Ultimissime 2013 - 2014

                                                                                                     

 

                                                       I 20 ANNI DI DIRITTI CIVILI

                                                          I 35 ANNI DI CORBELLI

        

Informazione. Il nostro nuovo sito è in allestimento e aggiornamento con tutte le nostre grandi battaglie civili, di giustizia e importanti iniziative umanitarie e di solidarietà promosse in oltre 30 anni.

Nella pagina Diritti Civili Global la storia ultratrentennale di Corbelli e di Diritti Civili , con le battaglie e le iniziative più importanti e significative

 

  ADDIO MANDELA, EROE DELL'UMANITA'

  

 

 

I comunicati con le nostre ultime iniziative li trovate in questa pagina prima e dopo la breve

rassegna stampa con alcuni articoli e speciali dedicati ai 20 anni del Movimento Diritti Civili.

Tutti gli altri articoli, premi e prestigiosi riconoscimenti dedicati a Corbelli e Diritti Civili 

li trovate nella pagina MEDIA.

 

SOLIDARIETA'. DIRITTI CIVILI HA CONSEGNATO I PACCHI DONO

PER I POVERI DI PADRE FEDELE

(la notizia AGI, ANSA e gli articoli dei quotidiani, nella pagina Iniziative)

    

 

 

CORBELLI RICORDA E CHIEDE GIUSTIZIA PER IL PICCOLO COCO'
(Il comunicato e l'articolo del QUOTIDIANO nella pagina Giustizia. Sotto la notizia ANSA, AGI,

ripresa dal GARANTISTA, GIORNALE DI CALABRIA,  CORRIERE DELLA CALABRIA,

TG RAI CALABRIA,TG TEN, TELEMIA e altri media)

  

DIRITTI CIVILI: FRANCO CORBELLI RICORDA IL PICCOLO COCO' CAMPOLONGO

 

 

 

DIRITTI CIVILI: FRANCO CORBELLI RICORDA IL PICCOLO COCO' CAMPOLONGO  -

 

ANSA, AGI. 6 dicembre 2014. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, in una nota, ricorda il piccolo Cocò, il bambino di tre anni ucciso e bruciato il 19 gennaio scorso insieme al nonno e ad una giovane donna marocchina, che oggi avrebbe festeggiato il suo onomastico, e chiede che "dopo oltre 10 mesi, venga finalmente fatta giustizia per la sua morte".
"Due anni fa, i primi giorni di dicembre del 2012 - afferma Corbelli - iniziavo la mia battaglia per il piccolo Cocò, allora rinchiuso insieme alla giovanissima mamma nel carcere di Castrovillari. Nicola Campolongo, per tutti semplicemente Cocò, il 23 agosto scorso avrebbe compiuto 4 anni e oggi, festività di San Nicola, avrebbe festeggiato il suo onomastico. Quel bambino, che non ho mai dimenticato, continuo a portarmelo nel cuore. Ho pensato tante volte a lui, alla sua fine orribile, in questi giorni dopo la tragedia del piccolo Loris, il bambino siciliano strangolato e ucciso. Cocò ero riuscito, il 22 dicembre 2012, a farlo uscire dal carcere insieme alla mamma. E quel bambino oggi sarebbe ancora vivo se avessero accolto i miei appelli di concedere di nuovo i domiciliari alla donna dopo il suo nuovo arresto perché aveva portato, mentre era ai domiciliari, Cocò e le due sorelline a vedere il papà, allora detenuto a Catanzaro. Aiuto ininterrottamente la famiglia di Cocò da allora".
"Oggi - conclude Corbelli - 10 mesi dopo quell'efferato delitto, si aspetta che venga finalmente fatta giustizia, che i feroci assassini vengano individuati e arrestati. Oggi, nel giorno del suo onomastico, voglio ricordare e fare gli auguri al piccolo Cocò. Non ti dimenticherò mai, continuerò sempre ad aiutare la tua famiglia e a lottare perché tu abbia giustizia".

 

 FEROCIA E ORRORE SENZA LIMITI! ALTRI BAMBINI UCCISI BARBARAMENTE COME IL PICCOLO COCO'.

 OLTRE 100 I BAMBINI UCCISI IN UNA SCUOLA IN PAKISTAN! PUO' UN ESSERE UMANO ESSERE COSI' CRUDELE?

 I militari in azione dopo l’attacco a Peshawar (Reuters)

Soldati Pakistani impegnati nelle ricerche dopo il massacro dei loro bambini nella scuola

 

 

 

 

DISABILI: A CORBELLI PREMIO UNIONE ITALIANA CIECHI DI VIBO

 

 

 

ANSA, AGI. GIORNALE DI CALABRIA 11 dicembre 2014

VIBO VALENTIA. L’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Vibo Valentia premia il leader di Diritti Civili Franco Corbelli per “le straordinarie battaglie di civiltà, esempio e orgoglio della nostra terra”. Il riconoscimento, è scritto in una nota del movimento, arriva dopo quelli ottenuti questa estate a Falerna, a San Mango D’Aquino, a Cassano e dall’ex Presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che ha nominato Franco Corbelli “Ambasciatore dei diritti civili”. Il Premio “Cunta Calabria” sarà consegnato il 4 gennaio 2015 nel corso di una manifestazione in programma nell’Auditorium comunale di Rombiolo. Ad assegnare il premio è l’Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus, Sezione provinciale di Vibo Valentia. Corbelli è stato informato dal Presidente dell’associazione, Giovanni Barberio, di essere stato scelto come personaggio dell’anno, per “le sue straordinarie battaglie di civiltà, esempio e orgoglio della nostra terra”. L’Associazione organizza da oltre un decennio questo appuntamento, per aggregare, sensibilizzare, e porre le basi per effettuare iniziative di formazione e crescita per ciechi, ipovedenti e pluriminorati. Corbelli si è detto orgoglioso di ricevere questo Premio, che ha voluto dedicare proprio a due fratellini serbi, non vedenti, Marko a Branko, a quella che ha definito la “più bella, importante, significativa storia scritta in tutti questi anni da Diritti Civili, insieme alla battaglia per l’indimenticabile piccolo Cocò. Una storia, quella dei due fratellini ciechi, iniziata 13 anni fa e che continua ininterrottamente da allora, ancora oggi”.

 

 

IL QUOTIDIANO, 12 dicembre 2014 

 

 

 

Vestiti pesanti per i poveri, Corbelli li dona a Padre Fedele

Cosenza, ANSA. Domenica 23 Novembre 2014

      
    
(ANSA) I poveri che a Cosenza dormono per la strada avranno un vestito da indossare, coperte e altri indumenti pesanti per ripararsi dal freddo durante l'inverno. Li ha portati e consegnati personalmente a mezzogiorno, a Fedele Bisceglia, davanti alla sua struttura di accoglienza, "Il Paradiso dei Poveri", a Cosenza, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. "All'appello lanciato nei giorni scorsi da Giovanni Valentino e da padre Fedele Bisceglia - è scritto in una nota - ha subito risposto Corbelli. Dopo gli aiuti alimentari che aveva portato lo scorso primo settembre oggi Corbelli ha consegnato a padre Fedele un carico di indumenti pesanti, alcuni completamente nuovi e altri appena usati. Giacche, cappotti, giubbini, anche per i bambini. Per un valore di alcune migliaia di euro". "Oggi - ha sostenuto Corbelli - sono particolarmente contento. Ho potuto aiutare tanti poveri. Ringrazio padre Fedele e Giovanni Valentino che mi hanno dato questa possibilità di poter dare, anche in questa occasione, il mio modesto aiuto a queste persone povere e sfortunate. Prima di recarmi al seggio a votare, sono andato ad aiutare tante persone in difficoltà. Ho vinto così oggi le mie 'elezioni'. Quelle che mi stanno più a cuore: le elezioni (azioni) della solidarietà, dell'aiuto a chi soffre e a chi ha bisogno. Una cosa è certa: non si può restare insensibili di fronte al dramma dei tanti poveri e senzatetto che dormono per strada e che rischiano di morire di freddo per la mancanza di vestiti pesanti e coperte"(ANSA)

 

 

IL QUOTIDIANO, 24 novembre 2014

 

Vestiti pesanti donati, "Il Paradiso dei Poveri Onlus" ringrazia Diritti Civili

 Cosenza, AGI e ANSA- Sabato 29 Novembre 2014

 

 (AGI e ANSA). L'Associazione "Il Paradiso dei Poveri Onlus" fondata da Padre Fedele Bisceglia e dal suo collaboratore Giovanni Valentino, in una lettera, rivolge un "ringraziamento al Movimento Diritti Civili, e in particolare al suo responsabile Franco Corbelli, per la sua nuova, preziosa e generosa offerta di vestiti pesanti per poveri italiani e stranieri che vivono in uno stato di vera povertà, dormendo in strada". Padre Fedele e Giovanni Valentino ringraziano Corbelli per quanto da lui donato, domenica scorsa, al Paradiso dei Poveri. La donazione dei vestiti, cappotti, giacche, giubbini, anche per bambini fa seguito all'altra offerta di prodotti alimentari che Corbelli aveva portato al "Paradiso dei poveri" lo scorso settembre. "Sono soddisfatto, contento e commosso - ha detto Corbelli - di aver potuto ancora una volta aiutare tante persone povere e sfortunate, che dal Paradiso dei Poveri avevano chiesto il mio aiuto. Ho fatto quello che faccio ininterrottamente da oltre 20 anni. Mi auguro adesso che tutte le istituzioni preposte intervengano per dare un sostegno a questa importante struttura di Padre Fedele che ogni giorno dà duna busta con generi alimentari a decine di poveri, tra cui tanti immigrati e diversi bambini. E' questa la Calabria solidale che vorrei e che sogno, per la quale combatto da una vita".

 

 

 Il Garantista, 30 novembre 2014

 

DIRITTI CIVILI. CORBELLI: "DA 20 ANNI MI BATTO PER UN ALTRO SUD"

Segue l'intervento(una intera pagina)di mercoledì 5/11/04, sul QUOTIDIANO DELLA CALABRIA.

A seguire l'articolo del sito della Gazzetta del Sud. Nella pagina Politica la notizia AGI

QUOTIDIANO DELLA CALABRIA,  5 novembre 2014

 

 

Dal sito della Gazzetta del Sud

DIRITTI  CIVILI

Movimento compie 

20 anni, le battaglie

05/11/2014

Festeggia i 20 anni di attività il Movimento che ha intrapreso e vinto numerose battaglie di solidarietà, civiltà, legalità a testimonianza che un altro sud è possibile ed esiste.

Movimento compie
20 anni, le battaglie

Cocò

Novembre 1994- Novembre 2014. Sono i 20 anni di impegno del Movimento Diritti Civili e del suo leader, Franco Corbelli e che  restituiscono l’immagine di un altro Sud, quello della solidarietà e dei diritti civili, di una Calabria che combatte e non si arrende. Le battaglie di Diritti Civili finirono persino sull’autorevole giornale americano, il New York Times, che il 28 febbraio 1995 dedicò una inchiesta al dramma delle carceri in Italia e intervistò Corbelli  sul dramma dei detenuti malati. Tante le iniziative: dalla grazia fatta concedere (il 22 agosto del 2000) al giovane emigrante calabrese Natale Stramondinoli, che era stato arrestato perché renitente alla leva 20 anni prima; all’aereo cargo con gli aiuti alimentari, per i bambini poveri etiopi, allestito da Diritti Civili e consegnato il 17 febbraio 2003, all’aeroporto di Fiumicino all’ambasciatore dell’Etiopia in Italia; dalla lunga, ininterrotta battaglia (iniziata nel giugno del 2001 e che continua ancora oggi) per aiutare e salvare i due fratellini rom non vedenti, Marko e Branko, tolti da una tenda vergogna, alle porte di Cosenza, dove erano nati e avevano vissuti per 4 anni, e portati e fatti ospitare a Rende (in un appartamento messo a disposizione gratuitamente dal comune rendese), curati, operati, fatti rimanere in Italia(con permessi straordinari di soggiorno) e fatti iscrivere a scuola; alla ragazza cattolica nigeriana Kate Omoregbe, fatta scarcerare, restare in Italia e salvata dalla lapidazione(con una mobilitazione on line straordinaria che ha visto la collaborazione anche dell’Associazione americana per i diritti umani Care II. Alla campagna per salvare Kate promossa da Diritti Civili hanno aderito oltre 12.650 persone di più di 60 Nazioni di tutti i 5 Continenti. Tutti con nome, cognome e nazionalità. Tutte queste firme sono state poi recapitate al Presidente della Repubblica); dalla ragazza croata, Marina, tolta dal carcere (dove si trovava per essere entrata, senza bussare, in una casa per chiedere l’elemosina!) con il suo bambino di un anno, il piccolo Damiano, alla giovane rumena, Alexandrina, fatta restare in Italia e salvata dal carcere nel suo paese dove era stata condannata per la morte dei suoi tre bambini, avvenuta nel corso di un incendio, sviluppatosi per cause accidentali, mentre lei era uscita per andare a comprare del latte ai suoi tre figlioletti; dal giovane patriota cubano, Oriel De Armas Peraza, che viveva a Vicenza, che rischiava di essere estradato e di finire in prigione(e torturato) nel suo Paese, al quale Diritti Civili ha fatto ottenere l’asilo politico in Italia; alla, per finire, ultima, in ordine di tempo, vicenda del piccolo Cocò(il bambino di Cassano barbaramente ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina, nel gennaio scorso), che Diritti Civili era riuscito a far scarcerare, insieme alla sua giovane mamma detenuta, il 22 dicembre 2012.  Questo è un altro Sud – afferma Corbelli -  un’altra Calabria di cui essere fieri e orgogliosi". 

 
 
 
 
 
IL QUOTIDIANO, 16 novembre 2014
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Immigrati, la denuncia di Corbelli: Interrompere "Mare Nostrum"

sarebbe criminale

 

ANSA - AGI - ZOOMSUD - NUOVA COSENZA.  Venerdì 31 Ottobre 2014

 

''Bisogna assolutamente continuare con l'operazione Mare Nostrum''. Lo afferma il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo l'ennesimo sbarco di migranti avvenuto a Reggio Calabria. ''Il salvataggio in mare dei migranti - aggiunge - e' un atto doveroso per qualunque paese civile. Chi e' contro Mare Nostrum e' per la negazione della solidarieta' e della umanita'. Avalla un crimine contro l'umanita'. Quella piu' povera e sofferente. Mare Nostrum non deve mai finire, perche' e' una opera di grandissima umanita', giustizia e solidarieta'. Da oltre 30 anni aiuto tanti poveri immigrati. Sono come calabrese orgoglioso della mia regione impegnata nell'accoglienza e nell'integrazione degli immigrati. Sono agli antipodi di chi critica e, addirittura, arriva finanche a manifestare in piazza contro Mare Nostrum e contro gli immigrati. La nostra storia, la civilta', la solidarieta' e umanita' del popolo calabrese e italiano devono continuare ad essere quotidianamente onorati con l'impegno a fianco e a favore dei poveri migranti del mondo, che cercano di arrivare in Italia fuggendo dalla miseria, dalle guerre, dalle persecuzioni e dalle malattie e molto spesso purtroppo trovano la morte nei tragici sbarchi. L'Italia deve continuare Mare Nostrum per evitare che si ripetano altre tragedie di immigrati in mare''. ''Mare Nostrum - conclude Corbelli - e' uno dei pochi motivi di orgoglio nazionale, e' una operazione umanitaria che, ricordo, ha permesso di salvare in un anno oltre 100 mila vite umane e che per questo va solo elogiata, difesa e continuata''.
 
 

  

 

 

 

 

BARBARIE! L'HANNO UCCISA SENZA ALCUNA PIETA'! 

REYHANEH, LA GIOVANE DONNA IRANIANA

(Il comunicato e la nostra campagna umanitaria nella Pagina

DIRITTI UMANI) 

 

 

IL QUOTIDIANO, 27 ottobre 2014

 

 

Appello per le due sorelline del piccolo Cocò

(nella pagina Giustizia)

 

 

Dal sito della Gazzetta del Sud

 

Diritti Civili saluta ex presidente Oliverio

 

11/10/2014

 

Il leader del movimento, Franco Corbelli, ha inviato una lettera aperta a Mario Oliverio nel giorno in cui si chiude la sua esperienza alla guida della provincia. Insieme tante battaglie di giustizia e legalità.

 

Diritti Civili saluta
ex presidente Oliverio

 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, alla vigilia della conclusione del mandato istituzionale del Presidente della Provincia di Cosenza, ha indirizzato, attraverso la stampa, una lettera aperta a Mario Oliverio per ringraziarlo per l’aiuto e l’importante contributo dato in questi 10 anni a numerose battaglie civili e di giustizia, a tante iniziative di solidarietà e campagne umanitarie, nazionali e internazionali. “Caro Presidente, domenica 12 ottobre, termina(dopo 10 anni) il tuo incarico istituzionale alla Provincia di Cosenza, scrive Corbelli, nella missiva. Voglio, con questa lettera aperta, ringraziarti pubblicamente per avermi in questi 10 anni aiutato in numerose, importanti battaglie civili e di giustizia, in tante, belle, significative iniziative di solidarietà e campagne umanitarie, nazionali e internazionali. L’ho potuto fare i primi cinque anni della tua presidenza, come consigliere provinciale, sia pure dai banchi della minoranza(dove ero stato eletto con la Lista Diritti Civili, nel 2004, e dove sono sempre coerentemente rimasto per tutta la durata della consiliatura) e gli ultimi cinque anni come responsabile dell’Osservatorio per i diritti civili della Provincia di Cosenza. L’11 aprile scorso, abbiamo insieme ricordato e documentato, nella Sala degli Specchi, le più belle e significative pagine di giustizia(giusta e umana) e di solidarietà che insieme, Diritti Civili e La Provincia di Cosenza, abbiamo scritto, in questi 10 anni. Tu per l’occasione, e per ricordare e celebrare anche i 20 anni del Movimento Diritti Civili(che è nato nel lontano 1994), hai voluto assegnarmi un prestigioso riconoscimento(che ho molto apprezzato e che conservo tra gli attestati più belli che ho ricevuto in questi lunghi anni), nominandomi “Ambasciatore dei diritti civili”. Io per onorare(e non tradire, mai) questa tua stima e fiducia, quella dei calabresi e di tanti altri cittadini del nostro Paese, continuo ogni giorno, con umiltà e passione, il mio impegno civile, libertario e umanitario al servizio delle persone più povere e bisognose e delle tante vittime di ingiustizia. Spero di poterlo continuare a fare con te presidente della regione".

 

 

 

Regionali: Corbelli, primarie possibili grazie a Diritti Civili

6 OTTOBRE 2014, 12:53 CALABRIA POLITICA -  AGI e CN24 TV

 

AGI. "Se la Calabria, in questo caso il popolo del centrosinistra, ha potuto ieri democraticamente scegliere il candidato alla Presidenza della Regione lo si deve solo alla coraggiosa, onesta e coerente battaglia che il Movimento Diritti Civili ha fatto nei mesi scorsi, presentando una sua Lista alle Primarie istituzionali, che ha poi ritirato sottoscrivendo verbalmente con la Presidente f.f. della Regione, Antonella Stasi, un "Patto d'onore per la Calabria", con grande senso di responsabilità, per non far spendere alla Regione due milioni di euro (questo il costo previsto per le Primarie". Lo afferma il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo le Primarie del centrosinistra. Corbelli preannuncia per i prossimi giorni anche una conferenza stampa. Corbelli ricorda che le primarie istituzionali "erano previste da una legge che aveva votato, e rivotato, il Consiglio regionale". La presentazione della Lista Diritti Civili, aggiunge, " ha cambiato il corso degli eventi e ha determinato il futuro e il destino della nostra regione. Siamo consapevoli di questo e ne siamo orgogliosi! Ci siamo battuti (e siamo riusciti a vincere anche questa importante battaglia) perche' si celebrassero anche in Calabria le primarie e fossero i calabresi a scegliere il loro candidato Presidente e non invece i segretari nazionali dei partiti a nominare e imporre da Roma qualche loro adepto! Tutti sanno, anche le pietre, che se ieri si sono potute svolgere in Calabria le Primarie del centrosinistra(con una straordinaria partecipazione di popolo) - dice Corbelli - è solo grazie alla battaglia e alla presentazione della Lista Diritti Civili alle Primarie istituzionali (che vedeva candidati insieme a me l'ex sottosegretario Elio Belcastro e la giovane laureata calabrese, Antonietta Perri, che ringrazio)". "In questi mesi - prosegue Corbelli - non abbiamo ceduto di fronte alle pressioni, agli attacchi, alle offerte e alle lusinghe del centrosinistra e del centrodestra. Siamo andati avanti per la nostra strada, con coraggio, onestà e coerenza. Ci siamo fermati solo quando abbiamo avuto la conferma dell'ingente costo delle Primarie(abbiamo non solo fatto risparmiare alla Regione due milioni di euro, abbiamo anche ottenuto che una parte di questa somma venga destinata ai poveri!) e l'assoluta certezza che comunque le Primarie (quelle di coalizione del centrosinistra) si sarebbero sicuramente svolte. Una cosa è assolutamente certa: senza la battaglia di Diritti Civili - dice - non ci sarebbero mai state le Primarie in Calabria e ieri non ci sarebbe stata quella bellissima giornata di partecipazione democratica e la possibilità da parte dei calabresi di poter scegliere il loro candidato (e pressoche' certo nuovo) Governatore. Siamo fieri e orgogliosi di quello che abbiamo fatto. Per questo siamo sicuri che oltre naturalmente al vincitore, anche gli altri due candidati alle Primarie e lo stesso segretario regionale del Pd saranno oggi particolarmente soddisfatti del grande successo delle Primarie calabresi. Sono personalmente certo che un giorno non lontano saranno i calabresi che ringrazieranno Diritti Civili per quello che ha fatto per difendere i diritti dei cittadini, la democrazia e la Calabria. Avrei comunque voluto, conclude Corbelli, che le Primarie fossero istituzionali e che vi avessero partecipato insieme a Diritti Civili le due coalizioni, del centrosinistra e del centrodestra. Per questo - conclude - ci eravamo candidati, con la Lista Diritti Civili, quale espressione, con la nostra ultraventennale ed esemplare storia, della società civile del nostro Paese(AGI)".

Altri articoli nella pagina Politica

 

CAL Vescovi: istituire a Roma seggio per elezioni regionali

 

 ANSA, 5 ottobre. La Chiesa calabrese ha chiesto ufficialmente al Ministro degli Interni, Angelino Alfano, di accogliere la richiesta di Diritti Civili per l'istituzione, nei pressi del Vaticano, di un seggio elettorale speciale, per consentire il voto alle regionali per coloro che domenica 23 novembre parteciperanno alla Canonizzazione di Fra Nicola da Longobardi''. Lo rende noto il leader di Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo aver sentito al telefono il Presidente della Conferenza Episcopale Calabrese, mons. Salvatore Nunnari. Corbelli la scorsa settimana aveva recapitato tramite posta elettronica certificata una richiesta ufficiale al Ministero dell'Interno ed alla Corte d'Appello di Catanzaro per l'allestimento del seggio speciale nei pressi del Vaticano. ''Voglio pubblicamente ringraziare l'arcivescovo Nunnari - afferma Corbelli - che anche in questa occasione sta dimostrando tutto l'amore per la sua regione e la sua gente sostenendo la richiesta di Diritti Civili per un seggio speciale nei pressi del Vaticano per domenica 23 novembre(ANSA)''.

 

NOBEL PER LA PACE A CALABRIA, SICILIA E MARE NOSTRUM?

IL 15 OTTOBRE LA SCELTA DEL COMITATO ORGANIZZATORE

(Sotto l'articolo dal sito della Gazzetta del Sud e la notizia Ansa di oggi.

Nella pagina Politica il precedente comunicato)

 

MARE NOSTRUM

Nobel a Calabria e Sicilia

 

04/10/2014 - GAZZETTA DEL SUD

 

 

 

Nobel a Calabria
e Sicilia

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene sull’arrivo in Calabria, nei porti di Vibo e di Reggio, di due nuove navi della Marina Militare con altre migliaia di migranti, di diversi Paesi del mondo. “Quello che sta accadendo in queste ultime ore, la nave approdata a Vibo con oltre 800 migranti e il maxi sbarco previsto per il pomeriggio a Reggio, con altri 1800 migranti, è la conferma del ruolo centrale che la Calabria continua ad avere per affrontare il dramma dell’immigrazione. La Calabria continua ad essere assoluta e generosa protagonista  dell’accoglienza ai poveri migranti del mondo. La Calabria non può per questo essere lasciata da sola, va adeguatamente supportata, dal Governo italiano e dall’Unione Europea,  e premiata, come Diritti Civili, ha ufficialmente chiesto il 17 luglio scorso,  al Comitato Organizzatore, che ha sede ad Oslo, con l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace, unitamente alla Sicilia e all’operazione Mare Nostrum. Sarebbe una grande ingiustizia se il Premio Nobel per la Pace, che sarà comunicato tra pochi giorni (il 15 ottobre), non dovesse premiare lo straordinario e generosissimo sforzo del popolo calabrese, unitamente a quello siciliano e agli operatori di Mare Nostrum, che continuano ogni giorno a salvare decine di migliaia di migranti. 

