciato “una grande iniziativa popolare, una petizione on line e una manifestazione nel capoluogo ligure per difendere e salvare il calcio da ogni forma di violenza”

 

 

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, invitato ieri da Aldo Biscardi, a commentare i gravissimi fatti di Genova, ha annunciato, nel corso del popolare “Processo” su 7 Gold, una “grande iniziativa per chiedere una punizione esemplare per quanto accaduto domenica allo stadio Marassi” ed ha a questo proposito anticipato che una “grande manifestazione popolare potrebbe tenersi proprio nel capoluogo ligure per difendere il calcio dai violenti, per chiedere pene esemplare (non provvedimenti ridicoli, offensivi e inefficaci, come nel caso di Genova) e per allontanare dagli stadi chi danneggia, devasta letteralmente l’immagine del calcio e dello sport in Italia e nel mondo”. Corbelli ha criticato sia la decisione di far riprendere la partita (“un grosso errore: la gara andava definitivamente sospesa”), così come il tentativo di alcuni calciatori genoani di discutere con i facinorosi (“in questo modo di fatto è come averli legittimati”), sia il provvedimento della giustizia sportiva (due partite a Marassi con lo stadio vuoto) che ha definito “grottesco, troppo blando, assolutamente non proporzionato alla gravità della vergogna di Genova. Da vecchio garantista dico – afferma Corbelli - che quei pseudotifosi che hanno umiliato non solo i calciatori ma il calcio italiano vanno isolati e puniti, allontanandoli definitivamente dallo stadio. Per questo la punizione deve essere severa, esemplare, deve rappresentare un monito per chiunque altro pensasse di ripetere una simile bravata. Occorre però una forte reazione, una grande iniziativa popolare che vada al di là di Genova, che coinvolga tutto il mondo sportivo italiano, tutta la parte sana del calcio, che è per fortuna la stragrande maggioranza. Diritti Civili a questo proposito , come ho anticipato ieri al Processo di Biscardi, a partire da oggi promuove una petizione on line, sul proprio sito www.diritticivili.it , per dire no e basta alla violenza nel calcio, per fermare questa pericolosa deriva, per prevenire, per difendere il calcio pulito, la passione vera, l’essenza di ogni sport. Le adesioni raccolte saranno recapitate ai vertici della Figc, della Lega, della Giustizia sportiva per chiedere di rivedere quello scandaloso provvedimento di due turni con lo stadio vuoto, per chiedere una punizione dura, esemplare. Contestualmente auspichiamo che possa svolgersi una grande manifestazione popolare proprio significativamente a Genova, una giornata per difendere salvare il calcio da ogni forma di violenza”. 

 

24 aprile 2012

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Caso Bergamini. Corbelli difende Il Quotidiano della Calabria e denuncia “Perché per oltre 20 anni quella perizia, che di fatto smentisce nettamente l’ipotesi del suicidio, è stata ignorata da tutti?”

 

 

Cosenza

“L’unica bufala nella vicenda Bergamini è l’ipotesi del suicidio che per oltre 20 anni è stata avallata! Denis è stato ucciso. Secondo una perizia ufficiale (ignorata per più di 20 anni e che ieri correttamente Il Quotidiano della Calabria ha pubblicato) prima addirittura sarebbe stato anche evirato. Questo quanto emergerebbe dai fatti e dai documenti. Il Procuratore di Castrovillari, oltre a smentire perizie ufficiali agli atti dell’indagine, faccia finalmente chiarezza e dica cosa è realmente successo e come è morto, il 19 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico, Denis Bergamini”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che difende Il Quotidiano della Calabria. “Grazie al Quotidiano dopo 22 anni è stata resa nota una perizia importante che di fatto, al di là dell’aspetto e veridicità dell’evirazione, di fatto cancella definitivamente l’ipotesi del suicidio, avallata per oltre 20 anni. Denis sarebbe stato ucciso. Ancora oggi, dopo 22 anni, non sappiamo da chi e per quale ragione. E’ ora di fare finalmente luce su questa tragica vicenda, per assicurare alla giustizia i colpevoli e per onorare degnamente, come merita, la memoria del bravo calciatore del Cosenza. Come ho sempre sostenuto ero sicuro che Bergamini non c’entrasse nulla con fatti di droga. Ho sempre chiesto che venisse accertata la verità, fatta luce e giustizia su quella morte assurda. L’incredibile vicenda della perizia ignorata per oltre 20 anni, che getta nuove pesanti ombre su tutta la vicenda e inquietanti dubbi sulle indagini condotte in tutti questi anni, rende opportuno e doveroso, come chiesto da Diritti Civili, l’intervento del Ministro della Giustizia e l’istituzione di una Commissione di indagine. Perché per 22 anni quella perizia, che segna una svolta decisiva nelle indagini, smentisce nettamente l’ipotesi del suicidio e avalla la tesi dell’omicidio, è stata tenuta chiusa in qualche cassetto e ignorata da tutti? Questo è l’inquietante interrogativo a cui si ha il dovere di dare una immediata e convincente risposta”.

 

23 aprile 2012

 

 

BERGAMINI: CORBELLI, MINISTRO GIUSTIZIA APRA INDAGINE

 

(ANSA) - COSENZA, 22 APR - Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene ''dopo la rivelazione fatta oggi - afferma - dal Quotidiano della Calabria, sulle cause della morte di Denis Bergamini, dovute a dissanguamento a causa dell'evirazione subita dal calciatore del Cosenza'', e parla di ''fatto sconcertante e sconvolgente che getta pesanti ombre su tutta la vicenda e inquietanti dubbi sulle indagini condotte in tutti questi anni''. Corbelli chiede al Ministro di Grazia e Giustizia, Severino, ''l'apertura di una indagine e l'istituzione di una Commissione d'inchiesta per fare finalmente piena luce su questa brutta storia, per accertare responsabilita' a tutti i livelli, individuare e assicurare alla giustizia l'autore (o gli autori) di questo efferato fatto di cronaca, difendere il nome, la memoria e l'onore di un bravissimo calciatore, bandiera del Cosenza negli anni piu' belli della storica promozione in serie B, amico di tutti. Chiedo che si ponga fine a questo stillicidio di ipotesi e si faccia finalmente luce su questa inquietante vicenda''. (ANSA). 

(segue comunicato Diritti Civili)

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli chiede intervento Ministro Giustizia e Commissione d’inchiesta su caso Bergamini “Troppe ombre e dubbi inquietanti sulla morte del calciatore del Cosenza”

 

