Giustizia

 

              I 29 ANNI DI DIRITTI CIVILI

                 I 40 ANNI DI CORBELLI

 

"UNA GIUSTIZIA RITARDATA E' UNA GIUSTIZIA NEGATA"(MONTESQUIEU) 

 

  

LE BATTAGLIE DI CORBELLI, PER UNA GIUSTIZIA GIUSTA E GARANTISTA,

INIZIANO TRENTASETTE ANNI FA, NEL NOVEMBRE DEL 1985

                                                                       

                                                         CON IL "CASO TORTORA" 

 

                                   

 

Corbelli, direttore responsabile del quindicinale CONTRO, con il

suo giornale si schierava apertamente a favore del noto

presentatore.

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                                 CONTRO   30 NOVEMBRE 1985

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Le ultime(in ordine di tempo)nostre BATTAGLIE GARANTISTE e per una GIUSTIZIA GIUSTA  

                                                    per

l'ex Presidente della Regione Calabria, MARIO OLIVERIO(ASSOLTO)

 

per l'ex Sindaco di RENDE e già Parlamentare, Sandro PRINCIPE, e

gli altri amministratori Bernaudo, Gagliardi e Ruffolo(tutti assolti)

 

 

per l'ex Sindaco di PIZZO, GIANLUCA CALLIPO (scarcerato dalla CASSAZIONE),

 

per l'ex Sindaco di Celico, ANTONIO FALCONE(processo in corso)

 

 

 

Di questi casi ricordiamo, qui, il più grave, quello di Callipo 

In CARCERE per 7 MESI! LIBERATO dalla SUPREMA CORTE di CASSAZIONE!

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Foto da IlLametino.it

 

Ecco uno dei tanti interventi fatti in questi mesi per l'ex Sindaco Callipo e gli altri indagati.

Scott Rinascita, Corbelli (Diritti Civili): "Perché negare i domiciliari all'ex sindaco di Pizzo?"

15 Febbraio 2020 (da GAZZETTA DEL SUD.it)

 

“Perché continuano ad essere negati finanche i domiciliari all’ex sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, che grida la sua innocenza, mentre vengono scarcerati, a decine, gli altri indagati dell’inchiesta ‘Rinascita’ e, per altre indagini, anche magistrati importanti, rei confessi di gravi e odiosi reati”? A porsi e porre la domanda è Franco Corbelli (Diritti Civili) per il quale "in nome di quale Giustizia Giusta e principio garantista, di presunzione di innocenza, sino al terzo grado di giudizio, come prevede la nostra Costituzione, si continua a tenere in carcere, negando finanche gli arresti domiciliari, l’oramai ex sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo? Perché a magistrati importanti, indagati (a piede libero), accusati e, in alcuni casi, rei confessi di gravi e odiosi reati - sottolinea Corbelli -  vengono concessi i domiciliari e all’ex sindaco di Pizzo, che grida la sua innocenza, no? Chiedo e mi auguro che a queste legittime, e purtroppo anche inquietanti, domande dia una risposta la visita della Prima Commissione del Csm lunedì agli Uffici giudiziari di Catanzaro”.

Al tempo stesso il leader del Movimento Diritti Civili, nell'esprimere la sua solidarietà all’ex sindaco di Pizzo, sulla scorta della sua ultratrentennale storia garantista fatta di  innumerevoli battaglie, in tutto il Paese, per una "giustizia giusta" rincara la dose: “Perché, mentre vengono, a decine, scarcerati molti degli arrestati della maxi operazione ‘Rinascita’, per l’ex sindaco Callipo viene confermata la detenzione in carcere, dove si trova dal 19 dicembre, di fatto abbandonato e dimenticato quasi da tutti? Tralasciando principi meramente umanitari, in nome di quali (inesistenti!) esigenze cautelari continua ad essere confermato il carcere, visto che si è subito dimesso da sindaco, non sussiste quindi più né la possibilità di reiterazione del reato, né di inquinamento delle prove (o presunti tali e comunque già acquisite), né certamente di fuga, visto che Callipo continua onestamente e dignitosamente a rivendicare la sua innocenza?”

Una battaglia garantista questa che Corbelli ritiene valga  “sia  per Callipo, così come per gli altri indagati che si dichiarano innocenti. Io non conosco personalmente Callipo  e gli altri indagati - aggiunge - ma sento il dovere di far sentire, forte, ancora una volta, e senza alcun timore da parte di chicchessia, la mia voce di civile protesta. Io chiedo solo che si ponga fine alla detenzione e che si dia la possibilità a Callipo, così come agli altri indagati, ancora detenuti, che proclamano la propria innocenza, di potersi difendere, da cittadini liberi, in un’aula di Tribunale. E se condannati in modo definitivo che scontino la pena, così come prevede la Legge. Così come dovrebbe essere in uno Stato di diritto e in un Paese civile".

"Purtroppo oggi è letteralmente scomparso il garantismo e dilaga il giustizialismo, in Calabria e in Italia! Basta vedere lo scempio del blocco della prescrizione (una autentica barbarie che calpesta lo Stato di diritto e condanna l’imputato ad un processo a vita!), certe violente campagne mediatiche, delle piazze e manifestazioni che un giorno la Storia dirà se sono state positive o nefaste per la Giustizia e la stessa democrazia! Io, con la mia storia garantista - prosegue Corbelli -  preferisco continuare ad essere agli antipodi di questi feroci giustizialisti, lontano da queste piazze, sempre dalla parte delle vittime delle ingiustizie (come ho fatto in questi anni per difendere finanche noti magistrati e giornalisti!), di quelle persone perbene e innocenti, che si vedono, purtroppo sempre più frequentemente, ingiustamente colpiti da provvedimenti giudiziari abnormi e immotivati che spesso distruggono non solo carriere, ma la stessa dignità della persona, provocando grande dolore a intere famiglie, che nessuna tardiva assoluzione (dopo anni di brutale gogna mediatica e doloroso calvario!) potrà mai poi più cancellare e risarcire”.

 

 

DIRITTI E GIUSTIZIA ANCHE PER I MIGRANTI

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Diritti Civili chiede intervento Ministro Interni per migrante prigioniero e torturato

in Libia che, come ha denunciato, con un accorato appello, la moglie, rischia di

essere ucciso. Pronto anche a dare nostro contributo per salvare quest’uomo.

Da una di quelle orribili prigioni abbiamo liberato la mamma del piccolo Cisse.

 

 

“Esprimo tutta la mia soddisfazione e la gratitudine agli operatori della Guardia Costiera, delle Ong e delle navi intervenuti per il salvataggio in mare, nel Canale di Sicilia, anche negli ultimi giorni, di altre centinaia di poveri migranti, tra cui molti bambini e donne incinte e malate. Nonostante tutte le polemiche e l’indifferenza dell’Europa l’Italia continua a dare risposte di grande civiltà e umanità salvando in mare e accogliendo, anche finalmente adesso grazie ai primi corridoi umanitari, quel popolo di disperati, in fuga da guerre, persecuzioni e miseria. Ma il mio pensiero oggi è per quella povera migrante che dalla Calabria, dove è ospitata in un centro di accoglienza, ha, come ha reso noto Il Quotidiano, lanciato, piangendo, un disperato grido d’aiuto per salvare il marito prigioniero e torturato in una di quelle orribili prigioni libiche. Chiedo a questo proposito l’immediato intervento del Ministro degli Interni”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che, dopo aver sentito al telefono, Pino de Lucia, responsabile regionale immigrazione della Lega Coop Calabria, che ha raccolto l’appello di questa donna, si dice anche pronto a pagare la somma chiesta per la liberazione di quel povero migrante. “Ho avuto da Pino de Lucia delle foto di quel povero migrante prigioniero e torturato. E’ qualcosa che spezza il cuore, che supera la stessa indignazione. Mi auguro che si intervenga subito. Minniti può farlo con le autorità libiche. Se c’è bisogno di pagare una somma di denaro, sono anche pronto a dare un mio consistente contributo personale. Ma quell’uomo, che rischia di essere ucciso, deve essere assolutamente salvato. Mi auguro che questo avvenga immediatamente. Questo orrore dimostra come purtroppo continua il dramma dell’immigrazione e delle crudeli carceri libiche, esattamente quello che ho descritto e documentato nel mio libro La favola del piccolo Cisse, che sarà gratuitamente in libreria, in Calabria, nei prossimi giorni, subito do la presentazione ufficiale. Era infatti (prima che Diritti Civili riuscisse a individuarla e farla liberare) in una di queste prigioni disumane la giovane mamma del bambino ivoriano di 5 anni, arrivato da solo, al porto di Corigliano, il 15 luglio, alla ricerca del suo papà (che abbiamo poi trovato in Francia e che da settembre è in Calabria, su disposizione del Tribunale dei Minori di Catanzaro). Era stata la stessa madre, prima che venisse arrestata, sulla spiaggia di Sabratha, a mettere il piccolo Cisse su un barcone. Il destino (e qualcosa di soprannaturale, come per la prima volta racconterò e documenterò nel romanzo e che sicuramente contribuirà a dimostrare quanto sia stato giusto e vero l’accostamento fatto, la notte di Natale, da papa Francesco, di Gesù con i migranti, in particolare i bambini, di oggi) ha voluto salvarlo e risparmiarlo”.

 

 

 

LE NOSTRE BATTAGLIE PER UNA GIUSTIZIA GIUSTA E UMANA

 

Battaglia vinta. Anche questa è GIUSTIZIA!

Comunicato stampa

Anziano 98enne, reduce di guerra, non sarà sfrattato. Concessa una

proroga di 45 giorni. La soddisfazione di Corbelli che aveva rivolto un

appello ai giudici per scongiurare la grande ingiustizia.

 

Cosenza

L’anziano 98enne cosentino, reduce di guerra, non sarà sfrattato dalla sua casa, dove vive da 70 anni. Il Tribunale di Cosenza ha concesso una proroga di 45 giorni. Il leader del Movimento Diritti Civili, che una settimana fa era intervenuto su questo caso umano, reso noto dalla Gazzetta, esprime tutta la sua soddisfazione. “Una grande ingiustizia(e non solo) è stata per fortuna scongiurata. Il quasi centenario reduce di guerra che stava per essere cacciato dalla sua abitazione potrà continuare a restare nella sua casa, almeno per altri 45 giorni, in attesa di definire la vicenda e trovare una soluzione e un accordo, con la controparte, dignitosi. La proroga è stata concessa e comunicata dall’Ufficiale Giudiziario del tribunale bruzio. Lo sfratto avrebbe dovuto essere esecutivo già a partire da oggi. Un pronipote di questo anziano ha informato Corbelli di questo importante risultato e lo ha ringraziato per il suo interessamento. “La concessione della proroga e la non esecuzione dello sfratto per un anziano di 98 anni è un atto di giustizia giusta e umana. E’ questa la notizia che ci si attendeva. L’anziano, dopo giorni di sconforto, di disperazione e di sofferenza, si sente adesso più tranquillo e sollevato e spera di poter continuare a restare e terminare la sua esistenza nella sua casa, dove ha vissuto per 70 anni. E’ umanamente giusto che il suo desiderio venga esaudito. Al di là della stessa legge e della richiesta della controporte, una figliastra dell’anziano, che ha ereditato e poi venduto la casa. Naturalmente rispetto la iniziativa legittima di questa donna. Ma su tutto c’è quel vecchietto che chiede solo di poter vivere il resto della sua vita in quella che è sempre stata la sua casa. Di fronte a questo caso umano non si possono anteporre una sentenza e la stessa legge. Per un senso di giustizia e umanità. Per questo, dopo la denuncia della Gazzetta del Sud, sono intervenuto, pur avendo valide ragioni, per i torti subiti (l’assoluzione di chi mi aveva diffamato), per non avere più alcuna fiducia nel tribunale cosentino. Prendo atto che in questo caso i giudici hanno emesso un provvedimento giusto, che mi auguro venga tra 45 giorni rinnovato, consentendo all’anziano 98enne di restare nella sua abitazione”. Corbelli aveva rivolto un appello ai giudici del Tribunale di Cosenza e alla stessa controparte di quest’ anziano, auspicando “una soluzione dignitosa e umana per questo poveruomo, che gli consentisse di poter, come è suo desiderio, continuare a rimanere nella sua casa dove vive da 70 anni. “Non conosco quest’uomo, né la controparte, la figliastra, che ha venduto l’immobile e gli ha chiesto e intimato di lasciare la casa. Rispetto tutti naturalmente. Ma considero questo sfratto (decretato dal Tribunale di Cosenza) una grande ingiustizia che chiedo venga adesso, dopo la proroga, definitivamente scongiurata. Non basta richiamarsi alla legge per giustificare una così palese violazione dei più elementari diritti umani di quell’anziano di poter continuare a vivere e terminare la sua esistenza in quella che è sempre stata la sua casa, di proprietà della moglie scomparsa alcuni anni fa. Una cosa è certa: se quest’uomo sarà sfrattato questo sicuramente sarà un dolore che difficilmente supererà”.

28 ottobre 2017

segue precedente intervento con il nostro appello

Cosenza, a 98 anni rischia di essere sfrattato: l’appello di Corbelli

Il leader del Movimento Diritti Civili rivolge un appello ai giudici del Tribunale di Cosenza auspicando per l’anziano uomo “una soluzione dignitosa che gli consenta di poter continuare a rimanere nella sua casa dove vive da 70 anni”

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19 OTTOBRE(ANSA)

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene sul caso umano, reso noto oggi dalla "Gazzetta del Sud", dell'anziano 98enne, reduce della campagna di Russia del 1941, che sta per essere sfrattato dalla sua casa di Cosenza dove ha vissuto per 70 anni.

Corbelli rivolge un appello ai giudici del Tribunale di Cosenza e alla stessa controparte di quest'anziano, auspicando "una soluzione dignitosa e umana per questo poveruomo, che gli consenta di poter, come e' suo desiderio, continuare a rimanere nella sua casa dove vive da 70 anni.

Vorrei rivolgere un appello ai giudici del Tribunale di Cosenza, anche se - dice Corbelli - avrei più di un motivo per non avere alcuna fiducia nel Palazzo di Giustizia cosentino. Ma di fronte al dramma di quell'anziano 98enne che, come ha reso noto oggi la Gazzetta del Sud, sta per essere sfrattato, dimentico tutto, ogni ingiustizia, e rivolgo un appello ai giudici, continuando ad avere fiducia nella Giustizia. In quella giusta e umana, che non può non considerare il caso umano di questo uomo di 98 anni, che tra pochi giorni dovrà lasciare quella casa dove ha vissuto per 70 anni. Non conosco quest'uomo, ne' la controparte, la figliastra, che ha venduto l'immobile e gli ha chiesto e intimato di lasciare la casa. Rispetto tutti naturalmente. Ma considero questo sfratto - aggiunge - decretato dal Tribunale di Cosenza ed esecutivo tra una settimana, a partire dal prossimo 26 ottobre, una grande ingiustizia che chiedo venga assolutamente scongiurata".

 

 

Comunicato stampa(diffuso da Ansa e Agi, pubblicato su Quotidiano del Sud,

Corrieredellacalabria.it ildispaccio.it e altri media locali)

 Dramma delle carceri. Anziano detenuto calabrese, malato di tumore

e cieco, dai domiciliari(che aveva ottenuto un anno fa, dopo appelli

 

Diritti Civili) al carcere(nelle Marche, a 900 km da casa!) perché la

 

sentenza di condanna, da poco diventata definitiva, prevede residuo

 

pena da scontare di due anni. Appello Corbelli

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Reggio Calabria

 “Si può riarrestare, rimandandolo di nuovo in carcere, a 900 km da casa, un uomo anziano, malato di tumore, quasi del tutto cieco, non autosufficiente, dopo che per le sue gravissime condizioni di salute un anno fa era stato mandato ai domiciliari, solo perché la sentenza di condanna, diventata nel frattempo definitiva, prevede un residuo pena complessivo da scontare di due anni e due mesi? Si può definire questa una giustizia giusta e umana?”. E’ quanto afferma, in una nota, Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili, da oltre 20 anni impegnato a denunciare il dramma delle carceri, ad affrontare e risolvere innumerevoli casi umani di detenuti(tanti quelli gravemente malati) ingiustamente reclusi. La storia che viene resa nota è la dolorosa odissea un detenuto calabrese, F.I., 67 anni, residente in provincia di Reggio, che un anno fa lo stesso Corbelli era riuscito a far uscire dal carcere di Palmi, “dove si trovava (assistito in cella da un suo nipote, anche lui detenuto e autorizzato a stare nella stessa cella con lo zio, per cucinarlo, aiutarlo nell’igiene intima, leggergli e scrivergli le lettere), e a fargli ottenere gli arresti domiciliari, continua il coordinatore di Diritti Civili. Adesso quest’uomo è stato di nuovo mandato in carcere, questa volta addirittura nelle Marche, a 900 km di distanza da casa, e da lì oramai cieco, gravemente malato e senza più forze, ha fatto recapitare una nuova drammatica lettera con la accorata richiesta di aiuto, scritta dal suo compagno di cella, perché lui non è in più in condizione di farlo, continua Corbelli. Nella missiva viene descritta la drammatica situazione, la sofferenza e la disperazione di questo detenuto che chiede solo di poter terminare la sua esistenza(purtroppo sempre più vicina) accanto ai suoi familiari, che teme invece di morire senza poterli avere vicino. Quest’uomo, malato di tumore al cervello, già operato(a Milano) e in cura, viene arrestato nel 2011. Per lui è la fine di ogni speranza! In carcere diventa anche quasi completamente cieco e non più autosufficiente. E’ talmente grave e drammatica la situazione che viene consentito ad un suo nipote, anche lui detenuto nella stessa casa circondariale palmese, di stare nella stessa cella dello zio per poterlo assistere”. Un anno fa il nipote scrive e chiede l’aiuto di Corbelli. Poco tempo e quest’uomo, dopo l’intervento e gli appelli di Diritti Civili, ottiene i domiciliari. Nel frattempo però la Giustizia va avanti e la sentenza diventa definitiva. L’uomo, nonostante le sue gravissime condizioni che lo rendono di fatto un malato terminale e cieco, viene di nuovo arrestato e portato questa volta in un carcere delle Marche, a 900 km di distanza da casa. Deve scontare un residuo pena di due anni e due mesi. Oggi il nuovo disperato appello a Corbelli che chiede per quest’uomo “un atto di giustizia giusta e umana, il ritorno dello stesso agli arresti domiciliari, per consentirgli di terminare la sua esistenza nella sua casa, accanto ai suoi familiari. Mi auguro e voglio sperare che si ponga subito fine a questa nuova ingiustizia, così come era avvenuto un anno fa. Chiedo che questo nuovo provvedimento di giustizia giusta arrivi subito, prima che sia troppo tardi”.

14 agosto 2017

IN QUESTA PAGINA GLI ALTRI NOSTRI INTERVENTI

 

Comunicato stampa

Una bambina calabrese di 5 anni, malata di tumore, sta morendo. Chiede di avere accanto il

suo papà, detenuto in Sardegna, dove deve domani rientrare dopo un permesso straordinario

di 5 giorni. C’è una sola speranza. Il Tribunale di Sorveglianza di Sassari deve decidere sulla

istanza di detenzione domiciliare speciale. Il nuovo, accorato appello di Corbelli ai giudici sardi

"In nome di Dio fate restare sino all'ultimo il papà con la sua sfortunata bambina" 

IL NOSTRO APPELLO PURTROPPO NON E' STATO ACCOLTO. E' GIUSTIZIA QUESTA? 

 

Cosenza

“Una bambina calabrese di 5 anni, A. V. , malata di tumore, è purtroppo, per un destino crudele, nella fase terminale. Ha espresso il desiderio di avere accanto il suo papà, G. V. , detenuto in Sardegna. Quest’uomo, dopo l’appello di Diritti Civili, ha avuto un permesso straordinario di 5 giorni che scade domani(mercoledì), deve quindi far ritorno nel carcere della Sardegna per scontare una condanna definitiva emessa nel 2013(fine pena prevista nel 2025). C’è una sola speranza che questo detenuto possa rimanere accanto alla sua sfortunata bambina negli ultimi giorni di vita: è la sentenza che sarà emessa dopodomani(1 giugno) dal Tribunale di Sorveglianza di Sassari(a cui rivolge un accorato appello il Movimento Diritti Civili) che dovrà pronunciarsi sull’istanza di detenzione domiciliare speciale presentata dal legale di quest’uomo”. E’ quanto afferma, in una nota, Franco Corbelli, coordinatore del Movimento Diritti Civili e delegato della Regione Calabria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani. “E’ una storia tristissima e drammatica che spezza letteralmente il cuore, che fa piangere e che non avrei mai voluto raccontare. Una bambina calabrese, di 5 anni, malata terminale, chiede di avere accanto a sé prima di volare in Cielo il suo papà detenuto in Sardegna. Quest’uomo dopo i cinque giorni di permesso straordinario (ottenuti dopo l’appello di Diritti Civili) deve domani far ritorno in Sardegna, mentre la sua sfortunata bambina per un destino crudele sta purtroppo per terminare la sua brevissima, infelice e dolorosa esistenza, nel comune calabrese, in provincia di Cosenza, dove risiede con la sua mamma e altri tre fratelli minori anche loro con gravi problemi di salute. C’è una sola speranza che questo detenuto possa rimanere accanto alla sua sfortunata bambina negli ultimi giorni di vita: è la sentenza che sarà emessa dopodomani(1 giugno) dal Tribunale di Sorveglianza di Sassari che dovrà pronunciarsi sull’istanza di detenzione domiciliare speciale presentata dal bravo legale di quest’uomo. Legale che ho sentito di nuovo oggi e che mi ha purtroppo confermato la situazione disperata di questa povera bambina. Per questo oggi dalla lontana Calabria rivolgo a questi giudici del Tribunale di Sorveglianza di Sassari un accorato appello supplicandoli, in nome di Dio, di accogliere questa istanza e di consentire a questo detenuto di restare accanto alla sua bambina sino a quando il Signore non la chiamerà in Paradiso. Scrivo questo appello con le lacrime agli occhi e con grande dolore. Mi auguro che così come è stato, dopo il primo appello di Diritti Civili del mese scorso, per il permesso straordinario dei 5 giorni, prevalga anche e soprattutto adesso nuovamente la grande umanità di questi giudici. A loro, anche se non li conosco, voglio dire attraverso la stampa, che domani possono compiere(e sono fiducioso che lo faranno) un gesto di giustizia giusta e di grande umanità di cui, certamente, saranno sempre orgogliosi e che sicuramente li farà stare sempre sereni e in pace con la propria coscienza. Quello che viene chiesto a questi giudici è solo di far rimanere il papà accanto alla sua bambina malata terminale, sino a quando resterà in vita. Quando il signore la chiamerà in Cielo, il suo papà ritornerà in carcere per finire di scontare la sua pena. Mi auguro che i giudici tengano conto del precedente di quest’uomo, che quando, due anni fa, la sua bambina è stata ricoverata e operata a Roma, ha avuto in due occasioni il trasferimento dalla Sardegna nel carcere romano di Rebibbia e l’autorizzazione a recarsi ogni giorno dalla sua figlioletta. L’uomo, in queste due circostanze, ha sempre rispettato rigorosamente gli obblighi impostigli meritandosi la fiducia dei giudici. Per questo ritengo sia giusto e umano consentirgli adesso di esaudire il desiderio della sua bambina di averlo accanto prima del suo addio. Domani il Tribunale di Sorveglianza di Sassari può scrivere una nuova pagina di giustizia che farà onore ai giudici chiamati a pronunciarsi su questo triste e drammatico caso umano. Dal profondo del cuore spero in una sentenza favorevole dei giudici e prego Dio per questa sfortunata bambina”.  Hanno subito raccolto il nostro appello l'Onlus della Sardegna, SDI(Socialismodiritti), e Cosenza.2 che ha promosso una raccolta firme.   

30 maggio 2017

seguono nostri precedenti interventi

 

 

 

 

VERITA' E GIUSTIZIA PER GIULIO REGENI!

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LE BATTAGLIE DI DIRITTI CIVILI

PER UNA GIUSTIZIA GIUSTA

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Comunicato stampa Movimento Diritti Civili(diffuso da ANSA e AGI)

Una nuova battaglia è stata vinta. La bambina calabrese,

malata di tumore, riavrà accanto (grazie ad un permesso

straordinario di cinque giorni) il suo papà detenuto in

Sardegna. Accolto l’appello di Diritti Civili che aveva chiesto

un atto di giustizia giusta e umana, subito, prima che sia

troppo tardi.

 

Cosenza

La bambina calabrese, gravemente malata, potrà subito riavere accanto (grazie ad un permesso straordinario di cinque giorni) il suo papà, detenuto in un carcere della Sardegna. La bambina, affetta da un tumore al cervello, non più purtroppo operabile, aveva espresso questo suo desiderio, riavere vicino il suo papà, che sconta una condanna definitiva in un lontano istituto di pena nell’estremo nord della regione sarda. Per aiutare questa sfortunata bambina calabrese, continuamente ricoverata, in gravi condizioni, in ospedale, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da moltissimi anni impegnato sul drammatico problema delle carceri e dei diritti negati, dopo aver ricevuto un’accorata richiesta di aiuto da parte della mamma della bambina, era subito intervenuto lanciando un appello e chiedendo alle “autorità preposte un atto di giustizia giusta e umana, subito, prima che sia troppo tardi”. Oggi Corbelli, appresa la notizia del permesso straordinario concesso al papà della bambina, esprime tutta la sua soddisfazione e parla “di un importante, significativo segnale e di un primo atto di giustizia. Consentire a questo detenuto di rivedere la sua bambina e di starle accanto, forse per l’ultima volta, è un fatto di umanità. La lettera che mi era arrivata, con l’accorata e dignitosa richiesta di aiuto, racconta una storia triste e drammatica, che colpisce profondamente, perché vede vittima innocente una bambina, malata di tumore, che non può avere accanto il suo papà in un momento per lei drammatico e doloroso. La mamma della piccola, che mi aveva, per e-mail, recapitato la missiva, è angosciata e disperata. Non sa più cosa fare. Ha chiesto aiuto al comune, un grosso centro della provincia di Cosenza, dove risiede, che si sta impegnando e con cui(con l’assessore alle Politiche Sociali e il vice sindaco che è anche legale della famiglia) sono in contatto e ho sentito anche oggi. La famiglia della bambina è poverissima, la piccola ha tre fratellini anche loro con problemi di salute. La bambina, malata grave, in cura in ospedale, vorrebbe accanto il suo papà. Per questo la mamma ha scritto a Diritti Civili auspicando per suo marito se non gli arresti domiciliari almeno il trasferimento in un carcere calabrese vicino casa, in modo che possa stare accanto alla sua figlioletta in questi momenti così difficili e sofferti, soprattutto adesso per poterla aiutare e assistere in ospedale. “Nessuno ha il diritto di togliere l’affetto paterno ad una bambina malata gravemente con poca prospettiva di vita. Ve lo dico con il cuore in mano, aiutatemi”. Mi ha scritto così questa povera donna. Per questo avevo, con un appello sulla stampa, chiesto a giudici e magistrati, al Dap, al Ministro della Giustizia, a chi è preposto e può intervenire, di raccogliere l’accorata richiesta di aiuto di questa sfortunata bambina e di consentirle di avere vicino il suo papà.  Avevo chiesto, prima che sia troppo tardi, solo un atto di giustizia giusta e umana per una bambina così duramente colpita da un destino crudele. Questo accadrà subito, nei prossimi giorni. E’ solo il primo passo. In attesa, mi auguro degli arresti domiciliari del papà di questa bambina o almeno del temporaneo e immediato trasferimento dell’uomo in un carcere calabrese vicino casa”.                                                                                                                       

4 maggio 2017 

Segue altro nostro precedente intervento con l'appello 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili(diffuso da AGI e ANSA)

Bambina calabrese, malata di tumore, ricoverata, in gravi

condizioni, in ospedale, chiede di avere accanto il suo papà

detenuto in Sardegna. L’appello di Diritti Civili per un atto di 

giustizia giusta e umana, subito, prima che sia troppo tardi.

 

Cosenza

C’è in Calabria una bambina, gravemente malata, che vorrebbe avere subito vicino il suo papà, detenuto in un carcere della Sardegna. Per questa sfortunata bambina calabrese, ricoverata, in gravi condizioni, in ospedale, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, lancia un appello alle “autorità preposte chiedendo un atto di giustizia giusta e umana, subito, prima che sia troppo tardi. La Giustizia deve essere assicurata sempre e a tutti, ad iniziare dai più poveri e dai malati”. “La lettera che mi è arrivata, con l’accorata e dignitosa richiesta di aiuto, racconta una storia triste e drammatica, che colpisce profondamente, perché vede vittima innocente una bambina, malata di tumore, che non può avere accanto il suo papà in un momento per lei assai difficile e particolarmente doloroso. La mamma della piccola, che mi ha, per e-mail, recapitato la missiva, è angosciata e disperata. Non sa più cosa fare. Sono una famiglia poverissima, la bambina ha tre fratellini anche loro con problemi di salute. La piccola, malata grave, in cura in ospedale, vorrebbe accanto il suo papà. Per questo la mamma ha scritto a Diritti Civili auspicando per suo marito se non gli arresti domiciliari almeno il trasferimento in un carcere calabrese vicino casa, in modo che possa stare accanto alla sua figlioletta in questi momenti così difficili e sofferti, soprattutto adesso per poterla aiutare e assistere in ospedale. “Nessuno ha il diritto di togliere l’affetto paterno ad una bambina malata gravemente con poca prospettiva di vita. Ve lo dico con il cuore in mano, aiutatemi”. Mi ha scritto così questa povera donna.Chiedo a giudici e magistrati, al Dap, al Ministro della Giustizia, a chi è preposto e può intervenire, di raccogliere l’accorata richiesta di aiuto di questa sfortunata bambina e di consentirle di avere vicino il suo papà. Chiedo, prima che sia troppo tardi, solo un atto di giustizia giusta e umana per una bambina così duramente colpita da un destino crudele. Auspico che venga esaudito il desiderio di questa bimba, che ha tutto il diritto di avere, in quel lettino di ospedale e a casa, accanto a sé il suo papà. Al di là del motivo per cui è detenuto quest’uomo(che non conosco, come non conosco la sua storia processuale) non si può ignorare e cancellare il diritto di questa bambina, che, come mi ha scritto la mamma, non ha purtroppo una prospettiva di vita e che solo un miracolo può salvare. Io spero e prego che non sia così e che possa invece realizzarsi la grazia con la guarigione di questa sfortunata bambina. Per questo mi auguro che ancora una volta prevalga, su tutto, il senso di umanità e di giustizia e venga subito esaudito il sogno di questa bambina, che chiede solo di avere vicino il suo papà per essere aiutata ad affrontare e combattere la sua grave malattia”.

21 marzo 2017     

 

 

Da LAMETIAOGGI.IT(notizia ANSA e AGI) - 11 novembre

Carceri: Corbelli, fare chiarezza su giovane marocchino morto in carcere a Paola

Youssef Mouhcine

Il giovane marocchino, Youssef Mouchine

Catanzaro – “Sulla gravissima vicenda del giovane marocchino, Youssef Mouchine, 30 anni, morto nel carcere di Paola, nel mese di ottobre, venga disposta dal Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, una immediata e rigorosa inchiesta per, nel rispetto della legge, fare assoluta chiarezza su quanto accaduto e accertare eventuali responsabilita’, ad ogni livello. Chiedo anche che la salma di questo ragazzo venga adesso restituita alla famiglia per essere sepolta nel suo Paese”. Lo dichiara il responsabile del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. “Perche’ questo avvenga – dice – daro’ se occorre anche un aiuto. Ho appreso oggi del caso di questo giovane marocchino, denunciato da un esponente radicale e dall’Associazione Alone. Condivido le proteste e le legittime richieste di quanti(ad iniziare naturalmente dai familiari di questo giovane) giustamente chiedono venga fatta piena luce su questo gravissimo episodio. Ci sono diverse cose che vanno chiarite. Perche’ questo giovane, arrestato nel marzo scorso per espiare una pena di 11 mesi per piccoli reati comuni, si sarebbe tolto la vita sapendo che tra 15 giorni avrebbe lasciato il carcere, per fine condanna e che tra poco si sarebbe anche sposato? Perche’ e’ stato sepolto a Paola senza prima informare la sua famiglia, che vive in Marocco? A queste e altre domande – dice Corbelli – vanno date delle risposte chiare e inequivocabili”.

Figlia uccide madre(malata grave) a Crotone

Corbelli(Diritti Civili): "Evitare il carcere"

 

 Articolo su GAZZETTA del SUD, QUOTIDIANO del SUD e GIORNALE di CALABRIA e altri giornali on line(che ringraziamo)

CROTONE, 07 OTTOBRE(AGI-ANSA) - "La tragedia familiare di Crotone colpisce e addolora profondamente. Per, soprattutto naturalmente, la povera donna, gravemente malata, che e' stata uccisa e anche per quella giovane figlia che l'insano gesto ha commesso, per, come sembra certo, porre cosi' fine alla sofferenza della sua mamma. Nel rispetto assoluto della legge e dell'operato di magistrati e giudici che si stanno occupando di questa tragedia, rivolgo un accorato appello affinche', per un fatto di mera pieta' umana, a quella sfortunata ragazza venga adesso evitato il carcere. Sarebbe per lei la fine, la follia che la porterebbe alla morte. Per questo auspico e chiedo che si tenga conto del dramma umano, che questa ragazza ha, insieme alla madre, malata terminale, vissuto, in solitudine, e che l'ha poi portata a compiere quell'atroce delitto. Quella giovane deve solo essere aiutata, ricoverata e curata.

La sua vita e' purtroppo oramai dolorosamente segnata e distrutta per sempre". E' quanto afferma, in una nota, Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili. "Mi auguro e spero - aggiunge - che si trovi una struttura adeguata e disponibile ad accogliere questa sfortunata donna. Chiedo scusa ai familiari della povera donna uccisa per questo mio intervento meramente umanitario, dettato esclusivamente dal dolore e dalla pieta' che ognuno di noi prova davanti a tragedie cosi' immani e orribili, prosegue Corbelli. L'intervento di Diritti Civili non voleva e non vuole certo essere una forma di assoluzione per chi si e' reso responsabile di un crimine cosi' crudele, ma solo un gesto umano nei confronti di una ragazza, che in un momento di disperazione e di follia, ha ucciso, per non vederla e non farla piu' soffrire, la sua mamma, malata di tumore. 

Quello che, al di la' di ogni motivazione, ha compiuto questa giovane donna e' gia' di fatto per lei l'autopunizione piu' crudele che un essere umano possa avere. Ha fatto e si e' fatta un male atroce, indelebile, ha posto fine all'esistenza della sua mamma. Per non farla piu' soffrire ha distrutto la cosa piu' bella e piu' cara della sua vita. La sua stessa ragione di vita. Serve a qualcosa adesso arrestarla e chiuderla in un carcere? Potra' mai questa ragazza sopportare il peso del carcere dopo quello che e' successo, quando si rendera' conto di quello che ha fatto? Il carcere per lei sara' peggio di una condanna a morte: equivale alla disperazione, alla follia. Per questo, semplicemente per un sentimento di pieta' umana, rivolgo oggi un accorato appello ai magistrati e ai giudici di Crotone, a cui va il mio rispetto, chiedendo loro - conclude Corbelli - un gesto di giustizia giusta e di grande umanita' evitare il carcere a questa ragazza, mandarla, dopo che lascera' l'ospedale, anche sotto forma di arresti domiciliari, a casa o in una struttura protetta".  
 
Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli ringrazia e plaude alla grande umanità del

Gip di Crotone : “Scritta una pagina di giustizia 

giusta e umana”

Crotone, i carabinieri all'esterno dell'appartamento dove è stata uccisa Giovanna Salerno (Ansa)

Foto Ansa. La casa dove è avvenuta la tragedia

 

Crotone(notizia AGI e ANSA)

“Sono da poco rientrato dal porto di Corigliano, dove sono andato per vedere da vicino il dramma e la sofferenza e portare la mia solidarietà ai poveri migranti, sbarcati oggi (sulla nave anche purtroppo tre nuovi cadaveri, senza nome, di sfortunati immigrati), e ho subito appreso l’importante notizia che arriva da Crotone. Desidero per questo ringraziare pubblicamente il Gip di Crotone, Michele Ciociola, per la particolare sensibilità e umanità con cui sta affrontando il delicato caso della tragedia familiare che ha visto una giovane figlia, Federica Manica, uccidere, in un momento di disperazione e di follia, per non vederla più soffrire, la madre, Giovanna Salerno, gravemente malata. Avevo rivolto ieri a questo proposito un accorato appello affinché venisse evitato il carcere a questa ragazza, chiedendo che la stessa potesse ottenere i domiciliari in una struttura sanitaria adeguata, per essere curata. La mia richiesta è stata pienamente accolta dal Gip. Esprimo perciò tutta la mia soddisfazione per questo atto di giustizia e di umanità”. E’ quanto afferma in una nota, Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili.  “Ancora una volta un giudice scrive una pagina di giustizia giusta e umana, che fa onore a lui e alla giustizia del nostro paese. Il mio plauso e il mio ringraziamento vanno a questo gip e ai magistrati di Crotone che al posto del carcere hanno disposto per questa sfortunata ragazza gli arresti domiciliari in una struttura sanitaria, dove sarà curata e aiutata ad affrontare il momento più doloroso e drammatico della sua vita che ha segnato e devastato per sempre la sua esistenza. Mi auguro adesso che dopo l’intervento del Gip si trovi subito in Calabria una struttura adeguata e disponibile ad accogliere(quando lascerà l’ospedale) questa sfortunata donna, un posto non lontano da casa, perché altrimenti sarebbe un’altra sofferenza per lei e per suo padre, rimasto solo, le altre due vittime(la ragazza e il papà) di questa immane tragedia familiare. Avere evitato il carcere a questa ragazza è un atto di giustizia esemplare e di grande valore umanitario. La detenzione in una cella avrebbe infatti significato la fine, la follia e la morte per questa sfortunata giovane, che mai avrebbe potuto reggere il peso e la sofferenza del carcere, dopo quello che ha fatto”. 

8 ottobre 2016

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili(ANSA, AGI, QUOTIDIANO)

 Le nostre battaglie per una "Giustizia giusta e umana"!

Giovane detenuto calabrese, rinchiuso a Terni, scrive a

Corbelli per chiedere di aiutarlo a essere trasferito in Calabria

per poter stare accanto al suo bambino disabile di 3 anni, che

non parla, non cammina e vede appena! 