 

 

Immigrati, l'idea di Corbelli: Dare Nobel alla Calabria

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene dopo l'arrivo nei porti di Vibo e di Reggio di due nuove navi con altre migliaia di migranti. "Quello che sta accadendo - afferma - in queste ultime ore, la nave approdata a Vibo con oltre 800 migranti e il maxi sbarco previsto per il pomeriggio a Reggio, con altri 1800 migranti, è la conferma del ruolo centrale che la Calabria continua ad avere per affrontare il dramma dell'immigrazione. La Calabria continua ad essere assoluta e generosa protagonista dell'accoglienza ai poveri migranti del mondo. La Calabria non può per questo essere lasciata da sola, va adeguatamente supportata dal Governo italiano e dall'Unione Europea e premiata con l'assegnazione del Premio Nobel per la Pace, unitamente alla Sicilia e all'operazione Mare Nostrum. Un riconoscimento internazionale importante perché servirebbe a richiamare anche l'attenzione dell'Europa e del mondo intero sulla tragedia dei migranti e su questa emergenza umanitaria internazionale che l'Italia da sola purtroppo non può più continuare ad affrontare". "Ci tocca ancora una volta - ha aggiunto - combattere da soli. Così come stiamo facendo anche per realizzare, in Calabria, un'altra importante opera umanitaria: il cimitero dei migranti, per dare una segna sepoltura e conservare, per sempre, un ricordo per tutti quei poveri e sfortunati immigrati che perdono la vita sbarcando sulle coste italiane per sfuggire alla misera, alle guerre, alle persecuzioni e alle malattie e le cui salme vengono seppellite, senza un nome e senza un volto, in tanti sperduti cimiteri siciliani e calabresi che di fatto ne cancellano per sempre, per i loro familiari, ogni riferimento e ogni traccia".(ANSA)

 

 

CORBELLI ALLA STASI : AI QUATTRO FRATELLINI ORFANI(FIGLI DI MARY CIRILLO,

LA GIOVANE DONNA DI MONASTERACE, BARBARAMENTE UCCISA DAL MARITO)

UNA PARTE DELLA SOMMA PREVISTA PER LE PRIMARIE ISTITUZIONALI

(il comunicato nella pagina Politica)

 

 

ELEZIONI REGIONALI CALABRESI. UN SEGGIO SPECIALE A PIAZZA SAN PIETRO

PER FAR VOTARE I FEDELI CALABRESI PRESENTI A ROMA, IL 23 NOVEMBRE, 

PER LA CANONIZZAZIONE DI FRA NICOLA DA LONGOBARDI

(i comunicati, con le ultimissime novità, nella pagina Politica)

 

 

 

CALABRIA- PRIMARIE ISTITUZIONALI ED ELEZIONI REGIONALI

 "PATTO D'ONORE PER LA CALABRIA" TRA LA PRESIDENTE STASI E CORBELLI

(Il comunicato nella pagina Politica)

 

 

 

CORBELLI AIUTA I POVERI DI PADRE FEDELE, CHE LO RINGRAZIANO

 

IL GARANTISTA, 8 settembre 2014 (gli altri articoli nella pagina Politica)

 

 

Appello per aiutare anziano dializzato(1)

Anziano dializzato, battaglia vinta(2)

(i comunicati nella pagina Politica)

 

 

Cocò, un angelo che non c'è più. Mamma e papà gli augurano

buon compleanno

Mettiamo in rete la commovente letterina a Cocò scritta dai suoi genitori

 

 

 

I GENITORI Di COCO' RICORDANO IL LORO PICCOLO ANGELO

 

ANSA. Calabria, 19 agosto 2014

Tra pochi giorni, esattamente il 23 agosto, il piccolo Cocò, il bambino di Cassano ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una giovane donna marocchina, avrebbe compiuto 4 anni. I suoi genitori, Nicola Campolongo, attualmente detenuto nel carcere di Castrovillari, e Antonia Iannicelli, ai domiciliari in una casa famiglia, insieme alle sue due bambine, alla sorella Simona e al fratello minore, Giuseppe, gli hanno scritto una lettera che hanno chiesto a Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, di rendere nota. "23 agosto, un giorno molto importante per noi. Da mamma e papà per Cocò". Inizia così la letterina a Cocò scritta dai suoi genitori. "Corbelli, che, ininterrottamente, da quasi oramai due anni continua ad aiutare questa famiglia e il piccolo Cocò, che un anno e mezzo fa, esattamente il 21 dicembre 2012, era riuscito anche far uscire dal carcere di Castrovillari, dove si trovava da 40 giorni, insieme alla sua giovane mamma detenuta è detto in un comunicato - informa che, da domani, metterà in rete, sul sito di Diritti Civili (www.diritticivili.it), la letterina autografa dei genitori di Cocò". "Una doverosa premessa - afferma Corbelli in una nota - prima di parlare della commovente letterina dei genitori del piccolo Cocò. Il mio impegno civile, di giustizia e umanitario continuerà ininterrottamente, non si fermerà, né sarà minimamente condizionato dalla mia candidatura alle Primarie istituzionali. La letterina dei genitori di Cocò è una testimonianza particolarmente toccante. Leggendola mi sono assai commosso (chiunque la leggerà non potrà non commuoversi) ed ho sofferto pensando a quel bambino, che porterò sempre nel mio cuore, che avevo salvato una prima volta (pochi giorni prima del Natale 2012) e che se i giudici e i magistrati avessero accolto i miei appelli (quando chiedevo di far ritornare ai domiciliari la mamma del piccolo Cocò che era stata riarrestata, alla vigilia dell'estate del 2013, per aver portato il suo bambino e le due sorelline a vedere il papà, allora detenuto a Catanzaro) avrei salvato di nuovo, evitando a Cocò quella fine orribile, che gli ha stroncato la vita all'età di soli 3 anni, quel giorno di gennaio mentre si trovava insieme al nonno e ad una giovane donna marocchina, anche loro uccisi e bruciati". "I genitori di Cocò, nella letterina - dice ancora Corbelli - ricordano il loro piccolo Angelo, pensano sempre all'ultima volta che lo hanno visto e abbracciato, scrivono parole e frasi molto belle, assai sofferte e particolarmente significative, che dimostrano tutto il loro immenso affetto per il loro piccolo angelo e il loro immane, indelebile dolore che li accompagnerà purtroppo per il resto della loro vita. Ricordano il quarto compleanno che avrebbe compiuto il loro bambino tra pochi giorni e aspettano adesso solo il giorno in cui potranno riabbracciarlo in Paradiso per stare per sempre insieme". Per ricordare il piccolo Cocò è stato organizzato dai genitori del bambino il "Primo Memorial Cocò Campolongo", un triangolare di calcio che si svolgerà allo stadio comunale di Cassano, il 23 agosto, alle 15,30. (ANSA).

 

IL QUOTIDIANO, 20 agosto 2014

 

CORBELLI "PREMIATO" DALLE SORELLINE DEL PICCOLO COCO'

 IL RICONOSCIMENTO PIU' BELLO, SOFFERTO E SIGNIFICATIVO

 

 

 

 IL GARANTISTA, 24 agosto 2014

 

Il Quotidiano, 25 agosto 2014

 

NUOVO IMPORTANTE RICONOSCIMENTO A CORBELLI PER

20 ANNI DI BATTAGLIE CIVILI E DI GIUSTIZIA

ASSEGNATO GIOVEDI' SERA(21 agosto) DALL'AMMINISTRAZIONE

COMUNALE DI SAN MANGO D'AQUINO IL "PREMIO MURICELLO"

 

 IL QUOTIDIANO, 24 agosto 2014

 

 

IL QUOTIDIANO IL GARANTISTA HA DEDICATO, A PARTIRE DA DOMENICA

10 AGOSTO, NELL'EDIZIONE DI COSENZA, UNO SPECIALE IN QUATTRO PUNTATE

AI 20 ANNI DEL MOVIMENTO DIRITTI CIVILI, SCEGLIENDO LE VENTI STORIE PIU'

IMPORTANTI E SIGNIFICATIVE. PER OGNI PUNTATA DI QUESTO SPECIALE

(CURATO E FIRMATO DALLA GIORNALISTA MARIASSUNTA VENEZIANO) UNA

INTERA PAGINA DEL GARANTISTA PER RACCONTARE  LE BATTAGLIE CIVILI, DI

GIUSTIZIA E LE INIZIATIVE DI SOLIDARIETA' DI CORBELLI.

(mettiamo in rete le quattro Puntate di questo speciale del GARANTISTA, che

naturalmente ringraziamo per questo bellissimo omaggio alla storia di Diritti Civili)

 

 IL GARANTISTA, 10 agosto 2014 - Prima Puntata

 

Domenica 17 agosto, la pagina con la seconda puntata che viene sotto riprodotta

 (PIU' AVANTI, IN QUESTA PAGINA, GLI ALTRI ARTICOLI DEDICATI AI 20 ANNI DI DIRITTI CIVILI)

 

 

IL GARANTISTA, 17 agosto 2014 - Seconda Puntata

 

IL GARANTISTA, venerdì 29 agosto. Terza Puntata

 

 Il Garantista, 29 agosto - Terza Puntata

 

 Il Garantista, 12 settembre - Quarta(e ultima Puntata) 

Il Garantista, 12 settembre 2014 - Quarta (e ultima) puntata

 

APPELLO PER IL CLOCHARD ROMENO, SENZA UNA GAMBA

(il comunicato e gli articoli nella pagina Iniziative)

 

 

EMERGENZA IMMIGRATI IN CALABRIA. APPELLO DI DIRITTI CIVILI

 (il comunicato nella pagina Politica)

 

 IL QUOTIDIANO, 12 agosto 2014

 

"Caso CALABRIA" - SUL CORRIERE DELLA SERA, L'INTERVENTO DI CORBELLI,

LA REPLICA DI GALLI DELLA LOGGIA

(nella pagina Politica) 

 

PREMIO "CAPOSUVERO" A CORBELLI PER I 20 ANNI DEL MOVIMENTO DIRITTI CIVILI

E' STATO CONSEGNATO SABATO SERA, 9 AGOSTO, A GIZZERIA LIDO.

LA DEDICA "AL PICCOLO COCO' E A TUTTI I BAMBINI CHE HO AIUTATO IN 20 ANNI"

(Il comunicato nella Pagina Politica) 

IL QUOTIDIANO, 13 agosto 2014

 

 IL GARANTISTA, 14 agosto 2014 

 

IL CIMITERO DEI MIGRANTI. INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA,

ON. LE LAURA BOLDRINI, IN UNA LETTERA AL MOVIMENTO DIRITTI CIVILI

Altri articoli in questa stessa pagina e nella pagina Diritti Civili Global

 

IL QUOTIDIANO, 27 luglio 2014

 

LA GAZZETTA DEL SUD, 27 luglio 2014

 

IL GARANTISTA, 27 luglio 2014

 

Cimitero dei migranti in Calabria, la Boldrini sostiene l'opera umanitaria

ANSA, 26 luglio 2014

boldrini

La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha scritto a Franco Corbelli in risposta ad una missiva che le era stata inviata del fondatore del Movimento Diritti civili in merito al progetto dello stesso Corbelli per la realizzazione in Calabria di un cimitero dei migranti morti durante le traversate per raggiungere le coste italiane. La presidente Boldrini, nella lettera a Corbelli, definisce «meritoria» l’iniziativa del fondatore di Diritti civili, auspicando che «gli ultimi adempimenti burocratici da parte degli enti competenti per la realizzazione del progetto vengano compiuti». Nella risposta a Corbelli, inoltre, Laura Boldrini definisce la Calabria «una regione a me molto cara».

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Cimitero migranti. Diritti Civili ha affidato incarico per progetto

ad un ingegnere. Nuovo appello alle Istituzioni preposte, dopo

le ultime tragedie degli sbarchi

 

 

 

Va avanti concretamente l’iniziativa, promossa dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per la realizzazione del cimitero dei migranti, in un suo terreno messo gratuitamente a disposizione della Regione Calabria. Corbelli, da oltre 30 anni impegnato ad aiutare gli immigrati, ha affidato l’incarico di redigere un primo progetto di massima ad un ingegnere. Nonostante gli ostacoli della burocrazia  e le risposte delle Istituzioni nazionali preposte che tardano ad arrivare, il leader di Diritti Civili va avanti decisamente con la sua iniziativa umanitaria, per dare una degna sepoltura, e non invece disperderli in tanti diversi comuni, a tutti quelli che cercano di arrivare nel nostro paese, per sfuggire alla miseria, alle guerre, alle persecuzioni e alle malattie e trovano purtroppo la morte nei tragici sbarchi. “Oggi a Reggio Calabria sono arrivati altre centinaia di migranti e purtroppo anche con un altro, nuovo morto. Sono poveri immigrati senza un nome e senza un volto. Che non si sa più dove seppellire e il cui ricordo sarà cancellato per sempre. E’ per annullare questa disumanità e per dare una degna sepoltura, un riferimento e un ricordo a tutti quelli che perdono la vita nei tragici sbarchi e vengono seppelliti in tanti sperduti cimiteri siciliani e calabresi, che sto lottando, da quasi oramai un anno, dopo l’immane tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013, per realizzare un cimitero dei migranti, in un terreno del mio comune (a Torano  Castello, in provincia di Cosenza, in una posizione ottimale e centrale, a 1 km dallo svincolo autostradale Sa-Rc, dalla strada statale e dalla stazione ferroviaria) che ho messo gratuitamente a disposizione della Regione Calabria. Nonostante non siano ancora arrivate le risposte che aspetto dalle istituzioni nazionali preposte, va avanti comunque senza soste l’iniziativa per la realizzazione di questo cimitero dei migranti. Ho dato infatti incarico ad un progettista, l’ing. Eugenio Cozza, di redigere una prima bozza di progetto. La prossima settimana, dopo un sopralluogo sul posto da parte di questo tecnico, dovrei già avere disponibile questo progetto di massima. Chiedo per questo ancora una volta alle istituzioni preposte (Regione Calabria e ministeri interessati) di fare presto e di avviare l’iter per la realizzazione di questa importante opera umanitaria, la prima e unica del genere al mondo, degna di un grande, ospitale e cattolico paese come l’Italia”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che ricorda che questa iniziativa del cimitero dei migranti è sostenuta dalla Regione Calabria e dalla Provincia di Cosenza, i cui rispettivi presidenti, Antonella Stasi e Mario Oliverio, Corbelli ha incontrato all’inizio dello scorso mese di luglio. A favore del cimitero dei migranti si è anche espressa in una lettera a Corbelli anche la Presidente della Camera, Laura Boldrini. Per la realizzazione del cimitero dei migranti la presidente facente funzione della Regione, Stasi, pensa di coinvolgere i tre ministeri competenti(Interni, Esteri e Salute). “E’ vero, come ha detto ieri il Ministro degli Interni. L’Italia è campione mondiale dell’accoglienza. Grazie soprattutto a quello che stanno facendo gli operatori dell’operazione Mare Nostrum e le due regioni che quotidianamente sono impegnate ad affrontare la drammatica emergenza immigrazione, ovvero la Calabria e la Sicilia. E per questo motivo non a caso ho chiesto l’assegnazione per queste due regioni del Premio Nobel per la Pace. Sbaglia invece il Ministro degli Interni quando afferma che l’operazione Mare Nostrum non può più continuare. Deve invece assolutamente proseguire, con il sostegno dell’Unione Europea. Deve continuare e deve essere realizzato il cimitero dei migranti(su cui auspico che il Ministro Alfano spenda una parola). Solo così l’Italia potrà orgogliosamente continuare a definirsi Nazione campione mondiale dell’accoglienza”.

 

16 agosto 2014

 

 

 

 

Basta con la strage di bambini e innocenti. Fermare la guerra tra Israeliani

e Palestinesi e tutti i conflitti nel mondo. L'appello di Papa Francesco

(nella pagina Politica)

 

 

BRONZI RIACE, OLTRAGGIATI E DETURPATI DA UN FOTOGRAFO FRANCESE!

(la notizia AGI con la denuncia di Diritti Civili nella pagina Politica. Sotto l'articolo di

Repubblica che riporta l'intervento di Corbelli)

LA REPUBBLICA, 3 agosto 2014

 

 

 

 

1 Agosto 2014

APPELLO A NAPOLITANO PER LA GRAZIA A FABRIZIO CORONA

(il comunicato nella pagina Giustizia)

 

31-07-2014 Sanita': Cosenza; Corbelli, dializzati non saranno trasferiti

(La notizia AGI nella pagina Politica) 

 

 

 

NEGLI USA. BARBARIE E CRUDELTA' SENZA PIU' LIMITI!

Arizona, due ore di agonia per il condannato a morte: polemica negli Usa

Quest'uomo, Joseph Wood, condannato a morte, è stato fatto

morire dopo due ore di atroce agonia! La protesta e lo sdegno

di Diritti Civili e l'invito al Governo, al Parlamento italiano, al Papa

al mondo civile a reagire!

(il comunicato nella pagina No alla pena di morte)
Il giorno di festa, per la liberazione e l'arrivo in Italia di Meriam,

la giovane donna sudanese, offuscato e cancellato da questa atrocità!

(Il comunicato nella pagina Diritti Umani)

 

 

La Voce Sociale intervista Corbelli sul "caso di Oppido Mamertina"

L'inchino della Statua della Madonna davanti alla casa del boss! 

 L'intervista in questa pagina, dopo la breve rassegna stampa. La notizia AGI nella pagina Politica

 

 

IMMIGRAZIONE E ACCOGLIENZA.

 

PREMIO NOBEL PER LA PACE ALLA

CALABRIA E ALLA SICILIA

 

 

I nostri comunicati con questa iniziativa in questa pagina dopo la rassegna stampa sui 20 anni di DIRITTI CIVILI

La notizia Ansa e i primi articoli li trovate nella pagina Iniziative

 

IL GIORNALE, 18 luglio 2014 

 

IL QUOTIDIANO, 19 luglio 2014

 

IL GARANTISTA, 17 luglio 2014

 

 

UN PENSIERO E UN APPELLO PER IL PICCOLO COCO': VENGA FINALMENTE FATTA GIUSTIZIA!

"CARO PICCOLO COCO', NON TI DIMENTICHERO' MAI"

Il comunicato lo trovate in questa pagina (dopo la rassegna stampa)

 

IL GARANTISTA, 14 luglio 2014

 

 

BREVE RASSEGNA STAMPA sui 20 ANNI DEL MOVIMENTO DIRITTI CIVILI

LA GAZZETTA DEL SUD HA SCRITTO QUESTO ARTICOLO SUI 20 ANNI DI DIRITTI CIVILI 

GAZZETTA DEL SUD, 8 maggio 2014

 

Ecco cosa ha scritto L'ORA DELLA CALABRIA per i 20 ANNI DEL MOVIMENTO DIRITTI CIVILI

 

 

QUESTO LO SPECIALE(DI DUE PAGINE) CHE IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA HA DEDICATO AI 20 ANNI DI DIRITTI CIVILI

 

 

L'ORA DELLA CALABRIA, 28 febbraio 2014

 

 

 IL GIORNALE, 18 aprile 2014

 

 

 

 IL GIORNALE DI CALABRIA, 7 aprile 2014

  

 

 IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 7 settembre 2011

  

 

 IL QUOTIDIANO, 2013

 

 

 GIA'... 12 anni fa(nel 2002) IL GIORNALE di Milano DEDICAVA A CORBELLI QUESTA LUNGA INTERVISTA(quasi una intera pagina)

  

  IL GIORNALE, 19 agosto 2002

 

 

ECCO COSA HA SCRITTO SU CORBELLI, IL VICEDIRETTORE DE L'ORA DELLA CALABRIA, DAVIDE VARI'

 

 

L'ORA DELLA CALABRIA, 3 gennaio 2014

 

ECCO COSA HA SCRITTO SU CORBELLI, IL DIRETTORE DE IL QUOTIDIANO, ROCCO VALENTI, NEL SUO EDITORIALE

DI DOMENICA 15 GIUGNO 2014. LO HA SCELTO COME SIMBOLO ED EROE INSIEME ALL'EX SINDACO DI RIZZICONI,

ANTONIO BARTUCCIO, E ALL'IMPRENDITORE A CAPO DI GUGLIELMO, DANIELE ROSSi!

  

 

ECCO COSA HA SCRITTO l'EX DIRETTORE DEL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, MATTEO COSENZA, SU CORBELLI

LO HA SCELTO COME SIMBOLO DELLA CALABRIA

  

 IL QUOTIDIANO, 14 ottobre 2013

tutti gli altri articoli, premi e prestigiosi riconoscimenti, nazionali e internazionali, dedicati a Diritti Civili e Corbelli

li trovate nella pagina MEDIA 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

E’ ufficiale. La Calabria e la Sicilia in lizza per il premio Nobel per la Pace 2014!

La richiesta è stata recapitata questa mattina(giovedì), per e-mail al Comitato

Organizzatore che ha sede ad Oslo.  Corbelli(Diritti Civili) ha chiesto il Premio

Nobel per la Pace alla Calabria e alla Sicilia per l’accoglienza e la solidarietà ai

migranti del mondo che va avanti, con grande umanità e notevoli sacrifici,

ininterrottamente da tantissimi anni. L’Italia ha vinto il Premio Nobel per la

Pace una sola volta nella storia nel 1907!

 

 

 

Catanzaro

 

E’ ufficiale. La Calabria e la Sicilia sono in lizza per il premio Nobel per la Pace 2014! La richiesta è stata recapitata questa mattina(giovedì), per e-mail al Comitato Organizzatore che ha sede ad Oslo, dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. L’annuncio della decisione del Comitato Organizzatore dell’assegnazione dei Nobel è prevista, come sempre, per metà ottobre. La premiazione, come ogni anno, è fissata per la prima decade di dicembre nel municipio di Oslo. Corbelli ha chiesto il Premio Nobel per la Pace alla Calabria e alla Sicilia per l’accoglienza e la solidarietà ai migranti del mondo che va avanti, con grande umanità e notevoli sacrifici, ininterrottamente da tantissimi anni. “Ho chiesto ufficialmente questa mattina al Comitato Organizzatore del Premio Nobel di voler assegnare il prestigioso riconoscimento del Nobel per la Pace a due regioni italiane, la Calabria e la Sicilia, per la loro straordinaria opera umanitaria che da tantissimi anni portano avanti per affrontare la continua e drammatica emergenza dell’immigrazione, afferma Corbelli. Queste due regioni italiane si trovano, purtroppo da sole, a dover fronteggiare un continuo ininterrotto flusso di sbarchi di migranti, dai paesi dell’Africa, del Medio Oriente e di altre Nazioni povere e in guerra. Sbarchi che purtroppo tante volte finiscono in tragedia con la morte in mare di centinaia di migranti. Solo nei primi 10 giorni di questo mese di luglio sono arrivati in Calabria e in Sicilia oltre 4000 immigrati. Nonostante la portata e la drammaticità della situazione la Calabria e la Sicilia continuano, da moltissimi anni, da sole(senza purtroppo il sostegno come dovrebbe invece essere doveroso dell’Unione Europea e degli altri Paesi della stessa Europa, molti dei quali, di questi Paesi, sono la destinazione finale di questi migranti che sbarcano in Italia), con grandi sacrifici,  a far fronte a questa continua emergenza e ad accogliere, con grande umanità e generosità, i poveri immigrati che sbarcano sulle coste italiane. Le due regioni mostrano in questo modo il loro vero volto che è quello della accoglienza, della solidarietà. E’ questa Calabria solidale che accoglie come fratelli gli immigrati che si appresta adesso a realizzare anche una importante opera umanitaria (la prima e unica del genere in Italia e nel resto del mondo): un cimitero dei migranti, per dare una degna sepoltura, conservare un ricordo e dare un riferimento, un luogo preciso per quei poveri e sfortunati immigrati, senza un volto e senza un nome, che perdono tragicamente la vita, mentre cercano di sbarcare sulle coste italiane, fuggendo dalla miseria, dalle guerre, dalle malattie e dalle persecuzioni, e vengono seppelliti, e il loro ricordo in questo modo cancellato per sempre, in tanti sperduti cimiteri siciliani e calabresi. Una iniziativa questa, del cimitero per gli immigrati, promossa dal Movimento Diritti Civili(ho personalmente messo gratuitamente a disposizione della Regione Calabria un mio terreno dove realizzare questo cimitero per i migranti) e sostenuta dalla Regione Calabria e dalla Provincia di Cosenza. Questa Calabria, terra di pace, di solidarietà, di accoglienza e di integrazione, oggi ritengo merita che gli venga riconosciuto e assegnato Il Premio Nobel per la Pace. Un riconoscimento che premi insieme alla Calabria, anche naturalmente Lampedusa e la Sicilia. Il Movimento Diritti Civili chiede il Premio Nobel per la Pace alla Calabria e alla Sicilia per questo straordinario e ininterrotto impegno umanitario. La Calabria e la Sicilia meritano questo prestigioso riconoscimento. Le due Regioni dell’accoglienza, dell’ospitalità, dell’integrazione, la Sicilia di Lampedusa e la Calabria di Riace, Badolato, di Acquaformosa(solo per citare i tre casi più noti di integrazione, legati all’immigrazione) devono vedersi riconosciuta la loro grande umanità, solidarietà, generosità. La Calabria e la Sicilia che accolgono i migranti del mondo e li ospitano come fratelli, in segno di pace, di solidarietà e di amicizia, meritano oggi il prestigioso Premio Nobel per la Pace! La Calabria lo merita anche per quanto fatto, all’inizio di luglio, di quest’anno, nel porto di Gioia Tauro, luogo scelto per l’importante, delicato e rischioso trasbordo delle armi chimiche siriane. Una operazione internazionale di disarmo questa che è valso all’Italia il plauso unanime del mondo intero, tra gli altri anche da parte dell’Opac. La stessa organizzazione umanitaria internazionale per la proibizione delle armi chimiche(l’Opac) a cui lo scorso anno è stato assegnato Il Premio Nobel per la Pace”. L’Italia ha avuto assegnato il Premio Nobel per la Pace una sola volta nella storia: nel 1907 ad Ernesto Teodoro Moneta, quale Presidente dell’Unione lombarda per la pace.

 

17 luglio 2014

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili chiede il Premio Nobel per la Pace alla Calabria e alla Sicilia per l’accoglienza  

e la solidarietà ai migranti che va avanti ininterrottamente da tantissimi anni e per

l’importante e rischioso trasbordo delle armi chimiche siriane al porto di Gioia Tauro,

che è valso all’Italia il plauso del mondo intero.

 

 

 Catanzaro

 “Oltre 2000 immigrati solo negli ultimi 10 giorni. 1023 questa notte a Reggio. 116, sempre oggi, a Crotone. 834 il 4 luglio scorso. Altri 40 il 3 luglio. La Calabria continua, da moltissimi anni, ad accogliere, con grande umanità e generosità, i poveri immigrati che sbarcano sulle coste italiane. La regione mostra il suo vero volto che non è quello delle processioni con l’inchino della statua davanti alla casa del boss, ma è quello della accoglienza, della solidarietà. E’ questa Calabria solidale che accoglie come fratelli gli immigrati e si appresta adesso a realizzare una importante opera umanitaria (la prima e unica del genere in Italia e nel resto del mondo): un cimitero dei migranti, per dare una degna sepoltura, conservare un ricordo e dare un riferimento, un luogo preciso per quei poveri e sfortunati immigrati, senza un volto e senza un nome, che perdono tragicamente la vita, mentre cercano di sbarcare sulle coste italiane, fuggendo dalla miseria, dalle guerre, dalle malattie e dalle persecuzioni, e vengono seppelliti, e il loro ricordo in questo modo cancellato per sempre, in tanti sperduti cimiteri siciliani e calabresi. Questa Calabria, terra di pace, di solidarietà, di accoglienza e di integrazione, oggi merita che gli venga riconosciuto e assegnato Il Premio Nobel per la Pace. Un riconoscimento che premi insieme alla Calabria, anche naturalmente Lampedusa e la Sicilia. Da un anno è stata promossa, da parte di un noto settimanale nazionale, una iniziativa con una raccolta firme per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace a Lampedusa. Oggi il Movimento Diritti Civili chiede che insieme a Lampedusa e alla Sicilia venga giustamente e meritatamente premiata anche la Calabria. Chiediamo il Premio Nobel per la Pace alla Calabria per questo impegno umanitario e per quanto fatto nel porto di Gioia Tauro, due settimane fa, con l’importante e rischiosa operazione internazionale di disarmo, con il trasbordo delle armi chimiche siriane”. E’quanto afferma Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili, da oltre 30 anni impegnato, dalla Calabria, accanto agli ultimi, agli immigrati, promotore di innumerevoli battaglie civili, di giustizia, tantissime iniziative di solidarietà e campagne umanitarie, l’ultima in ordine di tempo: la realizzazione del cimitero dei migranti. “La Calabria merita questo riconoscimento. La Regione dell’accoglienza, dell’ospitalità, dell’integrazione, la Calabria di Riace, Badolato, di Acquaformosa(solo per citare i tre casi più noti di integrazione, legati all’immigrazione) deve vedere riconosciuta la sua grande umanità, solidarietà, generosità. La Calabria che si inchina non ai boss ma ai poveri e sfortunati migranti e li accoglie e li ospita come fratelli, in segno di pace, di solidarietà e di amicizia, merita oggi il prestigioso Premio Nobel per la Pace! Lo merita anche per quanto fatto, all’inizio di luglio, nel porto di Gioia Tauro, luogo scelto per l’importante, delicato e rischioso trasbordo delle armi chimiche siriane. Una operazione internazionale di disarmo questa che è valso all’Italia il plauso unanime del mondo intero, tra gli altri anche da parte dell’Opac. La stessa organizzazione umanitaria internazionale per la proibizione delle armi chimiche(l’Opac) a cui lo scorso anno è stato assegnato Il Premio Nobel per la Pace”!