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene dopo la rivelazione fatta oggi dal Quotidiano della Calabria, sulle cause della morte di Denis Bergamini, (avvenuta il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico) dovute a dissanguamento a causa dell’evirazione subita dal calciatore del Cosenza, parla di “fatto sconcertante e sconvolgente che getta pesanti ombre su tutta la vicenda e inquietanti dubbi sulle indagini condotte in tutti questi anni”, chiede al Ministro di Grazia e Giustizia, Paola Severino, “l’apertura di una indagine e l’istituzione di una Commissione d’inchiesta per fare finalmente piena luce su questa brutta storia, per accertare responsabilità a tutti i livelli, individuare e assicurare alla giustizia l’autore (o gli autori) di questo efferato fatto di cronaca, difendere il nome, la memoria e l’onore di un bravissimo calciatore, bandiera del Cosenza negli anni più belli della storica promozione in serie B, amico di tutti, anche del sottoscritto”. “Ho seguito per molti anni il Cosenza, ero amico di Bergamini, così come di tutti i suoi compagni di squadra e del mister Di Marzio, gli autori della storica promozione dei Lupi in serie B. Non sono sino ad oggi intervenuto sulla vicenda, aspettavo gli esiti dell’inchiesta della Procura di Castrovillari. Come ho sempre sostenuto ero sicuro che Bergamini non c’entrasse nulla con fatti di droga. Ho sempre chiesto che venisse fatta verità e giustizia su quella morte assurda. Oggi di fronte all’incredibile, sconvolgente novità, riportata dal Quotidiano della Calabria, della relazione del perito stilata nel 1990, ignorata in tutti questi anni dagli investigatori e dalla magistratura, che parla addirittura di Bergamini morto dissanguato dopo essere stato evirato, sento il dovere morale di intervenire per difendere il buon nome, la memoria di questo bravissimo calciatore. Chiedo che si ponga fine a questo stillicidio di ipotesi e si faccia finalmente luce su questa inquietante vicenda. Se è vero quanto scritto, 22 anni fa, in quella relazione del perito (personalmente non credo che la barbarie possa essere arrivata a tanto nei confronti di un calciatore esemplare, di una persona buona e mite come Bergamini) significa che ci sono responsabilità gravissime a tutti i livelli. Chiedo per questo che vengano accertate tutte le ipotesi di reato ad ogni livello. E’ opportuno per questo che il Ministro della Giustizia disponga un’indagine e venga istituita una Commissione d’inchiesta per indagare sul caso Bergamini. Una Commissione che operi in  sinergia con la Procura di Castrovillari, cui compete l’aspetto meramente giudiziario della vicenda. Chiedo di conoscere la verità sulla morte di Bergamini e che vengano individuati e assicurati alla giustizia i colpevoli di questo efferato crimine”.

 

22 aprile 2012

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli denuncia e chiede intervento Scopelliti per malato di tumore a cui viene, di fatto, negato il diritto di curarsi in Calabria. Per la radioterapia dovrebbe andare ad Agropoli, a 250 km di distanza da casa! L’uomo, un pensionato, ieri ha chiesto aiuto a Diritti Civili.

 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della proposta di legge per l'istituzione del Garante della Salute della Calabria, approvata, all'unanimità, dal Consiglio regionale della Calabria il 30 giugno 2008, interviene su “drammatico caso di un anziano pensionato cosentino Vincenzo Serafino , 68 anni, ammalato di tumore che non può fare in Calabria la radioterapia, di cui ha assoluto bisogno, per le lunghe liste di attesa negli ospedali della nostra regione e gli è stato, per questo, consigliato di recarsi ad Agropoli, in provincia di Salerno,a 250 km di distanza da Cosenza”! L’uomo ha telefonato a Corbelli chiedendogli di aiutarlo, a far rispettare il suo diritto ad essere curato nella nostra regione. “Il pensionato dopo l’operazione ai polmoni (per la rimozione di un tumore), ha fatto la chemioterapia a Paola, adesso ha assoluta necessità e urgenza di sottoporsi a sedute di radioterapia. Si è per questo recato all’ospedale cosentino del Mariano Santo, ma si è sentito rispondere che bisogna aspettare 4 mesi. Ha provato a Catanzaro, ma con scarsa fortuna anche in questo caso, afferma Corbelli. Gli è stato consigliato di recarsi ad Agropoli, all’ospedale più vicino per poter effettuare le sedute di radioterapia. A 250 km da Cosenza, dove risiede con la sua famiglia. L’uomo, esasperato e indignato, mi ha telefonato per informarmi di questa sua odissea, del dramma, dell’ingiustizia che sta vivendo e chiedendomi di aiutarlo. Cosa che naturalmente faccio subito, chiedendo l’intervento del presidente della Regione e commissario della sanità calabrese, Giuseppe Scopelliti, al quale suggerisco di portare all’attenzione del tavolo Massicci casi come questo, del pensionato malato di tumore a cui viene, di fatto, negato il diritto a curarsi nella propria regione, per capire i danni, i disagi, le sofferenze, i drammi, le ingiustizie che comporta e provoca l’infame piano di rientro che si vorrebbe brutalmente e rapidamente imporre alla Calabria, da parte di questo famigerato signor Massicci e del Governo centrale. Scopelliti si opponga a questi inaccettabili diktat romani che calpestano i diritti elementari delle persone, anche di quelle gravemente malate e bisognose di assistenza e di cure”.

 

20 aprile 2012 

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Un defibrillatore in ogni scuola. L’appello di Diritti Civili alle istituzioni

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo la morte del giovane calciatore del Livorno, Piermario Morosini e le polemiche per la mancanza di un defibrillatore negli stadi, chiede che “un defibrillatore venga previsto non solo in ogni campo ma in tutte le scuole” e ricorda a questo proposito “la immane tragedia che un anno fa colpì una famiglia, Caparelli, di San Marco Argentano, con la morte improvvisa a scuola, per un arresto cardiaco, del loro bambino, Sergio, che frequentava la terza elementare e che il 7 aprile scorso avrebbe compiuto 10 anni e la battaglia intrapresa dai genitori di questo sfortunato bambino affinché ogni istituto scolastico venga dotato di un defibrillatore e di un posto di primo soccorso. La tragedia del giovane calciatore, le polemiche per la mancanza di defibrillatore in ogni campo, richiamano alla mente - afferma Corbelli - la grande tragedia che un anno fa colpì tutta la comunità di San Marco Argentano, con la morte improvvisa a scuola del piccolo Sergio Caparelli. Morì il 15 gennaio 2011. Da pochi giorni (il 7 aprile) avrebbe compito 10 anni. I genitori di questo bambino, Daniele e Debora Caparelli, subito dopo la tragedia iniziarono una lodevole campagna di prevenzione chiedendo che ogni scuola venisse dotata di un defibrillatore e di un posto di primo soccorso. I genitori del piccolo Sergio non hanno mai saputo con certezza se la presenza di un defibrillatore a scuola avrebbe potuto salvare la vita del loro bambino. Loro sono convinti che il loro piccolo angelo ce l’avrebbe fatta a salvarsi. Da allora questi due straordinari genitori combattono una bellissima battaglia per tutti i bambini, perché ogni scuola abbia un defibrillatore, perché non accadano mai più tragedie come quella vissuta dal loro bambino. Lo scorso anno gli zii del piccolo Sergio, Maurizio e Tiziana Caparelli, mi scrissero chiedendomi di aiutare Daniele e Debora Caparelli in questa loro iniziativa. Cosa che naturalmente ho subito fatto investendo del problema le diverse autorità competenti. A San Marco Argentano dopo la tragedia del piccolo Sergio le scuole del comune sono state dotate di un defibrillatore, offerto dalla Provincia di Cosenza. Oggi ho voluto ricordare questa triste vicenda perché nel ricordo di quel piccolo angelo, Sergio Caparelli, si possa finalmente dotare ogni scuola calabrese e del resto del Paese di un defibrillatore. Per prevenire, per evitare che si ripetano altre tragedie”.

