Ultimissime 2011

In questa pagina, tra le altre tante storie, le lunghe battaglie di Diritti Civili per salvare Kate e Alexandrina.

Il Domani della Calabria, 16 ottobre 2011

 

 

ROMENA ARRESTATA:CORBELLI, SIA MANDATA A MATRIMONIO FRATELLO

(ANSA) - CATANZARO, 27 DIC - Il leader del Movimento Diritti Civili,
Franco Corbelli, in una nota, chiede al giudice di sorveglianza del
Tribunale di Catanzaro di consentire ad Alexandrina Natalina Lacatus,
la romena di 24 anni agli arresti domiciliari a Sibari dal 31 maggio
scorso per la morte dei suoi tre bambini avvenuta in un incendio nel
2008 in Romania, di partecipare giovedì al matrimonio del fratello che
si svolgerà a Rosarno. "Dopodomani - afferma Corbelli - si sposa a
Rosarno, dove lavora insieme agli altri immigrati, il fratello di
Alexandrina. La giovane, che è in attesa dell'affidamento, ha
presentato, attraverso i suoi due legali istanza al Tribunale di
Sorveglianza di Catanzaro chiedendo l'autorizzazione a partecipare al
matrimonio. Chiedo ai giudici di Catanzaro di accogliere questa
domanda. Un Paese civile non può non esaudire il desiderio di questa
ragazza, già così duramente colpita da questa immane tragedia che ha
segnato per sempre la sua vita. Sono sette mesi che Diritti Civili
combatte per aiutare questa povera e sfortunata ragazza. Abbiamo già
vinto, insieme ai due legali della ragazza, una prima importante
battaglia grazie a dei giudici, quelli della Corte di Appello di
Catanzaro, particolarmente sensibili, che hanno negato l'estradizione
e quindi evitato il carcere nel suo Paese ad Alexandrina, condannata
in Romania, in modo assolutamente ingiusto e disumano, a tre anni di
reclusione per omicidio colposo, per la morte dei suoi tre bambini".
"Adesso - conclude Corbelli - è giusto che ad Alexandrina venga
consentito di partecipare al matrimonio del fratello".
 

IMMIGRAZIONE: MESSAGGIO NIGERIANA PER NATALE, GRAZIE A TUTTI
          

(ANSA) - COSENZA, 23 DIC - "Dopo cinque anni trascorrerò il

Natale non più dietro le sbarre, in una cella, ma insieme alle

suore, a Suor Rosalia, a suor Anna Silvia e alle altre ragazze

dell'Istituto Sant'Anna di Lodi che mi hanno accolto con grande

amore e mi vogliono bene". Lo scrive, in un messaggio per

Natale di Kate Omoregbe, la nigeriana che rischiava la

lapidazione nel suo Paese e che è rimasta in Italia grazie alle

iniziative in suo favore di Franco Corbelli, leader del

movimenmto Diritti civili.

   "Non vedrò più, come ho fatto per quattro anni ad ogni

Natale, prigioniera, triste e piangente nella mia piccola cella

- aggiunge Kate Omoregbe - le montagne innevate e il cielo

azzurro del Pollino. Finalmente potrò festeggiare il Natale

come tutti, da donna libera. Ringrazio le migliaia di persone

che in Italia e da tutto il mondo mi hanno aiutato. Un pensiero

particolare va al mio angelo salvatore, che il Signore, una

mattina di luglio, mi ha fatto conoscere, Franco Corbelli, che

mi ha salvata e continua anche adesso ad aiutarmi per ogni mio

problema. Ringrazio la città di Lodi che mi ha accolto con

grande affetto e la Calabria, che porterò sempre nel mio cuore.

Nel carcere di Castrovillari ho trovato grande umanità. Da lì

é iniziata la mia speranza e sono incominciati la mia salvezza

e la mia rinascita. Oggi sono finalmente serena e felice di

essere una donna libera in un paese libero".

   "Voglio adesso fare qualcosa, insieme al Movimento dei

diritti civili - conclude Kate - per aiutare tutte quelle

ragazze povere e sfortunate come me". (ANSA).

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

 Rischio terremoto e sicurezza scuole. “Situazione molto preoccupante”. Diritti Civili chiede immediata verifica condizioni sicurezza edifici scolastici della città di Cosenza, dell’hinterland, in particolare dei comuni della Valle del Crati e delle altre zone del Cosentino, interessate da sciame sismico

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che da anni si batte per la sicurezza delle scuole, dopo il “comprensibile e giustificato allarme creato dallo sciame sismico che da più tempo continua a colpire il cosentino e in particolare le zone della Valle del Crati e del Pollino, esprime “forte preoccupazione per la condizione di sicurezza delle strutture scolastiche più fatiscenti e obsolete” in particolare dei comuni interessati ai movimenti tellurici, chiede alle Amministrazioni competenti (Comuni, Province, Regione) di voler “predisporre una immediata verifica, utilizzando il periodo delle festività, delle condizioni di stabilità di tutti gli edifici scolastici particolarmente a rischio”. “Lo sciame sismico che sta interessando dopo la vasta area del Pollino, anche la città di Cosenza, il suo hinterland e in particolare la Valle del Crati, deve far aprire gli occhi su quella che è l’emergenza scuole a rischio che va affrontata immediatamente, senza perdere tempo. Si tratta di una priorità assoluta. Facciamo questa denuncia senza assolutamente voler creare nessun allarmismo, con il solo obiettivo di fare un’azione di prevenzione e con la consapevolezza che si tratta di una zona, il Cosentino e la Calabria, a forte rischio sismico, e che purtroppo molti edifici scolastici di questi comuni interessati dallo sciame sismico non sono affatto sicuri. Sono anni che Diritti Civili si batte per la sicurezza delle scuole. Oggi vogliamo richiamare l’attenzione delle autorità preposte sulla assoluta priorità e urgenza di una verifica immediata delle condizioni di sicurezza delle scuole in particolare in tutti quei comuni interessati dallo sciame sismico e comunque quelli di tutti quei comuni che hanno edifici scolastici pericolosi, a rischio crollo. Occorre per questo che siano le amministrazioni competenti a intervenire subito con un monitoraggio rigoroso, un controllo della stabilità degli edifici scolastici, almeno di quelli fatiscenti, vecchi e particolarmente a rischio. Bisogna fare in fretta. Lo sciame sismico incessante di questi mesi può avere arrecato danni enormi a queste vecchie strutture con il rischio di possibili cedimenti strutturali e crolli. Queste scuole per questo motivo vanno subito monitorate e messe in sicurezza. Non vanno assolutamente dimenticati, né certamente sottovalutati i tanti episodi di crolli che si sono verificati nel recente passato in Italia, miracolosamente in molti casi senza provocare vittime e in alcune occasioni purtroppo finite anche in tragedia. Dobbiamo assolutamente evitare che si ripetano simili drammi. Bisogna prevenire, soprattutto considerando che oltre il 60% delle scuole in Italia (la percentuale è ancora più alta in Calabria) sono a rischio, come più volte denunciato dalla Protezione Civile. La situazione è estremamente preoccupante. Non intervenire e non prevenire in tempo è non solo grave, assolutamente ingiustificato, ma irresponsabile e criminale”.

21 dicembre 2011

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello Diritti Civili al giudice sorveglianza di Catanzaro per Alexandrina (giovane rumena che ha perso suoi tre bambini in incendio), da quasi 7 mesi ai domiciliari. “Liberi per Natale questa povera e sfortunata ragazza rumena”

Catanzaro

“Tra pochi giorni sarà Natale. Sarà il terzo Natale che Alexandrina trascorrerà senza i suoi tre bambini, che un destino crudele (un incendio nella sua abitazione) le ha strappato un maledetto pomeriggio di tre anni fa, fine dicembre 2008. Sono quasi sette mesi che Diritti Civili combatte per aiutare questa povera e sfortunata ragazza rumena, che la stampa calabrese, tranne le solite poche lodevoli eccezioni, sembra aver dimenticato e cancellato. Abbiamo già vinto, insieme ai due legali della ragazza , Brandi Cordasco Salmena e Lucente, una prima importante battaglia grazie a dei giudici, quelli della Corte di Appello di Catanzaro, particolarmente sensibili, che hanno negato l’estradizione e quindi evitato il carcere, nel suo Paese, ad Alexandrina, condannata dalla giustizia della Romania, in modo assolutamente ingiusto e disumano, a tre anni di reclusione per omicidio colposo, per la morte dei suoi tre bambini. Adesso è giusto che Alexandrina (che mi telefona chiedendomi, piangendo, di continuare ad aiutarla), che è agli arresti domiciliari in Calabria (a Sibari) dal 31 maggio scorso, venga per Natale definitivamente scarcerata e possa iniziare a lavorare (ha da poco ottenuto un contratto con una azienda agricola della Sibaritide) per cercare di ricostruirsi una vita dopo l’immane tragedia che ha subito e che ha purtroppo segnato per sempre in modo indelebile e drammatico la sua esistenza. Confido per questo in un atto di giustizia e di umanità del giudice di sorveglianza di Catanzaro. E’ questo l’appello che faccio oggi, a pochi giorni dal Natale, per questa povera e sfortunata ragazza, che sono anche andato, nel mese di maggio, a incontrare nel carcere di Castrovillari, dove era detenuta”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolgendosi al giudice di sorveglianza del Tribunale di Catanzaro al quale chiede di concedere, prima di Natale, l’affidamento ai servizi alla giovane rumena Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile 2011 dai carabinieri di Corigliano e rimasta nel carcere di Castrovillari sino al 31 maggio scorso (quando è stata, dai giudici della Corte di Appello di Catanzaro, respinta la richiesta di estradizione, avanzata dalla Procura generale, concessa la scarcerazione e disposti i domiciliari in Calabria), in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese (la Romania) per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, avvenuta, in Romania, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali, mentre la giovanissima donna era uscita per andare a comprare del pane ai suoi tre figlioletti, lasciati a letto, a dormire, e con il caminetto acceso per riscaldare la stanzetta, in quel freddissimo pomeriggio d’inverno. Al suo ritorno aveva trovato l’abitazione invasa dal fuoco, aveva rotto il vetro, si era buttata con coraggio nelle fiamme, per tentare di salvare i suoi tre figli. Purtroppo non ce l’aveva fatta. Alexandrina era rimasta anche gravemente ferita ed era stata ricoverata in ospedale dove era rimasta due mesi. Mentre si trovava in Italia, dove era arrivata raggiungendo un fratello, per cercare di distrarsi e ricominciare a vivere, era stata (il 26 aprile di quest’anno) arrestata e rischiava l’estradizione e tre anni di carcere nel suo paese. La Corte di Appello di Catanzaro con due diversi pronunciamenti, il 31 maggio (quando ha disposto la immediata scarcerazione e la concessione dei domiciliari), e (dopo il ricorso del Procuratore generale e il nuovo processo disposto dalla Corte di Cassazione) il 27 luglio, con una nuova udienza, una diversa sezione e nuovi giudici, ha rigettato la richiesta di estradizione, ha confermato gli arresti domiciliari alla ragazza. La giovane rumena, terminato il periodo di prova con gli psicologi e l’assistente sociale, è in attesa della decisione del giudice e della libertà.

 

17 dicembre 2011

 

 

 

SCUOLA:CORBELLI,FONDAZIONE CARICAL AIUTERA'BIMBO NON VEDENTE

 (ANSA) - COSENZA, 13 DIC - Il Presidente della Fondazione

Carical, Mario Bozzo, è disponibile e pronto ad aiutare il

piccolo Domenico, il bambino non vedente di Castrovillari al

quale di fatto viene negato il diritto allo studio perché la

scuola è sprovvista di materiale didattico idoneo. Lo rende

noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli.

   Bozzo ha informato personalmente Corbelli dopo aver visto

l'appello del leader del Movimento Diritti Civili.

   "La Fondazione Carical - afferma Corbelli - è pronta a

farsi carico del problema del piccolo Domenico, mi ha detto il

presidente Bozzo che ho incontrato e che ringrazio per la

sensibilità dimostrata anche in questa occasione. Oggi ho

telefonato al papà del piccolo Domenico per informarlo della

disponibilità della Fondazione Carical".

   Il leader di Diritti Civili, nei giorni scorsi, aveva

denunciato rivolto un appello al direttore dell'Ufficio

scolastico regionale, Francesco Mercurio, ed al sindaco di

Castrovillari, Franco Blaiotta, per fare in modo che la scuola

si dotasse del materiale didattico adeguato alle persone non

vedenti.

   "Con il mio appello - conclude Corbelli - avevo auspicato un

immediato intervento del Direttore dell'Ufficio Scolastico

Regionale e del sindaco Blaiotta. E' arrivata invece prima e

subito la risposta del presidente della Fondazione Carical,

Mario Bozzo, che ringrazio pubblicamente insieme a quei media

calabresi che hanno dato spazio all'appello di Diritti

Civili".(ANSA).

(in questa pagina il precedente intervento su questo caso)

 

 

 'NDRANGHETA: MORELLI, "NON HO COMMESSO ILLECITI"


(AGI) - Catanzaro, 10 dic. - Franco Morelli, il consigliere regionale della Calabria arrestato nei giorni scorsi nell'ambito dell'operazione "Infinito" della Dda di Milano, si difende dal carcere. A fasri portavoce di Morelli, che nega ogni responsabilita', e' il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. "Morelli - afferma Corbelli - e' in un vero e proprio incubo. Non riesce a darsi una spiegazione di quello che gli e' successo. E' visibilmente molto provato. Ha gia' perso 10 chili. Alla moglie, - riferisce - che ha incontrato pochi giorni dopo il suo arresto, ha detto guardandola negli occhi, con lo sguardo perso nel vuoto: "Perche' sono qui, perche' mi hanno arrestato, come e' possibile che io sia qui in carcere. Cosa ho fatto di male, di cosi' grave? Non ho mai commesso alcun illecito. Durante tutta la mia vita ho solo sempre aiutato tanta povera gente..". Dopo aver denunciato "la sua forte preoccupazione per lo stato di salute di Franco Morelli che ha perso 10 kg in sette giorni", Corbelli) chiede l'intervento del Ministro di Grazia e Giustizia, Paola Severino, per quella che definisce "una grande ingiustizia e una tragedia che si sta consumando nel silenzio e nell'indifferenza generali, interrotti solo dal massacro mediatico, nei confronti di una persona perbene, da tutti stimata sino al momento dell'arresto". Corbelli, in una nota trasmessa all'Agi, parla di "violazione dei diritti piu' elementari che impediscono ai familiari di poter finanche portare gli indumenti pesanti necessari per l'inverno, perche' e' consentito portare ogni mese al detenuto un massimo di 20 kg di roba (alimentari o altri prodotti e vestiti). I familiari - aggiunge - possono vederlo solo 4 ore al mese. Lunedi' Morelli vedra' per la prima volta dal momento del suo arresto le sue due figlie, che insieme alla loro mamma (Ermelinda Pugliese, moglie di Morelli) si recheranno dalla Calabria al carcere di Opera, in Lombardia Quello che sta vivendo". Corbelli aggiunge: "Si possono calpestare in questo modo i diritti, la stessa dignita' umana di una persona, cancellare la sua storia vissuta tutta all'insegna della correttezza, onesta' e grande umanita'? Si puo' trattare come un pericoloso criminale una persona perbene, indagata ma non ancora ne' condannata, ne' rinviata a giudizio, ne' processata. Perche' - domanda - non vengono concessi subito gli arresti domiciliari a Franco Morelli, considerando che si tratta di un incensurato e di una persona onesta e perbene? Se al processo, come sono certo, sara' dimostrata la sua totale innocenza chi mai potra' ripagare e risarcire della grande sofferenza e dell'immane dolore Morelli e la sua famiglia?". (AGI) 

 

 

 

 

 

 

 

SCUOLA:CORBELLI,AIUTARE BIMBO NON VEDENTE A SEGUIRE LEZIONI

LEADER DIRITTI CIVILI DENUNCIA EPISODIO IN COMUNE COSENTINO

          

            (ANSA) - COSENZA, 5 DIC - Un bambino non vedente di otto anni

non riesce a frequentare la scuola perché l'istituto non è

dotato del materiale didattico idoneo. La vicenda è stata resa

nota dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli,

che ha rivolto un appello al Direttore scolatico regionale,

Francesco Mercurio, per fornire la scuola del materiale

necessario.

   Corbelli ha ricevuto una lettera dal padre del bambino,

anch'egli non vedente e residente in un comune della provincia

di Cosenza.

   "Mi rivolgo a lei - scrive il padre del bimbo a Corbelli -

in quanto mio figlio è non vedente e gli viene negato il

diritto allo studio perché la scuola è sprovvista di materiale

didattico idoneo e l'amministrazione comunale è assente. Tutto

iniziò tre anni fa quando mio figlio iniziò a frequentare la

prima elementare, nonostante abbiamo fornito alla scuola tutti i

contatti per poter attrezzarsi di materiale tiflo didattico e

facendo incontri tra scuola, Amministrazione comunale e

Responsabile tecnica preposta a tutt'oggi Domenico frequenta la

terza elementare continuando a non avere il materiale.  Da due

anni lotto per difendere i diritti del mio bambino non

vedente".

   Sulla vicenda il leader del Movimento Diritti Civili ha

affermato che si tratta di "una storia triste, che colpisce

profondamente e che spero trovi immediata soluzione. Auspico un

immediato intervento del Direttore dell'Ufficio Scolastico

Regionale e del sindaco del comune dove risiede il piccolo

Domenico".(ANSA).

 

 

 

Caso Morelli. Lettera aperta di Corbelli al pm Boccassini e al Gip Gennari. “L’arresto del consigliere regionale calabrese è un clamoroso errore giudiziario”

 

 

‘NDRANGHETA, CORBELLI :” ARRESTO  MORELLI  ERRORE  GIUDIZIARIO”

ANSA 3 dic. Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha reso noto di avere scritto una lettera aperta al pm di Milano, Ilda Boccassini, e al Gip Giuseppe Gennari, in cui esprime "forti perplessità in merito all'inchiesta sulla 'ndrangheta che ha portato in carcere, per quello che ritengo un clamoroso errore giudiziario - afferma - la persona sbagliata, il consigliere regionale Franco Morelli, con unìaccusa in particolare (concorso esterno in associazione mafiosa) tanto devastante quanto assurda e inverosimile, per chi (appena) conosce la storia del politico calabrese''. Secondo Corbelli, "lascia esterrefatti leggere quelle accuse (dei pm e del giudice milanesi) di cinismo, spregiudicatezza, di mafia nei confronti di Morelli. Si è scatenato un vero e proprio massacro mediatico, un processo sommario, una condanna preventiva, senza bisogno di processo e di sentenze. Si tratta di una grande ingiustizia. E' stato abbandonato da tutti, come se si trattasse di un criminale e non invece di una persona perbene, generosa. Solo Diritti Civili continua a difenderlo. Nessuno che ha il coraggio e l'onestà di dire e scrivere che Morelli è agli antipodi della mafia, della cultura mafiosa, che dei suoi 14 mila voti ottenuti alle elezioni regionali del 2010, nella circoscrizione di Cosenza (non in quella di Reggio o di Milano, dove pare abbiano una certa influenza elettorale i Lampada-Valle), non ce n'é neppure uno che puzza di mafia. Morelli è uno che raccoglie consensi per il suo modo di fare, la sua bonomia, la sua presenza sul territorio. Prende una valanga di voti per i tanti amici e le tante parrocchie che l'hanno sostenuto, per tutte quelle cene e feste sino all'alba con tanti elettori-sodali sparsi nei diversi comuni della provincia cosentina". "Morelli - conclude Corbelli - è questo, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, ma associarlo alla mafia, identificarlo addirittura come la cosiddetta zona grigia, il volto politico della 'ndrangheta, e' una bestemmia, la negazione di una verità storica, acclarata, indiscutibile, da tutti conosciuta in Calabria. Oggi intanto la moglie di Morelli, Ermelinda Pugliese, mi ha telefonato e, piangendo, mi ha ringraziato".(ANSA)

 

 

‘NDRANGHETA/ CORBELLI: ARRESTO MORELLI PROVVEDIMENTO INGIUSTO

 

ANSA. 30/11/2011

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, esprime, in una nota, ”piena, forte solidarietà al consigliere regionale della Calabria, Francesco Morelli, finito oggi in carcere nell’ambito di una operazione della Dda della Procura di Milano”.
Corbelli, nella nota, parla di “un arresto che lascia letteralmente sgomenti e sconcertati perché colpisce una persona perbene, un uomo generoso, unanimemente conosciuto e apprezzato come un galantuomo. Fermo restando il rispetto che si deve all’operato dei magistrati e dei giudici, ritengo l’arresto di Franco Morelli, un fatto gravissimo, un provvedimento ingiusto e assolutamente spropositato. Morelli non andava arrestato”.
“Sono certo che la vicenda giudiziaria che lo riguarda – afferma Corbelli – sarà subito chiarita con la scarcerazione del consigliere regionale. Conosco e sono amico da tanti anni di Franco Morelli. Voglio esprimere a lui, in questo momento drammatico e doloroso della sua vita, tutta la mia amicizia, la mia solidarietà e vicinanza e ricordare che in questi anni tante battaglie civili e grandi conquiste civili, ottenute dal movimento Diritti Civili, sono state possibili grazie soprattutto all’aiuto disinteressato di Morelli”.

 

 

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili dopo morte rumeno per assideramento nel campo nomadi lungo il fiume Crati a Cosenza. “Un fatto grave, indegno di un Paese civile. A Cosenza disumana baraccopoli Rom, con molti bambini a rischio. Intervenire subito per evitare immane tragedia”

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo la morte per assideramento di un giovane romeno di 44 anni nel campo rom, parla di una “tragedia preannunciata che si poteva e doveva evitare”, denuncia ancora una volta quello che definisce lo “scandalo della baraccopoli dimenticata, la situazione di degrado, di disumanità, di condizioni igieniche allucinanti e di pericolo in cui vivono numerose famiglie nomade (con la presenza di molti bambini), nell’accampamento lungo il fiume Crati”, invita il Sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, a “continuare l’azione intrapresa a favore di questa comunità, per la cancellazione di questo ghetto, e riprendere il vecchio progetto, accantonato, dal suo predecessore, Perugini, pare per mancanza di risorse, della realizzazione di una struttura di accoglienza per questi immigrati poverissimi”. “La morte per il freddo di un ospite del campo nomade lungo il fiume Crati - afferma Corbelli - è una tragedia che colpisce non solo la comunità rom ma l’intera città, è un fatto gravissimo che si poteva e doveva evitare. E’ uno scandalo inaccettabile che nel 2011 nella città di Cosenza si possa morire per assideramento. È un episodio indegno di un Paese civile. Siamo di fronte alla violazione dei diritti elementari e fondamentali di ogni essere umano, che vengono in questo modo letteralmente cancellati e calpestati. Il 9 giugno scorso un incendio aveva colpito la baraccopoli rom. Solo per un miracolo si era evitata la tragedia. In quell’occasione il primo appello che avevo rivolto al neo sindaco di Cosenza, Occhiuto, era stato quello di affrontare subito la vergogna del campo Rom, una emergenza sociale. Oggi la tragedia con la morte per assideramento di un rumeno. Invito il sindaco a continuare e completare l’operazione del campo rom. Quell’accampamento-disumano è una assoluta priorità, pensando soprattutto a quello che può succedere con l’arrivo delle piogge e del maltempo in quella baraccapoli che ospita, sulle rive del fiume, anche molti bambini. Bisogna intervenire, prevenire in tempo, prima che succeda qualche immane tragedia! Il comune di Cosenza si muova di concerto con le altre amministrazioni competenti. Bisogna assolutamente non abbassare la guardia sul dramma dimenticato della comunità rom che a Cosenza vive in tende-vergogna, in alloggi di fortuna, pericolosi, in condizioni igieniche allucinanti e disumane. Oggi la situazione è di nuovo assai grave e preoccupante. Sono anni che Diritti Civili denuncia questo scandalo. Due anni fa sono personalmente andato per Natale a portare anche un regalo alla comunità rom del fiume Crati. Occorre intervenire immediatamente, eliminando queste vergogne, aiutando quelle famiglie, dando un’assistenza dignitosa e sicura a tutti, soprattutto a quei bambini che in quelle condizioni si ammalano e rischiano la vita. Quanto accaduto questa notte, con la morte di un giovane rumeno, per assideramento, deve essere un monito e un campanello d’allarme. Bisogna agire subito, per prevenire, prima che sia troppo tardi. Bisogna aiutare questa povera gente che viene da noi in cerca di lavoro e di fortuna. Bisogna non chiudere gli occhi di fronte al dramma di quella comunità e in particolare di quei bambini innocenti. Ricordo a tutti che a volte in quelle baracche si consumano immani tragedie, a tutti sconosciute, come nel caso dei due fratellini rom non vedenti, Marko e Branko che nell’estate del 2000 Diritti Civili scoprì proprio in una di quelle tende-vergogne sulle rive del Crati, che salvò e che da 11 anni continua ad aiutare”.

 

29 novembre 2011

 

 

 

 

 

La nigeriana Kate Omoregbe ha ricevuto la cittadinanza di Lodi

A rendere nota la notizia è stato ancora una volta il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria «per salvare Kate»

 

25/11/2011. AGI «Kate Omoregbe è cittadina di Lodi. Da alcuni giorni infatti ha ottenuto la carta di identità e la residenza nel comune lodigiano, dove, da due mesi, è ospitata presso l’istituto religioso Sant'Anna e dove lavora come badante, assistendo una anziana donna centenaria, la ragazza nigeriana che, se espulsa, rischiava nel suo paese la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona, un musulmano, molto più grande di lei (che l’aveva violentata) e per non essersi voluta convertire (lei che è cristiana) alla religione islamica». Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria «per salvare Kate», andata avanti ininterrottamente per due mesi. La giovane nigeriana di 34 anni era detenuta nella casa circondariale di Castrovillari (dove ha finito di scontare, il 5 settembre scorso, con un abbuono di 90 giorni per buona condotta, una condanna a quattro anni e quattro mesi, per detenzione di una piccola quantità di droga, rinvenuta durante una perquisizione, nel febbraio del 2008, in un appartamento che la ragazza divideva a Roma, dove lavorava come badante, con altre tre sue connazionali: reato che la ragazza ha sempre con forza ribadito di non avere mai commesso), aveva chiesto asilo politico per poter restare in Italia e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese la condanna a morte. Il 7 settembre le è stato concesso l’asilo politico in Italia sotto forma di protezione umanitaria. Il 19 ottobre l’ultimo atto giudiziario: il giudice di sorveglianza del tribunale di Cosenza, Sergio Caliò, aveva riconosciuto la non pericolosità della Omoregbe.
«Nei giorni scorsi il comune di Lodi le ha concesso la residenza – dice Corbelli – e le ha rilasciato la carta di identità. L’epilogo finale e positivo di una lunga battaglia, andata avanti per tutta l’estate».

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Vinta una importante  battaglia. Dopo appello Corbelli, intervento Presidente Repubblica. Donna vibonese malata (in dialisi da oltre 30 anni) riavrà pensione che era stata sospesa  da gennaio.

 

 

Vibo Valentia

ta per essere cancellata una grande ingiustizia e vinta una nuova, importante battaglia civile. Riavrà presto la pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento (che erano state sospese da dieci mesi) e non dovrà restituire i 4000 euro, regolarmente percepiti, Domenica (Nica) Mazzè, 46 anni, emodializzata di Vibo Valentia, da oltre 30 anni in dialisi, alla quale è stato sospeso (da gennaio) il misero assegno complessivo di 700 euro al mese. Dopo la battaglia e l’appello del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, è prontamente intervenuto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che attraverso il suo competente Ufficio ha investito del problema la Commissione Medica Superiore per le invalidità dell’Inps di Roma che ieri ha telefonato alla donna vibonese per invitarla a presentare immediatamente la documentazione necessaria per ripristinare l’erogazione della pensione. La donna ha subito chiamato Corbelli per informarlo e ringraziarlo per il suo intervento. Questa mattina Corbelli ha sentito al telefono sia l’Inps di Roma che la sede di Vibo. Ha avuto conferma che alla donna saranno subito ridate pensione e indennità di accompagnamento. Nei giorni scorsi il leader di Diritti Civili, dopo aver ricevuto una lettera di un medico del reparto di Nefrologia e Dialisi dell’ospedale di Vibo che ha in cura la donna, era prontamente intervenuto con una serie di iniziative e un appello al Capo dello Stato, recapitato al Quirinale venerdì 4 novembre. Nella lettera-appello a Napolitano, Corbelli aveva raccontato la “sofferenza, la grande ingiustizia che stava subendo la povera donna (vive solo con l’aiuto di un fratello sposato e disoccupato), vittima anche di un autentica beffa da parte dell’Inps che non solo non le riconosceva i mesi di pensione non corrisposti (a partire da gennaio la pensione è sospesa), ma le aveva chiesto di rifare la domanda di aggravamento e le aveva ribadito la richiesta di restituire la somma di oltre 4000 euro, contro cui ovviamente la donna, gravemente malata, ha presentato ricorso ma la prima udienza è stata fissata per aprile 2012 e, come lei stessa ha amaramente detto, ‘Chissà se ci arrivo..’ “. Corbelli aveva denunciato e parlato “di un fatto grave, una vergogna, che purtroppo continua, di un caso che calpesta i diritti elementari di una persona malata (che non riesce neanche a camminare se non aiutata da qualcuno e ha bisogno di continue trasfusioni per una grave anemia e che non può nemmeno sperare in un trapianto per motivi clinici) e la stessa dignità umana” e aveva invocato per questo, “al di là delle sue prerogative costituzionali, l’intervento del Presidente della Repubblica, quale garante supremo dei diritti di tutti i cittadini italiani. “Il Capo dello Stato ha accolto il mio appello ed è intervenuto. Le battaglie di Diritti Civili servono a qualcosa. Sono soddisfatto e contento – conclude Corbelli - di aver potuto aiutare questa povera, sfortunata e dignitosa donna”.

 

22 novembre 2011

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello Kate per Alexandrina (giovane rumena che ha perso suoi tre bambini in incendio). Erano entrambe detenute nel carcere di Castrovillari. 

 

 

Appello di Kate Omoregbe per Alexandrina Natalina Lacatus, la ragazza rumena di 24 anni, dal 31 maggio 2011 agli arresti domiciliari in Calabria, per la morte dei suoi tre bambini, avvenuta, in Romania, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali, mentre la giovanissima donna era uscita per andare a comprare del pane ai suoi tre figlioletti, lasciati a letto, a dormire, e con il caminetto acceso per riscaldare la stanzetta, in quel freddo pomeriggio d’inverno. Alexandrina, arrestata martedì 26 aprile 2011 dai carabinieri di Corigliano e rimasta nel carcere di Castrovillari sino al 31 maggio scorso (quando è stata, dai giudici della Corte di Appello di Catanzaro, respinta la richiesta di estradizione, avanzata dalla Procura generale, concessa la scarcerazione e disposti i domiciliari in Calabria), in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese (la Romania) per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, è da 6 mesi ai domiciliari, a Sibari. E’ rimasta sola. Non può uscire di casa nemmeno per recarsi in farmacia e dal medico. Alexandrina chiede di poter ottenere l’affidamento ai servizi e la possibilità di raggiungere i suoi zii a Reggio Calabria. Kate e Alexandrina sono state entrambe detenute nel carcere di Castrovillari. Tutt’e due salvate dopo una lunga battaglia dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. In carcere erano diventate amiche, le loro drammatiche storie si sono intrecciate, per la comune battaglia condotta a loro favore, per farle scarcerare, da Corbelli. Oggi a chiedere di aiutare Alexandrina è (da Lodi, dove si trova da due ,mesi, ospite dell’Istituto religioso Sant’Anna) Kate, la giovane nigeriana, scarcerata (dopo 4 anni e mezzo di carcere) il 5 settembre scorso, che ha chiesto e ottenuto asilo politico (sotto forma di protezione umanitaria) per restare in Italia (dove si trova da undici anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese (da dove era stata costretta a fuggire 11 anni fa), di essere sfregiata con l’acido e di essere lapidata e uccisa, per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (un musulmano che l’aveva anche violentata) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione islamica. “Il signor Corbelli, che sento quasi tutti i giorni e che dopo avermi salvata continua ad aiutarmi anche adesso, - ha detto Kate, in una nota diffusa da Diritti Civili - mi ha riferito della drammatica vicenda di Alexandrina, che ho conosciuto nel carcere di Castrovillari. Siamo diventate amiche. Sapevo della tragedia che l’aveva colpita, per la morte dei suoi tre bambini in un incendio. Prego per lei. Vorrei tanto poterla aiutare, fare qualcosa per questa ragazza, povera e sfortunata come me. Chiedo ai giudici, in nome di Dio, di aiutarla e farla uscire di casa. Alexandrina è stata già così duramente colpita da un destino crudele. Non fatela più soffrire”.

 

20 novembre 2011

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Nuovo appello Corbelli per Alexandrina (giovane rumena che ha perso suoi tre bambini in incendio), da 6 mesi ai domiciliari, rimasta sola e dimenticata!

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un “nuovo, accorato appello al giudice di sorveglianza del Tribunale di Catanzaro al quale chiede di concedere l’affidamento ai servizi alla giovane sfortunata ragazza rumena Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile 2011 dai carabinieri di Corigliano e rimasta nel carcere di Castrovillari sino al 31 maggio scorso (quando è stata, dai giudici della Corte di Appello di Catanzaro, respinta la richiesta di estradizione, avanzata dalla Procura generale, concessa la scarcerazione e disposti i domiciliari in Calabria), in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese (la Romania) per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, avvenuta, in Romania, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali, mentre la giovanissima donna era uscita per andare a comprare del pane ai suoi tre figlioletti, lasciati a letto, a dormire, e con il caminetto acceso per riscaldare la stanzetta, in quel freddissimo pomeriggio d’inverno. Al suo ritorno aveva trovato l’abitazione invasa dal fuoco, aveva rotto il vetro, si era buttata con coraggio nelle fiamme, per tentare di salvare i suoi tre figli. Purtroppo non ce l’aveva fatta. Alexandrina era rimasta anche gravemente ferita ed era stata ricoverata in ospedale dove era rimasta due mesi. Mentre si trovava in Italia, dove era arrivata raggiungendo un fratello, per cercare di distrarsi e ricominciare a vivere, era stata (il 26 aprile di quest’anno) arrestata e rischiava l’estradizione e tre anni di carcere nel suo paese. La Corte di Appello di Catanzaro con due diversi pronunciamenti, il 31 maggio (quando ha disposto la immediata scarcerazione e la concessione dei domiciliari), e (dopo il ricorso del Procuratore generale e il nuovo processo disposto dalla Corte di Cassazione) il 27 luglio, con una nuova udienza, una diversa sezione e nuovi giudici, ha rigettato la richiesta di estradizione, ha confermato gli arresti domiciliari alla ragazza, difesa dagli avvocati Brandi Cordasco Salmena e Lucente. La giovane rumena, terminato il periodo di prova con gli psicologi e l’assistente sociale, è in attesa dell’affidamento per ritornare completamente libera. Da quasi 6 mesi, dal 31 maggio, Alexandrina è a Sibari ai domiciliari. Da sola, dopo che il marito, un giovane marocchino, per lavoro è emigrato al Nord e il fratello della ragazza è, da alcuni giorni, rientrato in Romania, per un nuovo lutto che ha colpito la loro famiglia. “La ragazza è angosciata e disperata. Non può lasciare il suo appartamento (per non rischiare di essere di nuovo arrestata) nemmeno per andare in farmacia per acquistare una medicina, per andare dal medico per farsi visitare. Sta soffrendo e letteralmente impazzendo. I suoi avvocati – afferma Corbelli - stanno cercando di farle ottenere l’affidamento (o almeno, come chiede la giovane rumena, l’autorizzazione a cambiare residenza per consentirle così di raggiungere due suoi zii a Reggio Calabria), purtroppo la giustizia sembra essersi dimenticata di Alexandrina. La povera e sfortunata ragazza rumena, colpita da un destino crudele, con la morte dei suoi tre bambini, ieri sera e questa mattina mi ha nuovamente telefonato per chiedermi, piangendo, di continuare ad aiutarla, dopo che ho lottato ininterrottamente per oltre un mese per toglierla dal carcere e per impedire che venisse estradata e condannata a tre anni di detenzione nel suo paese. Per aiutare ancora Alexandrina sono pronto se necessario anche a clamorose e pacifiche iniziative di protesta”.

 

19 novembre 2011

(in questa pagina tutta la lunga battaglia di Diritti Civili per aiutare e salvare Alexandrina)

 

 GOVERNO:BONOFIGLIO, ISTITUIRE SOTTOSEGRETARIO DIRITTI CIVILI

 (ANSA) - CATANZARO, 15 NOV - Il responsabile del Centro studi

regionale sulla illegalità, Gianfranco Bonofiglio, in una nota,

rivolge un appello al presidente incaricato del Consiglio, Mario

Monti, al quale chiede "l'istituzione di un sottosegretariato

ai diritti civili e alla solidarietà" e indica per questo

incarico quella che definisce "una figura super partes, un

apolitico, un personaggio di grande capacità, esperienza,

competenza, di assoluta moralità, il calabrese Franco Corbelli,

leader da oltre 25 anni del Movimento Diritti Civili".

   "A Mario Monti - prosegue - chiedo un gesto simbolico forte,

che serve a dare un reale segnale di cambiamento e una autentica

svolta rispetto al passato, la istituzione di un

sottosegretariato ai diritti civili e alla solidarietà. Una

struttura del genere è presente negli Usa e finanche in

Marocco. Sarebbe un messaggio di grande valore e di speranza per

milioni di persone che vivono condizioni di particolare disagio

e sono vittime ogni giorno di piccole e grandi ingiustizie".

(ANSA).

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Appello Diritti Civili a giudici Corte di Appello per concessione affidamento servizi ad Alexandrina, giovane rumena ai domiciliari in Calabria (dal 31 maggio scorso) per morte suoi tre bambini in incendio, sviluppatosi per cause accidentali in Romania nel 2008

 

 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello ai giudici della Corte di Appello di Catanzaro ai quali chiede di concedere l’affidamento ai servizi alla giovane rumena Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile 2011 dai carabinieri di Corigliano e rimasta nel carcere di Castrovillari sino al 31 maggio scorso (quando è stata, dagli stessi giudici della Corte di Appello, respinta la richiesta di estradizione, avanzata dalla Procura generale, concessa la scarcerazione e disposti i domiciliari in Calabria), in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese (la Romania) per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, avvenuta, in Romania, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali, mentre la giovanissima donna era uscita per andare a comprare del pane ai suoi tre figlioletti, lasciati a letto, a dormire, e con il caminetto acceso per riscaldare la stanzetta, in quel freddissimo pomeriggio d’inverno. Al suo ritorno aveva trovato l’abitazione invasa dal fuoco, aveva rotto il vetro, si era buttata con coraggio nelle fiamme, per tentare di salvare i suoi tre figli. Purtroppo non ce l’aveva fatta. Alexandrina era rimasta anche gravemente ferita ed era stata ricoverata in ospedale dove era rimasta due mesi. Mentre si trovava in Italia, dove era arrivata raggiungendo una zia, per cercare di distrarsi e ricominciare a vivere, era stata (il 26 aprile di quest’anno) arrestata e rischiava l’estradizione e tre anni di carcere nel suo paese. La Corte di Appello di Catanzaro con due diversi pronunciamenti, il 31 maggio (quando ha disposto la immediata scarcerazione e la concessione dei domiciliari), e (dopo il ricorso del Procuratore generale e il nuovo processo disposto dalla Corte di Cassazione) il 27 luglio, con una nuova udienza, una diversa sezione e nuovi giudici, ha rigettato la richiesta di estradizione, ha confermato gli arresti domiciliari alla ragazza, difesa dagli avvocati Brandi Cordasco Salmena e Lucente. La giovane rumena, terminato il periodo di prova con gli psicologi e l’assistente sociale, è in attesa dell’affidamento per ritornare completamente libera. Oggi Alexandrina è a Sibari. Da sola, dopo che il marito, un giovane marocchino, per lavoro è emigrato al Nord. La ragazza oggi mi ha telefonato per chiedermi di aiutarla in questa ultima battaglia, vorrebbe l’affidamento e la libertà di potersi trasferire a Reggio Calabria, dove vivono due zii, per poter lavorare. “Grazie alla incessante campagna di Diritti Civili abbiamo vinto una importante battaglia e salvato questa sfortunata ragazza rumena, che – afferma Corbelli - pagava addirittura con il carcere, in modo assolutamente ingiusto e disumano, la tragedia della perdita dei suoi tre bambini, morti in un incendio per un destino crudele. Oggi chiedo ai giudici un ultimo atto umanitario: la concessione dell’affidamento ai servizi della ragazza e la possibilità della stessa di potersi trasferire a Reggio e raggiungere i suoi zii. E’ questo l’atto finale di una bellissima pagina di giustizia giusta e di grande umanità”.

10 novembre 2011

 

 

 

SANITA': CORBELLI, A RISCHIO FUTURO CENTRO SCREENING NEONATALE

APPELLO DI DIRITTI CIVILI : C'E' PESANTE CARENZA DI PERSONALE

(ANSA) - CATANZARO, 5 NOV - "E' gravissima e pericolosa la

situazione del Centro regionale di screening neonatale per la

totale carenza di personale". E' quanto denuncia il leader del

movimento Diritti civili Franco Corbelli.

   Corbelli, in una nota, chiede l'intervento del presidente

della Regione Giuseppe Scopelliti, commissario per la sanità,

ed evidenzia "il rischio che corrono i 18 mila bambini che

nascono ogni anno in Calabria e che devono essere sottoposti

agli esami previsti".

   Nella nota il leader di Diritti civili riferisce di "un

accorato appello che gli è stato rivolto dal responsabile di

questa struttura, il prof. Giuseppe Parlato", e chiede a

Scopelliti " un intervento immediato per prevenire e

scongiurare danni irreversibili e possibili tragedie, per

malattie non diagnosticate in tempo nei bambini".

   "Non si può in nome sempre del famigerato piano di rientro

dal deficit sanitario - sostiene ancora Corbelli - tagliare su

queste importantissime strutture e mettere così a rischio la

salute e la vita di tutti i 18 mila bambini che ogni anno

nascono in Calabria. Non intervenire configura pesanti

responsabilità anche sul piano penale. Per questo mi appello al

Governatore Scopelliti, al quale chiedo di affrontare subito e

personalmente questo grave problema e mettere il Centro

regionale screening neonatale in condizioni di operare con

efficienza e sicurezza". (ANSA).