 

16 luglio 2014   

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili chiede che venga finalmente fatta giustizia per il piccolo Cocò, a quasi

6 mesi dalla sua barbara uccisione! Un pensiero per il bambino che tra poco più di

un mese avrebbe compiuto 4 anni

 

Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, chiede che “venga finalmente fatta giustizia per il piccolo Cocò (il bambino di Cassano ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una giovane donna marocchina), a oramai quasi 6 mesi dal suo barbaro assassinio”. Corbelli ricorda che “il piccolo Cocò, tra poco più di un mese (ad agosto) avrebbe festeggiato il suo quarto compleanno” e per questo gli dedica un pensiero: “Caro piccolo Cocò, non ti ho dimenticato. Né mai ti dimenticherò. Ti porterò sempre nel mio cuore, scrive Corbelli, in una nota. Nel tuo ricordo continuerò a combattere perché tu abbia finalmente giustizia, perché chi ti ha tolto la vita, in modo così violento e crudele, paghi con il carcere a vita per quello che ha fatto! Sono passati oramai quasi 6 mesi e purtroppo i tuoi feroci assassini sono ancora oggi senza un volto e senza un nome. Spero e aspetto ogni giorno che i magistrati di Catanzaro che stanno indagando, con totale, ininterrotto impegno, su questo efferato delitto annuncino che i barbari assassini del piccolo Cocò sono stati scoperti e arrestati. Tutti aspettiamo questo giorno. Soprattutto naturalmente i tuoi genitori. Io, caro piccolo Cocò, continuo intanto ad aiutare la tua famiglia. La tua mamma, il tuo papà, le tue nonne, le tue due sorelline. E’ soprattutto per loro che sto in questi ultimi giorni combattendo perché possano insieme alla tua mamma, lasciare la casa famiglia dove sono da oltre 5 mesi e far ritorno nella loro casa a Cassano. Sto aiutando le tue sorelline così come avevo fatto per te quando, tu piccolo innocente angelo eri, da oltre 40 giorni, in carcere a Castrovillari insieme alla tua mamma. Mancavano pochi giorni al Natale del 2012 e il destino (e non solo) ti riservò anche allora un’altra grande sofferenza. Il 21 dicembre 2012 sei rimasto per 8 ore, dalle 9 alle 17, chiuso in una gabbia, al freddo nell’aula bunker del tribunale di Castrovillari, insieme alla tua giovane mamma, che era impegnata nell’udienza di un processo. Quello stesso giorno quando seppi di questo scandalo gridai tutta la mia indignazione e chiesi di porre subito fine a questa disumanità. Chiesi e ottenni Giustizia. Il giorno dopo tu e la tua mamma, lasciaste il carcere per far ritorno a casa. Quel Natale (il tuo terzo e ultimo Natale) lo hai potuto trascorrere nella tua casa, con la tua mamma e le tue sorelline. Fu questo per me motivo di gioia, in un momento della mia vita particolarmente doloroso, per un grave lutto familiare. Ho continuato ad aiutarti anche dopo quando la tua mamma è stata di nuovo riarrestata perché (mentre era ai domiciliari) aveva portato te e le tue sorelline a vedere il vostro papà (Nicola Campolongo) che era allora detenuto a Catanzaro. Ho lottato per farla di nuovo scarcerare e riottenere i domiciliari, per farla ritornare a casa, dove tu e le tue sorelline la aspettavate. Purtroppo non ci sono riuscito. I miei appelli non vennero ascoltati. E quel giorno del gennaio di quest’anno tu, mentre non eri a casa con la tua mamma, dove avevi dovuto essere se lei fosse stata scarcerata, ma eri con il tuo nonno Giuseppe , hai trovato la morte in quel modo orribile, atroce. Dio sa che cosa ho provato quando ho appreso questa notizia. Ho ripreso subito a combattere per aiutare la tua famiglia. Sono andato in carcere a incontrare i tuoi genitori. Mi sono recato nella casa famiglia per andare a trovare le tue sorelline. Ho, insieme all’avvocato, fatto scarcerare la tua mamma. E oggi lotto per il tuo papà, per le tue nonne e soprattutto per le tue sorelline. Non mi fermerò mai, caro piccolo Cocò, anche se so sarà sempre più difficile, adesso che si sono spenti i riflettori mediatici. Io ti ricorderò sempre, ti dedicherò ogni opera di bene che farò e ogni riconoscimento che avrò e continuerò per te a chiedere che venga finalmente fatta Giustizia. I tuoi feroci assassini non possono più continuare a restare sconosciuti e impuniti”. 

11 luglio 2014

 

 IL QUOTIDIANO, 14 luglio 2014

 

LA VOCE SOCIALE INTERVISTA CORBELLI   - 7 luglio 2014

 

 

 

Dal sito della Gazzetta del Sud

 

COSENZA

Sorelle piccolo Cocò 
"tornino a Cassano"

05/07/2014

L'appello rivolto ai giudici di Catanzaro dal leader del movimento diritti civili Franco Corbelli. " Le piccole soffrono molto , non sono mai potute uscire dalla struttura"

Sorelle piccolo Cocò
"tornino a Cassano"

Un appello ai giudici di Catanzaro è stato rivolto dal leader del movimento diritti civili Franco Corbelli, per le due sorelline del piccolo Cocò, il bambino di 3 anni ucciso e bruciato a Cassano insieme al nonno e alla compagna di quest'ultimo, che da oltre 5 mesi vivono insieme alla loro mamma, Antonia Iannicelli, nella casa di famiglia dove la donna si trova ai domiciliari. " Da oltre cinque mesi- afferma Corbelli- le due sorelline di Cocò vivono di fatto detenute insieme alla loro mamma in una casa di famiglia, lontani dal loro paese.  Le due bambine stanno soffrendo molto per questa situazione di detenzione della loro mamma. Non sono mai potute uscire un giorno da questa struttura. " " Chiedo che queste bambine e la loro mamma  possano far ritorno a Cassano, dove la ragazza possa sempre  ai domiciliari, nella sua casa, finire di scontare la sua pena e le bambine avere una vita più normale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'ULTIMA(E PIU' IMPORTANTE) INIZIATIVA UMANITARIA DEL MOVIMENTO DIRITTI CIVILI

                     IL CIMITERO DEI MIGRANTI 

 In questa pagina(e nella pagina Diritti Civili Global) tutti gli interventi e alcuni articoli di stampa.

 

 

LA GAZZETTA DEL SUD, 3 luglio 2014

 

 

 Il QUOTIDIANO, 2 luglio 2014

 

 

Corbelli propone un cimitero per le vittime dell’immigrazione

La Stasi: “Apprezzabile la proposta del leader di Diritti Civili”

 

 
 
 
 
 

 

foto presidente stasi e corbelli 01 07 14Catanzaro. ANSA, 1 luglio 2014. La Presidente f.f. della Regione Antonella Stasi ha ricevuto a Palazzo Alemanni il responsabile del movimento “Diritti Civili” Franco Corbelli, il quale ha illustrato la proposta per la realizzazione in Calabria di un cimitero come luogo di sepoltura per le vittime delle tragedie dell’immigrazione.

La Presidente f.f. Stasi ha apprezzato l’idea di Franco Corbelli, condividendone il grande gesto di civiltà ed umanità ed offrendo già in occasione delle prossime Giunte regionali la disponibilità di predisporre un atto di indirizzo favorevole in tal senso per poi chiedere ai ministeri competenti di adempiere a tutti gli atti propedeutici.

“Auspico che dalla Calabria – ha dichiarato la Presidente f.f. Stasi  anche raccogliendo l’appello di Papa Francesco, si possa contribuire in maniera sempre più concreta ad alleviare le enormi difficoltà che migliaia di cittadini immigrati devono affrontare una volta giunti in Italia e quindi in Europa. La proposta di Corbelli, che tocca

uno degli aspetti più tragici dei cosiddetti ‘viaggi della speranza’, rappresenta certamente un gesto di profonda

umanità cristiana, quello di una degna sepoltura per chi non è riuscito a proseguire il proprio cammino(ANSA)”. 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Cimitero dei migranti. Domani pomeriggio(martedì) l’incontro a Catanzaro tra la

presidente f.f. , della Regione, Stasi, e Corbelli, promotore dell’opera umanitaria.

 

Catanzaro

Dopo la tragedia di oggi, dei 30 immigrati morti nel Canale di Sicilia, si muove la Regione Calabria per la realizzazione del cimitero dei migranti. E’ stato infatti fissato per domani pomeriggio (martedì)  alle 16,30 nella sede della Regione a Palazzo Alemanni a Catanzaro, l’incontro tra la presidente f.f. , Antonella Stasi, e il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore dell’opera umanitaria che sarà realizzata in un suo terreno(in una posizione ottimale, su una collinetta, ad 1 km dallo svincolo autostradale di Torano, in provincia di Cosenza) da lui regalato alla Regione. “Ringrazio la presidente Stasi per il suo intervento e per l’incontro di domani. Sono certo che insieme, la Regione Calabria, la Provincia di Cosenza, con il suo presidente Mario Oliverio(che ha già dato nei giorni scorsi la sua disponibilità e ha anche scritto alla stessa Stasi) e Diritti Civili realizzeremo la importante opera umanitaria(sicuramente la più bella e importante delle innumerevoli che ho promosso e concretizzato in oltre 20 anni di ininterrotto impegno civile e umanitario): il cimitero dei migranti, nel terreno di mia proprietà, nel mio comune di Torano che ho avuto in eredità da mia madre scomparsa due anni fa, e che sono felice di poter regalare alla regione per questa nobilissima causa umanitaria. Non dovranno più esserci poveri e sfortunati migranti, senza un volto e senza un nome, morti in questi tragici sbarchi, sepolti in sperduti cimiteri siciliani e calabresi, che di fatto si vedono in questo modo cancellato per sempre il loro ricordo. Tutte queste persone così sfortunate dovranno avere una degna sepoltura in un loro cimitero (dove ogni loro familiare può un giorno andare a portare un fiore e dire una preghiera) che se Dio vuole realizzeremo in Calabria nel mio comune in un mio terreno. Sarà il primo e, credo, unico cimitero al mondo per i migranti. Un fatto questo di cui la Calabra  e l’Italia dovranno essere orgogliosi”.

30 giugno 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli(Diritti Civili), dopo la nuova strage di oggi dei migranti, nel Canale di Sicilia,

si appella alle Istituzioni preposte “Realizzare subito il cimitero dei migranti(nel

terreno del mio  comune che ho messo gratuitamente a disposizione della Regione

Calabria). Porre fine a questa disumanità dei poveri migranti, seppelliti in tanti

sperduti cimiteri”. 

 

Catanzaro

“Chiedo alle istituzioni preposte di fare presto. Chiedo al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e alla presidente f.f. della Regione Calabria della Regione Calabria, Antonella Stasi, di intervenire e di dare le risposte che attendo da oramai tanto tempo. Chiedo semplicemente di darmi la possibilità di realizzare subito nel terreno che ho messo gratuitamente a disposizione (della Regione Calabria) nel mio comune di Torano  Castello(in provincia di Cosenza), , in una posizione ottimale e centrale, a 1 km dallo svincolo autostradale Sa-Rc., un piccolo cimitero per i migranti che muoiono tragicamente mentre cercano di sbarcare sulle nostre coste”. E’ il nuovo, accorato appello che rivolge alle Istituzioni il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo la nuova tragedia di oggi nel Canale di Sicilia e a seguito della denuncia del sindaco di Pozzallo che non sa più dove seppellire questi poveri migranti morti. Corbelli dopo aver atteso per mesi che qualche istituzione rispondesse ai suoi appelli, era intervenuto nelle scorse settimane, direttamente e personalmente, con la donazione, la cessione gratuita di un suo terreno alla Regione Calabria, per quella che definisce “una iniziativa di grande civiltà, solidarietà e umanità, degna di un Paese civile e cattolico: la realizzazione in Calabria del cimitero dei migranti, dove seppellire e ricordare tutti i morti delle tragedie degli sbarchi”. L’iniziativa di Corbelli è sostenuta dal presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che nei giorni scorsi, per perorare questa opera umanitaria, ha scritto al presidente f.f. della Regione, Stasi. Corbelli, da moltissimi anni impegnato in favore dell'accoglienza e dell'integrazione per gli immigrati che giungono in Italia, aveva lanciato questa proposta lo scorso anno subito dopo la immane tragedia di Lampedusa (dell’ottobre scorso) rivolgendo un appello alle Istituzioni. Oggi, dopo la nuova tragedia dei migranti morti nel Canale di Sicilia, si rivolge nuovamente alla Presidente Stasi e al Premier Renzi chiedendo “di non perdere più altro tempo, di dare una risposta al suo appello e di partire subito con la realizzazione di questo piccolo cimitero dei migranti, nel suo terreno di alcune migliaia di metri quadri(un ex vigneto) situato su una collinetta, del (suo) comune di Torano Castello, in aperta campagna, in una posizione ottimale e centrale in Calabria: a 1 km dallo svincolo autostradale di Torano-Bisignano, dalla strada statale e dalla stazione ferroviaria di Torano, a 100 metri dalla strada provinciale. Ho rivolto tanti appelli, anche al Papa, dopo la strage di Lampedusa dell’ottobre scorso, perché venisse realizzato in Calabria o in Sicilia un piccolo cimitero dei migranti per dare una degna sepoltura, e non invece disperderli in tanti diversi comuni, a tutti quelli che cercano di arrivare nel nostro paese, per sfuggire alla miseria, alle guerre, alle persecuzioni e alle malattie e trovano purtroppo la morte. Ho aspettato per mesi che qualche istituzione rispondesse ai miei appelli. Ho atteso che qualche sindaco calabrese o siciliano desse la sua disponibilità per realizzare nel proprio comune questo piccolo cimitero dei migranti. Così purtroppo non è stato. Per questo dopo l’ennesima strage di poveri migranti ho deciso di intervenire direttamente e personalmente offrendo e regalando alla Regione Calabria il terreno dove costruire questo piccolo cimitero. Voglio che si ponga fine a questa disumanità dei poveri migranti, tra cui tanti bambini, seppelliti in luoghi sperduti. Voglio che questi sfortunati migranti che perdono la vita, come è successo purtroppo ancora una volta di nuovo oggi, siano tutti seppelliti in un loro cimitero, per conservare un loro ricordo, anche se non si riesce a dare a costoro un nome e un volto. Basta solo non disperdere (in tanti sperduti cimiteri siciliani e calabresi) quelle salme di migranti e seppellirle tutte invece in un loro cimitero, dove i loro cari possano un giorno andare a trovarli, a portare un fiore, a piangere e pregare per loro.  Questi essere umani invece anche dopo morti si vedono i loro diritti calpestati, perché vengono di fatto cancellati, restano senza un nome e senza un volto, le loro salme seppellite e disperse nei cimiteri siciliani e calabresi. Nessun loro familiare saprà mai dove andare un giorno a portare un fiore e dire una preghiera. Voglio porre fine a questa disumanità”. Sabato scorso(28 giugno)intanto anche Il Giornale di Milano si era occupato di questa iniziativa umanitaria, il cimitero dei migranti.

 

30 giugno 2014

 

 

 

 IL GIORNALE, 28 GIUGNO 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Cimitero dei migranti. Appello di Diritti Civili a Matteo Renzi dopo l’intervento del

Premier ieri alla Camera. “Ci aiuti a realizzare in Calabria, questa importante opera

umanitaria”. Dopo Oliverio, Corbelli incontrerà la presidente f.f. , della Regione, Stasi

  

“Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ieri alla Camera parlando del dramma dell’immigrazione ha ammonito l’Ue affermando: “l’Europa pensi alle persone morte anziché ai pesci”!  Condividiamo e sottoscriviamo il richiamo del Premier al dramma dei tanti immigrati morti mentre cercano di arrivare in Italia, per sfuggire alla miseria, alle guerre, alle malattie, alle persecuzioni, ma gli chiediamo di sostenere, con il suo Governo, concretamente chi, come il Movimento Diritti Civili, sta affrontando questa emergenza umanitaria, con la realizzazione in Calabria di un cimitero dei migranti per dare una degna sepoltura a quanti sbarcando nel nostro Paese perdono la vita nei tragici sbarchi”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che rivolge oggi un appello al Premier Renzi invitandolo a dare un seguito al suo intervento di ieri in Parlamento. Corbelli(da oltre 20 anni impegnato ad aiutare tantissimi poveri immigrati) ricorda che la sua iniziativa, di realizzare un piccolo cimitero dei migranti, in un suo terreno, nel comune di Torano(di alcune migliaia di metri quadri, in una posizione ottimale e centrale in Calabria, su una collinetta, in aperta campagna, ad 1 km da uno svincolo autostradale, dalla strada statale e da una stazione ferroviaria e a 100 metri dalla strada provinciale), da lui messo gratuitamente a disposizione della Regione Calabria, è sostenuta dal Presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che nei giorni scorsi ha scritto alla sua collega Presidente f.f. della Regione, Antonella Stasi, chiedendole di intervenire e partecipare alla realizzazione dell’importante opera umanitaria. Lo stesso Corbelli, attraverso il capo ufficio stampa della Regione, Oldani Mesoraca, ha chiesto un incontro con la Stasi che dovrebbe avvenire in questa settimana. Oggi l’appello del leader di Diritti Civili a Renzi. “Si tratta di un’opera di grande umanità, una iniziativa che fa onore non solo alla Calabria ma all’intero Paese, afferma Corbelli. Con questa iniziativa si manda al Paese e al mondo intero un messaggio diverso: i diritti delle persone, anche di chi come migrante arriva in Italia, devono essere rispettati. Sempre. Da vivi, ma anche da morti. Oggi purtroppo non è così, perché chi perde la vita in questi sbarchi e viene sepolto senza un nome in sperduti cimiteri, in Calabria ed in Sicilia, perde per sempre la sua identità e il suo ricordo. Con il cimitero dei migranti si dà almeno un riferimento ed un luogo certo perché, come ha giustamente ricordato nei giorni scorsi il presidente Oliverio(che ringrazio per la sua attenzione e sensibilità  per il sociale e per i diritti civili e umani) alla condizione disumana della vita non si aggiunga anche quella della perdita e dell’anonimato nella morte e si consenta ad ogni immigrato che ha perso un suo familiare di poter un giorno andare, portare un fiore, dire una preghiera”.

25 giugno 2014

 

IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 26 giugno 2014 

 

 MERIAM E' LIBERA!

  

L'appello di Diritti Civili, nella pagina Diritti Umani

 

 

 

 IL GARANTISTA, 22 Giugno 2014

 

  

 IL GARANTISTA, 21 giugno 2014

 

 

DAL SITO DELLA GAZZETTA DEL SUD

TORANO (CS)

Cimitero Migranti 
appello alla Stasi

20/06/2014

Il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio favorevole alla realizzazione di un cimitero dei migranti a Torano. Il terreno donato da Franco Corbelli. Lettera al presidente facente funzioni della Regione, Antonella Stasi

Cimitero Migranti
appello alla Stasi

Il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio ha condiviso l’iniziativa promossa dal leader del Movimento Diritti Civili Franco Corbelli per la realizzazione in Calabria di un cimitero per i migranti, per dare una degna sepoltura a queste persone povere e sfortunate che arrivano in Italia per sfuggire alla miseria, alle guerre, alle malattie ed alle persecuzioni e trovano purtroppo la morte in tragici sbarchi sulle nostre coste. “ Dopo aver, in questi anni, in diverse occasioni affrontato, insieme a Corbelli, il dramma della immigrazione, con molte azioni di solidarietà- afferma il presidente Oliverio- ho condiviso e subito sostenuto la sua iniziativa di realizzare un piccolo cimitero dei migranti in un terreno messo gratuitamente da lui a disposizione nel comune di Torano, in una posizione ottimale, ad un chilometro dallo svincolo autostradale. Si tratta di un’opera di grande umanità, una iniziativa che fa onore alla Calabria.”
“ E’ chiaro-prosegue- che il dramma che interessa tanti uomini, donne, bambini nelle loro attraversate del Mediterraneo, avrebbe bisogno di ben altra attenzione da parte dell’Europa e dei Paesi civili per evitare il ripetersi di tragedie come quelle cui si è assistito in questi anni.”
“La Provincia di Cosenza- dice ancora Oliverio- sarà impegnata a sostenere questa opera umanitaria, ma occorre che ci sia anche il supporto della Regione Calabria e degli enti locali. Ecco perché oggi stesso ho recapitato una mia lettera-appello alla presidente della Regione facente funzioni Antonella Stasi perché l’ente da lei guidato in questo momento sia impegnato in questa iniziativa di grande solidarietà. “
“La Calabria vera- conclude il presidente Mario Oliverio- è questa: quella della solidarietà, dell’accoglienza, dell’integrazione. Come Provincia di Cosenza abbiamo in questi anni sempre mostrato una particolare attenzione ed un costante impegno per le tematiche sociali e i problemi legati all’immigrazione. Oggi, con l’iniziativa promossa da Corbelli e sostenuta dalla Provincia di Cosenza, vogliamo mandare al Paese intero un messaggio diverso: i diritti delle persone, anche di chi come migrante arriva in Italia, devono essere rispettati. Da vivi, ma anche da morti. Oggi purtroppo non è così, perché chi perde la vita in questi sbarchi e viene sepolto senza un nome in sperduti cimiteri, in Calabria ed in Sicilia, perde per sempre la sua identità e il suo ricordo. Con il cimitero dei migranti si dà almeno un riferimento ed un luogo certo perché alla condizione disumana della vita non si aggiunga anche quella della perdita e dell’anonimato nella morte e si consenta ad ogni immigrato che ha perso un suo familiare di poter un giorno andare, portare un fiore, dire una preghiera.” 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(più avanti, in questa pagina, altri articoli su questa iniziativa umanitaria) 

 

 

Appello Diritti Civili per scongiurare chiusura sede Reggio Tar Calabria

(il comunicato nella pagina Politica) 

 

 

Corbelli (Diritti Civili): Papa Francesco non vedrà la mamma di Cocò

 

"Il Papa non incontrerà la mamma del piccolo Cocò Campolongo, il bambino di tre anni di Cassano ucciso e bruciato insieme al nonno ed alla compagna di quest'ultimo". Lo afferma il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo aver appreso la notizia da Antonia Iannicelli, la mamma di Cocò.    "La mamma Cocò - aggiunge Corbelli - mi ha fatto sapere che l'incontro, che tanto desiderava fare, insieme alle sue due bambine, con Papa Francesco non ci sarà. Lo ha fatto sapere il Vaticano. Speravo che questo incontro avvenisse. E continuo ancora a sperare. Avevo per questo rivolto una serie di appelli. Spero ancora che il Papa esaudisca questo desiderio e porti, quel giorno, insieme a questa giovane ragazza un fiore sulla tomba Cocò".    "Mi rivolgo al Papa - conclude- perchè esaudisca questo desiderio. Sarà il più bel regalo che potrà fare a quel piccolo, indimenticabile angelo e renderlo felice in Paradiso". (ANSA).

 

IL GARANTISTA, 19 giugno 2014

 

 

Appello a sostegno dell'importante Associazione "Matteo Facciolla"

(Il comunicato nella pagina Politica)

 IL QUOTIDIANO, 19 giugno 2014

 

 

 Appello per affetti da celiachia, che vivono situazione di disagio e sofferenza

 (il comunicato nella pagina Politica)

 

 

Immigrati: Corbelli regala terreno per cimitero vittime sbarchi

ANSA 10 giugno

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo le purtroppo continue stragi di migranti e dopo aver atteso per mesi che qualche istituzione rispondesse ai suoi appelli, interviene direttamente e personalmente, con la donazione, la cessione gratuita di un suo terreno alla Regione Calabria, per quella che definisce "una iniziativa di grande civilta', solidarieta' e umanita', degna di un Paese civile e cattolico: la realizzazione in Calabria del cimitero dei migranti, dove seppellire e ricordare tutti i morti delle tragedie degli sbarchi". Corbelli aveva lanciato questa proposta lo scorso anno subito dopo la immane tragedia di Lampedusa (dell'ottobre scorso) rivolgendo un appello alle Istituzioni. Oggi, attraverso la stampa, si rivolge direttamente al Presidente f.f. della Regione Calabria, Antonella Stasi, mettendo gratuitamente a disposizione, per la realizzazione di questo piccolo cimitero dei migranti, un suo terreno (che ha ereditato da sua madre, scomparsa due anni fa) di alcune migliaia di metri quadri situato su una collinetta, del comune di Torano Castello, in aperta campagna, in una posizione ottimale e centrale in Calabria: a 1 km dallo svincolo autostradale di Torano-Bisignano, dalla strada statale e dalla stazione ferroviaria di Torano, a 100 metri dalla strada provinciale. "Ho rivolto tanti appelli, anche al Papa, dopo la strage di Lampedusa dell'ottobre scorso, perche' venisse realizzato in Calabria o in Sicilia un piccolo cimitero dei migranti per dare una degna sepoltura, e non invece disperderli in tanti diversi comuni, a tutti quelli che cercano di arrivare nel nostro paese, per sfuggire alla miseria, alle guerre, alle persecuzioni, e trovano purtroppo la morte. Ho aspettato per mesi che qualche istituzione rispondesse ai mie appelli. Ho atteso che qualche sindaco calabrese o siciliano desse la sua disponibilita' per realizzare nel proprio comune questo piccolo cimitero dei migranti. Cosi' purtroppo non e' stato. Per questo oggi, dopo l'ennesima strage di poveri migranti(a Pozzallo), ho deciso di intervenire direttamente e personalmente offrendo e regalando alla Regione Calabria il terreno dove costruire questo piccolo cimitero".

 

 IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 13 giugno 2014

 

LA GAZZETTA DEL SUD, 11 giugno 2014

 

 

Appello per ragazza disabile di Rende(il comunicato, con la notizia Ansa, nella pagina Politica) 

 

 IL QUOTIDIANO della CALABRIA, 7 giugno 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Appello a Papa Francesco: "La mamma del piccolo Cocò  desidera incontrarla, in occasione

della sua visita a Cassano. Santità esaudisca questo desiderio e porti, insieme a questa

giovane sfortunata ragazza, un fiore sulla tomba di Cocò”.

 

 

Cosenza

“Santità, la mamma del piccolo Cocò  desidera, con tutto il cuore, incontrarla, in occasione della sua visita a Cassano. Esaudisca questo desiderio e porti, quel giorno, insieme a questa giovane e sfortunata ragazza, un fiore sulla tomba del piccolo Cocò”. E’ l’appello che Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, rivolge oggi a Papa Francesco.  Antonia Iannicelli, la mamma del piccolo Cocò (il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina, che si trovava con loro) ha espresso, più volte, in questi mesi, il desiderio di poter incontrare, insieme al marito, Nicola Campolongo(detenuto a Castrovillari) e le loro due bambine, in occasione della sua visita a Cassano,  Papa Francesco per abbracciarlo e ringraziarlo per quello che ha detto e fatto domenica 26 gennaio, durante l’Angelus in Piazza San Pietro. Corbelli, che da oltre un anno e mezzo continua ininterrottamente ad aiutare la famiglia del piccolo Cocò (il bambino che il 21 dicembre 2012 era riuscito anche a far scarcerare, insieme alla sua mamma; entrambi erano detenuti da 40 giorni nel carcere di Castrovillari), ricorda che i genitori del bambino ucciso avevano già manifestato e scritto questo loro desiderio in una lettera indirizzata al Santo Padre, che avevano consegnato al leader di Diritti Civili il 28 gennaio, quando era andato a  trovarli in carcere, a Castrovillari. Lettera che Corbelli aveva subito recapitato in Vaticano. Adesso a 15 giorni dalla visita del Santo Padre, la mamma del piccolo Cocò ritorna a chiedere di poter incontrare Papa Francesco.  “Perché questo incontro possa avvenire occorre naturalmente che ci sia la volontà del Santo Padre e una comunicazione ufficiale del Vaticano perché Antonia Iannicelli, essendo ai domiciliari, in una casa famiglia insieme alle sue due bambine, alla sorella Simona e al fratello Giuseppe, deve essere autorizzata, in tempo, dai giudici di Catanzaro per potersi recare a Cassano e incontrare il Papa e far visita e portare un fiore sulla tomba del suo piccolo angelo, Cocò, afferma Corbelli. Per questo rivolgo oggi, attraverso la stampa, un accorato appello a Papa Francesco. Dia e comunichi la sua disponibilità per questo incontro con la mamma del piccolo Cocò.  Santità esaudisca questo desiderio, incontri questa giovane mamma e insieme a lei porti, quel giorno, un fiore sulla tomba di Cocò, nel cimitero di Cassano. Sarà il più bel regalo che lei possa fare a quel piccolo, indimenticabile angelo e renderlo felice in Paradiso. Io, Santo Padre, ci sarò quel giorno ad aspettarla davanti a quella cappella del cimitero di Cassano dove riposa il piccolo Cocò. C’ero, insieme a tutti i suoi familiari, in quel cimitero, anche il giorno che quella piccola bara bianca è stata tumulata”.