 

17 aprile 2012

 

 

 

 

Intimidazione Sindaco Monasterace. Intervento di Corbelli

(segue notizia Ansa)

 

 

ANSA, aprile. “Ho grande rispetto per i sindaci della Locride, impegnati in una realtà difficile e rischiosa, ma non condivido la loro protesta di dimissioni in blocco per convincere la Lanzetta a rivedere la sua scelta''. Lo afferma in una nota il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. ''Auspico - aggiunge - che il sindaco di Monasterace si autosospenda e che venga nominato dal Governo un commissario straordinario con poteri eccezionali, sino a quando non sar… fatta luce sui gravi episodi delittuosi e non saranno assicurati alla giustizia i responsabili delle gravi intimidazioni al sindaco''. Corbelli chiede che ''questa misura eccezionale e temporanea dell'autosospensione diventi una legge dello Stato e che venga applicata per tutti i sindaci e gli amministratori minacciati dalla mafia. Le dimissioni di Maria Carmela Lanzetta non sono e non devono assolutamente essere interpretate come una resa dello Stato di fronte alla 'ndrangheta. A Monasterace la lotta alla mafia deve continuare con, se possibile, maggiore forza, così come le battaglie per far rispettare la legalità. Per questo mi auguro che la Lanzetta si autosospenda, venga nominato un commissario straordinario con poteri eccezionali''. ''Chi invita la Lanzetta a non dimettersi - conclude - sbaglia perchè‚ oggi a Monasterace significa lasciarla in balia della 'ndrangheta. Passata l'eco mediatica la Lanzetta si ritroverebbe da sola a fronteggiare la minaccia della criminalit… organizzata. Facile bersaglio, lei, la sua farmacia, la sua famiglia, dei mafiosi. Valgono poco la tutela o la vigilanza(ANSA)''

 

 

 

La legge-vergogna per le Province. La denuncia di Diritti Civili

(la notizia Ansa nella pagina Politica)

 

 

Corbelli risponde a tal deputato nominato Crosetto

(la notizia Ansa nella pagina Politica)

 

                                        

Appello per detenuto malato di tumore(nella pagina Giustizia)

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Inps nega indennità accompagnamento a donna anziana di 81 anni malata di cancro, operata due volte (nel 2010 e nel 2011) per due diversi tumori”! Appello del figlio della donna a Diritti Civili

 

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia la “grande ingiustizia e il dramma umano che sta vivendo una anziana donna calabrese, Filomena Manes, 81 anni, di un piccolo centro del Tirreno Cosentino, gravemente malata, operata due volte (nel 2010 e nel 2011) per due diversi tumori che si è vista negare il diritto all’indennità di accompagnamento e che avendo prodotto ricorso non viene più chiamata a visita dall’Inps”. Il figlio della donna, Ennio Abonante, avvocato ed ex sindaco di questa cittadina del Tirreno, ha scritto e chiesto l’intervento di Corbelli. Il leader di Diritti Civili parla di “gravissimo e assolutamente ingiustificato comportamento dell’Inps che nega il diritto all’accompagnamento ad una donna di 81 anni malata di cancro, due volte operata per due differenti tumori, sottoposta alla chemioterapia. Chiedo che si ponga immediatamente fine a questa ingiustizia e si riconosca il diritto all’indennità di accompagnamento di questa anziana donna. Il Premier Monti e il ministro Fornero, quella delle lacrime facili, e la triade della vergogna Pdl-Pd-Udc(Terzo Polo), che sostengono, insieme al presidente della Repubblica, questo Governo delle grandi banche, dei grandi gruppi industriali e dei poteri forti, in questo modo infame vogliono risanare il paese , consentendo che vengano calpestati così brutalmente i diritti di persone anziane e malate di tumore?”.  Questa la vicenda raccontata dal figlio di questa donna a Corbelli. Nel 2009 Filomena Manes ha avanzato domanda per il riconoscimento dell'invalidità civile e della indennità di accompagnamento. La commissione medica, lo stesso anno(2009), ha riconosciuto la invalidità civile in forma grave, ma non ha ritenuto di concedere i benefici dell'accompagnamento. Avverso questa decisione è stato proposto ricorso tutt'ora pendente. Nel luglio 2010 l’anziana donna è stata sottoposta ad intervento chirurgico per l'asportazione di un melanoma alla gamba sinistra e nell’ottobre 2011 è stata sottoposta ad altro intervento chirurgico per l'asportazione di un tumore alle ovaie e sta svolgendo i prescritti cicli di chemioterapia. Nel novembre 2011 è stata avanzata la richiesta per il riconoscimento dell'indennità di accompagnamento. Ai pazienti affetti da malattia oncologica, come il caso questa anziana donna, viene assicurata una corsia preferenziale sui tempi di esecuzione della visita medica, che deve essere effettuata entro pochi giorni. Ma qui sorge il problema. Scrive il figlio, Ennio Abonante, della anziana donna a Corbelli: “L'Inps in considerazione del fatto che nel 2010 è stato proposto ricorso avverso la decisione della commissione medica che le aveva negato l'indennità di accompagnamento e che, però, riguardava una diversa patologia (sindrome di Meniere) con un comportamento grave, non consente che la stessa venga sottoposta a visita da parte della commissione competente, se non rinunzia formalmente all'azione giudiziaria in essere, nonostante, come detto, la nuova domanda riguardi due gravissime patologie oncologiche diverse rispetto alla prima ed insorte dopo l'avvio del procedimento giudiziario. Ho inviato due raccomandate all'INPS e non ho avuto alcuna risposta. Un fatto grave. Ci troviamo di fronte alla negazione del diritto all’indennità di accompagnamento e alla negazione del diritto ad essere sottoposti a visita”.

 

4 aprile 2012

 

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Appello di Corbelli per giovane calabrese disabile(sin dalla nascita) a cui da 14 anni viene negato, per intoppi burocratici, diritto indennità accompagnamento. Il padre del ragazzo ha chiesto l’intervento di Diritti Civili

 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, chiede all’Inps di “riconoscere il diritto all’indennità di accompagnamento ad un giovane disabile Alessio Sessa, 24 anni, di Acquappesa, centro del Tirreno Cosentino, affetto sin dalla nascita da ritardo mentale, da 14 anni (dal 1998) in attesa di vedersi assegnato questo misero assegno mensile, non ancora riconosciuto per assurdi intoppi burocratici”. Il padre del ragazzo, Giuseppe, che da anni lotta per la causa di suo figlio, ha scritto e telefonato a Corbelli per chiedere di aiutarlo. L’anziano uomo, 70 anni, pensionato, dopo che le condizioni di salute del giovane si sono assai aggravate, non ce la fa più da solo ad assistere suo figlio. Stanco di lottare chiede aiuto a Diritti Civili e alle istituzioni. “Il caso di Alessio è non solo una grande, inaccettabile ingiustizia, ma un fatto indegno di un paese civile, una autentica vergogna, afferma Corbelli. Per assurdi burocratici da 14 anni non viene riconosciuta e assegnata la misera indennità di accompagnamento ad un giovane disabile sin dalla nascita. Non conosco personalmente questo ragazzo, né il genitore che mi ha scritto e mi ha telefonato per chiedermi di aiutarlo. Ma, così come ho fatto per tanti altri casi, rivolgo un appello al responsabile dell’Inps, a coloro i quali devono istruire la pratica e assegnare l’indennità di accompagnamento di superare ogni intoppo burocratico e di riconoscere finalmente a questo ragazzo un suo sacrosanto diritto. Lo Stato, oggi il Governo Monti, quello dei poteri forti, delle grandi banche, dei grandi gruppi industriali e delle potenti lobby, sostenuto dalla triade della vergogna Pdl-Pd-Udc(Terzo Polo) e dal presidente della Repubblica, non colpisca sempre i più poveri, gli indifesi, i disabili. Abbia rispetto per questa povera gente e per i loro diritti”.