 

 

 

Appello dializzati a Diritti Civili per denunciare ingiustizia (nella pagina Politica)

 

  

 Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 Appello Diritti Civili a Napolitano per donna in dialisi da oltre 30 anni a cui hanno sospeso da gennaio pensione e indennità accompagnamento. La donna ha telefonato a Corbelli

 

Vibo Valentia

Appello del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per Domenica (Nica) Mazzè, 46 anni, emodializzata, da oltre 30 anni in dialisi, alla quale è stata sospesa (da gennaio) la misera pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento (complessivamente sui 700 euro al mese). La donna oggi ha telefonato a Corbelli per ringraziarlo per il suo intervento dei giorni scorsi e per raccontargli della sua sofferenza, della grande ingiustizia che sta subendo e della nuova beffa dell’Inps, che non solo non le riconosce i mesi di pensione non corrisposti (a partire da gennaio la pensione è sospesa), ma le ha chiesto di rifare la domanda di aggravamento e le ha ribadito la richiesta di restituire la somma di oltre 4000 euro, contro cui ha ovviamente la donna, gravemente malata, ha presentato ricorso ma la prima udienza è stata fissata per aprile 2012 e, come lei stessa ha amaramente detto, ‘Chissà se ci arrivo..’ “. Corbelli parla “di una vergogna dell’Inps senza precedenti, che purtroppo continua, di un caso che calpesta i diritti elementari di una persona malata e la stessa dignità umana” e invoca per questo, “al di là delle sue prerogative costituzionali, l’intervento del Presidente della Repubblica, quale garante supremo dei diritti di tutti i cittadini italiani. Il capo dello Stato per altre situazioni più o meno simili, anzi meno gravi e scandalose di questa, è intervenuto, ha fatto sentire la sua voce. Spero lo faccia anche per la giovane donna dializzata di Vibo”. Il leader di Diritti Civili chiede che “si ponga immediatamente fine a questa grande ingiustizia, ridando pensione e assegno alla povera donna”, e si domanda “come è possibile continuare ad accanirsi in questo modo contro una povera donna gravemente malata e purtroppo nella fase terminale della sua vita. Tre anni fa l’Inps aveva di nuovo sospeso la misera pensione che era stata poi a distanza di molti mesi ridata mentre la donna era in coma per l’aggravamento delle sue condizioni di salute. Da gennaio la vergogna si ripete, ancora una volta, nel silenzio e nell’indifferenza pressoché generali. E’ assolutamente inaccettabile e intollerabile che possa accadere tutto ciò senza che ci sia una ferma protesta, senza che nessuno paghi per queste autentiche vergogne”. Corbelli era già intervenuto su questa vicenda nei giorni scorsi, “dopo, afferma, aver  ricevuto una lettera da parte di un medico de1 reparto di Nefrologia e Dialisi dell’ospedale di Vibo che ha in cura questa donna da molti anni e dopo aver visto le immagini in tv e la sofferenza di questa persona malata, che non riesce neanche a camminare se non aiutata da qualcuno e ha bisogno di continue trasfusioni per una grave anemia. Oltretutto non ha la possibilità di sperare in un trapianto per motivi clinici. Vive solo con l’aiuto di un fratello sposato e disoccupato. Oggi piangendo – conclude Corbelli - mi ha chiesto dia continuare ad aiutarla (cosa che naturalmente proseguirò a fare),perché non ce la fa a più a continuare a vivere in queste condizioni”.

 

3 novembre 2011

(segue precedente intervento su questo caso umano)

 

 

Sospesa pensione a donna in dialisi da 30 anni. Appello di Corbelli.

  Vibo Valentia. AGI. 28 ottobre. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene sulla vicenda di Domenica (Nica) Mazzè, emodializzata, da 30 anni in dialisi, alla quale è stata sospesa la pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento. Corbelli parla “di una vergogna dell’Inps e di chi criminalizza, a tutti i livelli, i veri invalidi, di un caso che calpesta i diritti elementari di una persona malata e la stessa dignità umana”, chiede che “si ponga immediatamente fine a questa grande ingiustizia, ridando pensione e assegno alla povera donna”, e si domanda se “è accettabile e tollerabile che possa accadere tutto ciò senza che ci sia una ferma protesta, una reazione di sdegno, senza che nessuno paghi per queste autentiche vergogne”. Corbelli interviene “dopo, afferma, aver ricevuto una lettera da parte di un medico de1 reparto di Nefrologia e Dialisi dell’ospedale di Vibo che ha in cura questa donna da molti anni e dopo aver visto le immagini in tv e la sofferenza di questa persona malata. Rendo noto questa missiva di questo sensibile dottore (il cui nome non faccio per rispetto del suo ruolo e della sua privacy) perché spiega in modo chiaro, esaustivo e onesto il dramma e la grande ingiustizia che sta vivendo questa povera donna”. “Caro signor Corbelli, sono un medico del reparto di Nefrologia e Dialisi dell’ospedale di Vibo. Consapevole della sua grande sensibilità, le scrivo per segnalarle un caso eclatante che riguarda una nostra paziente emodiliazzata. Si chiama Nica (Domenica) Mazzè, ha 46 anni di cui oltre 30 trascorsi in dialisi. Purtroppo le sue condizioni cliniche sono tutt’altro che buone e, senza entrare in particolari, basta dire che non riesce neanche a camminare se non aiutata da qualcuno e ha bisogno di continue trasfusioni per una grave anemia. Oltretutto non ha la possibilità di sperare in un trapianto per motivi clinici. Vive solo con l’aiuto di un fratello sposato e disoccupato. Ebbene, Nica ha avuto qualche mese fa la ‘bella sorpresa ’ di vedersi revocata la pensione e l’indennità di accompagnamento, oltre alla richiesta di rimborso di oltre 4000 euro. Ha ovviamente presentato ricorso ma la prima udienza è stata fissata per aprile 2012 e, come lei stessa ha amaramente detto, ‘Chissà se ci arrivo..’. Questa lettera l’ho scritta di mia iniziativa, perché voglio bene a questa persona che ho curato (insieme ai miei colleghi) in tutti questi anni e con cui si è stabilito un rapporto di grande cordialità e amicizia. Non possiamo tollerare una simile ingiustizia nei confronti di una persona che si sente umiliata, offesa nella sua dignità per lo più in una fase (purtroppo) terminale della sua esistenza terrena. Sicuro della sua attenzione la saluto con grande stima e cordialità”.

 

 

 La storia di Kate Omoregbe
Corbelli: "non sarà più espulsa"

Riconosciuta la non pericolosità di Kate Omoregbe, la ragazza nigeriana che, dopo aver scontato una condanna per droga, rischiava l'espulsione dall’Italia e la lapidazione

 

19/10/2011 - ANSA -  Il giudice di sorveglianza del tribunale di Cosenza, Sergio Caliò, ha riconosciuto la non pericolosità di Kate Omoregbe, la ragazza nigeriana che, dopo aver scontato una condanna per droga, rischiava l'espulsione dall’Italia e la lapidazione nella sua nazione di origine per essersi rifiutata di sposare un uomo più grande di lei. La decisione del giudice è arrivata questa mattina e la notizia è stata resa nota dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli che si è impegnato molto negli ultimi mesi per la giovane nigeriana: «La decisione del giudice di sorveglianza – afferma Corbelli - cancella in questo modo il provvedimento di espulsione della giovane immigrata che era stato emesso nel 2008 dal Tribunale di Roma, contestualmente alla sentenza di condanna per la detenzione di una piccola quantità di droga. Il provvedimento di espulsione era stato temporaneamente sospeso il 7 settembre scorso per la richiesta di asilo politico della ragazza, alla quale era stata riconosciuta dallo Stato italiano la protezione umanitaria». Corbelli stamane ha incontrato il giudice Caliò al quale ha espresso tutta la sua gratitudine per «la grande sensibilità e umanità dimostrate». Il leader di diritti Civili ha poi informato per telefono Kate, ospite di un istituto di suore a Lodi. «Era talmente felice – ha aggiunto Corbelli – che per la gioia si è messa a piangere. È finito un incubo, mi ha detto. Per me, dopo tanta sofferenza, ricomincia una nuova vita in un Paese libero».

 

 

 Caso Kate, ok dal Tribunale di Cosenza: cancellato provvedimento espulsione

 

Cosenza, 19 ottobre - (Adnkronos)- La vicenda della cittadina nigeriana salvata dalla lapidazione lo scorso 7 settembre con il riconoscimento della protezione umanitaria, alla fine della condanna avuta per droga - per altro lei si è sempre professata innocente - si conclude felicemente. Questa mattina, informa il leader del movimento Diritti Civili Franco Corbelli, che l'ha seguita per oltre due mesi, il Tribunale di Sorveglianza di Cosenza ha decretato la non pericolosita' della ragazza, cancellando in questo modo il provvedimento di espulsione a suo carico. Corbelli questa mattina ha incontrato il giudice Calio', subito dopo l'udienza. Lo ha ringraziato ''insieme ai suoi colleghi e collaboratori del suo ufficio per la grande sensibilita' e umanita' dimostrate per questo delicato e complesso caso umano e giudiziario''. Subito dopo Corbelli ha informato per telefono Kate, ospite di un istituto di suore a Lodi. ''Era talmente felice -ha riferito il leader del movimento che ha promosso la campagna umanitaria- che per la gioia si e' messa a piangere. Ha ringraziato Diritti Civili e tutti quelli che l'hanno aiutata a vincere questa sua difficile battaglia per la liberta' e per la vita. E' finito un incubo, mi ha detto. Per me, dopo tanta sofferenza, ricomincia una nuova vita in un paese libero''.

La giovane nigeriana di 34 anni era detenuta nel carcere di Castrovillari, dove ha finito di scontare, il 5 settembre scorso, con un abbuono di 90 giorni per buona condotta, una condanna a quattro anni e quattro mesi, per detenzione di una piccola quantita' di droga.

Lo stupefacente e' stato trovato durante una perquisizione, nel febbraio del 2008, in un appartamento che la ragazza divideva a Roma, dove lavorava come badante, con altre tre sue connazionali. Si tratta di un reato pero' che la ragazza ha sempre con forza ribadito di non avere mai commesso.

Kate aveva chiesto asilo politico per poter restare in Italia, dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno, e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo e' stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona, un musulmano, molto piu' grande di lei e che l'aveva violentata, e di non volersi convertire dal cristianesimo alla religione islamica.

  

 

Comunicato stampa del Movimento Diritti Civili

 Kate ha vinto oggi definitivamente la sua battaglia. Non sarà espulsa, potrà restare in Italia e ottenere l’asilo politico. La felicità della giovane nigeriana e la soddisfazione di Corbelli che ha incontrato e ringraziato il giudice Caliò, dopo l’udienza di questa mattina al Tribunale di Cosenza. Finisce oggi dopo tre mesi la lunga campagna di Diritti Civili.

 Cosenza

Kate Omoregbe ha vinto oggi definitivamente la sua battaglia. Questa mattina è stato infatti rimosso l’ultimo ostacolo e scongiurata così l’espulsione dal nostro Paese. Potrà adesso restare in Italia e ottenere l’asilo politico. Il giudice di sorveglianza del tribunale di Cosenza, Sergio Caliò, questa mattina ha riconosciuto e decretato la non pericolosità della ragazza nigeriana, che di fatto cancella in questo modo il provvedimento di espulsione della giovane immigrata, che era stato emesso dal Tribunale di Roma , nel 2008, contestualmente alla sentenza di condanna per una vicenda di detenzione di una piccola quantità di droga (reato che la ragazza ha comunque sempre giurato e negato di aver mai commesso). Il provvedimento di espulsione era stato temporaneamente sospeso il 7 settembre scorso  (due giorni dopo la scarcerazione) per la richiesta di asilo politico della ragazza, alla quale era stata riconosciuta dallo Stato italiano la protezione umanitaria. A dare la notizia è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria “per salvare Kate”, andata avanti ininterrottamente per due mesi (da quando ha ricevuto, il 21 luglio, dal carcere di Castrovillari, dove era detenuta, la lettera con l’accorata richiesta di aiuto della ragazza nigeriana) e sostenuta da una petizione internazionale che ha fatto registrare 12.556 adesioni da tutto il mondo(da 60 Nazioni di tutti i cinque Continenti). La giovane nigeriana di 34 anni era detenuta nel carcere di Castrovillari (dove ha finito di scontare, il 5 settembre scorso, con un abbuono di 90 giorni per buona condotta, una condanna a quattro anni e quattro mesi, per detenzione di una piccola quantità di droga, rinvenuta durante una perquisizione, nel febbraio del 2008, in un appartamento che la ragazza divideva a Roma, dove lavorava come badante, con altre tre sue connazionali: reato che la ragazza ha sempre con forza ribadito di non avere mai commesso), aveva chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona, un musulmano, molto più grande di lei (che l’aveva violentata) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione islamica. Corbelli questa mattina ha incontrato il giudice Caliò, subito dopo la udienza. Lo ha ringraziato “insieme ai suoi colleghi e collaboratori del suo Ufficio per la grande sensibilità e umanità dimostrate per questo delicato e complesso caso umano e giudiziario”. Subito dopo Corbelli ha informato per telefono Kate, ospite di un istituto di suore a Lodi. “Era talmente felice che per la gioia si è messa a piangere. Ha ringraziato Diritti Civili e tutti quelli che l’hanno aiutata a vincere questa sua difficile battaglia per la libertà e per la vita. E’ finito un incubo, mi ha detto. Per me, dopo tanta sofferenza, ricomincia una nuova vita in un paese libero”. “La battaglia di Diritti Civili per salvare Kate, iniziata il 21 luglio e andata avanti ininterrottamente tutti i giorni per tre mesi, finisce oggi”, conclude Corbelli.

 

19 ottobre 2011 

 

 

 

Comunicato stampa del Movimento Diritti Civili

 Caso Kate. Domani (mercoledì) udienza finale al Tribunale di Cosenza per annullare il provvedimento di espulsione, sospeso il 7 settembre scorso dopo la richiesta di asilo politico e la concessione della protezione umanitaria. Corbelli sicuro. “Domani finalmente finirà l’odissea giudiziaria di Kate”

 

Cosenza

Domani, mercoledì 19 ottobre, dovrebbe finalmente concludersi l’odissea giudiziaria di Kate Omoregbe, la giovane nigeriana di 34 anni che era detenuta nel carcere di Castrovillari (dove ha finito di scontare, il 5 settembre scorso, con un abbuono di 90 giorni per buona condotta, una condanna a quattro anni e quattro mesi, per detenzione di una piccola quantità di droga, rinvenuta durante una perquisizione, nel febbraio del 2008, in un appartamento che la ragazza divideva a Roma, dove lavorava come badante, con altre tre sue connazionali: reato che la ragazza ha sempre con forza ribadito di non avere mai commesso), che ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona, un musulmano, molto più grande di lei (che l’aveva violentata) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione islamica. Il giudice di sorveglianza del tribunale di Cosenza, Fabio Caliò, competente territorialmente, si pronuncerà infatti sulla richiesta di annullamento del provvedimento di espulsione nei confronti della ragazza nigeriana, emesso (nel 2008) contestualmente alla sentenza di condanna, dal Tribunale di Roma, e sospeso il 7 settembre scorso per la richiesta di asilo politico della giovane immigrata e per la concessione, alla stessa, da parte dello Stato italiano, della protezione umanitaria. Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria “per salvare Kate”, andata avanti ininterrottamente per due mesi (da quando ha ricevuto, il 21 luglio, dal carcere di Castrovillari, dove era detenuta, la lettera con l’accorata richiesta di aiuto della ragazza nigeriana) e sostenuta da una petizione internazionale che ha fatto registrare 12.556 adesioni da tutto il mondo(da 60 Nazioni di tutti i cinque Continenti). “L’udienza è fissata per domani mattina, mercoledì, presso il Tribunale di Cosenza. La comunicazione, e convocazione della ragazza nigeriana, è stata notificata a Kate il giorno della sua scarcerazione, il 5 settembre, nel carcere di Castrovillari. Il giudice del Tribunale di sorveglianza di Cosenza deve valutare e decretare la non pericolosità della Omoregbe, che di fatto annulla e cancella definitivamente, in questo modo, il provvedimento di espulsione. Da parte del Ministero della Giustizia sono state acquisite tutte le informazioni utili e trasmesse al tribunale di Cosenza. Domani dovrebbe dunque essere scritta la parola fine a questa vicenda giudiziaria. Kate, che da una settimana ha trovato lavoro come badante e che – afferma Corbelli - sento ogni giorno al telefono(e continuo ad aiutare), è stata, nei giorni scorsi, ascoltata (presso l’istituto delle suore di Lodi che l’ospita) da una funzionaria del Ministero della Giustizia (che ho avuto modo di sentire personalmente) e da una assistente sociale. Le relazioni (ad iniziare dalla importante testimonianza delle suore dell’istituto Sant’Anna), con tutte le informazioni utili, sono state trasmesse al Tribunale di Cosenza. Ho tranquillizzato Kate, suor Rosalia e suor Anna Silvia, che – conclude Corbelli - tutto andrà bene e che domani il giudice di sorveglianza del Tribunale di Cosenza, Caliò, persona di grande sensibilità e umanità, darà sicuramente una risposta positiva alla istanza della giovane nigeriana”.

 

18 ottobre 2011

 

 Le battaglie di giustizia di Diritti Civili. Scarcerato detenuto malato(nella pagina Giustizia)

 

 Corbelli su Kate:"adesso è felice"
ANSA - Sabato 15 Ottobre 2011 

 ''Kate ha trovato, e iniziato da pochi giorni, un lavoro come badante a Lodi. Assiste una centenaria. E' felice e ringrazia tutti quelli che l'hanno aiutata''. Ne dà Franco Corbelli, leader di Diritti civili e promotore della campagna umanitaria per salvare la donna nigeriana di 34 anni che il 7 settembre scorso ha ottenuto la protezione umanitaria dallo Stato dopo essere stata detenuta nel carcere di Castrovillari dove aveva chiesto asilo politico per non essere espulsa nel suo Paese e dove rischiava di essere lapidata e uccisa per il rifiuto di sposare una persona molto piu' grande di lei e di convertirsi dal cristianesimo alla religione islamica. ''Kate oggi - afferma Corbelli - è come se fosse rinata. All'Istituto Sant'Anna ha trovato una vera famiglia. Prega ogni giorno e ringrazia tutti quelli che l'hanno aiutata. La mattina si alza a pregare con suor Rosalia e suor Anna Silvia. Vederla in ginocchio in cappella, commuove tutte le suore. Kate ha sempre pregato nei momenti piu' brutti e dolorosi della sua vita. Da quando e' stata scarcerata la sento ogni giorno e continuo ad aiutarla. Dopo il lavoro che ha trovato e iniziato da pochi giorni, Kate spera adesso di riprendere gli studi e laurearsi. Vuole studiare lingue. Parla molto bene l'inglese. Sogna di fare un giorno la giornalista''.

  

Nuovo suicidio in carcere. Intervento di Diritti Civili(Nella pagina Giustizia)

 

  Sanità, la denuncia di Guccione e Corbelli: "Giovane in coma e senza assistenza”

ANSA. Cosenza 8 ottobre. Il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione e il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, in una nota congiunta denunciano il "gravissimo e ingiustificato caso di abbandono da parte delle istituzioni di un giovane di Tarsia, Luca Pizzi, 34 anni, in coma irreversibile da sette anni in seguito ad arresto cardiaco, verificatosi durante un esame medico all'Ospedale civile di Cosenza". Guccione e Corbelli chiedono che "vengano garantiti i diritti di questo ragazzo all'assistenza a domicilio e al risarcimento danni". "Questo giovane - sostengono - nel 2004, alla vigilia del suo matrimonio, durante un normale esame ha avuto un arresto cardiaco, è entrato in coma e da allora non si è più ripreso. E' stato dapprima ricoverato per un breve periodo a Chieti, quindi per quattro anni al centro risveglio del Sant'Anna di Crotone. Da oltre tre anni è a casa, in una piccola abitazione nelle campagne di Tarsia. E' in un lettino, viene alimentato attraverso un sondino. Accanto a lui c'é la mamma, che con grande amore lo assiste e non lo lascia un attimo da sette anni". "Purtroppo - proseguono Guccione e Corbelli - questo ragazzo non ha alcuna assistenza specialistica domiciliare, come è invece suo sacrosanto diritto. Quando la famiglia ha una necessità per Luca e chiama un medico, le viene risposto di portarlo in ospedale". Guccione e Corbelli, nei giorni scorsi, hanno incontrato il commissario dell'Asp di Cosenza, Gianfranco Scarpelli, esponendogli il caso e ottenendo "assicurazione che sarebbe stata subito disposta una assistenza domiciliare". Stamani Guccione e Corbelli si sono recati di nuovo a casa del ragazzo e hanno dichiarato che "purtroppo ad oggi non è stata ancora attivata alcuna assistenza. Abbiamo contattato nuovamente Scarpelli e cercato, invano, il responsabile medico del distretto di Roggiano. Intanto c'é da registrare e denunciare l'altro scandalo inaccettabile della causa per il risarcimento danni, ferma da sette anni". (ANSA)

 

  

DARFUR. APPELLO DI CORBELLI PER AZZARA’

 

(AGI) - Catanzaro, 6 ott. - Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello per Francesco Azzara', il volontario calabrese rapito, il 14 agosto scorso, in Darfur, "a cui - afferma - si sente particolarmente vicino, cosi' come a tutti i volontari e missionari che in ogni parte del mondo sono portatori di pace, di solidarieta' e umanita'.
  Mi auguro che Francesco possa finalmente gia' nelle prossime ore essere liberato e possa far ritorno a casa, dai suoi familiari. Sono oramai passati oltre 50 giorni dal suo rapimento. Purtroppo e' ancora in mano ai suoi sequestratori, nonostante piu' volte sia stata data per imminente la sua scarcerazione. Sperando e immaginando di poter parlare ai rapitori di Francesco, vorrei dire loro che sono oltre 25 anni che combatto per difendere i piu' poveri, gli ultimi, i deboli e gli emarginati. Sono decine e decine - continua - gli immigrati, tanti quelli dei paesi dell'Africa, che in questi anni ho aiutato e salvato. Ho promosso numerose gare di solidarieta' a favore di paesi poveri colpiti da calamita' e catastrofe umanitaria. Ho anche allestito e organizzato un aereo cargo carico di aiuti alimentari per i bambini poveri e malati dell'Etiopia, che nel febbraio del 2003, ho personalmente consegnato all'aeroporto di Roma all'ambasciatore Etiope in Italia. Faccio dall'Italia quello che Francesco e altri volontari e missionari come lui fanno operando direttamente nei paesi poveri del Terzo Mondo per aiutare chi ha bisogno, gli indigenti, i malati, gli emarginati. Per tutto quello che in questi lunghi anni ho fatto a favore degli immigrati e soprattutto per quello che Francesco, ha fatto,- conclude - lasciando la Calabria e andando in paesi poveri e lontani, per aiutare chi soffre, chiedo oggi ai rapitori di Azzara' un atto umanitario, di giustizia, la immediata scarcerazione del volontario calabrese". (AGI)

 

 

  Diritti Civili denuncia Emergenza profughi in Calabria. 1003 richiedenti asilo politico (nella pagina Politica)

 

 

 SOLIDARIETA': PREMIO A CORBELLI DA ASSOCIAZIONE CARABINERI
COSENZA
(ANSA) – COSENZA - L'associazione carabinieri in congedo di
Paola, guidata dal suo decano, maresciallo Francesco Allotta, "al
fine, si legge in un comunicato, di dare concretezza alla coraggiosa
opera di solidarietà umana, dimostrata da oltre vent'anni da Franco
Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili, ha deciso di
assegnargli una targa, quale significativo riconoscimento". "Franco
Corbelli - afferma Allotta - è il nostro Gandhi di Calabria, per cui è
giusto che sia donato un segno imperituro e tangibile a questo signore
che meriterebbe, almeno, la nomina di senatore a vita, per i tanti e
difficili compiti che quotidianamente assolve, da oltre 20 anni, a
favore di tanta povera gente data per vinta della società".

 

Diritti civili, un’associazione di carabinieri in congedo premia Corbelli      

 COSENZA. AGI. L’associazione carabinieri in congedo di Paola, guidata dal suo decano, maresciallo Francesco Allotta, “al fine - si legge in un comunicato - di dare concretezza alla coraggiosa opera di solidarietà umana, dimostrata da oltre vent’anni da Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili, ha deciso di assegnargli una targa, quale significativo riconoscimento”. “Franco Corbelli - afferma Allotta - è il nostro Gandhi di Calabria, per cui è giusto che sia donato un segno imperituro e tangibile a questo signore che meriterebbe, almeno, la nomina di senatore a vita, per i tanti e difficili compiti che quotidianamente assolve, da oltre 20 anni, a favore di tanta povera gente data per vinta della società. Sono proprio di questi giorni le due ultime importanti campagne umanitarie e straordinarie conquiste civili ottenute dal leader del Movimento Diritti Civili. Grazie a Corbelli - si legge - la ragazza nigeriana Kate non sarà lapidata e potrà vivere una vita serena in Italia. Grazie sempre a Corbelli, la giovane rumena Alexandrina, che ha vissuto l’immane tragedia di perdere i suoi tre bambini in un incendio, non sarà estradata in Romania e non sarà quindi condannata alla ingiusta e disumana punizione del carcere nel suo Paese, ma resterà in Italia, per rifarsi una vita. L’Associazione nazionale carabinieri fisserà una data per la consegna del prestigioso riconoscimento, con la collaborazione del Presidente dell’Anc Cosimo Polito, del segretario, maresciallo Francesco Bruno, dei consiglieri sezionali Tullio Di Bella, Salvatore Caruso, Mario Naccarato, Saverio Maiorano, Salvatore Farina, Pasquale De Rosa”.

 

L’altra lunga battaglia per salvare Alexandrina

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Le campagne umanitarie di Diritti Civili. Alexandrina come Kate. Resterà in Italia. Avrà l’affidamento. La giovane rumena (ai domiciliari, in Calabria, per morte suoi tre bambini in incendio, sviluppatosi per cause accidentali) non sarà estradata e condannata al carcere in Romania.

 

 

 

Kate e Alexandrina. Due storie diverse ma simili, le due ultime battaglie, promosse, condotte (ininterrottamente, quasi ogni giorno, per oltre cinque mesi, da fine aprile a tutt’oggi) e portate a buon fine dal Movimento Diritti Civili per salvare le due giovani immigrate, detenute tutte e due nel carcere di Castrovillari. Dopo la ragazza nigeriana, sta per essere scritto un finale lieto anche per la drammatica vicenda umana della giovanissima rumena, Alexandrina. Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile dai carabinieri di Corigliano e rinchiusa nel carcere di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese (la Romania) per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, avvenuta, in Romania, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali, mentre la giovanissima donna era uscita per andare a comprare del pane ai suoi tre figlioletti, lasciati a letto, a dormire, e con il caminetto acceso per riscaldare la stanzetta, in quel freddissimo pomeriggio d’inverno. Al suo ritorno aveva trovato l’abitazione invasa dal fuoco, aveva rotto il vetro, si era buttata con coraggio nelle fiamme, per tentare di salvare i suoi tre figli. Purtroppo non ce l’aveva fatta. Era rimasta anche gravemente ferita ed era stata ricoverata in ospedale dove era rimasta due mesi. Mentre si trovava in Italia, dove era arrivata raggiungendo una zia, per cercare di distrarsi e ricominciare a vivere, era stata (il 26 aprile di quest’anno) arrestata e rischiava l’estradizione e tre anni di carcere nel suo paese. La Corte di Appello di Catanzaro con due diversi pronunciamenti, il 31 maggio (quando ha disposto la immediata scarcerazione e la concessione dei domiciliari), e (dopo il ricorso del Procuratore generale e il nuovo processo disposto dalla Corte di Cassazione) il 27 luglio, con una nuova udienza, una diversa sezione e nuovi giudici, ha rigettato la richiesta di estradizione, ha confermato gli arresti domiciliari alla ragazza, difesa dagli avvocati, prof. Giovanni Brandi Cordasco Salmena e Leonardo Lucente. Tra pochi giorni alla giovane rumena, terminato il periodo di prova con gli psicologi, sarà concesso l’affidamento e ritornerà quindi completamente libera. Oggi Alexandrina è a Sibari, con il marito, un giovane marocchino. “Abbiamo salvato questa sfortunata ragazza rumena, che pagava addirittura con il carcere, in modo assolutamente ingiusto e disumano, la tragedia della perdita dei suoi tre bambini, morti in un incendio per un destino crudele. Alexandrina come Kate, due storie diverse ma simili. Due tragedie. Ma, per fortuna, anche due pagine di giustizia giusta e di grande umanità, afferma Franco Corbelli, leader di Diritti Civili. Per Alexandrina ho lottato per tre mesi, dal giorno del suo arresto sino al momento del secondo (e definitivo) pronunciamento della Corte di Appello di Catanzaro. Per Kate dal 22 luglio a tutt’oggi. Sono contento di aver dedicato questi 5 mesi e l’estate a queste due battaglie di giustizia giusta e a queste cause umanitarie. Dopo Kate adesso anche Alexandrina ritornerà libera. Tra pochi giorni, infatti, il Tribunale di Catanzaro le concederà l’affidamento. Avevo promesso ad Alexandrina, così come ho fatto con Kate, quando sono andato a trovarle in carcere (a maggio per incontrare la giovane rumena, ad agosto per la ragazza nigeriana), che li avrei salvate, che avrei lottato ogni giorno. Sono contento di esserci riuscito, grazie a giudici sensibili e coraggiosi, ai due avvocati di Alexandrina, Brandi Cordasco Salmena e Lucente, e all’aiuto della stampa calabrese che voglio ancora una volta pubblicamente ringraziare”.

 

26 settembre 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Kate è a Lodi, all’Istituto “Sant’Anna”. L’ospitale città lodigiana saprà aiutarla, come ha fatto la Calabria.

 

 

Kate Omoregbe, dopo aver lasciato la struttura di accoglienza di Roma, dove è rimasta per 14 giorni, da mercoledì sera, 21 settembre, è a Lodi, all’Istituto religioso “Figlie di Sant’Anna”, che la ospiterà e l’aiuterà a trovare un lavoro. Si conclude con l’arrivo a Lodi di Kate la campagna umanitaria (promossa dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che va avanti ininterrottamente da quasi due mesi e che ha fatto registrare, attraverso una petizione internazionale, l’adesione di 12.556 cittadini di tutto il mondo, di 60 Nazioni di tutti i cinque Continenti) per salvare la giovane nigeriana di 34 anni, che dopo essere, lunedì 5 settembre, uscita (con 90 giorni di anticipo per buona condotta) dal carcere di Castrovillari, dopo aver finito di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, emessa dal Tribunale di Roma, nel 2008, per una accusa di detenzione di una piccola quantità di droga, che sarebbe stata trovata durante una perquisizione, nel 2008, in un appartamento che la ragazza divideva a Roma con altre quattro giovani connazionali nigeriane (reato che Kate ha sempre con forza negato e giurato di non aver mai commesso), ha chiesto e ottenuto asilo politico, sotto forma di protezione umanitaria, per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese (da dove era stata costretta a fuggire 11 anni fa), di essere sfregiata con l’acido e condannata al patibolo, alla lapidazione e alla morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (un musulmano che l’ha anche violentata) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione islamica”. “Espletati finalmente tutti gli adempimenti burocratici Kate ha potuto lasciare Roma e raggiungere Lodi. Sarà ospitata dall’Istituto ‘Figlie di Sant’Anna’ della città lodigiana. Ringrazio pubblicamente suor Rosalia e suor Anna Silvia (che ho sentito più volte in questi giorni al telefono per preparare l’arrivo di Kate e per ringraziarle personalmente) dell’istituto religioso lodigiano – afferma Corbelli - per la loro sensibilità e disponibilità ad accogliere, ospitare e aiutare Kate. Il ringraziamento va esteso a tutta la ospitale città di Lodi che sta seguendo con grande attenzione e particolare sensibilità la vicenda umana di Kate che sono certo accoglierà con generosità e solidarietà, così come ha fatto, sino ad oggi, in modo esemplare la Calabria, grazie alla campagna umanitaria di Diritti Civili. Kate è una ragazza che ha vissuto una brutale violenza, una grande tragedia, che l’ha profondamente segnata, per questo deve essere aiutata. Oggi questa ragazza, uscita dal carcere per una ingiusta condanna (dimostreremo l’innocenza della giovane nigeriana con la revisione del processo) si ritrova sola in Italia, senza nessun parente. Ripudiata dalla sua famiglia. In tre anni e mezzo di carcere non ha mai ricevuto in carcere né una visita, né una lettera, né una telefonata. Dopo aver esattamente due mesi fa ricevuto, dall’istituto di pena dove era detenuta, una sua lettera con una accorata richiesta di aiuto sono stato – continua Corbelli - l’unico che è andato, per due volte in pochi giorni, a trovarla nella casa circondariale di Castrovillari. Dopo averla tolta dal carcere, dopo aver scongiurato la sua espulsione dall’Italia, dopo averle fatto ottenere l’asilo politico, sotto forma di protezione umanitaria, e dopo averla salvata da una fine orribile (lo sfregio del viso con l’acido e la lapidazione nel suo Paese) continuo ad aiutare questa ragazza nigeriana”.

 

25 settembre 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli preannuncia clamorosa novità: “Si va verso revisione processo. Kate è innocente e vittima di clamoroso errore giudiziario. La ragazza nigeriana ascoltata , per alcune ore, dalla Questura di Roma”. Rinviato l’incontro della giovane immigrata con il Ministro. Mercoledì l’arrivo di Kate a Lodi

 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore, da quasi due mesi, della campagna umanitaria a favore di Kate Omoregbe, preannuncia una “clamorosa novità, una importante iniziativa che potrebbe radicalmente cambiare e riscrivere la vicenda processuale e lo stesso destino della ragazza nigeriana di 34 anni, che dopo essere, lunedì 5 settembre, uscita (con 90 giorni di anticipo per condotta esemplare) dal carcere di Castrovillari, dopo aver finito di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi per una accusa di detenzione di una piccola quantità di droga, che sarebbe stata trovata durante una perquisizione, nel 2008, in un appartamento che la ragazza divideva a Roma con altre quattro giovani connazionali nigeriane (reato che ha sempre con forza negato e giurato di non aver mai commesso), ha chiesto e ottenuto asilo politico, sotto forma di protezione umanitaria, per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese (da dove era stata costretta a fuggire 11 anni fa), di essere sfregiata con l’acido e condannata al patibolo, alla lapidazione e alla morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (un musulmano che l’ha anche violentata) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione islamica”. Corbelli informa che “sarà chiesta e diventerà, a questo punto, assolutamente doverosa la revisione del processo per dimostrare l’assoluta innocenza della ragazza nigeriana. A questo proposito Kate è stata ascoltata in Questura a Roma per alcune ore. Kate ha ribadito la sua innocenza e fornito diversi elementi che lo proverebbero in modo inconfutabile. Dopo la deposizione della ragazza – afferma Corbelli - si va doverosamente verso la revisione del processo.  Ho sempre sostenuto sin dal primo incontro in carcere che Kate fosse innocente. La ragazza è vittima di un clamoroso errore giudiziario. Chiediamo per questo la immediata revisione del processo. Per dimostrare la sua innocenza e la sua buona fede. Kate non solo ha detto la verità raccontando la sua fuga dalla Nigeria, la sua odissea, la violenza subita, le minacce, la condanna a morte per la sua ribellione, ma può adesso dimostrare anche la sua innocenza per la vicenda processuale che l’ha vista ingiustamente condannata, può provare di non aver mai in vita sua fatto uso di droga, né di alcol, né di aver mai anche solo fumato una sigaretta. Mi ha detto che in quell’appartamento c’erano le prove della sua innocenza. La ragazza, piangendo, quella mattina, di fine febbraio 2008, lo ha subito detto agli agenti che la perquisivano e arrestavano. Perchè quelle carte non sono state acquisite e portate al processo? Chiederemo che questi documenti, prove inconfutabili della innocenza della ragazza, vengano acquisite e prodotte nel nuovo processo. Intanto mi ha informato Kate, un ministro della Repubblica dovrebbe incontrarla nella struttura di accoglienza di Roma che la ospita. Questo almeno quanto hanno comunicato in Questura alla ragazza nigeriana. Il Ministro dovrebbe essere Mara Carfagna, l’incontro sembra comunque sia stato rinviato per impegni urgenti del ministro. Slitta di qualche giorno(dovrebbe avvenire mercoledì prossimo) l’arrivo di Kate a Lodi all’istituto Sant’Anna, dove l’aspettano suor Rosalia e suor Anna Silvia, che ho sentito al telefono per informarle”. Per sostenere la campagna umanitaria di Diritti Civili per salvare Kate una petizione internazionale di una delle maggiori associazioni americane per i diritti umani, Care 2, ha raccolto 12.556 adesioni da tutto il mondo, da 60 Nazioni di tutti i cinque Continenti.

 

18 settembre 2011

 

 

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli risponde ad un intellettuale(!) nigeriano. “Kate ha detto la verità. I fatti lo dimostrano inconfutabilmente. Chi la denigra è solo un bugiardo e un calunniatore”.

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria per salvare Kate Omoregbe, risponde all’editoriale apparso oggi su un giornale della Nigeria, riportato dall’Agi, che accusa la ragazza nigeriana di non aver detto la verità e il Governo e il parlamento italiano di averle creduto . “Dopo il portavoce del presidente della Nigeria adesso anche qualche giornale nigeriano scopre finalmente con due mesi di ritardo il caso di Kate. Dopo le falsità del portavoce della Nigeria (che addirittura è arrivato a dire che era una montatura anche quella di Amina, la donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio, per la quale si è mobilitato il mondo intero) adesso è il turno di un altro sconosciuto signore, un cosiddetto intellettuale che definisce la storia di Kate inverosimile e accusa il Governo italiano e gli italiani di averle creduto. E’ vergognoso e scandaloso che per difendere l’immagine (indifendibile) della Nigeria si tenti di screditare questa ragazza e di sporcare una straordinaria pagina di solidarietà promossa da Diritti Civili e sostenuta, con una petizione internazionale, da 12.556 cittadini di tutto il mondo (hanno aderito 60 Nazioni di tutti i cinque Continenti). Come può questo intellettuale dire un cumulo di falsità, denigrare Kate, senza minimamente (lui che insegna e vive negli Usa) conoscere quella ragazza, la sua famiglia, la sua storia? Anche a lui come al portavoce del Presidente bisogna ricordare che Kate non ha mai detto di essere stata condannata allo sfregio del viso e alla morte per una sentenza di un Tribunale, ma per regole non scritte, punizioni orrende previste per chi si ribella ad un matrimonio combinato e si rifiuta (da cattolica) di convertirsi alla religione islamica. Questo intellettuale ha detto delle falsità. Kate è nata a Benin City (nel sud della Nigeria) ma proprio  per il matrimonio la sua famiglia si trasferisce a Sokoto (nel Nord del Paese, dove risiede l’uomo musulmano che l’ha violentata e che avrebbe dovuto sposare). A Sokoto, ricordo, che esistono queste regole disumane di punizione. Kate viene definita, anche da questo intellettuale, una criminale e una spacciatrice. E’ falso. È stata condannata (ingiustamente, lo dimostreremo con la revisione del processo) non per spaccio per detenzione di una piccola quantità di droga, trovata nell’appartamento che la ragazza divideva a Roma con altre tre sue connazionali. Un reato (per il quale ha scontato tre anni e mezzo di carcere: i primi 10 mesi a Rebibbia e due anni e sei mesi a Castrovillari) che la giovane ha sempre con forza negato, giurando di non aver mai fatto uso né di droga, né di alcol, né di aver mai fumato una sigaretta. Ricordo a questi denigratori di turno che Kate era in Italia, prima dell’arresto, da 8 anni, aveva sempre lavorato, onestamente, come badante, ottenendo un regolare permesso di soggiorno. Ricordo che per la sua buona condotta è uscita, lunedì 5 settembre, dal carcere di Castrovillari con 90 giorni di anticipo. Ricordo che prima di avere ottenuto l’asilo, sotto forma di protezione umanitaria, è stata interrogata al Cie di Roma dall’apposita Commissione, per due giorni di seguito, per oltre 16 ore. Sono stati fatti tutti i riscontri. Solo dopo è stata concessa la protezione umanitaria. Come si può liberamente e impunemente insultare questa ragazza, senza conoscerla? Che ne sanno questi denigratori di turno della tragedia, di quello che sta soffrendo da quindici anni Kate? Come possono persone che non lo conoscono, che non sanno nulla della sua storia fare certe affermazioni? Come possono dichiarare che ha detto il falso. Che ne sanno della violenza che ha subito da quell’uomo, molto più grande di lei, che volevano farle sposare. Che ne sanno di tutto quello che ha dovuto sopportare e subire per quattro anni per il suo rifiuto di sposare questa persona e per aver difeso la sua fede cristiana e non essersi convertita alla religione islamica. Lo sanno che per questo, per aver difeso la sua libertà e la sua fede cristiana, è stata ripudiata dalla sua famiglia. Perché altrimenti avrebbe dovuto fuggire, 11 anni fa, dal suo Paese, subito dopo aver conseguito il diploma e rinunciando al suo sogno che era quello di continuare gli studi, andare all’Università e laurearsi?  Lo sanno che in tre anni e mezzo di ingiusta detenzione in Italia non ha mai ricevuto in carcere né la visita, né una lettera, né una telefonata della sua famiglia. Nessuno, né i suoi genitori, né i suoi sei fratelli, né la sorella più piccola (a cui è molto legata e che è stata l’unica della famiglia con la quale, in questi anni, prima di essere arrestata, si sentiva al telefono) l’hanno mai cercata. Non basta questo per dimostrare che è stata ripudiata e condannata dalla sua famiglia? L’unica persona che ha incontrato in carcere, in questi tre anni e mezzo, è stato il sottoscritto (Corbelli), al quale ha scritto, nel mese di luglio, dal carcere in un momento di disperazione, chiedendo di essere aiutata e salvata. Se non aveva nulla da temere ritornando in Nigeria  perché avrebbe dovuto accusare la sua famiglia e l’uomo che l’ha violentata, pochi giorni prima di uscire dal carcere, dopo aver ultimato di scontare la sua condanna? Basta questo per  dimostrare che Kate ha detto la verità e chi l’accusa è solo un volgare bugiardo e calunniatore”.Corbelli ha infine reso noto che oggi ha parlato con la Questura di Roma e con suor Rosalia e suor Anna Silvia della Casa di Accoglienza Sant’Anna di Lodi, per preparare il trasferimento di Kate nell’istituto religioso lodigiano che dovrebbe avvenire, espletate le ultime formalità burocratiche, entro pochi giorni.

 

13 settembre 2011

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Kate andrà a Lodi (l’arrivo entro pochi giorni), all’istituto religioso Sant’Anna. Corbelli ”Finisce qui questa straordinaria pagina di solidarietà che ha coinvolto il mondo intero”.

  Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore, ininterrottamente, per 50 giorni, della campagna umanitaria per salvare Kate Omoregbe, ha reso noto che la ragazza nigeriana, che dopo essere stata scarcerata lunedì scorso (era detenuta a Castrovillari da due anni e 6 mesi, dopo i primi dieci mesi trascorsi a Rebibbia) ha ottenuto mercoledì scorso, dopo due giorni di interrogatori e di verifiche al Cie di Roma da parte dell’apposita Commissione, l’asilo politico, sotto forma di protezione umanitaria, non verrà in Calabria. Ha scelto l’istituto religioso Sant’Anna di Lodi, che per primo quand’era ancora detenuta ha espresso la sua volontà di ospitarla. Kate, che ho sentito, di nuovo questa mattina, ringrazia la Regione Calabria che aveva individuato una struttura religiosa calabrese dove ospitarla, per darle un pasto e farla dormire, ma ha deciso di scegliere l’Istituto di Lodi che le consentirà anche di poter lavorare, così come ha onestamente fatto per 8 anni in Italia, come badante, e come ha fatto anche nel carcere di Castrovillari dove, per la sua condotta esemplare, le è stato consentito, in base a quanto previsto  dalla legge, di svolgere ogni giorno, per 4 ore, lavori di pulizia all’interno della stessa casa circondariale. Kate vuole riprendere la sua vita e lavorare onestamente come ha sempre fatto. Ringrazia Diritti Civili, a cui deve la sua salvezza, la direzione e tutto il personale del carcere di Castrovillari, la stampa, la Calabria, l’Italia, quanti, da ogni parte del mondo, l’hanno aiutata, ma vuole poter riprendere a lavorare per essere autonoma e autosufficiente. Ho sentito l’altro ieri ed i nuovo questa mattina al telefono suor Rosalia De Leonardis e siora Anna Silvia, dell’Istituto Sant’Anna di Lodi, che si sono dette felici di accogliere Kate, di ospitarla e di trovarle un lavoro. La ragazza nigeriana dovrebbe essere a Lodi entro pochi giorni. La storia di Kate finisce qui. Chi tenta di sporcare questa straordinaria pagina di solidarietà, scritta dal Movimento Diritti Civili e sostenuta, attraverso una petizione internazionale (www.thepetitionsinte.com/appeal to save Kate, dell’Associazione per i diritti umani, Care2) da 12.556 cittadini di ogni parte del mondo (da 60 Nazioni di tutti i cinque Continenti), e chi cerca di screditare questa ragazza, per difendere l’immagine (indifendibile!) della Nigeria, è un bugiardo e un calunniatore. La giovane nigeriana di 34 anni era detenuta nel carcere di Castrovillari (dove, lunedì scorso, usufruendo di 90 giorni di abbuono, per l’esemplare condotta, ha finito di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, per detenzione di una piccola quantità di droga, rinvenuta, nel 2008, durante una perquisizione in un appartamento che la ragazza divideva a Roma, dove lavorava come badante, con altre tre sue connazionali: reato che la ragazza ha sempre con forza ribadito di non avere mai commesso), aveva chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese (da dove era stata costretta a fuggire 11 anni fa), di essere sfregiata con l’acido e di essere lapidata e uccisa, per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia, che in tre anni e mezzo di carcere non l’ha mai cercata, né sentita al telefono, né scritto una lettera) di sposare una persona molto più grande di lei (un musulmano che l’aveva anche violentata) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione islamica.