  

Reggio Calabria

Le battaglie di Diritti Civili per una "Giustizia giusta e umana"! Il leader del Movimento, Franco Corbelli, denuncia oggi “il dramma di un bambino disabile calabrese di 3 anni , che non parla, non cammina e vede appena, che ha il papà, G.G. , detenuto nel carcere di Terni (per espiazione pena) che non può, come è suo desiderio, incontrare e avere vicino”. Il papà di questo bambino ha scritto una accorata lettera a Corbelli(allegando la relativa documentazione medica) supplicandolo di aiutarlo. Il detenuto chiede il trasferimento in Calabria, in un carcere vicino casa, in modo da poter avere, più spesso, e nei momenti più critici e dolorosi per il piccolo, la possibilità di incontrare e stare vicino al suo bambino, per alleviare un po’ la sua sofferenza. Questo giovane detenuto ha potuto incontrare il suo bambino in un anno  e mezzo solo tre volte, due volte, a casa, in Calabria, accompagnato dalla scorta penitenziaria, per un permesso di tre ore, e in un’altra occasione in ospedale a Roma, dove il bambino viene periodicamente portato per le visite e le cure. Quest’uomo ha anche un'altra bambina di due anni anche lei malata. Anche sua moglie ha problemi di salute. “E’ una situazione drammatica e dolorosa. Io, scrive questo giovane detenuto a Corbelli, che sono un incensurato e un lavoratore onesto, così come tutta la mia famiglia non chiedo di essere scarcerato, ma solo di essere trasferito in un carcere calabrese vicino casa e di avere dei permessi costanti, ogni mese, per poter assistere e stare vicino al mio bambino, almeno, nei momenti per lui più delicati e sofferti. Solo questo è quello che chiedo. Il mio bambino ha bisogno della mia presenza e del mio affetto. Si può negare ad un bambino disabile, già così duramente colpito da un destino crudele, di poter vedere e di avere accanto il suo papà? Mi aiuti, lei che è persona di grande umanità, che da tanti anni combatte per difendere i diritti di noi detenuti, soprattutto di quelli con gravi problemi familiari e di salute come nel mio drammatico caso”. Corbelli chiede “alle autorità giudiziarie preposte di accogliere l’appello di questo detenuto e di disporre il suo trasferimento in un carcere calabrese. Chiedo, come sempre, solo un atto di giustizia giusta e umana”.

4 giugno 2016

IL QUOTIDIANO DEL SUD - 6 giugno 2016

 

LA PRONTA RISPOSTA DEI GIUDICI

 

Il bambino calabrese disabile di 4 anni, che non parla,

non cammina e vede appena, potrà incontrare e avere

vicino, ogni 15 giorni, il papà detenuto a Terni e

prossimo al trasferimento in Calabria. Lo hanno stabilito

i giudici del Tribunale di Reggio che Corbelli ringrazia

 

Reggio Calabria

Le battaglie di Diritti Civili per una "Giustizia giusta e umana"! Una nuova battaglia di giustizia e di civiltà è stata oggi vinta. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rende noto che “ un bambino disabile calabrese di 4 anni , che non parla, non cammina e vede appena, che ha il giovane  papà, G.G. , detenuto nel carcere di Terni, potrà adesso, come è suo desiderio, averlo vicino e incontrarlo, ogni 15 giorni. Lo hanno deciso i giudici del Tribunale  di Reggio Calabria, stabilendo di fatto, in questo modo, il trasferimento del detenuto in un carcere calabrese vicino al suo comune di residenza, che è in provincia di Reggio. Esattamente quello che quest’uomo chiedeva e aspettava da quando era stato arrestato e trasferito a Terni. Nell’ultimo anno e mezzo questo giovane detenuto ha potuto incontrare il suo bambino solo quattro volte, tre volte, a casa, in Calabria, in provincia di Reggio, accompagnato dalla scorta penitenziaria, per un permesso di tre ore, e in un’altra occasione in ospedale a Roma, dove il bambino viene periodicamente portato per le visite e le cure. L’ultima volta che l’ha potuto vedere è stato nel mese di aprile, per l’aggravamento delle condizioni di salute del piccolo. Quest’uomo ha anche un'altra bambina di due anni anche lei malata. Anche sua moglie ha problemi di salute. Disperato, dopo aver avuto rigettata, il 24 maggio scorso, la sua istanza, con la quale chiedeva di poter vedere una volta al mese il suo bambino, il giovane detenuto un mese fa aveva scritto più volte al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, supplicandolo di aiutarlo. Nelle sue lettere la sua accorata richiesta di aiuto. “Non chiedo di essere scarcerato – scriveva a questo detenuto a Corbelli - ma solo di essere trasferito in un carcere calabrese vicino casa e di avere dei permessi costanti, ogni mese, in modo da poter avere, più spesso, e nei momenti più critici e dolorosi per il mio bambino, la possibilità di incontrarlo e stargli vicino, per, con la mia presenza e il mio affetto, cercare di alleviare un po’ la sua sofferenza. Solo questo è quello che chiedo. Il mio bambino ha bisogno della mia presenza e del mio affetto. Si può negare ad un bambino disabile, già così duramente colpito da un destino crudele, di poter vedere e di avere accanto il suo papà? Mi aiuti, lei che è persona di grande umanità, che da tanti anni combatte per difendere i diritti di noi detenuti”. L’intervento di Corbelli è stato immediato e il “miracolo” anche questa volta si è avverato. Il leader di Diritti Civili, con un appello, aveva chiesto “alle autorità giudiziarie preposte di accogliere l’appello di questo detenuto e di disporre il suo trasferimento in un carcere calabrese. Chiedo, come sempre, solo un atto di giustizia giusta e umana”. E la Giustizia, giusta e umana invocata dal leader di Diritti Civili, è arrivata. I giudici sono andati oltre la stessa richiesta dell’uomo e hanno stabilito che, in attesa del trasferimento del detenuto in un carcere calabrese, possa incontrare il suo bambino non ogni mese ma  ogni 15 giorni. “Esprimo tutta la mia soddisfazione e la mia gioia per questo importante risultato e ancora una volta ringrazio i giudici e i magistrati del Tribunale di Reggio per questo atto di giustizia”, conclude Corbelli.

27 giugno 2016

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili(ANSA, AGI, articoli QUOTIDIANO e GAZZETTA)

E’ stato scarcerato il detenuto calabrese, malato di

tumore e cieco, che era in  carcere(a Palmi), nella

stessa cella con il nipote che lo assisteva! Corbelli,

soddisfatto, commosso e contento dedica questa

ennesima battaglia(di giustizia e civiltà) vinta a

Marco Pannella, a “chi si è sempre battuto per

denunciare il dramma delle carceri” !

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Reggio Calabria

 “Ha lasciato il carcere di Palmi e ha ottenuto gli arresti domiciliari il detenuto calabrese, F. I., 66 anni, malato di tumore, quasi del tutto cieco, non autosufficiente, che era in cella con un nipote che lo assisteva, lo cucinava, gli leggeva e scriveva le lettere, lo aiutava anche nell’igiene intima. Quest’uomo ha visto così esaudito il suo desiderio di poter terminare la sua esistenza a casa, accanto ai suoi familiari”. Lo rende noto Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili, che, dopo aver ricevuto, un mese e mezzo fa, da questo detenuto una lettera con un’accorata richiesta di aiuto, si è molto battuto riuscendo a vincere (anche) questa nuova difficile battaglia di giustizia e di civiltà e a fargli ottenere i domiciliari. “Oggi ho appreso dal carcere di Palmi che questo detenuto ha lasciato la casa circondariale ed è stato mandato a casa. Mentre esprimo tutta la mia soddisfazione, la mia commozione e la mia gioia per questo risultato, che considero un atto di giustizia giusta e umana, il mio pensiero in questo momento va a chi, come e più di me, si è sempre battuto per denunciare il dramma delle carceri e difendere i diritti dei detenuti: Marco Pannella. A lui voglio dedicare questa battaglia vinta, questa bella pagina di giustizia. Sarà contento il leader radicale di sapere da Lassù che c’è chi continua le sue lotte e si batte per difendere i diritti delle persone detenute, soprattutto di quelle gravemente malate. Continuerò a fare quello che, con passione civile, sacrifici e grande umanità, faccio ininterrottamente da oltre 20 anni, durante i quali ho fatto scarcerare un centinaio di detenuti, vittime di ingiustizia e gravemente malati(tanti anche gli immigrati), le cui storie sono tutte ricordate nel nostro sito (www.diritticivili.it). La triste e drammatica storia di questo detenuto mi aveva profondamente colpito. Per questo ero prontamente intervenuto. Dopo i miei appelli, ripresi dai maggiori media calabresi e da Libero, che ringrazio, i giudici competenti avevano disposto per questo detenuto una nuova visita che è stata effettuata, da un perito, il 29 aprile. Nei giorni scorsi il Tribunale della Libertà ha stabilito la scarcerazione(arresti domiciliari) per quest’uomo. Questo detenuto, il mese scorso, mi aveva scritto, tramite il nipote, una seconda lettera per informarmi degli sviluppi della sua vicenda, dopo i miei interventi, e per ringraziarmi. Per questo detenuto, con un tumore al cervello, si sta valutando adesso un possibile intervento chirurgico, per cercare di alleviare la sua sofferenza”. 

21 maggio 2016

QUOTIDIANO del SUD - 23 maggio 2016

 

 

 Articoli su QUOTIDIANO del SUD e GAZZETTA del SUD(che ringraziamo)

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Dramma carceri. Sarà scarcerato il malato di tumore e cieco che sta,

in un carcere calabrese(in provincia di Reggio Calabria), nella stessa

cella con il nipote che lo assiste! Quest’uomo aveva scritto e chiesto

aiuto a Corbelli che era prontamente intervenuto.

 

Reggio Calabria

Tra qualche giorno dovrebbe lasciare il carcere e ottenere gli arresti domiciliari il detenuto calabrese, F. I., 66 anni, malato di tumore, quasi del tutto cieco, non autosufficiente, in carcere(in provincia di Reggio Calabria) nella stessa cella con il nipote che lo assiste, lo cucina, gli legge e scrive le lettere, lo aiuta anche nell’igiene intima. Lo rende noto Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, a cui quest’uomo un mese fa aveva scritto e chiesto aiuto. Corbelli era prontamente intervenuto, rendendo noto questo drammatico caso umano così come questo detenuto gli aveva chiesto di fare. “L’appello, che per quest’uomo, Diritti Civili, aveva lanciato all’inizio di questo mese, dovrebbe adesso portare, informa Corbelli, a questo risultato, che considero un atto di giustizia giusta e umana”. Il detenuto, tramite il nipote, ha scritto una nuova lettera a Corbelli per informarlo che dopo l’appello di Diritti Civili  “il Tribunale ha infatti disposto una nuova visita che sarà effettata, da un perito, tra pochi giorni, il 29 aprile. Il 5 maggio poi il Tribunale della Libertà si pronuncerà sulla scarcerazione. “Credo di poter dire che questo caso è avviato a soluzione, che anche questa importante battaglia dovremmo averla vinta. Questo detenuto dovrebbe infatti ottenere i domiciliari e la possibilità di essere operato al cervello, fuori dal carcere, e con l’assistenza dei suoi familiari. E’ questa la giustizia giusta e umana che fa onore ad un paese civile e a uno stato di diritto. Consentire ad un detenuto, malato di tumore e cieco, di uscire dal carcere e di terminare la sua esistenza tra le mura di casa con l’affetto dei suoi cari. Sono soddisfatto e contento, afferma Corbelli. L’appello che avevo lanciato è servito a smuovere le acque e a richiamare l’attenzione delle Istituzioni preposte su questo drammatico caso umano. Per questo voglio ringraziare oggi ancora una volta quegli autorevoli media calabresi che come al solito hanno sostenuto, con grande sensibilità, questa nuova battaglia di giustizia e di civiltà. Perché si abbia un’idea del dramma di questo uomo rendo noto alcuni passaggi della nuova lettera che mi ha fatto recapitare oggi. Dopo avermi ringraziato, mi scrive: “Il mio desiderio è di poter trascorrere questo lasso di tempo che mi rimane di vivere al fianco dei miei cari familiari, magari agli arresti  domiciliari. Se dovessi subire l’intervento per il tumore al cervello gradirei farlo al di fuori del regime di detenzione in modo che i miei familiari possano assistermi prima dell’operazione, avendo essa un alto rischio di mortalità, per poter regalare loro quantomeno un sorriso, l’ultimo che sia. Esimio dott. Corbelli, se può continui ancora ad aiutarmi. Gliene sarò sempre grato fino all’ultimo dei miei giorni”.

26 aprile 2016

Seguono articoli GAZZETTA, LA PROVINCIA e, in questa stessa pagina,

precedente nostro intervento su questo caso umano

GAZZETTA del SUD - 22 maggio 2016

 

LA PROVINCIA di Cosenza - 21 marzo 2016

 

 

 

CASO PRINCIPE:SCARCERATO DOPO 110 GIORNI!

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Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Principe appena scarcerato, ha telefonato a Corbelli per ringraziarlo

Cosenza

Sandro Principe è stato scarcerato. Dopo oltre 110 giorni di ingiusta ‘prigionia’ è ritornato libero. Principe non appena ha avuto notificato il provvedimento di scarcerazione ha telefonato al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per ringraziarlo. Lui e la moglie hanno voluto ringraziare Corbelli per la sua ininterrotta battaglia a suo favore e a difesa della nobile esemplare storia di Rende. E lo stesso leader di Diritti Civili a dare la notizia della scarcerazione di Principe. “Ho appena ricevuto una telefonata che mi riempie il cuore di gioia. Era Sandro Principe che mi informava della cessazione del provvedimento cautelare nei suoi confronti. Sono particolarmente soddisfatto e felice. Oggi ad un politico perbene, colto e capace, un autentico galantuomo, è stata restituita quella libertà di cui era stato incredibilmente privato il 23 marzo scorso con una accusa tanto grave quanto surreale(voto di scambio per la concessione da parte del comune di Rende - in un periodo tra l’altro in cui Principe non era neppure né amministratore, né consigliere! - della licenza per un piccolo bar ad un pregiudicato!) per chi appena conosce la lunga storia di Principe che è esattamente agli antipodi della cultura mafiosa! La mia battaglia garantista e di giustizia, nasceva e poggiava sull’assoluta certezza della innocenza e totale estraneità di Principe alle incredibili accuse mossegli. Oggi più che mai sono convinto che questa vicenda giudiziaria sia qualcosa di incredibile, allucinante e inquietante su cui, nel rispetto dell’operato di giudici e magistrati, deve essere fatta chiarezza. Principe non doveva assolutamente essere mai arrestato! A lui va ridata oggi la sua dignità di uomo e politico perbene e onesto. E insieme a lui va riscattata la nobile storia di Rende, di un comune modello per l’intero Paese che Sandro e suo padre Cecchino hanno realizzato, un vero e proprio ‘miracolo rendese’, che mai nessuna inchiesta della magistratura e qualsivoglia Procuratore potrà minimamente scalfire, perché è storia e patrimonio di una collettività e di un’intera regione. Se sono stati commessi (ai diversi livelli) degli errori in questa vicenda vanno accertati. Nel rispetto della verità e della Giustizia. A Principe chiedo solo di riprendere da dove era stato purtroppo costretto a lasciare quella mattina del 23 marzo. Tra poco mi recherò a casa per andarlo ad abbracciare. Non ho potuto farlo durante la detenzione lo farò adesso che è ritornato un cittadino libero”.

11 luglio 2016

seguono alcuni nostri interventi su questo caso 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili(articoli su QUOTIDIANO del SUD e PROVINCIA di COSENZA) 

Corbelli : “Principe da 86 giorni ‘prigioniero ‘, senza essere

a tutt'oggi neppure oggetto di una semplice richiesta di

rinvio a giudizio! In nome di quale giustizia? Si rendano noti

i cosiddetti 'gravi indizi' alla base della lunga carcerazione

preventiva! Denuncio , con rispetto per l’operato dei

magistrati, che si tratta di un clamoroso errore giudiziario e

chiedo la sua immediata scarcerazione”!  

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, continua “a difendere strenuamente Sandro Principe, invita, nel rispetto del loro operato, magistrati e giudici a rendere note quali sono le esigenze cautelari(i cosiddetti gravi indizi, alla base del provvedimento di detenzione) e, certo dell’innocenza e dell’assoluta estraneità dell’ex sottosegretario ed ex sindaco di Rende alle pesanti e surreali accuse mossegli(frutto di un clamoroso errore giudiziario!), ne chiede la immediata scarcerazione”. “A che serve e perché continuare a tenere, da oramai 86 giorni, Sandro Principe (ingiustamente) ‘prigioniero’, senza che sia stato a tutt’oggi nemmeno oggetto di una semplice richiesta di rinvio a giudizio e con gli altri imputati del ‘caso Rende’ tutti scarcerati dal Tribunale del Riesame e con diverse sentenze che hanno escluso il condizionamento del comune e l’aggravante mafiosa? In nome di quale giustizia si può, per quasi tre mesi, arrivare a privare della libertà una persona perbene, un politico molto apprezzato per l’alto senso dello Stato, per le sue indubbie capacità e la sua grande cultura? Quali sono i gravi indizi che giustificano questa lunga detenzione preventiva, considerando che Principe da molto tempo non ricopre più alcun incarico politico-istituzionale e due anni fa ha anche perso le elezioni al comune di Rende? Che vengano, questi presunti gravi indizi, resi noti in modo che l’opinione pubblica possa valutare! Una cosa è certa: se la collusione mafia-politica viene individuata nel comune modello(per l’intero Paese!) di Rende e il “colletto bianco” identificato nel protagonista(insieme al padre, Cecchino) del miracolo rendese, per una licenza di un piccolo bar ad un pregiudicato(tra l’altro neanche concessa da Principe, da diverso tempo fuori dal comune!) siamo al di là di ogni possibile immaginazione, qualcosa di surreale, completamente fuori dalla realtà, perché Principe e la lunga, gloriosa storia di Rende sono esattamente agli antipodi della cultura mafiosa! L’arresto di Principe, lo dico con rispetto per l’operato dei magistrati e giudici, lo ritengo un clamoroso errore giudiziario. Un’ultima domanda: se Principe, assai provato fisicamente, come ha detto l’unico parlamentare che sino ad oggi è andato a trovarlo, sarà, come, ribadisco, sono assolutamente certo, prosciolto da ogni accusa, chi mai potrà risarcirlo per questa immane sofferenza e per il devastante danno di immagine subito?”

16 giugno 2016

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili(con notizia ANSA e AGI)

Diritti Civili al neo Procuratore di Catanzaro, Gratteri,che

nel 2008, per la vicenda della microspia, difese(da solo!)

e definì “un giudice eroe come Falcone e Borsellino”.

“Affronti e risolva subito il caso Principe, da 56 giorni

ingiustamente privato della libertà”!

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, chiede al neo Procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, di “affrontare e risolvere subito il caso di Sandro Principe, detenuto, ai domiciliari, da 56 giorni, l’unico degli imputati della inchiesta della Dda di Catanzaro su Rende, a continuare ad essere (ingiustamente) privato della libertà, nonostante non sussista più nessuna delle tre esigenze cautelari(reiterazione del reato, inquinamento delle prove e pericolo di fuga)  e malgrado Principe oramai da molto tempo non ricopra più alcun incarico politico e istituzionale e abbia, il suo partito(il Pd), perso, due anni fa, anche le elezioni comunali rendesi”! “Per il caso Principe rivolgo oggi un appello al Procuratore Gratteri, che, ricordo, ho difeso(da solo!),  quando, nell’aprile del 2008, per la vicenda della microspia trovata nel suo ufficio, venne di fatto lasciato da solo(nessuno, tra tutti quei partiti e politici, ad iniziare dai nuovi orrendi populisti e giustizialisti, che oggi lo osannano, spese un sola parola in suo favore!). Io fui l’unico che non solo espresse solidarietà, definendo già allora(8 anni fa!) Gratteri un giudice eroe, come Falcone e Borsellino, e chiedendo alla società civile, ai giovani e al mondo della scuola una mobilitazione in sua difesa (come riportarono l’Agi e altre Agenzie di stampa il 27 aprile 2008) ma andai anche (il 28 aprile 2008) a Reggio a manifestare davanti al Palazzo di Giustizia, come riportò l’Agenzia Agi e documentò un servizio del Tg Rai Calabria, diretto allora dal bravissimo Pino Nano, afferma Corbelli. Oggi a Gratteri chiedo di porre fine all’ingiustizia e alla sofferenza (particolarmente grave per un uomo segnato, purtroppo per sempre, dal grave attentato subito 12 anni fa, per amore della sua Rende!) che sta vivendo Sandro Principe, in perfetta solitudine, per l’ignobile silenzio del suo partito, il Pd, dei suoi capi e pseudogarantisti come Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, che lo hanno completamente abbandonato e dimenticato! Gratteri affronti il caso personalmente e valuti serenamente se è giusto e accettabile che Principe possa continuare, oramai da 56 giorni, ad essere privato della libertà! Rispetto naturalmente l’operato dei magistrati ma ricordo che contro Principe resta un’accusa (voto di scambio, per aver fatto ottenere – pur non ricoprendo più oramai da molti anni alcun incarico al comune! - ad un pregiudicato, parente di un ex consigliere comunale rendese, l’autorizzazione per l’apertura di un piccolo bar!) assolutamente assurda e irreale, per chi conosce minimamente la storia e la cultura del politico calabrese che sono esattamente agli antipodi della cultura mafiosa! Chiedo a Gratteri, che conosce e combatte da una vita la ‘ndrangheta : pensa veramente che Principe, per la sua storia, la sua cultura, possa essere anche lontanamente associato alla mafia? Pensa veramente che Rende, un comune modello, per l’intero Paese, sia mai stato condizionato dalla criminalità organizzata? Ricordo che anche la Commissione d’accesso antimafia(che non doveva assolutamente essere mai mandata!) lo ha escluso! Un Gip, il Tribunale del Riesame e, due volte, la Cassazione hanno inoltre escluso per il “caso Rende” l’aggravante mafiosa! Perché allora il politico- simbolo di Rende, una persona perbene, come Principe, continua da ormai due mesi a rimanere detenuto, in una situazione di grande sofferenza? Chiedo al procuratore  Gratteri di dare risposte a questi legittimi e inquietanti interrogativi, risolvendo subito il caso Principe”!

17 maggio 2016

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili(con notizia AGI e ANSA)

Diritti Civili: “Principe va subito scarcerato perché è

assolutamente innocente e per le sue condizioni di

salute(per il grave attentato subito 12 anni fa, nel

maggio 2004), per evitare conseguenze drammatiche”!

 

Cosenza

“Sandro Principe va subito scarcerato non solo perché è assolutamente innocente (la sua storia e la sua cultura sono agli antipodi del sistema mafioso!), ma per le sue condizioni di salute, che, per la sofferenza per l’ingiusta detenzione,  potrebbero aggravarsi (con conseguenze drammatiche!). Rispetto la magistratura ma questo è quello che penso e temo! Vorrei che non si dimenticasse mai che, come giustamente ha ricordato ieri il fratello Gaetano, in una lettera al Quotidiano del Sud, Sandro Principe, ha problemi di salute procuratigli soprattutto per il suo amore viscerale per la sua Rende(il riferimento è all’attentato subito da Principe il 29 maggio del 2004, 12 anni fa, dal quale solo per miracolo è riuscito a salvarsi ma con conseguenze per la sua salute gravissime e purtroppo irrimediabili)”! E’ quanto afferma, in una nota, Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, che continua, quella che definisce, una “battaglia garantista, di giustizia e di civiltà”. “Sandro Principe continua da oltre un mese, dal 23 marzo, ad essere privato della libertà, nonostante non sussista nessuna delle tre esigenze cautelari: reiterazione del reato, inquinamento delle prove e pericolo di fuga! E’ opportuno ricordare che la Commissione d’accesso antimafia ha stabilito che al comune di Rende non c’è mai stato nessun condizionamento mafioso e ancora che ben quattro sentenze(Gip, Riesame e, due volte, la Cassazione) per il “caso Rende” hanno escluso l’aggravante mafiosa! E’ inoltre importante e significativo ricordare che tutti gli altri imputati per il caso Rende sono stati scarcerati dal Tribunale del Riesame(a parte i quattro politici, anche quelli accusati di far parte della criminalità organizzata!). Tutti, tranne Principe che resta ai domiciliari! E’ anche importante ricordare (sempre!)di cosa è accusato Principe, ovvero di aver(Principe) fatto ottenere l’autorizzazione di un bar ad un esponente della criminalità (che ricordo è parente di un ex consigliere comunale di Rende della ex maggioranza di centrosinistra!) in cambio di un appoggio elettorale! Per questa (sola)accusa da oltre un mese viene privato della libertà, un politico simbolo di capacità amministrativa(che insieme a suo padre Cecchino ha fatto di Rende un comune modello del Meridione!), di correttezza, legalità e giustizia, nonostante ripeto le sue condizioni di salute, conseguenze del terribile attentato subito dodici anni fa! Purtroppo su questa grave e inquietante vicenda dell’arresto di Principe continua il silenzio non solo del suo partito(dei big regionali e leader nazionali che dei voti – sempre gli stessi: puliti! - di Principe hanno ampiamente beneficiato per la Provincia, la Regione, le Primarie e il Parlamento!) ma anche della politica in generale, del Tg Rai Calabria e di certa stampa giustizialista! Tutti (tanti, per paura!) continuano a tacere e ad applaudire, sempre e comunque, la magistratura! Anche quando sbaglia palesemente e clamorosamente e arresta degli innocenti! Spero solo che costoro abbiano la dignità di tacere anche quando questa vicenda si sarà conclusa, mi auguro, prego e per questo lotto ininterrottamente, assai presto e, soprattutto, senza conseguenze drammatiche”!

28 aprile 2016

 

Dal sito di ZOOMSUD - IL DISPACCIO e NUOVA COSENZA(notizia ANSA) - 17 aprile 

ARTICOLO sul QUOTIDIANO DEL SUD - 18 aprile)

CORBELLI. Principe arrestato ingiustamente e

il Pd sta zitto e non ha il coraggio di denunciarlo

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"Sandro Principe, tramite sua moglie, ha ringraziato il Movimento Diritti Civili per la testimonianza a suo favore e per aver difeso Rende, la nobile storia di un comune modello e solidale, fiore all'occhiello della intera Calabria". Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli.

"Voglio denunciare - aggiunge Corbelli - il silenzio del Partito Democratico, dei compagni e amici di partito di Sandro Principe. Nessuno ha avuto il coraggio di dire che l'arresto di Sandro Principe è qualcosa di inconcepibile. Sfido a trovare in Calabria qualcuno che crede veramente che Sandro Principe sia legato in qualche modo alla 'ndrangheta, che i suoi voti siano, anche solo minimamente, opera della mafia. E' qualcosa(lo dico nel rispetto dell'operato della magistratura) di semplicemente assurdo, irreale, che non esiste. La storia e la cultura di Sandro Principe sono esattamente agli antipodi della cultura mafiosa".

"Sandro Principe - prosegue - continua ad essere privato della libertà, nonostante da tempo non ricopre più alcun incarico politico e istituzionale, nonostante non sussiste nessuna delle tre esigenze cautelari, nonostante la Commissione di accesso antimafia ha accertato che al comune di Rende non c’è mai stato alcun condizionamento mafioso e che rispetto alla precedente inchiesta della Dda sul "caso Rende", ben quattro pronunciamenti hanno stabilito che nel caso Rende non c’è mai stata alcuna aggravante mafiosa.

Per queste ragioni giudico l'arresto di Principe un fatto gravissimo che nessuno ha il coraggio e l’onestà di denunciare. Come ho detto, per telefono, alla moglie dell'ex sottosegretario io continuerò a combattere sino a quando Principe non avra' riacquistato la libertà, in modo che possa così da cittadino libero dimostrare, in un regolare processo, la sua assoluta correttezza e completa innocenza".

P.s.

Principe ha consentito a Diritti Civili di scrivere la bella storia di solidarietà di Marko e Branko, i fratellini serbi non vedenti, che va avanti da 15 anni!

(che trovate, ricordata e documentata, nella pagina Diritti Civili Global) 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili(diffuso da ANSA e AGI)

Dramma carceri. Malato di tumore, cieco, non

autosufficiente, nella stessa cella con il nipote

che lo assiste! Accade in un carcere calabrese.

Quest’uomo ha chiesto aiuto a Diritti Civili

 

Malato di tumore, quasi del tutto cieco, non autosufficiente, in carcere nella stessa cella con il nipote che lo assiste! Accade in un carcere calabrese. Quest’uomo F. I. , 66 anni, oggi ha scritto, con l’aiuto del nipote, F. , al leader del Movimento Diritti  Civili, Franco Corbelli, chiedendo di aiutarlo (a terminare la sua esistenza nella sua casa accanto ai suoi familiari) e  di rendere noto il dramma, la sofferenza che sta vivendo  e l’ingiustizia che sta subendo, perché non accada mai più a nessun altro essere umano”! “Sono oltre 20 anni che lotto per difendere (anche) i diritti delle persone detenute. Ho denunciato in tutti questi anni centinaia di casi umani e fatto scarcerare decine di detenuti gravemente malati, come ricordo e documento nel nostro sito www.diritticivili.it. Ho affrontato tante storie drammatiche. Ma quella che, con una missiva che mi è stata recapitata oggi, mi è stato chiesto di rendere nota è oltre che drammatica, particolarmente triste ed emblematica delle tragedie che si consumano dietro le sbarre. Quest’uomo, malato di tumore al cervello, già operato(nel 2007 a Milano) e in cura, viene arrestato nel 2011. Per lui è la fine di ogni speranza! In carcere diventa anche quasi completamente cieco e non più autosufficiente. Da qualche mese è stato messo in una piccola cella insieme ad un suo nipote, anche lui detenuto, che lo assiste. Il nipote lo cucina, gli legge e scrive le lettere, lo aiuta anche nell’igiene intima. Quest’uomo racconta tutta la sua disperazione e si domanda se questo suo martirio si può definire giustizia! Lui ringrazia il nipote, per il buon cuore, chiede solo di poter essere curato e di finire la sua esistenza tra le mura di casa con l’affetto dei suoi familiari. Chiedo, mi rivolgo direttamente al Ministro della Giustizia, prosegue Corbelli: si può tenere in una cella un uomo malato di tumore, cieco e non autosufficiente, lasciando che sia il nipote ad assisterlo per quel poco che gli resta di vivere? Si può consentire una simile ingiustizia, una tale disumanità in un Paese civile e in uno stato diritto? Per poter continuare ad avere ancora fiducia nella Giustizia, mi auguro e voglio sperare che si ponga subito fine a questa crudeltà togliendo dal carcere e mandandolo a casa(nel caso, anche ai domiciliari), a terminare la sua esistenza, un detenuto malato di tumore, cieco e non autosufficiente”. 

5 aprile 2016

 

 

Articoli oggi(22 marzo) su GAZZETTA del SUD e, ieri, su LA PROVINCIA di COSENZA

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli chiede immediata scarcerazione detenuto

malato terminale e intervento Ministro Giustizia.

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 Catanzaro

 Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, chiede “l’immediata scarcerazione di un detenuto del carcere Siano di Catanzaro, il signor Antonio, malato terminale(attualmente l’uomo si trova nel carcere di Reggio, dove è stato trasferito per mancanza di posti) e l’intervento del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, per questo gravissimo caso giudiziario e umano”. “Il caso denunciato dall’Associazione Yairaiha Onlus di un detenuto del carcere Siano di Catanzaro, il signor Antonio, malato terminale, abbandonato e condannato a morire in una cella(attualmente si trova nel carcere di Reggio) è purtroppo la fotografia della realtà del dramma delle carceri nel nostro Paese, afferma Corbelli. Da oltre 20 anni combatto per difendere i diritti, anche delle persone detenute, soprattutto di quelli malati. Ho fatto in questi anni scarcerare decine di detenuti gravemente malati. Continuo però a vedere che purtroppo non è cambiato nulla. Il carcere resta un inferno, dove buttare le persone, senza alcun rispetto per i loro diritti, la loro dignità e sofferenza! La mia non è una accusa alle persone, agli operatori del mondo penitenziario che vanno anzi apprezzati per il loro difficile lavoro, è una condanna del sistema giustizia e del carcere, di alcune leggi assurde, di decisioni sbagliate, della malasanità carceraria, di interventi tardivi che di fatto violano i più elementari diritti umani delle persone! Come nel caso denunciato, di questo detenuto, il signor Antonio, che nonostante sia stato accertato, dopo mesi di atroci sofferenze, essere affetto da un tumore, giunto allo stato terminale, continua ad essere lasciato soffrire in una cella in attesa che muoia! Si può in un Paese civile e in uno Stato di diritto accettare una così grande ingiustizia, consentire una  simile atrocità? Si può continuare a tacere- come fanno i pseudo garantisti e i politici sempre pronti ad esaltare ogni operazione, anche la più irrilevante, della magistratura- questo dramma umano?  Chiedo l’immediata scarcerazione di questo detenuto in fin di vita! Che gli venga consentito, come è giusto , doveroso e umano, di concludere la sua esistenza terrena serenamente a casa sua con l’assistenza e l’affetto di sua moglie, la signora Marta, e della sua famiglia, a cui oggi viene di fatto impedito di poterlo assistere! Chiedo per questo gravissimo caso, giudiziario e umano, l’immediato intervento del Ministro della Giustizia, Orlando”!

20 marzo 2016 

GAZZETTA del SUD - 22 marzo 2016 

 

 

Martedì 15 marzo - articolo sul quotidiano LIBERO

Mercoledì 16 marzo - servizio a La Gabbia su LA7

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili(diffuso dall'Agenzia AGI - Redazione Abruzzo)

Corbelli(Diritti Civili) chiede al Presidente Mattarella di concedere

la grazia all’anziano 82enne di Pescara arrestato(e condannato a

due anni di carcere!) per il furto di un dvd da 7,90 euro!

 

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Pescara

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, chiede al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di concedere la grazia all’anziano pensionato di Pescara, Ugo Guarnieri, 82 anni il prossimo agosto,  arrestato, per scontare una condanna a due anni di reclusione, per aver rubato, in un centro commerciale, un dvd del valore di 7,90 euro! L’anziano uomo non avendo, tramite il suo legale, chiesto la sospensione della pena, né fatto ricorso, è stato per questo arrestato dai poliziotti di Pescara e trasferito in carcere. “E’ una vicenda triste e drammatica, una ferita per la stessa Giustizia del nostro Paese che non può mandare in carcere un anziano di 82 anni per il furto di in dvd di 7,90 euro. Solo perché i legali di questo pensionato non hanno, evidentemente, chiesto né la sospensione della pena, né altri benefici previsti dalla legge per giustamente evitare il carcere ad un anziano 82enne per un furto così irrisorio. Questa grande ingiustizia deve essere subito cancellata, questa ferita deve essere immediatamente sanata. Né va oltre che del rispetto dei diritti e della dignità della persona anziana, della stessa credibilità della giustizia e delle  Istituzioni del nostro Paese. In una Italia che vede liberi una infinità di corrotti, di assassini, di criminali, di mafiosi, di stragisti, di rapinatori, si arresta poi un anziano di 82 anni per il furto di un dvd di 7,90 euro!  Quel povero pensionato non deve restare più nemmeno un giorno in carcere, perché si possa continuare ad avere ancora fiducia nella giustizia! Chiedo per questo al Presidente della Repubblica la concessione della grazia per questo poveruomo”.

11 marzo 2016

 

Notizia AGI-ANSA

Bimba soffocata: Corbelli, la giovane madre va aiutata. Ringraziamo il bravo giudice che le ha evitato il carcere

Cosenza, 23 febbraio - “Dal profondo del cuore, con soddisfazione e commozione, ringrazio il Gip del Tribunale di Cosenza, Francesco Luigi Branda, che ha evitato il carcere alla mamma della piccola Marianna, disponendo gli arresti domiciliari nel reparto di Psichiatria dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, dove la giovane donna, Giovanna Leonetti, si trova ricoverata. Quello del giudice Branda e’ un atto di giustizia giusta e di umanita’ che fa onore alla magistratura del nostro Paese. Lo ringrazio. Ho avuto in questi ultimi anni la fortuna e l’onore di conoscere personalmente il giudice Branda e ho potuto apprezzare (sempre) la sua grande correttezza, l’alto senso di giustizia e la particolare sensibilita’ e grande umanita’”. E’ quanto afferma, in una nota, Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, come tutti “profondamente colpito e addolorato per la tragedia della piccola Marianna”, che aveva rivolto “un accorato appello al giudice chiedendo di aiutare la giovane mamma di questa sfortunata bambina, evitandole assolutamente il carcere. Quella donna – aggiunge – deve essere solo aiutata, dopo l’immane tragedia che ha segnato dolorosamente e distrutto la sua vita e quella della sua famiglia. La mia speranza e’ che al processo si possa dimostrare che la morte della piccola Marianna e’ stata solo una terribile disgrazia e che la giovane mamma poggiandole, in un momento di disperazione, il cuscino sulla faccia volesse solo farla smettere di piangere e non certo ucciderla e toglierle la vita. Adesso che e’ volata in Cielo, anche la piccola Marianna perdonera’ e preghera’ per la sua mamma che un giorno riabbraccera’ in Paradiso. Ringrazio i media – conclude Corbelli – che mi hanno dato la possibilita’ di far conoscere il mio stato d’animo, la mia sofferenza per una vicenda che mi ha particolarmente turbato”.

 

Notizia AGI - ANSA

Accorato appello di Corbelli per la giovane mamma

della piccola sfortunata Marianna

 

Cosenza, 22 febbraio. Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, come tutti “profondamente colpito e addolorato per la tragedia della piccola Marianna”, rivolge “un accorato appello chiedendo di aiutare la giovane mamma di questa sfortunata bambina, evitandole assolutamente il carcere”. “Nel rispetto assoluto dei familiari della piccola Marianna, e dei magistrati che stanno indagando per fare piena luce sull’accaduto, con il cuore colmo di dolore per la morte di questa bambina, io che da una vita lotto per aiutare i bambini poveri del mondo, sento il dovere di rivolgere, per un fatto di mera umanità, un accorato appello a favore della giovane mamma, Giovanna Leonetti, che al di là delle sue eventuali colpe, va aiutata nel momento più drammatico e doloroso della sua vita, purtroppo segnata irrimediabilmente e distrutta da questa immane tragedia, afferma Corbelli.  Nonostante quello che scrivono e riportano oggi i giornali, io resto convinto che la giovane donna non volesse assolutamente uccidere la sua bambina e che quel cuscino lo avesse poggiato solo per cercare di non farla più piangere. Spero e prego che sia andata proprio così. Per questo quella donna oggi deve essere aiutata. Deve essere aiutata in ogni caso, al di là di quelle che saranno le risultanze investigative. Quello che chiedo, è questo il mio accorato appello, a magistrati e giudici, è di evitare assolutamente il carcere a questa donna. Dopo la morte della sua bambina sarebbe per lei la fine, la disperazione, una atroce sofferenza. Chiedo che la giustizia valuti la tragedia che ha colpito questa donna, la sua famiglia e consideri, come sono certo faranno, nel rispetto della legge, con sensibilità e umanità, magistrati e giudici, che quella donna con la morte della sua bambina ha già subito la punizione e il dolore più orribili di tutta la sua vita. Chiedo di aiutarla per salvarla. Così come due anni fa chiesi di aiutare e salvare un’altra giovane mamma, Daniela Falcone, anche lei accusata di aver ucciso il figlio. Non mi stancherò mai di ringraziare il gip e i magistrati di Paola che hanno evitato a  questa donna di Rovito il carcere(si trova adesso ricoverata in una clinica in provincia di Reggio Calabria). Mi auguro che la stessa cosa avvenga oggi per questa altra sfortunata giovane mamma”(Agi).   