 

24 marzo 2012

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli “La picola Jannate non ce l’ha fatta a vincere la sua malattia. Per tre anni ho lottato per questa bambina. Lo Stato aiuti adesso la sua famiglia e si faccia carico delle spese del funerale e del trasporto della piccola salma in Marocco”. 

 

 

Vibo Valentia

“La piccola Jannate non ce l’ha fatta a vincere la sua malattia ed è salita al cielo. E’ finita così la sua sofferenza e quella dei suoi genitori. Sapevo che la sua malattia era assai grave. Per tre anni ho lottato per aiutarla per farle riconoscere il diritto alla pensioncina e dell’indennità di accompagnamento. Nei primi mesi del 2009 ho per la prima volta ho reso noto questo drammatico caso umano. Ho coinvolto, in questi anni, le massime istituzioni del Paese. Ho contattato e fatto intervenire personalmente anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Sono andato a trovare la piccola Jannate in ospedale, a Cosenza. Chiedo adesso allo Stato italiano di aiutare questa famiglia e di farsi carico delle spese del funerale e del trasporto in Marocco della salma di questa povera e sfortunata bambina”. E’ quanto afferma in una nota, con tanta tristezza e commozione, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo aver appreso della morte della piccola Jannate, 4 anni, nata in Italia, residente nel Vibonese, affetta da una rara forma di malattia genetica, che viveva grazie ad un respiratore artificiale attaccato ad una macchina, figlia di una poverissima coppia di giovanissimi immigrati marocchini (il padre, venditore ambulante, la madre, casalinga, da 13 anni in Italia), per lunghi mesi rimasta ricoverata all’Ospedale Civile di Cosenza, al reparto di rianimazione per bambini. “Ho per molti mesi chiesto alle diverse istituzioni di aiutare questa bambina. Eravamo riusciti grazie al primario e ai medici del reparto di rianimazione pediatrica dell’Annunziata a trovare anche un piccolo appartamento vicino al nosocomio cosentino per permettere alla famiglia della piccola (oltre ai genitori una sorellina un po’ più grande) di poterle stare vicino e assisterla 24 ore al giorno. Nel luglio del 2009 avevo chiesto all’Asp di Vibo Valentia di riconoscere l’invalidità, il diritto alla pensione e alla indennità di accompagnamento per la bambina e alle altre Istituzioni preposte (Comune e Provincia di Vibo, Regione) di aiutare questa famiglia, di erogare un contributo. Dopo il mio appello era intervenuto l’allora direttore generale dell’Asp di Vibo Valentia, Rubens Curia, che aveva provveduto ad inoltrare la pratica all’Asp di Cosenza per l’accertamento della invalidità della bambina, presso l’ospedale di Cosenza. Successivamente avevo coinvolto anche il presidente della Camera, Fini, il Prefetto di Vibo e la direzione generale dell’Inps. Purtroppo Jannate non ce l’ha fatta a vincere la sua battaglia più importante. Ed è volata in cielo. Il Signore ha voluto in questo modo porre fine alla sua sofferenza. Oggi è un giorno di dolore e tristezza per la famiglia di Jannate e per tutti quelli che l’hanno conosciuta, aiutata e voluto bene”.  

 

20 marzo 2012

 

 

 

Manovra, Corbelli: "No obbligo conto corrente per pensionati"

ANSA. 17 marzo 2012. Franco Corbelli, leader Del movimento Diritti Civili, critica il provvedimento del governo "che impone l'obbligo per gli anziani e i pensionati invalidi di aprire un conto corrente bancario o conto o deposito postale per percepire la pensione". "Il peggiore dei provvedimenti del Governo - afferma Corbelli - è senz'altro quello del divieto oltre i mille euro del pagamento in contanti, che colpisce indistintamente tutti, anche le misere pensioni di gente sola, invalida, paraplegica. Una misura che va a creare molti disagi alle fasce più povere, disagiate della popolazione. In particolare sono quegli anziani, in tanti casi rimasti soli, gravemente malati, costretti alla sedia rotelle, allettati, analfabeti che non sanno neppure fare la loro firma, che naturalmente non sanno cosa sia un conto corrente". "Queste persone - prosegue Corbelli - sono oggi state buttate nella disperazione, sono state letteralmente scippate di un loro sacrosanto diritto che è quello di poter percepire mensilmente in contanti dall'ufficio postale del loro paese e della loro città quella misera pensione(ANSA)".

(nella pagina Politica il comunicato del Movimento Diritti Civili)

 

Appello per consigliere regionale Franco Morelli, in carcere da oltre mesi e in attesa del processo(nella pagina Giustizia)

 

Appello per giovane detenuto gravemente malato

(la notizia Ansa con l’intervento di Diritti Civili nella pagina Giustizia)

 

 

Appello per nomina e istituzione Garante Salute Calabria

(nella pagina Politica)

 

 

Appello per detenuto con madre anziana malata che non vede da 19 mesi

(nella Pagina Giustizia)

 

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

 

Campo Rom Cosenza. Corbelli: “Sfiorata la strage. E’ il secondo incendio dopo quello del 9 giugno 2011. Inascoltati le denunce e gli appelli di Diritti Civili(l’ultimo su Calabria Ora il 9 febbraio scorso) . Basta con la baraccopoli della vergogna. Comune realizzi struttura dignitosa di accoglienza”

 

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo “l’incendio che ha distrutto mercoledì mattina molte baracche del campo Rom di Vaglio Lise e che solo per un miracolo non si è trasformata in una tragedia”, denuncia, ancora una volta, quello che definisce lo “scandalo della baraccopoli dimenticata, la situazione di degrado, di disumanità e di pericolo in cui vivono numerose famiglie nomade (con la presenza di molti bambini), sulle rive del fiume Crati e in un accampamento dietro la stazione ferroviaria”, chiede la “realizzazione di una struttura di accoglienza per questi immigrati poverissimi”. Corbelli, pochi giorni fa, in occasione dell’ondata di freddo e del maltempo, aveva ancora una volta, purtroppo da solo e inascoltato, denunciato (come riportato il 9 febbraio scorso da Calabria Ora) il “rischio di una possibile strage al campo rom” e aveva sollecitato “un immediato intervento (con riferimento in particolare ai tanti bambini - un centinaio - presenti nella baraccopoli, alcuni anche malati e bisognosi di cure) delle autorità preposte, ad iniziare dal sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, e dal Prefetto, Raffaele Cannizzaro”. Lo stesso Corbelli ricorda che “il 9 giugno dello scorso anno un altro incendio si era sviluppato nella baraccopoli e che anche in quella occasione solo per un miracolo non si era verificata una strage. Adesso basta. Cosenza, la città colta, civile, solidale non può continuare ad ignorare il dramma di questo popolo rom. L’incendio di mercoledì mattina e la tragedia miracolosamente evitata devono richiamare l’attenzione delle istituzioni competenti sul dramma dimenticato della comunità rom che a Cosenza vive in tende-vergogna, in alloggi di fortuna, pericolosi, in condizioni igieniche allucinanti e disumane. La situazione è assai grave e preoccupante. La baraccopoli di Vaglio Lise è una vergogna, un fatto indegno di un Paese civile. Sono anni che Diritti Civili denuncia questo scandalo. Occorre intervenire immediatamente, eliminando queste vergogne, aiutando quelle famiglie, dando un’assistenza dignitosa a quei bambini che in quelle condizioni si ammalano e rischiano la vita. Quanto accaduto ieri mattina, così come gli incendi dello scorso anno, devono essere un monito e un campanello d’allarme. Bisogna agire subito, per prevenire, prima che sia troppo tardi. Bisogna evitare che si verifichi una tragedia. Per questo chiedo che il sindaco Occhiuto intervenga subito, dia corso e riprenda quel vecchio progetto di realizzazione di un campo sosta per i rom, che è stato accantonato dal suo predecessore, Perugini, pare per mancanza di risorse. Bisogna aiutare questa povera gente che viene da noi in cerca di lavoro e di fortuna. Bisogna non chiudere gli occhi di fronte al dramma di quei bambini innocenti e dei loro genitori. Ricordo a tutti che a volte in quelle baracche si consumano immani tragedie, a tutti sconosciute, come nel caso dei due fratellini rom non vedenti, Marko e Branko che 11 anni fa Diritti Civili scoprì proprio in una di quelle tende-vergogne di Vaglio Lise. I due fratellini, ciechi, che da allora sono riuscito a togliere da quella baracca (dove avevano, in condizioni disumane, vissuto quattro anni, ammalandosi), a farli ospitare, insieme alla loro famiglia, dal luglio del 2001, in una casa comunale di Rende, a farli restare in Italia (grazie a dei permessi straordinari di soggiorno che faccio rinnovare ogni anno dalla Questura di Cosenza), a farli, più volte, curare e operare a Bologna, a fargli vivere una vita dignitosa”.