5 giugno 2014

 

 IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 6 giugno 2014

 

Incendio campo rom a Cosenza. Intervento Diritti Civili

(il comunicato nella pagina Politica)

 

 Il QUOTIDIANO, 4 giugno 2014

 

 

APPELLO-DENUNCIA PER DRAMMATICA SITUAZIONE OSPEDALE CIVILE REGIONALE DI COSENZA

(il comunicato nella pagina Politica) 

 

 IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 3 giugno 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Le sorelline del piccolo Cocò potranno finalmente incontrare il loro papà detenuto

a Castrovillari. La soddisfazione della mamma delle bambine e di Diritti Civili, che

da oltre un anno e mezzo continua ininterrottamente ad aiutare questa famiglia

 

 

Le sorelline del piccolo Cocò (il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina, che era con loro) potranno finalmente incontrare e abbracciare il loro papà, Nicola Campolongo(detenuto a Castrovillari). La madre delle due bambine e del piccolo Cocò, Antonia Iannicelli, è stata infatti autorizzata dal giudice a portare le sorelline del piccolo Cocò dal loro papà detenuto. L’incontro ci sarà il 7 giugno in occasione della Festa che ci sarà all’interno del carcere della città del Pollino dove ai detenuti e alle detenute sarà consentito di poter incontrare e stare qualche ora con i loro bambini. Lo rende noto Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, che, dopo aver ricevuto le lettere del papà del piccolo Cocò e le telefonate della mamma del bambino ucciso, era intervenuto con diversi appelli chiedendo ai giudici di consentire alle due bambine di poter incontrare il loro papà detenuto. Pochi giorni fa la mamma del piccolo Cocò aveva telefonato a Corbelli per chiedergli di intervenire nuovamente. Oggi la notizia che è stata data l’autorizzazione ad Antonia Iannicelli di portare le sue due bambine a vedere il papà detenuto. Particolarmente soddisfatto è Corbelli, che da oltre un anno e mezzo continua ininterrottamente ad aiutare la famiglia del piccolo Cocò (il bambino che il 21 dicembre 2012 era riuscito anche a far scarcerare, insieme alla sua mamma; entrambi erano detenuti da 40 giorni nel carcere di Castrovillari). “Permettere alle sorelline del piccolo Cocò di vedere il loro papà detenuto è un atto di giustizia giusta e umana, afferma Corbelli. Le due bambine stanno soffrendo molto la lontananza del loro genitore. Una delle due sorelline ha, purtroppo, per questo motivo anche problemi di salute. Mi auguro adesso che le due bambine possano, le due volte al mese che Antonia Iannicelli è autorizzata a incontrare il marito in carcere, andare con la loro mamma per stare insieme al loro papà, Nicola Campolongo. La mamma del piccolo Cocò è soddisfatta e contenta di avere ottenuto questa autorizzazione. Quando, qualche giorno fa, mi aveva telefonato era molto triste e sfiduciata. Le avevo fatto coraggio promettendole che avrei, insieme al suo avvocato, Liborio Bellusci, fatto l’impossibile per esaudire questo suo sacrosanto desiderio e diritto di far vedere le sue bambine al loro papà. Oggi la bella notizia. In attesa sempre che venga fatta giustizia per l’atroce omicidio del piccolo Cocò, un Angelo meraviglioso che non dimenticheremo mai”.

 

29 maggio 2014

 

 LA GAZZETTA DEL SUD, 30 maggio 2014

 

Papa Francesco a Cassano, la mamma del piccolo Cocò vuole incontrarlo

Calabria, Venerdì 23 Maggio 2014 (ANSA-AGI)

 

Antonia Iannicelli, la mamma del piccolo Cocò (il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina) ha espresso il desiderio di poter incontrare, insieme al marito, Nicola Campolongo, detenuto a Castrovillari, e le loro due bambine, in occasione della sua visita a Cassano, Papa Francesco "per abbracciarlo e ringraziarlo per quello che ha detto e fatto domenica 26 gennaio, durante l'Angelus in Piazza San Pietro". Lo rende noto Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, dopo aver ricevuto ieri sera la telefonata della donna Corbelli, che da oltre un anno e mezzo continua ininterrottamente ad aiutare la famiglia del piccolo Coco' ( che il 22 dicembre 2012 era riuscito anche a far scarcerare, insieme alla sua mamma; entrambi erano detenuti da 40 giorni nel carcere di Castrovillari), ricorda che i genitori del bambino ucciso avevano manifestato e scritto questo loro desiderio in una lettera indirizzata al Santo Padre, che avevano consegnato al leader di Diritti Civili il 28 gennaio, quando era andato a trovarli in carcere, a Castrovillari. Anche il leader di Diritti Civili rivolge oggi un appello a Papa Francesco: "Santità esaudisca questo desiderio, incontri questi genitori e porti un fiore sulla tomba di Cocò, nel cimitero di Cassano. La mamma del piccolo Cocò desidera fortemente questo incontro con il Papa, afferma Corbelli. Così come anche il marito, Nicola Campolongo, che dovrebbe incontrare il Pontefice durante la sua visita al carcere. Anche le due sorelline del piccolo Cocò vogliono abbracciare e dare un bacio al Santo Padre". (AGI)

 

 

Appello per ragazza disabile(senza arti), che vive su sedia a rotelle, che non può incontrare fratello detenuto

(il comunicato nella pagina Giustizia)

 

 Diritti Civili si schiera con chi protesta per avere una casa e una vita dignitosa

(il comunicato nella pagina Politica)

 

 IL QUOTIDIANO, 18 maggio 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili si mobilita per salvare donna sudanese condannata a morte perché cristiana.

Appello ai sindaci. “Esponete foto della donna dai balconi dei Palazzi municipali”

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, scende in campo per sostenere la mobilitazione internazionale per salvare la giovane donna del Sudan, Merian Yahia Ibrahin Ishag, 27 anni,  condannata a morte con l’accusa di apostasia, perché cristiana e invita “tutti i sindaci delle città italiane, ad iniziare da quelle capoluogo di provincia, ad esporre una foto della donna dal palazzo municipale così come si è fatto per altre iniziative umanitarie. Bisogna che in ogni parte del mondo ci si mobiliti per salvare questa giovane donna, afferma Corbelli. Certamente l’Italia non può stare a guardare e non fare nulla per fermare questa barbarie, per scongiurare questo orrore. Per questo occorre insieme ad una forte immediata iniziativa delle massime istituzioni del nostro Paese  una decisa e significativa presa di posizione di tutti i sindaci delle maggiori città italiane. Si inizi subiti esponendo la foto di questa donna dai balconi dei palazzi municipali. Ad iniziare da quelli della Calabria. Bisogna creare una grande mobilitazione internazionale così come ricordo abbiamo fatto, oltre 10 anni fa, per le due donne nigeriane, Safiya e Amina, e così, come più recentemente, nel 2011, Diritti Civili da solo ha fatto per un’altra giovane nigeriana, Kate Omoregbe, che abbiamo salvato dalla lapidazione nel suo paese facendola restare in Italia e facendole ottenere l’asilo politico per motivi umanitari. Per questa donna, Kate, abbiamo raccolto, in collaborazione con l’associazione americana per i diritti umani, Care 2, oltre 12.650 adesioni da 60 a Nazioni di tutti i cinque Continenti. Adesioni che abbiamo poi recapitato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano”.

16 maggio 2014

 

 Appello per scongiurare chiusura Centro di riabilitazione per disabili di Serra Spiga

 (il comunicato nella pagina Politica)

 

IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 15 maggio 2014

 

 

GIUSTIZIA - Appello per genitori detenuti, gravemente malati, con quattro figli minorenni, da soli a casa

(Il comunicato nella pagina Giustizia) 

 

 IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 18 maggio 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Ragazze nigeriane rapite a scuola. Appello di Diritti Civili a Papa Francesco e 

Napolitano. Corbelli ricorda la sua lunga  battaglia per salvare tre anni fa da

una fine ancora più orribile(la lapidazione) un’altra ragazza nigeriana, Kate

Omoregbe, che era detenuta in Calabria.

 

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello a Papa Francesco e al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affinché “promuovano, nell’ambito delle loro competenze e dei loro ruoli, ogni possibile iniziativa utile  per salvare le oltre 200 ragazze nigeriane rapite il 14 aprile scorso in una scuola, prima dell’ultimo esame e che rischiano di essere vendute o sposate con la forza”. Corbelli parte da questo gravissimo, drammatico episodio per ricordare la lunga battaglia promossa tre anni fa per salvare da una fine ancora più orribile(la lapidazione), una ragazza nigeriana, Kate Omoregbe, che era in carcere in Calabria e che rischiava, se espulsa dal nostro Paese, di essere lapidata per essersi rifiutata di convertirsi alla religione musulmana(lei che è cristiana) e per non aver voluto sposare un uomo molto più grande di lei. Per questo era fuggita dalla Nigeria e, dopo un viaggio avventuroso, attraverso la Spagna e la Francia era poi arrivata in Italia, prima in Toscana, a Prato, e poi a Roma, dove per una vicenda di droga (che ha visto coinvolto, durante una perquisizione, alcune sue connazionali; una storia  per la quale lei giura di essere completamente innocente) era stata condannata a quattro anni e 4 mesi di carcere. Da Roma era stata poi trasferita in Calabria, a Castrovillari. Dal carcere calabrese, disperata scrisse, nel luglio del 2011, una commovente lettera a Corbelli, che subito intervenne con una straordinaria mobilitazione internazionale.  Dopo una lunga battaglia e una petizione internazione, realizzata da Diritti Civili in collaborazione con l’Associazione americana per i diritti umani Care 2 che ha raccolto oltre 12.650 adesioni da 60 Nazioni di tutti i cinque continenti (adesioni con nome, cognome e nazionalità,  che sono state tutte poi recapitate al Presidente della Repubblica). Il 5 settembre 2011 Corbelli è riuscito prima a farla scarcerare. Quindi a farle ottenere l’asilo politico in Italia per motivi umanitari. L’ha aiutata durante e anche dopo la detenzione, pagandole anche per un po’ di tempo le ricariche del telefonino. Il leader di Diritti Civili le ha trovato quindi ospitalità a Lodi, presso una struttura religiosa. Da quasi tre anni adesso questa ragazza lavora come badante a Lodi, in Lombardia. “Oggi dopo quanto è successo a queste ragazze nigeriane, afferma Corbelli, si capisce quanto fosse importante quella battaglia di Diritti Civili di tre anni fa per salvare Kate e quanto fosse reale  e concreto il rischio che la ragazza nigeriana, se estradata, finisse lapidata nel suo Paese. Basta leggere quello che mi scriveva nella lettera per capire il dramma che vivono oggi le ragazze nigeriane rapite e tutte le altre giovani donne a rischio. Questo spiega perché uscendo dal carcere Kate, sorprendendo non solo me ma tutti i presenti, personale penitenziario e  giornalisti, si è inginocchiata davanti a me, il suo salvatore, come mi ha definito, e piangendo mi ha abbracciato per ringraziarmi di averle salvato la vita. Una scena commovente che ha fatto il giro del mondo e che resterà indelebile nella mia memoria e nel mio cuore”.

 

10 maggio 2014

 

 

 

Iniziativa per creazione in Calabria Centro grandi ustionati

(il comunicato nella pagina Politica)

 

 

Appello per giovane donna(con figlio disabile) in carcere (da 14 mesi)per aver rubato cinque bottiglie di liquore

(il comunicato nella pagina Giustizia)

 

 

Appello per Daniela Falcone(la donna calabrese che, in un momento di follia, ha ucciso il figlio undicenne):

"Fatela restare in Calabria, non mandatela in Lombardia"

(Il comunicato nella pagina Giustizia)

 

IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 25 aprile 2014

 

 

Lettera-appello a Diritti Civili di tutte le detenute di Castrovillari per ragazza-madre a cui vogliono togliere bambino

(il comunicato nella pagina Giustizia)

 

IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 22 aprile 2014

 

 

Uccisa e bruciata insieme al piccolo Cocò. Corbelli:

Dare degna sepoltura alla giovane donna marocchina

ANSA. Calabria

 

ANSA, 18 aprile. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha rivolto un appello perchè venga data una "degna sepoltura" a Betty Taouss, la donna marocchina di 27 anni uccisa e bruciata con il piccolo Cocò Campolongo e con il nonno di quest'ultimo. "La vicenda - afferma Corbelli - di questa povera e sfortunata ragazza donna, resa nota oggi da L'Ora della Calabria, è un fatto grave che provoca tanta tristezza e addolora tutti. Da tre mesi la salma di quella giovane donna è abbandonata nell'obitorio del cimitero. Bisogna subito porre fine a questa disumanità. Dico questo naturalmente nell'assoluto rispetto del delicato e difficile lavoro di quanti devono procedere all'identificazione ufficiale della donna marocchina. Sono però purtroppo trascorsi tre mesi e la salma di quella povera e sfortunata donna è ancora nell'obitorio del cimitero di Cassano. Per questo bisogna assolutamente procedere alla sua identificazione ufficiale in modo da far subito rimpatriare la salma per darle una degna sepoltura nel suo paese". "Così come abbiamo fatto - prosegue - in questi anni per diversi altri casi di immigrati morti tragicamente e anche recentemente Diritti Civili è pronto anche a contribuire alle spese per il rimpatrio della salma". (ANSA)

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili(che aveva rivolto un accorato appello al gip e ai magistrati di Paola)

“Scarcerazione di Daniela Falcone, un atto di giustizia giusta e umana

 

Cosenza

“La scarcerazione di Daniela Falcone, la giovane mamma di Rovito che, in un momento di follia, l’1 marzo scorso, ha ucciso il figlio undicenne, Carmine De Santis, è un atto di giustizia giusta e umana, che fa onore al giudice che l’ha emesso e alla giustizia del nostro paese. Il mio plauso e il mio ringraziamento vanno al gip Pierpaolo Bertone e ai magistrati di Paola, il procuratore Bruno Giordano e la pm Linda Gabassi, ai quali avevo nei giorni scorsi rivolto un accorato appello, chiedendo loro che questa donna venisse subito trasferita dal carcere di Castrovillari(dove era stata portata) in una struttura protetta, per aiutarla ad affrontare il momento più doloroso e drammatico della sua vita che ha segnato e devastato per sempre la sua esistenza”. E’ quanto afferma, in una nota, Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, dopo la decisione del gip di Paola, Bertone, di concedere la scarcerazione di Daniela Falcone, e il suo trasferimento in una struttura sanitaria dove dovrà essere curata. “Mi auguro adesso che si trovi subito una struttura adeguata e disponibile ad accogliere questa sfortunata donna, continua Corbelli. Chiedo nuovamente scusa ai familiari del bambino ucciso per questo mio intervento meramente umanitario, dettato esclusivamente dal dolore e dalla pietà che ognuno di noi prova davanti a tragedie così immani e orribili. L’intervento di Diritti Civili non voleva e non vuole certo essere una forma di assoluzione per chi si è reso responsabile di un crimine così crudele, ma solo un gesto umano nei confronti di una mamma, che in un momento di follia, ha distrutto, oltre a quella del suo giovanissimo figlio, anche la sua vita. Quello che ha compiuto questa donna è già di fatto per lei l’autopunizione più crudele che un essere umano possa avere. Ha fatto e si è fatta un male atroce, indelebile, ha cancellato la vita del suo figlio undicenne. Ha distrutto la cosa più bella e più cara della sua vita. La sua stessa ragione di vita. Serviva a qualcosa adesso arrestarla e chiuderla in un carcere? Poteva mai questa mamma sopportare il peso del carcere dopo quello che è successo, quando si renderà conto di quello che ha fatto? Il carcere per lei oggi era peggio di una condanna a morte: equivale alla disperazione, alla follia. Per questo, semplicemente per un sentimento di pietà umana, avevo rivolto un accorato appello ai magistrati e al giudice di Paola, a cui va il mio rispetto e la mia stima, chiedendo loro un gesto di giustizia giusta e di grande umanità: evitare il carcere a questa mamma, mandatela, anche sotto forma di domiciliari, in una struttura protetta, dove può essere adeguatamente controllata, assistita e aiutata ad affrontare la prova più dolorosa e drammatica della sua vita.  Questa mamma oggi va solo aiutata, non rinchiusa e condannata a impazzire e a morire nella cella di un carcere. Grazie alla sensibilità e all’umanità del gip e dei giudici di Paola è stata scritta una pagina di giustizia giusta. Sono per questo oggi molto soddisfatto e contento”.

18 aprile 2014

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

La mamma di Davide Morrone (il ragazzo che, un anno fa, ha ucciso a Corigliano, la fidanzatina,

Fabiana  Luzzi)ha scritto una lunga lettera a Diritti Civili.

 

Cosenza

Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, rivolge un appello “affinché si ponga fine agli insulti nei confronti della signora Pina Forciniti, la mamma di Davide Morrone, il giovane di Corigliano che il 24 maggio 2013 ha ucciso e bruciato la sua fidanzatina, Fabiana Luzzi, di 16 anni, e si rispetti il dramma e il dolore di questa donna che non ha alcuna responsabilità per il crimine orrendo commesso dal giovane figlio”. Corbelli interviene dopo aver ricevuto, nei giorni scorsi, una lunga lettera(sette pagine) della donna e una e-mail del suo avvocato, Antonio Pucci, che ha confermato l’aggressione verbale di cui è vittima questa donna. “Ho letto la lunga lettera. Evito ogni giudizio, ogni commento. Si tratta di una vicenda drammatica. C’è il dolore immane, indelebile della  famiglia della giovanissima Fabiana che va assolutamente rispettato. Va naturalmente fatta giustizia per quanto è accaduto. Intervengo, doverosamente, per un fatto di coscienza, dopo aver ricevuto e letto la lunga lettera della signora Forciniti, per scongiurare qualche nuova tragedia. Questa donna continua ad essere pesantemente insultata con frasi irripetibili sul web. Non è assolutamente giusto e tollerabile che avvenga tutto ciò. Questa donna non ha alcuna colpa per il brutale delitto commesso dal giovane figlio. Vive anche lei un dramma e una grande sofferenza. Bisogna rispettare questa donna e il suo dolore. E’ quello che chiedo. Nella lunga lettera questa mamma mi racconta il suo dramma, il suo dolore, la violenza subita, il figlio malato, gli insulti di cui lei è vittima. Due frasi, sofferte e drammatiche, aprono e chiudono la lunga lettera, che inizia così: “Carissimo signor Franco Corbelli, il mio urlo di dolore non è ascoltato da nessuno, perché nessuno vuole ascoltarlo”.. E si chiude in modo così inquietante: “continuare ad insultarmi  e dirmi di stare zitta significa portarmi al suicidio”.  Questo rischio spiega il mio intervento”, conclude Corbelli.

 16 aprile 2014   

 

 L'ORA DELLA CALABRIA, 17 aprile 2014

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Parla la mamma di Cocò, tre mesi dopo la morte del suo bambino. Antonia Iannicelli e il marito,

Nicola Campolongo, commossi  per la dedica del premio(di Diritti Civili) al loro piccolo Angelo.

La mamma del bimbo carbonizzato: "Come avete potuto ucciderlo?" 

Cosenza

Tre mesi dopo la morte del suo bambino parla, telefonicamente, con Franco Corbelli(del Movimento Diritti Civili),  Antonia Iannicelli, la mamma del piccolo Cocò(il bambino di 3 anni di Cassano ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina). La giovane donna si è commossa ascoltando in tv Corbelli che dedicava il prestigioso riconoscimento di “Ambasciatore dei diritti civili” (assegnatogli venerdì scorso dal presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, per i 20 anni del Movimento Diritti Civili) al suo piccolo Cocò. Ecco la testimonianza di Antonia Iannicelli raccolta da Corbelli. “Sia io, nella casa famiglia dove mi trovo con le mie bambine, che mio marito (Nicola Campolongo) in carcere, ci siamo commossi ascoltando in televisione lei,  signor Corbelli che ricordava il nostro piccolo Angelo e  gli dedicava il premio. Lei, signor Corbelli, ha subito preso a  cuore la nostra situazione, ci ha aiutato sin dal primo istante e continua ancora oggi a starci vicino e ad aiutarci. Grazie a lei e al nostro avvocato io e il mio bambino avevamo potuto lasciare il carcere pochi giorni prima del Natale 2012. Quando poi mi hanno arrestata di nuovo (perché avevo portato il bambino e le due sorelline a vedere il loro papà, detenuto allora a Catanzaro) ho scritto di nuovo a lei signor Corbelli. Lo ha fatto anche mio marito. E lei ha continuato ad aiutarci. Ha fatto tanti appelli, per me e per il mio Cocò. Se lo avessero ascoltato, signor Corbelli, oggi il mio piccolo angelo sarebbe ancora insieme a noi. Oggi sono passati tre mesi dalla sua scomparsa, ma sembra che siano passati degli anni. Adesso mi sto rendendo conto di quello che è successo. Mi chiedo come è possibile che delle persone, che non trovo parole per definire, abbiano messo mano ad una arma per uccidere un bambino innocente. Sono passati tre mesi che il mio bambino non c’è più  e il tempo mi sta insegnando che la mia vita senza di lui sarà molto difficile. Lui era un pezzo importante del mio cuore. Io non so chi lo ha ucciso. Sto aspettando che venga fatta giustizia. Non voglio andare via dalla Calabria. Voglio solo riunire la mia famiglia con mio marito e le mie due bambine. Resto qui a finire di scontare la pena. Passo le giornate con le mie due bambine, con il cuore pieno di dolore. Penso sempre al mio Cocò, con le lacrime agli occhi. Ma con le mie due bambine cerco di giocare e di scherzare. Loro non devono soffrire come soffriamo io e mio marito. Non voglio rivolgere appelli a chi ha ucciso il mio Cocò: dico solo come avete potuto farlo, come avete potuto uccidere un bambino guardandolo negli occhi? Avete distrutto la sua vita e quella dei suoi genitori. In questi momenti di dolore, a me e Nicola, ci ha aiutato molto sentire le parole di Papa Francesco  e apprendere che sarà a Cassano. Io e Nicola gli abbiamo scritto una lettera, che abbiamo consegnato al Signor Corbelli quando è venuto a trovarci in carcere nel mese di gennaio.  Adesso io e mio marito aspettiamo di poterlo incontrare, il Santo Padre, il 21 giugno, per ringraziarlo”.

14 aprile 2014

 

 Il QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 15 aprile 2014

 

 L'ORA della CALABRIA, 15 aprile 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli ringrazia il presidente della Provincia di Cosenza,Oliverio, per il prestigioso riconoscimento

 assegnatogli ieri di “Ambasciatore dei diritti civili”, dedica il premio a sua madre, che ha perso due

anni fa, e al piccolo Cocò. Ricordate le innumerevoli battaglie civili e iniziative di solidarietà promosse

mostrate le oltre 1300 lettere ricevute da Diritti Civili in 20 anni da quasi tutte le regioni italiane.

La Provincia di Cosenza e il Movimento Diritti Civili hanno ricordato 10 anni di impegno civile e umanitario.

Il presidente Oliverio premia Corbelli

 

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha voluto ringraziare il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che ieri pomeriggio, nel corso di una partecipata manifestazione, nei saloni del Palazzo provinciale, gli ha consegnato una targa con il prestigioso riconoscimento di “Ambasciatore dei diritti civili”. Corbelli, visibilmente molto commosso, dopo aver ricordato tutte le persone che ha aiutato e che purtroppo non ci sono più, ha dedicato il premio a sua madre, Emma Iannace, scomparsa due anni fa, e al piccolo Cocò(il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina: il bambino che per oltre un anno ho aiutato e che ero riuscito, il 21 dicembre 2012, anche a far scarcerare, insieme alla sua giovane mamma, detenuta a Castrovillari) “A mia madre, che ho perso due anni fa, e al piccolo Cocò dedico questo premio e tutto quello che ho fatto nella mia vita”. Corbelli ieri nel corso della iniziativa, svoltasi, nella sala degli Specchi, del Palazzo della Provincia, ha ricordato i suoi 20 anni di impegno civile e umanitario, le sue innumerevoli battaglie civili,di giustizia, le numerosissime iniziative di solidarietà, le tantissime campagne umanitarie nazionali e internazionali (tutte ricordate e documentate nel sito del Movimento www.diritticivili.it)e ha mostrato ai giornalisti e al numeroso pubblico presente in sala , le oltre 1300 lettere che ha ricevuto in tutti questi anni. “Una arrivata anche oggi(dalla madre del ragazzo che ha ucciso la giovane Fabiana) e un’altra, quella del papà del piccolo Cocò, l’altro ieri, ha detto Corbelli, nel corso del suo intervento. Queste oltre 1300 lettere, che in questi 20 anni mi sono arrivate da quasi tutte le regioni italiane, sono la drammatica testimonianza del grande disagio sociale, della sofferenza, di quell’umanità che soffre , di chi subisce ingiustizie e che nessuno ascolta. Per difendere i diritti di questa gente, per lo più poveri, malati, detenuti e immigrati che combatto da oltre 20 anni e che continuerò, se avrò la forza, ancora a farlo, senza mai chiedere una sola lira-euro di finanziamento, né pubblico, né privato, ma autofinanziando sempre tutte le mie iniziative con il mio modesto stipendio di docente. Sono certo che così come è stato in questi ultimi 10 anni potrò sempre contare sull’aiuto del presidente Oliverio, che voglio oggi pubblicamente ringraziare per il prestigioso riconoscimento di “Ambasciatore dei diritti civili” che ieri mi ha assegnato e che onorerò ogni giorno continuando a lottare per difendere i diritti di tutti, ma soprattutto degli ultimi. Un grazie di cuore va anche alla stampa calabrese che da sempre sostiene il mio impegno civile e umanitario ”.

12 aprile 2014

Nelle pagine Media e Politica gli articoli e il comunicato della Provincia di Cosenza, ripreso dal sito della Gazzetta del Sud

    

 

 

 

 

 

 

 

 

Il papà del piccolo Cocò dal carcere scrive a Corbelli: sono innocente.

Giovedì 10 Aprile 2014 (ANSA)

 

 

Dal carcere di Castrovillari, Nicola Campolongo, il papà di Cocò, il bambino di tre anni di ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina a Cassano allo Ionio, ha scritto una "drammatica e commovente" lettera a Franco Corbelli, "proclamando la sua innocenza e raccontando tutta la sua sofferenza dopo la morte atroce del suo bambino e per la lontananza dalle sue due bambine che non può nemmeno vedere in carcere". Lo rende noto lo stesso Corbelli, leader del movimento Diritti civili. "Carissimo signor Corbelli - scrive Campolongo a Corbelli - speravo tanto che, nel processo di appello, venisse riconosciuta la mia innocenza, invece sono stato condannato a 8 anni. Ma io continuerò a combattere per dimostrare la mia innocenza. Ora comunque quello che voglio è tornare vicino a mia moglie e alle mie due bambine, perché stanno soffrendo troppo per la mia ingiusta mancanza. Io non ce la faccio più a stare lontano da loro, dopo tutto il dolore che stiamo vivendo, dopo l'uccisione del nostro Cocò. Voi, signor Corbelli, siete una persona umana e pertanto vi chiedo di aiutarmi a tornare ad abbracciare mia moglie e i miei figli, perché non ce la faccio più a sopportare tutta questa ingiustizia, perché so di essere innocente. Io questo aiuto vi chiedo con il cuore in mano, per come conosco la vostra profonda umanità". Corbelli rivolge quindi un nuovo accorato appello ai giudici di Catanzaro chiedendo loro di "valutare attentamente questo drammatico caso umano e di concedere gli arresti domiciliari al giovane papà del piccolo Cocò in modo che lo stesso possa ritornare da sua moglie e dalle sue due bambine". (ANSA).