 

 

Dal sito di LAMETIA OGGI e NUOVA COSENZA(notizia AGI e ANSA) - 5 febbraio 2016

Terrorismo: Corbelli, ingiusto carcere senza prove certe

 Terrorismo, foreign fighter marocchino arrestato in Calabria

Mehdi Hemil, il giovane marocchino

Cosenza – “Non credo che il giovane marocchino, Mehdi Hemil(nella foto), residente a Luzzi da 13 anni, arrestato e in carcere a Cosenza da oltre dieci giorni, fosse un aspirante terrorista. Sono anzi sempre di piu’ convinto che questo ragazzo sia solo vittima di una legge liberticida che in nome della lotta al terrorismo si e’ inventato il “reato presunto”. La lotta al terrorismo deve essere rigorosa e senza tregua, ma senza calpestare i diritti fondamentali delle persone, anche naturalmente quelli degli immigrati! Per questo, con il rispetto che si deve sempre all’operato dei magistrati e degli investigatori, chiedo che questo giovane marocchino venga scarcerato”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 30 anni impegnato ad aiutare gli immigrati. “Se questo ragazzo e’ stato arrestato, dopo le segnalazioni alla magistratura italiana delle autorita’ della Turchia, in applicazione di una legge che giudico purtroppo liberticida, sulla base solo delle sue possibili intenzioni (perche’ sul suo computer sono stati trovati video con scene cruente dell’Isis, che il giovane, come ha dichiarato, avrebbe guardato per curiosita’), senza alcun elemento probatorio certo che attesti inequivocabilmente che volesse diventare un terrorista o che stesse preparando un attentato, va subito scarcerato. Non e’ giusto – aggiunge – continuare a tenerlo in carcere. Intervengo oggi per questo giovane marocchino, in coerenza con la mia ultratrentennale storia garantista e le innumerevoli battaglie a difesa dei diritti degli immigrati, iniziate nei lontani anni 80, prosegue Corbelli. Un fatto e’ certo. A Luzzi la comunita’ marocchina vive in onesta’ e, purtroppo, poverta’. Ricordo a questo proposito la tragedia di un altro commerciante ambulante marocchino morto, nel maggio del 2004, in un incidente stradale a Luzzi e il cui corpo rimase per 10 giorni nell’obitorio dell’ospedale dell’Annunziata perche’ la famiglia non aveva i soldi necessari per far rimpatriare la salma, per darle una degna sepoltura nel suo Paese. Il figlio di questo poveruomo mi chiese di aiutarlo. Io e Padre Fedele riuscimmo, con soldi anche nostri, a recuperare la somma necessaria per pagare le spese di trasporto della bara sino in Marocco. Ho voluto ricordare, in questa occasione, questo triste episodio per dire che i marocchini che vivono a Luzzi sono persone oneste e povere che mai si sognerebbero di far del male a qualcuno. Non sono aspiranti kamikaze e terroristi. Per questo – conclude Corbelli – chiedo di credere a quel ragazzo, che continua dal carcere a gridare la sua innocenza, e di scarcerarlo”.

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Accorata e struggente lettera del papà del piccolo Cocò a Diritti Civili

la missiva viene integralmente pubblicata in questa pagina, dopo il comunicato

Immagine per il risultato di tipo notizie 

A pochi giorni dal secondo anniversario della barbara uccisione del piccolo Cocò(il bambino di 3 anni di Cassano allo Ionio trucidato e bruciato, il 16 gennaio 2014, insieme al nonno e ad una giovane donna marocchina) il papà del bimbo, Nicola Campolongo(da un anno ai domiciliari), scrive a nome suo e della moglie, Antonia Iannicelli(da alcuni mesi detenuta nel carcere di Castrovillari, per scontare una vecchia condanna per droga), un’accorata  e struggente lettera al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per "raccontare tutta la loro disperazione, per le ingiustizie che continuano a subire e pregandolo di continuare ad aiutarli, così come sta facendo sin dal primo momento". Il papà e la mamma di Cocò sono "disperati e angosciati soprattutto perché da 7 mesi non vedono più le loro due bambine, Ilenia e Desirè, che sono state, il 30 luglio 2015, portate i fuori dalla Calabria in una struttura protetta. Li possono sentire solo due volte la settimana per telefono. Le bambine ogni volta chiedono ai loro genitori di farle ritornare a casa". E lui, il papà, mi scrive Nicola Campolongo, con "il cuore spezzato dal dolore, promette loro che parlerà con il giudice per farle ritornare a casa". Le due bambine non hanno potuto vedere i loro genitori nemmeno a Natale. L’istanza è stata rigettata dal Tribunale dei minori. Non solo. Il signor Nicola Campolongo non può vedere nemmeno sua moglie in carcere, non ha potuto farlo nemmeno per le Festività Natalizie. Questa situazione li sta portando alla disperazione”. “Ci aiuti signor Corbelli, come ha sempre fatto. Saluti di cuore da Antonia e Nicola Campolongo”,  si chiude così la missiva del papà di Cocò. La lettera (recapitata ieri sera tramite e-mail) di Nicola Campolongo sarà pubblicata integralmente nella giornata di oggi nel sito del Movimento Diritti Civili, www.diritticivili.it , nella pagina Giustizia”. Corbelli prosegue: “Quel bambino e quella tragica storia sono e saranno sempre nel mio cuore. Con grande rispetto per la magistratura chiedo per i genitori del piccolo Cocò un atto di giustizia giusta e umana. Antonia e Nicola Iannicelli chiedono solo di poter rivedere e di far ritornare a casa le loro due bambine, chiedono solo, il papà e la mamma del piccolo Cocò, di avere un colloquio nel carcere dove la donna è detenuta, chiedono soprattutto, due ragazzi ricordo di appena 25 anni, di avere una possibilità di riscatto. Può un Paese civile, uno stato di diritto negare questi loro sacrosanti diritti? Ricordo ai giudici che se fossero stati accolti i miei appelli(quando la mamma di Cocò, che, pochi giorni prima del Natale del 2012, avevo fatto scarcerare, insieme al suo bambino che era con lei in cella, era stata, pochi mesi dopo, nell’aprile del 2013, riarrestata, per aver, violando i domiciliari, portati il bambino e le sorelline a vedere il papà, allora detenuto a Catanzaro) e la mamma di Cocò fosse stata rimandata agli arresti domiciliari, quel maledetto giorno di due anni fa, il bambino non sarebbe stato con il nonno(che non doveva comunque portarlo con lui), all’appuntamento con la morte, ma a casa con la mamma e le sorelline”.

9 gennaio 2016

LA LETTERA(e-mail) DEL PAPA' DI COCO' 

sig. dott. corbelli chi li scrive è il papà di Cocò e le scrivo a nome mio e di mia moglie perché stiamo arrivando al limite della disperazione.. noi stiamo cercando solo una seconda possibilità  di poter continuare la nostra vita dopo il dolore che stiamo passando che ci sta consumando l'anima giorno dopo giorno, e ci rivolgiamo a lei perche ci ha sempre aiutati e sostenuti dal primo momento.  Ma ancora oggi siamo qui a scriverla purtroppo  per tutte le ingiustizie che ancora subiamo oggi, abbiamo fatto istanza per avere un colloquio con mia moglie almeno a Natale, e mi viene rigettato perche non c’è tutta questa esigenza e non ci sono pericoli di vita e poi agli altri vengono autorizzati nella nostra stessa situazione e quasi un anno fra poco che sono ristretto ai domiciliari e non abbiamo rapporti nemmeno telefonici perché come sapete chiama Desy e Ilenia nella struttura dove si trovano.. nella vita tutti sbagliamo dott. corbelli e noi abbiamo pagato già molto caro i nostri sbagli commessi da ragazzi e quindi abbiamo tutti una seconda possibilità ma noi invece veniamo trattati sempre come i peggiori abbiamo solo 25 anni e vogliamo solo ritornare a vivere insieme con le nostre figlie..poi abbiamo fatto istanza al giudice dei minori per vederle almeno a Natale e l'hanno rigettata anche. dott. corbelli sono 7 mesi già che non li vediamo e quando mi chiamano il lunedì e venerdì Desy e Ilenia mi dicono sempre papà parla con il giudice che noi vogliamo stare con voi e no qui, e io li dico sempre si mo papà ci parla voi fate le brave e mi si spezza il cuore ogni volta dal profondo dell'anima, abbiamo diritto anche noi dopo tutto quello che abbiamo subito a una vita tranquilla ma sopratutto insieme alle nostre figlie perché ormai stiamo arrivando al limite della disperazione e se devo continuare  cosi sarà meglio che...sinceramente con lo stato di d'animo che mi ritrovo non ce la facciamo più a continuare cosi. Magari spero in un vostro incontro per parlare meglio di tutta la situazione e spero non ci abbandoni e ci aiuti per l'ultima volta. saluti di cuore da antonia e nicola campolongo

Più avanti, in questa stessa pagina, la lettera della mamma di Cocò 

 

Dal sito della Gazzetta del Sud 

PICCOLO COCÒ

I dubbi della Bindi 

le certezze di Corbelli

Il leader di Diritti Civili replica alla presidente della commissione antimafia che vuole aprire una indagine sull'affidamento di Cocò al nonno, poi uccisi insieme. Se solo avessero ascoltato i miei appelli.

 I dubbi della Bindi
le certezze di Corbelli

 Non si è fatta attendere la replica del leader di Diritti Civili, Franco Corbelli, alle dichiarazioni della presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi che ieri a Cosenza ha annunciato una indagine per accertare eventuali responsabilità nell’affidamento del piccolo Cocò al nonno affermando che  lo usava come scudo, poi trucidati in un agguato mafioso. “La Presidente Bindi ieri, parlando a Cosenza della tragica vicenda del piccolo Cocò, non ha detto (probabilmente perché ignorava questa circostanza), a proposito degli aspetti da chiarire, la cosa più grave e importante ovvero che il bambino di Cassano sarebbe ancora in vita se avessero accolto i miei appelli quando(dopo aver fatto uscire, Cocò e la sua mamma, dal carcere di Castrovillari alla vigilia del Natale del 2012) chiedevo di rimandare ai domiciliari Antonia Iannicelli(la mamma di Cocò), che era stata di nuovo arrestata, pochi mesi dopo, nell’aprile del 2013, per aver portato(mentre era agli arresti a casa) il bambino e le due sorelline, Ilenia e Desirè, a vedere il loro papà, Nicola Campolongo, allora detenuto nel carcere di Catanzaro. Se avessero accolto i miei appelli quel maledetto giorno del gennaio del 2014 il piccolo Cocò sarebbe stato a casa con la mamma e non invece con il nonno all’appuntamento con la morte! La Presidente Bindi si è chiesta perché il piccolo non era di nuovo in carcere con la madre. No, Cocò non doveva ritornare in carcere, doveva restare a casa con la mamma. Cocò andava tutelato (e in questo modo salvato!) non rimandandolo in carcere(dove nessun bambino deve mai entrare!) ma facendolo restare a casa con la mamma. Se, la mamma di Cocò, l’avessero di nuovo mandata ai domiciliari, come ho chiesto per mesi, quel bambino non sarebbe stato affidato al nonno che, dice la presidente Bindi, l’ha usato e che io invece sono convinto non l’abbia fatto perché attaccatissimo a quel suo nipotino. E comunque – continua Corbelli - io mi rifiuto, per principio, di pensare che ci possa essere qualcuno che usa come scudo un bambino sapendo che possa essere ucciso! Figurarsi poi se questo bambino è un suo amato nipotino. Fermo restando le responsabilità del nonno(che non doveva assolutamente portarlo con sé) e gli sbagli(i reati) della famiglia del piccolo Cocò(per i quali i due giovani genitori stanno pagando con il carcere) interroghiamoci anche come funziona la Giustizia nel nostro Paese quando deve affrontare il dramma di bambini innocenti, con le madri detenute. Dico infine alla Bindi(e non solo a Lei) che, parlando ieri del feroce omicidio di Cocò, avrebbe dovuto interrogarsi sul perché, nonostante il grande lavoro investigativo, aspettiamo ancora, a distanza di quasi due anni, di conoscere l’assassino, la belva che ha ucciso Cocò, che ha avuto il coraggio di premere il grilletto di una pistola sulla testa di quel povero, innocente bambino”

 

 

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OMICIDIO COCÒ

dal sito della Gazzetta del Sud - 12 ottobre 2015

Ora scarcerare la mamma e far 
tornare sorelline

 E' quanto chiede il Movimento Diritti Civili che da prima della strage si è occupato del piccolo Cocò. Ora ricomporre la famiglia.

 Ora scarcerare
la mamma e far
tornare sorelline

sorelline Cocò

 

Dopo la scoperta e l’arresto dei presunti assassini del piccolo Cocò (il bambino di 3 anni di Cassano ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una giovane donna marocchina, il 16 gennaio 2014) interviene Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili, che questo bambino aveva tre anni fa salvato(facendolo uscire, pochi giorni prima del Natale 2012, dal carcere di Castrovillari dove si trovava da quasi due mesi insieme alla giovane mamma detenuta) e la sua famiglia per tre anni ininterrottamente aiutato. Corbelli esprime “grande soddisfazione per l’individuazione dei presunti assassini”, definisce, “se vero, gravissimo il comportamento del nonno di Cocò che avrebbe usato il bambino come scudo”, chiede che “adesso venga subito scarcerata(mandata ai domicliari) la mamma di Cocò, Antonia Iannicelli(che da alcuni mesi si trova di nuovo in carcere a Castrovillari per scontare una vecchia condanna per droga) e vengano fatte ritornare subito a casa a Cassano le due sorelline del bambino, Ilenia e Desirè, che si trovano dal 30 luglio scorso in una località segreta protetta, lontano dalla Calabria. Tutti aspettavamo questo giorno. Soprattutto i genitori del piccolo Cocò, Antonia Iannicelli e Nicola Campolongo(attualmente ai domiciliari). Questo giorno è finalmente arrivato. Adesso venuti meno i motivi di pericolo e di sicurezza chiedo che la mamma di Cocò venga di nuovo mandata alla detenzione domiciliare e le due bambine fatte ritornare in Calabria, nella loro casa di Cassano. Questo è oggi il desiderio dei genitori del piccolo Cocò, come mi hanno più volte scritto. Rispetto naturalmente sempre le decisioni della magistratura(anche quando non li condivido e correttamente li contesto) ma ricordo, con amarezza e sofferenza, che oggi il piccolo Cocò sarebbe in vita se avessero accolto i miei appelli quando(dopo averlo fatto uscire dal carcere alla vigilia del Natale del 2012) chiedevo di rimandare ai domiciliari la mamma del bambino che era stata riarrestata nel maggio del 2013, per aver portato(mentre era agli arresti a casa) Cocò e le due sorelline a vedere il loro papà, Nicola, allora detenuto nel carcere di Catanzaro. Se avessero accolto i miei appelli quel maledetto giorno del gennaio del 2014 il piccolo Cocò sarebbe stato a casa con la mamma e non invece con il nonno all’appuntamento con la morte. 

 

 

L'ULTIMA STRUGGENTE LETTERA DELLA MAMMA DI COCO'

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Detenute carcere Castrovillari scrivono a Diritti Civili chiedendogli di

aiutare e salvare mamma del piccolo Cocò, prima che sia troppo tardi!


Cosenza

Un gruppo di detenute del carcere di Castrovillari ha scritto una lettera al leader del Movimento Diritti Civili chiedendogli di aiutare la mamma del piccolo Cocò(il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e  bruciato insieme al nonno e ad una giovane donna marocchina, nel gennaio del 2014), Antonia Iannicelli, ad uscire dalla prigione e a farla ricongiungere con le sue due bambine che nel mese scorso le sono state tolte dalla struttura religiosa, dove vivevano da un anno e mezzo insieme a tre cuginetti e due zii, e portate in una località protetta e segreta, fuori dalla Calabria. La lettera recapitata a Diritti Civili è “una accorata richiesta di aiuto ma anche un atto di accusa per una giustizia non giusta”. Le detenute chiedono di intervenire e di aiutare la loro compagna di cella, Antonia, ad uscire prima che sia troppo tardi. Antonia Iannicelli è da alcuni mesi di nuovo reclusa nel carcere di Castrovillari per scontare una vecchia condanna per droga, diventata definitiva. Il marito e papà di Cocò, Nicola Campolongo, è invece agli arresti domiciliari. La mamma del piccolo Cocò prima di ritornare in carcere aveva vissuto con le sue due bambine nella struttura religiosa. E’ la seconda volta che scatta la solidarietà delle detenute di Castrovillari per la mamma di Cocò. Un altro appello al leader di Diritti Civili lo avevano infatti rivolto subito l’uccisione del bambino chiedendo anche in quell’occasione la scarcerazione di Antonia Iannicelli che ottenne poi i domiciliari. Oggi la nuova iniziativa di solidarietà di queste detenute. Il responsabile di Diritti Civili, che aiuta ininterrottamente da tre anni la famiglia del piccolo Cocò(il bambino che aveva anche, alla vigilia del Natale de  2012, fatto scarcerare insieme alla sua mamma, allora entrambi in carcere da due mesi) chiede ai giudici(il cui operato come sempre rispetta) “un atto di giustizia giusta e umana: il ritorno della mamma di Cocò dalle sue due bambine che l’aspettano con la speranza di poterla presto riabbracciare. Far ritornare Antonia Iannicelli dalle sue due bambine significa salvare questa giovane sfortunata donna, distrutta per sempre, insieme al suo marito, dal dolore immane e indelebile per la morte, in quel modo atroce, del suo Cocò. Spero che questo mio appello umanitario venga accolto”.

19 agosto 2015

 

 

VINTA UNA IMPORTANTE BATTAGLIA 


Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Dopo oltre 20 anni di lotte Diritti Civili vince la sua battaglia:

niente più bambini in carcere! La piccola Carmela di Napoli, la

prima bambina "liberata" da Corbelli, 20 anni fa, il piccolo Cocò

l’ultimo bambino tolto dalla cella, 2 anni e mezzo fa (Natale 2012).

“Viene finalmente scritta una importante pagina di giustizia e di civiltà”

 

 “Cancellando finalmente la disumanità dei bambini in cella(che saranno ospitati  adesso in case famiglia con le loro mamme detenute), l’Italia si appresta a scrivere una importante pagina di giustizia e civiltà. Dopo 20 anni di lotte, denunce, appelli, manifestazioni in Italia(riprese da tutta la stampa italiana e che vengono tutte ricordate e documentate nel sito www.diritticivili.it) il Movimento Diritti Civili vince una delle sue più importanti e significative battaglie”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che ricorda l’inizio, esattamente 20 anni fa, di questa lunga ininterrotta battaglia per togliere i bambini dalla cella. Una battaglia che iniziò nel novembre del 1995, con la drammatica vicenda di una bambina di Boscoreale(grosso centro alle porte  di Napoli), Carmela Parise, che viveva in cella con la madre detenuta. Partì da quel caso la lunga e ininterrotta lotta di Diritti Civili che sta adesso finalmente per concludersi , con l’iniziativa, preannunciata nei giorni scorsi, alle detenute del carcere romano di Rebibbia, dal Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, dalla senatrice Anna Finocchiaro e dal senatore Luigi Manconi, delle case famiglia per ospitare le madri detenute, con bambini da 0 a 3 anni. Corbelli ricorda che “a questa lotta per togliere i bambini dal carcere è legata anche la battaglia di Diritti Civili per il piccolo Cocò Campolongo(il bambino di 3 anni di Cassano, barbaramente  ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una giovane donna marocchina, nel gennaio del 2014), che è stato l’ultimo bambino che Corbelli è riuscito, a pochi giorni dal Natale del 2012, a togliere dal carcere di Castrovillari dove si trovava(da due mesi) insieme alla sua mamma detenuta. La piccola Carmela è stata la prima bambina liberata da Corbelli 20 anni fa e Cocò l’ultimo bambino tolto dal carcere, due anni e mezzo fa. Diversi sono stati i bambini detenuti liberati da Corbelli. In questi 20 anni c’è tutta la storia di Diritti Civili per questa grande e importante battaglia per cancellare la vergogna dei bimbi in cella. Ci sono le lotte, le proteste clamorose come quella del 27 dicembre 2005, quando Corbelli, il giorno che il Parlamento discuteva dell’amnistia, dopo aver manifestato davanti a Montecitorio insieme ai radicali, entrò alla Camera dei Deputai e dalla tribuna del pubblico attuò una clamorosa protesta interrompendo la relatrice(la stessa Anna Finocchiaro) e gridando. “Occupatevi dei 60 bambini che sono in carcere con le madri detenute”. Il leader di Diritti civili venne di peso cortesemente allontanato dai commessi prontamente intervenuti. Nel marzo del 2001 grazie alla martellante campagna di Corbelli venne approvata dal Parlamento una prima legge (la legge 40 dell’8 marzo 2001) su questo problema dei bambini in cella. Legge comunque insufficiente. Corbelli continuò la sua battaglia e riuscì, 5 anni dopo, a far modificare quella stessa legge, preparando e facendo presentare, nel luglio del 2006, da sette parlamentari di diversi partiti, primi firmatari tre deputati calabresi (Franco Laratta, Nicodemo Oliverio e  Maria Grazia Laganà) degli emendamenti (a questa legge, la n. 40 dell’8 marzo 2001) che vennero approvati dal Parlamento e che prevedevano forme alternative di detenzione per le madri detenute con bambini da 0 a 5 anni (arresti domiciliari, strutture protette, comunità, case famiglia). "Oggi la conclusione di questa lunga e ininterrotta battaglia, condotta quasi sempre in solitudine: i bambini e le loro mamme detenute saranno ospitati nelle case famiglia. Viene così cancellata per sempre la disumanità dei bimbi dietro le sbarre”, conclude Corbelli.

25 luglio 2015

(Nelle pagine Conquiste Civili, Diritti Civili Global e Ultimissime viene ricordata e documentata la nostra lunga battaglia, iniziata 20 anni fa) 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Le due sorelline del piccolo Cocò allontanate dalla Calabria!

 

Le sorelline di Cocò (il bambino di tre anni di Cassano, ucciso e bruciato, nel gennaio del 2014, insieme al nonno e a una giovane donna marocchina), questa mattina hanno lasciato la Calabria per una destinazione segreta, in una struttura protetta.  Lo rende noto Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, che dopo aver rivolto ieri un nuovo accorato appello di Corbelli ai giudici del Tribunale dei Minori di Catanzaro, (supplicandoli  di “non separare le bambine dai loro genitori, già così duramente colpiti e distrutti dal feroce assassinio del loro piccolo Cocò”!), questa mattina, come preannunciato, ha presidiato, a partire dalle ore 7, la struttura religiosa, dove erano ospitate(da un anno e mezzo, subito dopo il barbaro omicidio del piccolo Cocò) le due bambine, insieme a tre cuginetti e due zii. “La famiglia è stata divisa. Le sorelline di Cocò sono state allontanate dalla Calabria, i tre cuginetti e gli zii sono rimasti in questa struttura religiosa. Avevo lottato tanto perché questo non accadesse. Avevo sperato che ci fosse all’ultimo momento un miracolo. Questo miracolo purtroppo non c’è stato e questa mattina pochi minuti dopo le 10, Ilenia e Desirè, le due sorelline del piccolo Cocò, sono state prelevate dalle assistenti sociali(che hanno agito con grande sensibilità) e scortate da cortesi agenti della Questura sono state portate fuori dalla Calabria per una destinazione segreta, ignota a tutti, anche agli stessi genitori delle due bambine, Nicola Campolongo(attualmente ai domiciliari) e Antonia Iannicelli(da alcuni mesi di nuovo in carcere a Castrovillari, per scontare una vecchia condanna per droga). E’ stato così eseguito il provvedimento del Tribunale dei Minori di Catanzaro. Non ho potuto far altro che prenderne atto, con sofferenza. Resta tanta amarezza e molto dolore per quello che è accaduto questa mattina. Per la Giustizia è una sconfitta. La Giustizia intesa come sistema, non come singoli magistrati e giudici, il cui operato va come sempre rispettato. Io, come promesso, ero lì, nella struttura religiosa che ospita le bambine, sin dalle 7 di questa mattina. Ho atteso l’arrivo delle assistenti sociali, che sono giunte intorno alle 9. Dopo un’ora, pochi minuti dopo le dieci, la partenza delle due bambine. Spero adesso che molto presto le due sorelline possano ritornare dalla loro famiglia, come è giusto e umano. Auspico che vengano adesso finalmente, grazie alle incessanti indagini degli inquirenti, scoperti e assicurati alla giustizia gli assassini del loro fratellino, il piccolo Cocò. Io continuerò ad aiutare le due sorelline e la loro famiglia, come faccio ininterrottamente da oramai tre anni, come ho promesso di nuovo questa mattina alle due bambine prima che arrivassero le assistenti sociali e quando sono venute ad abbracciarmi prima di entrare in macchina. Erano naturalmente tanto tristi, ma un po’ più serene dei giorni scorsi. Prima di partire hanno salutato al telefono il loro papà, Nicola, e avevano smesso di piangere. Continuerò a lottare per loro. Ringrazio infine quegli importanti media calabresi che non hanno (mai!) dimenticato Cocò e le sue sorelline e anche in questi giorni difficili e sofferti hanno sostenuto la giusta battaglia di Diritti Civili”.

30 luglio 2015  

  

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Sorelline piccolo Cocò tolte a genitori e affidate a famiglia fuori regione. Genitori disperati hanno chiesto aiuto a Diritti Civili. Accorato appello a giudici Tribunale Minori e Tribunale Sorveglianza “Non allontanatale dalla Calabria. Lasciatale nella struttura religiosa dove si trovano da un anno e mezzo. Salvate le bambine e la loro famiglia"!

 

Cosenza

“Mentre il piccolo Cocò, un anno mezzo dopo il suo barbaro assassinio (il bambino di tre anni di Cassano, venne ucciso e bruciato insieme al nonno e a una giovane donna marocchina), sembra completamente dimenticato e i suoi feroci assassini sono ancora, purtroppo, sconosciuti e impuniti, un’altra tragedia e immane dolore sta per abbattersi sulla sua famiglia: Ilenia e Desirè, le sorelline di Cocò stanno infatti per essere tolte ai loro giovani genitori, Nicola Campolongo e Antonia Iannicelli, e affidate a una famiglia fuori dalla Calabria. Il provvedimento è stato già emesso dal Tribunale dei Minori di Catanzaro e sarà esecutivo, tra due settimane, dalla fine di luglio”. E’ quanto rende noto, in un comunicato, il Movimento Diritti Civili, che informa che “i genitori delle due bambine e del piccolo Cocò, angosciati e disperati, hanno chiesto aiuto ancora una volta al leader di Diritti Civili, Franco Corbelli, che sta aiutando questa famiglia ininterrottamente da oltre due anni e mezzo, da quando alla vigilia del Natale 2012 era riuscito a togliere dal carcere di Castrovillari il bambino che era(da quasi due mesi) in cella insieme alla mamma detenuta. Da allora li ha sempre aiutati, anche quando Antonia Iannicelli era poi stata riarrestata con l’accusa di evasione, perché mentre si trovava ai domiciliari, all’inizio dell’estate del  2013, aveva portato il piccolo Cocò e le due sorelline a vedere il papà, allora detenuto nel carcere di Catanzaro. Portò i bambini dal papà detenuto e subito rientrò a casa, a Cassano. Ma venne per questo nuovamente arrestata (e portata di nuovo a Castrovillari) e nonostante i ripetuti appelli di Corbelli rimase in carcere sino a quando i feroci assassini non uccisero e bruciarono il suo bambino che si trovava insieme al nonno e ad una donna marocchina, anche loro barbaramente uccisi e bruciati. Se avessero accolto gli appelli di Corbelli e avessero di nuovo concessi i domiciliari alla mamma di Cocò quel maledetto giorno del gennaio 2014 quel bambino non sarebbe stato con il nonno(che ha comunque la responsabilità di averlo portato con sé) ma a casa con la sua mamma! Nonostante questa immane tragedia e un dolore atroce e indelebile oggi la famiglia del piccolo Cocò – si legge nella nota di Diritti Civili - vive un altro momento drammatico e di nuova grande sofferenza e disperazione. La mamma del piccolo Cocò è da qualche mese di nuovo in carcere a Castrovillari per finire di scontare una vecchia condanna, per droga. Mentre il marito di Antonia Iannicelli e papà di Cocò, Nicola Campolongo, ha ottenuto, da pochi mesi, gli arresti domiciliari. Le due bambine sono invece rimaste, lontano da Cassano, in una struttura religiosa, dove erano state mandate insieme alla loro mamma pochi giorni dopo l’omicidio di Cocò. Oggi queste bambine stanno addirittura per essere tolte ai loro genitori. Corbelli si dice “fortemente preoccupato dagli sviluppi che potrebbe avere questa drammatica vicenda, per questo si appella alla sensibilità e profondo senso di giustizia dei giudici del Tribunale dei Minori e dei giudici del Tribunale di Sorveglianza, sempre di Catanzaro, affinché rivedano entrambi questa loro decisione ed evitino a quelle due bambine(e ai loro genitori) questo nuovo trauma e dolore. Chiedo che queste due bambine non vengano allontanate dalla Calabria, che restino in questa accogliente struttura dove sono amorevolmente assistite, dove frequentano anche la scuola. Chiedo che alla mamma delle due bambine vengano di nuovo concessi gli arresti domiciliari in questa struttura religiosa per continuare così a stare accanto alle sue figliolette. Ai giudici, così come ai magistrati della Procura dico, con grande rispetto e stima, che facendo ritornare la mamma dalle sue bambine si compie un atto di giustizia e di umanità e si salva quella famiglia. Spero che i giudici ascoltino questa volta il mio accorato appello. Mi auguro infine che assai presto i feroci assassini del piccolo Cocò vengano finalmente assicurati alla giustizia per pagare con una condanne durissima ed esemplare il loro orrendo crimine”!

16 luglio 2015

 

 

Dal sito del GIORNALE DI CALABRIA (Notizia ANSA-AGI) - 21 marzo 2015

 NDRANGHETA/ SUICIDIO GIUSTI.  CORBELLI: "FARE LUCE E GIUSTIZIA"

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COSENZA. Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, “da 30 anni convinto garantista”, interviene sul suicidio del giudice Giancarlo Giusti: “una persona, chiunque essa sia, che decide di togliersi la vita non può non suscitare un profondo turbamento”. “Se poi si tratta di un giovane giudice che sceglie di morire gridando sino all’ultimo la sua innocenza e denunciando la sua solitudine – prosegue Corbelli – il sentimento di commozione è ancora più forte. Almeno per me, per la mia sensibilità, è così. Non conoscevo questo giudice. Ma questo non mi impedisce di esprimere tutto il mio cordoglio e di chiedere che si faccia luce e giustizia per la sua morte, adesso che non c’è più. Non sono intervenuto in questi giorni per rispetto di questo uomo e della sua tragedia ma oggi, soprattutto dopo quanto sta emergendo sulla stampa calabrese, sento il dovere di far conoscere il mio pensiero su questa tragica vicenda, legata ad una inchiesta giudiziaria della Dda di Milano che mi ha visto impegnato a combattere per aiutare, e salvare, altri tre imputati che erano in carcere da oltre due anni e ai quali ho, insieme ai loro avvocati, fatto ottenere, per motivi di salute, gli arresti domiciliari, evitando così altre tragedie. Dopo il suicidio del giudice Giusti sono infatti ancora di più convinto che per questa stessa indagine, grazie alle mie battaglie altri drammi simili si sono evitati”. “Il giudice Giglio – conclude Corbelli – ha pagato con la vita un piccolo errore, una debolezza umana. Era rimasto solo, con l’affetto dei suoi familiari e dei pochi amici, a vivere il suo dramma. Ha lottato sino all’ultimo contro quella che riteneva una grande ingiustizia. Questo uomo, questo giudice merita rispetto e giustizia. E fa azione meritoria il suo avvocato a continuare a combattere per chiedere giustizia. Diritti Civili si unisce a questa richiesta di verità e giustizia per il giudice Giusti”.

 

 

Riforma Giustizia, Corbelli (Diritti Civili):

E' punitiva per i magistrati

ANSADomenica 08 Marzo 2015

 

ANSA. "Un provvedimento punitivo, una minaccia all'autonomia e indipendenza della magistratura, una legge che non serve a migliorare affatto la giustizia, né certamente a tutelare i diritti dei cittadini, ma ha il solo scopo di cercare di condizionare il lavoro di giudici e magistrati". E' quanto afferma il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli che, in una nota, "boccia decisamente" la riforma della responsabilità civile dei giudici. "Per migliorare la giustizia, renderla più veloce, efficiente ed efficace - prosegue Corbelli - occorrono ben altri provvedimenti, che non inutili e punitivi provvedimenti come la riduzione di qualche giorno di ferie e la responsabilità civile dei magistrati. Queste misure, ripeto palesemente inutili e punitive, non apportano nessun miglioramento al sistema giustizia del nostro paese. Servono solo, come nel caso della responsabilità civile, a cercare di condizionare il lavoro dei giudici e dei magistrati. Era questo lo scopo che volevano ottenere il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il suo Governo?". "I magistrati e i giudici possono certamente sbagliare - sostiene ancora il leader di Diritti civili - come tutti gli essere umani, ma la loro autonomia e indipendenza deve essere sempre salvaguardata".

 

SEGUE

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli, storico garantista da 30 anni, si schiera con giudici e magistrati:

“La legge sulla responsabilità civile è solo inutile e punitiva , non serve al

Paese(occorrono altre misure per una Giustizia giusta e veloce). Renzi lasci

stare Tortora, quando io combattevo, nel 1985, per il popolare  

presentatore il Premier frequentava ancora l’asilo del suo paese in Toscana”!  

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da 30 anni convinto e storico garantista (dal “caso Tortora”, da quando inizia le sue innumerevoli battaglie garantiste e di giustizia) interviene a distanza di qualche giorno sulla riforma della responsabilità civile dei magistrati che “boccia decisamente” e giudica “un provvedimento punitivo, una minaccia all’autonomia e indipendenza della magistratura, una legge che non serve a migliorare affatto la Giustizia, né certamente a tutelare i diritti dei cittadini, ma ha il solo scopo di cercare di condizionare il lavoro di giudici e magistrati”. “Per migliorare la Giustizia, renderla più veloce, efficiente ed efficace, occorrono ben altri provvedimenti, che non inutili e punitivi provvedimenti come la riduzione di qualche giorno di ferie e la responsabilità civile dei magistrati, afferma Corbelli. Queste misure, ripeto palesemente inutili e punitive, non apportano nessun miglioramento al sistema Giustizia del nostro paese. Servono solo, come nel caso della responsabilità civile, a cercare di condizionare il lavoro dei giudici e dei magistrati! Era questo lo scopo che volevano ottenere Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il suo Governo? A Renzi, che all’indomani dell’approvazione definitiva, da parte del Parlamento, della legge ha messo sul suo profilo la foto di Enzo Tortora, gli ricordo che quando io, nel 1985, con il mio giornale quindicinale, “Contro”, di cui ero direttore responsabile, lottavo per Tortora(vada il Premier, per avere una idea della mia trentennale e ininterrotta storia garantista, iniziata con Tortora, a vedere nella pagina Giustizia del nostro sito www.diritticivili.it ), lui, che aveva solo 5 anni , frequentava ancora l’asilo del suo paese in Toscana! A Renzi, io vecchio, storico garantista, chiedo: perché anziché queste misure inutili e punitive non si interviene potenziando gli organici di tante Procure e Tribunali, che operano con gravi carenze di personale, in condizioni assolutamente impossibili? Perché non intervenire per garantire processi veloci e giusti per tutti gli imputati? I magistrati e i giudici possono certamente sbagliare come tutti gli essere umani, ma la loro autonomia  e indipendenza deve essere sempre salvaguardata. Non bisogna mai dimenticare che sono chiamati a far rispettare la Legge, a giudicare responsabili e vittime di reati, di ogni genere e gravità, a rendere Giustizia a chi subisce ingiustizie, abusi, reati, che spesso provocano, nelle persone e nelle famiglie,danni devastanti, irrimediabili e dolori incancellabili.  Ecco perché, da storico garantista, sono oggi dalla parte dei giudici e dei magistrati. Per essere, come è sempre stato in tutta la mia vita, dalla parte dei cittadini e dei loro diritti”.

8 marzo 2015

 

 

 MARZO 2015. CONTINUIAMO AD ASPETTARE CHE VENGA FATTA GIUSTIZIA PER IL PICCOLO COCO'! 

IL QUOTIDIANO, 8 dicembre 2014

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Il ricordo e l'appello. Auguri e Giustizia. Corbelli ricorda il piccolo Cocò

(alla vigilia del suo onomastico), aspetta e chiede che venga finalmente

fatta giustizia, dopo oltre 10 mesi da quell’efferato delitto!