 

23 febbraio 2012

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

 

Appello per ex bancario calabrese, che vittima ingiustizia e poverissimo mette in vendita rene per poter sopravvivere!

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia il dramma di un ex dipendente bancario calabrese che “vittima di una clamorosa ingiustizia e nella povertà e disperazione assoluta ha scritto a Diritti Civili preannunciando una clamorosa e disperata iniziativa di protesta: la messa in vendita di un suo rene per pagare i debiti e poter sopravvivere”. Corbelli parla di “un drammatico caso di disperazione e di un disperato grido di aiuto che non può essere ignorato. Occorre aiutare quell’uomo e la sua famiglia. Un paese civile ha il dovere di dare una risposta e garantire giustizia a quest’uomo”. Ecco come racconta la sua drammatica storia questo ex dipendente, oggi 62enne, a Corbelli. “ Caro Corbelli, sono G . L. . Ero impiegato bancario con la qualifica di vice capoufficio, nel 1995 sono stato licenziato, dopo ben 18 anni di onorato servizio, e querelato con una grave accusa. Dopo 17 anni e ben quattro gradi di giudizio sono stato definitivamente assolto dalla corte di Appello di Salerno. Nell'anno 2009 ho citato in giudizio la suddetta banca per essere risarcito dei danni subiti dall'ingiusta querela ma dopo due anni un giudice ha rigettato la mia richiesta dei danni, motivandola con il fatto che non era colpa della banca se io e la mia famiglia abbiamo dovuto subire la fame e tante umiliazioni per 17 lunghi anni e che dovremo ancora subire per tanti anni. Chiedo, purtroppo inutilmente da anni, solo giustizia e di essere risarcito per tutto quello che ho subito. Ora per poter sopravvivere non so più a chi rivolgermi, infatti siamo oberati di debiti con privati e varie finanziarie. Non mi resta che fare un annuncio sulla stampa che metto in vendita un rene per poter sopravvivere. Spero che il mio grido di indignato venga ascoltato e nell'attesa di un suo intervento la saluto”.

21 febbraio 2012

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Giudice Tribunale sorveglianza Cosenza ha firmato oggi affidamento servizi (e autorizzazione a recarsi a lavoro) ad Alexandrina (giovane rumena che ha perso suoi tre bambini in incendio), da oltre 8 mesi ai domiciliari in Calabria. “Vinta nuova importante battaglia. Scritta un’altra bellissima pagina di solidarietà e di giustizia giusta e umana”


Cosenza
”Sono particolarmente felice di aver potuto dare un po’ di serenità ad Alexandrina, la giovane, povera e sfortunata ragazza rumena, colpita da un destino crudele, per la morte, tre anni fa, in un incendio, dei suoi tre bambini. Sembrava una battaglia difficile, quasi impossibile. Invece ce l’abbiamo fatta. Per oltre 9 mesi le sono stato sempre vicino, non l’ho mai abbandonata, ho lottato ininterrottamente, sino a quando oggi non è arrivato il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Cosenza che consente ad Alexandrina di lasciare finalmente, dopo oltre 8 mesi, gli arresti domiciliari e recarsi al lavoro. Posso con grande soddisfazione dire che è stata vinta una nuova importante battaglia, scritta un’altra bellissima pagina di solidarietà e di giustizia giusta e umana. E’ una delle più belle conquiste civili di Diritti Civili, tra le innumerevoli ottenute dal nostro Movimento in tutti questi lunghi anni”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che informa che il giudice del Tribunale di sorveglianza di Cosenza, Sergio Caliò (lo stesso che si occupò del caso di Kate Omoregbe, la ragazza nigeriana che se espulsa dall’Italia rischiava la lapidazione nel suo paese e anche lei come Alexandrina detenuta nel carcere di Castrovillari), ha firmato oggi il provvedimento di affidamento ai servizi (e autorizzazione a recarsi a lavoro) della giovane rumena Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, agli arresti domiciliari in Calabria dal 31 maggio 2011, dopo il rigetto, lo scorso anno, con due diverse sentenze della Corte di Appello di Catanzaro, della richiesta di estradizione avanzata dal suo Paese, la Romania, che l’aveva condannata a tre anni di reclusione per omicidio colposo, per la morte dei suoi tre bambini, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, avvenuta, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali, nell’abitazione del suo piccolo paese nel Nord della Romania. Il giorno della tragedia la ragazza era uscita per andare a comprare del pane ai suoi tre figlioletti, che aveva lasciato a letto, a dormire, con il caminetto acceso per riscaldare la stanzetta, in quel freddissimo pomeriggio d’inverno. Al suo ritorno aveva trovato l’abitazione invasa dal fuoco, aveva rotto il vetro, si era buttata con coraggio nelle fiamme, per tentare di salvare i suoi tre figli. Purtroppo non ce l’aveva fatta. Alexandrina era rimasta anche gravemente ferita ed era stata ricoverata in ospedale in Romania dove era rimasta due mesi. Due anni fa la giovane rumena era arrivata in Calabria, dove aveva raggiunto un fratello. Il 26 aprile 2011 era stata arrestata dai carabinieri di Cassano e rinchiusa nel carcere di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese. Il 31 maggio dello scorso anno la Corte di Appello di Catanzaro aveva respinto la richiesta di estradizione e disposto gli arresti domiciliari in Calabria, a Sibari. Il leader di Diritti Civili, Corbelli, che da più di 9 mesi sta ininterrottamente lottando per aiutare questa povera e sfortunata ragazza rumena (che nel maggio dello scorso anno è anche andato a  trovare in carcere), informa di aver avuto la notizia, oggi telefonicamente, direttamente dal giudice Caliò, che ringrazia per “la sua grande sensibilità e umanità”, per aver posto fine alla ulteriore sofferenza di questa ragazza, già così duramente colpita, per un destino crudele, dall’immane tragedia della perdita dei suoi tre bambini. Ho informato Alexandrina – afferma Corbelli - che il giudice Caliò ha  firmato il provvedimento, dopo aver ricevuto l’informativa richiesta e dopo aver preso visione della relazione degli assistenti sociali (che ho, nei giorni scorsi, sentito al telefono) che hanno seguito Alexandrina in questi mesi e che, così come hanno scritto anche i carabinieri di Cassano, hanno confermato il comportamento corretto ed esemplare tenuto da Alexandrina in questi otto mesi di carcerazione domiciliare. Finalmente dunque  questa nuova sofferenza di Alexandrina è finita. La ragazza ha ottenuto dal giudice Caliò l’autorizzazione ad uscire di casa e andare a lavorare in una azienda agricola della Sibaritide che le ha fatto un regolare contratto di lavoro. Dopo aver l’estate scorsa impedito l’estradizione e il carcere in Romania per Alexandrina oggi viene dunque scritta la parola fine a questa vicenda. Ho sentito Alexandrina continuamente in questi mesi. L’ho aiutata quando era in carcere, ho contribuito insieme ai suoi due legali a farla scarcerare, ho continuato ad aiutarla anche dopo. Era oltre che profondamente ingiusto assolutamente disumano far pagare con il carcere questa povera e sfortunata ragazza per la tragedia che l’aveva colpita con la morte dei suoi tre bambini”.