 

12 settembre 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli replica al portavoce del Presidente della Nigeria: “Kate ha detto la verità, per questo ha avuto, dopo due giorni di interrogatori e di verifiche al Cie di Roma, la protezione umanitaria. E’ falso e ignobile affermare il contrario. Sfido questo signore a portare davanti alle telecamere della tv della Nigeria la famiglia e il violentatore di questa ragazza per dimostrare che la storia non è vera. Se non lo fa è un bugiardo e un calunniatore al pari di tutti coloro che tentano di screditare questa ragazza”!

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria per salvare Kate Omoregbe, si dice “indignato per le dichiarazioni del portavoce del presidente della Nigeria, rilasciate al corrispondente dal Paese africano di una agenzia di stampa italiana, l’Agi, difende a spada tratta la giovane nigeriana, parla di un (falso) scoop inseguito da giorni da un giornalista (che mi aveva più volte contattato) e sfida il governo della Nigeria a portare davanti alle telecamere della televisione della Nigera la famiglia e il violentatore (e mancato sposo) di questa ragazza per dimostrare che la storia non è vera”. “Confermo che la storia di Kate è tutta vera. E semplicemente falso quanto affermato dal portavoce del presidente della Nigeria ad un giornalista corrispondente dalla Nigeria di una Agenzia di stampa che alla ricerca di uno scoop da alcuni giorni mi telefonava per dirmi che la storia gli sembrava incredibile e che in Nigeria non risultavano condanne emesse da un tribunale per questa ragazza. Ho spiegato che la ragazza, come è stato sempre detto, non era stata condannata da nessun Tribunale ma da regole non scritte del suo Paese, come mi ha descritto Kate nella missiva che mi ha mandato dal carcere. Credo a Kate. Sulla base di quali informazioni il portavoce del presidente della Nigeria dichiara che è tutto falso? Kate, come mi ha scritto nella lettera, chiedeva di essere salvata perché, per essersi rifiutata di sposare una persona (un musulmano) molto più grande di lei che l’aveva anche violentata e per non convertirsi alla religione islamica, lei che è cattolica, era di fatto, se ritornava in Nigeria, condannata ad essere sfregiata con l’acido e ad essere uccisa. Il portavoce del Presidente Nigeria sulla base di quale indagine espletata può dichiarare che Kate ha detto il falso? Quella ragazza ha detto la verità. E falso chi dichiara il contrario, solo per difendere l’immagine del suo Paese o per il gusto di uno scoop (boomerang per lui, mi dispiace per la sua Agenzia, l’Agi, a cui va invece tutta la mia stima). Kate ha ottenuto la protezione umanitaria dopo essere stata interrogata al Cie di Roma per due giorni di seguito da una commissione e da alcuni giudici. Sono state fatte ritengo le dovute verifiche e per questo è stato concessa la protezione umanitaria. Kate è uscita dal carcere con 90 giorni di anticipo per condotta esemplare. Kate è innocente anche per l’accusa di detenzione di droga che l’ha portata in carcere. Dimostreremo anche questo. Sfido il Portavoce del presidente della Nigeria a portare davanti alle telecamere della tv della Nigera la famiglia di questa ragazza e l’uomo che volevano farlo sposare e che l’ha anche violentata per dimostrare che ha detto il falso. Se non lo fa è un bugiardo e un calunniatore al pari di tutti coloro che tentano di screditare questa giovane nigeriana. Questo falso scoop serve solo a distruggere definitivamente, ad ammazzare, una ragazza che dopo anni di sofferenza, di violenza e di ingiusta detenzione stava finalmente e lentamente uscendo da un tunnel maledetto”.

 

9 settembre 2011 

 

 

 

 

KATE HA AVUTO l’ASILO POLITICO IN ITALIA

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli “Kate sarà temporaneamente ospitata in un istituto religioso”.

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria per salvare Kate Omoregbe, ha reso noto di aver di nuovo parlato, questa mattina e pochi minuti fa, con la ragazza nigeriana che dopo essere stata scarcerata lunedì scorso (era detenuta a Castrovillari da due anni e 6 mesi, dopo i primi dieci mesi trascorsi a Rebibbia) ha ottenuto ieri l’asilo politico, sotto forma di protezione umanitaria. Corbelli aveva ricevuto per primo la notizia della libertà di Kate, mercoledì pomeriggio, quando la ragazza nigeriana lo aveva chiamato mentre era ancora al Cie di Roma. Ieri e questa mattina la giovane immigrata ha chiamato di nuovo il leader di Diritti Civili per chiedergli quale struttura scegliere tra quelle che hanno offerto la disponibilità ad accoglierla . “Questa mattina ho di nuovo parlato con lei. Mi ha chiesto quale domicilio doveva comunicare alle autorità competenti. Ci siamo lasciati in attesa di individuare la soluzione ottimale. Ieri subito dopo la telefonata con Kate ho contattato e parlato con il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti che aveva nei giorni scorsi manifestato la disponibilità ad aiutare e dare ospitalità alla ragazza nigeriana. Stiamo valutando in queste ore quale sia la soluzione ottimale per Kate”. Intanto Kate resterà ancora ospite in una struttura religiosa”. La giovane nigeriana di 34 anni era detenuta nel carcere di Castrovillari (dove ha finito di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, per detenzione di una piccola quantità di droga, rinvenuta durante una perquisizione in un appartamento che la ragazza divideva a Roma, dove lavorava come badante, con altre tre sue connazionali: reato che la ragazza ha sempre con forza ribadito di non avere mai commesso), aveva chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana.

 

9 settembre 2011

 

 
Vicenda Kate Omoregbe, Loiero si complimenta con Corbelli
Venerdì 09 Settembre 2011 12:03

ANSA- AGI - ADNKRONOS   “Ora che la vicenda della giovane nigeriana, Kate Omoregbe, - ha detto Agazio LOIERO (Autonomia e Diritti) -  si è conclusa con il lieto fine dell’asilo politico, voglio complimentarmi ancora una volta con Franco Corbelli. Il ruolo di Corbelli e del suo movimento, Diritti civili, è estremamente importante in Calabria, un territorio in cui troppo spesso i diritti vengono confusi o non sono riconosciuti. Per questo – ha aggiunto LOIERO - ho sempre guardato con grande attenzione e talvolta addirittura con ammirazione al lavoro che Corbelli svolge, consapevole dell’importanza della tutela dei diritti umani in una regione multietnica come la nostra”.

 

Ringrazio il Presidente Loiero (f.c.)

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Kate a Corbelli. “Ho avuto l’asilo politico. Sono felicissima”.

 

 

Cosenza

 Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria per salvare Kate Omoregbe, ha reso noto, in una breve nota, di aver di nuovo poco fa parlato con la ragazza nigeriana che dopo essere stata scarcerata lunedì scorso (era detenuta a Castrovillari da due anni e 6 mesi, dopo i primi dieci mesi trascorsi a Rebibbia) ha ottenuto oggi l’asilo politico. Corbelli aveva ricevuto per primo la notizia della libertà di Kate, questo pomeriggio, quando lo aveva chiamato mentre era ancora al Cie di Roma. “Kate mi ha appena chiamato di nuovo. Ho di nuovo parlato con lei. Mi ha comunicato la notizia della concessione dell’asilo politico. Era felicissima. Mi ha ringraziato piangendo. Ieri era invece presa dallo sconforto, subito dopo il suo arrivo al Cie di Roma. Era triste e piangeva, poco fa mi ha manifestato tutta la sua felicità. Non pensava che l’asilo sarebbe arrivato così presto. Era pronta ad andare in una struttura religiosa sino al 19 ottobre, data che era sta fissata per l’udienza al Tribunale di sorveglianza di Roma per giudicare sulla sua richiesta di asilo politico in Italia. Sono felicissimo. Aspetto di incontrarla di nuovo per parlare del suo futuro in Italia”. La giovane nigeriana di 34 anni era detenuta nel carcere di Castrovillari (dove ha finito di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, per detenzione di una piccola quantità di droga, rinvenuta durante una perquisizione in un appartamento che la ragazza divideva a Roma, dove lavorava come badante, con altre tre sue connazionali: reato che la ragazza ha sempre con forza ribadito di non avere mai commesso), ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana.

 

7 settembre 2011

 

 

 

KATE E’ STATA SCARCERATA.

ABBIAMO VINTO UNA GRANDE BATTAGLIA DI CIVILTA’

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Kate ha telefonato a Corbelli. “E’ felice. Uscirà dal Cie di Roma. Andrà in una struttura religiosa”

 

 

Cosenza

 Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria per salvare Kate Omoregbe, ha reso noto, in una breve nota, di aver parlato con la ragazza nigeriana che dopo essere stata scarcerata lunedì scorso (era detenuta a Castrovillari da due anni e 6 mesi, dopo i primi dieci mesi trascorsi a Rebibbia) si trova adesso al Cie di Roma. “Ho parlato con Kate, mi ha telefonato, è felice, dopo un momento di sconforto, subito dopo il suo arrivo al Cie di Roma. Ieri era triste e piangeva, oggi mi ha gridato tutta la sua felicità. Dopo averla fatta uscire dal carcere di Castrovillari adesso la farò subito uscire anche dal Cie di Roma. Mi ha chiesto dove andare. Gli consiglierò di andare, almeno sino al 19 ottobre, quando si discuterà al Tribunale di sorveglianza di Roma della sua richiesta di asilo politico in Italia, in una delle tante strutture religiose che hanno offerto la loro disponibilità ad accoglierla”. La giovane nigeriana di 34 anni era detenuta nel carcere di Castrovillari (dove ha finito di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, per detenzione di una piccola quantità di droga, rinvenuta durante una perquisizione in un appartamento che la ragazza divideva a Roma, dove lavorava come badante, con altre tre sue connazionali: reato che la ragazza ha sempre con forza ribadito di non avere mai commesso), ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana.

 

7 settembre 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa del Movimento Diritti Civili

 

Caso Kate. Trasmesse oggi al Presidente della Repubblica le firme della petizione internazionale on line: 12.556 adesioni da 60 Nazioni di tutti i cinque Continenti

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria per salvare Kate Omoregbe, che va avanti ininterrottamente da oltre 40 giorni (da quando ha ricevuto, il 21 luglio, dal carcere di Castrovillari, dove era detenuta, la lettera con l’accorata richiesta di aiuto della ragazza nigeriana) informa che dopo la scarcerazione della giovane nigeriana, avvenuta lunedì pomeriggio, la petizione internazionale on line, wvv.thepetitionsite.com /appeal to save Kate (appello per salvare Kate), indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, promossa, con straordinario successo da una delle maggiori associazioni mondiali americane per i diritti umani, Care 2, è stata sospesa e le 12.556 firme raccolte sono state già trasmesse al Capo dello Stato. “Voglio ringraziare le 12.556 persone che da ogni parte del mondo hanno aderito a questa petizione internazionale curata in Italia da Marco Galli che, raccogliendo l’appello di Diritti Civili, ha promosso questa straordinaria gara di solidarietà sul web. E’ un risultato eccezionale, in due settimane sono arrivate 12.556 adesioni. Si era partiti con l’obiettivo di raggiungere 500 firme. Poi 1500. Siamo arrivati alla incredibile cifra di 12.556. Le firme sono ancora consultabili sul web. Hanno aderito cittadini di 60 Nazioni di tutti i cinque Continenti: dall’Europa, all’Africa, dall’America all’Asia, all’Australia. Adesioni alla campagna di Diritti Civili “per salvare Kate” sono arrivate dall’Italia, da tutta l’Europa e dai Paesi più lontani del Pianeta: dal Brasile, dal Canada, dalla Cina, dalla Cina, dal Giappone, da Costarica, dal Bangladesh, dalla Malesia, dall’India, dal Sudafrica, dal Pakistan, dalla Russia, dalla Svezia, dalla Finlandia, dall’Irlanda, dal Messico, dalla Colombia, da Singapore, dall’Argentina, dal Marocco, dalla Repubblica Dominicana, dalla Giamaica, dal Camerum, dall’Australia. Tutti chiedono al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di impedire che si consumi questo crimine orrendo. Kate non deve essere espulsa. Deve restare in Italia per evitare la lapidazione. “Kate è stata scarcerata dopo la lunga battaglia del Movimento Diritti Civili. Resterà in Italia, non sarà espulsa. Anche se ci sarà ancora da combattere. Continuerò a stare accanto a Kate, come ho fatto per 40 giorni. Da lunedì sera – afferma Corbelli - la giovane nigeriana si trova al Cie di Roma. Il 19 ottobre c’è l’udienza preliminare al Tribunale di Roma per discutere la sua richiesta di asilo politico. Abbiamo evitato, con la nostra campagna umanitaria, che Kate venisse rimandata in Nigeria, sfregiata con l’acido e lapidata, per essersi rifiutata di sposare una persona molto più grande di lei e per non essersi convertita alla religione musulmana, lei che è cattolica. Abbiamo vinto una grande battaglia di civiltà. Sono ancora oggi felice e commosso per quell’abbraccio davanti al carcere all’uscita di Kate dalla casa circondariale di Castrovillari”.

 

7 settembre 2011

 

 

Kate è stata scarcerata. L’abbraccio commovente di Kate e Corbelli davanti al carcere . ”Abbiamo vinto una battaglia di grande civiltà” .

 

 

“Kate è stata scarcerata. Resterà in Italia, non sarà espulsa. Abbiamo evitato che venisse rimandata in Nigeria, sfregiata con l’acido e lapidata. Abbiamo vinto una grande battaglia di civiltà. Sono felice e commosso”. Sono le prime parole del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, subito dopo la scarcerazione di Kate Omoregbe. Ad aspettare, ieri, davanti al carcere di Castrovillari la giovane nigeriana c’era il leader di Diritti Civili. Kate è scesa, nell’atrio all’interno del carcere, dalla macchina della polizia, si è inginocchiata e piangendo ha abbracciato e ringraziato Corbelli. “Devo a te la mia libertà, sei stato il mio salvatore. Dio ti benedica. Ringrazio quanti sostenendo la iniziativa del tuo Movimento dei diritti civili mi hanno aiutato dall’Italia e da ogni parte del mondo. Sono felice. Non pensavo che sarebbe mai arrivato questo giorno. Quando ti ho scritto 40 giorni quella lettera per chiederti di aiutarmi ero presa dalla disperazione. Pensavo di non farcela a resistere. Mai avrei immaginato che dopo pochi giorni saresti venuto a trovarmi in carcere. Lo hai fatto per tre volte. Sei l’unica persona che in tre anni e mezzo di carcere è venuta trovarmi in carcere. Per me, quando sei venuto a trovarmi, la prima volta, è stato un giorno di gioia e di speranza. Pensavo però che non ce l’avrei fatta. Oggi invece sono qui libera. Questa notte dalla gioia non ho dormito aspettavo con ansia che arrivasse subito l’alba. Voglio restare nel vostro Paese, in Calabria per continuare gli studi, laurearmi, farmi una famiglia. Sono da dieci anni in Italia. Mi sento cittadina di questo bellissimo Paese”. Kate è libera. E’ stata momentaneamente per alcuni giorni trasferita in un centro di accoglienza a Roma, prima di essere affidata ad una struttura in Calabria in attesa della udienza del 19 ottobre del competente Tribunale di Cosenza che discuterà la sua richiesta di asilo politico. Il provvedimento di espulsione di Kate, emesso dal tribunale di Roma, contestualmente alla condanna nel 2008, è stato sospeso.

 

6 settembre 2011

 

 

Straordinario successo della petizione internazionale per salvare kate. Superate le  12550 adesioni. Adesioni da tutto il mondo, da 60 Nazioni di tutti i cinque Continenti.

La petizione è sospesa. Le firme saranno consegnate al Presidente della Repubblica

ww.thepetitionsite.com /appeal to save Kate

 

 

Media che si occupano del caso di KATE e della campagna di DIRITTI CIVILI

 

Avvenire (una nuova intera pagina)

La Repubblica (con un reportage di Fabio Tonacci)

La Stampa (una intera pagina)

Il Messaggero

Il Secolo XIX

Il Giorno

Resto del Carlino

La Nazione

il Gazzettino

L’Unità

Il Corriere della Sera (che ha attribuito ad altri la nostra battaglia!)

Tg1

Tg2

Tg3

Tg La7

Studio Aperto

Tg5

Sky (che vergognosamente non ha citato Diritti Civili)

Servizio e appello di Rainews24

Prima pagina di CALABRIA ORA

Prima pagina del DOMANI

Prima pagina della GAZZETTA DEL SUD

Prima pagina del QUOTIDIANO DELLA CALABRIA

Articoli del GIORNALE DI CALABRIA

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli: “Lunedì si conoscerà il destino di Kate. Un caso giudiziario complicato. La giovane nigeriana rischia l’espulsione dall’Italia e la lapidazione nel suo Paese. Un crimine orrendo che bisogna assolutamente scongiurare”. Kate ha chiesto alla direzione del carcere di Castrovillari di informare Corbelli dell’ora della sua uscita. Migliaia di adesioni da tutto il mondo alla petizione internazionale

 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria per salvare Kate Omoregbe, che va avanti ininterrottamente da oltre 40 giorni, a poche ore dalla scarcerazione della giovane nigeriana, previsto per domani mattina, lunedì, avendo la ragazza terminato già ieri, sabato, il suo periodo di detenzione, grazie ai 90 giorni di abbuono concessi dal giudice per la buona condotta della giovane nigeriana, parla di “una situazione assai complessa, di un caso giudiziario di non facile soluzione per l’ostacolo del provvedimento di espulsione, emesso, nel 2008, nei confronti della ragazza insieme alla sentenza di condanna, dal Tribunale di Roma, e di fatto immediatamente esecutivo alla fine del periodo di carcerazione, che non chiarisce se domani mattina la giovane immigrata sarà, una volta lasciata la casa circondariale di Castrovillari, una cittadina libera, o se alla stessa verrà notificato il provvedimento di espulsione e l’adozione delle misure previste in questi casi, con il trasferimento in un Cie(Centro di identificazione ed espulsione) in attesa che le autorità preposte si pronuncino sulla richiesta di asilo politico presentata una decina di giorni fa dalla ragazza. L’unica certezza è l’accoglimento, da parte del giudice, della richiesta di scarcerazione anticipata. Infatti il fine pena della ragazza era il 16 novembre, con i 90 giorni di abbuono ha finito ieri la sua detenzione. La giovane nigeriana, 34 anni, è detenuta nel carcere di Castrovillari (da due anni e sei mesi, dopo i primi dieci mesi trascorsi a Rebibbia), per una condanna a quattro anni e quattro mesi, per detenzione di una piccola quantità di droga, rinvenuta, nel febbraio del 2008, durante una perquisizione in un appartamento che la ragazza divideva a Roma, dove lavorava come badante, con altre tre sue connazionali: reato che la ragazza ha sempre con forza ribadito di non avere mai commesso. Kate ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana. “Il caso di Kate si sta purtroppo rivelando assai complicato. L’unica certezza è che la ragazza ha finito la sua detenzione e deve essere per questo immediatamente scarcerata. Quello che non si sa e se sarà subito espulsa o se potrà continuare a restare in Italia (in attesa della risposta del Governo alla sua richiesta di asilo politico) come cittadina libera (ospite di un istituto di suore di Lodi, che hanno dato la loro disponibilità ad accoglierla) o se la stessa ragazza sarà confinata in un Cie (Centro di identificazione ed espulsione). Domani insieme al provvedimento di scarcerazione conosceremo il destino di Kate. Una cosa è certa: senza la straordinaria campagna umanitaria di Diritti Civili domani questa ragazza (nel silenzio e nell’anonimato assoluti) sarebbe stata imbarcata su un aereo e rispedita nel suo Paese, di fatto, in questo modo, condannata a morte, allo sfregio del viso con l’acido e alla lapidazione per aver difeso la sua libertà e la sua fede cristiana. Un crimine orrendo che dobbiamo assolutamente scongiurare. Dimostreremo anche, chiedendo la revisione del processo, l’assoluta innocenza di Kate rispetto al reato per il quale è stata condannata e tenuta in carcere per 3 anni e 6 mesi”. Kate ha chiesto alla direzione del carcere di Castrovillari di informare Corbelli dell’ora esatta della sua uscita “perché, ha scritto, è la persona che l’ha salvata e che vuole trovare, lei che non ha nessuno in Italia che l’aspetta, fuori dalla casa circondariale, da cittadina libera”. Prosegue intanto, con straordinario successo, la petizione on line internazionale, ww.thepetitionsite.com /appeal to save Kate (appello per salvare Kate), indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ad opera di una delle maggiori associazioni mondiali americane per i diritti umani Care 2, che, raccogliendo l’appello e sostenendo la campagna di Diritti Civili, in poco più di dieci giorni, ha già superato quota 1700 adesioni da 56 Nazioni di tutti i cinque Continenti.

 

4 settembre 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli: “Kate sarà scarcerata lunedì mattina. Se non sarà sospeso il provvedimento di espulsione sarà subito espatriata e di fatto condannata a morte nel suo Paese. Prosegue da tutto il mondo la mobilitazione per evitare l’espulsione dall’Italia e la lapidazione in Nigeria. Ci si avvia a superare le 1700 adesioni da 56 Nazioni”

 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria per salvare Kate Omoregbe, che va avanti ininterrottamente da oltre un mese, informa che la giovane nigeriana sarà scarcerata lunedì mattina, denuncia il rischio che la ragazza possa essere immediatamente espatriata e mandata a morire nel suo Paese se non sarà sospeso il provvedimento di espulsione emesso nel 2008, dal Tribunale di Roma (insieme alla sentenza di condanna) già trasmesso alla direzione del carcere di Castrovillari (dove Kate è detenuta, da due anni e sei mesi, dopo i primi dieci mesi trascorsi a Rebibbia) e immediatamente esecutivo alla fine della detenzione .Corbelli , che oggi si è recato di nuovo al carcere castrovillarese, rende noto che la giovane nigeriana ha finito oggi la sua detenzione. Il giudice ha accolto la domanda di scarcerazione anticipata riconoscendo 90 giorni di abbuono per buona condotta. Il fine pena era il 16 novembre. Con i giorni condonati ha finito oggi di scontare la condanna. La ragazza doveva quindi essere scarcerata già nella giornata di oggi (sabato). Slitta purtroppo per un intoppo a lunedì mattina. Resta adesso però l’ostacolo del provvedimento di espulsione. Purtroppo è una lotta contro il tempo. Il provvedimento del giudice per la sospensione del rimpatrio deve arrivare entro oggi, o al massimo entro domani, altrimenti per Kate lunedì scatta inesorabile l’espulsione dall’Italia e la condanna a morte nel suo Paese. La giovane nigeriana di 34 anni è detenuta nel carcere di Castrovillari (dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, per detenzione di una piccola quantità di droga, rinvenuta durante una perquisizione in un appartamento che la ragazza divideva a Roma, dove lavorava come badante, con altre tre sue connazionali: reato che la ragazza ha sempre con forza ribadito di non avere mai commesso), ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana. “Dieci giorni fa la ragazza – continua Corbelli - ha presentato istanza per ottenere asilo politico in Italia. La domanda è stata trasmessa dalla direzione del carcere alla competente Questura di Cosenza. Si aspetta adesso che venga esaminata e giudicata. In attesa proprio di questa risposta noi chiederemo che venga sospeso il provvedimento di espulsione, altrimenti immediatamente esecutivo già a partire dal momento della scarcerazione della ragazza, che avverrà lunedì mattina. La ragazza se sarà sospeso il provvedimento di espulsione sarà subito accolta dalle suore della Casa di Accoglienza di Lodi. Prosegue intanto, con straordinario successo, la petizione on line internazionale, ww.thepetitionsite.com /appeal to save Kate (appello per salvare Kate), indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ad opera di una delle maggiori associazioni mondiali americane per i diritti umani Care 2, che, raccogliendo il nostro appello e sostenendo la campagna di Diritti Civili, si avvia a superare, in poco più di dieci giorni, le 1700 adesioni da 56 Nazioni di tutti i cinque Continenti: dall’Europa, all’Africa, dall’America all’Asia, all’Australia. Adesioni alla campagna di Diritti Civili per salvare Kate dall’Italia, da tutta l’Europa e dai Paesi più lontani del Pianeta: dal Brasile, dal Canada, dal Costarica, dal Bangladesh, dalla Malesia, dall’India, dal Sudafrica, dal Pakistan, dalla Russia, dalla Svezia, dal Messico, dalla Colombia, da Singapore, dall’Argentina, dal Marocco, dalla Repubblica Dominicana, dalla Giamaica, dall’Australia. Tutti chiedono al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di impedire che si consumi questo crimine orrendo. Kate non deve essere espulsa. Deve restare in Italia per evitare la lapidazione. A sostegno della campagna umanitaria di Diritti Civili sono state già presentate due interrogazioni parlamentari bipartisan, ai ministri dell’Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, di tredici senatori (Rutelli, Bruno, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D’Alia, Negri e il senatore e Sottosegretario all’Economia, Antonio Gentile), si è registrato anche l’intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, del sindaco di Castrovillari, Franco Blaiotta, della Comunità di Sant’Egidio, dell’ex Governatore calabrese, Agazio Loiero, della Cisl e dell’Islam Moderato che, raccogliendo l’appello di Corbelli, hanno tutti chiesto un atto umanitario per evitare l’espulsione di Kate dall’Italia e salvarle in questo modo la vita”. Dopo la stampa calabrese, che ha dato come sempre un grande contributo, anche la stampa nazionale continua ad interessarsi alla vicenda della ragazza nigeriana. Dopo Avvenire, l’Unità, Studio Aperto, il Tg5 ieri intanto un nuovo servizio del Tg3 è stato dedicato al drammatico caso umano di Kate e alla battaglia di Diritti Civili.

 

3 settembre 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli a Napolitano “Salvare Kate prima che sia troppo tardi. Oggi (sabato) dovrebbe essere scarcerata ma rischia l’espulsione dall’Italia e la lapidazione nel suo Paese (Nigeria) se non sarà sospeso il provvedimento di espulsione. Migliaia di adesioni (oltre 1600 sino ad oggi) da 56 Nazioni di tutto il mondo alla petizione internazionale”. Nuovo servizio del Tg3 oggi alle 14,30.

 

 

Cosenza

 Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria per salvare Kate Omoregbe, che va avanti ininterrottamente da oltre un mese, a poche ore dalla scarcerazione della giovane nigeriana, afferma in una nota che “Kate è a un passo dalla liberta. La giovane nigeriana ha infatti finito oggi la sua detenzione. Il giudice ha accolto la domanda di scarcerazione anticipata riconoscendo 90 giorni di abbuono per buona condotta. Il fine pena era il 16 novembre. Con i giorni condonati ha finito oggi di scontare la condanna. La ragazza dovrebbe quindi essere scarcerata nella giornata di domani (sabato). Resta adesso però l’ostacolo del provvedimento di espulsione. Purtroppo è una lotta contro il tempo. Il provvedimento del giudice per la sospensione del rimpatrio deve arrivare entro oggi, altrimenti per Kate scatta inesorabile l’espulsione dall’Italia e la condanna a morte nel suo Paese”. Kate è detenuta nel carcere di Castrovillari (dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, per detenzione di una piccola quantità di droga, rinvenuta durante una perquisizione in un appartamento che la ragazza divideva a Roma, dove lavorava come badante, con altre tre sue connazionali: reato che la ragazza ha sempre con forza ribadito di non avere mai commesso, ha sempre dichiarato di non aver mai fatto uso né di droga, né di alcol, né di aver mai fumato una sigaretta), ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana”. Corbelli mercoledì scorso si è recato di nuovo nel carcere di Castrovillari per incontrare, per la seconda volta, la giovane nigeriana che chiede di essere aiutata e salvata. Oggi il leader di diritti Civili denuncia il rischio che “la ragazza possa essere immediatamente espatriata e mandata a morire nel suo Paese se non sarà sospeso il provvedimento di espulsione emesso nel 2008, dal Tribunale di Roma (insieme alla sentenza di condanna) già trasmesso alla direzione del carcere di Castrovillari e rivolge un accorato appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (al quale domani saranno recapitate le migliaia di adesioni (oltre 1610 quelle già pervenute sino ad oggi) alla petizione internazionale,  www.thepetitionsite.com /appeal to save kate, promossa da una delle maggiori associazioni americane per i diritti umani, Care2”) invitandolo “ad intervenire su questo drammatico caso umano, e a farlo subito, oggi stesso, prima che sia troppo tardi”. Intanto ieri il Tg3, alle 14,30, ha dedicato un nuovo servizio al caso di Kate e alla battaglia di Diritti Civili

 

2 settembre 2011

 

Caso Kate

Servizio e appello(4 settembre) di RAINEWS 24

Diversi servizi del TG3- Molti articoli di AVVENIRE – Speciale de L’UNITA’

Servizio del Tg5(1 settembre) nell’edizione delle ore 8

Reportage di due pagine (1 settembre) del QUOTIDIANO DELLA CALABRIA a firma del vice direttore GIANNI CERASUOLO

Prime Pagine di CALABRIA ORA e IL DOMANI

Articoli de LA GAZZETTA DEL SUD

31 agosto,1, 2 e 3 settembre, servizi del Tg Rai Calabria 

Nuovo servizio (31 agosto) a STUDIO APERTO.

Speciale di VANITY FAIR.IT(che riportiamo sotto)

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Nuovo incontro in carcere di Corbelli con la ragazza nigeriana condannata a morte per aver rifiutato matrimonio combinato (con un anziano) e per non volersi convertire alla religione musulmana! L’accorato appello di Kate, che tra pochi giorni uscirà dal carcere. ”Aiutatemi, salvatemi dalla lapidazione”. Le telecamere di Studio Aperto e Canale 5 ieri sono entrate nel carcere di Castrovillari. Migliaia le adesioni alla petizione internazionale. 

 

 

 

Nuovo incontro, mercoledì mattina, del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, con la giovane nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta, da due anni e sei mesi (dopo i primi dieci mesi di detenzione a Rebibbia), nel carcere di Castrovillari (dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, uscirà tra pochi giorni, nella prima decade di settembre, con un anticipo di due mesi, rispetto al fine pena, previsto per il 16 novembre, per il suo esemplare comportamento di detenuta) che ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana”. Corbelli dopo aver ricevuto, nel luglio scorso, una lettera della ragazza con una accorata richiesta di aiuto, continua ininterrottamente da oltre un mese la battaglia per salvare la giovane immigrata. Il 18 agosto aveva già incontrato la ragazza in carcere. Ieri mattina il nuovo incontro, voluto dalla giovane nigeriana. ”A pochi giorni dalla scarcerazione Kate ha chiesto di incontrarmi di nuovo. Ha voluto ringraziare tutti coloro che, sostenendo la campagna umanitaria di Diritti Civili, stanno dando la loro adesione alla petizione internazionale, indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di una delle più importanti Associazioni americane per i diritti umani, Care 2, (per aderire basta cliccare su www.thepetitionsite.com / appeal to save Kate) che in dieci giorni ha superato le 1500 adesioni da 54 Nazioni di tutti i cinque Continenti: dall’Europa, all’Africa, dall’America all’Asia, all’Australia. Adesioni alla campagna di Diritti Civili per salvare Kate oltre che dall’Italia e dai Paesi europei finanche dai Paesi più lontani del Pianeta: dal Brasile, dal Canada, dal Costarica, dal Bangladesh, dalla Malesia, dall’India, dal Sudafrica, dal Pakistan, dalla Russia, dalla Finlandia, dal Messico, dalla Colombia, dall’Argentina, dall’Australia. Kate quando le ho detto di questa straordinaria mobilitazione scattata in tutto il mondo a suo favore si è commossa, ha pianto, ha pregato e ringraziato il Signore. Ha giurato e ribadito, con forza, la sua innocenza rispetto all’accusa di detenzione di una piccola quantità di droga, rinvenuta durante una perquisizione, nel febbraio del 2008, nell’appartamento che la ragazza divideva a Roma con altre tre ragazze nigeriane. Una vicenda questa che l’è costata il carcere è il rischio oggi di essere lapidata se espulsa dall’Italia e rimandata nel suo Paese, da dove era scappata undici anni fa, per sfuggire a quel matrimonio con un uomo anziano e per non convertirsi alla religione musulmana, lei che è cristiana. Chiede a Dio di aiutarla, di salvarla. Ha paura però che una volta fuori dal carcere resterà sola, se non sarà accolta in tempo la sua richiesta di asilo in Italia, se non sarà sospeso il provvedimento di espulsione emesso dal Tribunale di Roma insieme alla sentenza di condanna e dovesse essere espulsa l’aspetta una fine orrenda. Sono mi ha detto le regole, quelle scritte e quelle non scritte del mio Paese. Per quello che ho fatto, per aver difeso la mia libertà e la mia fede cristiana, pagherò con la vita, con il patibolo con la lapidazione. Salvatemi prima che sia troppo tardi. E’ il messaggio accorato che ha voluto lanciare a pochi giorni dalla scarcerazione”. Ieri intanto le telecamere di Studio Aperto e Canale 5 sono entrate, con l’inviato Massimiliano Di Dio, nel carcere di Castrovillari, per raccontare la storia di Kate, la lunga battaglia di Diritti Civili e raccogliere l’accorato appello della giovane nigeriana.  

 

1 settembre 2011

 

 
VANITY FAIR.IT
«Salviamo Kate dalla lapidazione»
Mobilitazione internazionale per salvare la ragazza che tra qualche giorno uscirà da un carcere italiano e sarà espulsa in Nigeria. Ad attenderla la pena di morte per aver rifiutato le nozze combinate

31 agosto - di Francesco Oggiano

 

Kate Omoregbe, 34 anni d'età e qualche giorno ancora da scontare, ha molta più paura della pena che l'attende fuori dal carcere. Perché una volta uscita dal penitenziario di Castrovillari (Cosenza) tornerà in Nigeria e sarà lapidata per aver rifiutato un matrimonio combinato e la conversione all'islamismo.

LA MOBILITAZIONE
La sua è una corsa contro il tempo. Kate conoscerà il suo destino tra cinque giorni al massimo: se tutto andrà male vedrà aprirsi le porte del carcere, i portelloni dell'aereo e atterrerà in Nigeria. Ma forse non tutto andrà così: a combattere per lei ci sono varie associazioni umanitarie, tra cui l'italiana «Diritti Civili» e la statunitense «Care2», che ha messo su internet un appello indirizzato al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano perché le conceda l'asilo politico e la faccia restare in Italia. In pochi giorni hanno firmato oltre 1.100 persone da 56 nazioni diverse e cinque continenti.

LA FUGA DALLA NIGERIA
Kate ha iniziato il suo lungo viaggio dalla Nigeria anni fa, quando la famiglia le impose di cambiare religione e di sposare un 60enne. Era un amico dello zio e un uomo benestante, proprietario di una ditta di trasporti: tanto le doveva bastare. Ma a Kate non bastava. E da buona cristiana non voleva neanche convertirsi all'islamismo. Una notte, dopo l'ennesimo pestaggio subito dai familiari, decise di fuggire: attraverso il confine e passò in Niger. Poi andò in Mali e dopo un viaggio durato tre mesi in Marocco. Qui trovò una donna cattolica che la ospitò in casa nonostante fosse clandestina. Conobbe altri nigeriani e si avventurò con loro su una imbarcazione di fortuna. Andò bene: dopo due giorni tutti toccarono la costa spagnola. Attraversò l'Europa e arrivò a Roma, dove ottenne un permesso di soggiorno e una casa da dividere con altre quattro connazionali.

L'ARRESTO PER DROGA
Iniziò a lavorare come badante fino a una mattina di febbraio del 2008, quando i poliziotti le entrarono in casa e vi trovarono un bel po' di marijuana. «Non era mia», ha sempre sostenuto Kate. Arrestata, venne condannata a quattro anni e sei mesi dal Tribunale di Roma. Restò per dieci mesi a Rebibbia, poi venne trasferita a Castrovillari. In carcere è diventata una detenuta modello, addetta alle pulizie e stimata dai secondini.

LA RICHIESTA DI ASILO POLITICO
Con la sua buona condotta si è guadagnata uno sconto di pena. Lunedì prossimo, massimo martedì, sarà scarcerata, prelevata dalla Questura e caricata su un aereo alla volta della Nigeria. Franco Corbelli, presidente dell'associazione «Diritti Civili», sta lottando contro il tempo. «L'obiettivo è trovare un'associazione umanitaria che prenda Kate in custodia come volontaria. Questo ci permetterà di guadagnare qualche giorno in attesa che il Ministero valuti la richiesta di asilo politico». Molte associazioni hanno risposto all'appello. Corbelli è in trattativa. Nei giorni scorsi ha mobilitato mezzo Parlamento in favore di Kate: a sostegno della campagna umanitaria di «Diritti Civili» sono state presentate due interrogazioni parlamentari al ministro dell'Interno e della Giustizia da parte di tredici senatori; si sono espressi il presidente della Provincia di Cosenza, il sindaco di Castrovillari, la Comunità di Sant'Egidio, il deputato del Pdl Souad Sbai, la Cisl e l'Islam Moderato.

LA LOTTA CONTRO IL TEMPO
«L'asilo politico deve essere concesso a persone che rischiano la vita se ritornano nel loro Paese. Kate non rischia, se sarà espulsa verrà uccisa certamente», continua Corbelli, che ha incontrato Kate questa mattina. «Ha detto che per legge sarà ammazzata. Ma è commossa per la mobilitazione in suo favore». E' fiducioso? «Sì. Anche se non sarà facile per via della condanna per droga. Lei ha sempre sostenuto di essere innocente, non ha mai fumato neanche una sigaretta. Vuole solo restare in Italia e sfuggire alla morte». La corsa contro il tempo continua. Cinque giorni, 120 ore: poi si apriranno le porte.

 

 

 

 

NIGERIANA RISCHIA LAPIDAZIONE: NUOVO INCONTRO CON CORBELLI

           

            (ANSA) - COSENZA, 31 AGO - Nuovo incontro, questa mattina,

del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, con la

giovane nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta nel carcere di

Castrovillari dove sta finendo di scontare una condanna a

quattro anni e quattro mesi. La giovane ha chiesto asilo

politico per poter restare in Italia e non essere espulsa ed

evitare, nel suo Paese, la lapidazione.

   "A pochi giorni dalla scarcerazione - afferma Corbelli in

una nota - Kate ha chiesto di incontrarmi di nuovo. Ha voluto

ringraziare tutti coloro che, sostenendo la campagna umanitaria

di Diritti Civili, stanno dando la loro adesione alla petizione

internazionale, indirizzata al presidente della Repubblica,

Giorgio Napolitano, di una delle più importanti Associazioni

americane per i diritti umani, Care 2, che in una settimana ha

superato le 1.080 adesioni da 54 Nazioni dei cinque

continenti".

   "Quando le ho detto di questa straordinaria mobilitazione

scattata in tutto il mondo a suo favore - dice Corbelli - Kate

si è commossa, ha pianto, ha pregato e ringraziato il Signore.

Ha paura che una volta fuori dal carcere resterà sola, se non

sarà accolta in tempo la sua richiesta di asilo in Italia, se

non sarà sospeso il provvedimento di espulsione emesso dal

Tribunale di Roma insieme alla sentenza di condanna e se dovesse

essere espulsa l'aspetta in Nigeria una fine orrenda".

   "'Salvatemi prima che sia troppo tardi': è questo -

riferisce Corbelli - il messaggio accorato che ha voluto

lanciare oggi Kate a pochi giorni dalla sua scarcerazione".

(ANSA).

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli incontrerà di nuovo Kate nel carcere di Castrovillari, a pochi giorni dalla scarcerazione. “Una corsa contro il tempo per salvarla dalla lapidazione”. Sempre oggi le telecamere di Mediaset entreranno in carcere per raccogliere l’appello della ragazza nigeriana. Continua intanto lo straordinario successo della petizione on line internazionale di Care2(importante Associazione americana per i diritti umani), oltre 920 adesioni da tutto il mondo(ultimo aggiornamento di martedì 30 agosto, ore 24). Altra petizione in Italia di Articolo 21 e altro grande successo di partecipazione

 

 

 

Mentre si avvicina il momento della scarcerazione (previsto tra pochi giorni, nella prima decade di settembre, con due mesi di anticipo, per la sua esemplare condotta come detenuta) e si spera della permanenza in Italia (obiettivo purtroppo né semplice, né facile da raggiungere), prosegue, da oltre un mese, senza soluzione di continuità, la campagna umanitaria promossa dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per salvare Kate Omoregbe, la giovane nigeriana di 34 anni detenuta nel carcere di Castrovillari (dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, con l’accusa, sempre respinta dalla ragazza, di detenzione di una piccola quantità di droga, trovata, durante una perquisizione, in un appartamento che Kate divideva con altre quattro sue giovani connazionali) che ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana”. Domani mattina, mercoledì, Corbelli, incontrerà di nuovo, nella casa circondariale della città del Pollino. Dopo la visita del 18 agosto il leader del movimento Diritti Civili è stato autorizzato, per motivi umanitari, dal ministero della Giustizia di incontrare nuovamente la giovane immigrata. Corbelli ringrazia il Guardasigilli Francesco Nitto Palma, il capo del Dap, Franco Ionta, il direttore del carcere castrovillarese, Fedele Rizzo, “con il quale, afferma, è in costante contatto, per la particolare attenzione, sensibilità e grande umanità che sta dimostrando insieme al commissario Maria Molinaro e al comandante degli agenti penitenziari di Castrovillari, Maurizio Petrassi, e a tutto il personale della casa circondariale, anche in questa occasione, per aiutare la giovane nigeriana”. A sostegno della campagna umanitaria di Diritti Civili sono state già presentate due interrogazioni parlamentari bipartisan, ai ministri dell’Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, di tredici senatori (Rutelli, Bruno, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D’Alia, Negri e il senatore e Sottosegretario all’Economia, Antonio Gentile), si è registrato anche l’intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, del sindaco di Castrovillari, Franco Blaiotta, della Comunità di Sant’Egidio, del deputato del Pdl Souad Sbai, della Cisl e dell’Islam Moderato che, raccogliendo l’appello di Corbelli, hanno tutti chiesto un atto umanitario per evitare l’espulsione di Kate dall’Italia e salvarle in questo modo la vita”. Prosegue intanto con straordinario successo la petizione internazionale, indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di una delle più importanti Associazioni americane per i diritti umani, Care 2, (per aderire basta cliccare su www.thepetitionsite.com / appeal to save Kate) che in una settimana ha fatto registrare oltre 920 adesioni (ultimo aggiornamento di martedì 30 agosto, alle ore 24) da 54 Nazioni di tutti i cinque Continenti: dall’Europa, all’Africa, dall’America all’Asia, all’Australia. Adesioni alla campagna di Diritti Civili per salvare Kate oltre che dall’Italia e dai Paesi europei finanche dai Paesi più lontani del Pianeta: dal Brasile, dal Canada, dal Costarica, dal Bangladesh, dalla Malesia, dall’India, dal Sudafrica, dal Pakistan, dalla Russia, dalla Finlandia, dal Messico, dalla Colombia, dall’Australia. “Oggi vado di nuovo ad incontrarla per informarla della straordinaria gara di solidarietà scattata in tutto il mondo per salvare Kate. È una corsa contro il tempo. Mancano pochi giorni alla scarcerazione, dobbiamo ottenere prima che lasci il carcere l’annullamento o la sospensione del provvedimento di espulsione, emesso, nel 2008, dal Tribunale di Roma insieme alla sentenza di condanna per un reato di detenzione di droga (trovata, durante una perquisizione, in un appartamento che la ragazza divideva con altre quattro sue giovani connazionali) che Kate ha sempre giurato di non aver mai commesso e per il quale chiederemo la revisione del processo, per dimostrare l’assoluta innocenza della giovane nigeriana.”. Corbelli informa infine che “dopo gli articoli della stampa calabrese, dell’Avvenire, dell’Unità, i servizi di Studio Aperto e del Tg3, domani le telecamere di Mediaset entreranno nel carcere di Castrovillari per incontrare Kate, raccontare la lunga battaglia di Diritti Civili e per raccogliere l’appello della giovane nigeriana che chiede di restare in Italia per essere salvata dalla lapidazione nel suo Paese”. 