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ricorda il piccolo Cocò(il bambino di Cassano,  ucciso e bruciato, il 19 gennaio scorso, insieme al nonno e ad una giovane donna marocchina) che domani (sabato 6 dicembre) avrebbe festeggiato il suo onomastico, aspetta e chiede che, “dopo oltre 10 mesi, venga finalmente fatta giustizia per la sua morte”. “Due anni fa, i primi giorni di dicembre del 2012, iniziavo la mia battaglia per il piccolo Cocò, allora rinchiuso insieme alla giovanissima mamma nel carcere di Castrovillari. Il piccolo Nicola Campolongo, per tutti  semplicemente Cocò, il 23 agosto scorso, ha compiuto 4 anni e domani(sabato  6 dicembre, festività di San Nicola), avrebbe festeggiato il suo onomastico.  Quel bambino, che non ho mai dimenticato, continuo a portarmelo nel cuore, ho pensato tante volte a lui, alla sua fine orribile, in questi giorni dopo la tragedia del piccolo Loris, il bambino siciliano strangolato e ucciso. Il piccolo Cocò ero riuscito, due anni fa, pochi giorni prima del Natale, il 22 dicembre 2012, a farlo uscire dal carcere insieme alla sua giovane mamma. E quel bambino oggi sarebbe ancora vivo se avessero accolto i miei appelli (di concedere di nuovo di domiciliari alla giovane mamma di Cocò) quando hanno poi (all’inizio dell’estate del 2013) riarrestato la giovane donna  perché aveva portato (mentre era agli arresti a casa) il piccolo Cocò  e le due sorelline a vedere il loro papà, allora detenuto a Catanzaro, afferma Corbelli.  Aiuto ininterrottamente la  famiglia di Cocò da allora, da due anni. Sento, al telefono, la mamma, la sorella, quando hanno bisogno mi chiamano e io insieme al loro bravo avvocato, Liborio Bellusci, mi attivo e intervengo subito. Oggi,  10 mesi dopo quell’efferato delitto, si aspetta che venga finalmente fatta giustizia, che i crudeli assassini vengano individuati e arrestati. Oggi, alla vigilia del suo onomastico voglio ricordare e fare gli auguri al piccolo Cocò. Auguri Cocò. Non ti dimenticherò mai, continuerò sempre ad aiutare la tua famiglia e a lottare perché tu abbia Giustizia! Lo ricordo io il piccolo Cocò, essendo sia i genitori che le nonne del bambino in carcere (solo la mamma di Cocò è agli arresti domiciliari in una casa famiglia). Lo faccio in questa occasione con un pensiero commosso e sofferto rivolto a quel bambino siciliano e ai suoi giovani genitori. Anche se sono storie completamente diverse, quello che li unisce sono quei due bambini uccisi, che oggi sono insieme in Paradiso”.

5 dicembre 2014

 

Dal sito della Gazzetta del Sud

CASSANO ALLO JONIO (CS)

Sorelline di Cocò , appello della mamma

07/10/2014

Il leader di Diritti Civili rivolge un appello alla Corte d'Appello di Catanzaro che ha rigettato l'istanza della mamma che chiedeva di poter accompagnare le figlie a scuola. Lei è ai domiciliari con le bimbe in una struttura protetta.

 

Sorelline di Cocò
appello della mamma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un “appello ai giudici della Corte di Appello di Catanzaro, a favore delle due sorelline del piccolo Cocò (il bambino di 3 anni, ucciso e bruciato, nel gennaio scorso, a Cassano insieme al nonno e ad una donna marocchina, che si trovava con loro) che non possono andare a scuola (perché alla loro mamma è stata negata dai giudici della Corte di Apppello l’autorizzazione ad accompagnarle) e che di fatto da oltre 8 mesi vivono recluse, insieme alla loro mamma, Antonia Iannicelli, nella casa famiglia (una struttura religiosa, lontano da Cassano) dove la giovane donna sta scontando ai domiciliari una vecchia condanna. “Le due bambine, Ilenia e Desirè, da pochi giorni, finalmente, avevano iniziato, come tutti gli altri bambini, a frequentare la scuola del paese dove si trova la struttura religiosa che li ospita, ma purtroppo non c’è più nessuno che possa adesso accompagnarli all’istituto scolastico perché alla loro mamma, Antonia, la Corte di Appello ha ieri rigettato l’istanza. A differenza invece del Tribunale dei Minori che l’ha giustamente autorizzata ad uscire dalla struttura religiosa il tempo necessario per accompagnare le due bambine a scuola. La Corte di Appello invece ha rigettato (anche) questa domanda. 

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli (Diritti Civili) chiede ufficialmente al Presidente Napolitano di concedere la grazia (totale) a Fabrizio Corona. “La grazia deve essere totale per consentirgli di lasciare dopo due anni di detenzione il carcere. Si chiede solo un atto di giustizia giusta e umana”.

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, scende in campo per sostenere la proposta di grazia per Fabrizio Corona. Corbelli chiede ufficialmente al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, di “intervenire motu proprio, ai sensi dell’articolo 681 del codice di procedura penale, comma 4,  e di concedere il provvedimento di clemenza(una grazia totale)  a Corona, che è stato ricordato è in carcere(in quello di massima sicurezza di Opera, insieme a boss mafiosi sottoposti al 41 bis!)  da quasi due anni per scontare un cumulo di condanne a 13 anni e 8 mesi (ridotte con la continuazione a 9 anni) per una serie di piccoli reati, non legati a fatti sangue o di violenza e assolutamente non gravi. Ha fatto benissimo Travaglio a sollevare il caso di Corona, continua Corbelli. Si tratta infatti (con il rispetto che si deve sempre all’operato di magistrati e giudici e ad ogni sentenza)di una grande ingiustizia che deve essere subito cancellata. Può farlo adesso solo il Capo dello Stato a cui il Movimento Diritti Civili, come ha fatto in passato, per altri casi, uno anche accolto(dal presidente Ciampi, il 22 agosto 2000, con la concessione della grazia a un giovane emigrante calabrese, che era stato arrestato perché renitente alla leva 20 anni prima!) chiede ufficialmente di intervenire nell’ambito delle sue prerogative e concedere(motu proprio) la grazia. Una grazia totale che gli consenta di lasciare dopo due anni di detenzione il carcere. E’stato fatto in passato, anche dallo stesso Napolitano e per un caso di un condannato (un colonnello americano, su richiesta di Obama) per reati certamente più gravi. Che si adotti lo stesso provvedimento di clemenza anche per Corona, in nome di una giustizia giusta e umana. E uguale per tutti. Una cosa è certa: come scrive Travaglio le condanne complessive di Corona per i reati contestati sono assolutamente spropositate, per non dire ingiuste. Per questo dopo due anni di carcere va subito scarcerato, con un atto di clemenza del presidente della Repubblica. E’ quello che chiede ufficialmente il Movimento Diritti Civili”.

settembre-ottobre 2014

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello di Diritti Civili ai giudici di Catanzaro a favore delle due sorelline del piccolo Cocò,

che da oltre 5 mesi, di fatto, vivono anche loro recluse(in una situazione di grande

sofferenza) insieme alla loro mamma, che si trova ai domiciliari, in una casa famiglia,

lontani da Cassano.

Catanzaro

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello ai giudici di Catanzaro, a favore delle due sorelline del piccolo Cocò (il bambino di 3 anni, ucciso e bruciato a Cassano insieme al nonno e ad una donna marocchina, che si trovava con loro) che da oltre 5 mesi(dal 30 gennaio scorso) di fatto vivono recluse, insieme alla loro mamma, Antonia Iannicelli, nella casa famiglia dove la giovane donna sta scontando ai domiciliari una vecchia condanna. “Per oltre un anno ho lottato per aiutare e salvare il piccolo Cocò, che il 21 dicembre 2012 ero riuscito a far uscire dal carcere, quello di Castrovillari, dove da 40 giorni si trovava insieme alla giovane mamma detenuta. Da alcuni mesi sto lottando per le due sorelline di Cocò, che dal mese di gennaio si trovano di fatto recluse in una casa famiglia insieme alla loro mamma. Da oltre cinque mesi le due sorelline di Cocò vivono di fatto detenute insieme alla loro mamma (che si trova ai domiciliari per scontare una vecchia condanna) in una casa famiglia, lontani dal loro paese. Le due bambine stanno soffrendo molto per questa situazione di detenzione della loro mamma. Me lo ripete ogni volta che la sento al telefono la signora Iannicelli, che soffre molto per questa situazione. “Perché devono pagare loro che non hanno nessuna colpa”, mi dice sempre. La sue due bambine di fatto da oltre 5 mesi sono anche loro detenute. Non sono mai potute uscire un giorno da questa struttura. Solo il 7 giugno scorso siamo riusciti ad ottenere un permesso straordinario per fare incontrare le due bambine con il loro papà, Nicola Campolongo, nel carcere di Castrovillari dove il giovane si trova detenuto. Le sorelline di Cocò non hanno potuto frequentare l’asilo, non hanno mai avuto la possibilità di andare in un parco giochi, di stare e giocare con gli altri bambini. Non avranno adesso che è arrivata l’estate neppure la possibilità di andare un giorno al mare. Non potranno a settembre frequentare la scuola elementare. Per questo le bambine sono nervose, e una di loro si è anche ammalata. Chiedo che queste bambine e la loro mamma possano far ritorno a Cassano, dove la ragazza possa sempre ai domiciliari, nella sua casa, finire di scontare la sua pena e le bambine avere una vita un po’ più normale, come tutti gli altri bambini. Chiedo come sempre un atto di giustizia giusta e umana, in questo caso per le due bambine, le sorelline di Cocò. Sperando sempre che i feroci assassini del piccolo Cocò vengano finalmente scoperti, arrestati e condannati all’ergastolo”!

5 luglio 2014

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Dramma carceri. Ragazza calabrese disabile(senza mani e senza gambe),

che vive su sedia a rotelle, da pochi mesi orfana di madre, chiede di poter

incontrare fratello detenuto (attualmente a Vibo), anche lui malato, che non

vede da alcuni mesi, da quando è  stato arrestato. Chiesto l’intervento e

l’aiuto di Diritti Civili

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 20 anni impegnato sul dramma delle carceri, denuncia il drammatico caso di una ragazza disabile calabrese, F. P. , senza mani e senza gambe, che vive su una sedia a rotelle, da poco orfana di madre, che ha il fratello, attualmente detenuto a Vibo Valentia (e anche lui malato e impossibilitato a muoversi) che per la sua grave disabilità non può andare a trovarlo in carcere e né incontrarlo e chiede per questo aiuto a Diritti Civili. Scrive questa giovane disabile reggina: “Dott. Corbelli la prego di leggere al più presto questa mia richiesta di aiuto. Mio fratello è stato arrestato nel marzo di quest’anno ed io sono due mesi che non lo vedo. Sono disabile. Mi mancano le mani e le gambe e sono sulla sedia a rotelle. Purtroppo dove si trova mio fratello sono impossibilitata ad andare perché non sto bene. Abbiamo fatto tutti i documenti già inviati. Sono venuti le forze dell’ordine a vedere la mia situazione ma ad oggi nessuna risposta. Mio fratello neanche lui sta bene, soffre di depressione ed ha una caviglia con piastra e non può camminare perché dovrebbe fare l’intervento per togliere la piastra. Mia mamma è morta il 25 gennaio scorso, il mio papà è anziano e io non so più come fare. La prego mi aiuti”. Corbelli ha dichiarato: “Ancora una volta mi arriva una testimonianza drammatica della tragedia delle carceri. Chiedo che chi di competenza accolga subito l’accorata e dignitosa richiesta di aiuto di questa povera e sfortunata ragazza e le consenta di poter incontrare il fratello detenuto. Chiedo che a questo giovane recluso, vista la particolare gravità della situazione, vengano concessi gli arresti domiciliari. Se si vogliono affrontare realmente i veri drammi e cancellare le ingiustizie delle carceri non si può negare a questo giovane detenuto di poter incontrare e stare insieme alla sorella disabile, che ha da poco perso la madre, che è senza mani e senza gambe, condannata per tutta la vita ad una  sedia a rotelle. Quello che chiedo ancora una volta, con grande rispetto, come sempre, dei magistrati e dei giudici, è semplicemente un atto di giustizia giusta e umana”.

22 maggio 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Dramma carceri. Padre paralizzato su una sedia a rotelle, madre gravemente

malata e da poco operata, entrambi in carcere e quattro figli minorenni da soli

a casa. Lettera appello a Diritti Civili.

 

Reggio Calabria

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 20 anni impegnato sul dramma delle carceri, denuncia oggi il drammatico caso di quattro giovani minorenni calabresi che hanno entrambi i genitori detenuti, tutt’e due gravemente malati, uno, addirittura, il padre paralizzato su una sedia a rotelle. I ragazzi attraverso la sorella più grande, G. C., hanno scritto a Corbelli chiedendogli di aiutarli, perché “stanno molto male, non li fanno venire a casa e noi figli in tenera età non sappiamo più cosa fare”. La mamma di questi bambini si trova detenuta a Messina ed ha due mesi fa subito una delicata operazione chirurgica. Il padre, paralizzato e costretto alla sedia a rotelle, è detenuto in una struttura ospedaliera del reggino e non gli danno il permesso di andare a casa. “ I nostri genitori sono molto malati e innocenti. Ma nessuno gli crede e nessuno li aiuta. Signor Corbelli, per favore, aiutateli”.  “Ancora una volta sono costretto a denunciare il vero dramma delle carceri, i detenuti gravemente malati, afferma Corbelli. In questo caso un dramma nel dramma: perché ad essere detenuti e malati sono entrambi i genitori e con quattro figli minori che si ritrovano da soli, senza padre e madre, che non possono vedere. Oggi ancora una volta il presidente della Repubblica, Napolitano, ha denunciato il degrado civile delle carceri. Ecco se si vuole eliminare questo degrado, cancellare le ingiustizie, rispettare la dignità delle persone, affermare principi di umanità e giustizia giusta, si scarcerino subito tutte le persone detenute gravemente malate. Si affrontino casi drammatici e gravi come quello denunciato oggi da Diritti Civili, con particolare sensibilità e umanità. Come del resto è doveroso fare in un paese civile in uno stato di diritto. Si mandino a casa, dai loro figli miniori che li aspettano, magari agli arresti domiciliari, un padre paralizzato e una mamma gravemente malata e da poco operata. E’ quello che chiedo oggi, con grande rispetto, alle autorità preposte”.

15 maggio 2014

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Giovane donna calabrese ruba(per necessità) cinque bottiglie di liquore e  viene condannata

a 2 anni e 6 mesi! Viola i domiciliari per portare il figlio disabile (al 100%) in ospedale e viene

arrestata. Dal carcere (dove è rinchiusa da 14 mesi!) lettera accorata della donna a Diritti Civili

 

Oltre 1300 lettere in 20 anni sono arrivate al Movimento Diritti Civili. L’ultima missiva è pervenuta l’altro ieri. Per un nuovo drammatico caso umano viene chiesto l’aiuto e l’intervento di Franco Corbelli. E’ una storia incredibile e gravissima. Una giovane donna calabrese, Carmelina C. , dal carcere di Castrovillari dove si trova rinchiusa, racconta il suo dramma, la grande ingiustizia e la sofferenza che sta vivendo e chiede a Corbelli di aiutarla. Questa ragazza, madre di due bambini, uno invalido al 100% e bisognoso di continue cure, si trova in carcere per aver rubato, in un momento di bisogno, cinque bottiglie di liquore! Per questo reato era stata condannata a 2 anni e 6 mesi di reclusione! Si trovava ai domiciliari, quando mentre, in macchina, portava il figlio in ospedale, è stata fermata e arrestata per violazione dell’obbligo dei domiciliari! E’ in carcere da un anno e 2 mesi. Dalla casa circondariale dove è reclusa ha scritto a Corbelli, ha raccontato il suo dramma, tutto il suo dolore, la sua disperazione. Scrive, tra l’altro, questa donna: “Dott. Corbelli se mi sono rivolto a voi perché so che lei è una persona umana specie per i bambini, la prego di volermi aiutare, di farmi ritornare dai miei figli, dal bambino disabile che ha bisogno di me. Dott. Corbelli se ho rubato l’ho fatto solo per dare da mangiare ai mie due figli, uno invalido al 100% dalla nascita. Si può condannare (e tenere in carcere da oltre un anno) una persona a 2 anni e 6 mesi per cinque bottiglie di liquore?”.  Corbelli dichiara: “Sono questi i veri drammi e le ingiustizie delle carceri, insieme alla tragedia dei reclusi gravemente malati. Si può tenere (da oltre 14 mesi) in galera una ragazza perché, in un momento di bisogno, ha rubato cinque bottiglie di liquore e perché aveva lasciato l’abitazione(dove scontava i domiciliari) per portare, in macchina, il figlio disabile in ospedale?  Pongo questa domanda con la stima e il rispetto assoluto che ho per l’operato dei magistrati e dei giudici che spesso doverosamente elogio per la loro grande sensibilità e umanità. La stessa umanità che oggi chiedo anche per questa povera donna e che sono certo ci sarà. Fatela subito uscire dal carcere, rimandatela ai domiciliari, da suo figlio disabile, in modo che lo possa assistere, con affetto e amore, come solo una mamma sa e può fare”.

30 aprile 2014

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli ringrazia e plaude alla grande umanità del gip di Paola, Bertone, e rivolge un appello

affinché Daniela Falcone(la donna calabrese che, in un momento di follia, ha ucciso il figlio

undicenne) venga subito scarcerata, curata in Calabria e non mandata in Lombardia.

“Un trasferimento così lontano da casa, sarebbe un altro calvario per lei e per i suoi

familiari che dovranno assisterla quotidianamente”.

 

“Desidero ringraziare pubblicamente il gip di Paola, Pierpaolo Bertone, per la particolare sensibilità e umanità con cui sta affrontando il delicato caso della signora Daniela Falcone, la giovane mamma di Rovito che, in un momento di follia, l’1 marzo scorso, ha ucciso il figlio undicenne, Carmine De Santis. Rivolgo a questo proposito un accorato appello affinché venga accolta la richiesta del gip di Paola di far ricoverare in una struttura calabrese, vicino casa, e non in Lombardia, Daniela Falcone. Un trasferimento così lontano da casa, sarebbe un altro calvario per lei e per i suoi familiari che dovranno assisterla quotidianamente”. E’ quanto afferma in una nota, Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili, che, da molti giorni, sta seguendo questo caso e si sta adoperando per aiutare questa sfortunata donna.  “Ancora una volta un giudice scrive una pagina di giustizia giusta e umana, che fa onore a lui e alla giustizia del nostro paese. Il mio plauso e il mio ringraziamento vanno a questo gip Pierpaolo Bertone e ai magistrati di Paola, il procuratore Bruno Giordano e la pm Linda Gabassi, ai quali avevo nei giorni scorsi rivolto un accorato appello, chiedendo loro che questa donna venisse subito trasferita dal carcere di Castrovillari(dove era stata portata) in una struttura sanitaria protetta, per curarla e per aiutarla ad affrontare il momento più doloroso e drammatico della sua vita che ha segnato e devastato per sempre la sua esistenza. Mi auguro adesso che dopo l’intervento del Gip Bertone si trovi subito in Calabria una struttura adeguata e disponibile ad accogliere questa sfortunata donna, e che si eviti assolutamente il suo trasferimento lontano da casa, addirittura in Lombardia, sarebbe un’altra grande sofferenza per lei e per i suoi familiari, che dovranno starle sempre accanto, continua Corbelli. Chiedo nuovamente scusa ai familiari del bambino ucciso per questo mio intervento meramente umanitario, dettato esclusivamente dal dolore e dalla pietà che ognuno di noi prova davanti a tragedie così immani e orribili. L’intervento di Diritti Civili non voleva e non vuole certo essere una forma di assoluzione per chi si è reso responsabile di un crimine così crudele, ma solo un gesto umano nei confronti di una mamma, che in un momento di follia, ha distrutto, oltre a quella del suo giovanissimo figlio, anche la sua vita. Quello che ha compiuto questa donna è già di fatto per lei l’autopunizione più crudele che un essere umano possa avere. Ha fatto e si è fatta un male atroce, indelebile, ha cancellato la vita del suo figlio undicenne. Ha distrutto la cosa più bella e più cara della sua vita. La sua stessa ragione di vita. Serviva a qualcosa adesso arrestarla e chiuderla in un carcere? Poteva mai questa mamma sopportare il peso del carcere dopo quello che è successo, quando si renderà conto di quello che ha fatto? Il carcere per lei oggi era peggio di una condanna a morte: equivale alla disperazione, alla follia. Per questo, semplicemente per un sentimento di pietà umana, avevo rivolto un accorato appello ai magistrati e al giudice di Paola, a cui va il mio rispetto e la mia stima, chiedendo loro un gesto di giustizia giusta e di grande umanità: evitare il carcere a questa mamma, mandarla, anche sotto forma di domiciliari, in una struttura protetta, dove può essere adeguatamente controllata, assistita e aiutata ad affrontare la prova più dolorosa e drammatica della sua vita.  Giustamente e umanamente il gip ha ritenuto che non era assolutamente il caso che questa donna venisse trasferita dalla Calabria in Lombardia. Questa donna oggi va aiutata, non allontanata da casa, dai suoi familiari, né certamente tenuta ancora in carcere, a impazzire e a morire in una cella. Grazie alla sensibilità e all’umanità del gip di Paola oggi si può essere orgogliosi della Giustizia del nostro Paese. Sono per questo molto soddisfatto e contento”.

25 aprile 2014

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello detenute Castrovillari per ragazza-madre a cui vogliono togliere bambino di due anni. Lettera e

richiesta di aiuto di tutte le recluse a Diritti Civili: “Siamo quelle che abbiamo aiutato il piccolo Cocò 

e la sua mamma. Oggi lottiamo per evitare una nuova tragedia”. Inizia nuova battaglia civile

 

Dopo quella per il piccolo Cocò e la sua mamma, una nuova bella, significativa iniziativa di solidarietà da parte delle detenute del carcere di Castrovillari per un altro bambino e la sua mamma, N. M. , reclusa. Un nuovo appello dalle detenute della casa circondariale della città del Pollino per una nuova battaglia civile del Movimento Diritti Civili. Ancora un bambino(in questa caso si tratta di una bambina di due anni) e la sua giovane mamma detenuta da salvare. A scrivere e a chiedere l’intervento e l’aiuto di Franco Corbelli, sono tutte le detenute del carcere di Castrovillari(anche le nonne di Cocò che sono lì recluse). La missiva è firmata infatti da tutte le donne recluse. Denunciano il  dramma di una loro compagna, una ragazza madre, che è stata portata in carcere per scontare una condanna definitiva a tre anni. La ragazza ha dovuto lasciare la sua bambina di due anni nella casa famiglia dove era ospitata. Le suore di questa struttura religiosa vorrebbero adesso affidare questa bambina ad un’altra famiglia. Da qui la disperazione della giovane mamma e la immediata iniziativa di solidarietà di tutte le detenute che si sono subito strette intorno alla loro compagna e giovane madre, hanno scritto a Corbelli, hanno chiesto il suo aiuto e si dicono pronte a combattere insieme al leader di Diritti Civili per evitare una nuova tragedia. Le detenute ricordano di avere promosso una stessa iniziativa per il piccolo Cocò  e per la sua mamma quand’era detenuta (nel dicembre del 2012) e dopo la brutale uccisione del bambino, nel gennaio scorso, ringraziano Corbelli per tutto quello che ha fatto per Cocò e la sua famiglia. Oggi queste detenute lottano per questo altro bambino e per la sua giovane mamma. “I bambini non si toccano, non si sottraggono ai loro genitori”, scrivono nella missiva. Corbelli chiede che “questa ragazza-madre, per scontare questi tre anni di carcere,  venga mandata in questa casa famiglia dove si trova la sua bambina e soprattutto che non le venga sottratto la sua bimba.  Ancora una volta e come sempre chiedo solo un atto di giustizia giusta e umana. Questa ragazza, tra l’altro in carcere per un piccolo reato, deve scontare una pena definitiva di tre anni. Perché riportarla  e tenerla  in carcere, perché, buttarla nella disperazione, togliendole la sua bambina affidandolo ad una altra famiglia? Mandarla ai domiciliari sarebbe la soluzione più giusta. Significa, come mi scrivono le detenute di Castrovillari, salvare questa ragazza ed evitare una nuova tragedia”.

24 aprile 2014

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello di Diritti Civili per detenuto calabrese 64enne, in attesa di giudizio,cardiopatico, gravemente malato, ha perso 20 kg e ha tentato il suicidio in cella. L’uomo rischia di morire nel carcere di Lecce, dove si trova recluso da un anno. Drammatica lettera della figlia

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 20 anni, impegnato a denunciare il dramma delle carceri, rivolge un appello per un detenuto calabrese, A.C., 64 anni, in attesa di giudizio, da un anno rinchiuso a Lecce, cardiopatico, gravemente malato, ha perso 20 kg e ha tentato il suicidio in cella. L’anziano uomo rischia di morire in cella. A chiedere l’intervento di Corbelli è stata la figlia di quest’uomo che ha scritto una accorata lettera al leader di Diritti Civili, supplicandolo di intervenire prima che sia troppo tardi. “Chiedo, afferma Corbelli,in una nota, un atto di giustizia giusta e umana per quest’uomo, il cui calvario mi viene raccontato dalla figlia in una drammatica lettera che riporto così come mi è arrivata, perché è una testimonianza diretta della tragedia di questo detenuto”. Questo il testo della missiva. “Egr. Dr. Corbelli. Le scrivo nell'interesse di mio padre, A. C. di anni 64,detenuto da un anno,presso il carcere di Lecce ,precisando che il procedimento è ancora nella fase cautelare. Le sue condizioni di salute mi preoccupano seriamente. Dall'arresto ha perso 20 kg, ha tentato il suicidio, perché non accetta di essere privato della sua libertà e dignità personale per non aver commesso nulla. Presenta dei polipi al colon che, ogni mese per circa 7/8 giorni, sanguinano vistosamente determinando difficoltà di deambulazione, pallore etc. In più è un soggetto cardiopatico grave, sottoposto a trattamento farmacologico da quasi 30 anni, operato di angioplastica nel mese di gennaio 2013 ovvero 2 mesi prima dell'arresto. Necessita di altro intervento ma oggi è purtroppo ancora in carcere. Temo per la vita di mio padre la prego di voler visionare la documentazione medica e di aiutarmi. Non so più a chi rivolgermi. Con immenso rispetto e stima la saluto cordialmente e la ringrazio anticipatamente”.

8 aprile 2014

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Dramma carceri. Appello Diritti Civili per detenuto calabrese, in attesa di giudizio,  invalido al 100%  e in fin di vita! L’uomo (attualmente recluso in un carcere dell’Emilia Romagna)  ha scritto una accorata lettera a Corbelli per chiedergli di aiutarlo a far ritorno a casa prima che sia troppo tardi!

 

Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 20 anni impegnato a denunciare e affrontare la drammatica situazione delle carceri italiane, denuncia "il dramma umano di un detenuto calabrese M.G. ,45 anni, in attesa di giudizio, attualmente recluso in un carcere  dell’Emilia Romagna, invalido al 100%, in fin di vita , che chiede, di poter ottenere, prima di morire, gli arresti domiciliari e far ritorno nella sua casa in Calabria". Quest'uomo ha scritto una disperata e accorata lettera per chiedere l’aiuto e l'intervento di Corbelli, concludendo la missiva con queste parole che sono più che un presentimento, una sorta di testamento, per un epilogo tragico di questa vicenda “Signor Corbelli la mia richiesta di intervento riveste carattere di somma urgenza essendo io in gravi condizioni di salute. Qualora si verificasse una qualsiasi cosa alla mai persona, di natura fisica o mentale, domando a  lei di accertare le cause e gli eventuali responsabili”. Nella lettera il detenuto descrive la sua gravissima condizione di salute che lo sta portando alla morte. Racconta che non gli vengono somministrati i farmaci necessari e praticate le cure adeguate per affrontare le gravissime patologie di cui soffre. Questo detenuto lo scorso anno aveva anche scritto al Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, ma non ha avuto alcuna risposta. Ha denunciato l’ingiustizia e il suo dramma anche alla Corte Europea per i diritti dell’Uomo di Strasburgo. Oggi la lettera a Corbelli, la sua ultima speranza, con  l’appello a fare giustizia, anche dopo la sua scomparsa. “Un uomo invalido al 100%, affetto da gravissime patologie, oramai in fin di vita, viene tenuto ancora in carcere! Chiedo prima che si consumi l’ennesima tragedia che si concedano immediatamente gli arresti domiciliari, che venga consentito a questo detenuto di poter uscire dal carcere, di far ritorno in Calabria, nella sua casa per poter essere adeguatamente assistito e curato per quel che gli resta da vivere. Chiedo ancora una volta solo un atto di giustizia giusta e umana”, conclude Corbelli.

4 marzo 2014

 

 

 

Napoli(e l'Italia), 20 anni fa. PURTROPPO NULLA E' CAMBIATO!

  

 IL MATTINO, 20 FEBBRAIO 1995

 

  IL GIORNALE di Napoli, 27 dicembre 1994

 

NAPOLI(E L'ITALIA) OGGI. Vent'anni dopo. Non è cambiato nulla. Corbelli e Diritti Civili continuano

a denunciare, a protestare e a chiedere il rispetto di quegli stessi diritti, delle persone detenute e

malate, che ancora oggi continuano invece ad essere calpestati!

 

Dramma carceri. Poggioreale. Corbelli(Diritti Civili) a Napolitano “Conceda la grazia al

detenuto gravemente malato e moribondo, prima che sia troppo tardi”. La prima

denuncia di Corbelli(diffusa dalle maggiori Agenzie di stampa, sabato scorso)  ripresa

da La Repubblica

 

Il carcere di Poggioreale

 

Napoli

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da tantissimi anni impegnato a denunciare il dramma delle carceri, protagonista di innumerevoli battaglie civili e di giustizia, tante quelle fatte a Napoli, e promotore, in questi anni, di diverse richieste di grazia per molti casi umani, chiede al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di “accogliere la richiesta di grazia presentata dalla madre di un detenuto gravemente malato e moribondo nel carcere di Poggioreale, Vincenzo Di Sarno, 35 anni”.  Corbelli, nei giorni scorsi, subito dopo la morte nello stesso carcere napoletano di un altro detenuto  malato, Federico Perna, era intervenuto per “chiedere giustizia per il decesso di questo recluso e per l’altro gravissimo caso che si sta consumando nello stesso istituto di pena di Napoli, quello di un uomo (Vincenzo Di Sarno) affetto da un tumore al midollo spinale che ha perso 60 kg e che è ridotto a uno scheletro, che si sta lentamente spegnendo in una cella”. Corbelli (con una nota alle maggiori Agenzie di stampa, sabato scorso, ripresa ieri dal quotidiano la Repubblica, nella cronaca di Napoli) aveva chiesto l’intervento del Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, e aveva auspicato che “su queste tragedie e ingiustizie facesse sentire la sua voce anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano”.  Oggi il leader di Diritti Civili, dopo la presentazione della istanza di grazia da parte della madre del detenuto in fin di vita, rivolge un accorato appello al capo dello Stato: “conceda subito la grazia a questo detenuto prima che sia troppo tardi. Non si aspetti che si consumi la nuova tragedia nel carcere napoletano. Intervenire dopo non serve. Se il capo dello Stato denuncia il dramma delle carceri, con riferimento soprattutto ai tanti senza volto,a i sepolti vivi delle prigioni, intervenga poi concedendo la grazia, quando ha la possibilità di scongiurare una nuova tragedia, un’altra morte atroce e assurda di un altro invisibile. Si consenta a quest’uomo di finire la sua esistenza a casa sua, circondato dall’affetto dei suoi familiari, non disumanamente dietro le sbarre. Chiedo la grazia per Di Sarno, accusato di avere ucciso durante una lite, un immigrato, io che da trenta anni aiuto centinaia di migranti e promuovo campagna umanitarie in tanti paesi poveri del mondo, come ricordiamo e documentiamo nel nostro sito www.diritticivili.it”.

4 dicembre 2013

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili(a seguire articolo da sito La Repubblica)

Dramma carceri. Poggioreale. Corbelli(Diritti Civili) chiede “giustizia per morte detenuto

Perna e intervento Ministro Cancellieri per evitare nuova tragedia, per altro caso di recluso

malato di tumore, ridotto ad uno scheletro e in fin di vita! Auspicato anche intervento

presidente Napolitano

 

Napoli

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da 20 anni impegnato a denunciare il dramma delle carceri, protagonista di innumerevoli battaglie civili e di giustizia, tante quelle fatte a Napoli, interviene dopo la morte nel carcere di Poggioreale di un detenuto gravemente malato, Federico Perna, 34 anni, per chiedere che “venga fatta giustizia a tutti i livelli per una morte atroce che doveva e poteva essere evitata” e rivolge un appello al Ministro Guardasigilli,Annamaria Cancellieri, per” l’altro gravissimo caso che si sta consumando nello stesso istituto di pena napoletano, quello di un uomo affetto da un tumore al midollo spinale che ha perso 60 kg e che è ridotto a uno scheletro, che si sta lentamente spegnendo in una cella”. Corbelli auspica che “su queste tragedie e ingiustizie faccia sentire la sua voce anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano”. “Chiedo al Ministro Cancellieri un suo immediato intervento per questo nuovo, drammatico caso, di un detenuto malato di tumore che sta morendo in carcere. Le chiedo di intervenire prima e non dopo la morte del detenuto. Faccia tutto quello che è nei suoi poteri per porre fine a questa altra ingiustizia e disumanità, a questo fatto indegno di un paese civile. Un uomo malato di tumore ridotto ad una larva umana e morente può continuare a rimanere in carcere? Le condizioni di quest’uomo sono assolutamente incompatibili con il regime carcerario perché lo si continua a tenere in prigione?  Il ministro Cancellieri intervenga, vada a trovarlo in carcere questo detenuto malato di tumore. Faccia quello che tutti si aspettano da un Ministro della Giustizia, che difende i diritti di tutti i cittadini. Auspico infine che sull’ultima tragedia di Poggioreale(la morte di Perna) e su quest’altro caso di un altro detenuto, malato di tumore e in fin di vita, faccia sentire la sua voce anche il Capo dello Stato, che ricordo proprio da Poggioreale ha di recente denunciato il dramma delle carceri in Italia”.

30 novembre 2013

 

 Dal sito de La Repubblica- Napoli

Detenuto moribondo nel carcere di Poggioreale

Sul caso di Vincenzo Di Sarno, 35 anni, affetto da tumore al midollo spinale, il senatore Luigi Manconi ha presentato un'interrogazione al sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta

Detenuto moribondo nel carcere di Poggioreale Una cella del carcere di Poggioreale 
"Un altro gravissimo caso si sta consumando nello stesso istituto di pena napoletano", dopo la morte nel carcere di Poggioreale di un detenuto gravemente malato. E' il caso "di un uomo affetto da un tumore al midollo spinale che ha perso 60 chili e che è ridotto a uno scheletro, che si sta lentamente spegnendo in una cella". La denuncia è di Franco Corbelli di "Diritti civili" riprende una denuncia fatta dal senatore del Pd Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato.
"Il detenuto si chiama Vincenzo Di Sarno e ha 35 anni - dice Manconi - e su questo caso ho presentato una interrogazione al sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta, che ha sua volta ha emesso un comunicato"
Corbelli auspica che "su queste tragedie e ingiustizie faccia sentire la sua voce anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Chiedo al ministro Cancellieri un suo immediato intervento per questo nuovo, drammatico caso, di un detenuto malato di tumore che sta morendo in carcere. Le chiedo di intervenire prima e non dopo la morte del detenuto. Faccia tutto quello che è nei suoi poteri -conclude- per porre fine a questa altra ingiustizia e disumanità".
"La morte di Federico Perna ci pone di fronte al totale degrado in cui versano le nostre carceri. Dall'inizio dell'anno si sono registrati 139 decessi, numeri preoccupanti che non sembrano però in grado di turbare una politica sempre più lontana dai reali bisogni della comunità". Lo sottolinea  Alfonso Papa, portavoce nazionale di Alleanza democratica e presidente del "Comitato per la prepotente urgenza per l'amnistia" che così commenta la morte del giovane nel carcere napoletano di Napoli.
"Le mie parole nascono da un'esperienza subìta sulla mia pelle - continua Papa - Anche io sono stato ristretto a Poggioreale per
106 giorni. Ho potuto conoscere e toccare con mano le drammatiche condizioni in cui centinaia di cittadini vengono costretti a scontare la propria pena. Stato in cui diventa difficilissimo far riconoscere i diritti più elementari, come quello alla salute".
"Quella vissuta da Federico è purtroppo una tragedia annunciata - conclude l'ex parlamentare - La sua è stata un'esistenza stritolata da un ordinamento garantista solo a parole ma non nei fatti". 

 

IN QUESTA PAGINA VENGONO RACCONTATE LE ULTIME BATTAGLIE DI DIRITTI CIVILI

PER DIVERSI CASI DI INGIUSTIZIA, CON VITTIME ANCHE I BAMBINI. NE ANTICIPIAMO

ALCUNE CON I TITOLI DEI GIORNALI 

 

 

IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 12 febbraio 2013

 

 

 LA GAZZETTA DEL SUD, 17 marzo 2013

 

 

  CALABRIA ORA, 18 marzo 2013

 

  IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 17 marzo 2013

 

   

 CALABRIA ORA, 12 maggio 2013                                                                                                                IL QUOTIDIANO, 12 maggio 2013

 

LA GAZZETTA DEL SUD, 28 luglio 2013

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Dopo due anni di detenzione lascia il carcere di Opera e va ai domiciliari, per gravi motivi di salute, l’avvocato calabrese Vincenzo Minasi. La lunga battaglia e la grande soddisfazione di Corbelli: “Un atto di giustizia giusta e umana. Minasi, plurinfartuato, rischiava di morire in prigione”

 

Reggio Calabria

Dopo quasi due anni di detenzione lascia, per gravi motivi di salute, il carcere e va ai domiciliari l’avvocato calabrese Vincenzo Minasi. Il Tribunale del Riesame di Milano, dopo l’ultima perizia fatta eseguire il 24 ottobre scorso, ha disposto gli arresti domiciliari per l’avvocato Minasi (arrestato nell’ambito dell’operazione “Infinito” dalla Dda di Milano e condannato in primo grado a 4 anni e 4 mesi di reclusione), detenuto da quasi due anni(dal 30 novembre 2011), nel carcere di Opera, gravemente malato, plurinfartuato, costretto a prendere 18 pillole al giorno, che rischiava di morire in prigione. A dare la notizia è il leader del Movimento Diritti civili, Franco Corbelli, da oltre un mese impegnato in “questa iniziativa umanitaria, per la scarcerazione del professionista calabrese, prima che fosse troppo tardi”. Corbelli è stato informato ieri pomeriggio dalla moglie di Minasi, che lo ha ringraziato con parole commosse per quanto ha fatto per aiutare suo marito “nel momento più difficile e drammatico della sua vita”. Corbelli esprime “grande soddisfazione” per quello che giudica un “atto di giustizia giusta e umana, ancora una volta emesso dai giudici del Tribunale di Milano, ai quali va il mio apprezzamento. Sono contento che i miei ripetuti appelli e le istanze degli avvocati siano stati accolti. Così come era stato anche per le altre iniziative umanitarie che avevo portato avanti nei mesi scorsi per altri imputati (e arrestati nell’ambito della stessa operazione “Infinito” della Dda di Milano) anche loro tutti gravemente malati, ai quali avevo chiesto venissero concessi(come poi è stato fatto) i domiciliari: l’ex consigliere regionale calabrese del Pdl Franco Morelli, l’imprenditore reggino Domenico Gattuso, il medico calabrese Vincenzo Giglio. Minasi, che sta per lasciare il carcere di Opera per trasferirsi, già a partire da questa sera, in provincia di Como, dove risiede con la sua famiglia, prosegue Corbelli, era gravemente malato e i suoi familiari temevano per la sua vita. Per questo avevano chiesto l’intervento di Diritti Civili. Ricordo che Minasi nel 2004 ha subito un delicato intervento chirurgico al cervello per la rimozione di un aneurisma cerebrale; nel 2005 è stato colpito da un infarto. Qualche mese prima dell’arresto, nel luglio del 2011, è stato colpito da un altro infarto che ha necessitato un intervento chirurgico con angioplastica. Dopo quest’intervento, eseguito all’ospedale San Raffaele di Milano, il cardiochirurgo aveva prescritto una serie di esami e una terapia che l’arresto ha interrotto. Le sue condizioni erano per questo assolutamente incompatibili con il regime carcerario. La situazione nelle ultime settimane si era ulteriormente aggravata e si temeva fortemente per la vita del professionista calabrese, che aveva ormai smesso di sperare e di lottare, aspettava solo di morire in cella, come mi avevano scritto, angosciati, i familiari. Per questo Diritti Civili aveva fortemente insistito, con una serie di appelli, l’ultimo il 22 ottobre scorso, per la scarcerazione o i domiciliari per Minasi, prima che fosse troppo tardi”.