 

 

 L'ORA della CALABRIA, 11 aprile 2014

  

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Telefonata di Corbelli oggi al Quirinale. Dopo l’appello di Diritti Civili, la Presidenza

della Repubblica sta seguendo il caso (reso noto da L’Ora della Calabria) della bambina

marocchina disabile al 100% a cui viene negato diritto pensioncina per colpa della

legge Bossi-Fini. “E’ una grande ingiustizia che chiedo al Presidente Napolitano di far

subito cancellare”

 

Marina di Gioiosa Jonica(Rc).

Dopo l’appello del Movimento Diritti Civili, recapitato il 14 marzo scorso, Il Quirinale sta seguendo il caso della piccola Valeria, la bambina di origine marocchina, disabile al 100%, figlia di immigrati marocchini che vivono in Italia, a Marina di Gioiosa Jonica, alla quale non viene riconosciuto il diritto alla pensione, per colpa della legge Bossi-Fini, perché non ha ancora compiuto i 18 anni(la piccola ha 15 anni, ma è come una bambina). A renderlo noto è Franco Corbelli, dopo aver questa mattina parlato telefonicamente con l’Ufficio del Quirinale che ha in trattazione il caso.  “Ho chiesto informazioni rispetto all’appello di Diritti Civili, ho segnalato la drammaticità e l’urgenza della situazione, mi è stato assicurato dal Quirinale che il caso è in trattazione e che presto mi faranno avere una risposta circa le iniziative che saranno adottate per aiutare questa bambina. Mi auguro che si faccia in fretta per l’assoluto e urgente bisogno che ha questa bambina che, come ha scritto oggi, l’Ora della Calabria(che ha, il mese scorso, reso noto questo caso), tra un mese deve recarsi di nuovo a Roma, per essere curata. Personalmente ho fatto tutto quello che era possibile fare per cercare di aiutare questa povera e sfortunata bambina.  Visto l’ostacolo di una legge e di una burocrazia assurda mi sono rivolto al presidente della Repubblica, come ho fatto per altri casi simili, riuscendo quasi sempre a risolvere le diverse situazioni, afferma Corbelli. Ricordo che questa bambina, che soffre di una grave insufficienza renale, già all’età di 6 anni ha subito un trapianto. Oggi è costretta a fare la spola tra gli ospedali calabresi e il nosocomio del Bambin Gesù di Roma per le cure e le terapie. Tra un mese partirà di nuovo alla volta di Roma, per essere sottoposta al Bambini Gesù ad altre cure. Il 14 marzo scorso, dopo aver letto e appreso dell’appello che mi aveva rivolto(dalle colonne de L’Ora della Calabria) una sorella di questa bambina, avevo subito scritto al Presidente della Repubblica al quale avevo chiesto di intervenire per la risoluzione di questo caso umano, per far rispettare i diritti di questa bambina invalida e gravemente malata che si vede negata la pensione solo perché non ha ancora compiuto i 18 anni. Si tratta di una grande ingiustizia che, ancora una volta, chiedo al Presidente Napolitano di far annullare. Così come ho fatto per altri casi simili, ricordo quello della piccola Jannate, la bambina di due anni, nata in Italia, figlia anche lei di una coppia di giovani marocchini, residenti a Sant’Onofrio, nel vibonese, che viveva attaccata ad un respiratore artificiale al reparto di rianimazione dell’ospedale civile di Cosenza. Ho lottato per tre anni per far ottenere , a questa povera e sfortunata bambina, il diritto alla pensioncina, prima che questa piccola creatura morisse e volasse in Paradiso, nel marzo del 2012. Anche in quell’occasione ho chiesto l’intervento delle massime Istituzioni del Paese. Così come ho fatto anche in questa occasione. Ricordo come giustamente sottolinea il responsabile della Fondazione De Leo-Pacetta, Gianluca Crea, che sta aiutando la piccola, che la famiglia di questa bambina è poverissima, che non ha la possibilità economiche per far fronte alle spese, ai medicinali che deve comprare. Per questo motivo è ancora più importante e indispensabile la pensioncina, per far fronte a questi costi che deve sostenere la famiglia. E’ un diritto di questa bambina malata e invalida al 100% avere questa indennità. Non può esserci legge Bossi Fini che possa negare e cancellare questo sacrosanto diritto. Il Presidente Napolitano intervenga, al di là delle sue stesse prerogative, come fa per altre situazioni. Mi aiuti a salvare questa bambina e la sua poverissima famiglia. Io continuerò a combattere e a pregare per questa povera e sfortunata  bambina”.  

10 aprile 2014

 

 L'ORA della CALABRIA, 11 aprile 2014

 

 

CARCERI: CORBELLI,  DETENUTI CASTROVILLARI CHIEDONO TUTTI DI INCONTRARE PAPA

 

Cosenza(ADNKRONOS e LIBERO QUOTIDIANO), 9 aprile.

Le detenute ei detenuti del carcere di Castrovillari vogliono incontrare Papa Francesco in occasione del suo arrivo il 21 giugno prossimo a Cassano. I detenuti e le detenute hanno affidato il loro messaggio e il loro appello a Franco Corbelli, il leader del Movimento Diritti Civili. Il Pontefice ha preannunciato che in occasione della sua  visita a Cassano si recherà anche nella casa circondariale di Castrovillari per incontrare i familiari del piccolo Cocò e il presunto assassino del sacerdote don Lazzaro Longobardi. I detenuti e le detenute della città del Pollino hanno espresso grande gioia per questa notizia e chiedono di poter tutti, quel giorno, incontrare il Santo Padre. Attraverso il papà del piccolo Cocò, Nicola Campolongo, che ha scritto una commovente lettera a Corbelli, che domani sarà resa nota,  hanno fatto pervenire il loro appello al leader di Diritti Civili. Subito dopo la barbara uccisione del piccolo Cocò tutte le detenute e i detenuti di Castrovillari avevano scritto a Corbelli per chiedere la immediata scarcerazione della mamma del piccolo Cocò, Antonia Iannicelli, allora anche lei detenuta a Castrovillari. Oggi i detenuti chiedono a Corbelli di aiutarli a vedere esaudito questo loro desiderio di poter tutti incontrare il 21 giugno il Papa. “Questo meraviglioso Papa è la nostra speranza. Vogliamo poterlo  abbracciare per trovare la forza di continuare a sperare anche per noi in un futuro diverso nel rispetto della legge, della solidarietà e dell’aiuto a chi ne ha bisogno”, è il messaggio dei detenuti affidato a Corbelli.  “Sono certo che Papa Francesco, che ringrazio - per aver accolto la lettera-appello dei genitori del piccolo Cocò, che ho fatto subito pervenire in Vaticano, dopo averla ricevuta dalla mamma e dal papà di Cocò, il 28 gennaio quando sono andato in carcere a trovarli - accoglierà la richiesta delle detenute e dei detenuti di Castrovillari”, dichiara Corbelli.

 

 IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 10 aprile 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello Diritti Civili ai giudici  "Fate vedere alla nonna di Cocò le sue figlie”

 

“Chiedo, con grande rispetto dei giudici, che ci sia una giustizia giusta e umana per i genitori e la famiglia del piccolo Cocò, il bambino ucciso e bruciato a Cassano allo Ionio insieme al nonno e ad una donna marocchina”, afferma, in una nota, Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, che da oltre 15 mesi continua ininterrottamente ad aiutare la famiglia del piccolo Cocò, che oltre un anno fa(il 21 dicembre 2012), era anche riuscito a far scarcerare insieme alla sua mamma(erano entrambi, madre e figlioletto, in carcere, a Castrovillari, da 40 giorni).  “Chiedo che venga consentito alla nonna materna del piccolo Cocò, detenuta  a Castrovillari e molto malata, di poter incontrare le sue due figlie, Antonia e Simona.  Rinnovo inoltre l’appello affinché venga permesso alle due sorelline di Cocò di poter vedere e abbracciare il loro papà, Nicola Campolongo, detenuto, anche lui, nel carcere di Castrovillari. Le due bambine, che sono ospitate insieme alla mamma, Antonia Iannicelli, a tre zii(Simona e Giuseppe, fratelli di Antonia e il cognato Roberto Pavone, marito di Simona) e ai cuginetti(figli di Simona e Roberto), in una casa famiglia, per decisione dei giudici non possono essere portate in carcere a vedere il loro papà. La mamma delle bambine,Antonia, che sta scontando gli arresti domiciliari in questa struttura, è stata autorizzata a recarsi due volte al mese in carcere per incontrare il marito, ma senza le bambine. Ieri(venerdì) Antonia Iannicelli si è recata a far visita al marito ma ha dovuto purtroppo lasciare a casa le due bambine e non ha potuto nemmeno vedere sua madre. Questo fatto dopo la morte, in quel modo orribile, del piccolo Cocò ha buttato ancor di più nella disperazione il papà e la mamma di Cocò e delle due sorelline. C’è dunque anche questo altro dramma e questa altra sofferenza per questa famiglia: la nonna materna del piccolo Cocò, la mamma di Antonia, non può vedere le sue due figlie, Antonia e Simona, entrambe agli arresti domiciliari, nella casa famiglia. La donna, che è molto malata, ha scritto una drammatica lettera, che sarà portata all’attenzione  del competente Tribunale, supplicando in nome di Dio i giudici ad autorizzarla a incontrare in carcere le sue due figlie. La donna, nella missiva, racconta tutta la sua disperazione, la sua sofferenza per questa situazione. Chiede solo di poter vedere e abbracciare almeno una volta al mese le sue due figlie, che non vede e non incontra più dal giorno del funerale del piccolo Cocò. Credo, continua Corbelli, che sia una richiesta umanamente comprensibile, che vada assolutamente accolta. Quello che questa famiglia Iannicelli, così duramente colpita dalla violenza della criminalità organizzata, chiede è semplicemente di poter far vedere le due sorelline del piccolo Cocò al loro papà, detenuto, e le due figlie, Antonia e Simona, di poter vedere la loro mamma detenuta e gravemente malata. Si può, in un paese civile, negare un diritto così elementare? Mi appello ancora una volta alla sensibilità e senso di giustizia dei giudici”.

5 aprile 2014

 

 

 

Madre uccide figlio a coltellate, Corbelli: vada in una struttura protetta

Calabria, Giovedì 03 Aprile 2014

 

Cosenza. ANSA. Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, interviene dopo l'arresto di Daniela Falcone, la donna di Rovito che il primo marzo scorso ha ucciso il figlio undicenne, Carmine De Santis, e rivolge un "accorato appello" ai magistrati di Paola per chiedere che la donna venga trasferita in una struttura protetta.   

"Bisogna aiutarla - afferma Corbelli - ad affrontare il momento più doloroso e drammatico della sua vita che ha segnato e devastato per sempre la sua esistenza. Chiedo innanzitutto scusa ai familiari del bambino ucciso per questo mio intervento meramente umanitario, dettato esclusivamente dal dolore e dalla pietà che ognuno di noi prova davanti a tragedie così immani e orribili. L'intervento di Diritti Civili non vuole certo essere una forma di assoluzione per chi si è reso responsabile di un crimine così crudele, ma solo un gesto umano nei confronti di una mamma, che in un momento di follia, ha distrutto, oltre a quella del suo giovanissimo figlio, anche la sua vita. Quello che ha compiuto questa donna è già di fatto per lei l'autopunizione più crudele che un essere umano possa avere.   

"Per questo - conclude - mi appello ai magistrati e al giudice di Paola, a cui va il mio rispetto e la mia stima, chiedendo loro un gesto di giustizia giusta e di grande umanità: evitate il carcere a questa mamma, mandatela, anche sotto forma di domiciliari, in una struttura protetta, dove può essere adeguatamente controllata, assistita e aiutata ad affrontare la prova più dolorosa e drammatica della sua vita". (ANSA)

 

 IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 9 aprile 2014

 

 

29 marzo 2014. ANSA, AGI 

IL PAPA IN CALABRIA | I genitori di Cocò vorrebbero

incontrare il pontefice

Lo ha reso noto il leader del movimento “Diritti civili”, Franco Corbelli: «Sono certo che il Santo padre esaudirà questo desiderio»

IL PAPA IN CALABRIA | I genitori di Cocò vorrebbero incontrare il pontefice

Il piccolo Cocò

Antonia Iannicelli e Nicola Campolongo, i giovani genitori del piccolo Cocò, il bambino di tre anni ucciso e bruciato insieme al nonno ed alla compagna di quest'ultimo, hanno espresso il desiderio di incontrare e abbracciare Papa Francesco in occasione della sua visita a Cassano allo Jonio. Lo ha reso noto il leader del movimento “Diritti civili”, Franco Corbelli, dopo aver ricevuto la telefonata dei genitori del bimbo ucciso. 
«I genitori del bambino ucciso - ha detto Corbelli - desiderano fortemente questo incontro con il Papa. Anche le due sorelline del piccolo Cocò vogliono abbracciare e dare un bacio al Santo Padre».
«I genitori di Cocò - prosegue - dopo essersi commossi e aver pianto, domenica 26 gennaio, ascoltando il pontefice che ricordava il loro piccolo angelo Cocò adesso vorrebbero incontrare il Papa per ringraziarlo e per raccontare il loro dramma, il loro immane, devastante, indelebile dolore, per cercare di trovare la forza per continuare. La lettera che mi avevano consegnato in carcere, quando, esattamente due mesi fa, ero andato a trovarli, i genitori del piccolo Cocò è commovente, dignitosa e particolarmente toccante. Non pensavo però che il Santo Padre sarebbe addirittura venuto a Cassano». «La mamma di Cocò - ha concluso - mi ha espresso oggi al telefono il desiderio di incontrare Papa Francesco, in occasione della sua visita a Cassano. Sono certo che il Pontefice esaudirà questo desiderio».

 

 

 

L'intervento di Franco Corbelli: «Solidarietà all'Ora della Calabria»
  • 27/03/201 ANSA - AGI -  L'ORA della CALABRIA
L'intervento di Franco Corbelli: «Solidarietà all'Ora della Calabria»
 
Il leader del movimento Diritti Civili invita tutti a schierarsi con il nostro quotidiano
«Rivolgo di nuovo in questa occasione un appello a Umberto De Rose affinché continui a garantire la stampa de L'Ora della Calabria»

COSENZA «Solidarietà e vicinanza al direttore, ai giornalisti e all'editore de L'Ora della Calabria». E' quanto afferma, in una nota, Franco Corbelli, del movimento Diritti Civili, che invita «quanti hanno a cuore la libertà di stampa e sognano una Calabria diversa a schierarsi a difesa di questo quotidiano calabrese e a non lasciare cadere nel vuoto l'appello del Comitato di redazione». Corbelli, che ha sentito al telefono il direttore, Luciano Regolo, e il caporedattore, Francesco Ferro prosegue la nota si dice «sconcertato e preoccupato per il rischio chiusura di questo quotidiano. Dopo quanto è successo, dopo la coraggiosa battaglia del direttore Regolo e del suo giornale contro i bavagli e i tentativi di censura. L'Ora della Calabrianon può e non deve assolutamente chiudere. Quale messaggio sarebbe per i calabresi, per i giovani soprattutto, e per l'intero Paese se chi ha lottato per difendere la libertà di stampa fosse costretto a pagare il prezzo di vedere chiudere il proprio giornale? Sarebbe per la Calabria la fine di ogni speranza, di cambiamento e di rinnovamento». «Rivolgo di nuovo in questa occasione prosegue il leader di Diritti civili un appello a Umberto De Rose affinché continui a garantire la stampa deL'Ora della Calabria e poi, con rispetto, chiedo alla Dia di Catanzaro e al Tribunale di Cosenza di dissequestrare le quote della famiglia Citrigno, per consentire il salvataggio di una azienda costruita con grandi sacrifici».

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Appello ai giudici del Tribunale dei minori di Catanzaro: "Fate vedere le due

sorelline del piccolo Cocò al loro papà, detenuto a Castrovillari”.

La famiglia Campolongo-Iannicelli ha chiesto aiuto a Corbelli.

 

 

“Continua purtroppo il dramma e la sofferenza dei genitori del piccolo Cocò, il bambino ucciso e bruciato a Cassano allo Ionio insieme al nonno e ad una donna marocchina”, afferma, in una nota, Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, che rivolge oggi “un accorato appello ai giudici del Tribunale dei minori di Catanzaro, affinché consentano alle due sorelline del piccolo Cocò di poter vedere e abbracciare il loro papà, Nicola Campolongo, detenuto nel carcere di Castrovillari. Le due bambine, che sono ospitate insieme alla mamma, Antonia Iannicelli, a tre zii(Simona e Giuseppe, fratelli di Antonia e il cognato Roberto Pavone, marito di Simona) e ai cuginetti(figli di Simona e Roberto), in una casa famiglia, per decisione dei giudici non possono essere portate in carcere a vedere il loro papà. La mamma delle bambine,Antonia, che sta scontando gli arresti domiciliari in questa struttura, è stata autorizzata a recarsi due volte al mese in carcere per incontrare il marito, ma senza le bambine. Questo fatto dopo la morte, in quel modo orribile, del piccolo Cocò ha buttato ancor di più nella disperazione il papà del bambino e delle due sorelline. Per questo tutta la famiglia di Nicola Campolongo si è rivolta e  ha chiesto aiuto, di nuovo,a  Diritti Civili,che li sta aiutando ininterrottamente da oltre 15 mesi(e continuerà sempre ad aiutarli) e che il 22 dicembre 2012 era riuscito anche far scarcerare il piccolo Cocò  e la sua mamma , Antonia Iannicelli, che erano detenuti, da 40 giorni, nella casa circondariale della Città del Pollino”. Dal carcere hanno scritto  a Corbelli la mamma di Nicola Campolongo, Maria Marzella Marranghelli, nonna del piccolo Cocò, anche lei detenuta per la stessa vicenda di droga. Lo stesso Nicola Campolongo ha fatto sapere di aver anche lui mandato una lettera al leader di Diritti Civili che a tutt’oggi non era ancora arrivata. Ieri sera Corbelli ha parlato al telefono con la mamma del piccolo Cocò , e anche con la più grande delle sue due bambine, Desirè, 6 anni, che piangendo ha chiesto al responsabile di Diritti Civili di farle vedere il suo papà. "Questa bambina a causa di questa lontananza dal genitore sta purtroppo  avendo seri problemi di salute, come mi ha spiegato ieri la mamma. Chiedo ai giudici di Catanzaro di consentire alle due bambine di poter vedere e abbracciare il loro papà in carcere, afferma Corbelli. Chiedo solo un atto di giustizia giusta e di umanità, per un uomo e una famiglia colpiti da un dolore immane e devastante per la morte atroce del loro piccolo Cocò.  Confido nella sensibilità dei giudici del Tribunale dei minori. Impedire al papà di poter vedere, due volte al mese le sue due bambine è per questo giovane genitore, dopo la morte orribile del suo Cocò, una grandissima sofferenza che lo sta giorno dopo giorno distruggendo. Si può vietare ad un giovane padre che ha perso, in quel modo violento, il suo figlioletto, di poter vedere le sue due bambine? Mio figlio soffre ed è depresso. Ho paura che possa fare qualche pazzia. Che si aspetta per aiutarlo? Questo è quello che mi ha scritto la mamma di Nicola Campolongo, e, mi ha detto ieri al telefono, la moglie. Chiedo per questo ai giudici di intervenire prima che sia troppo tardi e si consumi qualche nuova tragedia”.

 

21 marzo 2014

 

 

 

  

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Diritti Civili ha scritto(l'e-mail è già sul tavolo del Capo dello stato)e

chiesto intervento di Napolitano per bambina marocchina gravemente

malata e disabile al 100% a cui viene negato diritto pensioncina per

colpa della legge Bossi-Fini. “Una grande ingiustizia che chiedo al

Presidente della Repubblica di aiutarmi a far subito cancellare”

 

Marina di Gioiosa Jonica(Rc)

Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, risponde subito all’appello che gli ha rivolto oggi, dalle pagine de L’Ora della Calabria, la sorella di una bambina disabile al 100%, figlia di genitori marocchini che vivono in Italia, a Marina di Gioiosa Jonica, alla quale non viene riconosciuto il diritto alla pensione, per colpa della legge Bossi-Fini, perché non ha ancora compiuto i 18 anni(la piccola ha 15 anni, ma è come una bambina). Questa bambina, che soffre di una grave insufficienza renale, già all’età di 6 anni ha subito un primo trapianto. Oggi è costretta a fare la spola tra gli ospedali calabresi e il nosocomio del Bambin Gesù di Roma per le cure e le terapie. Mercoledì prossimo partirà di nuovo alla volta di Roma, per essere sottoposta al Bambini Gesù ad un nuovo trapianto. Corbelli oggi stesso, dopo aver letto e appreso di questo appello sul giornale calabrese, ha scritto al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano(l’e-mail  di Diritti Civili è già arrivata al Segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, e sarà subito portata all’attenzione del capo dello Stato), al quale ha chiesto di intervenire per “la risoluzione di questo caso umano, per far rispettare i diritti di questa bambina invalida e gravemente malata che si vede negata la pensione solo perché non ha ancora compiuto i 18 anni. Si tratta di una grande ingiustizia che chiedo al Presidente Napolitano di far annullare. Così come ho fatto per altri casi simili, ricordo quello della piccola Jannate, la bambina di due anni, nata in Italia, figlia anche lei di una coppia di giovani marocchini, residenti a Sant’Onofrio, nel vibonese, che viveva attaccata ad un respiratore artificiale al reparto di rianimazione dell’ospedale civile di Cosenza. Ho lottato per tre anni per far ottenere , a questa povera e sfortunata bambina, il diritto alla pensioncina, prima che questa piccola creatura morisse e volasse in Paradiso, nel marzo del 2012. Anche in quell’occasione ho chiesto l’intervento delle massime Istituzioni del Paese. Così come ho fatto oggi. Ricordo che la famiglia di questa bambina è poverissima, che non ha la possibilità economiche per far fronte alle spese, ai medicinali che deve comprare. Per questo motivo è ancora più importante e indispensabile la pensioncina, per far fronte a questi costi che deve sostenere la famiglia. E’ un diritto di questa bambina malata e invalida al 100% avere questa indennità. Non può esserci legge Bossi Fini che possa negare e cancellare questo sacrosanto diritto. Il Presidente Napolitano intervenga, al di là delle sue stesse prerogative, come fa per altre situazioni. Mi aiuti a salvare questa bambina e la sua poverissima famiglia. Da oggi combatto e prego per questa povera e sfortunata  bambina”.  

14 marzo 2014

 

 

 

 

GIOVANE COPPIA, DISPERATI E SENZA LAVORO, SCRIVONO A CORBELLI E MINACCIANO DI FARLA FINITA: "QUESTA NON E'  PIU' VITA"!

COSENZA , ANSA- Lui ha 32 anni, lei 28. Non hanno un lavoro, non vedono alcuna prospettiva all'orizzonte.

Giovane coppia senza lavoro manifesta la propria volontà di 'farla finita'. La crisi ha stretto i due in una morsa costringendoli ad urlare il proprio disagio minacciando gesti estremi. "Questa - scrive la coppia in una lettera inviata al leader del Movimento Diritti Civili Franco Corbelli - non è una vita che possiamo continuare a vivere. Chiediamo solamente un lavoro. Non vogliamo sussidi o soldi, vogliamo lavorare. Ho lavorato per 200 euro al mese - afferma la ragazza - sino a quando non ho scoperto di essere incinta. Poi è accaduto l'incidente automobilistico del mio compagno. Ho perso il bambino e anche quel lavoro e quella miseria di 200 euro al mese. Adesso ci ritroviamo in condizioni disperate. Ci manca il pane, non abbiamo i soldi per le bollette e per pagare l'affitto della casa". Corbelli ha rivolto un appello al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, affinchè incontri, in occasione della sua visita in Calabria del 19 marzo prossimo a Scalea, la giovane coppia. "Mi auguro - afferma Corbelli - che ci sia una immediata risposta da parte delle Istituzioni a questa drammatica, dignitosa e disperata richiesta di aiuto. Prima che sia troppo tardi."(ANSA).

 

 

 

Appello di Diritti Civili ai giudici di Cosenza e di Lecco: “Evitare il carcere alle due mamme che hanno ucciso i loro figli"

Cosenza, ANSA. 10 marzo. Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, interviene dopo le due tragedie di Rovito(Cs) e  di Lecco, rivolge un accorato appello ai magistrati e giudici competenti di Cosenza e di Lecco chiedendo che “le due mamme che hanno ucciso il figlioletto e le tre sorelline vengano portate anziché in carcere in strutture protette, per aiutarle ad affrontare il momento più doloroso e drammatico della loro vita che ha segnato per sempre la loro esistenza”. “Chiedo innanzitutto scusa ai familiari dei bambini uccisi per questo mio intervento meramente umanitario, dettato esclusivamente dal dolore e dalla pietà che ognuno di noi prova davanti a tragedie così immani e orribili. L’intervento di Diritti Civili non vuole certo essere una forma di assoluzione per chi si è reso responsabile di un crimine così crudele, ma solo un gesto umano nei confronti di due mamme, che in un momento di follia, hanno distrutto, oltre a quella dei loro bambini, anche la loro vita. Quello che hanno fatto è già di fatto la loro autopunizione più crudele che un essere umano possa avere. Hanno fatto un male atroce, hanno cancellato la vita dei loro figli. Serve a qualcosa adesso arrestarle e chiuderle in un carcere? Potranno mai queste due mamme sopportare il peso del carcere dopo quello che è successo, quando si renderanno conto di quello che hanno fatto? Il carcere per loro oggi è peggio di una condanna a morte: equivale alla disperazione, alla follia. Per questo, semplicemente per un sentimento di pietà umana, mi appello ai magistrati e ai giudici di Cosenza e Lecco chiedendo loro un gesto di giustizia giusta e di grande umanità: evitate il carcere a queste due mamme, mandatele, anche sotto forma di domiciliari, in una struttura protetta, dove possano essere adeguatamente controllate, assistite e aiutate ad affrontare la prova più dolorosa e drammatica della loro vita.  Queste due mamme oggi vanno solo aiutate, non rinchiuse e condannate a impazzire e a morire nella cella di un carcere(ANSA)”.

 

         

 

  

La denuncia di Corbelli: «Muore a casa perché non c'era posto in ospedale»
  • 08/03/2014 -
La denuncia di Corbelli: «Muore a casa perché non c'era posto in ospedale»
Franco Corbelli
Il leader del Movimento Diritti Civili racconta la storia di un uomo di 97 anni, affetto da insufficienza renale
L'anziano è deceduto ieri nella sua casa in provincia di Cosenza

COSENZA, ANSA, 8 marzo. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della proposta di legge per l'istituzione del Garante della Salute della Calabria, in una nota, racconta la vicenda di un uomo di 97 anni, affetto da insufficienza renale, morto dopo aver trascorso due giorni al pronto soccorso di Cosenza. «Al figlio dell'anziano afferma Corbelli i medici hanno riferito che non c'era posto in nessun ospedale calabrese e che sarebbe dovuto andare a Salerno, Matera o in Sicilia. L'anziano è deceduto ieri nella sua casa in provincia di Cosenza. La triste e tragica storia di questo anziano dà una idea di come è ridotta oggi la sanità nella nostra regione. Questo anziano è stato ricoverato, per alcuni giorni, sino a martedì scorso, in pronto soccorso, in un ospedale della provincia di Cosenza. Successivamente a causa della impossibilità di trovare un posto disponibile quest'uomo è ritornato a casa». «Non si è riusciti a trovare un posto disponibile aggiunge in tutti gli ospedali della Calabria per un uomo gravemente malato. Aveva 97 anni. Ma non per questo, per la sua età, aveva perso il diritto all'assistenza, alla salute e alla vita. Chiedo che su quanto accaduto venga fatta chiarezza da parte del presidente della Regione e Commissario della sanità calabrese, Giuseppe Scopelliti». (ANSA).