 

30 agosto 2011

 

 

 

Gli appelli di Articolo 21(www.articolo21.org/98/appello/salviamo kate dalla lapidazione)

 

ALTRA PETIZIONE. SALVIAMO KATE DALLA LAPIDAZIONE

Molte centinaia le adesioni già pervenute

 

Kate Omoregbe Nigeriana di 34 anni rischia la lapidazione. E' detenuta in Italia per consumo di droga, condannata a quattro anni di carcere. Sta per uscire ma ciò che l'aspetta è una condanna ben più brutale e disumana. Se verrà rispedita nel suo Paese sarà sottoposta alla lapidazione per aver rifiutato di sposare un uomo molto più anziano di lei. Kate ha fatto richiesta di asilo politico ma se non verrà accolta il suo destino potrebbe essere inesorabilmente segnato. Lanciamo l'appello per salvare Kate. Le firme saranno consegnate nei prossimi giorni al presidente della Repubblica.

 

p.s. (di Franco Corbelli)

A chi (uno o due al massimo) nei commenti sul blog di Articolo 21 ha manifestato qualche dubbio su questa storia dico che credo totalmente a quanto mi ha scritto e poi detto personalmente questa ragazza nigeriana. Del resto la cronaca degli ultimi mesi ha racconatato di ragazze pakistane, iraniane, sfregiate con l’acido per essersi rifiutate di accettare un matrimonio combinato e di altre che hnno tentato il suicidio. Le denunce di Diritti Civili si sono sempre rivelate fondate, oltre che assai importanti, come le innumerevoli battaglie di giustizia giusta, le campagne di solidarietà e iniziative umanitarie portate avanti in oltre 20 anni, senza mai né chiedere, né ottenere una sola lira(euro) di finanziamento, né pubblico, né privato. Solo volontariato puro. Basta vedere il nostro sito per smentire e zittire qualche isolato denigratore.

 

 

 

Per sostenere la campagna di Diritti Civili aderite alla petizione internazionale indirizzata al presidente della Repubblica italiana. Andate sul sito dell’Associazione americana per i diritti umani CARE 2  www.thepetitionsite.com / appeal to save kate e date la vostra adesione alla iniziativa per salvare la giovane nigeriana dalla lapidazione.

 

Si può firmare anche la petizione di Articolo21

(www.articolo21.org/98/appello/salviamo kate dalla lapidazione).

 

 

Blog | di Stefano Corradino  IL FATTO QUOTIDIANO

30 agosto 2011

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Più informazioni su: Franco Corbelli, Giorgio Napolitano, Kate Omoregbe, lapidazione

Salviamo Kate dalla lapidazione

Si chiama Kate ma non è la duchessa di Cambridge, sposa di William. E’ nigeriana, ha 34 anni e rischia la lapidazione se sarà rimpatriata nel suo Paese d’origine da cui è fuggita.
Kate Omoregbe è in Italia, condannata a scontare quattro anni di carcere per detenzione di droga. Nel 2008 divideva la sua abitazione con altre ragazze. Un giorno mentre si trova da sola in casa il suo appartamento viene perquisito. C’è della droga, di modica quantità. Lei si dichiara innocente ma non le credono. La rinchiudono nella casa circondariale della città del Pollino dove si trova tuttora, in attesa di uscire, in anticipo, per buona condotta.
Ma ciò che la attende fuori dal carcere è ben più allarmante, come ha raccontato Franco Corbelli del Movimento Diritti Civili, che l’ha incontrata nella casa circondariale di Castrovillari: Kate sarà rimpatriata in Nigeria dove l’aspetta un destino ben più atroce: la lapidazione. E’ la pena prevista per aver rifiutato, neanche ventenne, un matrimonio combinato con una persona molto più grande di lei, un anziano autista di quasi 60 anni che lei non conosce, non ama, non vuole.
Kate ha chiesto asilo politico ma se tale richiesta non verrà accettata tra pochi giorni sarà rispedita in Nigeria e subirà la disumana punizione.
Si contano sulle dita giornali e media che se ne sono occupati, molto più interessati a descrivere minuziosamente il fatidico sì dell’altra Kate, sull’altare di Westminster. La petizione ufficiale internazionale ha raccolto poco più di 500 firme, appena 64 sono coloro che hanno aderito alla pagina Facebook italiana allestita per sensibilizzare il popolo della rete.
Sul sito di Articolo21 è stato lanciato un appello per Kate e le firme saranno consegnate nei prossimi giorni al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Sperando di fare in tempo.

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Domenica 28 agosto ancora una volta i quotidiani calabresi, CALABRIA ORA, IL DOMANI e Il QUOTIDIANO(che dedica un altro articolo anche ieri, lunedì) e L’AVVENIRE, con un articolo a firma di Viviana Daloiso, si occupano del caso di Kate e della campagna di Diritti Civili

 

 

Sabato 27 agosto anche L’UNITA’, con un reportage a firma di Claudio Cordova, ha dedicato una intera pagina al caso di Kate e alla battaglia di Diritti Civili.

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

La campagna per Kate. La petizione internazionale (appeal to save Kate) ha superato le 500 adesioni da oltre 50 Nazioni dei cinque Continenti. Una pagina intera dell’Unità al caso della ragazza nigeriana e alla battaglia di Diritti Civili.

 

 

 

E’ stato raggiunto e superato l’obiettivo prefissato delle 500 adesioni per la petizione promossa da una delle maggiori associazioni mondiali americane per i diritti umani (Care 2) che, a sostegno della campagna umanitaria iniziata, un mese fa, dal Movimento Diritti Civili ha lanciato una straordinaria petizione on line internazionale (Appeal to save Kate - Appello per salvare Kate) indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, consultabile sul sito www.thepetitionsite.com. Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna a favore di Kate Omoregbe, la giovane nigeriana di 34 anni, detenuta nel carcere di Castrovillari (dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi) che ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese (da dove è fuggita dieci anni fa per difendere la sua libertà e la sua fede cristiana), il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana”. “In pochi giorni la petizione – afferma Corbelli - ha fatto registrare oltre 500 adesioni da oltre 50 Nazioni di tutti i cinque Continenti. Adesioni oltre che dall’Italia dai Paesi più lontani dell’America, dell’Asia, dell’Australia, dell’Africa, dell’Europa: dal Brasile, dal Canada, dal Costarica, dal Bangladesh, dalla Malesia, dall’India, dal Sudafrica, dal Pakistan, dalla Russia, dal Messico, dalla Colombia, dall’Australia. Oltre naturalmente a tutti i maggiori Paesi europei e altre Nazioni di altri Continenti. Un successo di partecipazione straordinario. Intanto dopo la stampa calabrese (impegnata, come sempre, a sostenere le campagne umanitarie di Diritti Civili), l’Avvenire, il Tg3, Studio Aperto, anche l’Unità dedica oggi (venerdì) un’intera pagina al caso di Kate Omoregbe e alla battaglia del Movimento Diritti Civili”. Corbelli dopo aver ricevuto, nel mese di luglio, una lettera della ragazza, con una accorata richiesta di aiuto, ha subito promosso la campagna umanitaria per salvare Kate e la scorsa settimana si è recato nel carcere di Castrovillari ad incontrarla”. A sostegno della campagna umanitaria di Diritti Civili sono state già presentate due interrogazioni parlamentari bipartisan, ai ministri dell’Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, di tredici senatori (Rutelli, Bruno, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D’Alia, Negri e il senatore e Sottosegretario all’Economia, Antonio Gentile), si è registrato anche l’intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, del sindaco di Castrovillari, Franco Blaiotta, della Comunità di Sant’Egidio, del deputato del Pdl Souad Sbai, della Cisl e dell’Islam Moderato che, raccogliendo l’appello di Corbelli, hanno tutti chiesto un atto umanitario per evitare l’espulsione di Kate dall’Italia e salvarle in questo modo la vita”.

 

27 agosto 2011

 

 

 

NIGERIANA RISCHIA LAPIDAZIONE: CORBELLI, 500 FIRME PETIZIONE

 

           

            (ANSA) - COSENZA, 27 AGO - E' stato raggiunto l'obiettivo

prefissato delle 500 adesioni per la petizione promossa da una

delle maggiori associazioni mondiali americane per i diritti

umani (Care 2) che, a sostegno della campagna umanitaria

iniziata, un mese fa, dal Movimento Diritti Civili ha lanciato

una straordinaria petizione on line internazionale in favore

della giovane nigeriana, Kate Omoregbe, che rischia la

lapidazione. Lo rende noto il leader del Movimento diritti

civili, Franco Corbelli.

   La petizione online è indirizzata al presidente della

Repubblica, Giorgio Napolitano, ed è consultabile sul sito

www.thepetitionsite.com.

   "In pochi giorni la petizione - afferma Corbelli - ha fatto

registrare 500 adesioni da oltre 50 Nazioni di tutti i cinque

Continenti. Un successo di partecipazione straordinario. Intanto

dopo la stampa calabrese, l'Avvenire, il Tg3, Studio Aperto,

anche l'Unità dedica oggi un'intera pagina al caso di Kate

Omoregbe e alla battaglia del Movimento Diritti Civili".(ANSA).

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Kate è innocente. Chiederemo revisione processo per evitare espulsione dall’Italia e lapidazione in Nigeria. Prosegue con successo la petizione internazionale. Adesioni da tutto il mondo

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria a favore di Kate Omoregbe, preannuncia una “clamorosa e importante iniziativa che potrebbe cambiare il destino della ragazza nigeriana di 34 anni detenuta nel carcere di Castrovillari (dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi per una accusa di detenzione di una piccola quantità di droga, che sarebbe stata trovata durante una perquisizione in un appartamento che la ragazza divideva a Roma con altre quattro giovani connazionali nigeriane) che ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana”. Corbelli, che ricorda “prosegue, da alcuni giorni, con grande successo, nonostante l’ignobile silenzio su questo caso dei media nazionali (tranne pochissime eccezioni), la petizione on line internazionale (indirizzata al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano), dell’Associazione americana per i diritti umani, Care 2, (www.thepetitionsite.com / Appeal to save Kat, Appello per salvare Kate) con circa (nel primo pomeriggio di oggi, venerdì) 500 adesioni da oltre cinquanta Nazioni da tutti i cinque Continenti”, afferma che “Kate è vittima di un clamoroso errore giudiziario“, e annuncia che “sarà chiesta la revisione del processo per dimostrare l’assoluta innocenza della giovane nigeriana”. Il fine pena di Kate (detenuta a Castrovillari, da due anni e sei mesi, dopo 10 mesi di detenzione nel carcere romano di Rebibbia) è previsto per il 16 novembre ma per la sua buona condotta ha avuto alcuni mesi di abbuoni , dovrebbe essere scarcerata tra pochi giorni, nella prima decade di settembre. Corbelli ha incontrato nei giorni scorsi la ragazza nel carcere della città del Pollino e ha raccolto la storia di questa ragazza, la sua fuga avventurosa dalla Nigeria, nel settembre del 2000, per evitare il matrimonio combinato con uomo di 60 anni e per non convertirsi (lei che è cristiana) alla religione musulmana, l’arrivo a Roma, dove rimane a lavorare onestamente come badante per otto anni, sino a quella maledetta mattina del mese di febbraio del 2008 quando durante una perquisizione nel suo appartamento, che lei divideva nella Capitale con altre quattro ragazze nigeriane, viene trovata della droga. Lei è sola in stanza. Viene arrestata nonostante gridi subito che lei non c’entra nulla, che non sapeva niente di quella droga. Viene dal Tribunale di Roma processata e condannata , per detenzione di sostanze stupefacenti, a quattro anni e quattro mesi e all’espulsione dall’Italia, subito dopo la fine della pena. Dopo averla incontrata e ascoltata sono convinto che quella ragazza dice la verità. Kate è innocente. La ragazza è vittima di un clamoroso errore giudiziario. Chiederemo per questo la revisione del processo. Per dimostrare la sua innocenza e la sua buona fede. Kate può dimostrare la sua innocenza, può provare di non aver mai in vita sua fatto uso di droga, né di alcol, né di aver mai anche solo fumato una sigaretta. Mi ha detto che in quell’appartamento c’erano le prove della sua innocenza. La ragazza quella mattina, piangendo, lo ha subito detto agli agenti che la perquisivano e arrestavano. Perchè quelle carte non sono state acquisite e portate al processo? Chiederemo che questi documenti, prove inconfutabili della innocenza della ragazza, vengano acquisite e prodotte nel nuovo processo. L’assurdo e fatto ancora più disumano e inaccettabile è che Kate dovrebbe essere espulsa dall’Italia e condannata alla lapidazione in Nigeria (per essersi opposta al matrimonio combinato e per il suo rifiuto a convertirsi alla religione musulmana) per un reato (la detenzione di droga) che nel nostro Paese non ha mai commesso”.

 

26 agosto 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

La campagna di Diritti Civili per Kate. Petizione internazionale (appeal to save Kate) di una delle più importanti Associazioni americane (Care 2) per i diritti umani, per salvare dalla lapidazione la ragazza nigeriana. Adesioni da oltre 50 Nazioni, di tutti i cinque Continenti.

 

Cosenza

Mentre si avvicina il giorno della scarcerazione (prima decade di settembre) e si spera della permanenza in Italia (obiettivo purtroppo né semplice, né facile da raggiungere), prosegue, e varca i confini nazionali (con una straordinaria petizione on line internazionale, appeal to save Kate - appello per salvare Kate - indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ad opera di una delle maggiori associazioni mondiali americane per i diritti umani Care 2, petition) la campagna umanitaria (iniziata un mese fa), promossa dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per salvare Kate Omoregbe, la giovane nigeriana di 34 anni detenuta nel carcere di Castrovillari (dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi) che ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana”. Corbelli informa che “sta accadendo qualcosa di eccezionale, da tutto il mondo arrivano adesioni alla petizione di Care 2, consultabile sul sito www.thepetitionsite.com. La petizione (appeal to save Kate) che va avanti da tre giorni ha già fatto registrare adesioni da oltre cinquanta diverse Nazioni di tutti i cinque Continenti: dall’Europa, all’Africa, dall’America all’Asia, all’Australia. Adesioni alla campagna di Diritti Civili per salvare Kate finanche dai Paesi più lontani del Pianeta: dal Brasile, dal Canada, dal Costarica, dal Bangladesh, dalla Malesia, dall’India, dal Sudafrica, dal Pakistan, dalla Russia, dal Messico, dalla Colombia, dall’Australia. Oltre naturalmente a tutti i maggiori paesi europei e altre nazioni di altri Continenti. Chiunque può aderire e consultare il sito con l’aggiornamento in tempo reale delle adesioni, che vengono pubblicate con nome, cognome, orario di arrivo della e-mail e paese di provenienza”. Corbelli dopo aver ricevuto, nel mese di luglio, una lettera della ragazza (mostrata ieri dal Tg3, che per la seconda volta in pochi giorni si è occupato del drammatico caso umano di Kate) con una accorata richiesta di aiuto, giovedì scorso si è recato nella casa circondariale di Castrovillari per incontrare la ragazza che aveva chiesto questo incontro. Kate ha raccontato al leader di Diritti Civili la sua odissea, la sua paura di essere uccisa, la sua fuga dalla Nigeria, durata mesi, per sfuggire alla lapidazione. L’arrivo in Italia. L’arresto, per uso di droga. Ha pianto e gridato la sua innocenza. Ha espresso il suo desiderio, la sua speranza di poter restare in Italia per difendere la sua liberta e la sua fede cristiana, per riprendere gli studi, laurearsi, rifarsi una vita. A sostegno della campagna umanitaria di Diritti Civili sono state già presentate due interrogazioni parlamentari bipartisan, ai ministri dell’Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, di tredici senatori (Rutelli, Bruno, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D’Alia, Negri e il senatore e Sottosegretario all’Economia, Antonio Gentile), si è registrato anche l’intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, del sindaco di Castrovillari, Franco Blaiotta, della Comunità di Sant’Egidio, del deputato del Pdl Souad Sbai, della Cisl e dell’Islam Moderato che, raccogliendo l’appello di Corbelli, hanno tutti chiesto un atto umanitario per evitare l’espulsione di Kate dall’Italia e salvarle in questo modo la vita”.

 

25 agosto 2011

 

 

 

Calabria Ora (in prima pagina e l’intera pag.5)

Vogliono lapidare Kate: salviamola
Di Franco Corbelli 

 

Un mese fa ho ricevuto la sua lettera dal carcere di Castrovillari, con l’accorata richiesta di aiuto. Da allora il Movimento Diritti Civili ha subito promosso una campagna umanitaria, che ha da qualche giorno varcato anche i confini nazionali (con una petizione internazionale, per salvarla, per evitare che venga espulsa e lapidata nel suo Paese.

Giovedì scorso sono andato a incontrarla nella casa circondariale della città del Pollino. Voleva incontrami, parlarmi, raccontarmi personalmente la sua odissea, il suo dramma. Ben volentieri raccolgo l’invito di Calabria Ora di raccontare la storia di  questa giovane nigeriana.

Una storia incredibile
 Kate Omoregbe, 34 anni, detenuta nella casa circondariale della città del Pollino (dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, uscirà nella prima decade di settembre) ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana”. E’ una storia incredibile, allucinante. E’ stato un incontro molto toccante. La ragazza si è commossa ed ha pianto quando mi ha visto e quando le ho detto dell’attenzione e dell’intervento dei tredici senatori (Bruno, Rutelli, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D’Alia, Negri e il senatore e Sottosegretario all’Economia, Antonio Gentile), del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, del sindaco di Castrovillari, Franco Blaiotta, dei media che parlavano di lei. Le ho portato i quotidiani calabresi e l’Avvenire con gli articoli dedicati al suo caso. Le ho promesso che glieli conserverò e consegnerò tra pochi giorni quando uscirà dal carcere.

 

Il terrore negli occhi
Ho trovato una ragazza assai provata, terrorizzata dall’ipotesi di essere espulsa dall’Italia, rimpatriata in Nigeria, dove l’aspetta la condanna alla lapidazione. Piangendo la ragazza mi ha raccontato la sua storia, la sua odissea che inizia 15 anni fa, quando appena finita la scuola superiore, i suoi genitori cercano di farle sposare una persona molto più grande di lei, un anziano proprietario di alcuni camion di quasi 60 anni che non conosce e non ama. E’ un uomo amico di un suo zio. Una persona benestante. I genitori la picchiano per obbligarla al matrimonio combinato e per convincerla a convertirsi alla religione musulmana, lei che è cristiana. Per anni ha subito le minacce e le vessazioni della sua famiglia. Kate ha 6 fratelli più grandi lei e una sorella più piccola. Ha chiesto aiuto a tutti, ha cercato comprensione nel suo paese (è nata nel 1977 in un piccolo centro, Benin City, risiedeva quando è fuggita nella città di Sokoto, nel Nord della Nigeria, vicino al confine con il Niger) , ma nessuno ha voluto aiutarla. Sino a quando una sera di settembre del 2000 decide di fuggire dalla sua casa e dal suo Paese. Aveva da poco finito gli studi superiori, era in attesa di conoscere i risultati degli esami che aveva sostenuto, per iscriversi alla Università e coronare il suo sogno, laurearsi. Sono stati quei giorni, un incubo, una grande sofferenza. I genitori le portano a casa l’uomo che avrebbe dovuto sposare. Lei fugge, nella sua stanzetta. Si chiude dentro. Prende una vecchia mappa dell’Africa che si era procurata e nascosta. Studia un percorso di fuga. Decide che è giunto il momento, per fuggire da quell’uomo, per scongiurare quel matrimonio che non voleva, per non convertirsi, lei cattolica, alla religione musulmana. Con una scusa esce quella sera di casa e aiutata da un amico, cammina per un intera notte. Oltrepassa il confine della Nigeria. Dorme in alloggi di fortuna. La prima notte in un parcheggio per autobus. Girovaga per tre mesi tra il Niger, il Mali e il Marocco. Arriva dopo due mesi in Marocco. A Rabat conosce una donna cattolica, che l’ospita in casa e l’aiuta.

La fuga in Italia
Il suo sogno è l’Italia, Roma, la città del Vaticano, del Papa, della cristianità. Dal Marocco cerca di arrivare in Europa. E’ sola, senza documenti. Non può viaggiare con mezzi normali di trasporto. Deve tentare l’avventura clandestina del mare insieme ad un gruppo di immigrati. Partono in piena notte dalla Costa del Marocco, per due giorni su una vecchia imbarcazione, in balia del mare. In quei momenti presa dalla disperazione pensa di farla finita, la salva un compagno di viaggio, che accortasi del suo intento suicida la salva prima che si butti in mare. Arriva sulle coste spagnole dopo un viaggio avventuroso in mare durato due giorni. Sbarca in Spagna e da qui dopo pochi giorni arriva in Italia, a Roma. Dove trova lavoro come badante nella Capitale e per un breve periodo anche in Toscana a Prato. Ottiene il permesso di soggiorno. Divide a Roma un piccolo appartamento con altre quattro ragazze nigeriane.

                                                                                                  L’arresto
Una mattina di febbraio del 2008 mentre è sola in casa, viene perquisita la sua abitazione e trovata una piccola quantità di droga. Viene arrestata nonostante la ragazza abbia subito e sempre proclamato la sua innocenza. Lei con quella droga utilizzata dalle sue amiche non aveva nulla a che fare. La giovane Kate non solo non si è mai drogata, ma, mi ha detto, non ha mai né bevuto, né fumato una sigaretta. Viene condannata a quattro anni e quattro mesi di carcere. Resta dieci mesi a Rebibbia. Viene quindi trasferita nella casa circondariale di Castrovillari dove si trova da 2 anni e sei mesi. Il suo fine pena è il 16 novembre prossimo, ma per gli abbuoni per la sua buona condotta (è da tutti definita una detenuta modello e per questo usufruisce anche della possibilità di lavorare alcune ore al giorno fuori dal carcere) sarà scarcerata tra poche settimane, nella prima decade di settembre. Per lei a causa della condanna dovrebbe scattare, finita la detenzione, l’espulsione dall’Italia. E’ questa la sua paura, il suo terrore, ritornare in Nigeria dove l’aspetta la lapidazione. Sono, mi ha detto, le regole, non scritte, del nostro Paese: per le donne che si rifiutano di accettare il matrimonio combinato, c’è lo fregio del viso con l’acido e la lapidazione, una morte orrenda. Io chiedo solo di poter restare in Italia, riprendere gli studi, laurearmi. Voglio costruirmi una famiglia, voglio difendere la mia libertà e la mia fede cristiana. Mi sono augurata tante volte di morire. Mi ha aiutato la mia fede cattolica. Oggi chiedo solo di essere salvata da una fine orrenda, dalla lapidazione. Ringrazio il Movimento dei diritti civili, il signor Corbelli, la mia speranza di salvezza, il direttore del carcere e tutto il personale per la grande umanità , la stampa e quanti da ogni parte del mondo mi stanno aiutando.

25 agosto 2011

 

 

Settimanale OGGI.it

 

Immigrati: petizione internazionale per salvare Kate dalla lapidazione

 

Cosenza, 24 ago. - Una petizione internazionale (appeal to save Kate) e' stata avvitata da una delle piu' importanti associazioni americane ''Care 2'' per i diritti umani, per salvare dalla lapidazione la ragazza nigeriana Kate Omoregbe detenuta a Castrovillari, in Calabria. In questi giorni sono arrivate ''adesioni da oltre 50 Nazioni, di tutti i cinque Continenti'' fa sapere il leader del movimento Diritti civili Franco Corbelli, che per primo si e' interessato della vicenda della ragazza che rischia la lapidazione se rimpatriata perche' si e' rifiutata di sposare un uomo piu' grande di lei e di convertirsi alla religione musulmana.

 

 

Agenzia AGI

 

Petizione per Kate. Corbelli, adesioni da 50 Nazioni

 

24/08/2011 La scarcerazione dalla casa circondariale di Castrovillari (Cs) è prevista per la prima decade di settembre e si spera che la donna possa rimanere in Italia;
Per salvare Kate Omoregbe, la giovane nigeriana di 34 anni è stata avviata una petizione on line internazionale, "appeal to save Kate – appello per salvare Kate", indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ad opera di una delle maggiori associazioni mondiali americane per i diritti umani, Care 2, petition ma la campagna umanitaria promossa dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, varca i confini nazionali.,
La donna ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei e di non volersi convertire alla religione musulmana. Corbelli informa che «sta accadendo qualcosa di eccezionale, da tutto il mondo arrivano adesioni alla petizione di Care 2, consultabile sul sito www.thepetitionsite.com. La petizione (appeal to save Kate) che va avanti da tre giorni ha già fatto registrare adesioni da oltre cinquanta diverse Nazioni di tutti i cinque Continenti: dall’Europa, all’Africa, dall’America all’Asia, all’Australia. Adesioni alla campagna di Diritti Civili per salvare Kate finanche dai Paesi più lontani del Pianeta: dal Brasile, dal Canada, dal Costarica, dal Bangladesh, dalla Malesia, dall’India, dal Sudafrica, dal Pakistan, dalla Russia, dal Messico, dalla Colombia, dall’Australia. Oltre naturalmente a tutti i maggiori paesi europei e altre nazioni di altri Continenti. Chiunque può aderire e consultare il sito con l’aggiornamento in tempo reale delle adesioni, che vengono pubblicate con nome, cognome, orario di arrivo della e-mail e paese di provenienza».
Corbelli dopo aver ricevuto, nel mese di luglio, una lettera della ragazza con una accorata richiesta di aiuto, giovedì scorso si è recato nella casa circondariale di Castrovillari per incontrare la ragazza che aveva chiesto questo incontro. A sostegno della campagna umanitaria di Diritti Civili sono state già presentate due interrogazioni parlamentari bipartisan, ai ministri dell’Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, di tredici senatori, si è registrato anche l’intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, del sindaco di Castrovillari, Franco Blaiotta, della Comunità di Sant'Egidio, del deputato del Pdl Souad Sbai, della Cisl e dell’Islam Moderato.

 

Immigrati: petizione internazionale per salvare Kate dalla lapidazione
Cosenza, 24 ago. – (Adnkronos) – Una petizione internazionale (appeal to save Kate) e’ stata avvitata da una delle piu’ importanti associazioni americane ”Care 2” per i diritti umani, per salvare dalla lapidazione la ragazza nigeriana Kate Omoregbe detenuta a Castrovillari, in Calabria. In questi giorni sono arrivate ”adesioni da oltre 50 Nazioni, di tutti i cinque Continenti” fa sapere il leader del movimento Diritti civili Franco Corbelli, che per primo si e’ interessato della vicenda della ragazza che rischia la lapidazione se rimpatriata perche’ si e’ rifiutata di sposare un uomo piu’ grande di lei e di convertirsi alla religione musulmana. Corbelli afferma che sta accadendo qualcosa di eccezionale, da tutto il mondo arrivano adesioni alla petizione di Care 2, consultabile sul sito www.thepetitionsite.com. La petizione (appeal to save Kate) che va avanti da tre giorni ha gia’ fatto registrare adesioni dall’Europa, all’Africa, dall’America all’Asia, all’Australia. Adesioni alla campagna di Diritti Civili per salvare Kate finanche dai Paesi piu’ lontani del Pianeta: dal Brasile, dal Canada, dal Costarica, dal Bangladesh, dalla Malesia, dall’India, dal Sudafrica, dal Pakistan, dalla Russia, dal Messico, dalla Colombia, dall’Australia”.

 

 

 

PETIZIONE INTERNAZIONALE PER SALVARE KATE

 

ANSA – 24 ag. Una delle piu' importanti associazioni americane per i diritti umani, Care 2, ha avviato una petizione on line in favore della ragazza nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta nel carcere di Castrovillari,

che rischia la lapidazione se, dopo la scarcerazione prevista a settembre, tornera' in patria. La notizia e' resa nota dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. ''Mentre si avvicina il giorno della scarcerazione - afferma Corbelli - e si spera nella permanenza in Italia, prosegue e varca i confini nazionali con una straordinaria petizione online internazionale, 'appeal to save Kate' (appello per salvare Kate) indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ad opera di una delle maggiori associazioni mondiali americane per i diritti umani Care 2. La campagna in favore di Kate Omoregbe, che ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia, e' stata avviata dal Movimento Diritti Civili. La ragazza rischia la lapidazione perche' rifiuta di sposare una persona molto piu' grande di lei''. ''Sta accadendo qualcosa di eccezionale - aggiunge Corbelli - perche' da tutto il mondo arrivano adesioni alla petizione di Care 2, consultabile sul sito www.thepetitionsite.com. La petizione che va avanti da tre giorni ha gia' fatto registrare adesioni da oltre cinquanta diverse Nazioni di tutti i cinque Continenti. Chiunque puo' aderire e consultare il sito con l'aggiornamento in tempo reale delle adesioni, che vengono pubblicate con nome, cognome, orario di arrivo della e-mail e paese di provenienza. A sostegno della campagna umanitaria di Diritti Civili sono state gia' presentate due interrogazioni parlamentari bipartisan ai ministri dell'Interno, e della Giustizia, di tredici senatori, si e' registrato anche l'intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, del sindaco di Castrovillari, Franco Blaiotta, della Comunita' di Sant'Egidio, del deputato del Pdl Souad Sbai, della Cisl e dell'Islam Moderato che, raccogliendo l'appello di Corbelli, hanno tutti chiesto un atto umanitario per evitare l'espulsione di Kate dall'Italia e salvarle in questo modo la vita''. (ANSA).

 

 
IL TEMPO - Cronaca
Immigrati: petizione internazionale per salvare Kate dalla lapidazione
Cosenza, 24 ago. - (Adnkronos) - Una petizione internazionale (appeal to save Kate) e' stata avvitata da una delle piu' importanti associazioni americane ''Care 2'' per i diritti umani, per salvare dalla lapidazione la ragazza nigeriana Kate Omoregbe detenuta a Castrovillari, in Calabria. In questi giorni sono arrivate ''adesioni da oltre 50 Nazioni, di tutti i cinque Continenti'' fa sapere il leader del movimento Diritti civili Franco Corbelli, che per primo si e' interessato della vicenda della ragazza che rischia la lapidazione se rimpatriata perche' si e' rifiutata di sposare un uomo piu' grande di lei e di convertirsi alla religione musulmana. Corbelli afferma che sta accadendo qualcosa di eccezionale, da tutto il mondo arrivano adesioni alla petizione di Care 2, consultabile sul sito www.thepetitionsite.com. La petizione (appeal to save Kate) che va avanti da tre giorni ha gia' fatto registrare adesioni dall'Europa, all'Africa, dall'America all'Asia, all'Australia. Adesioni alla campagna di Diritti Civili per salvare Kate finanche dai Paesi piu' lontani del Pianeta: dal Brasile, dal Canada, dal Costarica, dal Bangladesh, dalla Malesia, dall'India, dal Sudafrica, dal Pakistan, dalla Russia, dal Messico, dalla Colombia, dall'Australia''.

 

 

 

 

Il Quotidiano della Calabria

 

Castrovillari, petizione internazionale per la Nigeriana condannata alla lapidazione

La petizione on line internazionale denominata "appeal to save Kate" indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

 

 

24/08/2011 La scarcerazione dalla casa circondariale di Castrovillari (Cs) è prevista per la prima decade di settembre e si spera che la donna possa rimanere in Italia;
Per salvare Kate Omoregbe, la giovane nigeriana di 34 anni è stata avviata una petizione on line internazionale, "appeal to save Kate – appello per salvare Kate", indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ad opera di una delle maggiori associazioni mondiali americane per i diritti umani, Care 2, petition ma la campagna umanitaria promossa dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, varca i confini nazionali.,
La donna ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei e di non volersi convertire alla religione musulmana. Corbelli informa che «sta accadendo qualcosa di eccezionale, da tutto il mondo arrivano adesioni alla petizione di Care 2, consultabile sul sito www.thepetitionsite.com. La petizione (appeal to save Kate) che va avanti da tre giorni ha già fatto registrare adesioni da oltre cinquanta diverse Nazioni di tutti i cinque Continenti: dall’Europa, all’Africa, dall’America all’Asia, all’Australia. Adesioni alla campagna di Diritti Civili per salvare Kate finanche dai Paesi più lontani del Pianeta: dal Brasile, dal Canada, dal Costarica, dal Bangladesh, dalla Malesia, dall’India, dal Sudafrica, dal Pakistan, dalla Russia, dal Messico, dalla Colombia, dall’Australia. Oltre naturalmente a tutti i maggiori paesi europei e altre nazioni di altri Continenti. Chiunque può aderire e consultare il sito con l’aggiornamento in tempo reale delle adesioni, che vengono pubblicate con nome, cognome, orario di arrivo della e-mail e paese di provenienza».
Corbelli dopo aver ricevuto, nel mese di luglio, una lettera della ragazza con una accorata richiesta di aiuto, giovedì scorso si è recato nella casa circondariale di Castrovillari per incontrare la ragazza che aveva chiesto questo incontro. A sostegno della campagna umanitaria di Diritti Civili sono state già presentate due interrogazioni parlamentari bipartisan, ai ministri dell’Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, di tredici senatori, si è registrato anche l’intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, del sindaco di Castrovillari, Franco Blaiotta, della Comunità di Sant'Egidio, del deputato del Pdl Souad Sbai, della Cisl e dell’Islam Moderato.

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Straordinaria mobilitazione in Italia per salvare Kate, la ragazza nigeriana. Appello al Presidente della Repubblica, Napolitano

 

 

E’ scattata in Italia una straordinaria mobilitazione per salvare Kate Omoregbe, la giovane nigeriana di 34 anni detenuta nel carcere di Castrovillari (dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, uscirà nella prima decade di settembre) che ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana”. A promuovere la campagna umanitaria che va avanti ininterrottamente oramai da un mese è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che dopo aver ricevuto una lettera della ragazza con una accorata richiesta di aiuto, giovedì scorso si è recato nella casa circondariale della città del Pollino per incontrare la ragazza che aveva chiesto questo incontro. Kate ha raccontato al leader di Diritti Civili la sua odissea, la sua paura di essere uccisa, la sua fuga dalla Nigeria, durata mesi, per sfuggire alla lapidazione. L’arrivo in Italia. L’arresto, per uso di droga. Ha pianto e gridato la sua innocenza. Ha espresso il suo desiderio, la sua speranza di poter restare in Italia per difendere la sua liberta e la sua fede cristiana, per riprendere gli studi, laurearsi, rifarsi una vita. Dopo l’interrogazione parlamentare bipartisan, ai ministri dell’Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, di tredici senatori (Rutelli, Bruno, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D’Alia, Negri e il senatore e Sottosegretario all’Economia, Antonio Gentile), l’intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, del sindaco di Castrovillari, Franco Blaiotta, che, raccogliendo l’appello di Diritti Civili, hanno tutti chiesto un atto umanitario per evitare l’espulsione di Kate dall’Italia e salvarle in questo modo la vita, oggi sono intervenuti a favore della giovane nigeriana la Comunità di Sant’Egidio, il deputato del Pdl Souad Sbai, la Cisl (con Liliana Ocmin, segretario confederale con delega alle politiche migratorie e di genere) e l’Islam Moderato (con Mahmud Asfa, presidente del Consiglio direttivo della Casa della cultura islamica di Milano). La comunità di Sant’Egidio, con il suo portavoce Mario Marazziti, ha chiesto l’intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Da parte di tutti una richiesta unanime: evitare l’espulsione e salvare la vita di Kate. Corbelli, che si dice fiducioso “vinceremo anche questa battaglia, salveremo Kate ed eviteremo che venga lapidata”, ringrazia “quanti stanno sostenendo questa campagna umanitaria di Diritti Civili per salvare Kate”, lamenta e denuncia “l’ingiustificato silenzio della stampa nazionale, che, afferma, tranne le maggiori Agenzie di stampa nazionali, L’Avvenire (che da tre giorni continua a dedicare ampio spazio a questa vicenda e alla campagna di Diritti Civili), continua ad ignorare questo drammatico caso umano, che i media calabresi stanno invece, come al solito, seguendo con particolare attenzione e sensibilità”.

 

21 agosto 2011

 
Il GR RAI si è occupato della vicenda di Kate, domenica 21 agosto, ore 13.
Il TG 3   ha dedicato un servizio al caso di Kate, nell’edizione delle ore 19 di sabato 20 agosto
 
ADNKRONOS – IL TEMPO
Cronaca
Immigrati: comunita' Sant'Egidio si rivolge a Napolitano per salvare Kate in carcere a Castrovillari
Cosenza, 20 ago. (Adnkronos) - Continua la battaglia del movimento Diritti civili per Kate Omoregbe, la donna nigeriana che rischia la lapidazione se quando uscira' dal carcere di Castrovillari, il prossimo mese di novembre, verra' rimpatriata nel suo Paese. Dopo l'interrogazione bipartisan ai ministri dell'Interno e della Giustizia, e tanti altri interventi da parte delle istituzioni, ''oggi -fa sapere Franco Corbelli del movimento Diritti civili- sono intervenuti a favore della giovane nigeriana la Comunita' di Sant'Egidio, il deputato del Pdl Souad Sbai, la Cisl (con Liliana Ocmin, segretario confederale con delega alle politiche migratorie e di genere) e l'Islam moderato con Mahmud Asfa, presidente del Consiglio direttivo della Casa della cultura islamica di Milano". "La comunita' di Sant'Egidio, con il suo portavoce Mario Marazziti, ha chiesto -afferma ancora Corbelli- l'intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano''. Da parte di tutti una richiesta unanime: evitare l'espulsione e salvare la vita di Kate. Corbelli, si dice fiducioso: ''Vinceremo anche questa battaglia, salveremo Kate ed eviteremo che

venga lapidata''.

 

quotidiano LIBERO

 

COMUNITA’ SANT’EGIDIO SI RIVOLGE A NAPOLITANO PER SALVARE KATE IN CARCERE A CASTROVILLARI

Cosenza, 20 ago. (Adnkronos) - Continua la battaglia del movimento Diritti civili per Kate Omoregbe, la donna nigeriana che rischia la lapidazione se quando uscira' dal carcere di Castrovillari, il prossimo mese di novembre, verra' rimpatriata nel suo Paese. Dopo l'interrogazione bipartisan ai ministri dell'Interno e della Giustizia, e tanti altri interventi da parte delle istituzioni, ''oggi -fa sapere Franco Corbelli del movimento Diritti civili- sono intervenuti a favore della giovane nigeriana la Comunita' di Sant'Egidio, il deputato del Pdl Souad Sbai, la Cisl (con Liliana Ocmin, segretario confederale con delega alle politiche migratorie e di genere) e l'Islam moderato con Mahmud Asfa, presidente del Consiglio direttivo della Casa della cultura islamica di Milano".

"La comunita' di Sant'Egidio, con il suo portavoce Mario Marazziti, ha chiesto -afferma ancora Corbelli- l'intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano''. Da parte di tutti una richiesta unanime: evitare l'espulsione e salvare la vita di Kate. Corbelli, si dice fiducioso: ''Vinceremo anche questa battaglia, salveremo Kate ed eviteremo che venga lapidata''.

 

 

 

CORBELLI “GRANDE MOBILITAZIONE IN ITALIA PER RAGAZZA NIGERIANA”

ANSA – 20 ag- E' scattata in Italia una straordinaria mobilitazione per salvare Kate Omoregbe, la giovane nigeriana di 34 anni detenuta nel carcere di Castrovillari che ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia e non essere espulsa per evitare che, nel suo Paese, venga sottoposta alla lapidazione perché rifiuta di sposare una persona molto più grande di lei. A promuovere la campagna umanitaria che va avanti ininterrottamente oramai da un mese è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. "Sulla vicenda - ha detto Corbelli - oggi sono intervenuti a favore della giovane nigeriana la Comunità di Sant'Egidio, il deputato del Pdl Souad Sbai, la Cisl e l'Islam Moderato. La comunità di Sant'Egidio, con il suo portavoce Mario Marazziti, ha chiesto l'intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Da parte di tutti una richiesta unanime: evitare l'espulsione e salvare la vita di Kate. Sono fiducioso, vinceremo anche questa battaglia, salveremo Kate ed eviteremo che venga lapidata. Ringrazio quanti stanno sostenendo questa campagna umanitaria di Diritti Civili per salvare Kate".(ANSA)

 

 

AGI e Quotidiano della Calabria

 

Castrovillari: nigeriana condannata alla lapidazione, appello a Napolitano

Il caso era stato sollevato qualche giorno fa dal leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, e ora diventa nazionale

 

20/08/2011 E' scattata in Italia la mobilitazione per salvare Kate Omoregbe, la giovane nigeriana di 34 anni detenuta nel carcere di Castrovillari (Cs) dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, uscirà nella prima decade di settembre.
La donna ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese la lapidazione conseguente al suo rifiuto di sposare una persona molto più grande di lei che non ama e di non volersi convertire alla religione musulmana». A promuovere la campagna umanitaria che va avanti ininterrottamente oramai da un mese è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che dopo aver ricevuto una lettera della ragazza con una accorata richiesta di aiuto, giovedì scorso si è recato nella casa circondariale della città del Pollino per incontrare la ragazza che aveva chiesto questo incontro.
Kate ha raccontato al leader di Diritti Civili la sua odissea, la sua paura di essere uccisa, la sua fuga dalla Nigeria, durata mesi, per sfuggire alla lapidazione. L’arrivo in Italia. L'arresto, per uso di droga. Ha pianto e gridato la sua innocenza.
Dopo l’interrogazione parlamentare bipartisan, ai ministri dell’Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, di tredici senatori, l’intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, del sindaco di Castrovillari, Franco Blaiotta, che, raccogliendo l'appello di Diritti Civili, hanno tutti chiesto un atto umanitario per evitare l’espulsione di Kate dall’Italia e salvarle in questo modo la vita, oggi sono intervenuti a favore della giovane nigeriana la Comunità di Sant'Egidio, il deputato del Pdl Souad Sbai, la Cisl e l’Islam Moderato.
La comunità di Sant'Egidio, con il suo portavoce Mario Marazziti, - riferisce corbelli – ha chiesto l’intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Da parte di tutti una richiesta unanime: evitare l’espulsione e salvare la vita di Kate. Corbelli, che si dice fiducioso «vinceremo anche questa battaglia, salveremo Kate ed eviteremo che venga lapidata», ringrazia «quanti stanno sostenendo questa campagna umanitaria di Diritti Civili per salvare Kate», lamenta e denuncia «l'ingiustificato silenzio della stampa nazionale».