10 novembre 2013

 

Nuova battaglia vinta. Un’altra pagina di giustizia giusta e umana.

Carceri:Corbelli,detenuto potrà incontrare figlio e compagna

A donna, che è ai domiciliari, era stato impedito vedere ragazza

 

(ANSA) - COSENZA, 3 OTT - Un bambino nato tre mesi fa può essere portato dalla sua mamma S.I., agli arresti domiciliari,

in un centro della provincia di Cosenza, a incontrare il papà detenuto, nel carcere di Castrovillari. E' quanto hanno

stabilito i giudici del Tribunale di Catanzaro accogliendo l'istanza presentata dal legale della donna e l'appello rivolto

in tal senso dal leader del movimento Diritti civili, Franco Corbelli.

In una nota, Corbelli esprime ''grande soddisfazione per il felice sito di questa nuova, ennesima battaglia civile e di

giustizia''. ''Il leader di Diritti Civili che sta, da quasi un anno, aiutando questa ragazza - riporta ancora la nota - subito

dopo ferragosto aveva denunciato questa vicenda che aveva definito 'un nuovo, grave caso del dramma delle carceri'. Al

giovane detenuto calabrese era infatti stato consentito (dal giudice) di poter vedere, per pochi minuti, il figlioletto, nato

da pochi giorni, ma non la giovanissima moglie (e mamma del piccolo), che è agli arresti domiciliari e che era stata

costretta a restare fuori dalla cella''.

''Era accaduto questo, due mesi fa. Da qui - sostiene Corbelli - il mio appello ai giudici di Catanzaro che ringrazio

per averlo accolto, dimostrando in questo modo ancora una volta tutta la loro sensibilità, umanità e senso di giustizia''.

(ANSA).

 

  

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Tribunale riesame Milano ha concesso oggi(giovedì 19 settembre) i domiciliari al medico calabrese Vincenzo Giglio, detenuto da 22 mesi (ad Opera), malato di tumore e operato due volte negli ultimi sette mesi. La grande soddisfazione di Corbelli “Scritta nuova pagina di giustizia giusta e umana”.

 

Milano

“Una nuova, importante battaglia civile è stata vinta. Un’altra bella pagina di giustizia giusta e umana è stata scritta. Questa mattina (giovedì)sono stati concessi gli arresti domiciliari al medico calabrese Vincenzo Giglio, 59 anni, malato di tumore (alla vescica), operato due volte negli ultimi sette mesi, incensurato, vedovo, padre di 5 figli, in carcere (ad Opera) dal 30 novembre 2011, coinvolto nell’operazione “Infinito” della Dda milanese sui Lampada e condannato, in primo grado, a otto anni di reclusione per presunto concorso esterno”. E’ quanto afferma e rende noto, con grande soddisfazione, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che per alcuni mesi ha condotto una ininterrotta battaglia a favore del medico Giglio, chiedendo il rispetto del diritto alla salute di questo detenuto. Giglio questa mattina, come hanno subito comunicato i familiari a Corbelli, ha lasciato il carcere di Opera(dopo 22 mesi di detenzione) e si è trasferito con la sua famiglia a Brescia, in un appartamento preso in fitto, per iniziare il ciclo di chemioterapia per curare il suo tumore. Successivamente farà poi ritorno a Reggio Calabria, per continuare a curarsi nella sua città. Il provvedimento dei domiciliari è stato emesso dal Tribunale del Riesame di Milano, dopo che nel corso dell’udienza, che si era svolta mercoledì 28 agosto, non aveva rigettato la richiesta dei domiciliari, presentata dal legale di Giglio, ma aveva chiesto ulteriori informazioni sul quadro clinico del medico calabrese al direttore sanitario del carcere milanese (che già in questi ultimi mesi aveva certificato lo stato di incompatibilità, per motivi di salute, del medico Giglio con il regime carcerario) e aveva aggiornato la seduta al 19 settembre prossimo(oggi). Corbelli, che il 30 agosto scorso aveva rivolto il suo ultimo appello ai giudici del Tribunale di Milano, ringrazia i “giudici milanesi per la sensibilità, l’umanità e il grande senso di giustizia dimostrate anche in questa occasione. Era giusto che al medico Giglio venissero concessi i domiciliari e la possibilità di essere curato in una struttura adeguata. E’ quello che, dopo la richiesta che è pervenuta a Diritti Civili da parte dei familiari di Giglio, abbiamo subito chiesto dall’inizio della nostra battaglia. Così come avevamo fatto in precedenza per l’ex consigliere regionale Franco Morelli e per l’imprenditore Domenico Gattuso, anche loro coinvolti nella stessa operazione “Infinito”, entrambi malati e ai quali, nei mesis corsi, sono stati concessi gli arresti domiciliari. Così come era ancor prima avvenuto per i due giudici Giusti e Giglio, anche loro arrestati dalla Dda milanese. La giustizia farà il suo corso ma nel rispetto dei diritti delle persone malate di poter essere adeguatamente curate”.

 19 settembre 2013

 

 

 Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Tribunale Catanzaro rigetta istanza. Resta in carcere giovane madre calabrese detenuta, arrestata per aver portato i suoi tre bambini a vedere il loro papà recluso a Catanzaro. Corbelli” Rispetto decisione giudici,ma continuo a lottare”

Cosenza

Resta in carcere (a Castrovillari) la giovanissima mamma Antonia I., che era stata (ri)arrestata perché, violando l’obbligo dei domiciliari cui era sottoposta, aveva portato i suoi tre bambini a vedere il loro papà(suo marito), detenuto nel carcere di Catanzaro. Il Tribunale di Catanzaro ha infatti rigettato l’istanza presentata dai legali di questa donna. Lo rende noto il leader del Movimento “Diritti Civili”, Franco Corbelli, che per questa ragazza (che, dopo una condanna in primo grado, era stata arrestata nel giugno 2011, e che per oltre un mese, nel dicembre dello scorso anno, aveva vissuto in una cella, del carcere di Castrovillari, con il più piccolo dei suoi tre bambini, Cocò, di appena dieci mesi) sta da quasi un anno conducendo una battaglia civile e di giustizia e che era riuscito, alla vigilia dello scorso Natale, a farla scarcerare una prima volta e a farle ottenere gli arresti domiciliari, consentendole così di poter stare a casa per assistere i suoi tre figlioletti, rimasti adesso da soli, con un nonno, che continuamente piangono e chiedono e vogliono la loro mamma. Questa ragazza calabrese, residente in provincia di Cosenza, che era agli arresti domiciliari, nel suo paese, dopo una condanna in primo grado, era andata a trovare il marito in carcere a Catanzaro per fargli vedere i suoi tre bambini, che non vedeva da due anni (dal giugno 2011), ed era di nuovo, per questo, stata riarrestata, nel maggio scorso, e riportata nel carcere di Castrovillari. Corbelli lo scorso mese di luglio aveva ricevuto due lettere, una del padre dei bambini, dal carcere di Catanzaro, l’altra della mamma dei piccoli, dalla casa circondariale della città del Pollino, che lo supplicavano di aiutare questa giovane donna a far ritorno a casa dai suoi bambini. La ragazza, nella missiva, aveva anche detto che non avrebbe più sopportato il carcere e che avrebbe preferito morire e farla finita piuttosto che stare lontano dai suoi figli. Corbelli esprime “doveroso rispetto per la decisione dei giudici” ma manifesta delusione per il rigetto della istanza. Quello che si chiedeva, afferma, era solo un atto di giustizia giusta e umana per una giovane mamma e per i suoi tre bambini. Questa ragazza è stata riportata in carcere, dove si trova dal mese di maggio, per aver portato i suoi tre bambini a vedere il loro papà (suo marito). Essendo ai domiciliari aveva più volte chiesto l’autorizzazione ma gli era stata negata. Da qui la decisione di andare lo stesso a portare i suoi figlioletti dal papà. Può questa giovane mamma, per questo atto d’amore, pagare con il carcere? Possono tre bambini essere strappati all’affetto della loro madre? Prendo atto della decisione dei giudici, a cui va il mio assoluto rispetto, considero questa, dopo tantissime vittorie di Diritti Civili, una sconfitta, ma confido che i giudici possano rivedere (esaminando la nuova istanza) questa loro decisione e consentire a questa giovane madre di far ritorno a casa dai suoi tre bambini”.

3 settembre 2013

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Stanno per essere concessi i domiciliari al medico calabrese Vincenzo Giglio, detenuto da 21 mesi (ad Opera), malato di tumore e operato due volte negli ultimi sette mesi. Tribunale Riesame Milano non rigetta richiesta domiciliari, chiede ulteriori informazioni a direttore sanitario carcere e fissa nuova udienza per il 12 settembre. Corbelli: “Sta per essere scritta nuova pagina di giustizia giusta e umana”.

 

Milano

Entro pochi giorni dovrebbe ottenere i domiciliari il medico calabrese Vincenzo Giglio, 59 anni, malato di tumore (alla vescica), operato due volte negli ultimi sette mesi, incensurato, vedovo, padre di 5 figli, in carcere (ad Opera) dal 30 novembre 2011, coinvolto nell’operazione “Infinito” della Dda milanese sui Lampada e condannato, in primo grado, a otto anni di reclusione per presunto concorso esterno. Il Tribunale del Riesame di Milano, nel corso dell’udienza, che si è svolta mercoledì scorso(28 agosto), non ha infatti rigettato la richiesta dei domiciliari, ha chiesto anzi ulteriori informazioni sul quadro clinico del medico calabrese al direttore sanitario del carcere milanese (che ha già in questi ultimi mesi certificato lo stato di incompatibilità, per motivi di salute, del medico Giglio con il regime carcerario) e ha aggiornato la seduta al 12 settembre prossimo per la emissione del quasi certo provvedimento di scarcerazione. Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che “sta da alcuni mesi conducendo una battaglia a favore del medico Giglio, chiedendo il rispetto del diritto alla salute di questo detenuto”. Corbelli si dice certo che “entro pochi giorni Giglio lascerà, dopo 21 mesi di detenzione, il carcere di Opera. Sta per essere scritta un’altra pagina di giustizia giusta e umana, afferma Corbelli. Voglio per questo ringraziare anticipatamente i giudici del Tribunale del Riesame di Milano per la sensibilità, l’umanità e il grande senso di giustizia dimostrate anche in questa occasione, non rigettando la istanza dei domiciliari e disponendo un ulteriore approfondimento prima della emissione del provvedimento di scarcerazione. Mercoledì, in attesa della decisione del Tribunale del Riesame, avevo rivolto un nuovo, ultimo, accorato appello ai giudici, chiedendo di accogliere l’istanza e di concedere gli arresti domiciliari (e la possibilità di potersi curare in una struttura sanitaria adeguata) al medico chirurgo calabrese Vincenzo Giglio, gravemente malato. L’appello non è caduto nel vuoto. Così come non erano caduti nel vuoto gli appelli e la battaglia di Diritti Civili per Franco Morelli e per l’imprenditore Domenico Gattuso, anche loro detenuti nel carcere di Opera e tutti e due mandati ai domiciliari per motivi di salute. Del resto non si può più continuare a tenere in carcere una persona, il medico Giglio, malata di tumore che necessita di continue cure salvavita. Ricordo, a questo proposito, che il medico calabrese doveva iniziare il nuovo ciclo di chemioterapia a metà luglio e che a causa della detenzione è stato possibile incominciare invece solo mercoledì scorso, con un mese e mezzo di ritardo. Il medico Giglio, attualmente ricoverato nel centro clinico del carcere, è molto provato dalla lunga detenzione e dalla grave malattia, continua Corbelli. Per questo i familiari temono che possa morire in carcere o compiere qualche insano gesto. Per anticipare i tempi della giustizia i familiari di Giglio, come mi ha detto ieri per telefono la sorella del medico calabrese, chiederanno al direttore sanitario del carcere di Opera, che ha già in questi mesi certificato lo stato di incompatibilità, per la grave malattia, del Giglio con il regime carcerario, di trasmettere subito la relazione al Tribunale, in modo da anticipare in questo modo il provvedimento di concessione dei domiciliari. Lo stesso, giusto provvedimento già adottato dal tribunale milanese per i due giudici Giglio e Giusti, per il consigliere regionale Franco Morelli e per l’imprenditore Domenico Gattuso, tutti coinvolti nella stessa operazione “Infinito” della Dda milanese, tutti mandati agli arresti domiciliari, per motivi di salute”.

30 agosto 2013

 

 

Nuovo appello di Corbelli per medico calabrese Giglio, gravemente malato

REGGIO CALABRIA . AGI , 28 agosto. Il tribunale di Milano decide oggi(28 agosto) se concedere, oppure no, i domiciliari al medico calabrese Vincenzo Giglio, 59 anni, malato di tumore, operato due volte negli ultimi sette mesi, incensurato, vedovo, padre di 5 figli, in carcere (ad Opera) dal 30 novembre 2011, coinvolto nell'operazione "Infinito"della Dda milanese sui Lampada e condannato, in primo grado, a otto anni di reclusione per presunto concorso esterno. Giglio. Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che "sta da alcuni mesi conducendo una battaglia a favore del medico Giglio, chiedendo il rispetto del diritto alla salute di questo detenuto". Corbelli, in attesa della decisione dei giudici, prevista dopo l'udienza di oggi (mercoledi'), rivolge "un nuovo, ultimo, accorato appello ai giudici del Tribunale di Milano" ai quali chiede di "accogliere l'istanza e di concedere gli arresti domiciliari (e la possibilità di potersi curare in una struttura sanitaria adeguata) al medico chirurgo calabrese Vincenzo Giglio, gravemente malato. Il medico Giglio e' visibilmente e fisicamente assai provato dalla lunga detenzione e dalla grave malattia, afferma Corbelli. I familiari temono che possa morire in carcere o compiere qualche insano gesto. Lunedì 15 luglio Giglio e' stato sottoposto ad una nuova Consulenza medica(Ctu) disposta dai giudici milanesi. Mi auguro e chiedo che si riconosca lo stato di assoluta incompatibilità con il regime carcerario del medico Giglio, che proprio per le sue gravissime condizioni di salute necessita di cure salva vita che in carcere non può avere come dovrebbe". (AGI)

 

 

'Ndrangheta: memoriale Lo Giudice; Corbelli, difendo pm

 

(ANSA) - CATANZARO, 24 AGO - Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, è scritto in una nota, ''difende i

magistrati accusati dal pentito Antonino Lo Giudice, l'ex procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, il

procuratore aggiunto Michele Prestipino, il pm Beatrice Ronchi e l'ex capo della squadra mobile di Reggio, Renato Cortese''.

Corbelli, nella nota, ricorda di ''essere stato tra i pochissima ad aver difeso l'ex numero due della Dna, il valoroso

magistrato Alberto Cisterna, quando venne ingiustamente accusato dallo stesso pentito Lo Giudice. La mia lunga storia garantista,

la mia coerenza e la mia onestà intellettuale mi portano oggi a difendere i magistrati Pignatone, Prestipino e Ronchi e Cortese.

Così come ho fatto quando questo stesso pentito accusava Cisterna, afferma Corbelli. Pignatone, Prestipino e Ronchi sono

dei magistrati valorosi, così come valoroso è il poliziotto Cortese. Ho da sempre molte perplessità sul ruolo dei pentiti.

Ritengo che le dichiarazioni di ogni pentito prima di essere acquisite come elementi di accusa e di prova vadano

rigorosamente riscontrate. Soprattutto quando poi le dichiarazioni di questi pentiti sono gravissimi atti di accusa

contro magistrati integerrimi, simboli della lotta alla mafia, come lo sono Pignatone, Prestipino, Ronchi, così come lo è il

capo della mobile romana, Cortese, così come lo è Cisterna''.

''Naturalmente - conclude Corbelli - va fatta assoluta chiarezza su questa bruttissima e inquietante vicenda. Si deve

scoprire la verità dei fatti, senza alcuna ombra, bisogna accertare e nel caso perseguire ogni eventuale reato che sia

stato commesso''. (ANSA).

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Dramma carceri. Corbelli: “A un giovane detenuto calabrese gli fanno vedere(due donne guardie) il figlio, nato da pochi giorni, ma non la giovanissima moglie(e mamma del neonato), che è ai domiciliari, che resta fuori dalla cella”. Appello al giudice.

  

Cosenza

Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, denuncia quello che definisce “un nuovo, grave caso del dramma delle carceri: ad un giovane detenuto calabrese è stato consentito (dal giudice) di poter vedere, per pochi minuti, il suo figlioletto, nato da pochi giorni, ma non la giovanissima moglie(e mamma del piccolo), che è agli arresti domiciliari, che è stata costretta a restare fuori dalla cella. E’ accaduto nel carcere di Castrovillari, dove questo giovane calabrese è detenuto da due mesi. 10 giorni prima che la giovane donna partorisse infatti quest’uomo era a casa con sua moglie(che è ai domiciliari). Poi dieci giorni prima del parto l’uomo è stato arrestato per scontare il residuo pena di una condanna che era diventata definitiva. Dopo la nascita del bambino – afferma Corbelli - il giudice ha autorizzato la mamma del piccolo di recarsi con il suo figlioletto nel carcere di Castrovillari per farlo vedere al padre. Ma la disposizione precisa del giudice era che a portare il neonato nella stanza del carcere fossero due donne guardie penitenziarie e non invece la mamma del piccolo che non ha potuto così portare lei il bambino, né vedere il marito, ma è stata costretta a restare fuori dalla cella, in attesa che le agenti, dopo aver fatto vedere e stare il bambino tra le braccia del papà per una decina di minuti, le riportassero indietro il suo figlioletto.

Chiedo a questo proposito che venga accolta la richiesta dell’avvocato che ha presentato istanza perché alla donna sia consentito di poter portare lei personalmente il suo bambino e gli altri due fratellini dal papà e di poterlo incontrare, per il tempo previsto dal regolamento carcerario. Sono 30 anni – prosegue Corbelli - che mi occupo del dramma delle carceri. Ho in tantissime occasioni elogiato l’operato, la sensibilità e umanità di tanti giudici e magistrati per quelli che ho definito atti di giustizia giusta e umana. In questo caso, e lo dico con grande rispetto dell’operato della magistratura, il giudice ha sbagliato a negare alla mamma di portare lei personalmente il figlioletto appena nato dal papà detenuto”.

 15 agosto 2013

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili: “Nel carcere di Rossano, prima del suicidio del 22 luglio scorso, quattro tentativi di suicidi, negli ultimi mesi, da parte di altrettanti reclusi”. Lettera-appello dei detenuti a Corbelli

  

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia “la situazione di estremo disagio che vivono i detenuti nel carcere di Rossano”, e che viene descritta in una lettera recapitata allo stesso Corbelli, a cui viene chiesto di renderla nota attraverso la stampa. La denuncia di Corbelli arriva dopo l’ultimo suicidio nella casa circondariale rossanese, avvenuto lunedì 22 luglio scorso. Corbelli rivela che i detenuti hanno denunciato nella loro missiva che “prima dell’ultimo suicidio di due settimane fa si erano registrati negli ultimi mesi altri quattro tentativi di suicidio, di altrettanti detenuti, tutti nella stessa sezione”. I detenuti scrivono nella loro missiva “che il detenuto morto suicida (un giovane straniero di origine greca) aveva già tentato di togliersi la vita per tre volte, ed era stato salvato in extremis dai compagni di cella. C’è indifferenza per questi drammi umani. I quattro detenuti che avevano tentato il suicidio furono medicati e rispediti tra la popolazione generale. L’essere fisicamente e psichicamente malati in questo carcere di Rossano viene vissuto come un dramma nel dramma”. Questo quello che scrivono, nella loro missiva, i detenuti del carcere di Rossano a Corbelli. “E’ una denuncia grave, la cui fondatezza ovviamente va verificata dalle autorità preposte a cui chiedo di intervenire. Diritti Civili naturalmente si limita solo a raccogliere e, così come ci viene richiesto, rendere noti questi appelli umanitari, senza colpevolizzare nessuno e nell’assoluto rispetto del lavoro di tutti gli operatori del sistema penitenziario. I nostri interventi a difesa dei diritti delle persone, in questo caso detenute, vogliono sempre cercare di prevenire che accadano tragedie nelle carceri. Questa nuova denuncia è certamente comunque la conferma della drammatica situazione che si vive nelle prigioni italiane, così come denunciato nei mesi scorsi dallo stesso Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, afferma Corbelli. Non è la prima lettera che ricevo dai detenuti della casa circondariale di Rossano che mi scrivono: “Noi siamo degli essere umani e vogliamo che venga rispettata la nostra dignità e i nostri diritti. Nella casa circondariale di Rossano la situazione è assai difficile, insostenibile. Ad iniziare dal sovraffollamento(su 233 posti regolamentari sono presenti circa 320 detenuti). Siamo costretti a vivere tutto il giorno in uno spazio(un cubicolo) di un metro e mezzo, adatto per due persone, dove invece vengono ammassati in alcuni casi anche 5 detenuti. La condizione igienica è preoccupante e a rischio, soprattutto d’estate. Il reinserimento dei detenuti non è possibile. Le sole scuole presenti sono le elementari e le medie. Chiediamo il suo aiuto, lei, egregio dott. Corbelli, che da tanti anni si batte per difendere i diritti anche delle persone detenute”.

 10 agosto 2013

 

 

 

Chiusura Tribunale di Rossano, Corbelli insorge: "Un regalo alle 'ndrine". L’importante iniziativa del Procuratore generale della Corte di Appello di Catanzaro con la nomina di Facciolla, magistrato antimafia simbolo, a Procuratore della Procura di Rossano.

 Da Roma nessun segnale, nonostante la precarietà della sibaritide.

 COSENZA – AGI, 2 agosto.

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene a difesa del Tribunale di Rossano, che considera "un fondamentale presidio antimafia e di legalita' in una zona della Calabria a forte rischio criminalita'", giudica un "segnale importante la recente nomina, da parte del Procuratore Generale della Corte di Appello di Catanzaro, di Eugenio Facciolla, un magistrato antimafia simbolo, a Procuratore reggente della Procura della Repubblica rossanese". Corbelli definisce la eventuale cancellazione del Tribunale di Rossano "non solo un fatto grave e assolutamente ingiustificato, ma un vero e proprio regalo alla mafia". "La difesa del Tribunale di Rossano significa difendere la legalita' e mantenere alto l'impegno antimafia in un territorio della Calabria dove forte e' la presenza della criminalita' organizzata. Per queste ragioni non si riesce a capire e accettare la decisione del Governo di voler chiudere il Tribunale di Rossano. Le ultime recenti, importanti operazioni di polizia, carabinieri, guardia di Finanza e altri corpi dello Stato, coordinate dalla Procura della Repubblica di Rossano, dimostrano quanto sia importante il mantenimento in vita del Tribunale rossanese. Chiuderlo significa fare un regalo alla mafia. L'importanza di questo presidio antimafia e di legalita' e' dimostrata dalla opportuna e significativa scelta fatta dalla Procura Generale di Catanzaro di nominare procuratore reggente della Procura della Repubblica di Rossano un magistrato capace, di grande esperienza, simbolo della lotta alla mafia, come Eugenio Facciolla. Per questo il Governo deve rivedere la sua decisione e scongiurare la chiusura del Tribunale di Rossano. Sino a quando questo risultato non sara' stato raggiunto in modo certo - conclude Corbelli - non bisogna assolutamente abbassare la guardia e continuare la civilissima battaglia a difesa del presidio di giustizia rossanese, che ho sempre condiviso e sostenuto".

 

 

Carceri: Corbelli, porta figli da padre detenuto, arrestata. Leader Diritti Civili:accusata evasione perché era ai domiciliari

(ANSA) - COSENZA, 25 LUG - ''Da tre mesi una giovane mamma, A.I., è in carcere a Castrovillari per aver lasciato la propria abitazione, in provincia di Cosenza dove era agli arresti domiciliari per recarsi nel carcere di Catanzaro per far vedere i suoi tre bambini al marito e padre dei piccoli che non li vedeva da oltre due anni. Per questo è stata riarrestata e riportata nella casa circondariale''. Lo afferma, in una nota, il leader del movimento Diritti civili Franco Corbelli. ''I tre bambini - prosegue - sono rimasti praticamente da soli, con il nonno. Continuano ogni giorno a piangere e a chiedere della loro mamma, soprattutto il più piccolo, di due anni, che ha vissuto alcuni mesi in cella insieme alla madre''. Del caso, è scritto nella nota, ''si sta occupando da diverso tempo Franco Corbelli, che è riuscito lo scorso anno, insieme ai legali della donna, a far ottenere i domiciliari alla giovane mamma, condannata in primo grado e in attesa del processo di appello. Domiciliari revocati nel maggio scorso per il viaggio, non autorizzato, a Catanzaro''. ''Oggi - afferma Corbelli - mi hanno scritto entrambi, l'uomo da Catanzaro per chiedermi di aiutarlo a ottenere il suo trasferimento nella casa circondariale di Castrovillari per poter così incontrare almeno un'ora la settimana i suoi bambini, e la donna per descrivermi tutta la sua angoscia, la sua disperazione, il suo calvario che rischia di portarla a farla finita e a togliersi la vita, per non soffrire più''. ''Rivolgo un appello ai giudici competenti - conclude Corbelli - perché accolgano le richieste di questi genitori. Chiedo semplicemente un atto di giustizia giusta e umana. Almeno per la mamma, per evitare qualche nuova tragedia''.

 

 

 Corbelli (Diritti Civili) chiede di concedere i domiciliari al medico Vincenzo Giglio

Reggio Calabria 14 luglio – ANSA - Franco Corbelli, fondatore del Movimento Diritti Civili, rivolge un ''nuovo accorato appello ai giudici del Tribunale di Milano perche' vengano concessi gli arresti domiciliari, per dargli la possibilita' di potersi curare in una struttura sanitaria adeguata, al chirurgo calabrese Vincenzo Giglio, malato di tumore, operato due volte negli ultimi sei mesi, incensurato, vedovo e padre di 5 figli''. ''Giglio - sottolinea Corbelli - e' nel carcere di Opera dal 30 novembre del 2011, coinvolto nell'operazione 'Infinito' della Dda milanese sui Lampada e condannato, in primo grado, a otto anni di reclusione per presunto concorso esterno. Il medico e' visibilmente e fisicamente assai provato dalla lunga detenzione e dalla grave malattia. I familiari temono che possa morire in carcere o compiere qualche insano gesto. Domani, lunedi', Giglio sara' sottoposto ad una nuova Consulenza medica disposta dai giudici milanesi. Mi auguro e chiedo che si riconosca lo stato di assoluta incompatibilita' con il regime carcerario di Giglio, che proprio per le sue gravissime condizioni di salute necessita di cure salva vita che in carcere non puo' ricevere''. ''Giglio, operato due volte negli ultimi sei mesi - dice ancora Corbelli - e' stato da poco trasferito dalla cella all'infermeria del carcere di Opera in locali assolutamente non adeguati per trattare un malato di tumore. Questo fatto lo ha ancora di piu' demoralizzato. Giglio ha un tumore alla vescica ed e' stato per questo operato d'urgenza, sei mesi fa, all'ospedale San Raffaele di Milano. Poco piu' di un mese fa, per una recidiva del tumore, e' stato sottoposto ad un nuovo intervento. Eppure, malgrado questa situazione di salute gravissima e drammatica, gli sono stati negati i domiciliari''. ''Non conosco il medico Giglio - conclude - ma alla luce di quanto mi viene riferito e chiesto da alcuni suoi familiari, ritengo sia giusto intervenire prima che sia troppo tardi''.(Ansa)

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Un’altra importante battaglia è stata vinta. Domenico Gattuso, detenuto da 18 mesi (ad Opera), gravemente malato, che rischiava di morire in carcere, è stato scarcerato, mandato ai domiciliari e trasferito in una struttura sanitaria della sua città, Reggio(dove è arrivato oggi). Grande soddisfazione di Corbelli che ha condotto anche questa battaglia civile “Scritta un’altra pagina di giustizia giusta e umana”. L’imprenditore potrà vedere per la prima volta il suo bambino di due anni.

 

Reggio Calabria

Una nuova, importante battaglia civile è stata vinta. Una nuova pagina di giustizia giusta e umana è stata scritta. L’imprenditore reggino Domenico Gattuso, coinvolto nell’operazione “Infinito” della Dda milanese sul cosiddetto clan Lampada e condannato in primo grado a 6 anni di reclusione, in carcere ad Opera, da 18 mesi, dal 30 novembre 2011, gravemente malato, ha perso quasi 50 kg, per una gravissima forma di depressione e anoressia degenerata, che rischiava di morire in prigione, è stato scarcerato, mandato ai domiciliari e trasferito dal carcere milanese in una struttura sanitaria psichiatrica di Reggio Calabria, dove è già arrivato. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che da alcune settimane, dopo aver ricevuto una richiesta di aiuto da parte del legale del Gattuso, l’avvocatessa Giulia Dieni, aveva intrapreso anche questa battaglia di giustizia giusta. 10 giorni fa Corbelli aveva rivolto un accorato appello ai giudici del Tribunale di Milano chiedendo che, così come era avvenuto per i giudici Giusti e Giglio e il consigliere regionale Morelli, venissero concessi, per motivi di salute, gli arresti domiciliari anche al Gattuso e al medico Vincenzo Giglio, anche lui, detenuto ad Opera, coinvolto nella stessa operazione “Infinito”, gravemente malato, è stato operato di tumore alla vescica, due volte negli ultimi sei mesi. Grande è la soddisfazione di Corbelli per “questo nuovo atto di giustizia giusta e umana. Dopo aver combattuto, quasi da solo, e vinto la lunga battaglia per Franco Morelli, che ha, due settimane fa, ottenuto i domiciliari, per motivi di salute, il leader di Diritti Civili aveva subito sposato questa nuova causa umanitaria. “Ringrazio i giudici del Tribunale della Libertà di Milano che hanno accolto l’appello di Diritti Civili e dell’avvocatessa Dieni e hanno concesso i domiciliari e il trasferimento nella sua città, Reggio Calabria, al Gattuso, che rischiava di morire in carcere. Dopo aver perso 50 kg questo imprenditore, che ha sempre gridato la sua innocenza, negli ultimi mesi si era arreso. Non reagiva più. Per questo, come mi ha scritto l’avv. Dieni, temevano che morisse in carcere o potesse togliersi la vita. Gattuso è un imprendiate che non ha mai avuto problemi con la giustizia. Colpito, 14 anni fa, dalla tragedia della morte in un incidente stradale del fratello, si è caricato sulle proprie spalle tutto il peso dell’azienda di famiglia. Domenico Gattuso è un uomo generoso che aiuta i poveri. Ha, negli anni scorsi, costruito e regalato una scuola ed un pozzo di acqua potabile ai bambini di un poverissimo villaggio in Madagascar. C’è un ulteriore risvolto umano drammatico in questa vicenda. Il Gattuso ha due bambini che sono le vere vittime di questa immane tragedia. Eulalia, la maggiore ma di soli tre anni e mezzo, avendo assistito all'arresto del proprio padre ha subito un trauma che oggi le impedisce di dormire presso la propria abitazione, mentre Santino di soli due anni non conosce il proprio padre. Potrà adesso finalmente vederlo e abbracciarlo per la prima volta. Sono felice e soddisfatto di aver condotto questa battaglia di giustizia per questo imprenditore e per i suoi bambini. Un grazie va a quei media calabresi che come al solito mi hanno sostenuto in questa ennesima iniziativa umanitaria”.

22 giugno 2013

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello Diritti Civili per concessione domiciliari a imprenditore Gattuso e medico Giglio, detenuti da oltre 18 mesi (ad Opera), gravemente malati, che rischiano di morire in carcere. Gattuso ha perso 50 chili e soffre di grave depressione e anoressia degenerata. Giglio è stato operato, negli ultimi mesi, due volte per un tumore alla vescica!

Reggio Calabria

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha reso noto di aver ricevuto due diverse richieste di aiuto da parte dell’avv. Giulia Dieni di Reggio Calabria, legale dell’imprenditore reggino Domenico Gattuso, detenuto(dal 30 novembre 2011) nel carcere di Opera, coinvolto nell’operazione “Infinito” della Dda milanese sul Lampada e condannato in primo grado a 6 anni di detenzione e da parte di un’altra professionista(che non viene su sua richiesta, citata) stretta congiunta del medico chirurgo Vincenzo Giglio, classe 54, incensurato, vedovo, padre di 5 figli, in carcere anche lui dalla fine di novembre del 2011, condannato a otto anni di reclusione per presunto concorso esterno. “Entrambi sarebbero gravemente malati e incompatibili con il regime carcerario. Gattuso ha perso 50 chili, ha una forma di gravissima depressione e anoressia degenerata. Si teme che possa morire in carcere o compiere qualche insano gesto. Questo mi scrive l’avv. Dieni, afferma Corbelli. A Gattuso, nonostante rischi di morire in carcere, non sono stati concessi gli arresti domiciliari. Il medico Giglio ha un tumore alla vescica e è stato per questo operato d’urgenza, sei mesi fa, all’ospedale San Raffaele di Milano. Pochi giorni fa, per una recidiva del tumore, è stato di nuovo sottoposto ad un intervento chirurgico. Eppure mi scrive la professionista, congiunta del Giglio, nonostante questa situazione di salute gravissima e drammatica gli sono stati negati i domiciliari. Non conosco né l’imprenditore Gattuso, né il medico Giglio, ma alla luce di quanto mi viene riferito dal legale del primo e da una professionista, stretta congiunta del secondo, con due distinte e-mail, nelle quali mi viene descritta la bontà e generosità del Gattuso così come del medico Giglio e la disperazione e paura delle due famiglie per la sorte dei due calabresi detenuti da oltre 18 mesi e mi viene chiesto di intervenire prima che sia troppo tardi, chiedo per entrambi un atto di giustizia giusta e umana, la stessa che i giudici di Milano hanno adottato per i due giudici Giglio e Giusti e per Franco Morelli, concedendo loro gli arresti domiciliari, a tutti e tre per motivi di salute”.

13 giugno 2013

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Dalla casa circondariale di Rossano accorata richiesta di aiuto a Diritti Civili: “Basta con le carceri disumane”!

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia “la situazione di estremo disagio che vivrebbero i detenuti nel carcere di Rossano”, e che viene descritta in una lettera recapitata allo stesso Corbelli, a cui viene chiesto di renderla nota attraverso la stampa. La denuncia di Corbelli arriva dopo i gravi fatti verificatesi all’interno della casa circondariale rossanese nei giorni scorsi, con lo scontro tra immigrati e la situazione di criticità dell’istituto di pena denunciata dalle organizzazioni sindacali degli agenti penitenziari. “Quello che mi scrive un detenuto è estremamente grave, è la conferma della drammatica situazione che si vive nelle carceri italiane, così come denunciato nei giorni scorsi dallo stesso Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri. Siamo a livelli di vera e propria inciviltà, disumanità come ha detto il Guardasigilli. Per avere una idea di quello che accade nelle carceri basta leggere quello che mi scrivono dal carcere di Rossano. Questo il testo della missiva che mi è stata recapitata prima che succedessero i gravi fatti, lo scontro tra immigrati di domenica scorsa”. “Egregio dott. Corbelli è arrivato il momento di far sapere al mondo esterno e a chi di competenza quello che succede nelle carceri italiane e le condizioni di vita in cui i detenuti sono costretti a vivere senza poter far valere i propri diritti. Siamo trattati peggio delle bestie. Noi siamo degli essere umani e vogliamo che venga rispettata la nostra dignità e i nostri diritti. Nel carcere di Rossano vige la legge del silenzio. E’ arrivato il momento di dire basta. Nella casa circondariale di Rossano la situazione è allucinante, disumana. Ad iniziare dal sovraffollamento. Nelle celle, dove siamo costretti a vivere 21 ore al giorno, di un metro e mezzo, adatte per due persone, vengono ammassati anche 5-6 detenuti. Nelle celle ci sono due bilancini grandi e due piccoli previsti per due detenuti. Mancano infatti anche questi bilancini per mettere i vestiti, la spesa. C’è il problema dell’igiene, la fornitura del materiale avviene ogni 5-6 mesi e viene consegnato solo l’essenziale. Quando il detenuto entra in carcere non gli vengono consegnati né i piatti, né le posate. Le docce sono fatiscenti, pieni di muffa e in cattive condizioni, l’acqua calda c’è solo un’ora al giorno e c’è un cattivo odore che arriva dalle docce del bagno delle nostre celle e dai lavandini. La situazione è insostenibile e insopportabile. Per non parlare del mangiare che ci portano dalla cucina che è veramente immangiabile; molti detenuti sono costretti a mangiare questi piatti pietosi. Per non parlare della domenica sera quando il carrello non passa e i detenuti, che non possono permettersi di farsi portare il pranzo dall’esterno, restano praticamente digiuni. Mancano gli assistenti sociali. Il reinserimento dei detenuti non esiste in quanto non ci sono corsi. Le sole scuole presenti sono le elementari e le medie. C’è poi lo sfruttamento dei detenuti. Lavoriamo anche nove ore al giorno, ma ci vengono pagate solo due ore, e al massimo in un mese percepiamo 80 euro. Siamo trattati peggio delle bestie, ammassati con il rischio di contrarre malattie infettive. C’è stato un periodo e ancora continua ad esserci che ci mettono in cella persone con la scabbia e parecchi detenuti l’hanno presa. E’ una situazione inaccettabile e insostenibile. Chiediamo il suo aiuto, lei che da tanti anni si batte per difendere i diritti anche delle persone detenute”. Corbelli chiede che “le autorità preposte accertino la fondatezza(o meno) dei gravi fatti denunciati nella missiva recapitata a Diritti Civili e intervengano per far rispettare i diritti delle persone recluse”.