15 febbraio 2012

 


MALTEMPO. CORBELLI :”CALABRIA DISCRIMINATA PER EMERGENZA NEVE”

Cosenza, ANSA 13 febbraio. "Siamo all'ennesima discriminazione di una regione, la Calabria, anche di fronte all'emergenza neve". E' quanto afferma il leader del movimento Diritti civili, Franco Corbelli che si chiede, in una nota, "perché l'esercito, come il Cristo di Levi, (fermatosi ad Eboli) si sia fermato in Basilicata e non sia stato (e non venga ancora) utilizzato anche in Calabria per fronteggiare le situazioni di vera e propria drammatica emergenza registratasi in particolare in alcuni paesi dell'Alto Ionio cosentino sommersi da diversi metri di neve e rimasti isolati per alcuni giorni". Corbelli chiede che i soldati "vengano subito utilizzati anche in Calabria così come sta avvenendo in tutte le altre regioni colpite dall'eccezionale ondata di neve. Perché la Calabria anche di fronte ad una emergenza come la neve di questi giorni viene lasciata da sola? Qualcuno deve spiegare perché se c'é una emergenza neve in Italia vengono utilizzati anche i militari, dovunque tranne che in Calabria. La popolazione di Alessandria del Carretto, coperta da 6 metri di neve e inaccessibile per alcuni giorni, la gente di Mandatoriccio, rimasto isolato per quattro giorni, e quella di altri centri calabresi colpiti dalla forte nevicata, non hanno forse gli stessi diritti degli altri paesi delle altre regioni italiane, coperti dalla neve e liberati dall'esercito? La verità, amara e incontestabile, è che anche di fronte ad una calamità la Calabria viene vergognosamente penalizzata, discriminata, umiliata, di fatto cancellata(ANSA)".

 


 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Appello Corbelli per bambina vibonese che vive con respiratore artificiale

 

Vibo Valentia

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello a favore di una

bambina vibonese affetta da ipoventilazione centrale congenita, meglio conosciuta come Sindrome di Ondine, una patologia molto rara la quale comporta una compressione grave della respirazione durante il sonno con la conseguenza che la bambina attraverso una tracheotomia deve essere aiutata durante il sonno da un supporto ventilatorio e deve per questo essere connessa ad un ventilatore meccanico. I genitori della bambina, Giuseppe L. e Maria Rosaria G. , due giovani laureati, disoccupati, non sono in grado di far fronte alle spese necessarie per curare la loro bambina a Roma, al Bambini Gesù, e dopo aver invano chiesto aiuto alle diverse istituzioni hanno rivolto un appello a Corbelli. I due genitori hanno telefonato e scritto al leader di Diritti Civili per raccontare la loro odissea, il dramma della loro bambina e per chiedere aiuto. Scrivo i genitori della bambina a Corbelli. “Oltre al problema della malattia si aggiunge anche quello del lavoro (siamo entrambi laureati in economia e commercio e disoccupati) con conseguente aggravio delle spese perché dobbiamo periodicamente portare la bambina all’ospedale pediatrico Bambino Gesù (Roma) in quanto questa patologia non è curabile in centri ospedalieri calabresi e pertanto siamo costretti a recarci fuori regione. Fino al 2008 ci veniva rimborsato dietro apposita domanda presentata all’A.S.P. una parte delle spese sostenute. Dal 2009 ad oggi questi rimborsi non sono stati più fatti con la conseguenza che, per i viaggi successivi, tutte le spese sono state a nostro carico. Oggi non siamo più in grado di far fronte a queste spese. Per questo siamo costretti a chiedere aiuto. Confidiamo in lei dott. Corbelli..”. Il leader di Diritti Civili afferma: “Questi genitori, che con grande dignità lottano per la loro bambina, non devono essere lasciati soli, vanno aiutati. Deve essere assolutamente garantito il diritto di quella sfortunata bambina di essere curata adeguatamente nei centri specialistici. Un Paese civile ha il dovere di dare tutta l’assistenza necessaria a questa bambina, costretta a vivere con un respiratore artificiale. Chiedo a chi di competenza (Asp, Regione..) di intervenire, di rimborsare i soldi già spesi da questi genitori per i precedenti viaggi a Roma e soprattutto di garantire il nuovo ricovero della bambina al Bambin Gesù, previsto proprio per i prossimi giorni”.

 

10 febbraio 2012

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Appello Diritti Civili ”Intervenire al campo Rom di Cosenza prima che, per il freddo polare e il maltempo, si consumi qualche tragedia. Nella disumana baraccopoli ci sono 100 bambini, alcuni malati e bisognosi di cure”

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello e invita le istituzioni preposte, ad iniziare dal prefetto e dal sindaco di Cosenza, ad intervenire subito “per evitare che in questi giorni (e in quelli previsti per il fine settimana) di maltempo e freddo polare, si consumi qualche tragedia nel campo Rom lungo il fiume Crati”. Corbelli in particolare si dice fortemente preoccupato per la presenza nella baraccopoli di un centinaio di bambini, alcuni anche malati. E’ questa la prima vera priorità, una assoluta emergenza sociale che va affrontata immediatamente. E’ grave e assolutamente ingiustificato che le Istituzioni preposte non si siano preoccupate in questi giorni di grande freddo di occuparsi della situazione disumana, allucinante, di grande rischio e pericolo che vivono i rom accampati a Vaglio Lise e lungo il fiume Crati. In quella baraccopoli ci sono un centinaio di bambini e diverse persone malate. In quella tendopoli si rischia di morire dal freddo. Se il grande freddo previsto per i prossimi giorni e il maltempo dovessero abbattersi con forza anche su Cosenza si rischia la catastrofe. Bisogna assolutamente intervenire subito, prima che sia troppo tardi. Faccio questa denuncia preventiva, sperando di trovare immediato ascolto presso le Istituzioni compenti. Ad iniziare dalla Prefettura e dal comune di Cosenza. Ricordo che nei mesi scorsi in questo campo Rom una persona è morta per il freddo. E non era certo il grande freddo di questi giorni e quello preannunciato per il fine settimana. Nel villaggio Rom di Vaglio Lise – prosegue Corbelli - ci sono oltre cento bambini, alcuni anche malati e bisognosi di cure. Dietro ognuno c’è un caso umano, a volte un dramma familiare. Ricordo solo che da quel villaggio 11 anni fa, nel luglio del 2001, ho tolto da una tenda-vergogna i due fratellini Rom non vedenti, Marko e Branko, allora di 4 e 5 anni, che ho salvato, ho fatto operare a Bologna, ho fatto ottenere (ogni anno) ai loro genitori il permesso di soggiorno straordinario, il diritto ad avere erogato dallo Stato un piccolo aiuto economico, li ho fatti iscrivere a scuola e ospitare in una casa a Rende, messa gratuitamente a disposizione dalla locale Amministrazione comunale. Bambini, i due piccoli fratellini non vedenti, che da 11 nani continuo ad aiutare insieme ai loro genitori”