 

 

 

 

 

Gazzetta del Sud

«È terrorizzata dall'idea del rimpatrio»

Castrovillari (19 agosto)«È stato un incontro molto toccante. Ho trovato una ragazza assai provata, terrorizzata dall'ipotesi d'essere espulsa e rimpatriata in Nigeria dove l'aspetta la condanna alla lapidazione». Franco Corbelli racconta l'incontro avuto ieri nel carcere di Castrovillari con Kate Omoregbe, la giovane nigeriana che ha chiesto asilo politico all'Italia dove vive da dieci anni con regolare permesso di soggiorno. Nel suo paese è stata condannata a morte poiché ha rifiutato di sposare un uomo molto più grande di lei, che non amava, e non ha voluto convertirsi alla religione musulmana. «Piangendo – ha insistito il leader del movimento Diritti civili – mi ha raccontato la sua storia, la sua odissea che inizia quindici anni fa, quando, appena finita la scuola superiore, i suoi genitori cercano di farle sposare un anziano autista che lei non conosce e non ama. I genitori la picchiano per obbligarla alle nozze e per convincerla a convertirsi alla religione musulmana, lei che è cristiana. Per anni ha subito le minacce e le vessazioni della sua famiglia, sino a quando una sera di settembre del 2000 decide di fuggire dalla sua casa e dal suo Paese. Cerca di arrivare in Europa – insiste Corbelli – dopo un viaggio avventuroso in mare durato due giorni. Sbarca in Spagna e da qui dopo pochi giorni arriva in Italia, a Roma. Dove trova lavoro come badante e per un breve periodo anche in Toscana a Prato. Ottiene il permesso di soggiorno. Divide a Roma un piccolo appartamento con altre quattro ragazze nigeriane».

Corbelli ricostruisce la storia che ha portato all'arresto di Kate: «Una mattina di febbraio del 2008 mentre è sola in casa, viene perquisita la sua abitazione e trovata una piccola quantità di droga. Viene arrestata nonostante la ragazza abbia subito e sempre proclamato la sua innocenza. Lei con quella droga utilizzata dalle sue amiche non aveva nulla a che fare. Viene condannata a quattro anni e quattro mesi. Resta dieci mesi a Rebibbia. Viene quindi trasferita nel carcere di Castrovillari dove si trova da 2 anni e sei mesi. La fine pena è il 16 novembre prossimo, ma per gli abbuoni per la sua buona condotta – chiude Corbelli – sarà scarcerata tra poche settimane, nella prima decade di settembre. Per lei a causa della condanna dovrebbe scattare, finita la detenzione, l'espulsione dall'Italia». Alla giovane africana ha espresso «incondizionata solidarietà» il sindaco di Castrovillari, Blaiotta, il quale si augura che la vicenda possa giungere a rapida soluzione.(d.m.)
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 

Calabria Ora
Castrovillari. Immigrata in carcere chiede asilo politico
Di redazione 19/08/2011 10:24:00

E' una gara di solidarietà quella per una ragazza nigeriana in carcere ma che rischia la lapidazione in patria se espulsa dall'Italia. La giovane è stata condannata in Nigeria per aver rifiutato un matrimonio combinato e per non essersi convertita alla religione musulmana. "Voglio difendere la mia libertà e la mia fede cristiana", racconta al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che l'ha incontrata in carcere.

Kate Omoregbe è detenuta nella casa circondariale della città del Pollino (dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, uscirà nella prima decade di settembre) e ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana.

Corbelli dopo aver ricevuto una lettera della ragazza con una accorata richiesta di aiuto, continua ininterrottamente da alcune settimane la battaglia per salvare la giovane immigrata. "E' una storia incredibile, allucinante. E' stato un incontro molto toccante. La ragazza si è commossa ed ha pianto quando mi ha visto e quando le ho detto dell'attenzione e dell'aiuto dei tredici senatori, del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, di Mediaset, dei media calabresi, quando le ho mostrato i quotidiani calabresi e L'Avvenire che parlavano della sua storia.

Ho trovato una ragazza assai provata, terrorizzata dall'ipotesi di essere espulsa dall'Italia, rimpatriata in Nigeria, dove l'aspetta la condanna alla lapidazione. Piangendo la ragazza mi ha raccontato la sua storia, la sua odissea che inizia 15 anni fa, quando appena finita la scuola superiore, i suoi genitori cercano di farle sposare una persona molto più grande di lei, un anziano autista di quasi 60 anni che non conosce e non ama. I genitori la picchiano per obbligarla al matrimonio combinato e per convincerla a convertirsi alla religione musulmana, lei che è cristiana. Per anni ha subito le minacce e le vessazioni della sua famiglia, sino a quando una sera di settembre del 2000 decide di fuggire dalla sua casa e dal suo Paese. Aiutata da un amico, cammina per un intera notte. Girovaga per tre mesi tra il Niger, il Mali e il Marocco. Dorme in alloggi di fortuna. Viene aiutata da una donna, di fede cristiana, a Rabat. Cerca di arrivare in Europa, dopo un viaggio avventuroso in mare durato due giorni.

Sbarca in Spagna e da qui dopo pochi giorni arriva in Italia, a Roma. Dove trova lavoro come badante nella Capitale e per un breve periodo anche in Toscana a Prato. Ottiene il permesso di soggiorno. Divide a Roma un piccolo appartamento con altre quattro ragazze nigeriane. Una mattina di febbraio del 2008 mentre è sola in casa, viene perquisita la sua abitazione e trovata una piccola quantità di droga. Viene arrestata nonostante la ragazza abbia subito e sempre proclamato la sua innocenza. Lei con quella droga utilizzata dalle sue amiche non aveva nulla a che fare. La giovane Kate non solo non si è mai drogata, ma, mi ha detto, non ha mai né bevuto, né fumato una sigaretta. Viene condannata a quattro anni e quattro mesi di carcere. Resta dieci mesi a Rebibbia.

Viene quindi trasferita nella casa circondariale di Castrovillari dove si trova da 2 anni e sei mesi. Il suo fine pena è il 16 novembre prossimo, ma per gli abbuoni per la sua buona condotta (è da tutti definita una detenuta modello e per questo usufruisce anche della possibilità di lavorare alcune ore al giorno fuori dal carcere) sarà scarcerata tra poche settimane, nella prima decade di settembre. Per lei a causa della condanna dovrebbe scattare, finita la detenzione, l'espulsione dall'Italia. E' questa la sua paura, il suo terrore, ritornare in Nigeria dove l'aspetta la lapidazione.

"Sono, mi ha detto, le regole, non scritte, del nostro Paese: per le donne che si rifiutano di accettare il matrimonio combinato, c'è lo fregio del viso con l'acido e la lapidazione, una morte orrenda. Io chiedo solo di poter restare in Italia, riprendere gli studi, laurearmi. Voglio costruirmi una famiglia, voglio difendere la mia libertà e la mia fede cristiana. Mi sono augurata tante volte di morire. Mi ha aiutato la mia fede cattolica. Oggi chiedo solo di essere salvata da una fine orrenda, dalla lapidazione. Ringrazio il Movimento dei diritti civili, il signor Corbelli, la mia speranza di salvezza, il direttore del carcere e tutto il personale per la grande umanità e quanti mi stanno aiutando".

 
La stampa nazionale (purtroppo si tratta solo di poche lodevoli eccezioni. Il resto dei grandi media continua invece a tacere) che si è occupata del caso di Kate e della battaglia di Diritti Civili. L’Avvenire da tre giorni dedica ampio spazio al drammatico caso umano di Kate e alla campagna umanitaria del Movimento Diritti Civili. Grande attenzione e particolare sensibilità, come al solito, da parte della stampa calabrese.
 
TG COM  (19 agosto 2011) - Gara di solidarietà per la giovane Kate
Se espulsa sarà lapidata nel suo Paese
La ragazza nigeriana è in carcere a Castrovillari, Cosenza. Se tornerà in patria rischia la morte per aver rifiutato un matrimonio e la conversione alla fede musulmana. Ora chiede asilo politico
 

09:59 - E' una gara di solidarietà quella per una ragazza nigeriana in carcere ma che rischia la lapidazione in patria se espulsa dall'Italia. La giovane è stata condannata in Nigeria per aver rifiutato un matrimonio combinato e per non essersi convertita alla religione musulmana. "Voglio difendere la mia libertà e la mia fede cristiana", racconta al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che l'ha incontrata in carcere.

Kate Omoregbe è detenuta nella casa circondariale della città del Pollino (dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, uscirà nella prima decade di settembre) e ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana.

Corbelli dopo aver ricevuto una lettera della ragazza con una accorata richiesta di aiuto, continua ininterrottamente da alcune settimane la battaglia per salvare la giovane immigrata. "E' una storia incredibile, allucinante. E' stato un incontro molto toccante. La ragazza si è commossa ed ha pianto quando mi ha visto e quando le ho detto dell'attenzione e dell'aiuto dei tredici senatori, del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, di Mediaset, dei media calabresi, quando le ho mostrato i quotidiani calabresi e L'Avvenire che parlavano della sua storia.

Ho trovato una ragazza assai provata, terrorizzata dall'ipotesi di essere espulsa dall'Italia, rimpatriata in Nigeria, dove l'aspetta la condanna alla lapidazione. Piangendo la ragazza mi ha raccontato la sua storia, la sua odissea che inizia 15 anni fa, quando appena finita la scuola superiore, i suoi genitori cercano di farle sposare una persona molto più grande di lei, un anziano autista di quasi 60 anni che non conosce e non ama. I genitori la picchiano per obbligarla al matrimonio combinato e per convincerla a convertirsi alla religione musulmana, lei che è cristiana. Per anni ha subito le minacce e le vessazioni della sua famiglia, sino a quando una sera di settembre del 2000 decide di fuggire dalla sua casa e dal suo Paese. Aiutata da un amico, cammina per un intera notte. Girovaga per tre mesi tra il Niger, il Mali e il Marocco. Dorme in alloggi di fortuna. Viene aiutata da una donna, di fede cristiana, a Rabat. Cerca di arrivare in Europa, dopo un viaggio avventuroso in mare durato due giorni.

Sbarca in Spagna e da qui dopo pochi giorni arriva in Italia, a Roma. Dove trova lavoro come badante nella Capitale e per un breve periodo anche in Toscana a Prato. Ottiene il permesso di soggiorno. Divide a Roma un piccolo appartamento con altre quattro ragazze nigeriane. Una mattina di febbraio del 2008 mentre è sola in casa, viene perquisita la sua abitazione e trovata una piccola quantità di droga. Viene arrestata nonostante la ragazza abbia subito e sempre proclamato la sua innocenza. Lei con quella droga utilizzata dalle sue amiche non aveva nulla a che fare. La giovane Kate non solo non si è mai drogata, ma, mi ha detto, non ha mai né bevuto, né fumato una sigaretta. Viene condannata a quattro anni e quattro mesi di carcere. Resta dieci mesi a Rebibbia.

Viene quindi trasferita nella casa circondariale di Castrovillari dove si trova da 2 anni e sei mesi. Il suo fine pena è il 16 novembre prossimo, ma per gli abbuoni per la sua buona condotta (è da tutti definita una detenuta modello e per questo usufruisce anche della possibilità di lavorare alcune ore al giorno fuori dal carcere) sarà scarcerata tra poche settimane, nella prima decade di settembre. Per lei a causa della condanna dovrebbe scattare, finita la detenzione, l'espulsione dall'Italia. E' questa la sua paura, il suo terrore, ritornare in Nigeria dove l'aspetta la lapidazione.

"Sono, mi ha detto, le regole, non scritte, del nostro Paese: per le donne che si rifiutano di accettare il matrimonio combinato, c'è lo fregio del viso con l'acido e la lapidazione, una morte orrenda. Io chiedo solo di poter restare in Italia, riprendere gli studi, laurearmi. Voglio costruirmi una famiglia, voglio difendere la mia libertà e la mia fede cristiana. Mi sono augurata tante volte di morire. Mi ha aiutato la mia fede cattolica. Oggi chiedo solo di essere salvata da una fine orrenda, dalla lapidazione. Ringrazio il Movimento dei diritti civili, il signor Corbelli, la mia speranza di salvezza, il direttore del carcere e tutto il personale per la grande umanità e quanti mi stanno aiutando".

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli ha incontrato in carcere la ragazza nigeriana condannata a morte per aver rifiutato matrimonio combinato (con un anziano) e per non volersi convertire alla religione musulmana! L’odissea e la paura di Kate in fuga dalla Nigeria per sfuggire alla lapidazione” 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha incontrato, oggi (giovedì) nel carcere di Castrovillari la giovane nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta nella casa circondariale della città del Pollino (dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, uscirà nella prima decade di settembre) che ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana”. Corbelli dopo aver ricevuto una lettera della ragazza con una accorata richiesta di aiuto, continua ininterrottamente da alcune settimane la battaglia per salvare la giovane immigrata.”E’ una storia incredibile, allucinante. E’ stato un incontro molto toccante. La ragazza si è commossa ed ha pianto quando mi ha visto e quando le ho detto dell’attenzione e dell’aiuto dei tredici senatori, del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, di Mediaset, dei media calabresi, quando le ho mostrato i quotidiani calabresi e L’Avvenire che parlavano della sua storia. Ho trovato una ragazza assai provata, terrorizzata dall’ipotesi di essere espulsa dall’Italia, rimpatriata in Nigeria, dove l’aspetta la condanna alla lapidazione. Piangendo la ragazza mi ha raccontato la sua storia, la sua odissea che inizia 15 anni fa, quando appena finita la scuola superiore, i suoi genitori cercano di farle sposare una persona molto più grande di lei, un anziano autista di quasi 60 anni che non conosce e non ama. I genitori la picchiano per obbligarla al matrimonio combinato e per convincerla a convertirsi alla religione musulmana, lei che è cristiana. Per anni ha subito le minacce e le vessazioni della sua famiglia, sino a quando una sera di settembre del 2000 decide di fuggire dalla sua casa e dal suo Paese. Aiutata da un amico, cammina per un intera notte. Girovaga per tre mesi tra il Niger, il Mali e il Marocco. Dorme in alloggi di fortuna. Viene aiutata da una donna, di fede cristiana, a Rabat. Cerca di arrivare in Europa, dopo un viaggio avventuroso in mare durato due giorni. Sbarca in Spagna e da qui dopo pochi giorni arriva in Italia, a Roma. Dove trova lavoro come badante nella Capitale e per un breve periodo anche in Toscana a Prato. Ottiene il permesso di soggiorno. Divide a Roma un piccolo appartamento con altre quattro ragazze nigeriane. Una mattina di febbraio del 2008 mentre è sola in casa, viene perquisita la sua abitazione e trovata una piccola quantità di droga. Viene arrestata nonostante la ragazza abbia subito e sempre proclamato la sua innocenza. Lei con quella droga utilizzata dalle sue amiche non aveva nulla a che fare. La giovane Kate non solo non si è mai drogata, ma, mi ha detto, non ha mai né bevuto, né fumato una sigaretta. Viene condannata a quattro anni e quattro mesi di carcere. Resta dieci mesi a Rebibbia. Viene quindi trasferita nella casa circondariale di Castrovillari dove si trova da 2 anni e sei mesi. Il suo fine pena è il 16 novembre prossimo, ma per gli abbuoni per la sua buona condotta (è da tutti definita una detenuta modello e per questo usufruisce anche della possibilità di lavorare alcune ore al giorno fuori dal carcere) sarà scarcerata tra poche settimane, nella prima decade di settembre. Per lei a causa della condanna dovrebbe scattare, finita la detenzione, l’espulsione dall’Italia. E’ questa la sua paura, il suo terrore, ritornare in Nigeria dove l’aspetta la lapidazione. Sono, mi ha detto, le regole, non scritte, del nostro Paese: per le donne che si rifiutano di accettare il matrimonio combinato, c’è lo fregio del viso con l’acido e la lapidazione, una morte orrenda. Io chiedo solo di poter restare in Italia, riprendere gli studi, laurearmi. Voglio costruirmi una famiglia, voglio difendere la mia libertà e la mia fede cristiana. Mi sono augurata tante volte di morire. Mi ha aiutato la mia fede cattolica. Oggi chiedo solo di essere salvata da una fine orrenda, dalla lapidazione. Ringrazio il Movimento dei diritti civili, il signor Corbelli, la mia speranza di salvezza, il direttore del carcere e tutto il personale per la grande umanità e quanti mi stanno aiutando”.

 

18 agosto 2011

 

 

NIGERIANA CONDANNATA A LAPIDAZIONE: CORBELLI, GOVERNO INTERVENGA. DOMANI IL LEADER DI DIRITTI CIVILI INCONTRERA’ LA RAGAZZA IN CARCERE

 

(AGI) - Catanzaro, 17 ago. - Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, incontrera' domani mattina nel carcere di Castrovillari la giovane nigeriana Kate Omoregbe, che ha chiesto asilo politico all Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) per evitare, nel suo Paese, la lapidazione in seguito al rifiuto (per questo e' stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto piu' grande di lei, che non ama, e di non volersi convertire dal cristianesimo alla religione musulmana. La ragazza, detenuta nella casa circondariale della citta' del Pollinodove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni, ha chiesto di incontrare il leader di Diritti Civili, che sta seguendo la sua vicenda ed ha contattato le istituzioni. Il Ministero della Giustiziav- riferisce il presidente di "Diritti Civili" - ha autorizzato Corbelli a recarsi in carcere e incontrare la giovane nigeriana domani mattina. Il coordinatore di Diritti Civili si dice "fortemente preoccupato per la sorte di questa giovane nigeriana. Ho paura - spiega - che questa ragazza, che disperata mi ha scritto una lettera dal carcere, pregandomi di aiutarla, di salvarla, vistasi abbandonata e condannata all'espulsione dall'Italia e ad una fine orrenda nel suo Paese, possa compiere qualche insano gesto. Purtroppo la cronaca proprio di questi ultimi giorni registra vicende analoghe, in Italia, come la giovane pakistana che ha tentato il suicidio per non sposare un uomo molto piu' grande di lei, o la ragazza iraniana sfregiata con l'acido per il suo rifiuto di un matrimonio combinato. In alcuni casi, come in quello di Kate, addirittura - dice Corbelli - c'e' per la donna, come mi ha scritto la giovane nigeriana nella missiva, la condanna a mort. Per questo - continua - chiedo che si faccia subito qualcosa, che si intervenga subito, che si dia da parte del Governo una risposta alle due interrogazioni bipartisan al ministro degli Interni, Roberto Maroni, e della giustizia, Francesco Nitto Palma, di tredici senatori del centrosinistra e del centrodestra e all'intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che raccogliendo l'appello di Diritti Civili, hanno chiesto un atto umanitario per evitare l'espulsione di Kate dall'Italia e salvarle in questo modo la vita".

 
 
Immigrati: nigeriana detenuta a Castrovillari, rischia lapidazione se rimpatriata
Adnkronos

 

Cosenza, 17 ago. - (Adnkronos) - Se tornera' nel suo Paese d'origine rischia la lapidazione. Kate Omoregbe, nigeriana, e' attualmente detenuta nel carcere di Castrovillari, dove sta scontando una condanna a quattro anni. Tra meno di un mese sara' libera ma rischia la lapidazione se sara' rimpatriata dopo l'espulsione dall'Italia (che si renderebbe obbligatoria per legge), per essersi rifiutata di sposare un uomo piu' grande di lei e di convertirsi alla religione musulmana (lei e' cristiana).

Al suo fianco e' sceso il leader del movimento Diritti civili, Franco Corbelli, che ha reso nota la richiesta ufficiale di asilo politico inoltrata dalla donna per salvarsi. Sono numerosi gli interventi in suo favore, con due interrogazioni parlamentari, sottoscritte da 13 senatori e dal sottosegretario all'economia Antonio Gentile, rivolte ai ministri dell'Interno e della Giustizia. ''Si tratta di una importante iniziativa politico-istituzionale bipartisan che -afferma Corbelli - dimostra che quella per salvare la giovane Kate e' una battaglia condivisa, giusta, doverosa in un Paese civile, come l'Italia''.

 


Immigrati: nigeriana detenuta a Castrovillari, rischia lapidazione se rimpatriata (2)
Adnkronos

 

(Adnkronos) - Il leader del movimento Diritti civili, Franco Corbelli, domani andra' in visita in carcere dalla giovane Kate Omoregbe. E' stata lei a chiedere di poterlo incontrare, dopo avergli mandato la lettera con la richiesta d'aiuto. ''Ho paura -dice Corbelli- che questa ragazza, che disperata mi ha scritto una lettera dal carcere, pregandomi di aiutarla, di salvarla, vistasi abbandonata e condannata all'espulsione dall'Italia e ad una fine orrenda nel suo Paese, possa compiere qualche insano gesto. Purtroppo la cronaca proprio di questi ultimi giorni registra vicende analoghe, in Italia, come la giovane pakistana che ha tentato il suicidio per non sposare un uomo molto piu' grande di lei, o la ragazza iraniana sfregiata con l'acido per il suo rifiuto di un matrimonio combinato''.

Corbelli spiega che ''in alcuni casi, come in quello di Kate, addirittura c'e' per la donna, come mi ha scritto la giovane nigeriana nella missiva, la condanna a morte, alla lapidazione. Per questo chiedo che si faccia subito qualcosa, che si intervenga subito, che si dia da parte del Governo una risposta alle due interrogazioni bipartisan al ministro degli Interni, Roberto Maroni, e della giustizia, Francesco Nitto Palma, di tredici senatori del centrosinistra e del centrodestra e all'intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che raccogliendo l'appello di Diritti Civili, hanno chiesto un atto umanitario per evitare l'espulsione di Kate dall'Italia e salvarle in questo modo la vita''.

17 agosto 2011


Quotidiano AVVENIRE (con ampio risalto nell’edizione web e cartacea a firma della giornalista Viviana Daloiso)
16 e 17-19-20 agosto 2011
L storia. Una battaglia di civiltà
Detenuta nigeriana chiede asilo politico
per evitare la lapidazione in patria
Ha chiesto ufficialmente asilo politico in Italia la giovane nigeriana Kate Omoregbe, detenuta nel carcere di Castrovillari, da dove uscirà tra meno di un mese, nella prima decade di settembre, dopo aver scontato una condanna a quattro anni. Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che, dopo aver ricevuto una lettera della ragazza con una accorata richiesta di aiuto, continua ininterrottamente da alcune settimane la battaglia per salvare la giovane immigrata che chiede di poter restare in Italia, dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno, e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, la lapidazione per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei e di non volersi convertire dal cristianesimo alla religione musulmana. "La richiesta di asilo, sottoscritta dalla ragazza, - dice Corbelli - è stata trasmessa dalla direzione del carcere di Castrovillari alla competente Questura di Cosenza. Corbelli ringrazia la direzione del carcere ed il comandante degli agenti penitenziari Maurizio Petrassi, "con i quali - afferma - sono in costante contatto, per la particolare attenzione, sensibilità e grande umanità che stanno dimostrando anche in questa occasione, per aiutare la giovane nigeriana".

A favore della battaglia di Corbelli sono intervenuti con due distinte interrogazioni parlamentari tredici senatori, Franco Bruno, più Rutelli, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D'Alia, Negri, con una interrogazione al ministro degli Interni, Roberto Maroni, e il senatore e Sottosegretario all'Economia, Antonio Gentile, che ha interrogato i ministri degli Interni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, oltre all'intervento del Presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che raccogliendo l'appello di Diritti Civili, hanno tutti chiesto un atto umanitario per evitare l'espulsione di Kate dall'Italia e salvarle in questo modo la vita".

"Si tratta di una importante iniziativa politico-istituzionale bipartisan che - conclude Corbelli - dimostra che quella per salvare la giovane Kate è una battaglia condivisa, giusta, doverosa in un Paese civile, come l'Italia. Una battaglia che i media calabresi, che ringrazio, stanno, come al solito e con grande sensibilità, sostenendo sin dall'inizio".

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Quotidiano Nazionale - Il Giorno – Resto del Carlino – La Nazione

 

Giovane nigeriana in carcere chiede asilo Se espulsa rischia la lapidazione nel suo Paese

 

Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. La ragazza potrebbe venir uccisa in Nigeria per il suo rifiuto di sposare una persona molto piu’ grande di lei e per il suo rifiuto di lasciare il cristianesimo per l'Islam

 

 

 

Cosenza, 16 agosto 2011 - Ha chiesto ufficialmente asilo politico in Italia la giovane nigeriana Kate Omoregbe, detenuta nel carcere di Castrovillari, da dove uscira’ tra meno di un mese, nella prima decade di settembre, dopo aver scontato una condanna a quattro anni.

Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che, dopo aver ricevuto una lettera della ragazza con una accorata richiesta di aiuto, continua ininterrottamente da alcune settimane la battaglia per salvare la giovane immigrata che chiede di poter restare in Italia, dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno, e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, la lapidazione per il suo rifiuto (per questo e’ stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto piu’ grande di lei e di non volersi convertire dal cristianesimo alla religione musulmana.

“La richiesta di asilo, sottoscritta dalla ragazza, - dice Corbelli - e’ stata trasmessa dalla direzione del carcere di Castrovillari alla competente Questura di Cosenza. Corbelli ringrazia la direzione del carcere ed il comandante degli agenti penitenziari Maurizio Petrassi, “con i quali - afferma - sono in costante contatto, per la particolare attenzione, sensibilita’ e grande umanita’ che stanno dimostrando anche in questa occasione, per aiutare la giovane nigeriana”.

A favore della battaglia di Corbelli sono intervenuti con due distinte interrogazioni parlamentari tredici senatori, Franco Bruno, piu’ Rutelli, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D’Alia, Negri, con una interrogazione al ministro degli Interni, Roberto Maroni, e il senatore e Sottosegretario all’Economia, Antonio Gentile, che ha interrogato i ministri degli Interni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, oltre all’intervento del Presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che raccogliendo l’appello di Diritti Civili, hanno tutti chiesto un atto umanitario per evitare l’espulsione di Kate dall’Italia e salvarle in questo modo la vita”.

“Si tratta di una importante iniziativa politico-istituzionale bipartisan che - conclude Corbelli - dimostra che quella per salvare la giovane Kate e’ una battaglia condivisa, giusta, doverosa in un Paese civile, come l’Italia. Una battaglia che i media calabresi, che ringrazio, stanno, come al solito e con grande sensibilita’, sostenendo sin dall’inizio”.

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Prosegue la battaglia di Diritti Civili per salvare Kate. Ha chiesto ufficialmente asilo politico in Italia la giovane nigeriana condannata alla lapidazione nel suo Paese per aver rifiutato un matrimonio combinato e per non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana

 

Ha chiesto ufficialmente asilo politico in Italia la giovane nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta nel carcere di Castrovillari (da dove uscirà tra meno di un mese, nella prima decade di settembre, dopo aver scontato una condanna a quattro anni). Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che, dopo aver ricevuto una lettera della ragazza con una accorata richiesta di aiuto, continua ininterrottamente da alcune settimane, anche a Ferragosto, la battaglia per salvare la giovane immigrata che chiede di poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo, la lapidazione e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana”. La richiesta di asilo, sottoscritta dalla ragazza, è stata trasmessa dalla direzione del carcere di Castrovillari alla competente Questura di Cosenza. Corbelli ringrazia la direzione del carcere, il direttore Fedele Rizzo, il commissario Maria Molinaro, il comandante degli agenti penitenziari Maurizio Petrassi, “con i  quali, afferma, sono in costante contatto, per la particolare attenzione, sensibilità e grande umanità che stanno dimostrando anche in questa occasione, per aiutare la giovane nigeriana”. A favore della battaglia di Corbelli sono intervenuti con due distinte interrogazioni parlamentari tredici senatori, Franco Bruno, più Rutelli, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D’Alia, Negri, con una interrogazione al ministro degli Interni, Roberto Maroni, e il senatore e Sottosegretario all’Economia, Antonio Gentile, che ha interrogato i ministri degli Interni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, oltre all’intervento del Presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che raccogliendo l’appello di Diritti Civili, hanno tutti chiesto un atto umanitario per evitare l’espulsione di Kate dall’Italia e salvarle in questo modo la vita”. “Si tratta di una importante iniziativa politico-istituzionale bipartisan che – conclude Corbelli - dimostra che quella per salvare la giovane Kate è una battaglia condivisa, giusta, doverosa in un Paese civile, come l’Italia. Una battaglia che i media calabresi, che ringrazio, stanno, come al solito e con grande sensibilità, sostenendo sin dall’inizio”.  

 

14 agosto 2011

 

 

 

CARCERI, GENTILE : “MINISTRI INTERVENGANO PER DETENUTA NIGERIANA”

ANSA – 11 Agosto. Il senatore Antonio Gentile, Sottosegretario all'Economia, chiede ai Ministri dell'Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, di intervenire sul "drammatico caso, denunciato nei giorni scorsi dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, della giovane nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta nel carcere di Castrovillari (da dove uscirà tra un mese, dopo aver scontato una condanna a quattro anni) che chiede di poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di cambiare religione da cristiana a musulmana". Gentile chiede "un atto umanitario, la sospensione e cancellazione del provvedimento di espulsione e il rinnovo del permesso di soggiorno in Italia per salvare la vita ed evitare il patibolo e la condanna a morte a questa giovane nigeriana". "Dopo aver letto sulla stampa calabrese di questo caso per merito di Corbelli - dice Gentile - promuoverò subito un intervento parlamentare a favore di questa ragazza. Un Paese civile e democratico non può restare silente e insensibile di fronte all'accorata e disperata richiesta di aiuto di questa giovane, che come ha scritto nella sua lettera a Corbelli, se sarà espulsa dall'Italia e rimandata in Nigeria verrà lapidata, sfregiata con l'acido e uccisa. E' incredibile, assurdo, inammissibile che per difendere la sua libertà e la sua fede cristiana questa giovane possa e debba essere uccisa nel suo Paese, essere uccisa. Si tratta di un fatto orrendo, una mostruosità che dobbiamo assolutamente scongiurare".

 

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Carceri. Appello di Corbelli per detenuto paralizzato

ANSA – 9 agosto. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello "alle autorità preposte" per un detenuto calabrese, A.P., recluso nel carcere di Cosenza, gravemente malato dopo una paralisi". Il detenuto, spiega Corbelli, chiede, in una lettera, aiuto per "essere curato prima che sia troppo tardi". L'uomo descrive nella sua missiva "il suo dramma, la sua sofferenza, la grande ingiustizia che sta subendo. Durante la detenzione - afferma nella lettera - sono stato colpito da una paralisi, da due anni sto soffrendo di un dolore costante e atroce. Per la mia malattia sono stato anche portato al carcere di Vibo Valentia, ma i medici mi hanno detto che oramai è troppo tardi". Corbelli parla di "fatto grave, indegno di un Paese civile e di uno Stato di diritto" e chiede "per questo detenuto un atto di giustizia giusta e umana, la possibilità di poter tentare di curare in una struttura ospedaliera adeguata questo recluso gravemente malato che rischia di morire. Una Nazione civile ha il dovere di accogliere questa richiesta. Non conosco questo detenuto, ma di fronte al dramma umano, alla ingiustizia, alla indicibile sofferenza, alla disumanità di un uomo, gravemente malato e sofferente, abbandonato e condannato a morire in carcere, ho il dovere civile e morale di intervenire, di chiedere giustizia per questa persona".

 

 

Carceri, nuovo appello di Corbelli per una giovane nigeriana
 
 
 
 
  8 agosto 2011

 

COSENZA(AGI):  Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge “un nuovo accorato appello a favore della giovane nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta nel carcere di Castrovillari (da dove uscirà tra un mese, dopo aver scontato una condanna a quattro anni) che chiede di poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione musulmana”. Corbelli si dice “fortemente preoccupato per la sorte di questa giovane nigeriana e chiede che non cali il silenzio su questa drammatica vicenda umana. Dopo aver da poco vinto la battaglia per la giovane rumena Alexandrina (che abbiamo fatto scarcerare e restare in Italia ed evitato che venisse estradata nel suo Paese per pagare con il carcere la morte, in un incendio, dei suoi tre bambini), sto adesso combattendo questa nuova importante e difficile battaglia per salvare la vita di un’altra giovane immigrata, una delle tante sfortunate ragazze che arrivano nel nostro paese in cerca di aiuto, di libertà e giustizia. Ho paura che questa ragazza, che disperata mi ha scritto una lettera dal carcere, pregandomi di aiutarla, di salvarla, vistasi abbandonata e condannata all’espulsione dall’Italia e ad una fine orrenda nel suo Paese, possa compiere qualche insano gesto. Purtroppo la cronaca proprio di questi ultimi giorni registra vicende analoghe, in Italia, come la giovane pakistana che ha tentato il suicidio per non sposare un uomo molto più grande di lei, o la ragazza iraniana sfregiata con l’acido per il suo rifiuto di un matrimonio combinato. In alcuni casi, come in quello di Kate, addirittura c’è per la donna, come mi ha scritto la giovane nigeriana nella missiva, la condanna a morte, alla lapidazione! Per questo chiedo che si faccia subito qualcosa, che si intervenga subito, che si dia da parte del Governo una risposta all’interrogazione al ministro degli Interni, Roberto Maroni, dei dodici senatori (primo firmatario il senatore calabrese Franco Bruno, Rutelli, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D’Alia, Negri) e del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che raccogliendo l’appello di Diritti Civili, hanno chiesto un atto umanitario per evitare l’espulsione di Kate dall’Italia e salvarle in questo modo la vita”.
 
 
 

 

CORBELLI : “NO ESPULSIONE GIOVANE NIGERIANA”

ANSA. 7 Agosto. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un nuovo accorato appello a favore della giovane nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta nel carcere di Castrovillari che "chiede di poter restare in Italia e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo e la morte". "Sono fortemente preoccupato - aggiunge Corbelli - per la sorte di questa giovane nigeriana e chiede che non cali il silenzio su questa drammatica vicenda umana. Dopo aver da poco vinto la battaglia per la giovane rumena Alexandrina, sto adesso combattendo questa nuova importante e difficile battaglia per salvare la vita di un'altra giovane immigrata, una delle tante sfortunate ragazze che arrivano nel nostro paese in cerca di aiuto, di libertà e giustizia. Ho paura che questa ragazza, che disperata mi ha scritto una lettera dal carcere, pregandomi di aiutarla, di salvarla, vistasi abbandonata e condannata all'espulsione dall'Italia e ad una fine orrenda nel suo Paese, possa compiere qualche insano gesto". "Purtroppo la cronaca - prosegue - proprio di questi ultimi giorni registra vicende analoghe, in Italia, come la giovane pakistana che ha tentato il suicidio per non sposare un uomo molto più grande di lei, o la ragazza iraniana sfregiata con l'acido per il suo rifiuto di un matrimonio combinato. Per questo chiedo che si faccia subito qualcosa, che si intervenga subito, che si dia da parte del Governo una risposta all'interrogazione al ministro degli Interni, Roberto Maroni, dei dodici senatori (primo firmatario il senatore calabrese Franco Bruno, Rutelli, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D'Alia, Negri) e del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che raccogliendo l'appello di Diritti Civili, hanno chiesto un atto umanitario per evitare l'espulsione di Kate dall'Italia e salvarle in questo modo la vita". (Ansa)

 


SANITA': CORBELLI, RIAPRIRE CENTRO AUTISTICI DIPIGNANO
LEADER DIRITTI CIVILI CHIEDE INTERVENTO PRESIDENTE SCOPELLITI

 

COSENZA
(ANSA) - COSENZA, 3 AGO - Il leader del Movimento Diritti Civili,
Franco Corbelli, promotore della proposta di legge per l'istituzione
del Garante della Salute della Calabria, approvata all'unanimità dal
Consiglio regionale, denuncia quello che definisce "l'abbandono dei
bambini autistici per la chiusura dell'unico centro di autismo della
provincia di Cosenza, che si trova a Dipignano, per mancanza di fondi,
per effetto dei tagli imposti dal piano di rientro dal deficit
sanitario". Corbelli chiede "l'intervento del presidente della Regione
e commissario della sanità calabrese, Giuseppe Scopelliti, per
cancellare questa grande ingiustizia che penalizza fortemente bambini
già sfortunati, bisognosi di cure e assistenza e manda nella
disperazione assoluta le loro famiglie che non sanno più come far
fronte a questa situazione". "La vicenda che denuncio oggi - dice
ancora Corbelli - è particolarmente grave perché ad essere penalizzati
sono dei bambini affetti da autismo, che non potranno più beneficiare
di un centro che da alcuni anni li aveva in cura. Sono diverse decine
di bambini di molti centri della provincia di Cosenza che per alcuni
anni hanno potuto curarsi a Dipignano. Sino al febbraio scorso veniva
garantita loro l'assistenza in questo centro. Da febbraio e sino a
qualche giorno fa, per carenza di fondi, il servizio veniva garantito
qualche ora al giorno a casa. Adesso è stata completamente interrotta
anche questa assistenza gratuita. La Regione non corrisponde più i
contributi e i bambini si sono ritrovati senza assistenza,
letteralmente buttati in mezzo ad una strada. Chi vuole e può deve
pagarsi le cure". "E' una grande ingiustizia. Un fatto inaccettabile.
Non si può sempre in nome del famigerato piano di rientro dal deficit
sanitario - conclude Corbelli - far pagare finanche i bambini
autistici, i diversamente abili. E' uno scandalo. Si risparmi sui veri
sprechi della sanità. Si taglino altre voci inutili e costose. Ma non
si neghino i fondi per i bambini malati. Chiedo al presidente
Scopelliti di intervenire e di far rispettare i diritti di questi
bambini e delle loro famiglie".

 

 

La battaglia di Diritti Civili per salvare la giovane nigeriana Kate

 

 

Comunicato stampa

 

Interrogazione di 12 senatori a Ministro Interno per Kate Omoregbe(in carcere in Calabria) per evitare espulsione e condanna a morte nel suo Paese (Nigeria). Corbelli: “Fare presto, prima che sia troppo tardi, per salvare giovane nigeriana”.

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha reso noto che è stata presentata, al Ministro degli Interni, Roberto Maroni, una interrogazione parlamentare, sottoscritta da dodici senatori, primo firmatario il senatore calabrese Franco Bruno, sul drammatico caso, denunciato nei giorni scorsi dallo stesso Corbelli, della giovane nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta nel carcere di Castrovillari (da dove uscirà tra poco più di un mese, dopo aver scontato una condanna a quattro anni) che chiede di poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di cambiare religione da cristiana a musulmana”. L’interrogazione è stata sottoscritta oltre che dal senatore Bruno, da altri undici parlamentari: Rutelli, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D’Alia, Negri. I dodici senatori, con riferimento alla drammatica vicenda di Kate Omoregbe  e alla denuncia e battaglia intrapresa dal leader di Diritti Civili per salvare questa ragazza, chiedono al Governo di “impedire il rimpatrio della giovane e di tutelare il suo elementare diritto alla vita evitando che l’Italia si renda compartecipe di un atto di disumana violenza”. A sostegno della battaglia di Corbelli (che va avanti ininterrottamente da dieci giorni, dal momento che gli è stata recapitata la lettera a lui personalmente indirizzata da parte della giovane nigeriana, con la accorata e disperata richiesta di aiuto di questa ragazza) è anche intervenuto, nei giorni scorsi, il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che ha chiesto per la giovane nigeriana un “atto umanitario, per farla restare in Italia ed evitarle così una fine atroce nel suo Paese”. Corbelli ringrazia “il senatore Bruno, gli altri parlamentari sottoscrittori dell’interrogazione e il presidente Oliverio e invita il Governo a far presto prima che sia troppo tardi. La cronaca, anche in queste ore afferma Corbelli -  racconta purtroppo proprio di tragedie simili a quelle preannunciate dalla giovane Kate, di ragazze pakistane, iraniane sfregiate con l’acido (e in alcuni casi addirittura uccise!) per essersi rifiutate di accettare un matrimonio combinato dalle loro famiglie. Alcune di queste ragazze, per la disperazione, hanno tentato anche il suicidio. Per questo va ascoltato il grido disperato di aiuto di questa ragazza, che ha scritto a Diritti Civili, e va scongiurato che la giovane Kate venga rimpatriata, sfregiata e uccisa nel suo Paese per il suo rifiuto di sposare una persona molto più grande di lei e per la sua volontà di voler restare cristiana e non convertirsi alla religione musulmana”.

 

1 agosto 2011

 

 

 

Il Presidente Oliverio interviene sul drammatico caso di una giovane nigeriana detenuta a Castrovillari

Il Presidente della Provincia di Cosenza, on. Mario Oliverio, interviene oggi sul “drammatico caso”, denunciato dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, della giovane nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta nel carcere di Castrovillari (da dove uscirà tra meno di un mese e mezzo, dopo aver scontato una condanna a quattro anni) che chiede di poter rimanere in Italia, dove si trova da dieci anni con regolare permesso di soggiorno per evitare, nel suo Paese, il patibolo e la morte per aver rifiutato (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di cambiare religione da cristiana a musulmana.
Oliverio, nel rispetto della legge, chiede alle autorità competenti “un atto umanitario” nei confronti della giovane nigeriana: la sospensione del provvedimento di espulsione e il rinnovo del permesso di soggiorno in Italia che le salverebbero la vita e le eviterebbero il patibolo e la condanna a morte.
“Un Paese civile e democratico –ha commentato il Presidente della Provincia di Cosenza- non può rimanere muto, sordo e insensibile di fronte alla accorata e disperata richiesta di aiuto di una giovane che, come ha scritto a Corbelli, se sarà espulsa dall’Italia e rimandata in Nigeria verrà lapidata, sfregiata con l’acido e uccisa”.
“E’ assurdo e inammissibile –ha concluso Oliverio- che per difendere la sua libertà e la sua fede cristiana questa giovane possa e debba, nel suo paese, essere uccisa. Si tratta di un fatto orrendo, una mostruosità insopportabile che dobbiamo scongiurare a tutti i costi e con tutte le nostre forze”.

 

28 luglio 2011

 

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Vinta definitivamente importante battaglia. Dopo nuovo processo, celebrato oggi a Catanzaro, Alexandrina (ai domiciliari, in Calabria, per morte suoi tre bambini in incendio, sviluppatosi per cause accidentali) non sarà estradata e condannata al carcere in Romania. Corbelli ”Scritta una bellissima pagina di giustizia giusta e di grande umanità”.