 

 

 

  APPELLO PER DETENUTO IN FIN DI VITA(nella Pagina Giustizia)

 

 

Diritti Civili compie 20 anni, tutto ebbe inizio a Napoli
Corbelli in prima linea da emergenza carceri a difesa dei deboli
           
(ANSA) - COSENZA, 28 FEB - Venti anni fa, nel 1994, nasceva il Movimento Diritti Civili
e iniziavano le prime battaglie civili e di giustizia del suo fondatore e leader Franco Corbelli. E' una storia che parte da lontano e che inizia a Napoli, davanti al vecchio Tribunale di
Castelcapuano dove cartello al collo Corbelli incomincia, in un freddo inverno del 1994,
le sue battaglie per una giustizia giusta e per denunciare il dramma delle carceri e dei
detenuti malati e la disumanità dei bambini in cella con le loro mamme recluse. Parte
proprio da una di queste storie, quella di un bambina di Boscoreale, la piccola Carmela,
in cella con la sua mamma, la lunga battaglia di Diritti Civili per porre fine alla vergogna
dei bimbi in carcere; una battaglia ininterrotta che, grazie alle lotte di Corbelli, portò

nel 2001 all'approvazione in Parlamento di una legge che dovrebbe evitare il carcere alle
donne con bambini da 0 a 3 anni e
arriva sino al caso del piccolo Cocò, il bambino di
Cassano ucciso e bruciato insieme al nonno, che era in cella, a Castrovillari,
con la sua
giovane mamma detenuta e che Corbelli riuscì a far scarcerare il 21 dicembre 2012. "Sì al diritto alla vita di tutti". "Da Napoli un solo grido: Giustizia giusta per tutti".
Erano queste le scritte che campeggiavano
sui cartelli che Corbelli indossava, a partire
dal quel lontano 1994, per le sue battaglie civili, che vengono adesso tutte ricordate

e documentate sul sito del Movimento (www.diritticivili.it). Era Napoli il teatro di quelle
prime lotte perché era lì che si registrava
l'emergenza carceri più drammatica del Paese,
così come del resto succede ancora oggi, 20 anni dopo. Ed era a Napoli che Corbelli

arrivava in treno dalla Calabria con i suoi cartelli per le sue prime battaglie civili e di
giustizia che portava in piazza insieme agli amici radicali napoletani. Le battaglie di Diritti Civili finirono finanche sul New York Times, che il 28 febbraio 1995
intervistò Corbelli sul dramma delle
carceri in Italia. Da ieri sul sito di Diritti Civili viene
documentata tutta la lunga storia di Diritti Civili e del suo fondatore . "Il rammarico - ha detto Corbelli - è non aver potuto salvare questo bambino, il
piccolo Cocò". I 20 anni del Movimento Diritti Civili saranno ricordati nel corso di
un'iniziativa che si svolgerà nei prossimi giorni. (ANSA)

In questa pagina e nella pagina Media altri articoli dedicati ai 20 anni di Diritti Civili

 

 

 

Piccolo Cocò. Corbelli, ora dare domiciliari padre bimbo
            
            (ANSA) - COSENZA, 28 FEB - "Tutte le sentenze vanno rispettate. Naturalmente 
anche questa. Sinceramente, però, dopo quanto è successo e dopo l'immane tragedia
che ha colpito questa giovanissima coppia, con la morte, in quel modo orribile, del loro
bambino, il piccolo Cocò, mi aspettavo una'altra decisione, speravo in un'assoluzione".
Lo afferma il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da mesi impegnato in
favore dei genitori del bambino ucciso e bruciato a Cassano allo Ionio. "Adesso - aggiunge - ci sarà il ricorso in Cassazione e sarà subito inoltrata anche la
richiesta per la concessione dei domiciliari per il papà del piccolo Cocò in modo da farlo
ritornare dalla moglie e dalle sue due bambine che lo invocano e aspettano ogni giorno,
nella casa famiglia dove sono ospitate insieme ai cuginetti e agli zii.Almeno questo atto
di giustizia giusta e umana,spero che venga compiuto". "I genitori del piccolo Cocò - aggiunge - sono rimasti molto colpiti e turbati dalla sentenza.
Soprattutto il papà del piccolo Cocò che sperava di essere assolto e di poter così lasciare il
carcere. Continuerò ad aiutare questa sfortunata famiglia come faccio ininterrottamente da
oltre un anno".(ANSA).

I genitori del piccolo Cocò hanno avuto una riduzione di pena.

 

 

La mamma del piccolo Cocò resta ai domiciliari

I giudici hanno confermato il provvedimento emesso d'urgenza dopo la strage di Cassano. Domani il processo d'appello per i genitori del bambino. Appello di Corbelli ai giudici

La mamma del piccolo Cocò resta ai domiciliari

Il piccolo Cocò

COSENZA,27 febbraio. On line. ANSA- AGI-IL MESSAGGERO- L'ORA DELLA CALABRIA. I giudici della Corte di Appello di Catanzaro e del Tribunale dei minori hanno confermato il provvedimento emesso, d'urgenza, un mese fa, per far restare ai domiciliari, nella casa famiglia, la mamma del piccolo Cocò, il bambino di 3 anni ucciso e bruciato a Cassano allo Jonio assieme al nonno e alla compagna di quest'ultimo. Lo rende noto il leader del movimento Diritti civili, Franco Corbelli, che ha rivolto un ringraziamento ai giudici. «È un atto – afferma Corbelli – di grande umanità, che fa onore alla giustizia e, sono certo, sarà confermato domani, nel processo di appello, con una sentenza di assoluzione dei due giovani genitori del piccolo Cocò». «Oggi ho di nuovo sentito al telefono la mamma del piccolo – aggiunge – che si trova assieme alle sue due bambine, alla sorella Simona, al fratello minore Giuseppe, al cognato Roberto Pavone e ai tre nipotini, nella casa famiglia. Le sorelline del piccolo Cocò chiedono sempre del loro fratellino e del loro papà». (0050)

 

 

 

   

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

20 anni fa nasceva il Movimento Diritti Civili. Sul sito di Diritti Civili viene documentata tutta la lunga storia

 

Cosenza

20 anni fa, nel 1994, nasceva il Movimento Diritti Civili e apriva la sua prima storica sede a Quattromiglia di Rende. Per raccontare e documentare le tappe, le battaglie civili e di giustizia, le iniziative di solidarietà, le campagne umanitarie più importanti e significative oggi Il Quotidiano della Calabria, a  firma del caposervizio Roberto Marino, pubblica, dedicando due intere pagine, una lunga intervista al fondatore e leader di Diritti Civili. Franco Corbelli, in una nota, ringrazia il Quotidiano della Calabria, il giornalista Roberto Marino e il direttore Matteo Cosenza, per quello che definisce “il più bel regalo che potessi ricevere per i 20 anni del Movimento Diritti Civili. Quello che ha fatto oggi Il Quotidiano è il riconoscimento più importante alla lunga storia del Movimento Diritti Civili,  iniziata 20 anni fa con le prime battaglie in Calabria, a Napoli, a Roma, per denunciare il dramma delle carceri, dei detenuti malati e la disumanità dei bambini in cella con le madri detenute”. Queste battaglie di Diritti Civili finirono finanche sul più autorevole giornale del mondo, The New York Times, che il 28 febbraio 1995 intervistò Corbelli sul dramma delle carceri in Italia. In questi 20 anni sono state centinaia e centinaia le battaglie civili, di giustizia e le iniziative umanitarie promosse da Diritti Civili. Dalla grazia fatta concedere (nell’agosto del 2000) al giovane emigrante calabrese Natale Stramondinoli, arrestato(nel luglio del 2000, mentre era in Calabria per far visita alla madre malata) perché renitente alla leva 20 anni prima, all’aereo cargo con gli aiuti alimentari, per i bambini poveri etiopi, allestito da Diritti Civili e consegnato da Corbelli(il 17 febbraio 2003, all’aeroporto di Fiumicino) all’ambasciatore dell’Etiopia in Italia, dalla lunga, ininterrotta battaglia (iniziata nel giugno del 2001 e che continua ancora oggi) per aiutare e salvare i due fratellini rom non vedenti, Marko e Branko, tolti da una tenda vergogna, alle porte di Cosenza, dove erano nati e avevano vissuti per 4 anni, e portati e fatti ospitare a Rende(in un appartamento messo a disposizione gratuitamente dal comune rendese), curati, operati, fatti rimanere in Italia(con permessi straordinari di soggiorno) e fatti iscrivere a scuola; alla ragazza nigeriana Kate Omoregbe, fatta scarcerare, restare in Italia e salvata dalla lapidazione, dalla ragazza croata, Marina, tolta dal carcere (dove si trovava per essere entrata, senza bussare, in una casa per chiedere l’elemosina!) con il suo bambino di un anno, il piccolo Damiano, alla vicenda del piccolo Cocò(il bambino di Cassano barbaramente ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina), che Corbelli era riuscito a far scarcerare, insieme alla sua giovane mamma detenuta, il 21 dicembre 2012.  “E’ questo il rammarico non aver potuto, di nuovo, salvare questo bambino, il piccolo Cocò”, ha dichiarato Corbelli. I 20 anni del Movimento Diritti Civili saranno ricordati nel corso di una iniziativa nei prossimi giorni. Intanto a partire da oggi sul sito del Movimento (www.diritticivili.it) viene, per la prima volta, raccontata tutta la lunga storia e vengono documentate tutte le mille battaglie civili, di giustizia e le innumerevoli iniziative umanitarie e le tantissime campagne di solidarietà.  

 

27 febbraio 2014

 

 

 

    

 

 

 

BARBARIE! HANNO UCCISO E BRUCIATO QUESTO BAMBINO!

 

                                            L'atroce storia di Cocò e quell'appello del nonno
dalle colonne del Quotidiano: «E' in pericolo»

 

IL PICCOLO COCO', DI 3 ANNI, CHE DA OLTRE UN ANNO STAVAMO

AIUTANDO E CHE AVEVAMO UN ANNO FA FATTO SCARCERARE

INSIEME ALLA SUA GIOVANISSIMA MAMMA DETENUTA

RICORDEREMO SEMPRE QUESTO PICCOLO ANGELO 

 

L'addio al piccolo Cocò

Ai  funerali del piccolo Cocò e del nonno, Giuseppe Iannicelli, era presente anche Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili. Corbelli, che da oltre un anno sta aiutando la famiglia del piccolo Cocò(e che era riuscito il 21 dicembre 2012 a far scarcerare il bambino e la sua giovanissima mamma, Antonia Iannicelli, che erano detenuti da 40 giorni nel carcere di Castrovillari). Corbelli, particolarmente commosso, è stato in chiesa, durante la messa, e subito dopo si è recato al cimitero dove è rimasto insieme ai familiari del bambino, sino alla tumulazione delle due salme. La famiglia Iannicelli, mentre lasciava il cimitero, ha voluto ringraziare pubblicamente, davanti alle telecamere dell’inviata della Cnn e dell’inviato di Mediaset, Corbelli: “la sola persona che ci è sempre  stata vicina e ci sta aiutando da oltre un anno”, hanno detto Antonia e Simona Iannicelli e tutti i parenti presenti. Corbelli ha abbracciato davanti al cimitero la mamma del piccolo Cocò, la sorella Simona  e il fratello minore Giuseppe, prima di lasciare Cassano. Ha promesso a  tutti loro che continuerà ad aiutare questa famiglia, in particolare i giovanissimi e sfortunati  genitori del piccolo Cocò. "Ho lasciato Cassano, commosso e addolorato, con un grande rimpianto: non essere riuscito a salvare quel bambino, dopo averlo fatto scarcerare un anno fa insieme alla sua giovanissima mamma. Questa immane tragedia si poteva e doveva evitare. Se solo avessero ascoltato i miei appelli e concesso i domiciliari alla mamma del bambino, che, ricordo, era stata, dieci mesi fa, riarrestata per aver portato il piccolo Cocò e le due sorelline a vedere il papà, detenuto a Catanzaro, che non vedevano da due anni". Corbelli  ha quindi espresso soddisfazione per  “il provvedimento dei  giudici che hanno accolto l’appello di Diritti Civili e hanno consentito oggi al feretro del piccolo Cocò e a quello del nonno di essere portati  nella casa del bambino, prima di arrivare in chiesa. Voglio esprimere il mio apprezzamento anche per tutto il personale della polizia penitenziaria del carcere  di Castrovillari, il commissariato della polizia di Castrovillari, la Questura di Cosenza e i carabinieri di Cassano per aver saputo gestire al meglio, con grande umanità, una situazione non facile”, ha concluso Corbelli.   

febbraio 2014

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello Diritti Civili ai giudici: “fate ritornare per l’ultimo saluto, prima del funerale, il piccolo Cocò e il nonno nella loro casa(posta sotto sequestro)”.  

 

Il piccolo Cocò e il nonno non potranno essere portati nella loro casa (posta sotto sequestro dalla magistratura), il corteo funebre con i loro feretri si fermerà, domani mattina(giovedì), solo qualche istante davanti l’abitazione. Lo rende noto Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, che rivolge a questo proposito un appello ai giudici competenti affinché venga consentito, prima del funerale, di poter portare il piccolo Cocò e il nonno nella loro casa. “Chiedo ai giudici un atto umanitario. Permettere che il bambino e il nonno possano essere riportati nella loro casa prima del funerale. Non conosco le ragioni che hanno portato al provvedimento della magistratura del sequestro della casa di Iannicelli, ma non credo che questo possa rappresentare un ostacolo insormontabile per far si che per l’ultima volta il piccolo Cocò possa ritornare nella sua casa prima di essere portato in chiesa per il funerale. Ai giudici dico: fate dare l’ultimo addio al piccolo Cocò nella sua casa. Consentite che i suoi genitori, le nonne, gli zii, lo possano riportare nella sua casa per l’ultimo abbraccio. Oggi ho sentito al telefono la mamma del piccolo Cocò. La signora Antonia, suo marito, il signor Nicola Campolongo, tutti i parenti, vorrebbero poter portare il loro bambino nella loro casa. Spero che questa richiesta venga subito accolta dai giudici”. Domani al funerale ci saranno insieme ai genitori, le nonne, gli zii, sono stati tutti autorizzati dal giudice. Ci sarà anche Corbelli. Intanto oggi dal carcere di Castrovillari è arrivata a Corbelli una lettera a firma di tutte le detenute che, in questo momento di grande dolore, si stringono attorno ad Antonia, al marito, Nicola, alle nonne del piccolo Cocò , Maria Rosaria Lucera e Mariella Marzella, invocano “giustizia per il piccolo Nicola”, gridano al “crudele assassino costituisciti”, invitano Corbelli a continuare a combattere per Antonia e si dicono pronte e disposte a tutto per sostenere questa battaglia di Diritti Civili”.

5 febbraio 2014

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili. Recapitata questa mattina e subito portata all’attenzione di Napolitano la domanda di grazia per la mamma del piccolo Cocò. Corbelli” Sono molto fiducioso. La grazia potrebbe arrivare in tempi assai brevi”

 

E’ stata recapitata, per e-mail,  questa mattina al Quirinale, al Segretario Generale della Presidenza della Repubblica , dott. Donato Marra, e subito portata all’attenzione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la domanda di grazia per Antonia Iannicelli (la giovanissima mamma del piccolo Cocò, il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina), presentata da  Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili.  Corbelli informa di aver parlato questa mattina con la segreteria del dott. Marra e di aver avuto assicurazione che l’istanza di grazia sarebbe stata subito portata all’attenzione del Capo dello Stato.  Il leader di Diritti Civili (che da oltre un anno sta ininterrottamente aiutando questa famiglia; il 21 dicembre 2012 era riuscito a far scarcerare il piccolo Cocò e la mamma detenuti da 40 giorni nel carcere di Castrovillari) si dice fiducioso :”Ho la fondata speranza che la grazia venga concessa e in tempi anche brevi.  Stimo molto il presidente Napolitano che ho sempre pubblicamente difeso e sostenuto, quando veniva ingiustamente e strumentalmente attaccato.  Il capo dello stato ha in questi anni sempre dimostrato grande sensibilità e attenzione per le fasce più povere, emarginate della società, per le vittime di ingiustizie, per tutti coloro che vivono in situazioni spesso drammatiche. Basti pensare ai suoi ripetuti appelli sul dramma delle carceri. Per questo confido in una sua risposta positiva alla domanda di grazia. Quello che ho chiesto al presidente della Repubblica è solo un atto di giustizia giusta e umana per una donna la cui vita e quella del giovane marito, con la morte atroce del loro bambino, è cambiata e segnata dolorosamente per sempre. La concessione della grazia per cancellare la vecchia condanna e i processi collegati. Ricordo che Antonia Iannicelli ha sbagliato, quand’era una ragazzina, ma non per fatti di sangue, è stata condannata per spaccio di droga, quand’era minorenne. Ha pagato un prezzo pesantissimo per i suoi sbagli, ha perso il suo bambino in quel modo atroce. Oggi è una mamma segnata per sempre dal dolore che chiede di poter rifarsi una vita, cancellando il suo passato e pensando solo al futuro delle sue due bambine. Spero che il presidente Napolitano, considerando anche le belle, commoventi parole del Papa dette sul piccolo Cocò domenica scorsa, durante l’Angelus, accolga la istanza, ed esaudisca il desiderio e la speranza di questa sfortunata ragazza. Confido nella sensibilità, senso di giustizia e umanità del presidente Napolitano”.  Antonia Iannicelli è da giovedì agli arresti domiciliari nella casa famiglia dove sono ospitate le sue due bambine insieme a tre cuginetti e agli zii. Corbelli ha parlato di questa iniziativa della grazia, martedì scorso nel corso dell’incontro in carcere con i giovanissimi genitori del piccolo Cocò. Antonia Iannicelli e il marito, Nicola Campolongo, sperano tanto che il presidente della Repubblica accolga questa domanda.  “Dopo la tragedia e l’immane, devastante dolore che l’ha colpita c’è un solo modo di aiutare, salvare questa giovanissima mamma e non farla ritornare più in carcere: la grazia per cancellare tutte le pendenze giudiziarie in corso, a parte la vecchia condanna per droga, le due denunce per evasione dai domiciliari per aver, in una occasione, portato il piccolo Cocò e le due sorelline a vedere il papà detenuto a Catanzaro, che non vedevano da due anni, e, in un altro caso, per essere uscita davanti casa per non farsi vedere piangere dai suoi bambini. La Giustizia(che naturalmente va sempre rispettata) come si vede è stata troppo severa con questa sfortunata ragazza, come dimostra anche la condanna a 15 anni per spaccio di droga(quand’era ancora minorenne)”,  afferma Corbelli.

3 febbraio 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli(Diritti Civili) chiede a Napolitano la grazia per la mamma del piccolo Cocò:

“Un atto di giustizia giusta e umana”

 

Cosenza

Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, chiede al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di concedere la grazia ad Antonia Iannicelli, la giovanissima mamma del piccolo Cocò (il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina), da giovedì agli arresti domiciliari nella casa famiglia dove sono ospitate le sue due bambine insieme a tre cuginetti e agli zii. Corbelli (che da oltre un anno sta ininterrottamente aiutando questa famiglia; il 21 dicembre 2012 era riuscito a far scarcerare il piccolo Cocò e la mamma detenuti da 40 giorni nel carcere di Castrovillari) ha parlato di questa iniziativa della grazia, martedì scorso nel corso dell’incontro in carcere con i giovanissimi genitori del piccolo Cocò. Antonia Iannicelli e il marito, Nicola Campolongo, sperano tanto che il presidente della Repubblica accolga questa domanda. La istanza di grazia è pronta. Corbelli e i genitori del piccolo Cocò l’hanno discussa e concordata martedì in carcere. La domanda sarà subito recapitata al Presidente Napolitano. “Dopo la tragedia e l’immane, devastante dolore che l’ha colpita c’è un solo modo per aiutare, salvare questa giovanissima mamma e non farla più ritornare in carcere: la grazia per cancellare tutte le pendenze giudiziarie in corso, a parte la vecchia condanna per droga, le due denunce per evasione dai domiciliari per aver, in una occasione, portato il piccolo Cocò e le due sorelline a vedere il papà detenuto a Catanzaro, che non vedevano da due anni, e, in un altro caso, per essere uscita davanti casa per non farsi vedere piangere dai suoi bambini, afferma Corbelli. Chiedo al presidente della Repubblica un atto di giustizia giusta e umana per una donna la cui vita e quella del giovane marito, con la morte atroce del loro bambino, è cambiata e segnata dolorosamente per sempre. La concessione della grazia per cancellare la vecchia condanna e i processi collegati. Ricordo che Antonia Iannicelli ha sbagliato, quand’era una ragazzina, ma non per fatti di sangue, è stata condannata per spaccio di droga, quand’era minorenne. Ha pagato un prezzo pesantissimo per i suoi sbagli, ha perso il suo bambino in quel modo atroce. Oggi è una mamma segnata per sempre dal dolore che chiede di poter rifarsi una vita, cancellando il suo passato e pensando solo al futuro delle sue due bambine. Spero che il presidente Napolitano, considerando anche le belle, commoventi parole del Papa dette sul piccolo Cocò domenica scorsa, durante l’Angelus, accolga la istanza, ed esaudisca il desiderio e la speranza di questa sfortunata ragazza. Confido nella sensibilità, senso di giustizia e umanità del presidente Napolitano”. Oggi(domenica) a mezzogiorno, Corbelli ha sentito al telefono la mamma del piccolo Cocò e la sorella Simona per ribadirle “la mia vicinanza e il mio aiuto che continuerà sino a quando ci sarà bisogno”.

 

2 febbraio 2014

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

La mamma del piccolo Cocò ha lasciato il carcere. Dal primo pomeriggio è ai domiciliari nella

casa famiglia con le sue due bambine. La commozione e la gioia di Corbelli

 

Antonia Iannicelli, la mamma del piccolo Cocò (il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina), ha lasciato il carcere di Castrovillari e dal primo pomeriggio ha potuto riabbracciare le sue due bambine, di 4 e 5 anni, nella casa famiglia dove sono ospitate insieme ai tre cuginetti e agli zii Simona e Giuseppe Iannicelli e Roberto Pavone(marito di Simona). Dopo la Corte di Appello(lo aveva fatto lunedì) anche il Tribunale dei Minori ha concesso oggi i domiciliari. A dare la notizia è Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, che ininterrottamente da oltre un anno sta aiutando i genitori del piccolo Cocò(il bambino che due anni fa, il 21 dicembre 2012, Diritti Civili era riuscito a far scarcerare insieme alla madre detenuti per oltre un mese nella casa circondariale della città del Pollino). “Ho appena sentito al telefono la mamma del piccolo Cocò, appena arrivata nella casa famiglia. Era serena e contenta (pur nel suo immane, indelebile dolore) di aver potuto riabbracciare le sue bambine che l’aspettavano con ansia. L’hanno abbracciata forte e le hanno chiesto di non lasciarle mai più.  Antonia Iannicelli ha voluto ringraziarmi, anche se non ce n’era assolutamente bisogno. Sono commosso e contento. Dopo aver a lungo combattuto, aver contribuito a far uscire dal carcere e riportare la giovane mamma del piccolo Cocò dalle sue due sorelline, è per me motivo di commozione e gioia. Adesso posso fermarmi e riprendere le altre mie battaglie. Anche se continuerò sempre ad aiutare questa sfortunata famiglia. Ringrazio la stampa, in particolare chi ha tenuto accesi, ogni giorno, i riflettori su questo dramma umano e ha sempre dato spazio agli appelli e alle iniziative di Diritti Civili per aiutare e salvare la mamma del piccolo Cocò”. Corbelli venerdì pomeriggio era andato a trovare le sorelline del piccolo Cocò, i cuginetti e gli zii nella casa famiglia. Martedì aveva incontrato in carcere i genitori del piccolo Cocò. Oggi ha recapitato al Papa la lettera che hanno indirizzato al Pontefice i genitori del bambino ucciso e che gli hanno consegnato in occasione dell’incontro in carcere. La scarcerazione della mamma del piccolo Cocò era stata chiesta con un appello sottoscritto da tutti i detenuti e le detenute del carcere di Castrovillari e indirizzato e recapitato a Corbelli.

30 gennaio 2014   

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

I genitori del piccolo Cocò vogliono incontrare il Papa. Lo hanno scritto nella commovente lettera indirizzata al Pontefice e consegnata ieri a Corbelli

 

Antonia Iannicelli e Nicola Campolongo, i giovanissimi genitori(entrambi detenuti nel carcere di Castrovillari) del piccolo Cocò (il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina) hanno espresso il desiderio di poter incontrare Papa Francesco per abbracciarlo e ringraziarlo per quello che ha detto e fatto domenica durante l’Angelus in Piazza San Pietro. I genitori del piccolo Cocò hanno manifestato e scritto questo loro desiderio nella lettera indirizzata al Santo Padre, che hanno consegnato a Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, che ieri li ha incontrati in carcere. La mamma e il papà del bambino ucciso desiderano fortemente questo incontro con il Papa. Dopo essersi commossi e aver pianto, domenica, ascoltando il Pontefice  che ricordava il loro piccolo angelo Cocò oggi vorrebbero incontrare il Papa per ringraziarlo e per raccontare il loro dramma , il loro immane, devastante, indelebile dolore, per cercare di trovare la forza per continuare. La lettera che mi hanno consegnato ieri i genitori del piccolo Cocò (e che recapiterò subito al Pontefice) è commovente, dignitosa e particolarmente toccante. Sono certo che Papa Francesco esaudirà questo desiderio e presto ci sarà questo incontro con i genitori del piccolo Cocò. Oggi intanto si aspetta il provvedimento del giudice di sorveglianza del tribunale dei minori di Catanzaro che dovrebbe dare l’assenso alla concessione dei domiciliari alla mamma del piccolo Cocò già concessi dalla Corte di Appello di Catanzaro, lunedì. Questo permetterà alla giovane donna di lasciare il carcere di Castrovillari e di raggiungere le sue due bambine(le sorelline di Cocò) nella casa famiglia dove sono ospitate insieme ai tre cuginetti, alla zia Simona(sorella di Antonia), allo zio minore Giuseppe Iannicelli e all’altro zio, Roberto Pavone(marito di Simona), che venerdì pomeriggio ho incontrato. Continuerò ad aiutare i genitori del piccolo Cocò come faccio ininterrottamente da oltre un anno. Mi fermerò solo quando la mamma del bimbo ucciso avrà lasciato il carcere e sarà di nuovo, a casa, con le sue due bambine”, conclude Corbelli.

29 gennaio 2014

 

 

Comunicato Stampa Movimento diritti Civili

Corbelli ha incontrato i genitori del piccolo Cocò. Clamorosa iniziativa di tutti i detenuti-e del carcere di Castrovillari, con una lettera appello a Diritti Civili. Dal carcere un urlo: scarcerate subito la mamma del piccolo Cocò. La ragazza ha ottenuto ieri i domiciliari dalla Corte di Appello e oggi analogo provvedimento dovrebbe emetterlo il Tribunale dei Minori. La giovane  potrebbe lasciare il carcere già in serata o entro domani. La lettera dei genitori al Papa

 

Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, ha incontrato in carcere questa mattina, la mamma e il papà del piccolo Cocò. E’ stato un incontro particolarmente commovente. Antonio Iannicelli e Nicola Campolongo hanno abbracciato e ringraziato Corbelli per tutto quello che sta facendo da oltre un anno per aiutarli e gli hanno consegnato una lettera di ringraziamento al Papa per quello che il Pontefice ha detto domenica durante l’Angelus. Intanto oggi le detenute e i detenuti di Castrovillari hanno promosso una clamorosa e significativa iniziativa di solidarietà con una lettera appello indirizzata a Corbelli hanno chiesto la immediata scarcerazione della mamma del piccolo Coco. Un urlo forte si è levato dal carcere di Castrovillari: scarcerate subito la mamma del piccolo Cocò, hanno scritto e firmato tutte le detenute e i detenuti della casa circondariale del Pollino. Fatela ritornare dalle sue due bambine. Ci rivolgiamo a lei dott. Corbelli che sta conducendo questa battaglia di giustizia, civiltà e umanità. Continui ad aiutare questa sfortunata mamma”. Intanto ieri la Corte di Appello di Catanzaro ha concesso gli arresti domiciliari alla mamma del piccolo Cocò, come ha reso noto lo stesso Corbelli che per un anno ha combattuto per aiutare il piccolo Cocò(il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina) e la sua giovane mamma (che Diritti Civili era riuscito il 21 dicembre 2012 a far scarcerare, dopo che il bambino aveva vissuto per oltre un mese in cella con la madre). Antonia Iannicelli non potrà però subito lasciare il carcere perché è pendente un’altra vecchia condanna definitiva (a tre anni) per droga che sta finendo di scontare e la cui competenza, essendo la Iannicelli sotto i 25 anni, è del Tribunale dei minori di Catanzaro. Questa mattina per questo, afferma Corbelli, l’avvocato della giovane donna ha presentato una istanza urgente anche al giudice di sorveglianza del Tribunale dei minori di Catanzaro. Tra oggi e domani la mamma del piccolo Cocò dovrebbe lasciare il carcere per andare ai domiciliari nella casa famiglia dove sono ospitate le sue due bambine insieme ai tre cuginetti, alla zia Simona(sorella di Antonia), allo zio minore Giuseppe Iannicelli e all’altro zio Roberto Pavone(marito di Simona), che venerdì pomeriggio ho incontrato”, ha detto Corbelli.