 

9 febbraio 2012

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Diritti Civili denuncia “Emergenza profughi in Calabria. 1003 richiedenti asilo politico. Centinaia e centinaia i ricorsi pendenti da anni presso Tribunale Catanzaro”

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo la nuova protesta degli immigrati, l’ultima quella di ieri a Cetraro, dopo quelle clamorose di Crotone dell’ottobre scorso, denuncia quello che definisce “il drammatico e dimenticato problema, una vera emergenza sociale, delle migliaia e migliaia di migranti e profughi che aspettano da anni di avere una risposta alla richiesta di asilo politico e all’ottenimento e al rinnovo del permesso di soggiorno. In Calabria attualmente ci sono 1019 migranti in attesa di una risposta alle loro istanze da parte dello Stato. Di questi 1003 sono richiedenti asilo. Ci sono poi centinaia e centinaia di ricorsi pendenti da anni presso il Tribunale di Catanzaro di rifugiati che aspettano di ottenere la protezione umanitaria in Italia. Sono casi di disperazione di tanti poveri immigrati costretti ad aspettare anche degli anni prima di vedersi riconosciuto un loro diritto. Diritti Civili sono oltre 20 anni che combatte per difendere i diritti civili e umani di tanti immigrati. Negli ultimi mesi abbiamo risolto, dopo un lunga battaglia, i casi di Kate e Alexandrina, due giovani immigrate, della Nigeria e della Romania. Tanti sono i casi di migranti disperati, che non conosciamo, che chiedono , come hanno fatto ieri con la protesta di Cetraro, rispetto per i loro diritti. E’ gente povera e disperata, che per protesta, per rivendicare i loro diritti, deve inscenare proteste clamorose, arrivando addirittura a minacciare il suicidio, come è successo nell’ottobre dello scorso anno a Crotone. Spesso per questi migranti si consumano tragedie in solitudine, nel silenzio e nella indifferenza delle istituzioni. Oggi c’è questa emergenza profughi che aspettano di ottenere l’asilo, la protezione umanitaria o il permesso di soggiorno. Un Paese civile, uno Stato di diritto ha il dovere di dare delle risposte a questi immigrati che spesso fuggono dalla guerra, dalla miseria, dalla fame, dalle malattie, dalle persecuzioni per cercare aiuto e fortuna in Italia e in altre Nazioni democratiche. Non possiamo trattarli come fantasmi. Sono degli essere umani e come tali vanno trattati e rispettati”.  

 

5 febbraio 2012

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Tribunale sorveglianza Cosenza sta per firmare provvedimento affidamento servizi Alexandrina (giovane rumena che ha perso suoi tre bambini in incendio), da 8 mesi ai domiciliari in Calabria. Corbelli “Vinta nuova importante battaglia. Sta per essere scritta un’altra bellissima pagina di solidarietà e di giustizia giusta e umana”


Cosenza
Il giudice del Tribunale di sorveglianza, Sergio Caliò (lo stesso che si occupò del caso di Kate Omoregbe, la ragazza nigeriana che se espulsa dall’Italia rischiava la lapidazione nel suo paese), sta per porre fine alla lunga carcerazione domiciliare e firmare il provvedimento di affidamento ai servizi della giovane rumena Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, agli arresti domiciliari in Calabria dal 31 maggio 2011, dopo il rigetto, lo scorso anno, con due diverse sentenze della Corte di Appello di Catanzaro,
della richiesta di estradizione avanzata dal suo Paese, la Romania, che l’aveva condannata a tre anni di reclusione per omicidio colposo, per la morte dei suoi tre bambini, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, avvenuta, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali, nell’abitazione del suo piccolo paese nel Nord della Romania. Il giorno della tragedia la ragazza era uscita per andare a comprare del pane ai suoi tre figlioletti, che aveva lasciato a letto, a dormire, con il caminetto acceso per riscaldare la stanzetta, in quel freddissimo pomeriggio d’inverno. Al suo ritorno aveva trovato l’abitazione invasa dal fuoco, aveva rotto il vetro, si era buttata con coraggio nelle fiamme, per tentare di salvare i suoi tre figli. Purtroppo non ce l’aveva fatta. Alexandrina era rimasta anche gravemente ferita ed era stata ricoverata in ospedale in
Romania dove era rimasta due mesi. Due anni fa la giovane rumena era arrivata in Calabria, dove aveva raggiunto un fratello. Il 26 aprile 2011 era stata arrestata dai carabinieri di Cassano e rinchiusa nel carcere di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese. Il 31 maggio dello scorso anno la Corte di Appello di Catanzaro aveva respinto la richiesta di estradizione e disposto gli arresti domiciliari in Calabria, a Sibari. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che da 9 mesi sta ininterrottamente lottando per aiutare questa povera e sfortunata ragazza rumena, informa di aver parlato oggi telefonicamente con il giudice Caliò, che ringrazia per quella che definisce “un’altra bellissima pagina di giustizia giusta e umana. Una nuova grande importante vittoria che pone finalmente fine alla ulteriore sofferenza di questa ragazza, già così duramente colpita, per un destino crudele, dall’immane tragedia della perdita dei suoi tre bambini. Ho informato Alexandrina che il giudice
Caliò sta per firmare il provvedimento. Lo farà subito non appena avrà l’informativa richiesta. La relazione degli assistenti sociali (che ho sentito al telefono) che hanno seguito Alexandrina in questi mesi è stata eccellente, così come del resto la informativa dei carabinieri di Cassano che hanno confermato il comportamento corretto ed esemplare tenuto da Alexandrina in questi otto mesi di carcerazione domiciliare. Finalmente dunque  questa nuova sofferenza di Alexandrina sta per finire. La ragazza avrà l’affidamento ai servizi e l’autorizzazione ad uscire di casa e andare a lavorare in una azienda agricola della
Sibaritide che le ha fatto un regolare contratto di lavoro. Dopo aver l’estate scorsa impedito l’estradizione e il carcere in Romania per Alexandrina oggi sta per essere scritta la parola fine a questa vicenda. Ho sentito Alexandrina continuamente in questi mesi. L’ho aiutata quando era in carcere, ho contribuito insieme ai suoi due legali a farla scarcerare, ho continuato ad aiutarla anche dopo. Era oltre che profondamente ingiusto assolutamente disumano far pagare con il carcere questa povera e sfortunata ragazza per la tragedia che l’aveva colpita con la morte dei suoi tre bambini. Alexandrina era nella casa circondariale di Castrovillari, dove era detenuta anche Kate Omoregbe (la ragazza nigeriana che ho salvato impedendo che venisse
espulsa e facendole ottenere l’asilo politico in Italia: la giovane rischiava la lapidazione nel suo Paese). Sono soddisfatto e felice di aver dedicato questi nove mesi soprattutto per queste due cause umanitarie di due ragazze povere e sfortunate. Un ringraziamento di cuore va ai media calabresi che mi sono stati, come al solito, vicini, in queste due battaglie di giustizia giusta e umana e in queste importanti iniziative di solidarietà”.