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rende noto che oggi è stata vinta definitivamente la battaglia per salvare la ragazza rumena, Alexandrina. Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile dai carabinieri di Corigliano e rinchiusa nel carcere di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese (la Romania) per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, avvenuta, in Romania, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali, mentre la giovanissima donna era uscita per andare a comprare del pane ai suoi tre figlioletti, lasciati a letto, a dormire, e con il caminetto acceso per riscaldare la fredda stanzetta, in quel freddissimo pomeriggio d’inverno. Al suo ritorno aveva trovato l’abitazione invasa dal fuoco, aveva rotto il vetro, si era buttata con coraggio nelle fiamme, per tentare di salvare i suoi tre figli. Purtroppo non ce l’aveva fatta. Era rimasta gravemente ferita ed era stata ricoverata in ospedale dove era rimasta due mesi. I giudici della Corte di Appello di Catanzaro hanno negato l’estradizione, come richiesto dalla Procura Generale, e hanno disposto che la ragazza resti in Italia, dove era arrivata, un anno fa,  raggiungendo un suo fratello, residente a Cassano, e iniziando piano a piano a lavorare e a cercare di superare l’immane tragedia che l’aveva colpita. Soddisfatto e felice Corbelli, che aveva condotto una lunga battaglia per questa ragazza, afferma. “Oggi è stata vinta definitivamente una importante battaglia civile e umanitaria. Alexandrina non sarà estradata e condannata al carcere in Romania, resterà in Italia, ai domiciliari, in attesa dell’affidamento. Questo hanno deciso, per la seconda volta, i giudici della Corte di Appello di Catanzaro dopo il ricorso in Cassazione del Procuratore generale che aveva impugnato la prima sentenza del 31 maggio scorso, con la quale i giudici della corte di Appello avevano concesso i domiciliari e negato l’estradizione della ragazza, scrivendo in questo modo una prima bellissima ed esemplare pagina di giustizia giusta e di grande umanità. Quindici giorni fa la Cassazione aveva disposto un nuovo processo, perchè aveva ritenuto le motivazioni della prima sentenza non sufficientemente chiarite. Oggi si è svolto il nuovo processo con nuovi giudici, che hanno anche in questa occasione accolto le istanze degli avvocati della ragazza, il prof. Giovanni Brandi Cordasco Salmena (docente di Diritto Romano all’Università di Urbino) e l’avvocato Leonardo Lucente, e hanno respinto, ancora una volta, le richieste della Procura generale che chiedeva l’estradizione e il carcere in Romania per la ragazza. Giustizia è stata fatta. Grazie a Dio – continua Corbelli - abbiamo vinto questa difficile e importantissima battaglia civile e umanitaria, dopo mesi di ripetuti, accorati appelli e diverse iniziative. Abbiamo salvato questa sfortunata ragazzina rumena, che pagava addirittura con il carcere, in modo assolutamente ingiusto e disumano, la tragedia della perdita dei suoi tre bambini, morti in un incendio per un destino crudele. E’ stato un atto di grande coraggio e particolare sensibilità umana da parte di questi giudici che anche di fronte alla netta opposizione della Procura generale che chiedeva l’estradizione e il carcere in Romania della ragazza rumena, hanno accolto l’appello di Diritti Civili e le richieste degli avvocati Brandi e Lucente, ed hanno negato l’estradizione, confermato i domiciliari in Calabria, in attesa dell’affidamento”. Corbelli ringrazia la presidente, Maria Francesca Romano, e gli altri due giudici della sezione della Corte di Appello, chiamati oggi a pronunciarsi su questo  caso umano e giudiziario,  gli avvocati, prof. Giovanni Brandi Cordasco Salmena e l’avvocato Leonardo Lucente, i legali della ragazza rumena Alexandrina, il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, e i media calabresi che hanno sostenuto sin dall’inizio questa iniziativa umanitaria.

 

27 luglio 2011

(In questa pagina tutti i precedenti interventi di Diritti Civili su questa vicenda)

 

 

Il DOMANI DELLA CALABRIA – 25 luglio

La battaglia di Corbelli per una giovane nigeriana


COSENZA - Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia il «drammatico caso di una giovane nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta, per un piccolo reato, in un carcere della Calabria (attualmente in quello di Castrovillari dove sta scontando una condanna di quattro anni di carcere), fine pena tra un mese e mezzo, che chiede di poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di cambiare religione da cristiana a musulmana». Corbelli preannuncia una «grande battaglia di giustizia e una campagna umanitaria per evitare che si consumi questa crudeltà, per scongiurare questo orrendo crimine, per salvare questa giovane nigeriana». «Una storia, la definisce Corbelli, incredibile, allucinante e drammatica» che la ragazza descrive al leader di Diritti Civili al quale oggi ha fatto recapitare una lettera con una accorata richiesta di aiuto. «Salvami dal patibolo e dalla morte. Spero in un suo aiuto anche perché so che lei è vicino a noi carcerati e agli immigrati e lotta per difendere i nostri diritti. La mia colpa - scrive la giovane detenuta nigeriana a Corbelli - è quella di essermi opposta ad un matrimonio combinato dalla mia famiglia (che mi ha per questo ripudiata), sono fuggita dal mio paese e pago il rifiuto di sposare una persona molto più grande di me, che non amo, e la mia contrarietà a cambiare religione, a diventare musulmana io che mi sento cristiana e voglio restare cristiana. Ma per le regole, quelle scritte e quelle non scritte del mio Paese, dove predomina l’influenza della religione musulmana (che chi vive in un paese libero e democratico ha difficoltà a capire), questo equivale ad un oltraggio che si paga con il patibolo e la morte. Sono infatti noti i casi di donne che si ribellano al matrimonio combinato e vengono sfregiate con l’acido e tante altre uccise senza che l’assassino abbia conseguenze legali, rimane anzi libero di distruggere la vita di altre donne. Ho fatto un piccolo sbaglio che mi ha portato giustamente in carcere, sto pagando il mio debito e vorrei tanto ricominciare a vivere senza paura, di essere uccisa, da donna libera in uno stato libero. Mi aiuti a restare in Italia. Salvi la mia vita». Corbelli dichiara: «Un paese civile non può consentire che questa giovane nigeriana venga espulsa e condannata a morte nel suo paese per regole assurde, incivili, disumane, per il suo desiderio di voler essere una donna libera, per difendere la sua cristianità e la sua libertà».

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Iniziativa umanitaria e di giustizia di Diritti Civili: “Salviamo giovane nigeriana Kate(in carcere in Calabria per piccolo reato, fine pena tra un mese e mezzo) ripudiata dalla sua famiglia e condannata a morte nel suo Paese per suo rifiuto matrimonio combinato e per voler restare cristiana e non diventare musulmana”. 

 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia il “drammatico caso di una giovane nigeriana, Kate O., detenuta, per un piccolo reato, in un carcere della Calabria, fine pena tra un mese e mezzo, che chiede di poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo e la morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (che non ama) e di cambiare religione da cristiana a musulmana”. Corbelli preannuncia una “grande battaglia di giustizia e una campagna umanitaria per evitare che si consumi questa crudeltà, per scongiurare questo orrendo crimine, per salvare questa giovane nigeriana”. “Una storia, la definisce Corbelli, incredibile, allucinante e drammatica” che la ragazza descrive al leader di Diritti Civili al quale oggi ha fatto recapitare una lettera con una accorata richiesta di aiuto. “Salvami dal patibolo e dalla morte. Spero in un suo aiuto anche perché so che lei è vicino a noi carcerati e agli immigrati e lotta per difendere i nostri diritti. La mia colpa – scrive la giovane detenuta nigeriana a Corbelli - è quella di essermi opposta ad un matrimonio combinato dalla mia famiglia (che mi ha per questo ripudiata), sono fuggita dal mio paese e pago il rifiuto di sposare una persona molto più grande di me, che non amo, e la mia contrarietà a cambiare religione, a diventare musulmana io che mi sento cristiana e voglio restare cristiana. Ma per le regole, quelle scritte e quelle non scritte del mio Paese, dove predomina l’influenza della religione musulmana (che chi vive in un paese libero e democratico ha difficoltà a capire), questo equivale ad un oltraggio che si paga con il patibolo e la morte. Sono infatti noti i casi di donne che si ribellano al matrimonio combinato e vengono sfregiate con l’acido e tante altre uccise senza che l’assassino abbia conseguenze legali, rimane anzi libero di distruggere la vita di altre donne. Ho fatto un piccolo sbaglio che mi ha portato giustamente in carcere, sto pagando il mio debito e vorrei tanto ricominciare a vivere senza paura, di essere uccisa, da donna libera in uno stato libero. Mi aiuti a restare in Italia. Salvi la mia vita”. Corbelli dichiara: “Un paese civile non può consentire che questa giovane nigeriana venga espulsa e condannata a morte nel suo paese per regole assurde, incivili, disumane, per il suo desiderio di voler essere una donna libera, per difendere la sua cristianità e la sua libertà. Per questa importante battaglia di civiltà e libertà (che sono certo i media calabresi, attenti e sensibili alle iniziative di Diritti Civili, come questa testata Il Domani della Calabria, sosterranno autorevolmente come al solito), spero in una grande mobilitazione della Calabria e del resto del Paese. Dobbiamo salvare, abbiamo il dovere di farlo, questa giovane nigeriana”.

 

23 luglio 2011

 

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli al sindaco di Cosenza: “Dimenticato giovane eroe bulgaro Bogdanov. Aiutare questo ragazzo che giovedì 3 marzo, rischiando di morire, ha salvato la vita a un autista precipitato nel fiume Crati con il suo camion” 

 

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia quello che definisce “il caso di un eroe dimenticato. E’ il giovane bulgaro Borislav Bogdanov, 25 anni, che giovedì 3 marzo 2011 a Cosenza compiendo un gesto eroico, rischiando la propria vita, salvò un autista, caduto con il proprio camion nel fiume Crati. La  promessa di aiuto economico fatta, dalla precedente Amministrazione comunale, subito dopo il coraggioso gesto, non è stata a tutt’oggi mantenuta”. Corbelli, che per questo giovane aveva nel marzo scorso anche proposto il conferimento di una Medaglia d’oro da parte del Presidente della Repubblica, dopo aver appreso da più persone (che hanno sollecitato un intervento di Diritti Civili), delle difficoltà economiche di questo ragazzo e delle promesse di aiuto non mantenute, chiede al sindaco di Cosenza Mario Occhiuto di “aiutare questo valoroso giovane, per, afferma, non dimenticare e premiare, invece, degnamente questo cittadino bulgaro per un grande gesto di coraggio ed eroismo. L’Italia è un Paese che dimentica troppo facilmente e non sa onorare i suoi eroi. Non è giusto. Chi ha rischiato la propria vita per gesti di coraggio e eroismo straordinari non deve essere dimenticato ma onorato degnamente e aiutato. E’ quello che chiediamo per questo giovane bulgaro, che rischiando la propria vita non ha esitato a buttarsi nel fiume per salvare un operaio crotonese, Giuseppe di Tursio, precipitato con il suo camion. Un gesto di straordinario coraggio di un giovane immigrato, che dimostra quanto siano ingiuste e razziste le campagne discriminatorie contro tutti gli extracomunitari. L’atto del giovane bulgaro, anche per questa ragione, non può essere assolutamente dimenticato. Soprattutto non possono essere disattese e ignorate quelle promesse di aiuto fatte, a marzo, al giovane bulgaro dalla Amministrazione comunale bruzia. E’ cambiato il sindaco di Cosenza ma resta l’istituzione comunale e soprattutto quel gesto eroico di quel ragazzo che vanno onorati degnamente Per questo oggi rivolgiamo l’appello a Mario Occhiuto”.

 

19 luglio 2011

 

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli chiede a Ministro Alfano di venire, prima di lasciare Ministero Giustizia, a Rossano(Cs)e incontrare agenti carcere che protestano civilmente e disperatamente da molti giorni

 

 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, esprime “solidarietà agli agenti penitenziari del carcere di Rossano, che da più giorni protestano civilmente e disperatamente per richiamare l’attenzione delle autorità preposte su gravi e drammatiche problematiche e che sino ad oggi non hanno ricevuto alcuna risposta dall’Amministrazione Penitenziaria e dal Ministero della Giustizia”. Corbelli, da oltre 25 anni impegnato a denunciare il dramma delle carceri, “che, afferma, riguarda tanto i detenuti (sovraffollamento, reclusi malati e abbandonati) quanto gli agenti, anche loro di fatto vittime del sistema giustizia che non funziona”, parla di “vergognoso silenzio delle Istituzioni e chiede al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, di scrivere, prima delle sue preannunciate dimissioni, non la solita leggina ad personam per il Premier e suo capo, ma di compiere un gesto responsabile e doveroso, far visita al carcere di Rossano, incontrare le guardie, sentire dalla loro viva voce i gravi e drammatici problemi denunciati e impegnarsi per l’accoglimento di queste giuste, legittime e sacrosante istanze. In un Paese normale, civile e democratico dovrebbe essere così. Il Governo, il Dap , il ministro della Giustizia di fronte ad una protesta così forte e clamorosa dovrebbero prontamente intervenire e dare delle immediate risposte. Per gli agenti di Rossano invece si continua a registrare solo disinteresse e un ignobile , ingiustificato silenzio. Gli agenti che protestano per rivendicare dei loro sacrosanti diritti letteralmente violati e calpestati vengono trattati come dei fantasma. Si fa finta di non vederli e di non sentirli. In attesa che magari la protesta cessi e tutto ritorni come prima. Gli agenti che arrivano a fare lo sciopero della fame e addirittura ad autorecludersi, restando nella casa circondariale anche dopo il turno di lavoro sono una denuncia forte e drammatica di un grande disagio, di un reale malessere, di una situazione oramai divenuta insostenibile. Domando: cosa si aspetta ad intervenire e dare delle risposte e soluzioni ai gravi problemi denunciati?”

 

15 luglio 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli, deluso e amareggiato, denuncia “Insensibilità e silenzio su dramma carceri”.

 

 

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia “l’indifferenza, l’insensibilità e il silenzio sul dramma delle carceri da parte delle istituzioni, degli esponenti politici e dei media calabresi, tranne pochissime, lodevoli eccezioni. “Il silenzio sull’ultimo drammatico caso del detenuto paraplegico cosentino, lasciato morire in carcere, denunciato da Diritti Civili (con una nota diffusa dalle due più grandi Agenzie di stampa, Ansa e Agi e pubblicata dal Domani della Calabria, dal Quotidiano della Calabria e dal Giornale di Calabria), è vergognoso. Ancora una volta sono stato lasciato da solo a combattere l’ennesima battaglia civile per una giustizia giusta e umana. Quello che più colpisce e provoca, in me, tanta delusione e grande amarezza è l’assordante silenzio mediatico su questa ultima disumanità delle carceri, una inaudita vergogna! Tacciono le Istituzioni e i politici ma i media no, non possono tacere, non può una stampa libera chiudere gli occhi, non può non dare spazio e ascolto alla legittima e dignitosa richiesta di verità e giustizia che arriva dai familiari di questo recluso. Il detenuto morto è un essere umano, non è un fantasma, ha un nome e cognome, si chiamava Ennio Manco, 52 anni, paraplegico, è morto nel carcere di Palermo (dove si trovava da un mese per scontare una condanna a cinque anni, pena dall’aprile scorso diventata definitiva) e ai suoi familiari è stato di fatto addirittura impedito di poter vedere la salma, che è stata poche ore dopo il decesso (avvenuto mercoledì scorso) subito chiusa in una bara e il giorno dopo (giovedì) trasferita dalla Sicilia in Calabria, a Cosenza, nella sua città. Un fatto gravissimo segnalato dai familiari a Diritti Civili. Quasi tutti i media calabresi hanno completamente ignorato questo gravissimo episodio, questo fatto indegno di un Paese civile e di uno Stato di diritto. Gli stessi silenti mezzi d’informazione avevano ignorato anche l’appello che alcuni mesi Diritti Civili aveva rivolto per questo detenuto paraplegico. Hanno trattato questo detenuto peggio di un animale. Chiedo ai direttori di queste testate (alcuni dei quali si professano garantisti e sono noti anche fuori dai confini regionali!) se è questo il compito di una stampa libera, garantista, corretta, deontologicamente e doverosamente attenta alle problematiche sociali e al dramma delle carceri. Si può arrivare ad ignorare che un essere umano è stato lasciato morire su una sedia a rotelle in un carcere siciliano e ai suoi familiari impedito di poter vedere la salma del loro congiunto? Si può ignorare la legittima richiesta di verità e giustizia dei familiari di questo detenuto? Purtroppo questo quanto è accaduto in Calabria, una regione dove i diritti fondamentali delle persone (in particolare quelle recluse) vengono violati e calpestati anche grazie al grave e ingiustificato silenzio mediatico e istituzionale. Se questa è la stampa calabrese non serve più né continuare a combattere, né restare ancora in questa regione”.

 

10 luglio 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli denuncia nuovo, gravissimo episodio verificatosi nelle carceri. “Detenuto calabrese paraplegico morto mercoledì in carcere in Sicilia, in circostanze sospette e inquietanti. Impedito ai familiari di vedere la salma arrivata ieri sera (giovedì) in Calabria”

 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia un “nuovo gravissimo, tragico episodio verificatosi nelle carceri. Un detenuto calabrese, E. M., 52 anni,  gravemente malato, costretto alla sedia a rotelle, è deceduto in carcere mercoledì mattina, in una città siciliana, dove era stato trasferito da un mese, ai familiari è stato impedito di vedere la salma che è stata chiusa in una bara e trasportata in Calabria dove è arrivata ieri sera (giovedì) alle 19”. L’uomo, a favore del quale nei mesi scorsi era intervenuto Corbelli con un appello umanitario, era stato da un mese trasferito dalla Calabria in Sicilia, per scontare una condanna passata in giudicato di pochi anni di carcere. “Nonostante le sue gravi condizioni di salute, era paraplegico – afferma Corbelli - non aveva ottenuto né gli arresti domiciliari, né la possibilità di essere ricoverato e curato in un centro specializzato di Catania o Parma (quelli attrezzati per la sua patologia). Mercoledì mattina l’uomo alle 9,30 si è sentito male. Sono stati disposti degli esami. Un’ora dopo è stato trovato già morto per terra. Alle 14 è stata informata la famiglia in Calabria. Ai familiari è stato, di fatto, impedito di poter vedere la salma perché poche ore dopo il decesso, alle 17, è stata chiusa in una bara e il giorno dopo, ieri giovedì, trasferita in Calabria, dove è giunta ieri sera alle 19”. I familiari di questo detenuto cosentino hanno telefonato a Corbelli per denunciare quanto accaduto per “chiedere che si faccia luce e giustizia su questa morte assurda e sospetta, sul diritto negato a quest’uomo di essere scarcerato e di poter essere curato”. “E’ doveroso in un Paese civile dare risposte a questi interrogativi, afferma Corbelli. Perché si è tenuto in carcere quell’uomo paraplegico? Perché non è stato curato adeguatamente? Soprattutto cosa è accaduto mercoledì mattina dal momento che si è sentito male sino a quando è morto? Perché non consentire ai familiari di poter vedere la salma del loro congiunto? Perché chiuderlo subito in una bara e trasferirlo solo il giorno dopo in Calabria, dove i familiari non hanno più potuto vederlo per l’ultima volta? Come era ridotto il detenuto? Sono domande legittime e inquietanti alle quali va data una immediata ed esaustiva risposta”.

 

8 luglio 2011

 

 

 

Pubblichiamo la lunga intervista del Corriere Canadese a Corbelli sul caso Padre Fedele (visibile anche sul sito internet del giornale di Toronto)

Il più importante quotidiano in lingua italiana del Canada ha chiesto al leader di Diritti Civili di raccontare e spiegare la vicenda del frate missionario

Dal Corriere Canadese 7 luglio 2011
Padre Fedele condannato a nove anni
L’ex religioso è stato giudicato colpevole di violenza sessuale su una suora
Di LETIZIA TESI

Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili, non ha dubbi: Padre Fedele è innocente e quei nove anni di carcere graveranno su di lui come una condanna a morte. Sono venticinque anni che Corbelli conosce l’ex frate francescano. Insieme hanno combattuto tante battaglie umanitarie, dall’Africa a Cosenza.
Quella fra il Movimento Diritti Civili e l’oasi fondata da Padre Fedele, racconta Corbelli, è stata una «sinergia perfetta», che si è battuta per l’affermazione dei diritti dei più poveri e di chi non ha voce. Corbelli ricorda le battaglie fatte in strada a Cosenza per aiutare le donne vittime della prostituzione o del traffico di esseri umani, i fondi raccolti per i bambini dell’Africa o la semplice ricerca quotidiana del pane e della pasta con cui sfamare le persone che bussano alla sua Casa dei poveri, il centro che Padre Fedele ha fondato dopo che ha dovuto abbandonare l’Oasi Francescana. «Quella struttura era un fiore all’occhiello non solo per Cosenza, ma per tutta l’Italia - dice Corbelli - per costruirla Padre Fedele ha amministrato miliardi delle vecchie lire e non si è mai intascato un euro. È rimasto povero com’era e oggi vive con la pensione di insegnante. È il più povero dei poveri».
Potrebbe passare ore, dice il leader del Movimento Diritti Civili, a elencare le opere di beneficenza fatte dall’ex francescano, ma le parole che vuole spendere in suo favore sono quelle che attestano la sua innocenza e le sue doti umane. «È vero, Padre Fedele ha un carattere estroverso, ma quello che spicca in lui sono la generosità e l’onestà. È una persona che ha dedicato tutta la sua esistenza agli altri». Ieri, il giorno della sentenza, Corbelli non è riuscito a parlarci. «Ci siamo sentiti qualche giorno fa. Mi ha chiamato lui per ringraziarmi di non averlo abbandonato. Era distrutto. Ora poi è arrivata questa condanna, che per lui equivale a una condanna a morte. È un uomo molto provato, che fra l’altro soffre di varie patologie».
La sentenza dei giudici di Cosenza arriva dopo un percorso giudiziario che assomiglia a un calvario: l’esilio in Corsica, i momenti di meditazione in vari monasteri e poi l’espulsione dall’ordine, un «atto dovuto da parte della Chiesa», lo definisce Corbelli. Quello di ieri, però, ribadisce, «è solo il primo grado di giudizio e mi auguro che in appello ci sia davvero giustizia e vengano riconosciute la buona fede, l’onestà e soprattutto l’innocenza di Padre Fedele. Non si può dimenticare che cosa ha fatto quest’uomo, che è stato trattato come un criminale perché nove anni non si danno neanche a un parricida. La sentenza di oggi (ieri n.d.r.) colpisce tutti nel profondo. Non credo ci sia una sola persona in Calabria che abbia avuto motivo di soddisfazione. C’è solo tanta tristezza».

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Padre Fedele condannato a nove anni
L’ex religioso è stato giudicato colpevole di violenza sessuale su una suora
Di LETIZIA TESI

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Padre Fedele dopo la sentenza ha urlato la sua rabbia, scagliandosi contro la giustizia terrena. «Non inganni quella reazione - lo giustifica Corbelli - È un uomo segnato per sempre. E la sua è stata la reazione di una persona che sa di essere stata colpita nella cosa che ha più cara nella vita. Non è stata né una prova di forza né una dimostrazione di arroganza. Quella reazione dà la misura dell’effetto devastante che ha avuto su di lui la condanna». Secondo Corbelli l’opinione pubblica deve reagire: «Nel rispetto delle legge, deve esserci un movimento di solidarietà nei suoi confronti perché non si può dimenticare il bene che ha fatto».

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Padre Fedele condannato! Corbelli “Lo hanno trattato peggio di un criminale. Non è un mostro, ma un frate missionario che per tutta la vita ha aiutato i poveri e i bisognosi”

 

 Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo la condanna di Padre Fedele, da parte dei giudici della Corte di Assise di Cosenza, ha diffuso questa dichiarazione. “Sono sgomento e molto amareggiato per la condanna di Padre Fedele, una sentenza addirittura superiore alla richiesta dei magistrati della Procura, che era stata di otto anni. Hanno trattato Padre Fedele peggio di un criminale. Rispetto naturalmente la suora e la sentenza dei giudici ma giudico questa condanna un errore gravissimo, che mi auguro possa essere corretto nel processo di Appello. Quella condanna così pesante equivale ad una condanna a morte per Padre Fedele. Non è questa la giustizia che mi aspettavo per il religioso, una sentenza profondamente ingiusta nei confronti di un frate e di un missionario, che al di là della vicenda processuale che lo riguarda (è accusato di violenza sessuale da una suora), ha dedicato tutta la sua vita ad aiutare i più poveri, gli emarginati, gli ultimi, in Calabria e in Africa. Pur nel rispetto doveroso che si deve naturalmente alla suora che accusa Padre Fedele e alla sentenza dei giudici sento il dovere di spendere ancora una volta, soprattutto in questo momento di grande sofferenza e sconforto per padre Fedele, una parola a favore di un uomo e di un frate, che conosco e del quale sono amico da una vita, che ho sempre difeso, con il quale ho promosso tante iniziative umanitarie. Ritengo per questo la sentenza di condanna assolutamente ingiusta, mi auguro che i giudici dell’Appello che saranno chiamati a valutare e decidere il ricorso possano riconoscere e stabilire la buona fede, l’innocenza di padre Fedele in questa vicenda. Una cosa è certa: Padre Fedele, dopo l’arresto e il carcere, è stato sottoposto, per anni, ad una gogna mediatica che non ha eguali e precedenti nel nostro Paese. Per anni tutta la grande stampa italiana, qualche giornalista giustizialista locale e popolari programmi televisivi nazionali l’hanno additato come un mostro. Questo uomo è stato distrutto. Prima il carcere, poi l’esilio fuori dalla Calabria, Gli è stata tolta, da parte della Chiesa, finanche l’Oasi Francescana che, con grandi sacrifici e passione, aveva creato dal nulla. Penso che oggi Padre Fedele sia stato giudicato sull’onda emotiva di questa campagna di stampa per lui devastante, per quella sua immagine distorta e assolutamente non veritiera che i grandi media, qualche cronista giacobino di casa nostra e certe trasmissione televisive  hanno contribuito a costruire nell’immaginario collettivo”.

6 luglio 2011

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Dramma carceri. Appello Corbelli per detenuto calabrese gravemente malato. E’ il quarto caso denunciato da Diritti Civili nelle ultime due settimane

 

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre venti anni impegnato  a difendere i diritti delle persone detenute, malate e abbandonate, denuncia un nuovo dramma umano e una ingiustizia dell’inferno delle carceri. E’ il quarto caso che Corbelli denuncia nelle ultime due settimane. “Ancora una volta viene chiesto l’intervento di Diritti Civili per uno dei tanti sepolti vivi delle prigioni, un autentico dramma purtroppo ignorato dalle Istituzioni, dai politici e dai media, tranne poche lodevoli eccezioni. Un detenuto calabrese, attualmente recluso in un carcere dell’Emilia Romagna, è gravemente malato, non viene curato e gli vengono negati gli arresti domiciliari. Il nipote, A. V.,  di questo detenuto ha scritto a Diritti Civili per denunciare l’ingiustizia e chiedere il nostro intervento”. Scrive il congiunto di questo recluso a Corbelli: “Ho mio zio detenuto in Emilia Romagna. E’ affetto da una gravissima patologia, come lei può leggere. Le sue condizioni di salute sono assolutamente incompatibili con il regime carcerario. Nonostante sia il medico del carcere che il nostro medico abbiano disposto un immediato trattamento farmacologico, non viene né scarcerato, né adeguatamente curato. Dopo vari solleciti e istanze di scarcerazione a tutt’oggi non abbiamo avuto nessuna risposta. Io non riesco a capire come si possa essere così insensibili di fronte al dramma di una persona malata grave, con una situazione che può degenerare da un momento all’altro con conseguenze drammatiche. E’ un reato, per una persona detenuta malata, chiedere di essere curata o un diritto? Non vorrei che ci fosse un altro martire dello Stato come è purtroppo accaduto giorni or sono. Le chiedo, signor Corbelli, di intervenire e aiutarci, prima che sia troppo tardi”. Corbelli afferma: “Ancora una volta siamo di fronte ad un drammatico caso umano, ad una grande ingiustizia di un detenuto gravemente malato, abbandonato e dimenticato in cella. Un fatto indegno di un Paese civile e di uno Stato di diritto. Chiedo che vengano rispettati i diritti fondamentali di questa persona, che venga scarcerato e  curato, chiedo che ci sia nei confronti di quest’uomo gravemente malato un atto di giustizia giusta e umana”.

 

5 luglio 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Diritti Civili denuncia nuovo dramma e ingiustizia di un anziano detenuto calabrese malato (con fine pena fra tre mesi): “Colpito da infarto, operato, negati domiciliari, subito rimandato in carcere, in cella con sei detenuti tutti fumatori”!

 

 

Reggio Calabria

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre venti anni impegnato  a difendere i diritti delle persone detenute, malate e abbandonate, denuncia un nuovo dramma umano e una ingiustizia dell’inferno delle carceri. E’ il terzo caso che Corbelli denuncia in pochi giorni. “Ancora una volta viene chiesto l’intervento di Diritti Civili per uno dei tanti sepolti vivi delle prigioni. Un detenuto della provincia di Reggio Calabria A. I. , 66 anni, fine pena prevista ottobre 2011, è stato colpito da infarto, trasportato d’urgenza a Catanzaro, dove è stato operato. Il giorno successivo all’intervento di angioplastica è stato ricondotto in carcere e messo addirittura in una cella con altri sei detenuti fumatori, gli sono stati negati gli arresti domiciliari nonostante le gravi condizioni di salute e il fatto che tra tre mesi, fine ottobre, terminerà la sua pena e potrà quindi uscire dalla casa circondariale dove è recluso”. Il figlio del detenuto ha scritto a Corbelli per esprimere tutta la sua indignazione, per denunciare il dramma e la grande ingiustizia subita dal genitore e per chiedere l’intervento di Diritti Civili. “Le mando questa e-mail per gridare tutta la mia rabbia per l’indifferenza e la superficialità delle Istituzioni. Hanno negato ad un uomo anziano malato di 66 anni, operato al cuore, dopo un infarto, di poter ottenere gli arresti domiciliari, per i tre mesi di detenzione che gli sono rimasti. Non solo gli hanno negato questo diritto, ma lo hanno rispedito subito in carcere e messo in una cella con altri sei detenuti tutti fumatori. Ora mi chiedo, prosegue il figlio del detenuto nella missiva a Corbelli , ma un uomo quando viene arrestato perde solo la libertà o anche la dignità dell’essere umano. Spero in un suo intervento e aiuto”. Corbelli parla di “un fatto grave, indegno di un Paese civile. Chiedo che venga consentito a quest’uomo, appena operato al cuore, di poter ottenere gli arresti domiciliari, nei restanti tre mesi di detenzione. E’ questo un atto doveroso, di giustizia giusta e umana. Negare questo diritto è una grande, inaccettabile ingiustizia”,

 

2 luglio 2011 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

A pochi giorni dalla sentenza del processo a Padre Fedele, Corbelli interviene e difende il religioso. “Non è un mostro, ma un frate missionario che per tutta la vita ha aiutato i poveri e i bisognosi”

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene a pochi giorni dalla sentenza del processo a Padre Fedele Bisceglia e giudica la richiesta dei magistrati della Procura di Cosenza di condanna a otto anni per il religioso, “ingiusta nei confronti di un frate e di un missionario, che al di là della vicenda processuale che lo riguarda (è accusato di violenza sessuale da una suora), ha dedicato tutta la sua vita ad aiutare i più poveri, gli emarginati, gli ultimi, in Calabria e in Africa. Pur nel rispetto doveroso che si deve naturalmente alla suora che accusa Padre Fedele e al lavoro dei magistrati impegnati in questa delicata inchiesta, sento il dovere di spendere ancora una volta una parola a favore di un uomo e di un frate, che conosco e del quale sono amico da una vita, che ho sempre difeso, con il quale ho promosso tante iniziative umanitarie. Ritengo per questo quella richiesta di condanna assolutamente ingiusta, mi auguro che i giudici che saranno chiamati a valutare e decidere possano riconoscere e stabilire la buona fede, l’innocenza di padre Fedele in questa vicenda. Una cosa è certa: Padre Fedele, dopo l’arresto e il carcere, è stato sottoposto, per anni, ad una gogna mediatica che non ha eguali e precedenti nel nostro Paese. Per anni tutta la grande stampa italiana e popolari programmi televisivi nazionali (ad iniziare dalla vergognosa campagna di Striscia la notizia) l’hanno additato come un mostro. Questo uomo è stato distrutto. Prima il carcere, poi l’esilio fuori dalla Calabria, Gli è stata tolta, da parte della Chiesa, finanche l’Oasi Francescana che, con grandi sacrifici e passione, aveva creato dal nulla. Non vorrei che oggi Padre Fedele venisse giudicato sull’onda emotiva di questa campagna di stampa per lui devastante, per quella sua immagine distorta e assolutamente non veritiera che i grandi media e certe trasmissione televisive  hanno contribuito a costruire nell’immaginario collettivo. Chiedo alla Corte di Assise di Cosenza di giudicare Padre Fedele per quello che ha fatto in tutta la sua vita, per le migliaia di poveri e immigrati a cui ha dato accoglienza, garantendo a tutti gli ospiti dell’Oasi un tetto e un pasto, per i bambini poveri dell’Africa che ha aiutato e curato. Giudicatelo per questo suo straordinario impegno umanitario. Padre Fedele non è un mostro, né un criminale, ma un missionario che dopo aver dedicato la sua vita ad aiutare l’umanità che soffre oggi se dovesse essere accolta la richiesta di condanna dei pm rischia di finire la sua vita in un carcere. Sarebbe una cosa profondamente ingiusta. Mentre in alcuni casi assassini criminali e spietati stragisti sono fuori dal carcere, mentre rappresentanti delle più alte Istituzioni del nostro Paese sono accusati di prostituzione minorile e continuano a rimanere ai loro posti, solo per Padre Fedele, il missionario, il povero, l’amico dei poveri, si chiedono addirittura otto anni di carcere per una accusa di violenza sessuale. Auspico che per il frate francescano calabrese ci sia, finalmente, dopo cinque anni di sofferenza, nel rispetto della legge e della verità, una giustizia giusta e umana. Anche se dopo quello che ha subito niente e nessuno potrà comunque mai risarcirlo del danno immane che gli è stato arrecato e che ha segnato per sempre la sua vita”.

30 giugno 2011

 

 

 

Comunicato stampa movimento Diritti Civili

 

Caso Fortugno. Corbelli chiede che si faccia subito assoluta chiarezza su informativa polizia. “Francesco Fortugno poteva essere salvato? Perché non è stato protetto dopo le minacce di morte, registrate tre giorni prima (13/10/2005)del suo omicidio?”

 

 

Reggio Calabria

ll leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo la notizia dell’informativa della polizia con l’intercettazione ambientale al boss mafioso Domenico Libri che anticipava, tre giorni prima (il 13 ottobre 2005), l’omicidio eccellente di Francesco Fortugno, pone un inquietante interrogativo: l’ex vicepresidente del Consiglio regionale calabrese poteva essere salvato? Perché, dopo le gravissime minacce di morte, intercettate, non è stato subito garantito un adeguato sistema di protezione all’esponente politico? Chi ha sottovalutato quel gravissimo e incombente rischio di attentato? L’ex vicepresidente Fortugno era stato informato del pericolo che correva? Perché è stato lasciato da solo, facile bersaglio della ‘ndrangheta, la sera di domenica 16 ottobre 2005 davanti ad un deserto seggio elettorale di Locri? Sono domande legittime a cui si ha adesso il dovere di dare delle risposte doverose e inequivocabili. Una cosa è certa: occorre fare subito assoluta chiarezza su questo inquietante aspetto del caso Fortugno, sull’omicidio preannunciato e registrato dalla polizia tre giorni prima che avvenisse”.

 

27 giugno 2011

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli denuncia nuovo dramma in carcere: “Abbandonato in cella con altri sette detenuti giovane cosentino gravemente malato e paraplegico”.

 

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia un nuovo dramma umano che si sta consumando in carcere, di un giovane detenuto cosentino, S. F. 33 anni, in attesa di giudizio, gravemente malato, non autosufficiente, paraplegico, costretto ad essere assistito da un’altra persona per stare in piedi, per sedersi, per andare al bagno, letteralmente abbandonato in una cella, con altri sette detenuti, di una casa circondariale della Puglia dove è stato trasportato dalla Calabria, proprio a seguito della sua grave patologia. Il legale del detenuto ha scritto e chiesto l’intervento di Corbelli, raccontando e documentando il dramma di questo recluso. “Mi auguro che ci sia per questo detenuto quella giustizia e umanità che non c’è purtroppo invece stata per altri recenti drammatici casi. Le condizioni di salute di questo detenuto – afferma Corbelli - sono gravi. S.F. proprio per il suo stato di salute aveva più volte chiesto il trasferimento dal carcere calabrese ad un centro specializzato per poter essere curato. E’ stato invece mandato in un carcere pugliese e messo in una cella insieme ad altri sette detenuti. In una condizione per lui umiliante, allucinante, disumana”. Scrive questo detenuto: “Nonostante le mie gravi condizioni di salute, mi hanno trasferito dalla Calabria alla Puglia su un furgone anziché in una autoambulanza. Da quando sono arrivato in questo carcere non ho ricevuto alcun cura adeguata. Le mie condizioni di salute si sono aggravate. Sto subendo solo tante umiliazioni. Non ce la faccio più. Prego il Signore di farmi morire per non soffrire più”. “Ancora una volta – afferma Corbelli - siamo di fronte ad un caso di ingiustizia ad una vergogna, un fatto indegno di un Paese civile. Purtroppo come in altri simili casi su questi drammi umani si registra l’insensibilità delle istituzioni e il silenzio mediatico, tranne pochissime lodevoli eccezioni. Chiedo che vengano rispettati i diritti di questo detenuto, prima che si registri l’ennesima tragedia delle carceri. Invito il Ministro della Giustizia, Alfano, ad aprire una indagine su questo gravissimo caso”.

 

25 giugno 2011

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli difende padre Fedele. “Non è un mostro, ma un frate missionario che per tutta la vita ha aiutato i poveri e i bisognosi”

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene dopo la richiesta dei magistrati della Procura di Cosenza di condanna a otto anni per padre Fedele Bisceglia, che definisce “ingiusta nei confronti di un frate e di un missionario, che al di là della vicenda processuale che lo riguarda (è accusato di violenza sessuale da una suora), ha dedicato tutta la sua vita ad aiutare i più poveri, gli emarginati, gli ultimi, in Calabria e in Africa. Pur nel rispetto doveroso che si deve naturalmente alla suora che accusa Padre Fedele e al lavoro dei magistrati impegnati in questa delicata inchiesta, sento il dovere di spendere ancora una volta una parola a favore di un uomo e di un frate, che conosco e del quale sono amico da una vita, che ho sempre difeso, con il quale ho promosso tante iniziative umanitarie. Ritengo per questo quella richiesta di condanna assolutamente ingiusta, mi auguro che i giudici che saranno chiamati a valutare e decidere possano riconoscere e stabilire la buona fede, l’innocenza di padre Fedele in questa vicenda. Una cosa è certa: Padre Fedele, dopo l’arresto e il carcere, è stato sottoposto, per anni, ad una gogna mediatica che non ha eguali e precedenti nel nostro Paese. Per anni tutta la stampa italiana e popolari programmi televisivi nazionali l’hanno additato come un mostro. Questo uomo è stato distrutto. Prima il carcere, poi l’esilio fuori dalla Calabria, Gli è stata tolta, da parte della Chiesa, finanche l’Oasi Francescana che, con grandi sacrifici e passione, aveva creato dal nulla. Non vorrei che oggi Padre Fedele venisse giudicato sull’onda emotiva di questa campagna di stampa per lui devastante, per quella sua immagine distorta e assolutamente non veritiera che i media e certe trasmissione televisive  hanno contribuito a costruire nell’immaginario collettivo. Chiedo alla Corte di Assise di Cosenza di giudicare Padre Fedele per quello che ha fatto in tutta la sua vita, per le migliaia di poveri e immigrati a cui ha dato accoglienza, garantendo a tutti gli ospiti dell’Oasi un tetto e un pasto, per i bambini poveri dell’Africa che ha aiutato e curato. Giudicatelo per questo suo straordinario impegno umanitario. Padre Fedele non è un mostro, né un criminale, ma un missionario che dopo aver dedicato la sua vita ad aiutare l’umanità che soffre oggi se dovesse essere accolta la richiesta di condanna dei pm rischia di finire la sua vita in un carcere. Sarebbe una cosa profondamente ingiusta. Mentre in alcuni casi assassini criminali e spietati stragisti sono fuori dal carcere, mentre rappresentanti delle più alte Istituzioni del nostro Paese sono accusati di prostituzione minorile e continuano a rimanere ai loro posti, solo per Padre Fedele, il missionario, il povero, l’amico dei poveri, si chiedono addirittura otto anni di carcere per una accusa di violenza sessuale. Auspico che per il frate francescano calabrese ci sia, finalmente, dopo cinque anni di sofferenza, nel rispetto della legge e della verità, una giustizia giusta e umana. Anche se dopo quello che ha subito niente e nessuno potrà comunque mai risarcirlo del danno immane che gli è stato arrecato e che ha segnato per sempre la sua vita”.

23 giugno 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Diritti Civili dopo morte giovane detenuto cosentino, Michele Bruni. “Una pagina nera della giustizia! Era in fin di vita, lo hanno tenuto detenuto e piantonato in ospedale, mentre era in rianimazione, gli hanno negato di morire a casa”!

 

 

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene, dopo la morte del giovane detenuto cosentino Michele Bruni, 37 anni, deceduto oggi in ospedale a Livorno, dove era recluso e piantonato, del quale per “giorni aveva denunciato le sue disperate condizioni di salute (era in fin di vita)” e chiesto la scarcerazione, “un atto di giustizia giusta e umana, di pietà cristiana”, esprime “grande sdegno” per quella che definisce “una pagina nera della giustizia italiana, un fatto indegno di un Paese civile e di uno Stato di dritto. Esprimo tutta la mia indignazione per una giustizia che nel caso di Michele Bruni ha mostrato il suo volto feroce, ha dimostrato di non essere né giusta né umana. Sono stati calpestati i diritti elementari e fondamentali di una persona in fin di vita. Per molti giorni, dopo aver ricevuto la telefonata di un familiare del giovane detenuto, ho, da solo, insieme ai congiunti e ai legali del Bruni, denunciato e gridato che il Bruni era in fin di vita. Ho chiesto, invocato per lui un atto di giustizia, di umanità, di pietà cristiana. I miei accorati appelli sono purtroppo caduti nel vuoto. Mi vergogno come cittadino italiano di una Giustizia che impedisce ad un detenuto morente di trascorrere i suoi ultimi giorni di vita a casa, accanto al suo bambino anche lui molto malato”. Corbelli per giorni, dopo aver ricevuto una richiesta di aiuto, aveva gridato e denunciato che “il giovane detenuto cosentino, dopo una emorragia e un intervento chirurgico, era in fin di vita, che gli veniva negata la scarcerazione e i domiciliari, gli veniva impedito di poter trascorrere a casa, a Cosenza, i suoi ultimi giorni di vita, vicino al suo bambino anche lui molto malato. Gli era finanche stata preclusa la possibilità di avere vicino la sua giovane moglie, anche lei detenuta e autorizzata a restare accanto al marito solo una ora al giorno e per cinque giorni alla settimana”. Il coordinatore di Diritti Civili aveva chiesto anche l’intervento del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, per “fare piena luce su questa grave vicenda”. Intervento che Corbelli sollecita oggi ancora una volta per “accertare perché anche di fronte alla relazione del direttore sanitario del carcere che aveva dichiarato l’assoluta incompatibilità del Bruni (per le sue gravissime condizioni di salute) con il regime carcerario, il detenuto sia rimato in stato di detenzione, addirittura piantonato, a rotazione, da otto guardie mentre era in rianimazione, in coma, in fin di vita. Per acclarare ancora perché nonostante i chiari sintomi delle gravi condizioni di salute al Bruni non siano state prestate subito le cure adeguate. Se si fosse intervenuto in tempo forse si sarebbe potuto evitare un epilogo così tragico”.