28 gennaio 2014

 

Scarcerate la mamma di Cocò. 200 detenute scrivono a Corbelli

Scritto da Vincenzo Alvaro. Postato in News

corbelli franco

Franco Corbelli nei pressi del carcere di Castrovillari

CASTROVILLARI 28 gennaio- Arriva dal carcere di Castrovillari la lettera firmata da duecento tra detenute e detenuti che chiede l'immediata scarcerazione della mamma del piccolo Cocò Campolongo, la più piccola vittima della strage di Cassano all'Jonio. L'hanno consegnata nelle mani di Franco Corbelli, leader dei Diritti Civili, che stamane nell'istituto penitenziario della città del Pollino ha incontrato la mamma ed il papà del bambino ucciso insieme al nonno e alla convivente di quest'ultimo. «Scarcerate subito la mamma del piccolo Cocò - è scritto nella lettera- Fatela tornare dalle sue due bambine» chiedono insieme buona parte deo detenuti nella struttura carceraria del Pollino. Antonia Iannicelli in queste ore non può lasciare il carcere di Castrovillari in quanto su di lei pende una vecchia condanna definitiva (a tre anni di reclusione) per droga che sta finendo di scontare e la cui competenza, essendo la Iannicelli sotto i 25 anni, è di competenza del tribunale dei minori di Catanzaro. «Questa mattina - afferma Corbelli - l'avvocato della giovane donna ha presentato istanza urgente anche al giudice di sorveglianza del Tribunale dei minori di Catanzaro». Se la vicenda sarà sbloccata in breve Corbelli crede che «tra oggi e domani» Antonia potrà raggiungere le sue figlie presso la casa famiglia dove le piccole sono ospitate e scontare così la sua condanna ai domiciliari. La donna ha anche consegnato al leader di Diritti Civili una lettera di ringraziamento per Papa Francesco che nel corso dell'Angelus di Domenica scorsa aveva pregato per il piccolo bimbo vittima della ferocia efferata della criminalità, chiedendo anche agli autori materiali dell'uccisione di pentirsi. 

 

 

 

Comunicato Stampa Movimento diritti Civili

Diritti Civili. Concessi i domiciliari alla mamma del piccolo Cocò. Non può però ancora lasciare il carcere per un’altra vecchia condanna definitiva(che sta finendo di scontare), per la quale è competente il Tribunale dei minori. Domani verrà presentata una nuova istanza urgente per la immediata scarcerazione. La soddisfazione di Corbelli (per il provvedimento di oggi della Corte di Appello) che domani incontrerà in carcere i genitori del bambino ucciso.

 

Cosenza

La Corte di Appello di Catanzaro ha concesso gli arresti domiciliari alla mamma del piccolo Cocò. Lo rende noto Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, che per un anno ha combattuto per aiutare il piccolo Cocò(il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina) e la sua giovane mamma (che Diritti Civili era riuscito il 21 dicembre 2012 a far scarcerare, dopo che il bambino aveva vissuto per oltre un mese in cella con la madre). Antonia Iannicelli non potrà però subito lasciare il carcere perché è pendente un’altra vecchia condanna definitiva (a tre anni) per droga che sta finendo di scontare e la cui competenza, essendo la Iannicelli sotto i 25 anni, è del Tribunale dei minori di Catanzaro. Domani mattina per questo, afferma Corbelli, d’accordo con l’avvocato difensore della ragazza, presenteremo una istanza urgente anche al giudice di sorveglianza del Tribunale dei minori di Catanzaro. Sempre domani la mamma del piccolo Cocò avrebbe dovuto testimoniare in un processo che la vede imputata di evasione dai domiciliari perché essendo uscita davanti casa per non farsi vedere piangere dai suoi bambini era stata per questo denunciata dai carabinieri. Ecco come la  giustizia si è comportata con questa giovanissima mamma. L’importante comunque adesso è che abbiamo ottenuto un primo importante risultato: la concessione dei domiciliari da parte della Corte di Appello di Catanzaro. Domani chiederemo e otterremo sicuramente l’analogo provvedimento dal giudice di sorveglianza del Tribunale dei minori, che permetterà così alla mamma  del piccolo Cocò di raggiungere le sue due bambine nella casa famiglia dove sono ospitate insieme ai cuginetti e a tre zii. Domani incontrerò in carcere i genitori del piccolo Cocò e spero di poter comunicare loro che Antonia può già domani stesso raggiungere le sue due bambine nella casa famiglia”.

27 gennaio 2014

 

 

 

 

 

Comunicato Stampa Movimento diritti Civili

I genitori del piccolo Cocò commossi e emozionati ringraziano il Papa. Il messaggio affidato a Diritti Civili che li sta aiutando da oltre un anno

Le parole del Papa hanno commosso la mamma, Antonia Iannicelli, e il papà, Nicola Campolongo, del piccolo Cocò, e la zia Simona, che hanno voluto ringraziare il Pontefice attraverso Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, che per un anno ha combattuto per aiutare il piccolo Cocò(il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina) e la sua giovane mamma (che Diritti Civili era riuscito il 21 dicembre 2012 a far scarcerare, dopo che il bambino aveva vissuto per oltre un mese in cella con la madre). “Le toccanti parole di Papa Francesco hanno emozionato e commosso i giovanissimi genitori(detenuti nel carcere di Castrovillari) e gli zii, Simona e Giuseppe Iannicelli e Roberto Pavone, del piccolo Cocò. Siamo grati al Santo Padre per quello che ha detto e fatto oggi. Non ce l’aspettavamo è stata una sorpresa, un regalo al nostro piccolo angelo Cocò, volato in Paradiso”. Mi hanno detto questo al telefono i familiari del piccolo Cocò, che ho sentito pochi minuti dopo l’Angelus del Papa”, afferma Corbelli. Il leader del Movimento Diritti Civili, venerdì pomeriggio si era recato nella casa famiglia che ospita le due sorelline, i tre cuginetti(figli di Simona Iannicelli, sorella di Antonia), i tre zii  del piccolo Cocò(la stessa Simona e il fratello minore Giuseppe, e Roberto Pavone, marito di Simona). Dopo l’incontro con gli zii e i bambini Corbelli vedrà adesso in carcere i genitori del piccolo Cocò. E’ stato autorizzato a incontrarli dal giudice di Catanzaro, con una ordinanza emessa ieri. “Le parole del Papa sul piccolo Cocò dimostrano quanto sia giusta e umana la iniziativa umanitaria di Diritti Civili per far ritornare dalle due sorelline la mamma del piccolo Cocò. La mamma e il papà del piccolo Cocò ringrazieranno il Santo Padre con una lettera che recapiterò in Vaticano”, ha detto Corbelli.

26 gennaio 2014

 

Cosenza: genitori del piccolo Coco' commossi da parole Papa

 
Cosenza, 26 gen. (Adnkronos) - Le parole del Papa hanno commosso Antonia Iannicelli e Nicola Campolongo, i genitori del piccolo Cocò, ucciso a tre anni e ritrovato bruciato insieme al nonno Giuseppe Iannicelli e alla sua compagna
marocchina domenica scorsa a Cassano all'Ionio. Hanno voluto ringraziare il pontefice attraverso Franco Corbelli, del movimento Diritti civili, che per un anno ha combattuto per aiutare il piccolo Cocò, riuscendo a fare scarcerare la sua giovane mamma nel dicembre 2012. La donna era poi stata riportata in carcere per avere violato il regime degli arresti domiciliari.

"Le toccanti parole di Papa Francesco -riferisce Corbelli- hanno emozionato e commosso i giovanissimi genitori (detenuti nel carcere di Castrovillari) e gli zii, Simona e Giuseppe Iannicelli e Roberto Pavone, del piccolo Cocò. Siamo grati al Santo Padre per quello che ha detto e fatto oggi. Non ce l'aspettavamo è stata una sorpresa, un regalo al nostro piccolo angelo Cocò, volato in Paradiso". Il leader del movimento Diritti civili ha sentito i familiari pochi minuti dopo l'Angelus del Papa. Venerdì pomeriggio Corbelli si è recato nella casa famiglia che ospita le due sorelline, i tre cuginetti (figli di Simona Iannicelli, sorella di Antonia), i tre zii del piccolo Cocò (la stessa Simona e il fratello minore Giuseppe, e Roberto Pavone, marito di Simona).

Dopo l'incontro con gli zii e i bambini Corbelli vedrà adesso in carcere i genitori del piccolo Cocò. E' stato autorizzato a incontrarli dal giudice di Catanzaro, con una ordinanza emessa ieri. "Le parole del Papa sul piccolo Cocò -aggiunge- dimostrano quanto sia giusta e umana la iniziativa umanitaria di Diritti civili per far ritornare dalle due sorelline la mamma del piccolo Cocò. La mamma e il papà del piccolo Cocò ringrazieranno il Santo Padre con una lettera che recapiterò in Vaticano".

 

 

CASSANO: CORBELLI INCONTRERA' LA MAMMA DEL PICCOLO COCO'

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANSA, 25 gennaio 2014. Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, continua ininterrottamente la sua iniziativa per far tornare la mamma del piccolo Cocò, ucciso

e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina, dalle due sorelline, ospitate insieme ai tre cuginetti e a due zii in una casa famiglia.   

Il leader di Diritti Civili è stato, con una ordinanza emessa oggi, autorizzato dai giudici di Catanzaro, a incontrare in carcere a Castrovillari i

genitori del piccolo Cocò. Domani sera intanto il programma Matrix (condotto da Luca Telese e in onda su Canale 5 alle 23) si occuperà,

con un reportage dell'inviato Francesco Fossa, del "piccolo Cocò e della sua mamma, di una tragedia che poteva e doveva essere evitata".

Prevista una intervista e un appello di Corbelli. (ANSA).

 

 

Comunicato Stampa Movimento diritti Civili

Corbelli ha incontrato i bambini di Antonia e Simona Iannicelli nella casa famiglia che li ospita

 

Cosenza

Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, che per un anno ha combattuto per aiutare il piccolo Cocò(il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina) e la sua giovane mamma (che Diritti Civili era riuscito il 21 dicembre 2012 a far scarcerare, dopo che il bambino aveva vissuto per oltre un mese in cella con la madre) si è recato, questo pomeriggio, nella casa famiglia che ospita le due sorelline, i tre cuginetti(figli di Siimona Iannicelli, sorella di Antonia), i due zii  del piccolo Cocò(la stessa Simona e il fratello minore Giuseppe). “Ho voluto incontrare subito questa sfortunata famiglia, abbracciare, fare un piccolo regalo e una promessa ai bambini: che li continuerò sempre ad aiutare, insieme ai loro genitori. Ne esco profondamente colpito e commosso. Quelle scene dei bambini tutti insieme aggrappati a Simona e a Roberto Pavone(marito di Simona), che non li lascia un istante, colpisce al cuore. Così come addolora terribilmente e provoca una grandissima rabbia pensare che manca solo il piccolo Cocò che poteva  e doveva invece stare con loro, con le sorelline e i cuginetti. Sono tutti insieme in questa bella e accogliente struttura protetta. Aspettano adesso che Cocò non c’è più, (“Cocò è in cielo con Gesù”, dicevano le due sorelline) l’arrivo della mamma. Vogliono la loro mamma. Ringrazio la suora responsabile della casa famiglia(un luogo ideale per accogliere questi bambini e i loro genitori) che mi ha consentito di poterli incontrare. Continuerò ad aiutare questi bambini, i genitori del piccolo Cocò  e la sua famiglia”.

24 gennaio 2014

 

 

Corpi carbonizzati: Corbelli, presto domiciliari a mamma bimbo

Leader Movimento Diritti Civili da tempo segue vicenda (ANSA) -

 

COSENZA, 23 GEN - "La mamma del piccolo Cocò, Antonia Iannicelli, potrebbe ottenere gli arresti domiciliari già forse nella giornata di domani per consentirle di raggiungere e unirsi alle sue due bambine che questo pomeriggio sono state trasferite insieme alla zia, Simona Iannicelli, ad un altro zio minore, e ai tre cuginetti, in una casa famiglia lontano da Cassano". Lo afferma il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che da tempo si sta occupando della vicenda. Corbelli ringrazia la suora responsabile della struttura protetta che ospita la famiglia Iannicelli, per aver dato la disponibilità ad accogliere anche la mamma del bambino ucciso. "Ho sentito - aggiunge - la suora responsabile della struttura protetta e le ho chiesto questa grande cortesia di ospitare anche la mamma del piccolo Cocò. Senza questa disponibilità della casa famiglia la concessione degli arresti domiciliari sarebbe più difficile. Per questo la ringrazio. Aspetto adesso che domani la Corte di Appello di Catanzaro adotti questo provvedimento. Si tratta di un atto di giustizia e umanità nei confronti di una giovanissima mamma, che vive nel dolore e nella disperazione dopo la barbara uccisione del suo bambino". (ANSA).

 

Corpi carbonizzati: in casa protetta sorelle bimbo ucciso 

Stesso provvedimento sarà adottato per quattro cugini 
 
(ANSA) - COSENZA, 22 GEN - Le due sorelle di Nicola, il bambino ucciso e bruciato con il nonno a Cassano allo Jonio, e quattro cugini saranno trasferiti, su disposizione del Tribunale dei Minori di Catanzaro, in una casa protetta lontano da Cassano allo Jonio. Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che stamani aveva chiesto di poter incontrare nel carcere di Castrovillari la madre del bimbo ucciso, Antonia Iannicelli ed il padre, Nicola Campolongo senior. (ANSA).
 
 
 
Corpi carbonizzati: Corbelli, mamma bimbo vada con figlie 
 
 
(ANSA) - COSENZA, 22 GEN - "Ho naturalmente grande rispetto della magistratura ma sta per verificarsi qualcosa che sta di nuovo buttando letteralmente nella disperazione la mamma e il papà del piccolo Cocò". Lo afferma il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, circa la notizia dell'allontanamento delle due sorelle e dei cugini del bambino ucciso a Cassano allo Jonio. "Chiedo alla giustizia di fermarsi, di valutare - aggiunge Corbelli - le conseguenze di questo provvedimento. Se si vogliono mandare le sorelline di Cocò e i suoi cuginetti in una casa protetta non si può negare alla mamma del bambino ucciso la possibilità e il diritto di stare con loro. E' una richiesta più che di giustizia di umanità. Per questo chiedo al giudice competente della Corte di Appello di Catanzaro di concedere almeno gli arresti domiciliari alla mamma del piccolo Cocò in modo che la stessa donna possa stare con le sue due bambine in questa casa protetta. Negare questo diritto significa condannare alla disperazione questa ragazza". "Confido nella sensibilità - conclude - e umanità del giudici di Catanzaro. Si autorizzi la mamma del piccolo Cocò a lasciare il carcere e andare con le sue due figliolette. Si scongiuri una nuova tragedia, prima che sia troppo tardi". (ANSA).

 

 

 

Corpi carbonizzati: mamma bimbo, hanno ucciso un angelo (ANSA) -

 

COSENZA, 21 GEN - "Perché lo hanno fatto? Perché hanno ucciso il mio Cocò che era angelo?". Sono queste le parole che continua a gridare nel carcere di Castrovillari Antonia Iannicelli, la mamma del piccolo Nicola Campolongo jr ucciso e bruciato a Cassano insieme con il nonno, Giuseppe Iannicelli, e alla compagna di quest'ultimo. La donna e il marito Nicola Campolongo hanno incontrato i loro familiari e le altre due figlie. A raccontare quanto successo in carcere è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. (ANSA).



 Cosenza: madre bambino ucciso disperata, voglio andare via da Cassano

Cosenza: madre bambino ucciso disperata, voglio andare via da Cassano

  
Cosenza, 21 gen. (Adnkronos) - La mamma e il padre del piccolo Cocò, il bambino di tre anni ucciso e bruciato a Cassano, sono disperati. Entrambi si trovano detenuti per reati di droga nel carcere di Castrovillari. Cocò era stato affidato al nonno Giuseppe Iannicelli, anche lui ucciso barbaramente, così come la sua compagna marocchina. A descrivere le strazianti scene all'interno del carcere è Franco Corbelli, il leader del movimento Diritti Civili che si era battuto per fare scarcerare Antonia Iannicelli. C'era riuscito nel dicembre 2012 dopo avere denunciato che il figlioletto, all'epoca di poco più di un anno, era praticamente detenuto insieme a lei ed era costretto a seguirla persino nella cella del tribunale durante le udienze del processo.



Corpi carbonizzati: in carcere il dolore dei genitori bimbo (ANSA) - CASTROVILLARI (COSENZA), 21 GEN - E' un dolore straziante quello di Antonia Iannicelli e di Nicola Campolongo, i genitori del piccolo Nicola jr di 3 anni ucciso e bruciato a Cassano allo Jonio insieme al nonno, Giuseppe Iannicelli, ed alla compagna di quest'ultimo. A raccontare le scene strazianti che si consumano in carcere è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. Nel carcere di Castrovillari, da giorni, ci sono scene di profondo doloro e di pianti continui. "E' una tragedia immane, un dolore infinito, che non si potrà - afferma Corbelli - mai dimenticare e cancellare. Bastava vedere oggi il padre del piccolo Nicola, la sua maschera di sofferenza, un ragazzo invecchiato di colpo che non riesce più a parlare. La giovanissima mamma del piccolo Cocò invece continua a piangere, a disperarsi, a chiedere perché gli hanno ucciso il suo bambino".(ANSA). Corpi carbonizzati: Diritti Civili,madre bimbo torni libera (ANSA) - COSENZA, 21 GEN - "Chiedo ai giudici della Corte d'appello di Catanzaro di accogliere l'istanza di scarcerazione presentata dai legali di Antonia Iannicelli". Lo afferma in una nota il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che da tempo si sta occupando della vicenda della madre del bambino di tre anni ucciso e bruciato a Cassano allo Jonio insieme al nonno ed alla convivente di quest'ultimo. "L'istanza è stata presentata il 9 gennaio scorso - ha aggiunto - e non capisco come mai i giudici non si sono ancora pronunciati. Antonia piange e chiede di poter ritornare subito a casa dalle sue altre due bambine. Ha detto che vuole andare via da Cassano, lontano da quella terra violenta, da quel luogo d'inferno che le ha distrutto la vita. Chiedo, per un fatto di giustizia e umanità, che la madre del piccolo Cocò venga mandata a casa, dove l'aspettano le altre due figlie di 4 e 5 anni. Chiedo che venga emesso quel provvedimento di scarcerazione che avrebbe dovuto già esserci quando per molti mesi Diritti Civili e gli avvocati della giovane donna hanno più volte chiesto". (ANSA).

 

CRONACA

Cosenza: madre bambino ucciso disperata, voglio andare via da Cassano

 

 
 
Cosenza, 21 gen. (Adnkronos) - La mamma e il padre del piccolo Cocò, il bambino di tre anni ucciso e bruciato a Cassano, sono disperati. Entrambi si trovano detenuti per reati di droga nel carcere di Castrovillari. Cocò era stato affidato al nonno Giuseppe Iannicelli, anche lui ucciso barbaramente, così come la sua compagna marocchina. A descrivere le strazianti scene all'interno del carcere è Franco Corbelli, il leader del movimento Diritti Civili che si era battuto per fare scarcerare Antonia Iannicelli. C'era riuscito nel dicembre 2012 dopo avere denunciato che il figlioletto, all'epoca di poco più di un anno, era praticamente detenuto insieme a lei ed era costretto a seguirla persino nella cella del tribunale durante le udienze del processo. Pochi mesi più tardi, tuttavia, la donna è stata arrestata nuovamente perché non aveva rispettato il regime degli arresti domiciliari, avendo portato Cocò e le altre due figlie in carcere per una visita al padre. "E' una tragedia immane, un dolore infinito, che non si potrà mai dimenticare e cancellare. Bastava vedere oggi il padre del piccolo Nicola, la sua maschera di sofferenza, un ragazzo invecchiato di colpo che non riesce più a parlare", racconta Corbelli. "La giovanissima mamma del piccolo Cocò invece continua a piangere, a disperarsi, a chiedere perché gli hanno ucciso il suo bambino. Perché lo hanno fatto? Perché mi hanno ucciso il mio Cocò? grida tra le lacrime e in preda alla disperazione assoluta". Corbelli ha raccolto le richieste disperate della giovane: "Antonia piange e chiede di poter ritornare subito a casa dalle sue due bambine. Vuole andare via, ha detto, da Cassano, lontano da questa terra violenta, da questo luogo d'inferno, che le ha distrutto la vita". L'istanza di scarcerazione di Antonia Iannicelli è stata presentata il 9 gennaio scorso e non c'è stata ancora la risposta della Corte d'Appello di Catanzaro. "Chiedo, per un fatto di giustizia e umanità -insiste il leader del Movimento Diritti Civili- che la madre del piccolo Cocò venga mandata a casa, dove l'aspettano le due sorelline di 4 e 5 anni. Chiedo che venga emesso quel provvedimento di scarcerazione che avrebbe dovuto già esserci quando per molti mesi Diritti Civili e gli avvocati della giovane donna hanno più volte chiesto. Questa ragazza ha pianto e lottato per poter uscire dal carcere e ritornare a casa dai suoi figlioletti".
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Corbelli chiede la immediata scarcerazione della giovane mamma del piccolo Cocò

 

Cosenza

Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, chiede la immediata scarcerazione di Maria Antonia Iannicelli, la giovane madre del piccolo Cocò, il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina. “Chiedo, per un fatto di giustizia e umanità, che la madre del piccolo Cocò, il bambino di 3 anni di Cassano, ucciso e bruciato insieme al nonno e ad una donna marocchina, venga immediatamente scarcerata e mandata casa, dove l’aspettano gli altri due figlioletti, due sorelline di 4 e 5 anni. Chiedo che venga emesso quel provvedimento di scarcerazione che avrebbe dovuto già esserci quando per molti mesi Diritti Civili e gli avvocati della giovane donna hanno più volte chiesto. Questa ragazza ha pianto e lottato per poter uscire dal carcere e ritornare a casa dai suoi figlioletti. Ricordo che la giovanissima mamma è stata riarrestata (e riportata nel carcere di Castrovillari, dove si trova dall’estate scorsa) solo perché aveva lasciato l’obbligo dei domiciliari per portare i suoi tre bambini(il piccolo Cocò e le due sorelline più grandi) a vedere il papà detenuto nel carcere di Castrovillari, che non vedevano da quasi due anni. Addirittura il piccolo Cocò il padre non l’aveva mai visto. Nel mese di luglio dello scorso anno(2013) questa ragazza (dopo che il 21 dicembre 2012, l’avevo fatta scarcerare e mandare ai domiciliari insieme al suo bambino, Cocò, che aveva vissuto con lei in cella, a Castrovillari, per un mese) mi ha scritto una drammatica lettera dal carcere per raccontarmi il suo dramma, la sua sofferenza, la sua disperazione per chiedermi di aiutarla e annunciando che preferiva morire piuttosto che stare in prigione, lontana dai suoi bambini. Oggi si può immaginare qual è il dolore atroce di questa giovanissima mamma. Tenerla ancora in carcere è non solo una ingiustizia ma una disumanità. Va per questo subito fatta uscire dal carcere di Castrovillari e rimandata a casa, dalle sue due bambine. Anche il padre del piccolo Cocò(detenuto a Catanzaro) va autorizzato a  recarsi a Cassano per dare l’ultimo saluto al suo sfortunato bambino. Chiedo semplicemente un atto di giustizia giusta e umana. Quella che, per oltre un anno, ho ripetutamente invocato per il piccolo Cocò e la sua giovane mamma”.

20 gennaio 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Il bambino ucciso e bruciato(il piccolo Cocò), insieme al nonno e a una donna marocchina, un anno fa, Diritti Civili lo aveva fatto scarcerare insieme alla sua giovanissima mamma detenuta. La battaglia di Diritti Civili(a cui avevano chiesto aiuto i genitori del bambino e il nonno, ucciso) va avanti da oltre un anno e continuava ancora oggi per far scarcerare di nuovo la giovane donna, nel frattempo riarrestata perché aveva portato il piccolo Cocò e gli altri due fratellini a vedere il papà detenuto nel carcere di Catanzaro! Il piccolo Cocò un anno fa era rimasto, al freddo, insieme alla madre detenuta, in una gabbia dell’aula bunker del tribunale di Castrovillari, per otto ore durante una udienza del processo!  

 

Cosenza

“Siamo alla barbarie. Si è superato ogni limite. Hanno ucciso e bruciato anche un bambino, il piccolo Nicola, detto Cocò, che io un anno fa ero riuscito a togliere e far uscire dal carcere di Castrovillari dove era rinchiuso insieme alla sua giovane mamma, detenuta. Chi ha commesso questa crudeltà non merita alcuna pietà”. A parlare è Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili che ricorda la sua lunga, ininterrotta battaglia (ricordata in tutte le sue tappe nel sito www.diritticivili.it) per aiutare e far scarcerare, un anno fa, alla vigilia di Natale, il piccolo Cocò e la sua giovanissima mamma detenuta, Antonia Maria Iannicelli, 23 anni. Battaglia che Corbelli continuava ancora oggi per far scarcerare nuovamente la madre del bambino che era stata nel frattempo poi riarrestata perché essendo ai domiciliari (e non avendo ottenuto l’autorizzazione dai giudici) aveva portato il piccolo Cocò e gli altri due fratellini a vedere il loro papà detenuto a Catanzaro, che non vedevano da oltre un anno. Per questo era finita di nuovo in carcere da diversi mesi. E il piccolo Cocò affidato al nonno Giuseppe, oggi barbaramente ucciso e bruciato insieme al nipotino e alla donna marocchina. Corbelli ha più volte in questi ultimi mesi chiesto di nuovo la scarcerazione di questa ragazza, ma le istanze sono state respinte. L’ultima domanda e è stata rigettata  pochi giorni fa. C’è oggi un ricorso pendente in cassazione. A Corbelli avevano scritto e chiesto aiuto sia la madre del bambino (detenuta a Castrovillari), sia il papà, recluso a Catanzaro e sia il nonno(Giuseppe Iannicelli, oggi ucciso insieme a nipotino e alla donna marocchina), che lo aveva telefonato. Quel bambino ucciso e bruciato era rimasto in carcere, a Castrovillari, per oltre un mese insieme alla madre reclusa. Il piccolo Cocò, aveva allora due anni. Corbelli aveva denunciato questa crudeltà e condotto una lunga battaglia, insieme agli avvocati della ragazza. Alcuni giorni prima della scarcerazione, il piccolo Cocò aveva vissuto un’altra grande ingiustizia e disumanità. Era rimasto per 8 ore al freddo chiuso nella gabbia dell’aula bunker del tribunale di Castrovillari insieme alla sua mamma, presente ad una udienza del processo che la vedeva imputata. Dopo questo gravissimo fatto, indegno di un paese civile Corbelli era letteralmente insorto e il 20 dicembre 2012 aveva denunciato questo caso del bambino in gabbia per otto ore e rivolto un nuovo accorato appello al giudice del tribunale di Castrovillari. Appello, questa volta, subito accolto e il giorno dopo, il 21 dicembre 2012, il piccolo Cocò e la sua giovane mamma avevano lasciato il carcere di Castrovillari per far ritorno a casa e trascorrere il Natale insieme agli altri fratellini. Poi il nuovo arresto della madre del piccolo Cocò e oggi il drammatico epilogo. “Ho fatto di tutto, ho lottato per un anno per aiutare e salvare questo bambino e la sua giovane mamma, che ero riuscito a far scarcerare un anno fa. Non sono poi riuscito a  far ottenere, dopo il nuovo arresto, almeno i domiciliari alla madre del piccolo Cocò, afferma Corbelli. Tutto quello che ho fatto purtroppo non è servito a niente. Ha prevalso la ferocia, la barbarie, la crudeltà che non si è fermata nemmeno di fronte ad un bambino, Cocò, un piccolo angelo, che il Signore oggi ha accolto in Paradiso”.