28 maggio 2013

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli chiede “arresti domiciliari per Franco Morelli, così come è stato fatto per i giudici Giusti e Giglio. Basta accanimento contro un uomo, perbene e generoso, oramai distrutto e abbandonato da tutti”!

 

"Perché anche a Franco Morelli, consigliere regionale calabrese del Pdl (attualmente sospeso) condannato in primo grado, nel febbraio scorso, dal Tribunale di Milano, a 8 anni e 4 mesi di reclusione, non vengono concessi, in attesa del processo d’appello, gli arresti domiciliari, così come è giustamente stato fatto per i giudici Giusti e Giglio? Perché Morelli viene tenuto e dimenticato in un carcere (quello di Opera), come un sepolto vivo, dal 30 novembre 2011? Perché questo accanimento (anche se nel rispetto della legge) contro un uomo, perbene, generoso, di grande fede, oramai distrutto insieme alla sua famiglia? Perché nessuno si indigna e interviene su questo grave caso, giudiziario e umano? Perché il Pdl (il partito di Morelli) non ha manifestato e fatto irruzione dentro al Palazzo di Giustizia di Milano, così come ha fatto per fermare i processi della Boccassini (lo stesso magistrato del caso Morelli) contro Berlusconi? Anche dopo la sentenza di condanna, che rispetto, ma che giudico profondamente ingiusta, pesante e sproporzionata continuo (come faccio ininterrottamente da oltre 16 mesi, dal giorno del suo arresto, il 30 novembre 2011) a difendere Franco Morelli, che considero una persona perbene, un uomo di grande spiritualità, uno generoso, con una particolare attenzione e sensibilità per il sociale, per le categorie più povere e bisognose della società” . E' quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. “La vicenda giudiziaria di Morelli è gravissima e allucinante. Il consigliere regionale calabrese continua a restare in una cella da oltre 16 mesi, nel silenzio e indifferenza generali. Non c’è una sola dichiarazione, uno straccio di comunicato a suo favore. Tutti tacciono. I cosiddetti garantisti letteralmente scomparsi. Voglio ricordare che Morelli, condannato a 8 anni e 4 mesi, è¨ lo stesso che in tutti questi anni è stato sempre vicino al Movimento Diritti Civili e ci ha consentito, con il suo disinteressato aiuto, quand’era capo di gabinetto del presidente della Regione Calabria, di scrivere una delle pagine più belle di solidarietà : l'allestimento di un aereo umanitario carico di aiuti per i bambini poveri e malati dell'Etiopia che il 17 febbraio 2003 ho personalmente consegnato, all'aeroporto Fiumicino di Roma, all'ambasciatore Etiope in Italia. Questo è il Morelli che il Tribunale di Milano ha condannato e continua a tenere da 16 mesi in un carcere di massima sicurezza. A favore di Morelli, per dire chi è, il 27 novembre dello scorso anno sono andato personalmente a testimoniare a Milano al processo insieme al vescovo di San Marco-Scalea, a preti, associazioni di volontariato, avversari politici (del Morelli). Purtroppo non sono bastate neppure queste importanti, significative, disinteressate testimonianze per fare assolvere Morelli. La mia battaglia garantista di verità e giustizia per Morelli proseguirà, sperando che il processo d'appello riconosca l'innocenza e la bontà di quest'uomo. Intanto chiedo che anche a Morelli vengano concessi gli arresti domiciliari, così come è stato fatto giustamente per i giudici Giusti e Giglio, non essendoci più alcuna ragione cautelare (reiterazione del reato, inquinamento delle prove, pericolo di fuga) che ne giustifichi la lunga, sofferta, devastante detenzione, in attesa dell’appello”.

11 aprile 2013

 

 

CARCERI: CORBELLI, PRESTO BIMBA MALATA POTRA' VEDERE PADRE


(ANSA) - COSENZA, 14 MAR - Natalia Cristina, la bambina cosentina di 10 anni, gravemente malata, che vive su una sedia a
rotelle, presto potrebbe di nuovo avere vicino e riabbracciare il papà, detenuto dall'inizio di febbraio nel carcere di
Lanciano, in Abruzzo, dopo essere rimasto per cinque anni nella casa circondariale di Rossano. Lo rende noto il leader del
movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che in una nota informa che dopo il suo appello al ministro della Giustizia,
Paola Severino, "si è avviata l'istruttoria per il ritorno in un carcere calabrese del detenuto.
Corbelli e l'avvocato Enzo Paolini, prosegue la nota,"avevano denunciato questo caso umano un mese fa". Corbelli
aveva scritto al Guardasigilli, chiedendogli "prima di concludere la sua esperienza al Ministero un gesto nobile,
significativo, umano nei confronti della bambina calabrese che non può più vedere e incontrare il suo papà, da quando è
stato trasferito dal carcere di Rossano a quello di Lanciano".
Corbelli aveva chiesto al Ministro di "fare a questa bambina questo regalo: far ritornare il suo papà nel carcere di Rossano
o Cosenza in modo che lo stesso genitore possa vedere e stare vicino alla sua bambina".
"Dopo il mio appello - ha sostenuto Corbelli - il direttore del carcere di Lanciano ha chiesto e acquisito tutta la
documentazione sul detenuto e la sua bambina e successivamente gli assistenti sociali si sono recati in carcere a Lanciano per
avere dal detenuto ulteriori informazioni. Si aspetta adesso che il Ministero della Giustizia disponga, d'accordo con il giudice
competente, il ritorno del detenuto in Calabria".
La bambina si trova intanto ricoverata da un mese al Bambin Gesù di Roma per le periodiche visite, cure e terapie. "Oggi -
ha concluso Corbelli - la bambina, mi ha informato la madre che sento di continuo al telefono, sarà sottoposta ad un nuovo
delicato intervento chirurgico. La prossima settimana dovrebbe far ritorno a casa a Cosenza. Mi auguro e spero che la piccola
Natalia Cristina possa quel giorno riabbracciare il suo papà come è suo sacrosanto diritto". (ANSA).



Scarcerato bambino di due anni e giovanissima madre detenuta. La soddisfazione di Corbelli

Il comunicato nella pagina Ultimissime

 

CARCERI: DIRITTI CIVILI, BAMBINO DUE ANNI IN CELLA CON MADRE

 

(ANSA) - COSENZA, 15 DIC - Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, in una nota, denuncia un nuovo caso legato

al dramma dei bimbi in carcere e lancia un appello per un piccolo di due anni "che da quindici giorni - afferma - vive in una cella

con la madre detenuta nel carcere di Castrovillari".

"E' l'unico bimbo - sostiene Corbelli - che ospita l'istituto di pena castrovillarese nel reparto femminile. Ho appreso di questo nuovo

caso di quest'altro bambino in carcere da una suora, una volontaria che opera nel carcere. Oggi ho contattato la casa circondariale

di Castrovillari e ho avuto la conferma che si tratta di un bambino di due anni e due mesi arrivato, con la mamma detenuta (una ragazza

italiana), da 15 giorni. Al momento non sono riuscito ad avere altre informazioni su questo nuovo dramma umano. Ancora una volta devo

intervenire per denunciare che si tratta di una grande ingiustizia, una disumanità, una barbarie a cui bisogna dire basta: quel bambino

vive in carcere con la madre perché, così come prevede la legge che è stata approvata dal Parlamento non si trova un'alternativa alla

detenzione in prigione: gli arresti domiciliari in una struttura adatta, una casa famiglia, un centro di accoglienza?".

"Quello del bambino del carcere di Castrovillari - conclude Corbelli - è il dramma comune di una sessantina di bimbi che

sono attualmente negli istituti di pena italiani insieme alle loro mamme detenute". (ANSA).

 

 

'NDRANGHETA:CORBELLI, GRAVE TENERE MORELLI ANCORA IN CARCERE

 

(ANSA) - CATANZARO, 4 DIC - 'E' grave e assolutamente ingiustificato continuare a tenere in carcere da oltre un anno

Franco Morelli, l'ex consigliere regionale attualmente sospeso". Lo afferma, in una nota, il leader del Movimento

Diritti civili, Franco Corbelli, che martedì scorso ha testimoniato a Milano nel processo che vede imputato Morelli.

"Sono sorpreso e indignato - aggiunge - dall'assordante e totale silenzio dei cosiddetti pseudogarantisti su questo

gravissimo caso. Da un anno solo Diritti Civili continua a condurre questa battaglia di verità e giustizia, sulla quale si

registra un ingiusto silenzio mediatico. Addirittura non è stata neppure riportata la notizia della mia testimonianza e

quella del vescovo di San Marco, mons. Leonardo Bonanno, al processo a Milano".

"Morelli - dice ancora Corbelli - deve essere subito scarcerato o quanto meno mandato ai domiciliari non solo perché

non sussiste più alcuna ragione cautelare che giustifichi la carcerazione preventiva, ma l'andamento del processo sta

facendo letteralmente crollare l'impianto accusatorio della Procura milanese. Nessun teste dell'accusa è riuscito infatti a

dimostrare quello che è assolutamente impossibile dimostrare perché inesistente, il reato di associazione mafiosa. Vescovi,

preti, Diritti Civili, associazione dei sordomuti, avversari politici hanno dichiarato che i voti raccolti da Morelli in

provincia di Cosenza (non a Reggio e nel reggino) sono frutto esclusivamente del suo lavoro, del suo impegno e della sua

presenza costante sul territorio. Ieri il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, (é questa la vera notizia, non

certo la sollecitazione di Alemanno a Scopelliti per nominare Morelli assessore, che è condannabile eticamente e

politicamente, ma non è certo un reato) ha demolito un'altra grave accusa, formulata dalla Procura milanese contro Morelli,

affermando, con onestà, che la nomina della Sarlo (moglie del giudice Giglio) a commissario dell'Asp di Vibo, è stata una sua

autonoma scelta. Morelli non c'entra nulla, con questa nomina.

Nessun scambio di favori dunque di Morelli con il marito della Sarlo, il giudice Giglio. E allora perché si continua a tenere

ancora in carcere Morelli?". (ANSA).

 

 

 

‘NDRANGHETA: CORBELLI, DOPO PAROLE SCOPELLITI, SCARCERARE MORELLI

 AGI - Catanzaro, 4 dic. - Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo aver testimoniato a Milano, al processo che vede imputato Franco Morelli, ha diffuso una dichiarazione in cui afferma che "E' grave e assolutamente ingiustificato continuare a tenere in carcere da oltre un anno Franco Morelli, l'ex consigliere regionale calabrese (attualmente sospeso dall'Assemblea regionale). Sono sorpreso e indignato dall'assordante e totale silenzio dei cosiddetti pseudogarantisti su questo gravissimo caso". Mortelli e' accusato dalla Dda milanese di contiguita'con la cosca mafiosa Lampada. “Da un anno - aggiunge - solo Diritti Civili continua a condurre questa battaglia di verita' e giustizia, sulla quale si registra un ingiusto silenzio mediatico. Addirittura - continua - non e' stata neppure riportata la notizia della mia testimonianza e quella del vescovo di San Marco, mons. Leonardo Bonanno, al processo a Milano. Morelli deve essere subito scarcerato o quantomeno mandato ai domiciliari non solo perche' non sussiste piu' alcuna ragione cautelare (reiterazione del reato, inquinamento delle prove e pericolo di fuga) che giustifichi la carcerazione preventiva, ma l'andamento del processo sta facendo letteralmente crollare l'impianto accusatorio della procura milanese. Nessun teste dell'accusa e' riuscito infatti a dimostrare (quello che e' assolutamente impossibile dimostrare perche' inesistente) il reato di associazione mafiosa. Vescovi, preti, Diritti Civili, associazione dei sordomuti, avversari politici hanno dichiarato che i voti raccolti da Morelli in provincia di Cosenza( non a Reggio e nel reggino) sono frutto esclusivamente del suo lavoro, del suo impegno e della sua presenza costante sul territorio". Corbelli aggiunge che "ieri il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, (e' questa la vera notizia, non certo la sollecitazione di Alemanno a Scopelliti per nominare Morelli assessore, che e' condannabile eticamente e politicamente, ma non e' certo un reato) - dice Corbelli - ha demolito un'altra grave accusa, formulata dalla Procura milanese contro Morelli, affermando, con onesta', che la nomina della Sarlo (moglie del giudice Giglio) a commissario dell'Asp di Vibo, e' stata una sua autonoma scelta. Morelli non c'entra nulla, con questa nomina. Nessun scambio di favori dunque di Morelli con il marito della Sarlo, il giudice Giglio.
E allora perche' si continua a tenere ancora in carcere Morelli? Perche' non vengono concessi (dopo un anno di carcerazione preventiva, un fatto questo che dovrebbe far gridare allo scandalo e scatenare una mobilitazione dei cosiddetti garantisti, che invece continuano a tacere da un anno!) almeno gli arresti domiciliari in attesa della fine del processo e del primo grado di giudizio che sono certo il giudice Ponti e le due sue colleghe, che ho avuto modo di conoscere e apprezzare durante la mia testimonianza, martedi' scorso, sanciranno l'onesta', la buona fede e l'innocenza di Franco Morelli. Morelli avra' commesso qualche leggerezza, dettata forse dalla preoccupazione di essere coinvolto in una vicenda di mafia (parola, fenomeno, quello mafioso, che e' assolutamente agli antipodi della storia, della cultura e della ragione di vita di Morelli) ma - conclude - collegarlo alla 'ndrangheta e ai suoi collegamenti dentro le istituzioni e' qualcosa di inverosimile, di irreale, di assurdo". (AGI)

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Morelli. Corbelli(Diritti Civili) e il Vescovo di San Marco – Scalea testimoni al processo a Milano

Milano

Tra i testimoni, citati dalla difesa, nel processo, che si sta svolgendo a Milano, contro Franco Morelli, in carcere ad Opera, da oramai un anno, dal 30 novembre 2011, dopo l’arresto disposto dalla Procura distrettuale antimafia milanese, sono stati ascoltati anche il presidente del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli (che da un anno, dal momento dell’arresto, difende ininterrottamente l’ex consigliere regionale calabrese, attualmente sospeso dall’Assemblea regionale), e il Vescovo della Diocesi di San Marco Argentano-Scalea (Cs), Monsignor Leonardo Bonanno. Sia l’alto prelato che Corbelli hanno difeso Morelli. Particolarmente significativa e passionale è stata la testimonianza del responsabile del Movimento Diritti Civili che ha raccontato della “generosità, della umanità, del disinteressato sostegno di Morelli a tante iniziative umanitarie e di solidarietà del Movimento Diritti Civili, del suo impegno per il sociale, per le persone più povere, più bisognose. Mi ha sempre aiutato nel mio impegno civile e umanitario, pur essendo io alle elezioni un suo avversario politico”. Corbelli ha ricordato “che nel 2003, grazie all’aiuto di Morelli, allora capo di gabinetto del presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, ha potuto organizzare, allestire un aereo cargo, carico di aiuti alimentari per i bambini poveri e malati dell’Etiopia che il 17 febbraio 2003 ha personalmente (Corbelli) consegnato all’aeroporto Fiumicino di Roma all’ambasciatore dell’Etiopia in Italia, ricevendo per questa iniziativa umanitaria il ringraziamento ufficiale del governo dell’Etiopia”. Il responsabile di Diritti Civili ha ricordato che, d’accordo con Morelli, “ha rinunciato ad un finanziamento di fondi regionali ed europei di 62 mila euro, per un progetto denominato “Sos Solidarietà” (che lo stesso Morelli aveva fatto concedere al Movimento Diritti Civili), perché avrebbe dovuto utilizzare questa somma solo per creare una struttura (consulenze, segreteria, collaborazioni….) e non poteva invece utilizzare questi fondi (stando alla legge) per una nuova missione umanitaria a favore di un altro Paese del Terzo Mondo. Ho per questo deciso, d’accordo con Morelli, di rinunciare a quel finanziamento per non sprecare quei soldi in consulenze per qualche amico. Questo è Franco Morelli. E’ lo stesso, ha aggiunto Corbelli nella sua deposizione, che nel luglio del 2003 ha chiesto all’allora presidente della Repubblica, Ciampi, di conferirmi un riconoscimento per il mio (allora) ventennale (oggi trentennale) impegno civile, di giustizia e umanitario. Nel settembre dello stesso anno (2003) il presidente Ciampi mi ha insignito dell’Alta Onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana. Ho avuto questo prestigioso riconoscimento, grazie alla richiesta di Morelli, che non chiede onorificenze solo per Lampada ma anche per chi come me si batte da una vita (autofinanziando esclusivamente con il suo stipendio di docente tutte le innumerevoli battaglie civili, di giustizia e iniziative di solidarietà) per aiutare gli ultimi, i più poveri, gli emarginati, gli immigrati, le persone malate, le vittime dell’ingiustizia. Ho detto, concludendo la mia testimonianza al processo, che dei 14mila voti ottenuti da Morelli in provincia di Cosenza alle ultime elezioni regionali non ce n’è uno solo che possa essere collegato ad ambienti malavitosi. Io che, da sempre, vivo nella mia terra e in mezzo alla mia gente, lo posso affermare con onestà, coscienza e certezza. Per questo credo che tenere in carcere(addirittura in carcerazione preventiva) da un anno Morelli sia una grande ingiustizia. Quest’uomo oggi è molto provato, è distrutto. E come mi ha detto la moglie Ermelinda Pugliese, non se l’è sentita di presentarsi in aula per assistere all’udienza. Chiedo ancora una volta, in nome di una giustizia giusta e umana, che venga immediatamente scarcerato, o quantomeno mandato, almeno prima di Natale, agli arresti domiciliari (visto che non esiste più alcuna esigenza cautelare: reiterazione del reato, inquinamento delle prove e pericolo di fuga) in attesa della fine del processo che non potrà non riconoscere l’onestà e l’innocenza di Franco Morelli”.

28 novembre 2012

 

APPELLO PER DETENUTO GRAVEMENTE MALATO

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 25 anni impegnato a combattere per denunciare la tragedia delle carceri italiane, denuncia “un caso di inaudita gravità, il dramma umano di un detenuto cosentino, O. G. , 57 anni, rinchiuso in un carcere calabrese, fuori dalla sua provincia, invalido, malato mentale e affetto da 10 gravi diverse patologie (stomaco, pancreas, fegato, reni, prostata, cuore, ernia cervicale, malattia mentale, insonnia, svenimenti, con paralisi braccio e gamba sinistra, a causa proprio dei frequenti svenimenti). Quest’uomo è in carcere da 18 mesi, dall’aprile dello scorso anno, per un reato assolutamente minore: è stato condannato per aver danneggiato la porta dell’ufficio di un professionista, con il quale avrebbe litigato. Questo detenuto, che di professione fa l’autista di automezzi pesanti, ha scritto dal carcere una lettera a Corbelli chiedendogli di aiutarlo e pregandolo di far conoscere a tutti la sua storia, la grande ingiustizia che sta subendo, il suo dramma, la sua sofferenza. “Ancora una volta dall’inferno delle carceri viene fuori il dramma umano di un detenuto gravemente malato. In questo caso è una situazione di inaudita gravità, afferma Corbelli. Come si fa a tenere in carcere da 18 mesi una persona di 57 anni, invalido, malato di mente, paralizzato, affetto da 10 diverse gravi patologie? Giustamente quest’uomo mi scrive dicendo che considera la sua detenzione una vera e propria tortura. Non conosco questo recluso, né la sua vicenda processuale. So solo che il suo disperato e accorato grido di non può e non deve cadere nel vuoto. Un Paese civile, uno Stato di diritto ha il dovere di rispettare i diritti delle persone recluse. Quel detenuto invalido, paralizzato, malato di mente, affetto da dieci gravi patologie deve poter essere curato adeguatamente in una struttura specializzata. Chi entra in carcere non perde certo i suoi diritti. Soprattutto se è gravemente malato e rischia di morire in cella. Abbandonarlo, dimenticarlo in carcere e lasciarlo morire è un fatto disumano, indegno di un paese civile. Rivolgo un appello alle autorità preposte chiedendo che si ponga subito fine a questa grande ingiustizia e disumanità”.

17 ottobre 2012

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili: “Scarcerare detenuto calabrese invalido e gravemente malato.

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 25 anni impegnato a denunciare, affrontare e spesso a risolvere innumerevoli casi legati al dramma delle carceri, chiede che “venga immediatamente scarcerato un detenuto invalido, P. T. , attualmente rinchiuso nel carcere di Cosenza”. Corbelli rende noto di aver ricevuto la lettera di questo detenuto, “condannato tra l’altro per un piccolo reato che giura di non aver mai commesso, con tutta la documentazione della competente Commissione medica che attesta lo stato di invalidità e malattia del recluso”. Il leader di Diritti Civili chiede “come è possibile e accettabile che una persona invalida e malata possa essere detenuta. Tenere in una cella una persona diversamente abile e gravemente malata è un fatto indegno di un Paese civile e di uno Stato di diritto. Le persone disabili vanno aiutate e rispettate, e non tenute in prigione. Invito le autorità competenti a perseguire chi calpesta brutalmente i diritti delle persone diversamente abili procurando danni devastanti e irrimediabili. Chiedo a questo proposito al Prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, e al Procuratore della Repubblica, Dario Granieri, perché di fronte al caso drammatico di una anziana donna disabile, i cui diritti sono stati brutalmente calpestati (con conseguenze purtroppo devastanti e irrimediabili) da un amministratore infame e da un sindaco fantoccio e complice di un comune del cosentino, non siano ancora, a distanza di mesi dalle denunce e dall’inizio delle indagini, intervenuti per chiudere le inchieste e perseguire ai sensi della legge queste condotte arbitrarie, illecite e criminali. Un mancato o ritardato intervento della Giustizia consente purtroppo che si ripetano queste violazioni nei confronti dei disabili, con conseguenze a volte anche tragiche! Una giustizia giusta è quella che non tiene in carcere una persona disabile e malata, ma quella che persegue chi calpesta in modo vile e brutale i diritti delle persone diversamente abili”.

18 agosto 2012

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello-denuncia di Corbelli(Diritti Civili) per “detenuto, malato di tumore, rinchiuso a Parma, che rischia di morire, a cui viene negato diritto ad essere curato e operato. Doveroso intervento Ministro Giustizia”.

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 25 anni impegnato a combattere per denunciare la tragedia delle carceri italiane, ad affrontare e spesso a risolvere casi umani di reclusi gravemente malati, interviene sul dramma umano e la grande ingiustizia che sta vivendo un detenuto calabrese, Tommaso Gentile, di Amantea(Cs), attualmente rinchiuso nel carcere di Parma, malato di tumore, che chiede di essere curato e operato in una struttura adeguata, il “Regina Elena” di Roma. Corbelli parla di “un fatto grave, assolutamente ingiustificato, indegno di un Paese civile e di uno Stato di diritto e chiede che su questo caso intervenga direttamente e personalmente il ministro della Giustizia, Paola Severino”. I familiari di Gentile hanno chiesto l’intervento di Corbelli. “Quello che sta accadendo a quest’uomo, condannato a dieci anni di reclusione, per reati legati all’usura e all’estorsione (si tratta di un detenuto che non conosco, come non conosco la sua vicenda processuale, intervengo per il suo gravissimo stato di salute che non può essere ignorato) dovrebbe far insorgere tutti quelli che si ritengono e professano garantisti. Si può impedire ad un essere umano, gravemente malato di tumore, di essere operato? Si può giustificare che nonostante ci sia tutta la documentazione medica necessaria, il parere favorevole del giudice di sorveglianza, non arrivi l’autorizzazione finale dal Dap, perché la pratica giace (dimenticata) in qualche ufficio romano del Ministero, perché probabilmente il funzionario addetto è andato in ferie? Può un Paese civile consentire e giustificare una così palese, grande ingiustizia, una simile barbarie? Cosa deve succedere perché a quest’uomo venga consentito di essere operato? Occorre una manifestazione di protesta davanti al carcere di Parma da parte dei familiari? Uno sciopero della fame? Una interrogazione(anche se quasi sempre inutile) parlamentare di qualche deputato o senatore? Il Ministro della Giustizia deve intervenire, ha il dovere istituzionale di farlo, deve far rispettare il diritto di questo detenuto malato di cancro, deve verificare perché non è stata ancora data l’autorizzazione da parte del Dap per l’intervento chirurgico. Questo è quanto ci si aspetta in un Paese civile e in uno stato di diritto”.

 7 agosto 2012

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello a Diritti Civili di 60 detenuti del carcere di Cosenza a favore di un loro compagno, gravemente malato, che rischia di morire in cella e che ha tentato più volte il suicidio: “Una bella pagina di solidarietà dal mondo delle carceri. Un atto di giustizia giusta e umana per questo detenuto”

 

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 25 anni impegnato a denunciare, affrontare e spesso a risolvere innumerevoli casi legati al dramma delle carceri, rende noto di aver ricevuto oggi una lettera sottoscritta e firmata, con nome e cognome, da 60 detenuti del primo piano, reparto alta sicurezza, del carcere di Cosenza, con un accorato appello a favore di un recluso, Aurelio T., 39 anni, da quasi un anno rinchiuso nella casa circondariale cosentina, gravemente malato, invalido, trasportato in alcuni centri clinici per la cura delle sue gravi patologie(gli hanno solo somministrato dei farmaci per i forti dolori che avvertiva, scrivono i detenuti), che ha già tentato più volte il suicidio, le cui condizioni di salute si vanno sempre più aggravandosi e sono assolutamente incompatibili con il regime carcerario”. Corbelli parla di “un drammatico caso umano che, si dice certo, il giudice competente valuterà con attenzione, nel rispetto della legge e del diritto della persona malata di essere curata, al di fuori del carcere”, definisce l’iniziativa dei detenuti, che hanno sottoscritto un appello trasmesso a Diritti Civili e per conoscenza alla direzione del carcere, a favore di questo loro compagno, “importante e significativa che dimostra come anche all’interno delle prigioni prevale sempre su tutto la solidarietà e l’umanità delle persone recluse. E’ una bella pagina di solidarietà che arriva dal mondo delle carceri, un messaggio di speranza che va assolutamente colto. I detenuti di Cosenza si sono stretti attorno ad un loro sfortunato compagno e cercano in tutti i modi di aiutarlo, di salvargli la vita. Sono certo, afferma Corbelli, che l’Ufficio di Sorveglianza, il cui presidente, Sergio Caliò conosco e stimo, al pari dei suoi colleghi, interverrà immediatamente e con la sensibilità che lo contraddistingue per questo caso umano che è stato oggi portato all’attenzione di Diritti Civili da 60 detenuti del carcere di Cosenza. I reclusi che mi hanno scritto chiedono “alle istituzioni di intervenire prima che sia troppo tardi. Con la nostra lettera urliamo a gran voce Aiuto”, hanno scritto nella missiva. Chiedo, conclude Corbelli, per questo detenuto un atto di giustizia giusta e umana”.

 2 agosto 2012

 

  

Legalità, Corbelli: "Sciogliere Enti che minacciano cittadini"

ANSA, 2 giugno. “C’'é una mafia, che si annida dentro alcune amministrazioni comunali calabresi, che non spara ma che, con atti arbitrari, illegali e persecutori, causa danni ingenti alla gente onesta". Lo afferma il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. "Alcuni amministratori - aggiunge - in dispregio della legge e per sporchi interessi personali perseguono i cittadini onesti e inermi, con l'avallo e la complicità di sindaci fantocci. Di fronte a certi comportamenti paramafiosi è necessario che gli stessi amministratori vengano rimossi e le amministrazioni comunali sciolte. Non c'é solo il condizionamento mafioso di un consigliere che prende qualche voto da un delinquente e che porta allo immediato scioglimento del consiglio comunale, c'é qualcosa di molto più grave che non può restare impunito. La legge, di fronte a casi così gravi, dovrebbe intervenire e sciogliere questi consigli comunali, dove regna l'illegalità e dove vige la legge della sopraffazione, delle minacce, delle intimidazioni".

 

 

Appello Corbelli per detenuto carcere Cosenza

ANSA, 31 maggio. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha ricevuto una lettera da un detenuto nel carcere di Cosenza di 31 anni che chiede "aiuto per quando ritornerò libero. A causa della mia condotta i miei genitori sono morti per il dolore ed ora mi ritrovo ad essere solo". "Ero - aggiunge il detenuto - un ragazzo fortunato, avevo una splendida famiglia. Due genitori che mi volevano un gran bene. Purtroppo la mia vita ha preso una piega sbagliata, scrive il giovane recluso a Corbelli. Ho iniziato a sbagliare. Piccoli reati mi hanno portato in carcere, dove mi trovo tuttora nella casa circondariale di Cosenza. Finirò la pena tra pochi mesi. Oggi sono un uomo distrutto dal dolore, dal rimorso di aver causato, con la mia condotta, la morte dei miei genitori. Quando uscirò dal carcere non so dove andare. Vorrei poter riprendere la vita e non morire". Corbelli ha affermato che "questa storia dal mondo del carcere è diversa da tante altre che ho affrontato in tanti anni. E' un figlio che dopo averli persi si rende conto del male che ha fatto ai suoi genitori, quale immensa irrimediabile perdita ha causato con la sua condotta sbagliata".(ANSA).

 

 

Corbelli: "Si consenta a detenuto malato di vedere madre e figlio minorenne"

Cosenza. Ansa, 4 maggio. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha rivolto un appello per un detenuto malato che ha rinunciato ad un intervento chirurgico per essere subito trasferito da Roma a Cosenza e incontrare la madre ed figlio minorenne che non vede dal giorno del suo arresto. "Questo detenuto - afferma Corbelli - chiede solo di poter incontrare la madre, da molti anni gravemente malata, e il figlio minorenne, entrambi residenti a Cosenza, che non vede dal momento del suo arresto. E' una storia drammatica e incredibile, che evidenzia ancora una volta quali drammi, sofferenze, ingiustizie si consumano, in silenzio, nelle carceri italiane. Questo detenuto, che deve scontare una condanna per un piccolo reato, era stato, per motivi di salute, trasferito da Cosenza prima a Bari (dove è rimasto nove mesi) e quindi a Roma. Qui gli è stata diagnosticata una malattia per la quale avrebbe dovuto sottoporsi ad una operazione. I tempi di attesa per l'intervento però erano molto lunghi".

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli chiede intervento Ministro Giustizia per detenuto gravemente malato che chiede di poter essere curato. Dal Tirreno Cosentino appello a Diritti Civili per questo drammatico caso

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da trenta anni impegnato a denunciare in Italia il dramma delle carceri e dei detenuti malati e abbandonati, interviene sul caso del detenuto Alessandro Cataldo di Cetraro, recluso nel carcere di Siano (Cz), malato di tumore, che chiede di poter essere curato. Corbelli interviene dopo aver ricevuto l’appello dell’ambientalista Francesco Cirillo e di altri esponenti della società civile dell’alto Tirreno Cosentino, che gli hanno chiesto di aiutare questa persona reclusa, gravemente malata. Il leader di Diritti Civili porta all’attenzione del Ministro della Giustizia, Paola Severino questo caso e chiede che “venga immediatamente garantito il diritto di questo detenuto di essere curato e vista, per le sue gravi condizioni di salute, l’assoluta incompatibilità con il regime carcerario, di essere scarcerato, o in alternativa mandato ai domiciliari o in una struttura specializzata per curare la sua grave patologia. Non conosco questo detenuto, né la sua storia processuale. Naturalmente non entro nel merito della vicenda giudiziaria. Non ci competete. Quello di Diritti Civili è solo, come sempre, un intervento meramente umanitario. Questa drammatica vicenda mi è stata esposta oggi dall’ambientalista Cirillo e da altri esponenti della società civile del Tirreno Cosentino che mi hanno chiesto di intervenire. Cosa che naturalmente e doverosamente faccio subito. Qeull’uomo affetto dal linfoma di Hodgkin non può restare in carcere neppure un minuto. Va immediatamente ricoverato in una struttura specializzata e curato adeguatamente. Questo è quanto deve garantire un paese civile, uno stato di diritto. Mi auguro che questo appello venga immediatamente recepito dal competente giudice. Nel rispetto della legge e naturalmente del lavoro dei magistrati impegnati a difendere la legalità e a combattere contro la criminalità, deve essere rispettato anche il diritto di questa persona reclusa di poter essere, come chiede, adeguatamente curato per la sua grave malattia. La difesa della legge e della legalità deve essere sempre fatta nel rispetto della dignità della persona umana, soprattutto quando si tratta di detenuti gravemente malati e bisognosi di cure adeguate”.

28 aprile 2012

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello per detenuto malato di tumore

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 25 anni impegnato a combattere per denunciare la tragedia delle carceri italiane, denuncia “il dramma umano e rivolge un appello alle autorità preposte per un detenuto cosentino, V. R. , attualmente rinchiuso nel carcere di Palmi, malato di tumore, ridotto ad una larva umana (pesa meno di 50 kg), che grida la sua innocenza e chiede di essere curato in una struttura adeguata”. I familiari di quest’uomo hanno scritto e chiesto l’intervento di Corbelli. “Egregio dott. Corbelli - scrivono i familiari al leader di Diritti Civili - , le chiediamo di aiutarci, perché siamo disperati e angosciati. Un nostro congiunto rischia di morire in carcere se non si interviene subito. E’ detenuto da poche settimane a Palmi, dopo essere stato nel carcere di Vibo Valentia. E’ in carcere da un anno e mezzo. E’ innocente. Ma quello che ci preoccupa e angoscia a tutti noi in famiglia è la sua malattia. In vita sua ha sempre sofferto. E’ stato operato per un tumore alla vescica. Ogni mese doveva andare a controllarsi, da quando è in carcere non lo può più fare. Rischia di morire abbandonato e dimenticato in una cella. Pesa meno di 50 kg. Non riesce a stare in piedi. Quando deve venire per i colloqui con noi familiari, lo devono sorreggere due guardie. Noi chiediamo che venga mandato in un centro dove possa essere curato per la sua grave malattia. Ci aiuti dott. Corbelli, come ha fatto per tante altre persone detenute e malate”. Corbelli afferma: “Ancora una volta dall’inferno delle carceri viene fuori il dramma umano di un detenuto gravemente malato. Non conosco questo recluso, né la sua vicenda processuale. So solo che il disperato e accorato grido di aiuto dei familiari non può e non deve cadere nel vuoto. Un Paese civile, uno Stato di diritto ha il dovere di rispettare i diritti delle persone recluse. Quel detenuto malato di tumore deve poter essere curato adeguatamente in una struttura specializzata. Chi entra in carcere non perde certo i suoi diritti. Soprattutto se è malato di tumore e rischia e di morire in cella. Abbandonarlo, dimenticarlo in carcere e lasciarlo morire è un fatto disumano, indegno di un paese civile”.

1 aprile 2012

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli denuncia “Temo per lo stato di salute di Franco Morelli. E’ molto provato, magrissimo, invecchiato, irriconoscibile. Chiedo per lui un atto di giustizia giusta e umana”

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene, con una nota, sulla vicenda di Franco Morelli, il consigliere regionale calabrese arrestato il 30 novembre dello scorso anno nell’ambito di una operazione della Procura di Milano”, si chiede “perché l’esponente politico continua ancora a restare in carcere (visto che è stato fissato, per aprile, l’inizio del processo immediato e nonostante non ci sia più nessuna ragione che giustifichi la carcerazione preventiva: né reiterazione del reato, né inquinamento delle prove e neppure pericolo di fuga)”, parla di “ingiusto accanimento giudiziario” contro di lui e si dice “fortemente e seriamente preoccupato per le gravi, drammatiche conseguenze che l’arresto e la detenzione possano avere sullo stato di salute di una persona onesta e particolarmente sensibile come Morelli, che i cosiddetti politici pseudogarantisti del nostro paese sembra abbiano del tutto dimenticato e di fatto già condannato, ignorando e calpestando quell’elementare e costituzionale principio di presunzione di innocenza che dovrebbe valere per ogni indagato, a maggior ragione per una persona incensurata e perbene, come Morelli. La vicenda di Franco Morelli più giorni passano e più diventa grave, inquietante e allucinante. Quell’uomo in carcere da oltre tre mesi, in attesa di un regolare processo, è una brutta pagina della giustizia. E’ stato l’unico tra tutti i politici che hanno incontrato Giulio Lampada ad essere (ingiustamente) arrestato, pur non avendo da questo presunto boss (a differenza degli altri politici che hanno invece ottenuto da questo personaggio il sostegno elettorale che Ilda Boccassini ha giudicato non penalmente rilevante!) ottenuto un solo voto, essendo (Morelli) candidato ed eletto nella provincia di Cosenza, dove la conoscenza e l’influenza dei Lampada è pari a zero. Basta questo fatto oggettivo, fondamentale e incontestabile a smontare tutto il castello accusatorio. Morelli non ha preso i voti a Reggio, ma in provincia di Cosenza, grazie a preti, parrocchie, amministratori a lui vicini e tanti amici sparsi in ogni paese della provincia. Perché allora lo hanno arrestato? Ancora oggi non è chiaro, definito e dimostrato il (grave) reato per il quale è stato arrestato e trasferito dalla Calabria nel carcere di Opera, trattato come un pericoloso criminale. Perchè viene tenuto ancora in carcere e non gli vengono concessi almeno gli arresti domiciliari in attesa del processo? Perché è stata rigettata la richiesta di scarcerazione? Perché questo accanimento contro di lui? Lo dico con grande rispetto per il magistrato Boccassini e il gip Giuseppe Gennari e per il loro operato. Temo che l’impatto devastante con l’arresto, con il carcere, con l’ingiusta detenzione stia segnando per sempre la vita di Morelli. Mi ha detto la moglie di Morelli, Ermelinda Pugliese, che ho sentito al telefono, che suo marito è molto provato, abbattuto moralmente, magrissimo. Invecchiato di colpo. Irriconoscibile. Chiedo per Morelli un atto di giustizia giusta e umana prima che sia troppo tardi, prima che il danno diventi irreparabile”.