 

20 giugno 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Solidarietà di Corbelli al magistrato della Dna Alberto Cisterna

 

 

Reggio Calabria

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, esprime solidarietà al procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia, Alberto Cisterna, manifesta “forti perplessità sull’inchiesta della Procura di Reggio, diretta da Giuseppe Pignatone, che mette sotto accusa, per corruzione in atti giudiziari, uno dei magistrati più valorosi e impegnati nella lotta alle mafie sulla base solo delle dichiarazioni di un pentito senza alcun riscontro oggettivo e, anzi, in netto, totale contrasto con la storia, l’onesta, la moralità, la dedizione di un fedele servitore dello Stato come Cisterna. Un valoroso magistrato viene messo sotto inchiesta e sottoposto alla gogna mediatica per delle assurde e inverosimili accuse di un  pentito di ‘ndrangheta. Ancora una volta, sulla base delle sole parole di un pentito di mafia, vengono emesse sentenze sommarie senza tenere conto del danno devastante arrecato in questo modo non solo al magistrato, alla sua famiglia, alla sua onorabilità, ma alla credibilità di una Istituzione importante e fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata, come la Dna, che sino ad oggi Cisterna ha degnamente  rappresentato quale vice del procuratore Pietro Grasso. Siamo alla barbarie. Il garantismo, invocato e applicato anche per i più pericolosi criminali, viene in questo caso letteralmente cancellato e calpestato. Siamo al mostro sbattuto in prima pagina, al processo sommario, al massacro mediatico. Un fatto indegno di un Paese civile e di uno Stato di diritto. Diritti Civili esprime per questo al magistrato Cisterna la sua piena e convinta solidarietà nella certezza che saprà ribadire e dimostrare l’assoluta correttezza del suo operato, testimoniato del resto dal suo costante ed eccezionale impegno nella lotta alla mafia. La Procura di Reggio anziché indagare sul valoroso magistrato Cisterna vada fino in fondo e faccia finalmente luce sugli intrecci e rapporti inquietanti tra politica e ‘ndrangheta che hanno letteralmente devastato la credibilità e messo fortemente in dubbio la stessa legittimità delle Istituzioni, comunali e regionali”.

 

17 giugno 2011

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Referendum. Corbelli, tra i promotori, esulta: “E’ una svolta epocale per il Paese” 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, tra i sostenitori, sin dall’inizio, lo scorso anno, con la raccolta delle firme, in Calabria, dei referendum e in prima fila in questa campagna elettorale, con una serie di iniziative eclatanti (l’ultima il sit-in venerdì scorso, insieme al segretario regionale di Idv, Maurizio Feraudo, davanti alla Centrale Enel di Rossano, sito che sarebbe stato individuato per la realizzazione di una delle centrali nucleari) ha dichiarato che “questa consultazione referendaria, al di là del merito dei quattro quesiti (acqua, salute e giustizia), rappresenta una svolta storica per il Paese, un passaggio epocale che segnerà l’inizio di una nuova stagione, un nuovo Rinascimento per l’Italia e per la nostra Calabria. Il vento forte dei referendum spazzerà via quel che resta del berlusconismo, abbatterà quel sistema di potere che ha fortemente condizionato in questi ultimi anni le istituzioni e la vita democratica del nostro Paese. La valanga, il trionfo dei Sì è un argine insormontabile per difendere la nostra salute, il bene comune dell’acqua e una giustizia giusta e uguale per tutti, senza alcun privilegio e impunità per i potenti, i ministri e il presidente del Consiglio. Quello che è uscito dalle urne è un Paese più libero, più giusto, più forte, più solidale, più orgoglioso di se, è così anche nella nostra regione, al di la del risultato raggiunto in Calabria, dove la partita referendaria è stata più difficile per oggettive, storiche difficoltà e diversità politiche, economiche, sociali e culturali ”.  

 

13 giugno 2011

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Appello Corbelli per Michele Bruni, giovane detenuto. “Scarceratelo. E’ in fin di vita in ospedale a Livorno”! Familiari hanno chiesto intervento Diritti Civili

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre venti anni impegnato, con le sue innumerevoli  battaglie in Calabria e nelle altre regioni, a denunciare la tragedia delle carceri italiane e a difendere i diritti delle persone recluse, malate e abbandonate, interviene ancora una volta, dopo aver ricevuto oggi un accorato e disperato appello da parte dei familiari, sul “dramma umano di Michele Bruni, giovane detenuto cosentino di 37 anni, in fin di vita nell’ospedale di Livorno (città dove si trova rinchiuso), dopo una emorragia e un intervento chirurgico”, chiede che “venga immediatamente scarcerato e mandato a casa prima di morire”. “Oggi ho ricevuto la telefonata di una familiare del Bruni, che è appena rientrata da Livorno, dopo aver incontrato in carcere il suo congiunto. La situazione è gravissima e disperata. Il Bruni è purtroppo in fin di vita. E’ piantonato in ospedale. E fatto grave e vergognoso non gli viene consentito di avere sempre accanto la sua giovane moglie (anche lei detenuta e trasferita dal carcere di Lecce a quello di Livorno) se non per una sola ora al giorno e per cinque giorni alla settimana. Non solo, c’è anche il dramma del bambino del Bruni gravemente malato anche lui. I familiari del giovane detenuto chiedono solo un atto di giustizia giusta e umana, di pietà cristiana, la possibilità che il Bruni possa avere accanto la moglie, che possa essere trasferito a casa a Cosenza per i suoi ultimi giorni di vita. Può un Paese civile, negare un diritto così elementare fondamentale, calpestare in questo modo la dignità di una persona umana? In nome di quale giustizia un giovane detenuto che sta morendo viene tenuto piantonato in ospedale e non invece mandato a casa per poter stare accanto e abbracciare per l’ultima volta il suo bambino molto malato anche lui? In nome di quale giustizia si impedisce alla moglie di stare accanto al suo marito che sta spegnendosi in un letto di ospedale? Che senso ha permettere a questa donna di vederlo solo una ora al giorno per cinque giorni alla settimana? Questo è un fatto gravissimo, indegno di un Paese civile! Diritti Civili chiede l’intervento del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, per fare luce su questa drammatica e grave vicenda, sul perché nonostante le sue gravi condizioni di salute, assolutamente incompatibili con il regime carcerario, il Bruni non venga scarcerato e perché non sia stato, nei mesi scorsi, adeguatamente e prontamente curato e ricoverato. Se si fosse intervenuto in tempo si sarebbe quasi certamente potuto evitare un epilogo così drammatico. Vorrei che non si dimenticasse mai che ogni persona reclusa è un essere umano e come tale deve essere trattato e rispettato. Non si possono calpestare i diritti alla assistenza sanitaria e alla salute, o fatto ancora più grave, il desiderio di un detenuto morente di avere accanto i suoi congiunti. Questo non può essere consentito né tollerato per nessuna ragione al mondo, per qualsiasi detenuto. E’ contro ogni principio di giustizia, di umanità, di pietà”!

 

13 giugno 2011

 

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

 

Diritti Civili denuncia: “A Cosenza baraccopoli rom (con molti bambini) disumana e pericolosa”. Appello al sindaco Occhiuto: “Comune realizzi struttura accoglienza”

 

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo “l’incendio che ha distrutto la scorsa notte alcune baracche del campo Rom di Vaglio Lise e che solo per un miracolo non si è trasformata in una tragedia”, denuncia quello che definisce lo “scandalo della baraccopoli dimenticata, la situazione di degrado, di disumanità e di pericolo in cui vivono numerose famiglie nomade (con la presenza di molti bambini), in un accampamento dietro la stazione ferroviaria”, chiede l’intervento del Sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, e la “realizzazione di una struttura di accoglienza per questi immigrati poverissimi”. “L’incendio della scorsa notte e la tragedia miracolosamente evitata devono richiamare l’attenzione delle istituzioni competenti sul dramma dimenticato della comunità rom che a Cosenza vive in tende-vergogna, in alloggi di fortuna, pericolosi, in condizioni igieniche allucinanti e disumane. Oggi la situazione è di nuovo assai grave e preoccupante. La baraccopoli di Vaglio Lise è una vergogna, un fatto indegno di un Paese civile. Sono anni che Diritti Civili denuncia questo scandalo. Occorre intervenire immediatamente, eliminando queste vergogne, aiutando quelle famiglie, dando un’assistenza dignitosa a quei bambini che in quelle condizioni si ammalano e rischiano la vita. Quanto accaduto l’altra notte, così come le recenti tragedie dei bambini rom morti bruciati a Roma, devono essere un monito e un campanello d’allarme. Bisogna agire subito, per prevenire, prima che sia troppo tardi. Bisogna evitare che si ripeta una tragedia come quella di Roma. Per questo chiedo che il sindaco Occhiuto intervenga subito, dia corso e riprenda quel vecchio progetto di realizzazione di un campo sosta per i rom, che è stato accantonato dal suo predecessore, Perugini, pare per mancanza di risorse. Bisogna aiutare questa povera gente che viene da noi in cerca di lavoro e di fortuna. Bisogna non chiudere gli occhi di fronte al dramma di quei bambini innocenti e dei loro genitori. Ricordo a tutti che a volte in quelle baracche si consumano immani tragedie, a tutti sconosciute, come nel caso dei due fratellini rom non vedenti, Marko e Branko che 10 anni fa Diritti Civili scoprì proprio in una di quelle tende-vergogne di Vaglio Lise. I due fratellini, ciechi, che da allora sono riuscito a togliere da quella baracca (dove avevano, in condizioni disumane, vissuto quattro anni, ammalandosi), a farli ospitare, insieme alla loro famiglia, dal luglio del 2001, in una casa di Rende (messa a disposizione gratuitamente dalla locale Amministrazione comunale), a farli iscrivere a scuola. Da dieci anni questi due bambini continuano a restare in Italia (grazie a dei permessi straordinari di soggiorno che faccio rinnovare ogni anno dalla Questura di Cosenza), ad essere curati e operati a Bologna, a vivere una vita dignitosa. La stessa (vita dignitosa) che chiedo per tutti gli altri bambini rom della baraccopoli di Vaglio Lise”.

 

9 giugno 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Vinta importante battaglia. Alexandrina è stata scarcerata e non sarà estradata in Romania. Tre giudici donne hanno scritto una bellissima pagina di giustizia giusta e di grande umanità. Corbelli ringrazia la stampa calabrese

 

 

Cosenza

“Alexandrina non sarà estradata in Romania, resterà in Italia, è stata scarcerata, e mandata ai domiciliari, in attesa dell’affidamento. Questo hanno deciso i giudici della Corte di Appello di Catanzaro, scrivendo una bellissima ed esemplare pagina di giustizia giusta e di grande umanità. Grazie a Dio abbiamo vinto, dopo un mese di ripetuti, accorati appelli e diverse iniziative, questa importante battaglia civile e umanitaria (una delle più belle e importanti delle innumerevoli battaglie condotte in venti anni da Diritti Civili) a favore della sfortunata ragazzina rumena, che pagava addirittura con il carcere, in modo assolutamente ingiusto e disumano, la tragedia della perdita dei suoi tre bambini, morti in un incendio per un destino crudele”. E’ quanto rende noto e afferma, contento e commosso, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che ringrazia i giudici catanzaresi, tre donne Maria Osilia Ferraro, Maria Teresa Carè e Francesca Marrazzo, e gli avvocati, prof. Giovanni Brandi Cordasco Salmena (docente di Diritto Romano all’Università di Urbino) e l’avvocato Leonardo Lucente, i legali della ragazzina rumena, Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile dai carabinieri di Corigliano e rinchiusa nel carcere di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese (la Romania) per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, avvenuta, in Romania, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali, mentre la giovanissima donna era uscita per andare a comprare del pane ai suoi tre figlioletti, lasciati a letto, a dormire, e con il caminetto acceso per riscaldare la fredda stanzetta, in quel freddissimo pomeriggio d’inverno. Al suo ritorno aveva trovato l’abitazione invasa dal fuoco, aveva rotto il vetro, si era buttata con coraggio nelle fiamme, per tentare di salvare i suoi tre figli. Purtroppo non ce l’aveva fatta. Era rimasta gravemente ferita ed era stata ricoverata in ospedale dove era rimasta due mesi. “I giudici della Corte di Appello questa mattina, martedì, dovevano pronunciarsi sulla richiesta di estradizione della ragazzina. Se fosse stata accolta – spiega Corbelli -  Alexandrina doveva scontare in Romania tre anni di carcere. Adesso che la istanza è stata invece rigettata la giovanissima rumena può godere dei benefici della legge italiana e lasciare subito il carcere di Castrovillari, dove è rinchiusa da oltre un mese. E’ stato un atto di grande coraggio e particolare sensibilità umana da parte di tre giudici donne che anche di fronte alla netta opposizione del procuratore generale che chiedeva l’estradizione e l’arresto della ragazza rumena, hanno accolto l’appello di Diritti Civili e le richieste degli avvocati Brandi e Lucente, ed hanno negato l’estradizione e concesso i domiciliari, in attesa dell’affidamento. Dal momento dell’arresto Diritti Civili ha ininterrottamente lottato (con il sostegno del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, e dei maggiori e più sensibili media calabresi, che pubblicamente ringrazio) ogni giorno per aiutare e salvare questa ragazzina. Lunedì 23 maggio mi ero recato nel carcere di Castrovillari per incontrarla personalmente, per vedere da vicino, conoscere personalmente, sentire dalla sua voce la drammatica vicenda umana che stava vivendo questa sfortunata ragazzina e naturalmente per manifestarle tutta la mia vicinanza, la mia solidarietà e prometterle che non mi sarei fermato un solo istante sino a quando non fosse stata scarcerata e non sarebbe stata cancellata questa grande ingiustizia e inaudita disumanità”. Corbelli ringrazia anche la stampa calabrese. “Questa battaglia è stata vinta anche grazie al contributo determinante della stampa calabrese, di tutti i maggiori e più sensibili media della nostra regione, che, ad eccezione della Redazione di Cosenza della Gazzetta del Sud, che ha vergognosamente ignorato e censurato la lunga battaglia di Diritti Civili, hanno sin dall’inizio seguito e sostenuto la mia iniziativa umanitaria. A loro va il mio personale ringraziamento. Senza l’aiuto di questi autorevoli media non avrei potuto vincere questa difficile battaglia e salvare questa sfortunata ragazza rumena, già così duramente colpita da un destino crudele, per la morte dei suoi tre figlioletti. Alexandrina sarebbe stata subito estradata in Romania, condannata al carcere e ad una sofferenza immane, che la stava già facendo impazzire in questi giorni di detenzione in Calabria. Grazie a Dio siamo riusciti ad evitare questa crudeltà”.

 

2 giugno 2011

(Seguono tutti gli altri precedenti interventi su questo caso umano)

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Accorato appello Corbelli a giudici Corte Appello Catanzaro per Alexandrina, la ragazzina romena, da un mese, in carcere in Calabria per morte suoi tre figli in incendio. Martedì 31 maggio l’udienza.

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, alla vigilia dell’udienza fissata per martedì 31 maggio, alle ore 9, rivolge un accorato appello ai giudici della Corte di Appello di Catanzaro a favore della ragazzina rumena, Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile dai carabinieri di Corigliano e rinchiusa nel carcere di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura del suo paese per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, avvenuta, in Romania, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali, mentre la giovanissima donna era uscita per andare a comprare del pane ai suoi tre figlioletti, lasciati a letto, a dormire, e con il caminetto acceso per riscaldare la fredda stanzetta, in quel freddissimo pomeriggio d’inverno. Al suo ritorno ha trovato l’abitazione invasa dal fuoco, ha rotto il vetro, si è buttata con coraggio nelle fiamme, per tentare di salvare i suoi tre figli. Purtroppo non ce l’ha fatta. E rimasta gravemente ferita ed è stata ricoverata in ospedale dove è rimasta due mesi. “I giudici della Corte di Appello martedì devono pronunciarsi sulla richiesta di estradizione della ragazzina. Se sarà accolta – spiega Corbelli -  Alexandrina dovrà scontare in Romania tre anni di carcere, se invece la istanza sarà rigettata la piccola rumena potrà godere dei benefici della legge italiana e lasciare subito il carcere di Castrovillari, dove è rinchiusa da oltre un mese. Dal momento dell’arresto Diritti Civili sta ininterrottamente lottando ogni giorno, con il sostegno dei più autorevoli e sensibili media calabresi, per aiutare e salvare questa ragazzina. Lunedì scorso, 23 maggio, mi sono personalmente recato nel carcere di Castrovillari per incontrarla personalmente, per vedere da vicino, conoscere personalmente, sentire dalla sua voce la drammatica vicenda umana che sta vivendo questa sfortunata ragazzina e naturalmente per manifestarle tutta la mia vicinanza, la mia solidarietà e prometterle che non mi fermerò sino a quando non sarà scarcerata e non sarà cancellata questa grande ingiustizia e disumanità. Incontrando quella ragazzina sono rimasto profondamente colpito. Sono uscito dal carcere con le lacrime agli occhi. Alexandrina è stata già così duramente colpita e segnata per sempre da un destino crudele per la morte dei suoi tre figli. In nome di quale giustizia e senso di pietà cristiana si può far pagare e continuare a tenere in carcere una giovanissima mamma che ha perso i suoi tre bambini per una terribile disgrazia? Questa ragazzina sta molto soffrendo, sta letteralmente impazzendo in carcere. Chiede di uscire dal carcere, vuole recarsi in Romania per portare un fiore e andare a pregare sulla tomba dei suoi tre figlioletti, nella cappella di famiglia del piccolo cimitero del suo paese, che la sua mamma ha finito di allestire e dove da poco sono state trasportate le bare dei tre piccoli. Un paese civile non può restare silente e immobile di fronte ad una così grande ingiustizia e immane tragedia immane. Per questo mi appello, supplico i giudici di Catanzaro a compiere un atto di giustizia giusta, di pietà umana, di salvare questa ragazzina prima che sia troppo tardi”.

 

29 maggio 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli ha incontrato Alexandrina nel carcere di Castrovillari. “Basta con questa crudeltà! E’ solo una ragazzina con un viso da bambina, che fa grandissima pena, addolora e fa piangere vederla in prigione per la morte, in un incendio, dei suoi tre figlioletti”!

 

Cosenza

“Ho incontrato una ragazzina, con il viso di una bambina, che ti fa grandissima pena, ti addolora, ti fa piangere vederla rinchiusa in una cella, dopo l’immane tragedia subita, per la morte, in un incendio, dei suoi tre figlioletti, che nonostante il suo disperato e coraggioso tentativo non è riuscita a salvare. E’ stato un incontro che mi ha profondamente turbato, che lascia un segno indelebile. Chiedo per lei un provvedimento di giustizia giusta e umana, un atto di pietà: la sua immediata scarcerazione. Chiedo di salvare Alexandrina, prima che sia troppo tardi”. E’ un Franco Corbelli, visibilmente commosso, con le lacrime agli occhi, quello che esce dal carcere di Castrovillari dopo l’incontro con la ragazzina rumena Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile dai carabinieri di Corigliano e rinchiusa nell’istituto di pena della città del Pollino, in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese per omicidio colposo per la morte dei suoi tre bambini Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, avvenuta, il 28 dicembre 2008, in Romania, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali. Era un freddissimo pomeriggio di inverno, Alexandrina era uscita dalla sua piccola casa di campagna per andare a comprare del pane ai suoi tre bambini, lasciati a letto, a dormire, con il caminetto acceso per riscaldare la fredda stanzetta. Al suo ritorno ha trovato la abitazione invasa dal fuoco, per colpa di un incendio sviluppatosi per cause accidentali, ha rotto il vetro, si è buttata con coraggio nelle fiamme, per tentare di salvare i suoi tre figli. E rimasta gravemente ferita ed è stata ricoverata in ospedale dove è rimasta due mesi. Oggi questa donna paga incredibilmente e disumanamente con il carcere la morte dei suoi tre figlioletti. Un fatto indegno di un Paese civile, di uno Stato di diritto, di una giustizia giusta e umana. Si tratta di una grande ingiustizia, una inaudita crudeltà che deve essere subito cancellata. In nome di quale giustizia e senso di pietà cristiana si può far pagare e tenere in carcere una giovanissima mamma  che ha perso i suoi tre bambini per un destino terribile? Dal momento dell’arresto Diritti Civili sta ininterrottamente lottando ogni giorno per aiutare e salvare questa ragazzina. Oggi mi sono recato nel carcere di Castrovillari per incontrarla personalmente, per vedere da vicino, conoscere personalmente, sentire dalla sua voce la drammatica vicenda umana che sta vivendo questa sfortunata ragazzina e naturalmente per manifestarle tutta la mia vicinanza, la mia solidarietà e prometterle che non mi fermerò sino a quando non sarà scarcerata e non sarà cancellata questa grande ingiustizia e disumanità. Alexandrina chiede di uscire dal carcere, vuole recarsi in Romania per portare un fiore e andare a pregare sulla tomba dei suoi tre figlioletti. Il 31 maggio la Corte di Appello di Catanzaro deve pronunciarsi sulla richiesta di estradizione della ragazzina. Se sarà accolta Alexandrina dovrà scontare in Romania tre anni di carcere, Se invece la istanza sarà rigettata la piccola rumena potrà godere dei benefici della legge italiana e lasciare il carcere di Castrovillari, dove è rinchiusa da oramai un mese. Per questo mi appello, supplico i giudici di Catanzaro a compiere un atto di giustizia giusta, di pietà umana, di salvare questa ragazzina-bambina prima che sia troppo tardi”.

 

27 maggio 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Domani (lunedì) Corbelli incontra Alexandrina, giovane donna romena in carcere in Calabria (da un mese) per morte suoi tre bambini in incendio. “Porre subito fine a grande ingiustizia e inaudita crudeltà”

 

 

Cosenza

Il Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) del Ministero della Giustizia e la direzione della Casa circondariale di Castrovillari hanno accordato, in via del tutto eccezionale, un permesso straordinario, per motivi umanitari, al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per poter incontrare in carcere la giovane rumena Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile dai carabinieri di Corigliano e rinchiusa nell’istituto di pena di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, avvenuta, il 28 dicembre 2008, in Romania, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali. L’autorizzazione, si legge in una nota di Diritti Civili, è stata concessa per la particolare, drammatica vicenda umana di questa ragazza (distrutta dal dolore e dalla grande ingiustizia e crudeltà che continua a subire con la detenzione, da oramai un mese, in carcere) e in considerazione dell’ultraventennale impegno civile e umanitario a favore dei diritti delle persone recluse di Corbelli e del suo Movimento Diritti Civili. La visita avverrà domani, lunedì, alle 10,30. “Ringrazio il direttore del carcere di Castrovillari, Fedele Rizzo, e il responsabile del Dap, Franco Ionta, per la sensibilità dimostrata. Pur non avendo diritto, non essendo né parlamentare, né consigliere regionale, ad entrare in carcere, sono stato autorizzato ad accedere nella casa circondariale per poter incontrare, vedere da vicino, conoscere personalmente, sentire dalla sua voce la drammatica vicenda umana che sta vivendo questa sfortunata ragazza e naturalmente per manifestarle tutta la mia vicinanza, la mia solidarietà e prometterle che non mi fermerò sino a quando non sarà scarcerata e non sarà cancellata questa grande ingiustizia e inaudita crudeltà. Chiedo la immediata scarcerazione di Alexandrina, un atto di giustizia giusta e umana per questa sfortunata ragazza già così duramente colpita da un destino crudele per la morte dei suoi tre figli di tre, due e un anno. Continuerò a lottare, come sto ininterrottamente facendo ogni giorno da ormai un mese, per questa sventurata giovane. Oggi che la stampa riporta altre due tragedie di bambini morti (la piccola Elena dimenticata in macchina e un’altra bambina caduta dal balcone di casa) non certo per colpa dei loro genitori (il cui dolore e dramma deve essere rispettato, non perseguito dalla Giustizia), ma solo di un destino crudele, ci si rende conto che è ingiusto, disumano far pagare con il carcere una giovane mamma che, uscita per andare a comprare del pane, ha trovato, al suo ritorno, dopo pochi minuti, i suoi tre bambini morti bruciati, a seguito di un incendio, sviluppatosi per cause accidentali e che la ragazza non è riuscita a spegnere nonostante il suo disperato tentativo, che l’ha fatta svenire, rimanere ustionata e ricoverare per due mesi (per le gravi ferite riportate) in ospedale”.

 

22 maggio 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli denuncia: “Rischia di morire in carcere la giovane donna romena detenuta in Calabria (dal 26 aprile) per morte suoi tre bambini in incendio. Intervenire prima che sia troppo tardi”.

 

 

Cosenza

“Rischia di morire in carcere la ragazza rumena, Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile dai carabinieri di Corigliano e rinchiusa nella casa circondariale di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, avvenuta, il 28 dicembre 2008, in Romania, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali”. E’ la nuova, grave denuncia del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, “Sono molto preoccupato per le condizioni di salute della giovane rumena. Temo fortemente e seriamente per la sua vita. La ragazza, già sottoposta anche a visita psichiatrica, sta letteralmente impazzendo, soffrendo e morendo in carcere. Purtroppo su questo drammatico caso umano si continua a registrare un silenzio assordante e ignobile. Uno scandalo che indigna.. Tacciono e chiudono gli occhi i cosiddetti pseudogarantisti, i media, i parlamentari e i politici impegnati nella guerra tra bande per le elezioni amministrative. Solo il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, ha avuto la sensibilità di intervenire su questa vicenda, è andato in carcere ad incontrare Alexandrina”. Corbelli parla di “un drammatico caso umano, di una grande ingiustizia, di una tragedia immane, che non può lasciare silenti e indifferenti” e chiede, “ancora una volta e prima che sia troppo tardi, un atto di giustizia giusta e umana, per una sfortunata ragazza già così duramente colpita da un destino crudele per la morte dei suoi tre figli di tre, due e un anno. Non possiamo e non dobbiamo tacere di fronte a questo dramma umano. Bisogna aiutare questa donna, per evitarle la inaccettabile ingiustizia, la disumanità e sofferenza del carcere. Un Paese civile non può restare immobile di fronte alla immane tragedia e alla grande ingiustizia di una povera donna che dopo avere subito la perdita dei suoi tre bambini, a causa di un incendio, viene adesso anche arrestata mentre si trova in Italia per lavorare e poter sopravvivere. Bisogna ascoltare e raccogliere il disperato grido di aiuto e di dolore di questa ragazza rumena, che sta impazzando, soffrendo e morendo in carcere. Una giustizia ingiusta continua ad accanirsi contro di lei. Bisogna rivedere il provvedimento della Giustizia romena, abnorme, profondamente ingiusto, disumano! Bisogna intervenire e scarcerarla subito, prima che sia troppo tardi”.

 

19 maggio 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento diritti Civili

 

Nuovo appello di Diritti Civili per Alexandrina: “Scarcerare quella ragazza. Basta con questa ingiustizia e disumanità”

 

 

Cosenza

Chiede, piangendo, con un accorato appello, di uscire dal carcere per poter ritornare in Romania e recarsi sulla tomba dei suoi tre bambini, morti in un incendio, la giovane donna rumena, Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile dai carabinieri di Corigliano e rinchiusa nel carcere di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura europeo emesso dall’autorità giudiziaria della Romania per omicidio colposo per la morte proprio dei suoi tre figlioletti, di tre, due e un anno, avvenuta, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali. A rendere noto il disperato appello della ragazza rumena è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che da oltre 15 giorni sta ininterrottamente lottando per aiutare questa giovane, per farla scarcerare e che sabato scorso si è recato al carcere di Castrovillari a far visita, insieme al Presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, a questa sfortunata giovane donna. Corbelli, che nei prossimi giorni ritornerà al carcere di Castrovillari, ringrazia il presidente Oliverio, il direttore della casa circondariale, Fedele Rizzo, il comandante degli agenti penitenziari e il personale della struttura castrovillarese per la “grande umanità”, chiede per questa “giovane sfortunata rumena una giustizia giusta e umana, un atto di pietà. Come si può continuare a tenere in una cella di un carcere di un Paese lontano dal suo una mamma che ha subito una tragedia così immane, un dolore così atroce, devastante, incancellabile, con la perdita dei suoi tre bambini? Come si fa a restare silenti e immobili di fronte all’accorato appello di questa ragazza che chiede di potersi recare in Romania per portare un fiore e andare a piangere sulla tomba dei suoi tre angioletti, nella cappella di famiglia del piccolo cimitero che la sua mamma ha appena finito di allestire e dove sono state portate le bare dei tre bambini? Il dramma di questa donna, che ha perso i tre figlioletti per un destino crudele, deve scuotere ogni coscienza umana. Alexandrina ha perso i suoi tre bambini perché uscita dalla sua casa di campagna per andare a comprare del pane ai suoi tre bimbi, al suo ritorno ha trovato la stanzetta invasa dal fuoco, per colpa di un incendio sviluppatosi per cause accidentali, ha rotto il vetro, si è buttata con coraggio nelle fiamme, per tentare di salvare i suoi tre figli. E rimasta gravemente ferita ed è stata ricoverata in ospedale dove è rimasta due mesi. Solo quando ha lasciato il nosocomio del suo paese ha saputo della morte dei suoi tre bambini. Oggi questa donna paga incredibilmente e disumanamente con il carcere la morte dei suoi tre figlioletti. Un fatto indegno di un Paese civile, di uno Stato di diritto, di una giustizia giusta e umana. Si tratta di una grande ingiustizia, una inaudita crudeltà che deve essere subito cancellata”.

 

13 maggio 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento diritti Civili

 

Il presidente della Provincia di Cosenza, Oliverio, e Corbelli ieri al carcere di Castrovillari per Alexandrina, la giovane donna romena arrestata in Calabria per morte suoi tre bambini in incendio! La promessa: “Non mi fermerò un istante sino a quando questa povera e sfortunata ragazza non sarà scarcerata”

 

 

Cosenza

“Cara Alexandrina, nel giorno della Festa della mamma, ti prometto, a te, giovane sfortunata mamma, privata, da un destino crudele, dell’affetto dei suoi tre bambini, che non mi fermerò un istante sino a quando non sarai scarcerata e non sarà scritta la parola fine a questa grande ingiustizia e inaudita disumanità nei tuoi confronti. Oggi Diritti Civili non è più solo a combattere per te. Il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che ringrazio per aver accolto il mio appello e per la sensibilità dimostrata, si è recato ieri, sabato, insieme a me, nel carcere di Castrovillari e ha potuto incontrarti e parlarti. Ha potuto constatare personalmente il grande dramma che stai vivendo. Presto dovrai essere scarcerata e potrai così recarti in Romania a portare un fiore sulla tomba dei tuoi tre bambini che la tua mamma sta sistemando nella piccola cappella del cimitero della tua cittadina. Sappi che ti resterò sempre vicino. La tua tragedia mi ha profondamente colpito e dal momento del tuo arresto, oramai ininterrottamente da dieci giorni, ho iniziato a lottare, a denunciare la crudeltà e a chiedere per te un atto di giustizia giusta e umana: la tua immediata scarcerazione”. E’ il messaggio e la promessa, “fatti con grande partecipazione e profonda commozione”, del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, alla giovane donna rumena, Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile dai carabinieri di Corigliano e rinchiusa nel carcere di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, di tre, due e un anno, avvenuta, il 28 dicembre 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali”. Corbelli parla di “un atto di grande ingiustizia nei confronti di una donna già così duramente colpita da un destino terribile per la morte dei suoi tre figli”, chiede alle “autorità preposte di aiutare questa donna, per evitarle la inaccettabile ingiustizia e disumanità del carcere. Un Paese civile non può restare inerme e silente di fronte alla immane tragedia e alla grande ingiustizia di una povera donna che dopo avere subito la perdita dei suoi tre figlioletti, a causa di un incendio, viene adesso anche arrestata mentre si trova in Italia per lavorare e poter sopravvivere. Continuerò ogni giorno a combattere per porre fine a questa grande ingiustizia e autentica barbarie. Solo quando Alexandrina avrà lasciato il carcere finirà la mia missione”.

 

8 maggio 2011

 

 

CARCERI: NUOVO APPELLO DI CORBELLI PER GIOVANE DONNA RUMENA 

 

 

 

AGI.- Cosenza, 4 mag. “Da otto giorni in carcere, a Castrovillari, dopo aver perso i suoi tre figlioletti, tre anni fa in un incendio, in Romania, la giovane mamma rumena sta letteralmente impazzendo, soffrendo e morendo, nell’indifferenza e nel silenzio più assoluti e ignobili. Una giustizia disumana, che continua ad accanirsi contro di lei, la sta letteralmente uccidendo. Un fatto indegno di un paese civile e di uno Stato di diritto. Mentre questa donna continua a soffrire, a impazzire e a morire in una cella gli appelli di Diritti Civili cadono nel vuoto. Siamo lasciati da soli a combattere per questa sventurata giovane rumena. Mi vergogno come calabrese e come cittadino di questo Paese e di questa giustizia crudele”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per denunciare il dramma umano e la grande ingiustizia che sta vivendo la giovane donna rumena, Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì 26 aprile dai carabinieri di Corigliano e rinchiusa nel carcere di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura del suo paese per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, avvenuta, in Romania, nel 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali”. Corbelli definisce “questo caso gravissimo e drammatico, un fatto che dovrebbe far indignare tutti e che invece fa registrare solo un silenzio e un disinteresse vergognosi. Ringrazio solo quei pochissimi media calabresi che con  particolare sensibilità continuano a dare voce a questa battaglia di giustizia e umanità. Chi non raccoglie il grido disperato e di dolore di questa giovane sfortunata ragazza è corresponsabile della disumanità che si sta consumando in una cella del carcere di Castrovillari. A quelli (pseudogarantisti, politici, Chiesa, società civile, media) che continuano a tacere chiedo: avete un cuore, una coscienza? Potete far finta di non vedere il dramma di quella povera donna? Si può restare silenti e immobili di fronte ad una ragazza che paga incredibilmente con il carcere la tragedia della morte dei suoi tre suoi bambini, in un incendio, sviluppatosi per cause accidentali? In nome di quale giustizia e principio di pietà umana si può tenere in carcere una mamma che ha perso i suoi tre bambini per colpa di un destino crudele? Diritti Civili continuerà a combattere per questa giovane donna, per chiedere un atto di giustizia giusta e umana: la sua immediata scarcerazione. Fosse anche l’ultima battaglia che faremo”.

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli denuncia vergognoso silenzio su dramma e ingiustizia giovane donna romena arrestata in Calabria per morte suoi tre figli in incendio”! 

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia “il vergognoso silenzio calato sul dramma umano e sulla grande ingiustizia che sta vivendo la giovane donna rumena, Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì scorso dai carabinieri di Corigliano e rinchiusa nel carcere di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura del suo paese per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, avvenuta, in Romania, nel 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali”. Corbelli si chiede perchè “da martedì ad oggi non si sia levata una sola voce a favore di questa povera e sfortunata giovane mamma e di condanna per questa crudeltà inaudita. Dove sono i pseudogarantisti? Dove sono i parlamentari che non perdono tempo per far visita in carcere anche ai mostri più spietati, agli autori di crimini orrendi? Dov’è la Chiesa? Dove sono i media liberi e garantisti che fanno le crociate solo quando viene colpito un personaggio eccellente o un amico degli amici? Tutti tacciono, chiudono gli occhi di fronte a questa tragedia, alla solitudine, al dolore atroce, alla sofferenza indicibile di quella giovane mamma, dapprima privata per sempre, da un destino crudele, dell’affetto dei suoi tre figlioletti e adesso sbattuta in una cella di un carcere lontano dal suo Paese! Questo dramma umano non interessa a nessuno forse perché si tratta solo di una giovane rumena! Ancora una volta è solo Diritti Civili a gridare nel deserto, a combattere, nell’indifferenza e silenzio assoluti e ignobili, contro questa grande ingiustizia, una vera barbarie, una pagina nera, una sconfitta della giustizia! Mi aspettavo che un deputato, un senatore, un consigliere regionale qualsiasi andasse, in questi giorni, a far visita in carcere a questa giovane donna così duramente colpita da un destino terribile (con la morte, in un incendio, dei suoi dei tre bambini) e da una giustizia feroce! Speravo e mi ero illuso che un quotidiano aprisse la prima pagina chiedendo a caratteri cubitali la scarcerazione di questa donna. Sono purtroppo rimasti solo dei sogni e delle (dis)illusioni. Continuerò a combattere per questa povera, sventurata ragazza ogni giorno, anche se necessario con iniziative clamorose di protesta, sino a quando non sarà scarcerata e non sarà cancellata questa grande ingiustizia e inaudita disumanità! Per questa giovane donna chiedo solo un atto di giustizia giusta e umana: la immediata scarcerazione”.

 

2 maggio 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento diritti Civili

 

Nuovo Appello Diritti Civili per donna romena arrestata in Calabria per morte suoi tre figli in incendio. “Una ingiustizia, una crudeltà che deve essere cancellata”!

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello ai giudici della Corte di Appello di Catanzaro (competenti nella fattispecie) a favore della giovane donna rumena, Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata martedì scorso dai carabinieri di Corigliano e rinchiusa nel carcere di Castrovillari, in esecuzione di un mandato di cattura del suo paese per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, avvenuta, in Romania, nel 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali”. Corbelli, che parla di “un atto di vera e propria barbarie e disumanità nei confronti di una donna già così duramente colpita da un destino crudele per la morte dei suoi tre figli”, dopo aver chiesto una mobilitazione e l’intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per “aiutare questa donna, per evitarle la inaccettabile ingiustizia e crudeltà del carcere”, rivolge un “accorato appello alla competente Corte di Appello di Catanzaro, chiedendo un atto di giustizia giusta e umana, ovvero un giudizio di merito sul processo e la scarcerazione della giovane rumena. Auspico un intervento immediato su questo caso dei giudici catanzaresi. Questo è un drammatico caso, più che giudiziario, umano e di coscienza, che non può essere né archiviato, né dimenticato. Una cosa è certa: non si può restare immobili e silenti di fronte alla immane tragedia e alla grande ingiustizia di una povera donna che dopo avere subito la perdita dei suoi tre bambini, a causa di un incendio, viene adesso anche arrestata mentre si trova in Italia (a Cassano, in Calabria) per lavorare e poter sopravvivere. Diritti Civili continuerà questa battaglia sino a quando questa donna non sarà scarcerata, sino a quando non sarà cancellata questa vergogna e questa crudeltà? La magistratura della Romania e quella italiana devono annullare questo provvedimento abnorme, profondamente ingiusto, disumano”.

 

30 aprile 2011    

 

 

 

Comunicato stampa Movimento diritti Civili

 

Appello Diritti Civili per donna romena arrestata in Calabria per morte suoi tre figli in incendio. “Una ingiustizia, una crudeltà che deve essere cancellata”!

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello a favore della giovane donna rumena, Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata ieri dai carabinieri di Corigliano in esecuzione di un mandato di cattura del suo paese per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, avvenuta, nel 2008, durante un incendio sviluppatosi per cause accidentali. Corbelli parla di “un atto di grande ingiustizia nei confronti di una donna già così duramente colpita da un destino crudele per la morte dei suoi tre figli”, chiede una mobilitazione e l’intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per aiutare questa donna, per evitarle la inaccettabile ingiustizia e disumanità del carcere. Un Paese civile non può restare inerme e silente di fronte alla immane tragedia e alla grande ingiustizia di una povera donna che dopo avere subito la perdita dei suoi tre bambini, a causa di un incendio, viene adesso anche arrestata mentre si trova in Italia per lavorare e poter sopravvivere. In nome di quale giustizia si può consentire e accettare una simile crudeltà? I carabinieri di Corigliano hanno naturalmente solo eseguito un ordine di cattura europeo, emesso dalla magistratura della Romania che deve rivedere questo provvedimento abnorme, profondamente ingiusto, disumano. In Italia ci sono tanti immigrati irregolari, tanti clandestini, tanti purtroppo anche quelli che delinquono impunemente, che non vengono arrestati e circolano liberamente nel nostro Paese. La Giustizia sembra invece accanirsi solo su questa povera donna e madre sfortunata che anziché essere aiutata dopo la tragedia della morte dei suoi tre bambini viene per questo drammatico e accidentale episodio, accusata di omicidio colposo e arrestata. Signor Presidente Napolitano aiuti quella giovane sfortunata donna, intervenga presso le autorità preposte italiane e della Romania. Compia questo gesto di solidarietà e umanità. Il Paese intero gliene ne sarà grato”.

 

27 aprile 2011    

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Immigrazione e solidarietà. La proposta di Diritti Civili: “Ricostruire ex campo concentramento Ferramonti e farne centro accoglienza immigrati”!

 

 

 

Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, alla vigilia della Festa della Liberazione, lancia una proposta destinata a far discutere: ricostruire, in toto, l’ex campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia e farne un centro di accoglienza-modello, dal grande valore simbolico, per gli immigrati: il più grande centro di accoglienza italiano, dove far convivere e coesistere la memoria per quello che è stato questo campo durante la guerra e il presente, per affrontare, in modo solidale e umano, l’emergenza immigrazione”. Corbelli sono anni che si batte (lo ha fatto anche da consigliere provinciale facendo approvare, all’unanimità, nel 2005, dal Consiglio provinciale di Cosenza un documento per la ricostruzione dell’ex campo di Ferramonti) per recuperare alla memoria e ricostruire l’ex campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia “per, afferma, fare di questo Lager voluto da Mussolini un museo, un luogo simbolo (come è stato) della umanità, del rispetto della dignità della persona umana, pur nella tragedia della guerra e nella crudeltà del Nazismo e dell’Olocausto, da consegnare e tramandare alla storia e alle future generazioni del nostro Paese e al mondo intero. Oggi di fronte alla tragedia legata all’immigrazione e ai comportamenti razzisti di alcuni paesi, come la Francia, che si rifiutano di accogliere questi profughi, Ferramonti può rappresentare una grande occasione per fare di questo ex campo, di questo luogo simbolo, un centro di accoglienza, il più grande d’italia, per dare aiuto a chi sbarca sulle coste italiane fuggendo dalla guerra, dalla miseria e dalle persecuzioni. E’ una grande occasione - continua Corbelli - che mi auguro non venga lasciata cadere nel vuoto. Bisogna valorizzare questo straordinario patrimonio che rappresenta, in Italia e nel mondo, il campo di Ferramonti, la sua storia, fatta di grande umanità e di rispetto della persona. Ricostruire il campo così com’era oltre 60 anni fa, con le sue numerose baracche (erano 92 le baracche, su una estensione di oltre 160.000 mq.,quando venne costruito nel 1940), la sua scuola, il suo asilo, il suo ambulatorio, il suo campo di calcio. Ricostruirlo per conservarlo come luogo della memoria e per utilizzarlo, in gran parte, in nome della  solidarietà e della fratellanza, come centro di accoglienza per profughi e immigrati, i poveri e perseguitati del nostro tempo. Da Ferramonti può partire un importante e significativo messaggio per l’Italia e il mondo”. 

 

23 aprile 2011

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili, che da 16 anni si batte per dramma bimbi dietro le sbarre, critica ddl approvato oggi dal Senato. ”E’ solo propaganda, non toglie bambini dal carcere”!Lettera a Corbelli di un bambino e della sua mamma “detenuti” in carcere.