31 gennaio 2012

 


 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Sarà Tribunale sorveglianza Cosenza (non più Catanzaro) a decidere su destino di Alexandrina(giovane rumena che ha perso suoi tre bambini in incendio), da 8 mesi ai domiciliari. Appello Corbelli al giudice Caliò

 

 

Cosenza

Sarà il giudice del Tribunale di sorveglianza, Sergio Caliò (lo stesso che si occupò del caso di Kate Omoregbe, la ragazza nigeriana che se espulsa dall’Italia rischiava la lapidazione nel suo paese), a decidere sul destino della giovane rumena Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, agli arresti domiciliari in Calabria dal 31 maggio 2011, dopo il rigetto, con due diverse sentenze della Corte di Appello di Catanzaro, della richiesta di estradizione avanzata dal suo Paese, la Romania, che l’aveva condannata a tre anni di reclusione per omicidio corso, per la morte dei suoi tre bambini, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, avvenuta, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali, nell’abitazione del suo piccolo paese nel Nord della Romania. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che da 9 mesi sta ininterrottamente lottando per aiutare questa povera e sfortunata ragazza rumena, rivolge oggi un appello al giudice di sorveglianza del Tribunale di Cosenza, Caliò, al quale chiede di concedere l’affidamento ai servizi alla giovane Alexandrina arrestata martedì 26 aprile 2011 dai carabinieri di Corigliano e rimasta nel carcere di Castrovillari sino al 31 maggio dello scorso anno (quando è stata, dai giudici della Corte di Appello di Catanzaro, respinta la richiesta di estradizione, concessa la scarcerazione e disposti i domiciliari in Calabria, dove la ragazza si trovava dopo aver raggiunto un suo fratello, per cercare di ricominciare a vivere dopo l’immane tragedia che l’aveva colpita, segnando purtroppo dolorosamente per sempre la sua vita). “Da 9 mesi, dal giorno del suo arresto, lotto per aiutare questa povera e sfortunata ragazza, che sento continuamente al telefono. Impedendo lo scorso anno l’estradizione e facendola scarcerare (ottenendo i domiciliari) abbiamo vinto una prima importante battaglia. Adesso Alexandrina deve finalmente poter ritornare del tutto libera. La giovane rumena ha vissuto una tragedia immane, la perdita dei suoi tre bambini in un incendio. Non può continuare adesso ancora a pagare con la carcerazione domiciliare per un destino crudele, ricordo che il giorno della tragedia la ragazza era uscita per andare a comprare del pane ai suoi tre figlioletti, che aveva lasciato a letto, a dormire, con il caminetto acceso per riscaldare la stanzetta, in quel freddissimo pomeriggio d’inverno. Al suo ritorno aveva trovato l’abitazione invasa dal fuoco, aveva rotto il vetro, si era buttata con coraggio nelle fiamme, per tentare di salvare i suoi tre figli. Purtroppo non ce l’aveva fatta. Alexandrina era rimasta anche gravemente ferita ed era stata ricoverata in ospedale in Romania dove era rimasta due mesi. Dal 31 maggio dello scorso anno è ai domiciliari a Sibari. Non può uscire neppure per andare dal medico e in farmacia. Non le è stato neppure concesso il permesso per andare al matrimonio del fratello, che si è svolto a Rosarno. Oggi c’è forse finalmente la svolta finale. A decidere il destino di Alexandrina non è più il Tribunale di sorveglianza di Catanzaro, ma quello di Cosenza, presieduto dal dott. Sergio Caliò, lo stesso giudice, ricordo, del caso di Kate Omoregbe, che ha consentito alla ragazza nigeriana (che se espulsa dall’Italia rischiava la lapidazione nel suo paese) di restare in Italia. Ho grande fiducia, stima del giudice Calio e dei suoi colleghi dell’Ufficio di sorveglianza di Cosenza. A loro oggi rivolgo un appello ad accogliere l’istanza di Alexandrina, inoltrata ieri dall’assistente sociale di Cosenza, che ho sentito al telefono nei giorni scorsi e che ieri ha incontrato la ragazza rumena, e concederle l’affidamento in modo che la stessa possa uscire di casa ed iniziare a lavorare, nell’azienda agricola della Sibaritide che le ha da poco fatto un regolare contratto di lavoro. Chiedo per Alexandrina un atto di giustizia giusta e umana”.

 

25 gennaio 2012

 

 

 

 

La battaglia di verità e giustizia di Diritti Civili per Franco Morelli, il consigliere regionale calabrese ingiustamente arrestato

(Nella pagina Giustizia la notizia Ansa sul comunicato di Diritti Civili)

 

 

 

ROMENA ARRESTATA:CORBELLI,NEGATO PERMESSO PER NOZZE FRATELLO

          

            (ANSA) - COSENZA, 13 GEN - "La giustizia ha scritto una

brutta pagina. Ad Alexandrina, la giovane ragazza rumena di 24

anni, agli arresti domiciliari a Sibari dal 31 maggio scorso,

non è stato consentito di partecipare al matrimonio del

fratello, che si è svolto a Rosarno, dove il giovane lavora

insieme agli altri immigrati". E' quanto afferma, in una nota,

Franco Corbelli, leader del movimento Diritti civili.

   "Ho cercato - prosegue Corbelli - in tutti i modi sino

all'ultimo momento, anche telefonando personalmente più volte

oltre che all'avvocato della ragazza, anche all'Ufficio del

Tribunale di sorveglianza di Catanzaro, di perorare questa

iniziativa meramente umanitaria e per evitare che si consumasse

questa ingiustizia. Purtroppo non ci sono riuscito. Sono

profondamente deluso e amareggiato. Non credo che sia questa una

giustizia giusta e umana, quella che impedisce ad una giovane

donna, già così duramente colpita da un destino crudele, per

la morte, in un incendio, dei suoi tre bambini, di poter

partecipare al matrimonio del fratello".

   "Mi auguro che adesso - conclude Corbelli - si ponga

finalmente fine alla sua sofferenza e venga concesso

l'affidamento ai servizi visto che la ragazza ha finito, da

tempo, il periodo di prova con gli psicologi e ha presentato

regolare contratto di lavoro con una azienda agricola della

Sibaritide. Tenerla ancora prigioniera in casa serve solo a

procurarle altro dolore e altra sofferenza". (ANSA).

 

 

 

TAGLI TRENI CALABRIA. DIRITTI CIVILI DENUNCIA AD TRENITALIA

(nella pagina Politica la notizia Ansa)

 

 

 

Denuncia Diritti Civili su dramma carceri e detenuti gravemente malati

(Nella pagina Giustizia)