13 marzo 2012

  

Corbelli: "Consentire a detenuto malato di curarsi"

ANSA 2 marzo 2012. Un uomo di 30 anni, detenuto da sette mesi nel carcere di Cosenza dove sta scontando una condanna a tre anni per furto, ha scritto una lettera al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per chiedere "aiuto affinché possa ottenere una misura alternativa al carcere in quanto gravemente malato". La notizia è stata resa nota dallo stesso Corbelli. Il trentenne, affetto da un tumore e da una rara malattia, nella missiva inviata a Corbelli ha allegato anche la documentazione dell'ospedale di Cosenza che attesta le sue condizioni di salute. "L'uomo - afferma Corbelli - chiede una misura alternativa alla detenzione e di poter essere curato in un centro specializzato, per non continuare a soffrire e per non morire". Nella lettera inviata a Corbelli il detenuto afferma che dal "2008 sono affetto da un tumore, con metastasi sparse, da poco mi hanno riscontrato anche un'altra grave patologia, la sindrome di Lichen Scleroatrofico. Se non vengo curato in centri specializzati sono condannato a soffrire e morire. Ho fatto la chemioterapia. Sono senza anticorpi. Non posso restare in carcere, in una cella sovraffollata, con il rischio di contagio di altre malattie. Non ho commesso gravi reati. Non sono un soggetto pericoloso. Sono in carcere da 7 mesi per scontare una condanna a tre anni per un furto commesso nel 2007". Corbelli chiede un "atto di giustizia giusta e umana: la possibilità di uscire dalla casa circondariale per poter essere curato. Un Paese civile, uno Stato di diritto ha il dovere di accogliere la richiesta di questo detenuto. Confido nella sensibilità del giudice chiamato a decidere su questo caso umano(ANSA)".

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello per detenuto milanese (in carcere a Cosenza) che da 19 mesi non può incontrare anziana madre malata e figlio minorenne che vivono a Milano

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello a favore di un detenuto del carcere di Cosenza E. M., che chiede di poter incontrare l’anziana madre e il figlio minorenne, entrambi residenti a Milano, che non vede da oltre un anno e mezzo. Il detenuto ha scritto una lettera a Corbelli chiedendogli di aiutarlo. Scrive il detenuto al leader di Diritti Civili. “Egregio dott. Corbelli, chiedo con umiltà il suo aiuto. Mi rivolgo a lei che è una persona molto umana che aiuta tanta povera gente. Mi chiamo E. M.. Sono di Milano. Le scrivo dal carcere di Cosenza. Sono detenuto da un anno e 7 mesi. Sono stato condannato a 6 anni. Ho fatto appello contro questa ingiusta condanna. Non le scrivo però per quanto riguarda la mia vicenda processuale, ci penserà il mio avvocato a dimostrare la mia innocenza. Le scrivo per portare alla sua attenzione il mio dramma e la grande ingiustizia che sto vivendo. Da 18 mesi, da quando sono in carcere a Cosenza non ho potuto mai incontrare l’anziana madre malata e il figlio minorenne, che vivono a Milano, la mia città. Ho presentato regolare domanda di avvicinamento ma non ho ancora avuto alcuna risposta. Continuo a ricevere lettere molto strazianti dai miei cari. Mia madre, anziana e malata, e mio figlio minorenne non possono affrontare il lungo viaggio da Milano a Cosenza per venirmi a trovare. Per questo ho chiesto l’avvicinamento, per poter incontrare i miei familiari. Chiedo solo un atto di giustizia giusta e umana”. Corbelli afferma: “Non conosco questo detenuto, né la sua storia processuale. Rivolgo questo appello chiedendo, nel rispetto della legge e confidando nella sensibilità dei giudici competenti, che venga consentito a quest’uomo di poter vedere e incontrare l’anziana madre malata e il figlio minorenne che vivono a Milano, che non vede da oltre 19 mesi”.

 24 febbraio 2012

 

 

 'NDRANGHETA: CORBELLI, MORELLI DEVE ESSERE SCARCERATO

'SOSTITUZIONE TEMPORANEA IN CONSIGLIO FATTO ANTIDEMOCRATICO'

 

(ANSA) - COSENZA, 14 GEN - Il leader del movimento Diritti civili Franco Corbelli, chiede, in una nota, "l'immediata

scarcerazione di Franco Morelli", contesta "la sostituzione temporanea del consigliere regionale prevista nella seduta di

lunedì prossimo del Consiglio regionale" e rende nota "la valanga di lettere e telegrammi di solidarietà che l'esponente

politico calabrese del Pdl continua a ricevere nel carcere di Opera, dove si trova detenuto dal 30 novembre scorso".

"Morelli - afferma Corbelli - ha ricevuto, durante le Festività, oltre 600 lettere e telegrammi di solidarietà. Una

valanga. Un bravo e coraggioso prete ha parlato di Morelli, un innocente in carcere, e ha invitato i fedeli a pregare per lui,

durante l'omelia, nel corso della Santa Messa. Queste testimonianze sono la dimostrazione inequivocabile che si tratta

di una persona perbene, generosa, che nella sua vita ha sempre aiutato tanta povera gente. Tenerlo ancora in carcere,

da oltre 45 giorni, è la più grande ingiustizia che si possa commettere; sostituirlo addirittura in Consiglio regionale come

si vorrebbe fare il colpo letale alla sua immagine, una sorta di sentenza sommaria, una condanna preventiva e anticipata che

calpesta letteralmente ogni elementare principio di garantismo e di presunzione di innocenza".

"Si adotta per Morelli - conclude Corbelli - un provvedimento, la sostituzione temporanea, che è un fatto

antidemocratico, un obbrobrio giuridico, mai adottato per altri casi, né per consiglieri regionali, né per parlamentari finiti

in carcere, anche di recente". (ANSA).

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Dopo oltre un mese di detenzione, parla dal carcere di Opera, con una lunga lettera a Corbelli, Franco Morelli, il consigliere regionale calabrese del Pdl. La sua sofferenza, la sua difesa, la sua accusa, la sua fede. Il testo integrale della missiva.

 

Milano

Dopo oltre un mese di detenzione, parla dal carcere di Opera (dove è detenuto dal 30 novembre scorso, per disposizione della Procura di Milano, che ha firmato l’ordine di custodia cautelare), con una lunga lettera al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, Franco Morelli. Nella missiva c’è tutta la sua sofferenza, la sua difesa, la sua accusa, la sua fede. Nella lettera il consigliere regionale calabrese del Pdl ringrazia Corbelli per la battaglia che sta conducendo a suo favore, ribadisce la sua “siderale distanza da ogni ambiente malavitoso” , descrive la “sua sofferenza per quello che gli sta succedendo, una prova a cui Dio ha voluto sottopormi” e ribadisce la sua innocenza con una difesa puntuale e precisa che è, in alcuni passaggi, un vero attacco a chi ha, nel caso, approfittato della sua buona fede e cristiana disponibilità e accoglienza nei confronti di tutti”. Corbelli, che rende noto il testo della missiva che gli è stata recapitata oggi, parla di un “drammatico caso umano e di una grande ingiustizia che dovrebbe scuotere tutte le coscienze libere” e chiede che “venga immediatamente posta fine all’ingiusta e ingiustificata lunga carcerazione preventiva di Morelli. Da oltre un mese una persona perbene, generosa, che nella sua vita ha solo aiutato tanta povera gente, è tenuto in un carcere (lo stesso dove è rinchiuso Totò Riina!) senza che sussista più alcuna esigenza cautelare: reiterazione del reato, pericolo di fuga , inquinamento delle prove. Perché quell’uomo è ancora in carcere? In nome di quale giustizia?”. Scrive Morelli a Corbelli: “Mio caro, carissimo Franco, desidero innanzitutto ringraziarti ed esprimerti i miei più vivi sentimenti di gratitudine perla testimonianza di stima e affetto che hai inteso riservare alla mia persona oltre che per la vicinanza attestata alla mia famiglia. Grazie veramente dal profondo del cuore, Grazie. Mai e poi mai avrei potuto immaginare che un giorno la mia esistenza si sarebbe potuta connotare di una vicenda così dolorosa, che però per alcuni versi diventa anche drammaticamente comica. Mi trovo, mio malgrado, ad essere protagonista inconsapevole di un film che non mi appartiene né per forma, né per contenuto(mafia, servizi segreti,, ecc. ecc.. simili romanzesche storie sono lontane dalla infinitesima parte di cervello e di anima in modo siderale). L’unica vera grande consolazione, in questi frangenti, è che Domine Dio ha inteso donarmi questa sofferenza evidentemente perché ha in serbo progetti migliori e più edificanti. E tu, dotato di sensibilità non comune, sai quanto me che i progetti di Dio sono imperscrutabili, noi possiamo solo cercare di interpretarli. E, di certo, cercare di interpretare la volontà di Dio è stata ed è per me una costante che caratterizza il mio quotidiano agire. Certo che un uomo fragile, quale io sono, da peccatore per dirla con Sant’Agostino ”che porta appresso il peso di un corpo di argilla”, ma l’anima è quella. Ho cercato, sempre consapevole dei miei limiti, di trovare nel prossimo l’esistenza dell’Amore di Dio, ovvero nella concretizzazione di rapporti amicali. Quando Dio mi ha messo qualcuno sulla mia strada, ho cercato sempre di accoglierlo, senza differenza alcuna di censo o di rango sociale, ho cercato, Franco, di accogliere il mio prossimo, con semplicità, con leggerezza, con naturalezza, con rispetto, cercando di applicare il principio della reciprocità, della condivisione nella logica di supportare e sopportare gli uni i pesi degli altri, senza alcun calcolo e senza prevenzione di sorta. Se qualcuno ha pensato di trarre dei vantaggi ignobili questa si chiama doppiezza. E, personalmente, ho sempre aborrito la doppiezza. Quindi per me, è grande consolazione pensare quanto prima espresso ed è ancora maggiore il convincimento che Domine Dio illumini gli inquirenti, affinché presto vedano la luce ove vi sono delle ombre. Anche perché, Franco, è incontrovertibile il principio che : quod nullum est, nullum effectum producit. Mio carissimo amico mi sono dilungato troppo e ti chiedo scusa. Desidero rinnovati ancora i sentimenti di gratitudine e spero vivamente che, così come è stato per il passato, possa avere altre opportunità per fare, assieme a te, altre opere di bene. Esprimo a te e ai tuoi cari le migliori espressioni augurali per le festività. Grazie, grazie ancora e spero, credo, a presto. Franco Morelli”.

 8 gennaio 2012

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Carceri. Diritti Civili denuncia “dramma detenuti gravemente malati e situazione esplosiva nelle prigioni per sovraffollamento. Intervenire per evitare nuove tragedie”

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 20 anni impegnato a combattere e denunciare il dramma delle carceri in Italia, dopo i nuovi suicidi dietro le sbarre e la morte di un altro detenuto, parla di “una situazione esplosiva”, denuncia la “grave e preoccupante situazione dei reclusi malati, segnalata con diverse lettere recapitate allo stesso Corbelli, del drammatico problema del sovraffollamento, delle condizioni disumane in cui sono costretti a vivere le persone detenute” e si dice “fortemente preoccupato per i casi di disperazione di alcuni reclusi gravemente malati e a rischio suicidio. Continuo a ricevere – afferma Corbelli - diverse missive da parte di alcuni detenuti, gravemente malati, che mi partecipano i loro drammi, la loro disperazione, la voglia di farla finita. Mi descrivono le condizioni disumane nelle quali sono costretti a sopravvivere. Ci sono detenuti ciechi, paraplegici, in alcuni casi si tratta anche di incensurati, in attesa di processo. Mi descrivono, anche con piccoli disegni, le situazioni allucinanti, disumane nelle quali sono costretti a vivere. Sette (a volte anche otto) detenuti ammassati e costretti a convivere in una cella di 20 metri quadri, una stanzetta di 5 passi per 4 passi, due tavolini (cm 100×50), sette sgabelli, 10 pensili, tre letti a due piani, un letto singolo, il bagno, la doccia, il lavello. E’ questo un atto d’accusa inequivocabile e durissimo sulla disumanità delle carceri. Si domandano questi detenuti: che giustizia e’ questa? E’ una giustizia giusta e umana, e’ uno Stato di diritto? Si possono trattare in questo modo degli essere umani? Questi detenuti, al di là delle loro vicende processuali, chiedono semplicemente di poter essere curati in strutture adeguate per le loro gravi patologie, per non morire, per non rischiare di diventare completamente ciechi, per non finire la loro esistenza paralizzati. Nelle lettere questi detenuti mi descrivono tutta la loro disperazione, mi chiedono di intervenire prima che sia troppo tardi, per scongiurare qualche nuova tragedia, mi manifestano, questi reclusi, in modo sincero e drammatico, il desiderio di porre fine a questa sofferenza. Per questo sono oltre 20 anni che lotto e denuncio il rischio che possa verificarsi qualche insano gesto. Ho con le mie battaglie fatto scarcerare in questi anni oltre 50 detenuti. Chiedo che si intervenga immediatamente considerando caso per caso quelli più gravi e drammatici, ad iniziare dai detenuti molto malati, incompatibili con il regime carcerario, che devono essere scarcerati e curati adeguatamente in strutture specializzate. Questi detenuti chiedono solo una giustizia giusta e umana. Un Paese civile - conclude Corbelli - ha il dovere di rispettare i diritti , elementari e fondamentali, di queste persone, di questi essere umani”.

1 gennaio 2012

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Morelli, assai provato(ha perso 10 chili in sette giorni), parla dal carcere: “Perché mi hanno arrestato?”. Lunedì il consigliere regionale calabrese incontrerà le sue due figlie. Corbelli chiede intervento Ministro Giustizia.

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo aver denunciato “la sua forte preoccupazione per lo stato di salute di Franco Morelli (“ha perso 10 kg in sette giorni”, ha riferito, angosciata, la moglie del consigliere regionale a Corbelli), dal 30 novembre detenuto nel carcere di Opera, in esecuzione di una ordinanza cautelare emessa dalla Procura di Milano”, chiede l’intervento del Ministro di Grazia e Giustizia, Paola Severino, per quella che definisce “una grande ingiustizia e una tragedia che si sta consumando nel silenzio e nell’indifferenza generali, interrotti solo dal massacro mediatico, nei confronti di una persona perbene, da tutti stimata sino al momento dell’arresto”. Corbelli, in una nota, parla di “violazione dei diritti più elementari che impediscono ai familiari di poter finanche portare gli indumenti pesanti necessari per l’inverno, perché è consentito portare ogni mese al detenuto un massimo di 20 kg di roba (alimentari o altri prodotti e vestiti). I familiari possono vederlo solo 4 ore al mese. Lunedì Morelli vedrà per la prima volta dal momento del suo arresto le sue due figlie, che insieme alla loro mamma (Ermelinda Pugliese, moglie di Morelli) si recheranno dalla Calabria al carcere di Opera, in Lombardia Quello che sta vivendo Morelli – afferma Corbelli - è un vero e proprio incubo. Non riesce a darsi una spiegazione di quello che gli è successo. E’ visibilmente molto provato. Ha già perso 10 chili. Alla moglie, che ha incontrato pochi giorni dopo il suo arresto, ha detto guardandola negli occhi, con lo sguardo perso nel vuoto: “Perché sono qui, perché mi hanno arrestato, come è possibile che io sia qui in carcere. Cosa ho fatto di male, di così grave? Non ho mai commesso alcun illecito. Durante tutta la mia vita ho solo sempre aiutato tanta povera gente..”. Corbelli aggiunge: “Si possono calpestare in questo modo i diritti, la stessa dignità umana di una persona, cancellare la sua storia vissuta tutta all’insegna della correttezza, onestà e grande umanità? Si può trattare come un pericoloso criminale una persona perbene, indagata ma non ancora né condannata, né rinviata a giudizio, né processata. Perché non vengono concessi subito gli arresti domiciliari a Franco Morelli, considerando che si tratta di un incensurato e di una persona onesta e perbene? Se al processo, come sono certo, sarà dimostrata la sua totale innocenza chi mai potrà ripagare e risarcire della grande sofferenza e dell’immane dolore Morelli e la sua famiglia?”.

 

10 dicembre 2011

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Grave denuncia di Corbelli, dopo aver sentito la moglie del consigliere regionale calabrese “Morelli ha perso dieci chili in una settimana. I familiari possono vederlo solo quattro ore al mese. Non può ricevere neppure tutti gli indumenti pesanti necessari per l’inverno. Lo trattano come un pericoloso criminale”

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo aver parlato, poco fa, al telefono con la moglie (Ermelinda Pugliese) di Franco Morelli, il consigliere regionale calabrese del Pdl, dal 30 novembre detenuto nel carcere di Opera, in esecuzione di una ordinanza cautelare emessa dalla Procura di Milano, fa una grave denuncia. “La situazione di Morelli si va aggravando di giorno in giorno e diventa estremamente preoccupante. Ho sentito oggi al telefono la moglie del consigliere regionale, mi ha detto che suo marito (Morelli) in una settimana è già dimagrito dieci chili. Sta diventando irriconoscibile. I familiari possono vederlo solo 4 ore al mese. Non può (Morelli) ricevere in carcere un pacco superiore ai 20 kg. Di fatto gli viene impedito di poter ricevere anche tutti gli indumenti pesanti necessari per l’inverno. E’ trattato come un criminale. Rispetto giudici e magistrati, ma sono profondamente indignato per quello che sta succedendo. Quel regolamento carcerario è disumano. Si può arrivare a calpestare in questo modo i diritti, la stessa dignità umana di una persona, cancellare la sua storia vissuta tutta all’insegna della correttezza, onestà e grande umanità? Si può definire questa giustizia? O non è piuttosto una grande ingiustizia (per usare un eufemismo) nei confronti di una persona perbene, non ancora né condannata, né rinviata a giudizio, né processata. E’ solo in attesa di un regolare processo. Perché allora l’esponente politico continua ancora a restare in carcere, nonostante non ci sia più nessuna ragione cautelare che giustifichi la carcerazione preventiva: reiterazione del reato, inquinamento delle prove e pericolo di fuga? Quest’uomo (perbene) è in carcere, trattato come un pericoloso delinquente e di fatto già condannato, grazie anche al silenzio, agli attacchi e alle censure di certa stampa pseudogarantista e giustizialista”.

9 dicembre 2011

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli: “Temo fortemente e seriamente per lo stato di salute di Franco Morelli”

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, continua quella che, in una nota, definisce “una battaglia di verità e giustizia per Franco Morelli, il consigliere regionale calabrese arrestato il 30 novembre nell’ambito di una operazione della Procura di Milano”, si chiede “perché l’esponente politico continua ancora a restare in carcere (nonostante non ci sia più nessuna ragione che giustifichi la carcerazione preventiva: reiterazione del reato, inquinamento delle prove e pericolo di fuga)” e si dice “fortemente e seriamente preoccupato per le gravi, drammatiche conseguenze che l’arresto e la detenzione possano avere sullo stato di salute di una persona, perbene, onesta e particolarmente sensibile come Morelli”. Corbelli denuncia inoltre “il silenzio (e la presa di distanza) del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e del Pdl e la condanna preventiva di Morelli da parte di alcuni quotidiani calabresi che al garantismo e al principio costituzionale di presunzione di innocenza hanno preferito il giustizialismo e continuano ad ignorare e censurare l’unica voce a favore di Morelli, che si batte per dimostrare l’onestà e l’innocenza dell’esponente politico: quella di Diritti Civili”.“La vicenda di Franco Morelli più giorni passano e più diventa grave, inquietante e allucinante. Quell’uomo in carcere da oltre otto giorni è una brutta pagina della giustizia. E’ stato l’unico tra tutti i politici che hanno incontrato Giulio Lampada ad essere (ingiustamente) arrestato, pur non avendo da questo presunto boss (a differenza degli altri politici che hanno invece ottenuto da questo personaggio il sostegno elettorale che Ilda Boccassini ha giudicato non penalmente rilevante!) ottenuto un solo voto, essendo (Morelli) candidato ed eletto nella provincia di Cosenza, dove l’influenza dei Lampada è pari a zero. Perché lo hanno allora arrestato? Ancora oggi non è chiaro, definito e dimostrato il (grave) reato per il quale è stato arrestato e trasferito dalla Calabria nel carcere di Opera, trattato come un pericoloso criminale. Perchè viene tenuto ancora in carcere e non gli vengono concessi almeno gli arresti domiciliari? Temo che l’impatto devastante con l’arresto, con il carcere, con l’ingiusta detenzione stia segnando per sempre la vita di Morelli, il “cattolico”, una persona perbene, assai sensibile. Chiedo per Morelli un atto di giustizia giusta prima che si troppo tardi, prima che il danno diventi irreparabile”.

 8 dicembre 2011

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Lettera aperta di Diritti Civili al pm Boccassini e al gip Gennari. “L’arresto di Morelli è una grande ingiustizia, un clamoroso errore giudiziario”. La moglie di Morelli telefona a Corbelli per ringraziarlo

Reggio Calabria

Lettera aperta del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, al pm della Procura di Milano, Ilda Boccassini, e al Gip Giuseppe Gennari, per la vicenda dell’arresto del consigliere regionale della Calabria, Franco Morelli. Corbelli, dopo aver ribadito rispetto per il magistrato e la Procura milanese, esprime le sue forti perplessità su una inchiesta, che, afferma, “ha portato in carcere, per quello che ritengo un clamoroso errore giudiziario, la persona sbagliata, il consigliere regionale Franco Morelli, con una accusa in particolare (concorso esterno in associazione mafiosa) tanto devastante quanto assurda e inverosimile, per chi (appena) conosce la storia del politico calabrese. Lascia esterrefatti leggere quelle accuse (dei pm e del giudice milanesi) di cinismo, spregiudicatezza, di mafia nei confronti di Morelli. Si è scatenato un vero e proprio massacro mediatico, un processo sommario, una condanna preventiva, senza bisogno di processo e di sentenze! Si tratta di una grande ingiustizia. E’ stato abbandonato da tutti, come se si trattasse di un criminale e non invece di una persona perbene, generosa. Solo Diritti Civili continua a difenderlo. Nessuno che ha il coraggio e l’onestà di dire e scrivere che Morelli è agli antipodi della mafia, della cultura mafiosa, che dei suoi 14 mila voti ottenuti alle elezioni regionali del 2010, nella circoscrizione di Cosenza (non in quella di Reggio o di Milano, dove pare abbiano una certa influenza elettorale i Lampada-Valle), non ce n’é neppure uno che puzza di mafia! Morelli è uno che raccoglie consensi per il suo modo di fare, la sua bonomia, la sua presenza sul territorio. Prende una valanga di voti per i tanti amici e le tante parrocchie che l’hanno sostenuto, per tutte quelle cene e feste sino all’alba con tanti elettori-sodali sparsi nei diversi comuni della provincia cosentina. Morelli è questo, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, ma associarlo alla mafia, identificarlo addirittura come la cosiddetta zona grigia, il volto politico della ‘ndrangheta è una bestemmia, la negazione di una verità storica, acclarata, indiscutibile, da tutti conosciuta in Calabria. Morelli può, per il suo carattere, la sua cordialità e spensieratezza, aver sbagliato qualche amicizia e frequentazione (come nel caso di Giulio Lampada che non sapeva esattamente chi fosse e che quando se ne è reso conto ha preso subito le distanze, come ha dichiarato ieri nel suo interrogatorio davanti al Gip, Gennari), aver fatto (come tanti altri candidati) qualche promessa elettorale di troppo, ma resta una persona perbene, onesta, non certo un colluso con la mafia. Questo oggi voglio dire al pm Boccassini e al gip Gennari che l’hanno, purtroppo, già condannato e fatto addirittura arrestare senza conoscerlo. Mi auguro che con l’onestà che li contraddistingue il pm Boccassini e il gip Gennari si rendano conto del clamoroso errore giudiziario nel quale sono incappati e restituiscano subito la libertà e l’onore a Franco Morelli”. Oggi intanto la moglie di Morelli, Ermelinda Pugliese, ha telefonato a Corbelli e, piangendo, lo ha ringraziato. “Hanno distrutto una famiglia perbene. Morelli non doveva assolutamente essere arrestato. Deve per questo essere adesso immediatamente scarcerato”, conclude Corbelli.

 3 dicembre 2011

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli “Franco Morelli non è un mostro e non è certo il volto politico della ‘ndrangheta! E’ stato trattato peggio di un pericoloso criminale”

 

 

Reggio Calabria

“Franco Morelli non è l’uomo nero, il politico colluso con la mafia, come invece è stato descritto oggi dalla Procura di Milano. Non è un mostro da sbattere in prima pagina. Non è certo lui la cosiddetta zona grigia, il volto politico della ‘ndrangheta. Quest’uomo mite, generoso, è stato condannato in modo sommario, senza aspettare né il processo, né la sentenza. E’ stato già distrutto. E’ stata brutalmente cancellata non solo la sua storia personale, fatta di tante azioni umanitarie e di solidarietà verso i più poveri, ma calpestato letteralmente quel principio di presunzione di innocenza previsto dalla Costituzione che deve valere per ogni indagato, a maggior ragione se si tratta di un incensurato e di una sperona perbene, da tutti, sino ad oggi, stimata, come il consigliere regionale calabrese, Morelli”. E’quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che, afferma, “mentre tutti, ad iniziare dal suo amico e leader di corrente, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sembrano prendere le distanze da Morelli, e nessuna voce si leva a suo favore”, Diritti Civili continua, quella che definisce, “la solitaria, difficile ma convinta battaglia garantista, nell’assoluta certezza dell’innocenza e buona fede di Morelli. Rispetto il pm Boccassini ma come può definire Franco Morelli un personaggio peggiore addirittura di un narcotrafficante, per aver, il consigliere regionale calabrese, fatto qualche telefonata da una cabina telefonica. E’ una accusa non solo ingiusta ma assurda che sono certo al processo dei giudici terzi annulleranno. La cosiddetta zona grigia, il volto politico della mafia non è certo quello di Morelli, un uomo buono, altruista, sempre pronto ad aiutare chi ha bisogno, sostenitore di tante iniziative umanitarie di Diritti Civili. E’ stato arrestato, trasferito e sbattuto in carcere in Lombardia, trattato peggio di un pericoloso criminale. Per accuse (nella peggiore delle ipotesi si tratta solo di leggerezze, che potevano e dovevano essere evitate) tutte da provare e assolutamente non meritevoli dell’arresto, della detenzione e di quelle sentenze feroci della Boccassini. Come può un procuratore che vive e opera a Milano giudicare e condannare così pesantemente questo politico calabrese sulla base solo di qualche intercettazione, ignorando completamente la storia, la umanità, la sensibilità, la gentilezza di quest’uomo? Morelli paga l’amicizia con Giulio Lampada, un personaggio che è stato addirittura insignito di una alta onorificenza da parte del Vaticano! Lampada è amico e sostenitore (alle elezioni) di molti politici. Ma viene (ingiustamente) arrestato solo Morelli, che è stato eletto non in provincia di Reggio Calabria o in Lombardia dove operano ed esercitano la loro influenza i Lampada-Valle, ma in provincia di Cosenza dove questi signori (Lampada-Valle) nessuno conosce e dove il loro potere e influenza elettorale è praticamente pari a zero. Viene accusato di aver fatto nominare la moglie di un giudice suo amico (dal quale aveva avuto l’informazione che non esistevano indagini a suo carico), all’Asp di Vibo, come commissario. Nomina (legittima) che non solo Morelli non aveva il potere e il ruolo istituzionale per fare ma che è si è scoperto è stata (legittimamente) caldeggiata da un altro esponente politico. Morelli viene inoltre accusato di avere una piccola partecipazione (solo il 10%) in alcune società di scommesse, dove sono presenti anche i Lampada. Quote che Morelli vende non appena si rende conto che le società sono chiacchierate. Viene addirittura accusato di aver presentato (e commentato telefonicamente con qualche battuta, certamente infelice) in consiglio regionale una mozione di solidarietà per il procuratore Pignatone. Resta l’accusa di aver avuto 50 mila euro dai Lampada. E’ vero? E nel caso a che titolo ha avuto quella somma? Si tratta di una accusa da provare e da dimostrare che si tratta di un reato. Queste sono le contestazioni per le quali Morelli è stato definito il politico della ‘ndrangheta, peggio di un narcotrafficante, arrestato, portato nel carcere di Opera, sbattuto come un mostro in prima pagina e letteralmente distrutto. Si può definire questa una giustizia giusta?”

1 dicembre 2011

 

  

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 Corbelli esprime solidarietà al consigliere regionale Franco Morelli

Catanzaro

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, esprime “piena, forte solidarietà al consigliere regionale della Calabria, Francesco Morelli, finito oggi in carcere nell’ambito di una operazione della Dda della Procura di Milano”, parla di “un arresto che lascia letteralmente sgomenti e sconcertati perché colpisce una persona perbene, un uomo generoso, unanimemente conosciuto e apprezzato come un galantuomo”. “Fermo restando il rispetto che si deve all’operato dei magistrati e dei giudici, ritengo l’arresto di Franco Morelli, un fatto gravissimo, un provvedimento ingiusto e assolutamente spropositato. Morelli non andava arrestato. Sono certo che la vicenda giudiziaria che lo riguarda - afferma Corbelli - sarà subito chiarita con la scarcerazione del consigliere regionale. Conosco e sono amico da tanti anni di Franco Morelli. Voglio esprimere a lui, in questo momento drammatico e doloroso della sua vita, tutta la mia amicizia, la mia solidarietà e vicinanza e ricordare che in questi anni tante battaglie civili e grandi conquiste civili, ottenute dal Movimento Diritti Civili, sono state possibili grazie soprattutto all’aiuto disinteressato di Morelli. Voglio solo ricordare che se il 17 febbraio 2003 è stata scritta una delle più belle pagine di solidarietà di Diritti Civili con la consegna, che ho personalmente fatto all’aeroporto di Roma all’ambasciatore dell’Etiopia in Italia, di un aereo cargo carico di aiuti alimentari per i bambini poveri e malati etiopi, lo devo al prezioso e continuo contributo che ho avuto, per mesi, da Morelli, allora capo di gabinetto del presidente della Giunta regionale (Giuseppe Chiaravalloti). Se ho potuto aiutare tanti malati e tante persone povere lo devo sempre all’aiuto dell’ex capo di gabinetto, Morelli. Ecco perché oggi sono accanto a Morelli sicuro, senza alcun dubbio, della sua assoluta innocenza e buona fede”.

 30 novembre 2011

 

  

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 Padovano telefona a Corbelli per ringraziarlo. L’ex bomber della Juventus e del Cosenza: “Sono sereno, aspetto fiducioso la sentenza”

Cosenza

Michele Padovano ha telefonato al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per ringraziarlo per il suo intervento, dopo la pesante richiesta, nel mese scorso, di condanna a 24 anni di carcere avanzata dal pm nei confronti dell’ex bomber della Juventus e del Cosenza. “Padovano nel corso della telefonata mi ha ribadito di essere sereno e di aspettare fiducioso la sentenza prevista per la prima decade del mese di dicembre. Ho ribadito a Michele – afferma Corbelli - tutta la mia stima, amicizia e l’ho invitato a Cosenza, al termine del processo, con la certezza che sarà riconosciuta la sua totale estraneità alle gravi accuse che gli sono state mosse dai magistrati. Ho rispetto per l’operato dei pm e dei giudici ma considero la richiesta del pm della Procura di Torino di 24 anni di carcere per l’ex bomber della Juventus e del Cosenza, assolutamente ingiusta, spropositata, eccessivamente punitiva nei confronti di un ex calciatore che, continua Corbelli, ho conosciuto e apprezzato negli anni della sua permanenza a Cosenza, per la sua semplicità, generosità, il suo altruismo. Non sentivo Padovano da molti anni ma conservo sempre un ottimo ricordo di Michele, un amico e un bravo ragazzo, un campione dentro e fuori il campo, una persona pulita, semplice, un generoso, sempre pronto ad aiutare chi aveva bisogno. Per questo quando ho appreso della incredibile richiesta di condanna, addirittura 24 anni di carcere, sono rimasto letteralmente basito. Ho voluto per questo testimoniargli tutta la mia solidarietà e vicinanza nel momento più difficile e drammatico della sua vita. Ho voluto ribadirgli la mia stima, dirgli che Cosenza, i tifosi, non l’hanno mai dimenticato, che anzi lo aspettano, dopo il processo, per riabbracciarlo. Oggi 24 anni di carcere non vengono richiesti e dati nemmeno per gli autori di crimini orrendi, per assassini rei confessi. Come si possono chiedere 24 anni di carcere per Padovano con l’accusa di traffico di droga? Mi dispiace ribadirlo ma è così: lo hanno trattato peggio di un narcotrafficante! Un fatto inaudito. Padovano ha già pagato con molti mesi di carcere per un reato, che ricordo, ha sempre negato di aver commesso e che per difendersi dal quale ha scelto, al processo in Tribunale, il rito ordinario rinunciando al rito abbreviato e quindi allo sconto di un terzo della pena prevista! Una persona che sa di essere colpevole non farebbe mai una scelta del genere. Un vero suicidio giudiziario. Per lui del resto come per qualsisia indagato deve valere il principio di presunzione di innocenza. Mi auguro e confido che i giudici che tra pochi giorni saranno chiamati a giudicare Padovano possano riconoscere la sua innocenza rispetto a quelle gravi accuse”.

 28 novembre 2011

 

 

Corbelli difende Michele Padovano

Cosenza. AGI. 29 ottobre. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, difende Michele Padovano, giudica la richiesta del pm della Procura di Torino di 24 anni di carcere per l’ex bomber della Juventus e del Cosenza, “assolutamente ingiusta, spropositata, eccessivamente punitiva nei confronti di un ex calciatore che, afferma Corbelli, ho conosciuto e apprezzato negli anni della sua permanenza a Cosenza, per la sua semplicità, generosità, il suo altruismo. Anche se non lo sento e vedo da molti anni conservo sempre un ottimo ricordo di Michele Padovano, un amico e un bravo ragazzo, un campione dentro e fuori il campo, una persona pulita, semplice, un generoso, sempre pronto ad aiutare chi aveva bisogno. Per questo leggendo questa mattina della incredibile richiesta di condanna, addirittura 24 anni di carcere, sono rimasto letteralmente basito. Fermo restando il rispetto che si deve al lavoro dei magistrati e dei giudici, che ribadisco anche in questa occasione, non si può assolutamente restare silenti di fronte ad una condanna così pesante. Voglio per questo testimoniargli tutta la mia solidarietà e vicinanza nel momento più difficile e drammatico della sua vita. Oggi 24 anni di carcere non vengono richiesti e dati nemmeno per gli autori di crimini orrendi, per assassini rei confessi. Anzi sono tanti gli autori di delitti anche feroci che sono in libertà. Come si possono chiedere 24 anni di carcere per Padovano con l’accusa di traffico di droga? Lo hanno trattato peggio di un narcotrafficante! Un fatto inaudito. Padovano ha già pagato con molti mesi di carcere per un reato, che ricordo, ha sempre negato di aver commesso e che per difendersi dal quale ha scelto, al processo in Tribunale, il rito ordinario rinunciando al rito abbreviato e quindi allo sconto di un terzo della pena prevista! Una persona che sa di essere colpevole non farebbe mai una scelta del genere. Un vero suicidio giudiziario. Per lui del resto come per qualsisia indagato deve valere il principio di presunzione di innocenza. Mi auguro e confido che chi sarà chiamato a giudicare Padovano possa riconoscere la sua innocenza rispetto a quelle gravi accuse”.

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Battaglie di giustizia di Diritti Civili. Dopo cinque mesi e mezzo di detenzione scarcerato detenuto calabrese malato (che stava diventando cieco in cella), in attesa di giudizio per reati (sempre negati) assolutamente non gravi

 

 

Dopo cinque mesi e mezzo di carcere, è stato scarcerato e si trova adesso in una casa di cura, il detenuto cosentino, ex dipendente regionale, 65 anni, incensurato, in attesa di giudizio, malato di diabete, cardiopatico, piedi e mani gonfi (che non riesce a chiuderle a pugno), che stava diventando cieco in cella e che chiedeva giustizia e la possibilità di essere curato e sottoposto subito a processo per dimostrare la sua innocenza”. Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che dopo aver ricevuto alcune missive dal carcere da parte di questo detenuto, aveva, lo scorso mese di agosto, denunciato questo caso e chiesto la scarcerazione di quest’uomo. Nelle sue accorate richieste di aiuto il detenuto aveva sollecitato un intervento di Diritti Civili per far conoscere il dramma e l’ingiustizia che stava vivendo. Dopo 45 anni di onesto lavoro a 65 anni – scriveva l’uomo a Corbelli - sono stato arrestato e da alcuni mesi mi trovo sbattuto e sequestrato in una cella con l’accusa di non aver provveduto al fabbisogno familiare, di essere soggetto ad ubriachezza e per maltrattamenti alla famiglia. Per queste accuse, assolutamente non vere, sono da alcuni mesi in carcere, in attesa di giudizio, in una cella con altri sei detenuti. Sono ristretto in una stanzetta di 20 metri quadri, in una cella di 5 passi per 4 passi, insieme ad altri sei detenuti. Domando: che giustizia è questa? È una giustizia giusta e umana, è uno stato di diritto quello che tiene un onesto dipendente in carcere, sequestrato, in attesa di giudizio, per alcuni mesi per accuse che non solo non sono gravi, ma che sono in grado di dimostrare assolutamente non vere, come testimonia tutta la mia vita? Sto diventando cieco per il diabete che mi sta distruggendo. Scrivo questa lettera a lei, dott Corbelli, con molta difficoltà e a fatica, prima che i miei occhi non vedano più la luce. Mi aiuti, lei che si batte per difendere i diritti delle persone recluse, malate e abbandonate, faccia conoscere la mia storia, il mio dramma, la grande ingiustizia che sto subendo”. Corbelli afferma: “Non conoscevo (e non conosco) personalmente questo signore, né la sua vicenda processuale, ma di fronte a quelle lettere, a quelle denunce e accorate richieste di aiuto avevo il dovere di intervenire e di chiedere una giustizia giusta e umana per questo uomo (che non ha ucciso nessuno, è accusato solo di reati non gravi, che comunque nega e che ritenevo non meritassero assolutamente il carcere) che chiedeva solo di essere curato, interrogato e processato per dimostrare la sua innocenza. Quest’uomo è stato, da pochi giorni, finalmente e giustamente scarcerato. Me lo ha comunicato oggi con una lettera. ‘La scrivo non più dal carcere di Cosenza ma da una casa di cura”, ha iniziato così la sua missiva che mi ha fatto recapitare. Sono contento che sia stato finalmente scarcerato e messo così in condizione di poter adeguatamente curare la sua malattia e spero anche di dimostrare, nel processo, la sua innocenza. Le battaglie di Diritti Civili sul dramma (e le ingiustizie) delle carceri (che vanno avanti ininterrottamente da oltre 25 anni) servono forse ancora a qualcosa”.