 

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 16 anni impegnato, con le sue battaglie, denunce, proposte di legge, manifestazioni di protesta (la più eclatante il 27 dicembre 2005 davanti e dentro il Parlamento, con un blitz, dal palchetto del pubblico, durante una seduta della Camera dei Deputati dedicata al tema dell’amnistia)! per "liberare", togliere dal carcere i cinquanta bambini (da 0 a 3 anni) e le loro mamme attualmente ancora nelle carceri italiane, interviene sul dramma di questi bimbi in cella, critica il disegno di legge approvato oggi dal Senato “perché, afferma, di fatto, non toglie i bambini dalle prigioni ma serve solo come azione di propaganda ad un Governo e ad un Presidente del Consiglio completamente screditati agli occhi del mondo soprattutto per le leggi ad personam in tema di giustizia a favore del Premier”. Corbelli rende nota la lettera di un bambino e della giovane madre detenuta, insieme in una cella da 4 anni, che gli è stata, di recente, recapitata. Il bambino, con la sua semplicità e il suo candore, descrive il suo sogno: "vedere, fuori dal carcere, il cielo, il mare, comprare un gelato, trovare un regalo, andare alla giostrina a giocare con gli altri bambini…". Questi i passaggi più significativi e commoventi della letterina di questo bambino e della sua mamma a Corbelli, che la donna ha ringraziato per la lunga battaglia condotta, in solitudine, per molti anni, dal leader di Diritti Civili, per togliere i bambini dal carcere. "Oggi io e la mamma siamo contenti e per questo scriviamo questa letterina a tutti gli uomini buoni che ci hanno aiutato e ci vogliono bene. Ci hanno detto che ci faranno uscire dalla cella a me e alla mia mamma. Io lo dicevo sempre alla mamma e alle guardie che non ci volevo stare nella cella, che volevo andare fuori, a giocare con gli altri bambini…Ho sempre pregato Gesù di farmi uscire con la mamma dalla cella…Perché un bambino lo tengono dentro la prigione? Perchè non lo fanno andare a casa con la mamma? Io piangevo sempre la sera quando le guardie venivano a chiudere la porta della cella…Adesso non piangerò più e nemmeno la mamma piangerà più. Oggi la mia mamma è felice, mi ha abbracciato forte e mi ha dato tanti baci. Mi ha detto che non sbaglierà più e che nella cella non ci ritorneremo mai più. Mamma mi ha detto che anche gli altri bambini usciranno dalla cella. Adesso io, quando uscirò dalla cella, vedrò il cielo, il mare, mi comperò il gelato, andrò a giocare alla giostrina con gli altri bambini. La mamma mi ha detto che mi comprerà un regalo molto bello. Io non ho nessuno: ho solo la mia mamma. Voglio tanto bene alla mia mamma. Non la lascerò mai". Corbelli ha commentato : "Il sogno e la felicità di quel bambino e della sua mamma sono il sogno è la felicità di tutti, di un Paese civile. Mai più bambini in carcere. Questa barbarie deve finire. Deve prevalere la civiltà e una giustizia giusta e umana. Purtroppo quel disegno di legge approvato oggi non basta per togliere dal carcere questi bambini. Serve solo a creare, così come è purtroppo avvenuto in questi anni, con analoghe iniziative di legge, illusioni in tante donne detenute, madri di bambini”.

 

aprile 2011

(Nella Pagina Giustizia tutta la lunga storia e solitaria battaglia di Diritti Ciivi per togliere i bambini dal carcere)

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Diritti Civili denuncia il grave e ingiustificato rinvio (da oltre un anno) della nomina del Garante della Salute della Calabria in una regione devastata dalla malasanità! Il colpevole silenzio della stampa calabrese!

 

 


Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della proposta di legge per l'istituzione del Garante della Salute della Calabria, approvata, all'unanimità, il 30 giugno 2008, dal Consiglio regionale calabrese, denuncia il “continuo, grave ingiustificato rinvio della nomina di questa importante figura e il grave e colpevole silenzio calato sulla mancata istituzione di questa innovativa, semplice ed efficace struttura (in funzione 24 ore al giorno, attraverso un numero verde, una serie di sportelli informativi per le segnalazioni e le diverse patologie e un centro di coordinamento per casi urgenti) al servizio dei cittadini, che serve proprio non solo per verificare, controllare, denunciare ma per combattere e prevenire casi di cattiva sanità, di disorganizzazione e per dare un aiuto continuativo e concreto a tutti i cittadini-utenti, ai pazienti e alle loro famiglie”. Corbelli esprime profonda delusione, grande amarezza e fa un duro j’accuse contro tutti “per, afferma, essere lasciato da solo in questa importante battaglia civile per l’istituzione del Garante e a difesa del diritto alla salute dei cittadini calabresi. Dopo aver lottato, ininterrottamente per tre anni, per far approvare, prima al Consiglio provinciale di Cosenza e poi (all’unanimità) al Consiglio regionale, la legge per l’istituzione del Garante della Salute (prima e unica struttura del genere in Italia, proposta, nei mesi scorsi, con un disegno di legge, anche a livello nazionale dal leader del Pd e chirurgo di fama internazionale, il senatore Ignazio Marino), ancora oggi continuo a gridare nel deserto per vedere finalmente nominata questa figura e istituita questa importante struttura. E’ uno scandalo. Una vergogna. Ancora una volta domani, in Consiglio regionale, “grazie”(!) al presidente Francesco Talarico e con la responsabilità dell’intera Assemblea di Palazzo Campanella, andrà in scena l’ennesimo inganno nei confronti di tutti i cittadini calabresi. Nella seduta dedicata (paradossalmente proprio) alla sanità si rinvierà la nomina del Garante della Salute, come sempre regolarmente prevista e (subdolamente) inserita nell’ordine del  giorno. E poi puntualmente, volutamente, colpevolmente sempre disattesa e rinviata. Non vogliono nominare e cercano di cancellare il Garante perché questa figura (indipendente, di garanzia e di controllo) dà fastidio a chi vuole utilizzare la sanità con le vecchie logiche clientelari e affaristiche del passato. In una regione normale (ancora di più se devastata dalla malasanità, come la Calabria) di fronte a questo scandalo dell’ingiustificato rinvio (da oltre un anno) della nomina del Garante della Salute insorgerebbe l’opposizione (minimamente responsabile), chiederebbe spiegazione e griderebbe allo scandalo una stampa libera e indipendente. Non accade invece nulla di tutto questo. C’è il silenzio assoluto. Tranne rarissime eccezioni di pochissimi media regionali e di qualche politico onesto a cui va il mio grande ringraziamento”. Corbelli ricorda infine che il bando per il Garante della Salute é stato già effettuato ed è scaduto lo scorso anno (2010). Sono state presentate 109 domande .

 

29 marzo 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli chiede scarcerazione ex consigliere regionale Zappalà.

 

Reggio Calabria

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo l’intervento del procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, che ha escluso che ci sia un “pupo politico in Calabria, che deve essere eliminato, negando quindi di fatto in questo modo l’esistenza della cosiddetta zona grigia, dei colletti bianchi, di un patto tra mafia e politica”, chiede che “venga scarcerato l’ex consigliere regionale Santi Zappalà, che non è giusto che paghi con il carcere preventivo (in attesa di un regolare processo) solo il medico di Bagnara, arrestato alla vigilia di Natale nell’ambito della operazione “Reale 3” della procura reggina e attualmente detenuto in un carcere della Sardegna”. Corbelli chiede che “si ponga fine alla lunga detenzione preventiva di Zappalà, che vengano concessi almeno gli arresti domiciliari, anche alla luce delle sue precarie condizioni di salute ( Zappalà, ricorda il coordinatore di Diritti Civili, pochi giorni dopo l’arresto ha accusato gravi problemi cardiaci ed è stato per questo trasportato d’urgenza agli ospedali Riuniti di Reggio) e invita l’ex consigliere regionale a “dare una ulteriore prova del suo ravvedimento, facendo ai giudici il nome del misterioso Presidente che gli avrebbe promesso il suo interessamento per farlo scarcerare. La dichiarazione di ieri di Pignatone segna una svolta importante, clamorosa, per certi aspetti storica nella lotta alla “mafia politica” di questa regione. Il procuratore di Reggio ha di fatto escluso che si sia un patto, ad alto livello, tra mafia e politica, non c’è quindi nessun pupo politico da eliminare. Come garantisti e calabresi ne prendiamo atto. Se è così perché allora far pagare solo l’ex consigliere regionale e qualche candidato, colpevoli di aver chiesto voti ad un esponente della ‘ndrangheta? Zappalà ha ammesso le sue colpe, si è dimesso da consigliere regionale, si è impegnato a non candidarsi più in nessuna elezione. Cos’altro deve fare questo professionista, incensurato sino al momento dell’arresto, per uscire dal carcere in attesa di esser sottoposto ad un regolare processo. Chiediamo a Pignatone, soprattutto dopo le sue ultime dichiarazioni di ieri sull’inesistenza di un pupo politico, di non opporsi, ma di dare parere favorevole alla scarcerazione di Zappalà”.

 

27 marzo 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Diritti Civili denuncia. “In Calabria, a Mongrassano, la scuola più a rischio d’Italia. Una bomba di amianto di una vecchia ex fabbrica minaccia la salute e la vita di molti bambini”!

 

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della proposta di legge per l'istituzione del Garante della Salute della Calabria, approvata all'unanimità dal Consiglio regionale il 30 giugno del 2008, denuncia quello che definisce lo “scandalo dimenticato della ex cartiera di Mongrassano Scalo (piccolo centro in provincia di Cosenza), una bomba di amianto che minaccia la salute e la vita dei bambini della scuola elementare, situata a pochi metri proprio di fronte la vecchia ex fabbrica. Il caso dell’istituto comprensivo di Mongrassano, situato proprio davanti la vecchia ex cartiera, chiusa da molti anni e ridotta ad un ammasso di eternit, è un fatto gravissimo, uno scandalo inaccettabile che non può più essere né ignorato, né sottovalutato. Quella di Mongrassano è in assoluto non solo in Calabria ma in Italia la scuola elementare più a rischio per la salute di decine e decine di bambini. Ho personalmente verificato nei giorni scorsi la grave, drammatica e preoccupante situazione. Occorre intervenire immediatamente, bonificare la ex fabbrica, ripulire tutti quei tetti di eternit, eliminare quel pericolo, cancellare quella minaccia che rischia di minare la salute, di far ammalare, con conseguenze drammatiche, i bambini  della scuola che è proprio di fronte la ex cartiera. Solo pochi metri di distanza infatti dividono la ex cartiera dall’istituto scolastico, situato al di là della strada provinciale e del passaggio a livello. Una situazione grave e assurda che vede la ex cartiera ricadente nel comune di Bisignano e la scuola nel territorio di Mongrassano. La strada provinciale infatti divide i due comuni e separa la scuola dalla vecchia fabbrica. Quella ex cartiera rappresenta un pericolo per tutta la comunità di Mongrassano Scalo, per i bambini è una sorta di condanna a morte, se non si interviene subito e non si rimuovono quei tetti di amianto. Stupisce e indigna che le istituzioni competenti, ad iniziare dalla Regione, facciano finta di non vedere il grave, drammatico problema, di non rendersi conto di quell’elevatissimo livello di rischio cui sono sottoposti ogni giorno tutti quei bambini. I due comuni di Mongrassano e Bisignano, al di là di chi è competente ad intervenire, da soli non possono risolvere il problema. I costi per rimuovere tutti quei tetti di eternit (operazioni delicate, non semplici) sono assai elevati. Per questo occorre l’intervento straordinario della Regione, che sino ad oggi però non ci è stato. Cosa si aspetta prima di intervenire, che si certificano in qualche bambino i primi sintomi di qualche malattia. Bisogna battersi perché questo non accada mai, bisogna eliminare la bomba amianto. E farlo subito senza perdere altro tempo. Una cosa è certa: se non si elimina quell’amianto, quella scuola va chiusa e trasferita in un posto sicuro per tutti i bambini e il personale del plesso scolastico”

 

25 marzo 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli critica Commissione Antimafia per risultati scandalosi su candidati indegni e rivolge appello a Procuratore Pignatone che invita a non lasciare Reggio, prima di aver concluso inchieste su mafia e politica in Calabria

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, definisce “scandalose le risultanze della Commissione Parlamentare Antimafia, sui cosiddetti candidati indegni”, e rivolge, per “fare chiarezza sul caso Calabria”, un appello al procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, al quale chiede di “non lasciare, tra poche settimane (nel prossimo mese di aprile), Reggio e di continuare il suo importante, delicato lavoro nella città dello Stretto, per fare piena luce sulla cosiddetta zona grigia, proseguire, e completare, le indagini sui rapporti mafia-politica per accertare e chiarire se il Consiglio regionale, dopo gli arresti di un consigliere regionale del centrodestra e di altri cinque candidati, è da ritenersi legittimato o non piuttosto condizionato dalla ‘ndrangheta, per come l’indagine sul boss Pelle e i politici amici ha dimostrato. E’ semplicemente vergognoso e scandaloso affermare, come ha fatto la Commissione parlamentare Antimafia, che sono solo 44 i candidati indegni tra tutte le decine di migliaia che hanno partecipato alle elezioni amministrative dello scorso anno in Italia. Decine sono le candidature sospette e indegne solo in Calabria, come sta accertando la Procura di Reggio e come acclareranno le indagini dell’altra Procura distrettuale antimafia calabrese, quella di Catanzaro, che ha competenza nelle altre quattro province della regione (Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia). Per questo chiedo a Pignatone di continuare il suo lavoro, di fare chiarezza, quella chiarezza che non ha fatto sino ad oggi la Commissione Antimafia. Al procuratore capo di Reggio e a tutti i magistrati della Procura reggina – afferma Corbelli - va il plauso di tutti i calabresi onesti. Il loro lavoro sta dando risultati importanti nella lotta alla criminalità organizzata. Le inchieste di Pignatone hanno iniziato a toccare la cosiddetta zona grigia, i rapporti tra mafia e politica, coinvolgendo rappresentanti (eletti e candidati) della massima istituzione regionale. E’ un momento estremamente delicato e importante per la Calabria. Per questo motivo, pur comprendendo e rispettando le ragioni del dott. Pignatone, chiedo al procuratore di restare in Calabria, di completare le delicate indagini sui candidati e consiglieri regionali collusi con la ‘ndrangheta. Se Pignatone dovesse lasciare la città dello Stretto proprio adesso resterebbero purtroppo delle ombre e dei sospetti sul Consiglio regionale, che è stato pesantemente coinvolto con l’arresto di un consigliere regionale della maggioranza e di altri cinque candidati nell’ambito dell’indagine sul boss Pelle su mafia e politica. Al di là di quello che dovrebbe essere il successore di Pignatone, che sono certo sarebbe un magistrato di valore, al pari degli altri pm della Procura reggina, la Calabria si aspetta, ha fiducia, confida nel lavoro di Pignatone”.

 

21 marzo 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Solidarietà. Appello Diritti Civili a Scopelliti e al sindaco di Corigliano, per piccola Giulia, bambina calabrese gravemente malata, in cura a Roma.

 

 

Il leader Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello alle Istituzioni competenti, in particolare al sindaco di Corigliano, Pasqualina Straface, e al presidente della regione, Giuseppe Scopelliti, per il caso di una bambina calabrese, Giulia, di un anno, nata e residente a Corigliano Calabro, figlia di una coppia poverissima, affetta da gravi patologie, in cura presso l’ospedale Bambin Gesù di Roma. La mamma della bambina, Maria, ha scritto una accorata lettera a Corbelli chiedendo un suo intervento. “I genitori della piccola da oltre nove mesi devono periodicamente portare la bambina a Roma per le cure necessarie. Purtroppo si tratta di una famiglia assai indigente, vivono con la misera pensione di invalidità del padre della piccola, di soli 265 euro al mese. Una pensione vergogna. Sono quindi, come mi scrivono nella missiva, nell’impossibilità di poter far fronte alle spese per recarsi a Roma. Vivono una situazione drammatica, di assoluta disperazione, non sanno più cosa fare per andare avanti e poter continuare a curare la loro bambina. Sino ad oggi hanno pagato, per alcuni viaggi, le spese grazie alla solidarietà di Facebook. La mamma nella lettera racconta il dramma di questa bambina che da quando è nata è costretta a passare da un ospedale all’altro, prima di scoprire le malattie di cui era affetta. Dai nosocomi di Corigliano a quello di Cosenza, sino al Bambini Gesù di Roma, dove da oltre nove mesi viene periodicamente ricoverata per le cure. Tralascio gli aspetti legati ad eventuali casi di malasanità, in questa vicenda, quello che è importante e urgente adesso è aiutare questa bambina e la sua poverissima famiglia. La mamma della piccola Giulia mi scrive che sino ad oggi non ha avuto un aiuto da nessun Ente. Neppure un euro. Rivolgo un appello al sindaco di Corigliano, Pasqualina Straface, e al Presidente della Regione, Scopelliti, che invito, anche nel suo ruolo di commissario della sanità calabrese, a occuparsi personalmente di questo drammatico caso umano. Aiutare quella bambina e la sua famiglia è dovere delle Istituzioni, in un Paese civile”.

 

4 marzo 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Appello Corbelli per giovane detenuto calabrese, dimagrito di 60 kg, che sta morendo in carcere, a cui vengono negati arresti domiciliari.

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia il “dramma e l’ingiustizia di un giovane detenuto calabrese, A. R. , incensurato, in carcere in Calabria (secondo i suoi familiari per un clamoroso errore giudiziario) da un anno, ridotto ad una larva umana (ha perso 60 kg) che si sta lentamente spegnendo in cella e a cui vengono negati gli arresti domiciliari, nonostante diverse perizie abbiano stabilito l’assoluta incompatibilità con il regime carcerario.”. Corbelli ha ricevuto una disperata richiesta di aiuto da parte del fratello di questo detenuto, papà di due bambini, e marito di una insegnante precaria, che grida disperatamente dal carcere la sua innocenza. “L’uomo, scrive il fratello a Corbelli, è vittima di un clamoroso errore giudiziario, è accusato di un reato non grave, di essere il prestanome di un’altra persona, sottoposta ad indagine da parte della magistratura. Il coordinatore di Diritti Civili parla, “al di là dell’errore giudiziario o meno, di fatto gravissimo, indegno di uno Stato di diritto di un Paese civile, dell’altra faccia della Giustizia che mostra il suo volto feroce, disumano nei confronti di un povero cristo, un giovane, accusato di un piccolo reato, che lui nega disperatamente, che viene lasciato morire in carcere, e permette poi invece l’impunità ad personam alla nota casta dei potenti e degli intoccabili, accusati, colpevoli di reati ben più gravi e infamanti che discreditano le istituzioni, il nome e il prestigio dell’Italia nel mondo”. Corbelli, che denuncia il “silenzio della politica, dei cosiddetti falsi garantisti, della società civile su questi drammi umani dei sepolti vivi nelle carceri, chiede per questo ragazzo, che non conosce e che viene, come scrive il fratello nella lettera a Diritti Civili, da chi lo conosce descritto come una persona perbene, buona, onesta e impegnato nel sociale, gli arresti domiciliari, un atto di giustizia giusta e umana”.

 

2 marzo 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Diritti Civili “Fermare genocidio in Libia. Berlusconi si vergogni e si dimetta per aver baciato le mani di un dittatore sanguinario”

 

 

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene sul “genocidio di 10 mila civili in Libia da parte del dittatore sanguinario Gheddafi”, esprime “rabbia e indignazione per questo massacro”, si chiede “perché il mondo democratico non interviene e continua invece colpevolmente e vilmente ad assistere a questa carneficina, perché non pianifica, con gli organismi preposti e previsti dalle leggi internazionali, una azione di forza, anche di guerra se necessario (ricordo che già in passato, per vicende gravi ma certamente assai meno del massacro di massa di queste ore, gli Usa bombardarono la casa del dittatore libico), per fermare questo folle criminale”, attacca il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che invita a “vergognarsi davanti al mondo e dimettersi (non solo per gli scandali sessuali con le minorenni) ma per aver baciato le mani, grondanti di sangue, di questo assassino senza scrupoli”. Corbelli critica anche gli “irresponsabili Ministri italiani, del Pdl e della Lega, e i seguaci del centrodestra, che anche di fronte ad una barbarie così immane si preoccupano, in queste ore, insieme al Premier, di studiare e calenderizzare in Parlamento le misure per garantire l’impunità al plurindagato e plurinquisito Presidente del Consiglio e per dare un contentino al leader leghista Bossi con un Federalismo fiscale assai penalizzante per a Calabria e il Sud. Questa è oggi la classe politica che governa il nostro Paese. Questo è il presidente del Consiglio, questi i Ministri e questi i loro seguaci in Parlamento. Di cui come italiano, che si batte da 25 anni per la difesa dei diritti civili, mi vergogno e ne invoco le dimissioni”.

 

23 febbraio 2011

 

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Mercadante. Corbelli: “Sentenza giusta, anche se tardiva. Solo Diritti Civili lo ha, in questi anni, difeso e ha manifestato davanti al carcere. Tacciano adesso i pseudogarantisti (silenti e latitanti in questi anni) del centrodestra”!

 

Roma

Il coordinatore del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, esprime “grande soddisfazione per l’assoluzione di Giovanni Mercadante”, parla di “una sentenza giusta anche se tardiva”, ricorda la “lunga battaglia a favore del medico siciliano condotta in questi anni da Diritti Civili, in perfetta solitudine”, accusa i big e gli esponenti del centrodestra di “ipocrisia per aver in questi anni lasciato da solo (con l’eccezione di Stefania Craxi) il professionista palermitano”, e invita i “leader del Pdl a tacere e non strumentalizzare oggi questa assoluzione che dimostra che alla fine la giustizia arriva sempre”. Corbelli ricorda che Diritti Civili per chiedere la scarcerazione di Mercadante ha negli anni scorsi organizzato anche un sit-in davanti al carcere calabrese di Vibo Valentia, dove il medico si trovava in quel momento ricoverato. “Siamo stati gli unici a combattere anche questa battaglia civile, garantista e umanitaria, ad organizzare l’unica manifestazione svoltasi in questi cinque anni a favore di Mercadante, a difendere le ragioni di questo medico, a chiedere per lui il rispetto del principio di presunzione di innocenza e i suoi diritti di persona malata. Ne siamo fieri e orgogliosi. Era una battaglia giusta e doverosa, afferma Corbelli. Abbiamo anche più volte denunciato il silenzio e la latitanza dell’ex partito di Mercadante (Forza Italia), che ha letteralmente abbandonato al suo destino. Solo Stefania Craxi è stata vicina al medico e ex consigliere regionale. Per questo oggi i cosiddetti leader di Fi e del Pdl, tutti pseudogarantisti, dovrebbero solo tacere e vergognarsi. Nel caso Mercadante hanno dimostrato che per loro il garantismo vale solo per i plurindagati e plurinquisiti Berlusconi, Dell’Ultri e la ristretta cerchia degli amici potenti. I leader del Pdl non utilizzino adesso questa assoluzione per cercare di difendere l’indifendibile Berlusconi, che dovrebbe, per aver disonorato l’Itala, dimettersi immediatamente, farsi processare dai giudici di Milano (per i gravi e infamanti reati di cui è accusato; concussione e prostituzione minorile) e lasciare la politica”!

 

22 febbraio 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Diritti Civili (che da oltre 18 mesi si occupa di questo caso umano della bambina marocchina) chiede, prima di sue doverose dimissioni, intervento Presidente Berlusconi per piccola Jannate : “Aiuti anche queste marocchine, bambine povere, malate e sfortunate! Non solo l’avvenente Ruby”!

 

 

Vibo Valentia

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene sul dramma e l’ingiustizia della piccola Jannate, la bambina di 3 anni, nata in Italia, residente a Sant'Onofrio, nel Vibonese, affetta da una rara forma di malattia genetica, che vive solo grazie ad un respiratore artificiale attaccato ad una macchina a cui viene negato il diritto ad una piccola pensione, nonostante il riconoscimento della invalidità al 100%, perché i suoi giovanissimi e poverissimi genitori non hanno un permesso di soggiorno a tempo indeterminato, ma un permesso biennale che viene ogni due anni regolarmente rinnovato.  Corbelli, che ricorda “di aver sollevato questo caso per la prima volta il 5 agosto 2009 e di essersi in questo oltre anno e mezzo occupato (purtroppo inascoltato dalle Istituzioni competenti) decine di volte di questa vicenda, ottenendo, grazie al sostegno della stampa calabrese e alla collaborazione dell’allora direttore dell’Asp di Vibo, Curia, la visita della bambina da parte dell’Inps e il riconoscimento dell’invalidità al 100%, coinvolgendo e facendo intervenire anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini (che dopo la richiesta di Diritti Civili ha contattato la Prefettura di Vibo e il direttore generale dell’Inps)”, oggi si rivolge al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per “chiedere un suo intervento e una legge, una semplice norma ad personam per la piccola Jannate. Il presidente Berlusconi ha innanzitutto il dovere morale e istituzionale di dimettersi dopo il rinvio a giudizio per le gravi e infamanti accuse, di concussione e prostituzione minorile, della Procura di Milano, che hanno fatto del nostro Paese e dei 315 deputati che hanno votato la tesi che Berlusconi nel caso Ruby ha agito perché si trattava della nipote di Mubarack, per evitare un incidente diplomatico con l’Egitto, la vergogna del mondo, che resterà, nella storia del nostro Paese, come marchio indelebile per il Premier e i suoi parlamentari seguaci. Prima di dimettersi chiedo al Presidente del Consiglio di dimostrare che lui non aiuta solo (con costosi regali, assegni e telefonate alla Questura) le marocchine minorenni e avvenenti che allietano (!) le sue serate e nottate hard ad Arcore (e che non fa leggi ad personam per sfuggire ai processi e garantirsi l’impunità) ma anche altre marocchine, bambine povere e malate. Gli chiedo una norma, un intervento ad personam, un atto umanitario di vera generosità e solidarietà. faccia riconoscere il diritto alla pensioncina della piccola Jannate”.

 

17 febbraio 2011   

 

 

No al ticket-vergogna.

 

Una battaglia di giustizia sociale.

 

Firma anche tu.

 

Continua (con successo) l’iniziativa di Diritti Civili in Calabria. Date la vostra adesione anche attraverso una e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Nella pagina Politica il comunicato Ansa con le motivazioni della nostra iniziativa.

 

 

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Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Appello Diritti Civili a Scopelliti per bambina calabrese gravemente malata

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello al presidente della regione, Giuseppe Scopelliti, per il caso di una bambina calabrese, Giulia, di un anno, figlia di una coppia poverissima, affetta da gravi patologie, in cura presso l’ospedale Bambin Gesù di Roma. La mamma della bambina ha scritto una accorata lettera a Corbelli chiedendo un suo intervento. “I genitori della piccola da nove mesi devono periodicamente portare la bambina a Roma per le cure necessarie. Purtroppo si tratta di una famiglia assai indigente, vivono con la misera pensione di invalidità del padre della piccola, di soli 265 euro al mese. Una pensione vergogna. Sono quindi, come mi scrivono nella missiva, nell’impossibilità di poter far fronte alle spese per recarsi a Roma. Vivono – afferma Corbelli - una situazione drammatica, di assoluta disperazione, non sanno più cosa fare per andare avanti e poter continuare a curare la loro bambina. Sino ad oggi hanno pagato, per alcuni viaggi, le spese grazie alla solidarietà di Facebook. La mamma nella lettera racconta il dramma di questa bambina che da quando è nata è costretta a passare da un ospedale all’altro, prima di scoprire le malattie di cui era affetta. Dai nosocomi calabresi sino al Bambini Gesù di Roma, dove da nove mesi viene periodicamente ricoverata per le cure. Tralascio gli aspetti legati ad eventuali casi di malasanità, in questa vicenda, quello che è importante e urgente adesso è aiutare questa bambina e la sua poverissima famiglia. La mamma della piccola Giulia mi scrive che sino ad oggi non ha avuto un aiuto da nessun Ente. Neppure un euro. Rivolgo un appello al Presidente della Regione, Scopelliti, che invito, anche nel suo ruolo di commissario della sanità calabrese, a occuparsi personalmente di questo drammatico caso umano. Aiutare quella bambina e la sua famiglia è dovere delle Istituzioni, in un Paese civile”.

 

14 febbraio 2011

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli denuncia e lancia allarme “Vogliono chiudere Medicina d’Urgenza dell’ospedale Annunziata di Cosenza. Medici del reparto ridotti da quattro a tre. Niente medico di notte e da domenica prossima neanche più nei giorni festivi. Posti letto (per malati acuti!) destinati a passare da 14 a 6…”!   

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della proposta di legge per l'istituzione del Garante della Salute della Calabria, approvata, all'unanimità, dal Consiglio regionale della Calabria il 30 giugno 2008, dopo aver denunciato, nelle settimane scorse, la “precaria situazione, con grandi disagi e forti rischi per i pazienti, che si registra al reparto di Medicina d’urgenza dell’ospedale regionale dell’Annunziata di Cosenza, dove addirittura continua a mancare, non è più previsto, il medico durante la notte”, dopo una visita al reparto compiuta questa mattina (giovedì), fa una clamorosa, gravissima denuncia e lancia l’allarme: “Medicina d’Urgenza sarà smantellato e chiuso. Questo sarebbe uno degli effetti devastanti del famigerato piano di rientro dal debito sanitario”. Corbelli rende noti gli ultimi provvedimenti “che, afferma, confermano purtroppo questa nefasta ipotesi. La situazione del reparto, dove sono ricoverati 14 pazienti, è oggi diventata ancor più difficile, drammatica. I medici addetti a questo reparto sono passati da quattro a tre per la lunga assenza (giustificata) di uno di questi quattro medici. Sono costretti a operare in una condizione di grande disagio, di assoluta precarietà e forte rischio per i pazienti e per loro stessi.. Il reparto va avanti solo grazie al grande impegno, all’abnegazione di questi tre medici, del primario e del personale paramedico, che sono costretti a sobbarcarsi turni massacranti per garantire l’assistenza ai pazienti. Il reparto che già da tempo è senza un medico durante la notte (dalle 20 alle 8 è infatti scoperto), adesso a partire da domenica prossima non avrà più un medico anche durante tutti i giorni festivi. Non solo: si ridurranno i posti letto dagli attuali 14 a 6. Preludio questo allo smantellamento e alla chiusura definitiva. Un fatto di una gravità inaudita, assolutamente inaccettabile, una scelta ingiustificata e irresponsabile, che rischia di mandare in crisi l’intero ospedale regionale dell’Annunziata, visto che Medicina d’Urgenza cura i malati critici, quelli acuti, che dal Pronto Soccorso e dagli altri reparti vengono indirizzati a questo reparto. In un anno Medicina d’urgenza fa registrare mediamente circa mille ricoveri. Numeri destinati adesso ad aumentare sensibilmente per la chiusura di alcuni ospedali della provincia. Anziché quindi potenziare Medicina d’urgenza, destinandovi qualche medico precario, si sta invece progettando lo smantellamento del reparto. Siamo alla disfatta assoluta, anzi di più alla umiliazione, provocazione, discriminazione della sanità cosentina. I malati acuti che vengono curati a Medicina d’Urgenza saranno allo sbando. Dove andranno? Gli altri reparti dell’Annunziata risentiranno pesantemente di questo smantellamento di Medicina d’Urgenza. Si può accettare una vergogna del genere? Si può giustificare una simile gravissima situazione, con il pretesto dei tagli da effettuare per il solito piano di rientro sanitario? Purtroppo accade anche questo in Calabria e, nella fattispecie, in un ospedale regionale importante come l’Annunziata di Cosenza, che viene ad essere continuamente penalizzato, depotenziato, di fatto condannato ad una lenta agonia. Occorre assolutamente fermare questo declino dello storico Ospedale bruzio, bisogna assolutamente scongiurare la chiusura di Medicina d’Urgenza, occorre immediatamente potenziare l’organico di questo importante reparto, garantire la presenza di un medico di notte e nei giorni festivi, mantenere i 16 posti letto e permettere agli operatori sanitari di poter operare al meglio, in condizioni ottimali per dare risposte e assistenza ai tantissimi pazienti che ogni giorno da ogni parte della provincia di Cosenza e del resto della regione si rivolgono all’Annunziata. E’ questo quello che chiediamo al presidente della Regione e commissario della sanità calabrese, Giuseppe Scopelliti. Non si può pensare di risparmiare, di ripianare il debito-voragine  della sanità tagliando il personale a chiudendo reparti importanti dell’ospedale di Cosenza. Sono altri gli sprechi (ingenti) che vanno eliminati”.

 

11 febbraio 2011 

 

 

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli su rischio chiusura Ortopedia Ospedale Annunziata Cosenza. “Un fatto gravissimo. Il presidente Scopelliti deve dare delle risposte”!

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della proposta di legge per l’istituzione del Garante della Salute della Calabria, approvata, all’unanimità, il 30 giugno 2008, dal Consiglio regionale calabrese, interviene sul problema del reparto di Ortopedia dell’Ospedale Civile di Cosenza che rischia la chiusura per carenza di personale medico, parla di una “vicenda di inaudita gravità, una vergogna, che dà l’idea della disfatta della sanità calabrese e dimostra, in particolare, ancora una volta, la pesante, inaccettabile penalizzazione discriminazione e umiliazione della sanità cosentina. Non bastava la scandalosa vicenda del ticket, con tutti i disagi e le penalizzazioni che ha comportato  per i cittadini (in particolare per le fasce più povere) adesso si paventa la chiusura di un reparto fondamentale dell’Annunziata. Faccio sinceramente fatica – afferma corbelli - a pensare che si possa anche semplicemente ipotizzare di chiudere un reparto importante e di eccellenza come quello di Ortopedia di un grande ospedale regionale come l’Annunziata di Cosenza. Non c’è ragione, motivazione e piano di rientro (dal deficit sanitario) che tenga per cercare di giustificare la eventuale chiusura di Ortopedia. Siamo di fronte ad una provocazione che dovrebbe far insorgere e indignare non solo i politici cosentini ma tutti i cittadini. Come si può pensare di parlare (come ha fatto, nei giorni scorsi, il commissario dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, Paolo Maria Gangemi, ) di possibile chiusura del reparto di ortopedia, per la mancanza di qualche medico? Siamo alla irresponsabilità, anzi alla follia pura. Il Presidente della Regione e Commissario della sanità calabrese, Giuseppe Scopelliti deve dare delle immediate risposte e spiegazioni. Deve dare delle assicurazioni sul reparto di Ortopedia e in generale sulla salvaguardia dell’intera struttura dell’Annunziata, che continua ad essere penalizzata. Non si può più tollerare che questo reparto di Ortopedia, minacciato di chiusura, continua intanto ad essere depotenziato. Oggi è ridotto a 20 posti letto e con soli sei medici, che si sobbarcano un lavoro (sacrificio) immane per garantire l’assistenza e gli interventi a tutti i pazienti della provincia. Due anni fa i posti letto a Ortopedia erano 40 e i medici 14. Oggi i posti letto sono ridotti alla metà e anche i medici dimezzati, tagliati più del 50%”. Ecco come si sta distruggendo la sanità a Cosenza e calpestando il diritto alla assistenza e alla salute dei cittadini”.

 

8 febbraio 2011

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli esprime solidarietà a Maria Grazia Laganà e critica la Regione per la costituzione di parte civile al processo contro la parlamentare, vedova Fortugno. 

 

 

Reggio Calabria

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, esprime solidarietà a Maria Grazia Laganà, giudica “un fatto grave, una offesa, la costituzione di parte civile da parte della Regione Calabria, attraverso l’Asp di Reggio, nel processo a carico della vedova Fortugno, in corso di svolgimento”. Corbelli, che aveva già criticato, nel dicembre scorso,  il rinvio a giudizio della parlamentare, definendolo un “atto profondamente ingiusto che colpisce la moglie di un politico onesto, Francesco Fortugno, ex vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, ucciso per le sue coraggiose denunce sugli intrecci tra mafia e politica nella sanità”, oggi si dice “sorpreso e sconcertato per la costituzione di parte civile da pare della Regione contro Maria Grazia Lagana. La Regione – afferma Corbelli - deve costituirsi parte civile contro i mafiosi, i politici corrotti, i candidati e consiglieri regionali collusi con la ’ndrangheta, non contro la moglie di un politico (Fortugno) che ha pagato con il sacrificio della sua la vita l’onestà e il coraggio delle sue battaglie e denunce fatte insieme alla sua consorte”. Corbelli parla di “inaudito processo sommario che continua nei confronti della Laganà” e manifesta “sorpresa e indignazione per il silenzio di tutti i partiti e dei cosiddetti garantisti su questo caso”. “Tutte le sentenze e gli atti dei giudici vanno naturalmente rispettati. Ma di fronte a certe abnorme iniziative giudiziarie si ha il dovere e l’onestà di dirlo, di denunciarlo, di scriverlo. Si può rinviare a giudizio e processare per truffa e falso nel settore della sanità la moglie di un politico-eroe ucciso dalla ‘ndrangheta (dei colletti bianchi)  proprio per le sue coraggiose denunce sugli intrecci tra mafia e politica nella stessa sanità? Può la Regione costituirsi parte civile contro la vedova Fortugno? Maria Grazia Laganà ha pagato un prezzo immane, con l’uccisione del marito, per l’azione, di pulizia, verità e giustizia nella sanità della Locride, portata avanti dal suo consorte con il sostegno della stessa Laganà, che continua per questo suo impegno politico e civile ad essere pesantemente minacciata dalla ‘ndrangheta (e dai suoi referenti politici). Adesso si arriva addirittura a processarla per una vicenda  ( per una ipotesi di, presunti, falso e truffa) che sono certo alla fine del dibattimento sarà archiviata. Intanto la Laganà, dopo aver combattuto insieme al marito e perso lo stesso consorte per mano della mafia dei colletti bianchi, oggi si ritrova condannata anzitempo e addirittura con la Regione costituita parte civile. Sono queste iniziative e paradossi giudiziari e politici che fanno perdere la fiducia nella giustizia, nella politica e nelle istituzioni”.

 

18 gennaio 2011  

 

 

SANITA':CORBELLI,REGIONE VUOLE RIDURRE 30% FARMACI PRESSIONE

          

            (ANSA) - CATANZARO, 11 GEN - L'assessorato regionale alla

sanità "ha inviato una circolare ai medici di famiglia con la

quale si invitano questi ultimi a ridurre del 30% le

prescrizioni di una categoria di farmaci assolutamente

indispensabili per controllare la pressione arteriosa ed evitare

infarto e ictus". Lo afferma il presidente del movimento

Diritti Civili, Franco Corbelli, il quale ha chiesto al

presidente della Regione e commissario della sanità calabrese,

Giuseppe Scopelliti, di "intervenire e revocare immediatamente

la circolare recapitata dall'assessorato".

   "Quello che uno dei tanti medici di base ha denunciato a

Diritti Civili - ha sostenuto Corbelli - è un fatto gravissimo,

assurdo, tanto inverosimile che ho avuto difficoltà a credere

fosse vero. Si tratta di un atto che potrebbe configurare anche

ipotesi di rilevanza penale che di certo rappresenta una

inaccettabile limitazione al diritto alla assistenza dei malati.

Mandare una circolare ai medici di base con la quale si chiede

di ridurre del 30% la prescrizione di una categoria di farmaci

antipertensivi è un fatto di inaudita gravità, qualcosa che

non ha precedenti, che dimostra purtroppo la drammaticità, la

disfatta, la deriva della sanità calabrese".

   "Chi ha firmato questa circolare - ha concluso Corbelli -

trasmessa via e-mail ai medici di base? Il presidente Scopelliti

e commissario della sanità calabrese è a conoscenza di questo

gravissimo atto? E' stato informato preventivamente? Ha dato

l'autorizzazione per questa circolare contraria alla legge, in

quanto viola il principio fondamentale del diritto alla

assistenza sanitaria?". (ANSA).

 

 

SANITA'. CALABRIA: CORBELLI, SERVE ISTITUIRE CENTRO GRANDI USTIONATI

           

            (ANSA) - COSENZA, 11 GEN - Il leader del Movimento Diritti

Civili, Franco Corbelli, promotore della proposta di legge per

l'istituzione del Garante della Salute, in una nota ha rivolto

una richiesta al Presidente della regione e commissario della

sanità calabrese, Giuseppe Scopelliti, per la creazione in

Calabria di un Centro grandi ustionati.

    "Una struttura di questo genere - afferma - è

assolutamente indispensabile e urgente come purtroppo dimostra

l'ultimo drammatico caso di oggi di Spilinga, quello di ieri

sempre nel Vibonese, la tragedia di Crotone delle scorse

settimane e altri recenti gravi episodi. Solo negli ultimi

trenta giorni in Calabria si sono registrati, per cause diverse,

quattro incidenti con gravi ustionati, tutti ricoverati in

centri fuori e lontani dalla nostra regione. In Calabria abbiamo

tanti ospedali fotocopia, manca invece un Centro per grandi

ustionati".

   "Perché negare a tanti calabresi - conclude Corbelli - la

possibilità e il diritto di potere usufruire, in Calabria, di

questo tipo di interventi e di cure specifiche?".(ANSA).

 

                                         

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

                          

Cancellazione incompatibilità consigliere regionale in Calabria. Corbelli si appella al presidente Napolitano. “Rinviano nomina Garante Salute e votano legge scandalo! Iniziativa Referendum. 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, critica duramente la norma di legge approvata dal Consiglio regionale, nel corso dell’ultima seduta, che elimina le incompatibilità tra la carica di consigliere regionale e presidente di Provincia, assessore provinciale, di sindaco e assessore comunale, parla di “legge scandalo”e annuncia una lettera-appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per “informarlo della vergogna che sta per consumarsi in Calabria”. Corbelli accusa il Consiglio regionale di “dimenticare e rinviare la nomina del Garante della Salute e di occuparsi invece di queste norme elettorali ignobili”. “E’ giusto che il Capo dello Stato sappia che mentre in Calabria si continua a morire per malasanità, il Consiglio regionale, prima di andare in vacanza, ha ancora una volta, colpevolmente e irresponsabilmente, rinviato la elezione del Garante della Salute (la proposta di legge promossa da Diritti Civili e dalla Provincia di Cosenza e approvata, all’unanimità dall’Assemblea di Palazzo Campanella, il 30 giugno 2008, e il cui bando è scaduto il 16 luglio scorso) e ha ritenuto invece più importante e urgente approvare (lo ha fatto a maggioranza e all’alba!) una norma che elimina tutte le incompatibilità del consigliere regionale, con altre cariche elettive ed istituzionali (presidente di Provincia, assessore provinciale, sindaco e assessore comunale). Di fatto siamo di fronte all’ennesimo scandalo, una legge ad personam, o meglio ad alcune personam (consiglieri regionali), che auspichiamo non trovi il via libera del ministero competente per la palese e oggettiva incostituzionalità. Si tratta di una legge scandalo, una norma che consente il concentramento del potere nelle mani di una sola persona, con grave danno e forte limitazione per lo svolgimento delle funzioni del consigliere regionale, dei presidenti di provincia, degli assessori provinciali, dei sindaci. e assessori comunali e il forte rischio di un più facile condizionamento mafioso del voto e dei rappresentanti e amministratori alla guida contestuale di più Enti. Anziché eleggere il Garante della Salute e, per restare in tema di norme elettorali, rendere incompatibile la carica di consigliere con qualsiasi altra carica elettiva ed istituzionale, il Consiglio regionale, grazie ad una maggioranza trasversale, va esattamente nella direzione opposta a esatted una maggioranza trsversale,le,  li e approvatam, all'o il 16 luglios corso, sniglio regioaanle rischi di passar5e la. Diritti Civili denuncia al Presidente della Repubblica questo scandalo e gli chiede, al di là delle sue prerogative costituzionali, un intervento per contrastare e far fallire questo disegno egemonico e oligarchico di una parte trasversale (purtroppo maggioritaria) del Consiglio regionale che penalizza la Calabria”.

Intanto sabato 8 gennaio è stata prsentata a Cosenza l’iniziativa per un referendum. Promotori i Sociasti Uniti di Saverio Zavettieri, Diritti Civili, il Nuovo Psi, I Radicali, i Liberaldemocratici.

 

9 gennaio 2011