 

17 ottobre 2011

 

 

 

Il leader di Diritti civili torna sulla questione del sovraffollamento. Suicidio detenuto: lo sfogo di Corbelli

COSENZA – ANSA 12 ottobre. Nelle carceri c’é una "situazione esplosiva e a forte rischio": è quanto afferma il leader di Diritti civili Franco Corbelli in relazione al suicidio di un detenuto romeno nella casa circondariale di Castrovillari. ‘Proprio meno di 48 ore fa - prosegue Corbelli - avevo fatto la mia ultima denuncia sul drammatico problema delle carceri, sul sovraffollamento, sulle condizioni disumane dei detenuti, sul dramma dei detenuti malati e sul rischio suicidi. Purtroppo sono stato facile profeta avevo previsto e denunciato con forza il rischio concreto di suicidi, quello che poi e’ accaduto di lì a poche ore in un carcere calabrese, quello di Castrovillari. Quello che inquieta, allarma e dovrebbe preoccupare tutti, istituzioni e amministrazione penitenziaria, é che altri casi di suicidio potrebbero verificarsi se non si interviene subito per affrontare i drammatici problemi del sovraffollamento, delle persone recluse gravemente malate, delle condizioni disumane nelle quali sono costretti a vivere i detenuti, costretti in molti casi a convivere (e sopravvivere) in 7-8 in una cella di 20 metri quadri, di 5 passi per 4, con 2 tavolini, sette sgabelli, tre letti a due piani e una piccola branda singola, un bagno, una doccia, un lavello. Bisogna non chiudere gli occhi di fronte al dramma delle carceri e considerare che dentro quelle celle ci sono degli esseri umani, spesso incensurati, in attesa di giudizio e arrestati anche per piccoli reati"

 

 

Suicidio al carcere: La denuncia di Corbelli "Situazione esplosiva e a forte rischio"

 

COSENZA – AGI 12 ottobre. Il leader del movimento Diritti civili, Franco Corbelli, interviene dopo il suicidio di questa notte di un cittadino rumeno nel carcere di Castrovillari parlando di “una situazione esplosiva e a forte rischio” e ha ricordato che proprio meno di 48 ore fa aveva fatto la sua ultima denuncia sul drammatico problema delle carceri, sul sovraffollamento, sulle condizioni disumane dei detenuti, sul dramma dei detenuti malati e sul rischio suicidi. “Purtroppo sono stato facile profeta – dice Corbelli -, avevo previsto e denunciato con forza il rischio concreto di suicidi, quello che poi è accaduto di li a poche ore in un carcere calabrese, quello di Castrovillari”. Se non si interviene subito “altri casi di suicidio potrebbe verificarsi”. E aggiunge: “Ci sono persone recluse gravemente malate, costrette a vivere in condizioni disumane. I detenuti sono costretti in molti casi a convivere (e sopravvivere) in 7-8 in una cella di 20 metri quadri, di 5 passi per 4, con 2 tavolini, sette sgabelli, tre letti a due piani e una piccola branda singola, un bagno, una doccia, un lavello”. Per Franco Corbelli: “Bisogna non chiudere gli occhi di fronte al dramma delle carceri e considerare che dentro quelle celle ci sono degli essere umani, spesso incensurati, in attesa di giudizio e arrestati anche per piccoli reati. Queste persone purtroppo sono viste e trattati come dei sepolti vivi. Gente senza volto e senza diritti. Soprattutto se si tratta di poveri immigrati””. Il leader di Diritti civili chiede che venga affrontato e immediatamente istituito il garante dei diritti dei detenuti della Calabria, la cui proposta di legge è stata recentemente già approvata dalla competente commissione consiliare regionale calabrese. “E’ assolutamente importante e urgente che ci sia questa figura che possa costantemente monitorare la situazione di ogni carcere e di tutti i detenuti. Con l’istituzione del garante dei diritti dei detenuti si eviterebbero tante ingiustizie e nuovi drammi”. Il coordinatore di Diritti civili difende anche il carcere di Castrovillari, teatro dell’ultimo suicidio in carcere: “Il suicidio in prigione non è certo colpa del carcere, della direzione, del personale penitenziario, che fa anzi l’impossibile per aiutare i detenuti. Ricordo che Castrovillari è un carcere modello, di grande umanità, è la casa circondariale da dove sono partite le due ultime straordinarie campagne di solidarietà e umanitarie del movimento Diritti civili per far scarcerare e salvare le due giovani immigrate (detenute tutte e due nel carcere della città del Pollino), la nigeriana Kate (condannata alla lapidazione nel suo paese per il suo rifiuto di sposare un musulmano molto più grande di lei, che l’aveva violentata, e per non essersi convertita alla religione islamica, lei che è cristiana) e Alexandrina (la ragazza rumena che era stata arrestata, mentre era in Italia, per la morte dei suoi tre bambini, avvenuta, tre anni fa in Romania, in un incendio sviluppatosi per cause accidentali)”.

 

 

 

CARCERI: DENUNCIA DI CORBELLI, “SITUAZIONE DRAMMATICA A COSENZA”

(AGI) - Cosenza, 10 ott. - Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia la “grave e preoccupante situazione, segnalata con alcune lettere recapitate allo stesso Corbelli, della casa circondariale di Cosenza per il problema del sovraffollamento, delle condizioni disumane in cui sono costretti a vivere le persone detenute” e si dice “fortemente preoccupato per i casi di disperazione di alcuni reclusi gravemente malati e a rischio suicidio. Continuo a ricevere diverse missive dal carcere di Cosenza da parte di alcuni detenuti, gravemente malati, che mi partecipano i loro drammi, la loro disperazione, la voglia di farla finita. Mi descrivono le condizioni disumane nelle quali sono costretti a sopravvivere. Ci sono detenuti ciechi, paraplegici, in alcuni casi si tratta anche di incensurati, in attesa di processo. C’e’ un detenuto che per meglio descrivermi la situazione allucinante disumana nella quale e’ costretto a vivere insieme ad altri sei detenuti, mi ha mandato anche un disegno della cella. Quel foglio stropicciato, quel disegno di una cella di 20 metri quadri, una stanzetta di 5 passi per 4 passi, due tavolini (cm 100×50), sette sgabelli, 10 pensili, tre letti a due piani, un letto singolo, il bagno, la doccia, il lavello, tutto in 20 metri quadri, dove devono convivere 7 (a volte anche detenuti, e’ un atto d’accusa inequivocabile e durissimo sulla disumanita’ delle carceri. Si domandano questi detenuti: che giustizia e’ questa? E’ una giustizia giusta e umana, e’ uno Stato di diritto? Si possono trattare in questo modo degli essere umani? Questi detenuti al di la’ delle loro vicende processuali, per le quali continuano a ribadire la loro innocenza, chiedono semplicemente di poter essere curati in strutture adeguate per le loro gravi patologie, per non rischiare di diventare completamente ciechi, per non finire la loro esistenza paralizzati. Nelle lettere questi detenuti mi descrivono tutta la loro disperazione, mi chiedono di intervenire prima che sia troppo tardi, per scongiurare qualche nuova tragedia, mi manifestano, questi reclusi, in modo sincero e drammatico, il desiderio di porre fine a questa sofferenza. Per questo temo sinceramente e fortemente che possa verificarsi qualche insano gesto. Chiedo che si intervenga immediatamente considerando caso per caso quelli piu’ gravi e drammatici, ad iniziare dai detenuti molto malati, incompatibili con il regime carcerario, che devono essere curati adeguatamente in strutture specializzate. Questi detenuti chiedono solo una giustizia giusta e umana. Un Paese civile - conclude Corbelli - ha il dovere di rispettare i diritti , elementari e fondamentali, di queste persone, di questi essere umani”. (AGI)

 

 

CORBELLI :” DETENUTO, MALATO, RISCHIA DI DIVENTARE CIECO”

ANSA. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, in una nota, ha denunciato oggi "il caso di un detenuto cosentino, P.G., dipendente pubblico di 65 anni, incensurato, malato, da tre mesi in cella in attesa di giudizio, che sta diventando cieco in carcere, che chiede giustizia e la possibilità di essere curato e sottoposto subito a processo per dimostrare la sua innocenza". L'uomo, ha riferito Corbelli, gli ha scritto una lettera dalla casa circondariale di Cosenza. "Dopo 45 anni di onesto lavoro a 65 anni - ha scritto l'uomo a Corbelli - sono stato arrestato e da tre mesi mi trovo sbattuto e sequestrato in una cella con l'accusa di non aver provveduto al fabbisogno familiare, di essere soggetto ad ubriachezza e per maltrattamenti alla famiglia. Per queste accuse, assolutamente non vere, sono da tre mesi in carcere, in attesa di giudizio, in una cella con altri sei detenuti. Sono ristretto in una stanzetta di 20 metri quadri. Domando: che giustizia è questa? E' una giustizia giusta e umana, è uno stato di diritto quello che tiene un onesto dipendente in carcere, sequestrato, per accuse sono in grado di dimostrare assolutamente non vere, come testimonia tutta la mia vita?". "Sto diventando cieco per il diabete - ha aggiunto l'uomo - che mi sta distruggendo. Scrivo questa lettera con molta difficoltà e a fatica, prima che i miei occhi non vedano più la luce. Mi aiuti, lei che si batte per difendere i diritti delle persone recluse, malate e abbandonate, faccia conoscere la mia storia, il mio dramma, la grande ingiustizia che sto subendo". (ANSA)

 

La lunga battaglia di Diritti Civili “MAI PIU’ BAMBINI IN CARCERE” (ricordata in questo sito).

Purtroppo nonostante la nostra grande conquista civile ci sono ancora oltre 50 bambini in cella e la legge resta inapplicata

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Lettera a Corbelli di un bambino e della sua mamma “detenuti” in carcere. Il leader di Diritti Civili: “Basta con la barbarie. Mai più bambini in carcere”

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene sul dramma dei bambini in carcere. Corbelli rende nota la lettera di un bambino e della giovane madre detenuta, insieme in una cella da 4 anni, che gli è stata recapitata quale coordinatore di Diritti Civili da oltre 16 anni impegnato, con le sue battaglie, denunce, proposte di legge, manifestazioni di protesta (la più eclatante il 27 dicembre 2005 davanti e dentro il Parlamento, con un blitz, dal palchetto del pubblico, durante una seduta della Camera dei Deputati dedicata al tema dell’amnistia)! per "liberare", togliere dal carcere i circa 60 bambini (da 0 a 3 anni) e le loro mamme attualmente ancora nelle carceri italiane. Il bambino, con la sua semplicità e il suo candore, descrive il suo sogno: "vedere, fuori dal carcere, il cielo, il mare, comprare un gelato, trovare un regalo, andare alla giostrina a giocare con gli altri bambini…". Questi i passaggi più significativi e commoventi della letterina di questo bambino e della sua mamma a Corbelli, che la donna ha ringraziato per la lunga battaglia condotta, in solitudine, per molti anni, dal leader di Diritti Civili, per togliere i bambini dal carcere. "Oggi io e la mamma siamo contenti e per questo scriviamo questa letterina a tutti gli uomini buoni che ci hanno aiutato e ci vogliono bene. Ci hanno detto che ci faranno uscire dalla cella a me e alla mia mamma. Io lo dicevo sempre alla mamma e alle guardie che non ci volevo stare nella cella, che volevo andare fuori, a giocare con gli altri bambini…Ho sempre pregato Gesù di farmi uscire con la mamma dalla cella…Perché un bambino lo tengono dentro la prigione? Perchè non lo fanno andare a casa con la mamma? Io piangevo sempre la sera quando le guardie venivano a chiudere la porta della cella…Adesso non piangerò più e nemmeno la mamma piangerà più. Oggi la mia mamma è felice, mi ha abbracciato forte e mi ha dato tanti baci. Mi ha detto che non sbaglierà più e che nella cella non ci ritorneremo mai più. Mamma mi ha detto che anche gli altri bambini usciranno dalla cella. Adesso io, quando uscirò dalla cella, vedrò il cielo, il mare, mi comperò il gelato, andrò a giocare alla giostrina con gli altri bambini. La mamma mi ha detto che mi comprerà un regalo molto bello. Io non ho nessuno: ho solo la mia mamma. Voglio tanto bene alla mia mamma. Non la lascerò mai". Corbelli ha commentato : "Il sogno che si sta avverando e la felicità di quel bambino e della sua mamma sono il sogno è la felicità di tutti, di un Paese civile. Mai più bambini in carcere. Questa barbarie deve finire. Deve prevalere la civiltà e una giustizia giusta e umana”.

 

 

La battaglia di Diritti Civili, per cancellare la disumanità dei bambini in carcere, iniziata nel

1994. Le interrogazioni parlamentari. I primi, importanti risultati (in questa e in altre pagine)

 

Ø Il Movimento Diritti Civili, come viene ricordato in altre pagine del nostro sito, ha iniziato questa grande battaglia civile e di giustizia nel 1994. Nel luglio 2006 un primo importante risultato. Oltre all’indulto (sconto di pena di 3 anni) , infatti, la Camera dei Deputati ha votato un primo provvedimento di clemenza per cancellare la vergogna dei bambini in carcere. E’ stato approvato, a larghissima maggioranza, quasi all’unanimità, un ordine del giorno, un "indultino" a favore di questi bambini, promosso dal leader di Diritti Civili, Franco Corbelli, e presentato da sette parlamentari di diversi partiti politici (Nicodemo Oliverio, Franco Laratta, Paolo Gambescia, Lanfranco Tenaglia, Rosa Suppa, Maria Saperi e Maria Grazia Laganà), per modificare la legge n.40 dell’8 marzo 2001, al fine di affrontare tempestivamente il grave problema delle mamme in carcere con bambini di piccolissima età. Il problema dei bambini detenuti è stato più volte , in questi anni, denunciato e affrontato con decine di appelli, denunce, iniziative e manifestazioni di protesta dal leader Diritti Civili, Corbelli (l’ultima e più clamorosa il 27 dicembre 2005 davanti e dentro il Parlamento!), ed è stato fatto proprio dai sette parlamentari firmatari dell’ordine del giorno. Purtroppo ancora oggi ci sono una sessantina di bambini, di età tra 0 e 3 anni, e si trovano attualmente reclusi, insieme alle loro mamme detenute, in 15 prigioni italiane. Con la modifica alla legge 40 del 2001, proposta dai sette parlamentari, questi bambini avrebbero invece dovuto già lasciare subito il carcere insieme alle loro mamme, per le quali sono previste forme alternative di detenzione (arresti domiciliari, strutture protette, comunità, case-famiglie). Corbelli, che dal 1984 lotta, con l’aiuto di Vittorio Sgarbi, per cancellare la vergogna dei bambini in carcere, ringrazia i parlamentari firmatari dell’odg, per il sostegno dato a questa importante e difficile battaglia civile e umanitaria e parla di grande e storica conquista civile per il paese. "Non ci dovranno mai più essere bambini in carcere. Sarà questa la vittoria non solo di Diritti Civili ma di un intero paese! Rivendichiamo con orgoglio – afferma Corbelli - che anche questa importante battaglia civile, promossa da Diritti Civili, è partita tanti anni fa dalla Campania e dalla mia regione, la Calabria, con il sostegno della stampa campana , calabrese e (dal luglio 2006) di alcuni parlamentari firmatari dell’ordine del giorno approvato dalla Camera". A favore di questa battaglia di civiltà e giustizia del Movimento Diritti Civili si era anche pronunciato il ministro Antonio Di Pietro, contrario all’indulto, ma favorevole "all’indultino" per togliere i bambini dal carcere".

 

 

 

ANNI DI LOTTE E DI CONQUISTE

Ø Da anni lottiamo per porre fine a questa inaudita crudeltà. Nel 2001 siamo riusciti, dopo una lunga battaglia iniziata nel 1995, a far approvare dal Parlamento la Legge 40 (che di seguito riportiamo). Purtroppo non basta. E’ una legge insufficiente e disattesa. Per questo oggi chiediamo con forza al Governo e al Parlamento di approvare un indultino, un provvedimento di giustizia giusta e di carattere umanitario che permetta a questi bambini di uscire dal carcere insieme alle loro mamme. Chiediamo che per le donne detenute, madri di bambini da 0 a 5 anni, siano previsti d’ufficio gli arresti domiciliari o altre forme alternative al carcere (strutture protette, comunità, case-famiglia). La nostra battaglia umanitaria è stata sostenuta da Vittorio Sgarbi e nell’ultimo periodo(luglio 2006) anche da Antonio Di Pietro (Italia dei Valori) e dai sette parlamentari sottoscrittori dell’ordine del giorno (ricordati nel comunicato) presentato e approvato alla Camera dei Deputati.

 

Gli appelli di Diritti Civili

Ø Abbiamo rivolto appelli all'ex Presidente della Repubblica, Ciampi, all’attuale Capo dello Stato, Napolitano, ai Presidenti del Consiglio, ai Ministri della Giustizia, succedutesi in questi anni.

 

LA PROTESTA DI CORBELLI DENTRO MONTECITORIO!

Ø Il 27 dicembre 2005 abbiamo manifestato davanti e dentro Montecitorio. Corbelli, dalla tribuna del pubblico, il giorno del dibattito sull’amnistia, ha interrotto i lavori dell’Aula e ha gridato "Ricordatevi dei bambini in carcere". E’ stato subito portato via con la forza dai commessi della Camera. ll silenzio dei grandi media Denunciamo il silenzio ignobile dei grandi media nazionali su questa grande ingiustizia! Di seguito riportiamo alcuni aspetti della legge e le "carceri della vergogna", dove sono rinchiusi i 52 bambini e loro mamme! Legge 8 marzo 2001, n. 40 "Misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute e figli minori" La legge 8 marzo 2001, n.40, pubblicata sulla G.U. 8 marzo 2001 n.56, destinata alla tutela di un rapporto qualificato quale è quello genitore-figlio, di cui innova la relativa disciplina, amplia l'ambito di operatività degli istituti del differimento dell'esecuzione pena e della detenzione domiciliare - applicabili fino ad ora il primo in maniera discrezionale e il secondo in casi limitati - introducendo i due nuovi istituti della detenzione domiciliare speciale e dell'assistenza all'esterno di figli minori (art. 47 quinquies, sexies e art. 21 bis O.P.), con lo scopo di dare compiuta attuazione al principio costituzionale di cui l'art. 31 Cost. che officia lo Stato a predisporre gli strumenti giuridici e sociali a tutela della maternità e dell'infanzia. La concessione di tali benefici non è automatica, dovendo essere valutata caso per caso, in quanto subordinata all'assenza di un pericolo concreto di reiterazione del reato commesso.

 

IL DRAMMA DELLE CARCERI, LE BATTAGLIE, LE INIZIATIVE E PROPOSTE PIU' IMPORTANTI DI DIRITTI CIVILI.

 

v 1996- Prima proposta di legge del Movimento Diritti Civili, presentata dall'On.le Vittorio Sgarbi, per… "la tutela del diritto alla salute delle persone detenute".

 

v 1997(7 maggio) - Seconda proposta di legge , elaborata dal Movimento Diritti Civili e presentata (dopo le elezioni del 1996) alla Camera dall'on.le Ida D'Ippolito(Fi)oltre che da Sgarbi, sempre sulla "tutela del diritto alla salute delle persone sottoposte a misure privative o limitative della libertà e più in generale per garantire condizioni di vita dignitose e umani nelle carceri italiane"!

 

Giustizia: Associazione Diritti Civili; clemenza per i detenuti. Ordine del giorno con proposta votato da Consiglio Provinciale Cosenza

 

Asca, 30 giugno 2005

 

Parte dalla Calabria una iniziativa politico-istituzionale per denunciare il dramma delle carceri e chiedere al Governo e al Parlamento un provvedimento di clemenza per tutti quei detenuti, condannati per piccoli reati, per quelli gravemente malati e per quelle 60 donne-madri, in cella insieme ai loro bambini. Promotore dell’iniziativa il leader del Movimento Diritti Civili e consigliere provinciale di Cosenza, Franco Corbelli, che, a questo proposito, ha presentato un ordine del giorno al Presidente del Consiglio provinciale cosentino, sottoscritto anche da altri due consiglieri provinciali, Marino Reda, di Rifondazione Comunista, e Gianfranco Ponzio, di Forza Italia. Con l’ordine del giorno (totalmente condiviso dal Presidente del Consiglio, on. Francesco Principe, dal presidente dell’Amministrazione provinciale, on. Mario Oliverio, e da tutti i consiglieri provinciali dei diversi partiti politici) si chiede alla Provincia di Cosenza di farsi promotore e di coinvolgere, con una iniziativa analoga (richiesta di un provvedimento di clemenza per i detenuti), tutti gli altri Enti provinciali e regionali italiani.

 

Corbelli parla di situazione esplosiva, oggi, nelle prigioni, per il sovraffollamento, le disumane condizioni igieniche, aggravate dal grande caldo di questo periodo, ricorda, con cifre allarmanti, il dramma delle carceri e gli appelli del Santo Padre Giovanni Paolo II, che, ripetutamente, chiese, anche in occasione della sua visita alla Camera dei Deputati, un provvedimento di clemenza a favore dei detenuti. "Sono 60 mila oggi i detenuti nelle carceri italiane, 14 mila in più della capienza prevista. Oltre 1800 i morti negli ultimi 12 anni (650 suicidi e 1200 morti per cause naturali). Addirittura anche 60 bambini sono "reclusi" insieme alle loro mamme. Questo è oggi il quadro drammatico del pianeta carceri in Italia. È una situazione esplosiva, aggravata dalle condizioni igieniche allucinanti e dal grande caldo di questo periodo".

 

 

 

 

 

v LA PROPOSTA di DIRITTI CIVILI per evitare ERRORI-ORRORI GIUDIZIARI E CLAMOROSE INGIUSTIZIE, a danno soprattutto di tanti poveri cristi, che non hanno la possibilità di avere grandi avvocati e sponsor politici che li tutelano e fanno per loro delle leggi ad personam! Far scattare d’ufficio tutti benefici previsti dalla legge per tutte le persone detenute.

 

v LA GRAZIA AD ADRIANO SOFRI! Sì alla Grazia ad Adriano Sofri (Diritti Civili l'ha chiesta ufficialmente al Presidente della Repubblica, Ciampi, il 16 gennaio 2001!) ma senza dimenticare le migliaia di detenuti gravemente malati e dimenticati nelle carceri.

 

 

 

Le battaglie di Diritti Civili per una Giustizia Giusta e Umana(in questa e in altre pagine)

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¨ LE NOSTRE BATTAGLIE PER UNA GIUSTIZIA GIUSTA E UMANA, COME ABBIAMIO RICORDATO, INIZIARONO NEL LONTANO 1985 CON IL "CASO TORTORA". SONO CONTINUATE IN TUTTI QUESTI ANNI(CON PARTICOLARE INSISTENZA DURANTE GLI ANNI BUI DI TANGENTOPOLI E MANI PULITE!)CON MOLTE INIZIATIVE, PROPOSTE DI LEGGE, TANTISSIME DENUNCE E INNUMEREVOLI MANIFESTAZIONI DI PROTESTA DAVANTI A TUTTE LE SEDI ISTITUZIONALI A ROMA (PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA, PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, CAMERA DEI DEPUTATI, SENATO…) E A MOLTE CARCERI ITALIANE (AVELLINO,BARI, COSENZA,MILANO,NAPOLI, PALERMO, REGGIO CALABRIA, ROMA, VIBO VALENTIA, VOGHERA…..)

Abbiamo difeso i diritti di tutti: personaggi famosi(pochi) e sconosciuti(tantissimi)! I personaggi"eccellenti"che abbiamo difeso in tutti questi lunghi e difficili anni dominati dal "Giustizialismo"!

Þ Giulio Andreotti, Bruno Contrada, Bettino Craxi , Francesco De Lorenzo, Calogero Mannino,Lorenzo Necci(ex amministratore delegato FS), Vito Gamberale(ex amministratore delegato Telecom, oggi a Autostrade), Claudio Burlando, Giacomo Mancini, Carmine Mensorio(ex senatore del Ccd morto suicida per..Tangentopoli. Per lui abbiamo organizzato, come Movimento Diritti Civili, una grande manifestazione di piazza il 26 agosto '96 a Saviano, vicino Napoli. Oltre 5000 persone hanno risposto al nostro appello ed erano presenti in piazza insieme a Corbelli e Vittorio Sgarbi). Filippo Scalone(ex senatore di An di Palermo, dimenticato in carcere e liberato dopo la nostra denuncia,di Diritti Civili e di Vittorio Sgarbi); il giudice Giacomo Foti di Reggio (arrestato e poi assolto dall'accusa!); Gigi Sabani e Valerio Merola( fattiarrestare dal magistrato AlessandroChionna, lo stesso pm che poi sposo' la fidanzata dello stesso…Sabani!) la Giunta regionale dell'Abruzzo, arrestata in blocco nel settembre del '92 e poi assolta(tutti gli assessorie il presidente vennero infatti assolti!)!;idem per ex parlamentari , ex assessori regionali , ex sindaci di ogni parted'Italia (l'elenco e' purtroppo lunghissimo!) tutti assolti!Molti non ce l'hanno fatta a resisteree hanno scelto di morire in carcere!Sono stati oltre 30 i suicidi causatidall' inchiesta Mani Pulite(tutti i loronomi sono ricordati nel libro di Franco Corbelli, "Diritti Civili", pubblicato nel 1997) !Ricordiamo anche le nostre battaglie e denunce per chiedere giustizia perl'eroico maresciallo dei carabinieri diPalermo, il fedele servitore dello Stato,Antonino Lombardo morto suicida( il4 marzo del 1995 ) per le false accuse,vere e proprie calunnie, di alcuni esponenti politici fatte addirittura nel corsodel programma televisivo di Michele Santoro su una rete della Rai!"Caso LANZINO". Abbiamo presentato alla Procura dellaRepubblica di Cosenza , al Presidentedella Repubblica e al Csm una denuncia contro ignoti per il barbaro assassinio della giovane studentessa cosentina , Roberta Lanzino , avvenuto il 26 luglio 1988.L'esposto e' stato presentato agli inizidi agosto del 1995. Sempre in merito a questa vicenda "Diritti Civili" ha fatto presentare un'interrogazione parlamentareall'on.le Vittorio Sgarbi.

 

ALCUNE GRANDI MANIFESTAZIONI DI DIRITTI CIVILI PER UNA GIUSTIZIA GIUSTA E UMANA, A PARTIRE DAL 1994

 

Ø Novembre 1994. Prime manifestazioni di Diritti Civili davanti al Tribunale di Napoli.

 

Ø Martedi 27 dicembre 1994. Appello-denuncia di Corbelli sul dramma delle carceri da "Uno Mattina"(Raiuno).

 

Ø Lo stesso giorno(27 dicembre '94) Poche ore dopo , ancora a Napoli, nuova protesta di Diritti Civili davanti al Tribunale di Castelcapuano.

 

Ø Sabato 21 gennaio 1995 Nuova manifestazione di protesta di Diritti Civili sul dramma dei detenuti malati!

 

Ø Mercoledi' 8 febbraio 1995 uova , clamorosa azione di Protesta di Corbelli e Diritti Civili a Roma.Vengono "occupati" gli studi Fininvest(oggi Mediaset) di Roma per richiamare l'attenzione del Paese e delle Istituzioni sul dramma carceri.

 

Ø Martedi' 7 febbraio 1995 Nuova grande manifestazione (Una veglia per la vita) di Diritti civili insieme ai familiari di alcuni detenuti(malati) A Roma, davanti a Palazzo Chigi, sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri!

 

Ø Lunedi' 20 febbraio 1995 Nuova protesta di Diritti Civili (sempre sul dramma carceri) in diretta televisiva nel corso del popolare programma di Raidue "La vita in diretta", condotto da Michele Cucuzza.

 

Ø Fine Febbraio1995 Protesta di Corbelli durante il "Maurizio Costanzo Show", che vedeva tra gli ospiti l'on.le Vittorio Sgarbi che lo stesso Corbelli aveva accompagnato quale suo collaboratore. Il piduista Costanzo(un non amico del Movimento Diritti Civili!) venne colto di sorpresa e non potè impedire la denuncia di Corbelli sul dramma dei detenuti malati!

 

Ø 28 Febbraio 1995 Nuova grande manifestazione di Diritti Civili e di alcuni familiari di detenuti malati a Roma , davanti al Quirinale, alla Presidenza della Repubblica! Un enorme striscione chiedeva "Un decreto(una legge) per la vita per i detenuti malati"!

 

Ø 28 Febbraio 1995 (lo stesso giorno) Dopo tutta la stampa italiana, scritta e televisiva, anche il più autorevole giornale del mondo THE NEW YORK TIMES si occupò delle battaglie e delle denunce di Corbelli e Diritti Civili e dedicò un'inchiesta(con intervista allo stesso Corbelli) al dramma delle carceri in Italia.(l'inchiesta venne pubblicata il 28 febbraio 1995).

 

Ø 16 Aprile 1995 (giorno di PASQUA) Corbelli e Diritti Civili manifesteranno , sotto la pioggia, a Roma , in Piazza del Popolo per denunciare ancora una volta il dramma dei detenuti malati e abbandonati nelle carceri del nostro Paese!

 

Ø 22 Luglio 1995-"Caso Contrada" Grande manifestazione di Corbelli, Diritti Civili e Vittorio Sgarbi a Palermo davanti al carcere militare(che venne letteralmente "occupato" con striscioni , bandiere e cartelli) per il "caso CONTRADA",l'ex 007 detenuto da tre anni che sarà poi scarcerato pochi giorni dopo la nostra protesta!

 

Ø 29 luglio 1995 Mobilitazione del Movimento. Diritti Civili , con raccolta di firme, in favore di un giovane detenuto, G.N.(in carcere da 17 anni, dall'età di 18 anni) , più volte operato e oramai diventato cieco! (Oggi questo giovane, ridotto ad una larva, ha lasciato il carcere ma la sua vita e' stata distrutta per sempre!).

 

Ø Ottobre 1995 Manifestazione di protesta di Diritti Civili davanti al Tribunale di Reggio Calabria in occasione della visita del Ministro della Giustizia, Mancuso, per richiamare l'attenzione su tutte le persone sequestrate in Italia e ancora in mano ai banditi e di cui non si avevano più da anni notizie! Su un nostro cartello era scritto: "Pietà per Cartisano, Conocchiella, Malgieri, Medici, Vinci, Licheri, Sircana, Checchi…"!

 

Ø 16 Novembre 1995- "Caso Mancuso". Grande manifestazione di Diritti Civili a Roma davanti al Senato in favore dell'allora Ministro della Giustizia, Filippo Mancuso, il giorno in cui venne "sfiduciato" per le sue coraggiose e oneste denunce e iniziative sul Pool Mani Pulite di Milano e sulla Procura di Palermo! Diritti Civili protestò in favore di Mancuso scontrandosi in piazza con i Verdi che manifestavano invece lo stesso giorno e nello stesso posto(davanti al Senato) contro il Ministro Guardasigilli!

 

Ø 26 agosto 1996- La più grande(e forse unica!) manifestazione di piazza mai fatta in Italia contro il Giustizialismo di Mani Pulite! A Saviano(Napoli) Diritti Civili, per ricordare il senatore del Ccd Carmine Mensorio, morto suicida (gridando la sua innocenza per l'inchiesta che lo riguardava!), portò in piazza(come già ricordato prima in questa stessa pagina e come documentato nel libro di Corbelli "Diritti civili") oltre 5000 persone! Era presente il nostro amico , il garantista on.le Vittorio Sgarbi!

 

Ø 21 maggio 1997 - Una delle nostre numerose manifestazioni di protesta per il caso della Piccola Carmela Parisi , nata in carcere dov'era detenuta la madre, Assunta. Quel giorno(21 maggio '97) Corbelli manifestò davanti alla Prefettura di Napoli , dove portò gli altri due fratellini della piccola Carmela, Giorgio e Antonietta, rimasti soli dopo l'arresto della madre e del padre. Grazie a quella battaglia(iniziata nel lontano fine 1995 dal Movimento Diritti Civili e a cui si riferisce la foto di Corbelli della copertina del Sito) si arriverà poi, dopo alcuni anni, alla legge che evita il carcere alle madri detenute con bambini da assistere (come ricordiamo anche in altre pagine del nostro sito).

 

 

Ø 6 Giugno 1997 - Diritti Civili manifesta davanti al Tribunale di Milano per il "caso Cavazza" un innocente in carcere da 13 anni!

 

Ø 11 Giugno 1997- Grande manifestazione di Diritti Civili davanti al carcere di Bari per denunciare il dramma dei detenuti malati e abbandonati! L'iniziativa venne denominata: "Una manifestazione per la vita"!

 

Ø 16 agosto 1997 - Manifestazione di protesta di Diritti Civili a Rossano(Cs) in favore di due giovani genitori accusati di aver ….drogato i loro due bambini! Un'accusa mostruosa e del tutto falsa come stabiliranno poi al processo, alcuni anni dopo, i giudici dell'Appello di Catanzaro. A difendere quella famiglia dall'accusa infamante, in questi anni, e' stato solo il Movimento Diritti Civili!

 

Ø 22 giugno 1998 -Manifestazione davanti al carcere di Vibo Valentia per chiedere la immediata scarcerazione di un giovane marocchino Jaoaud Berddo-uch ,18 anni, in prigione da 4 mesi, per aver(secondo l'accusa da lui, in lacrime, sempre respinta!) sottratto durante un litigio ad un suo connazionale un …pacchetto di sigarette e 50 mila lire! Il giovane(condannato per questa incredibile e assurda accusa addirittura a oltre 3 anni di carcere!) aveva iniziato lo sciopero della fame! Lo abbiamo liberato dopo una battaglia durata più di un mese(questa storia e ricordata anche in altra pagina del nostro sito) .

 

Ø 22 luglio 1998 - "Caso Sgarella" - Il "blitz" di Corbelli e Diritti Civili ad una manifestazione di Miss Italia in Calabria (a Rende, per l'esattezza). Abbiamo consegnato sul palco alle 20 ragazze , in passerella per il concorso di bellezza , una foto di Alessandra Sgarella (da mesi in mano ad una banda di sequestratori calabresi) con una scritta ALESSANDRA SGARELLA LIBERA. Abbiamo fatto sfilare tutte le ragazze insieme con, ognuna in mano, la foto della Sgarella! Per mesi avevamo chiesto ogni sera dagli schermi di alcune tv private calabresi la liberazione di questa donna lombarda!

 

Ø Maggio 1999. La nostra battaglia e denuncia per permettere ad un medico, L.S., agli arresti domiciliari(a casa dei genitori) per una accusa non grave(ricette mediche gonfiate!) , di poter vedere i suoi due bambini , rimasti a casa con la mamma in un paese vicino a quello dove l'uomo scontava la detenzione domiciliare. Abbiamo "occupato" , per protesta, il carcere di Castrovillari e vinto anche questa battaglia.

 

Ø 31 luglio 1999. Altra nostra battaglia in favore del sindaco(oggi ex) di Saracena agli arresti domiciliari e impossibilitato a poter lavorare per mantenere la sua famiglia. Anche in questo caso siamo andati a manifestare davanti al Tribunale e abbiamo vinto la battaglia!

 

Ø 2 agosto 2000 - Manifestazione di "Diritti Civili" A Sorianello(Vibo Valentia) e quindi a Catanzaro in favore del giovane emigrante calabrese , Natale Stramondinoli , arrestato perchè renitente alla leva nel …lontano 1983! Come e' noto vincemmo anche questa grande battaglia facendo concedere(il 22 agosto 2000) dal Presidente Ciampi la grazia a questo giovane emigrante, in Germania sin da bambino!

 

Ø 30 marzo 2001. Manifestazione davanti al carcere di Cosenza per chiedere la scarcerazione di Giovanni Valentino , il custode della Mensa dei Poveri(in carcere, da 6 anni, per ..qualche assegno a vuoto!) e per presentare la sua "provocatoria candidatura alla Camera dei Deputati nella Lista Bonino (i particolari di questa nostra ennesima battaglia civile e grande vittoria sono nella pagina Iniziative Umanitarie).

 

Ø maggio-giugno 2001 - Grande battaglia e straordinaria mobilitazione anche via Internet per il "Caso Surace"(ricordato prima in questa stessa pagina) andata avanti per 2 mesi con oltre 1000 adesioni raccolte da ogni parte d'Italia!

 

Ø Sabato 4 maggio 2002 - Manifestazione di protesta di Diritti Civili davanti al carcere in favore dell'ex parlamentare Bonaventura Lamacchia, in carcere da 4 mesi , in attesa del processo e con l'anziano padre paralizzato a letto!

 

Ø marzo-luglio 2003 - La nostra battaglia in favore del Presidente del Cosenza Calcio, Paolo Fabiano Pagliuso, in carcere a Vibo Valentia, dal 26 marzo 2003(battaglia ricordata prima in questa stessa pagina).

 

Ø Domenica 27 luglio 2003 - Grande manifestazione di Diritti Civili davanti al carcere di Vibo Valentia per chiedere la scarcerazione di Pagliuso!

 

Ø 2004-2005 - La nostra battaglia civile per far ottenere la Grazia ad un giovane marocchino, detenuto per piccoli reati, che aveva avuto la famiglia distrutta in un incidente ferroviario. (i particolari anche in altra pagina)

 

Ø Febbraio 2005 - I nostri appelli per un detenuto paraplegico, A. G., 37 anni, in carcere a Vibo Valentia nonostante le su gravi condizioni di salute!

 

Ø Gennaio 2006 - La nostra battaglia civile per aiutare cinque detenuti malati, nel carcere di Catanzaro.

 

Ø - La nostra lunga battaglia per Padre Fedele, iniziata il 23 gennaio 2006.

 

Ø Marzo 2006- La mobilitazione e l’appello di Diritti Civili al mondo del carcere per salvare la vita al piccolo Tommaso di Parma. Purtroppo non è servito. Il bambino era già stato ucciso dai suoi rapitori.

 

Ø Maggio – Giugno 2006 - I nostri appelli a favore di un detenuto anziano di Reggio, gravemente malato, che da tre anni non può vedere la figlia disabile al 100%. (altri particolari nella pagina Ultimissime)

 

Ø LEGALITA’ e LOTTA ALLA MAFIA - La nostra lunga battaglia per chiedere la verità sull’omicidio di Francesco Fortugno, ex Vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, ucciso dalla mafia a Locri il 16/10/2005 (2005-2006)

 

Ø ESERCITO IN CALABRIA - La nostra lunga battaglia contro tutte le mafie. Le nostre ripetute richieste per l’invio dell’esercito nella Locride e in altre zone della Calabria a forte rischio ‘ndrangheta

 

Ø QUESTIONE MORALE - Le nostre innumerevoli denunce sulla questione morale, su Parentopoli, sugli scandali e sulle collusione tra mafia e politica! Denunce che da anni coraggiosamente va facendo, spesso da solo, Diritti Civili"

 

Tutte le altre nostre battaglie di giustizia

degli ultimi anni

sono nelle altre pagine del nostro sito

….Le Battaglie di Diritti Civili

per una giustizia giusta e umana

continuano ogni giorno in Italia

(e non solo!).

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