19 gennaio 2014

Nella pagina Ultimissime 2012 e 2013 tutti i nostri interventi su questo drammatico caso umano

 

 

Diritti Civili promuove campagna on line per chiedere liberazione marò

italiani  (Il comunicato e i particolari della iniziativa sono nella pagina Diritti Umani)

  

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Carceri. Corbelli esprime apprezzamento per intervento Napolitano (per detenuto, a Poggioreale, malato tumore, caso denunciato da Diritti Civili il 4 dicembre scorso) e chiede di “intervenire subito anche per nuovo caso di un recluso gravemente malato, diabetico, semicieco, con un arto imputato e costretto alla sedia a rotelle”.

 

 

Napoli

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 20 anni impegnato a denunciare il dramma delle carceri in Italia, esprime apprezzamento per l’intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha preannunciato la grazia per il detenuto Vincenzo Di Sarno, 35 anni, recluso a Poggioreale, affetto da tumore, operato due volte dimagrito di quasi 60 kg, un caso per il quale lo stesso Corbelli, il 4 dicembre scorso, e di nuovo ieri, prima della nota del Quirinale, aveva rivolto un appello al capo dello Stato. Corbelli oggi chiede che “si intervenga immediatamente, con la concessione degli arresti domiciliari, così come chiesto dai familiari, anche per un altro detenuto(A. R.), rinchiuso nel padiglione “San Paolo” dello stesso carcere napoletano, gravemente malato, diabetico, semicieco, con un arto imputato e costretto a vivere sulla sedia a rotelle. Si può lasciare in carcere, afferma Corbelli, un essere umano in queste condizioni: invalido, paraplegico, quasi completamente cieco, con un arto imputato, che si muove su una carrozzina? Quest’uomo deve essere subito scarcerato e mandato ai domiciliari, così come ha chiesto la figlia con una lettera al presidente Napolitano e al ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri. Sino a quando anche un solo detenuto gravemente malato   continuerà a restare in una cella l’Italia non potrà definirsi un paese civile! Ricordo (e documento sul nostro sito www.diritticivili.it) al presidente Napolitano e al ministro della Giustizia che 20 anni fa, nel 1994, il Movimento Diritti Civili denunciava (e manifestava, ripetutamente, a Napoli e a Roma, davanti alle sedi istituzionali, richiamando l’attenzione delle Istituzioni e di tutta la stampa nazionale e anche internazionale, ad iniziare dal New York Times, che il 28 febbraio 1995, intervistava Corbelli per le sue battaglie sul dramma delle carceri e dei reclusi malati e deceduti in prigione, in Italia) lo stesso dramma dei detenuti malati condannati a restare e, tante volte purtroppo, anche a morire in carcere, come nel caso recente del detenuto Federico Perna, lasciato morire in prigione, a Poggioreale. Sono passati 20 anni e purtroppo non è cambiato nulla: la disumanità dei reclusi malati, e, in tanti casi, moribondi, continua”.          

16 gennaio 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili 

Carceri. Corbelli al presidente Napolitano: “Concedere la grazia a detenuto malato di tumore, per evitare

una nuova tragedia”. Al Governo: “Affronti subito emergenza reclusi gravemente malati.

Drammatico problema irrisolto da 20 anni”.

Vincenzo Di Sarno 

Vincenzo di Sarno

Napoli

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 20 anni impegnato a denunciare il dramma delle carceri, dopo la drammatica lettera di un detenuto di Poggioreale, Vincenzo di Sarno, 35 anni, affetto da tumore, due volte operato e dimagrito di oltre 60 kg,  che ha scritto al presidente Giorgio Napolitano chiedendo di poter morire in cella, interviene  per ricordare che “Diritti Civili aveva sollevato questo caso umano il 4 dicembre scorso con un appello allo stesso Capo dello Stato a cui aveva chiesto di concedere la grazia a questo recluso gravemente malato (così come chiesto con una istanza dalla madre di Di Sarno) e per ribadire, oggi, la richiesta al presidente della Repubblica di accogliere questa disperata richiesta e concedere il provvedimento di clemenza a questo detenuto per evitare che una nuova tragedia si consumi dietro le sbarre del carcere napoletano, dopo quella di Federico Perna, lasciato morire in prigione nonostante le sue gravissime condizioni di salute, documentate da una drammatica foto di quest’uomo diffusa dalla sua famiglia, dopo il decesso”. Corbelli chiede inoltre al Governo di “affrontare e risolvere subito la prima vera drammatica emergenza delle carceri italiane: i detenuti gravemente malati che continuano a morire in cella. Questi reclusi che sono incompatibili con il regime carcerario vanno immediatamente scarcerati. Altri casi di detenuti gravemente malati, addirittura con arti imputatati, continuano ad essere denunciati. Questa non è giustizia, ma crudeltà! E’ una autentica barbarie, certamente è qualcosa che non è degna di un paese civile”! Il leader di Diritti Civili con una provocazione infine documenta (ampiamente e inequivocabilmente) sul sito del suo Movimento(www.diritticivili.it) come “il dramma del carcere di Poggioreale e in generale dei detenuti gravemente malati è lo stesso di 20 anni fa. Non è cambiato e non si è fatto nulla per 20 anni per affrontare questa emergenza, afferma Corbelli. Era infatti il 1994 quando Diritti Civili (inizialmente nato come Comitato difesa diritti detenuti) denunciava con le prime manifestazioni a Napoli il dramma dei i detenuti malati condannati a morire in carcere”.

15 gennaio 2014

 

 

La risposta del Quirinale

Napolitano: "Grazia veloce per Vincenzo Di Sarno. Il detenuto sta molto male, va seguito"

 
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso della visita ai detenuti del carcere di Poggioreale (Ansa)Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso della visita ai detenuti del carcere di Poggioreale (Ansa)
Nella pagina Giustizia i precedenti interventi su questi due casi di Poggioreale
 
 
 
 
Solidarietà: Corbelli, in attesa rimpatrio salma clochard
            
            (ANSA) - COSENZA, 24 GEN - Dopo oltre due mesi la salma del
clochard moldavo Giorgio Krudo trovato morto, 15 giorni dopo il
decesso, all'interno delle cupole geodetiche di Cosenza, è stata
tolta dalla cella frigorifera del cimitero di Cosenza e messa in
una bara in attesa di essere rimpatriata. Lo rende noto Franco
Corbelli del Movimento Diritti Civili.
   "Per circa 70 giorni - prosegue - è rimasta nella cella
frigorifera. Pochi giorni fa il dissequestro della salma da
parte della magistratura. Ci sono voluti una ininterrotta serie
di appelli e denunce di Diritti Civili perché finalmente ci si
accorgesse di quella salma dimenticata e abbandonata nella cella
frigorifera del cimitero. Sembra infatti la salma fosse stata
dimenticata. O meglio pare che si era convinti che fosse stata
dissequestrata. E invece di questo dissequestro nel
provvedimento della magistratura non ce n'era traccia. E' stato
emesso, dal pm competente, nei giorni scorsi, solo dopo la
ininterrotta campagna di Diritti Civili e la visita in Procura
di un responsabile del cimitero. L'autopsia era stata subito
disposta ed eseguita dopo il ritrovamento del corpo nelle cupole
geodetiche. Intanto dopo il dissequestro il comune di Cosenza ha
preso contatti con l'ambasciata della Moldavia in Italia per il
rimpatrio della salma". (ANSA).

A seguire tutti gli interventi di Diritti Civili su questa nostra iniziativa umanitaria
 
 
 

LE ULTIME BATTAGLIE (VINTE) DI DIRITTI CIVILI DI FINE ANNO(2013)

Le ultime due battaglie di civiltà e solidarietà. Entrambe portate in porto. Quella del

clochard romeno e quella della salma dell'immigrato moldavo dimenticata per oltre un

mese e mezzo, più di 50 giorni, nella cella frigorifera del cimitero di Cosenza (come

abbiamo ripetutamente denunciato)Vengono raccontate (come tutte le altre storie)

nelle pagine del nostro sito. Li anticipiamo e documentiamo con alcuni articoli di giornale.

 

LA TRISTE STORIA DEL CLOCHARD ROMENO, MALATO, SENZA UNA GAMBA, CHE

DORMIVA IN UN'AIUOLA! LO ABBIAMO AIUTATO E GLI ABBIAMO REGALATO UNA

PROTESI PER CONSENTIRGLI UNA VITA UN PO' PIU' DIGNITOSA

Il Quotidiano della Calabria, 11 novembre 2013

 

 L'Ora della Calabria, 9 novembre 2013

 

 

 La Gazzetta del Sud, 13 novembre 2013

 

  

  Il Quotidiano della Calabria, 22 novembre 2013                      L'Ora della Calabria, 23 novembre 2013 

 

 La Gazzetta del Sud, 23 novembre 2013 

 

 L'Ora della Calabria, 15 dicembre 2013

  

 Il Quotidiano della Calabria, 22 dicembre 2013                                                     L'Ora della Calabria, 22 dicembre 2013

La Gazzetta del Sud, 23 dicembre 2013

 

 

LA TRISTE STORIA DI UN ALTRO POVERO CLOCHARD, LA CUI SALMA E' RIMASTA

PER OLTRE UN MESE E MEZZO DIMENTICATA NELLA CELLA FRIGORIFERA DEL

CIMITERO DI COSENZA!

 L'Ora della Calabria, 27 novembre 2013

 

La Gazzetta del Sud, 29 novembre 2013

Il Quotidiano della Calabria, 4 dicembre 2013

L'Ora della Calabria, 4 dicembre 2013

 

  

 L'Ora della Calabria, 14 dicembre 2013

 

Il Quotidiano della Calabria, 24 dicembre 2013

 

 L'Ora della Calabria, 27 dicembre 2013

 

 

 La Gazzetta del Sud, 27 dicembre 2013

 

 

 L'ORA DELLA CALABRIA, 25 gennaio 2014

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Solidarietà. Continua l’altra battaglia di Diritti Civili per rimpatrio e sepoltura salma

moldavo, da oltre 50 giorni dimenticata e abbandonata (ancora senza un nome ufficiale)

nella cella frigorifera del cimitero di Cosenza. Una vergogna ancora più grave del

caso dei migranti di Lampedusa!

 

Cosenza

Continua, da oltre un mese e mezzo, l’altra battaglia di civiltà e solidarietà del Movimento Diritti Civili per la sepoltura e il rimpatrio della salma del clochard moldavo, trovato morto (15 giorni dopo il suo decesso) all’interno delle cupole geodetiche di Cosenza. Da oltre 50 giorni, la salma di questo immigrato (da tutti indicato come il cittadino moldavo, Giorgio Krudo, 43 anni), resta senza un nome (registrato come ancora persona sconosciuta) nella cella frigorifera del cimitero comunale. Non si può procedere né alla sepoltura provvisoria nel camposanto bruzio, né al rimpatrio della salma per essere tumulata nel suo paese. Perché non è stata ancora fatta nessuna comunicazione ufficiale al cimitero comunale sull’identità certa della persona deceduta nelle cupole e soprattutto per la mancanza dei  fondi necessari a coprire le spese del trasporto . Per questi motivi la salma continua a rimanere dimenticata e abbandonata nella camera mortuaria del cimitero di Cosenza”. A denunciare, nuovamente, questo caso che definisce “un fatto grave e triste, non degno di una paese civile e di una città solidale, accogliente e ospitale come Cosenza”, è il leader del Movimento Diritti Civili che dal momento del ritrovamento del cadavere di quest’uomo sta conducendo una ininterrotta battaglia per far rimpatriare la salma. Corbelli oggi, dopo aver ancora una volta parlato al telefono con gli addetti del cimitero comunale, rivolge un appello al prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao, “massimo rappresentante dello stato nella città e provincia di Cosenza”, chiedendogli di “intervenire subito per porre fine alla disumanità di quella salma dimenticata e abbandonata nella camera mortuaria del cimitero. Un appello viene rivolto anche alla chiesa e all'arcivescovo di Cosenza, monsignor Salvatore Nunnari. "Chiedo al prefetto di Cosenza di intervenire per far dare una identità a quella vittima e procedere alla sua tumulazione. Al prefetto di Cosenza e, quindi attraverso di lui, allo stato italiano pongo questa domanda: si può continuare ad ignorare che da oramai più di 50 giorni la salma di un essere umano povero e sfortunato giace nella cella frigorifera del cimitero? Può un paese civile consentire una simile disumanità? Tutti in Italia (e non solo) si sono giustamente e prontamente indignati per il trattamento vergognoso, mentre venivano lavati e disinfestati, riservato ai migranti nel centro di accoglienza di Lampedusa(anche Diritti Civili ha per questo subito protestato), a Cosenza sta accadendo qualcosa di più grave e disumano: la salma di uno di questi immigrati da 50 giorni è ancora senza un nome ufficiale, abbandonata e dimenticata nel cimitero comunale. E nessuno per questo si indigna! Diritti Civili è lasciato da solo (con il sostegno come al solito soltanto della stampa calabrese) a condurre anche questa nuova battaglia di civiltà. Una cosa è certa: queste storie di povertà, emarginazione, sfortuna e destino crudele mi colpiscono profondamente, per questo non mi fermerò sino a quando quella salma non avrà un nome, una lapide e una degna sepoltura. Così come ho fatto in questi anni per tanti altri immigrati deceduti tragicamente le cui salme sono state fatte rimpatriare, grazie all’intervento e anche, in diversi casi, all’aiuto economico di Diritti Civili. La prima volta 12 anni fa, per una donna curda morta nella stiva di una nave a Crotone. L’ultimo caso nel settembre scorso, quando, insieme al comune di Brancaleone, Diritti Civili ha sostenuto le spese per far rimpatriare la salma della povera e sfortunata badante ucraina, Tatyana, barbaramente uccisa, da un giovane nomade, nella cittadina della Locride. Negli anni scorsi Diritti Civili, con l’aiuto di Padre Fedele, era intervenuto (anche economicamente) per far rimpatriare le salme di altri due poverissimi immigrati morti in Calabria, uno (un commerciante marocchino) in un incidente, a Luzzi, e l’altro(un giovane rumeno) per annegamento a Paola. La salma del povero moldavo, invece, è passato anche il Natale ed è ancora lì, in una cella frigorifera del cimitero. Farò di tutto (se necessario anche con una clamorosa iniziativa di protesta in questi giorni di festa) perché almeno dopo morto ci sia rispetto per questo povero e sfortunato immigrato. Chiedo che questo immigrato venga sepolto degnamente nel cimitero bruzio. E abbia una sua lapide che lo ricordi e che Diritti Civili si farà carico di far realizzare e offrire. Ribadisco infine, nuovamente, la mia disponibilità a contribuire alle spese per il rimpatrio della salma dell’immigrato”.

4 gennaio 2014 e (e altro,precedente, ultimo appello) 26 dicembre 2013  

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Solidarietà. Il regalo di Natale di Diritti Civili. E' stata impiantata la protesi (al posto

della gamba che ha perso per una malattia)al clochard romeno,  l’unico ad essere

scampato al rogo, avvenuto il 2 marzo di quest’anno, in un rudere di via 24 Maggio, a

Cosenza, che viveva in un'aiuola e da un mese è ospitato all'Oasi Francescana. 

   

Il clochard romeno (senza una gamba) mentre

chiede l'elemosina in Corso Mazzini a Cosenza

 

Cosenza

Il clochard romeno, Gheorghita  Tanase (l’unico ad essere scampato al rogo, avvenuto il 2 marzo di quest’anno, in un rudere di via 24 Maggio), malato, senza una gamba, cammina appoggiandosi sulle stampelle, che viveva in’aiuola, sotto un albero, a Viale Mancini, che chiede l’elemosina  durante il giorno nel centro della città, da oltre un mese ospite dell’Oasi Francescana, ha visto esaudito il suo desiderio: avere una protesi al posto della gamba che ha perso per una malattia. Ieri pomeriggio, infatti, gli è stata impiantata la protesi. A fargli questo regalo di Natale, così come gli aveva promesso un mese fa quando lo aveva incontrato e iniziato ad aiutarlo, è stato il leader del Movimento Diritti Civili, che insieme alla protesi  gli ha dato anche un nuovo contributo economico e gli anche comprato e regalato una paio di scarpe perché il clochard non aveva neppure quelle. Dopo averlo aiutato e incontrato un mese fa, il leader di Diritti Civili, gli aveva promesso che avrebbe fatto l’impossibile per esaudire questo suo desiderio: la protesi. Ieri sera ha mantenuto la sua promessa con la consegna della protesi, un paio di scarpe e un nuovo contributo economico. Tanase, quando sono arrivati il tecnico e il titolare della ditta di Castrolibero, non era in camera all’Oasi, ma davanti alla villetta comunale a chiedere l’elemosina. Il leader di Diritti Civili e i responsabili della ditta sono andati a prenderlo e lo hanno riportato all’Oasi dove è stata impiantata la protesi. “Ringrazio la ditta di Castrolibero e l’Oasi Francescana. Quando, un mese fa, sono andato a trovarlo all’Oasi e a portargli un mio (primo) contributo economico, il signor Tanasi, la cui condizione di povertà, invalidità e sofferenza mi aveva profondamente colpito, mi aveva detto che sognava di poter avere una protesi al posto della gamba che non c’è più, che ha perso per il diabete, afferma il leader di Diritti Civili. Gli avevo promesso che avrei fatto di tutto, l’impossibile, per esaudire questo suo desiderio di avere la protesi per ridare un po’ di serenità a questo povero e sfortunato romeno.  Cosa che grazie a Dio ho potuto fare. Ieri, prima di Natale, la protesi gli è stata impiantata. E’ il più bel regalo di Natale che si potesse fare a questo uomo così sfortunato. Sono contento di averlo potuto aiutare. Da oltre 30 anni aiuto gli immigrati e le persone povere ed emarginate. Continuerò sempre a farlo”.

21 dicembre 2013 

 

 

 

Calcioscommesse: Corbelli,vita Gattuso lontana da scandali
          
       

(ANSA) - CORIGLIANO CALABRO (COSENZA), 18 DIC - Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, in una nota, difende
Rino Gattuso che definisce "un simbolo del riscatto della Calabria, un grande campione dentro e fuori i campi di calcio".
  "Una persona generosa - aggiunge - che aiuta chi ha bisogno, che non può essere neppure lontanamente associata agli scandali
e alle combine delle partite di calcio perché questo mondo corrotto è esattamente agli antipodi della storia e della vita
del grande calciatore calabrese. L'appello che rivolgo a tutti è di non rovinare l'immagine di un campione vero, un simbolo per
tanti bambini e ragazzi".
   "Gattuso - conclude Corbelli - grazie ai suoi successi nel calcio è riuscito a fare molto per la nostra regione. Oggi sono
dalla parte di Gattuso, senza alcuna esitazione, orgoglioso anzi di questo nostro corregionale, campione di calcio e di
generosità".(ANSA).




Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Migranti. Immagini shock Lampedusa. Corbelli, dopo apertura inchiesta Procura

Agrigento,  “Punire i responsabili di questi veri e propri atti contro l’umanità,

quella più povera, indifesa e sofferente”

  

Roma

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 20 anni impegnato a difendere i diritti dei migranti e aver in questi anni aiutato e, spesso, salvato decine e decine di poveri immigrati(casi tutti ricordati e documentati nel sito www.diritticivili.it), manifesta tutto il suo “sdegno per il trattamento disumano riservato ai migranti nel centro di accoglienza di Lampedusa, come documentato dalle immagini televisive del Tg2”, chiede che “venga fatta subito giustizia per quanto accaduto, apprezza a questo proposito l’immediata apertura di una inchiesta da parte della competente Procura della Repubblica di Agrigento”, presenta un esposto  e preannuncia che “, al processo, Diritti Civili si costituirà parte civile contro i responsabili di questi veri e propri atti contro l’umanità”.  “Chi come Diritti Civili da oltre 20 anni è impegnato a difendere i diritti di questi migranti non può non inorridire e indignarsi di fronte allo spettacolo disumano di questi immigrati trattati come bestie. Quanto accaduto getta ombre inquietanti su questi centri di accoglienza. Bisogna per questo fare subito chiarezza e giustizia su questo gravissimo episodio. Vedere se è un fatto circoscritto e isolato o se per caso è la regola anche in altri centri di accoglienza. Bisogna difendere i diritti e la dignità di questi migranti, che sono delle persone, degli essere umani, poveri e sfortunati. Ma non per questo, per la loro condizione di povertà e di stranieri, devono vedersi i loro diritti più elementari calpestati in modo così brutale.  Quelle immagini shock danneggiano purtroppo anche l’intera comunità di Lampedusa che meritatamente era stata appena pochi mesi fa, subito dopo la tragedia, nell’ottobre scorso, delle centinaia di migranti morti nel mare di Sicilia, proposta per il premio Nobel per la Pace e la Solidarietà. Anche per questo, per salvaguardare il nome, l’immagine, la storia, la credibilità della piccola isola che bisogna subito fare chiarezza su questo bruttissimo episodio. E’ importante per questo che la Procura della Repubblica di Agrigento abbia subito aperto una inchiesta sul gravissimo episodio e accerti e persegua i responsabili di eventuali ipotesi di reato. Diritti Civili presenterà un suo esposto e si costituirà parte civile contro gli autori di questi veri e propri atti contro l’umanità, quella più povera, debole, indifesa e sofferente”.   

18 dicembre 2013

 

 

DRAMMA CARCERI. DIRITTI CIVILI: "SCARCERARE MALATI GRAVI". APPELLO AL GOVERNO

(la notizia delle Agenzie di stampa, sul nostro comunicato, nella pagina Politica)

 

   

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Solidarietà. Prima di Natale(già nella prossima settimana) avrà la protesi il clochard

romeno Gheorghita Tanase(gravemente malato e senza una gamba, l’unico ad essere

scampato al tragico rogo del 2 marzo in via 24 Maggio), che dormiva in un’aiuola e

che da un mese è ospite all’Oasi Francescana di Cosenza. L’intervento e il regalo di

Diritti Civili

   

Il clochard romeno, Gheorghita  Tanase, malato, senza una gamba, cammina appoggiandosi sulle stampelle, che viveva in’aiuola, sotto un albero, a Viale Mancini, che chiede l’elemosina  durante il giorno nel centro della città, che da un mese è ospite dell’Oasi Francescana, vedrà esaudito il suo desiderio: avere una protesi al posto della gamba che  ha perso per una malattia. A regalargli la protesi sarà il leader del Movimento Diritti Civili che dopo averlo aiutato e incontrato una ventina di giorni fa gli aveva promesso che avrebbe fatto l’impossibile per esaudire questo suo desiderio: la protesi.  Corbelli, già il giorno dopo averlo incontrato, il 21 novembre scorso, ha  fatto  incontrare, all’Oasi, il titolare della ditta di Castrolibero, che realizza le protesi, con il signor Tanase, per effettuare le misurazioni  necessarie per la costruzione della protesi.  In questi giorni lo stesso Corbelli ha più volte telefonato alla ditta di Castrolibero per informarsi ed ha appreso che erano stati ordinati i pezzi per la protesi e si era in attesa del loro arrivo, per poterla impiantare. Il leader di Diritti Civili ha quindi nei giorni scorsi chiamato l’Oasi Francescana per comunicare queste notizie. Si è dunque in attesa che la ditta di Castrolibero una volta arrivati i pezzi proceda ad impiantare la protesi al signor Tanase. Quasi certamente questo avverrà prima di Natale e questo sarà il più bel regalo che possa ricevere questo povero e sfortunato immigrato. Oggi stesso (sabato)ho di nuovo sentito al telefono il titolare della ditta che mi ha confermato che i pezzi dovrebbero arrivare lunedì e in settimana si dovrebbe così procedere ad impiantare la protesi all’immigrato al posto della gamba che ha perso. Corbelli ha anche un mese fa, in occasione dell’arrivo del signor Tanase all’Oasi, dato un suo contributo economico al clochard romeno e ha lasciato il suo numero di telefonino al direttore dell’Oasi, Perri, per essere contattato per qualsiasi necessità riguardo al signor Tanase.  Anche per altri problemi di salute di quest’uomo, dei quali comunque si occuperà direttamente l’Oasi Francescana(ha detto il direttore Perri a Corbelli). Il leader di Diritti Civili, che ha subito preso particolarmente a cuore questo caso umano e quello dell’altro clochard che dormiva su una panchina davanti all’ospedale civile di Cosenza, era intervenuto un mese fa per questi due casi umani, per aiutare questi due poveri e sfortunati immigrati e aveva rivolto un appello al sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, senza avere alcuna risposta. Il responsabile di Diritti Civili si era detto “molto colpito da questi due drammatici casi, dalle disumane condizioni nelle quali erano costretti a sopravvivere questi due clochard”, aveva subito promosso una iniziativa umanitaria per aiutarli.  Andando a portare un contributo economico al clochard che dormiva sulla panchina dell’Annunziata e un altro contributo all’immigrato romeno senza una gamba, Tanase, e impegnandosi subito per fargli avere a quest’ultimo, anche quella protesi che quest’uomo desiderava. Una protesi che regalerà il responsabile di Diritti Civili.  “Mi ha molto colpito in particolare il dramma del clochard romeno, Tanasi, da 15 anni in Italia, l’unico ad essere scampato al rogo, avvenuto il 2 marzo di quest’anno, in un rudere di via 24 Maggio, gravemente malato, senza una gamba( che gli ha portato via il diabete), cammina appoggiandosi ad un paio di stampelle.  Quando, un mese fa, sono andato a trovarlo all’Oasi e a portargli un mio (primo) contributo economico mi aveva detto che sognava di poter avere una protesi al posto della gamba che non c’è più, che ha perso per il diabete. Gli avevo promesso che avrei fatto di tutto, l’impossibile, per esaudire questo suo desiderio di avere la protesi per ridare un po’ di serenità a questo povero e sfortunato romeno.  Cosa che ho subito fatto. Prima di Natale la protesi (che gli regalerò personalmente) sarà pronta e gli sarà impiantata. E’ il più bel regalo di Natale che si possa fare a questo uomo così sfortunato”. 

 

14 dicembre 2013

 

 

 

La denuncia di Diritti Civili: "Cadavere trovato alle cupole geodetiche di Cosenza, dopo

quasi un mese ancora in cella frigorifera al cimitero"

 

COSENZA - AGI, 11 dicembre. E' trascorso quasi un mese e ancora la salma del clochard, l'immigrato moldavo Giorgio Krudo, 43 anni, è nella cella frigorifera del cimitero di Cosenza. Il cadavere dell'uomo era stato trovato dopo circa 15 giorni dal decesso all'interno delle cupole geodetiche di Cosenza, e anche se viene chiamato Giorgio Krudo, resta senza un nome ed è ancora registrato come persona sconosciuta. Non si può procedere nè alla sepoltura provvisoria nel camposanto bruzio, nè al rimpatrio della salma per essere sepolta nel suo paese in quanto non sarebbe stata fatta nessuna comunicazione ufficiale al cimitero comunale sull'identità certa della persona deceduta nelle cupole. L'altro problema però è soprattutto la mancanza dei fondi necessari per coprire le spese del trasporto. Per questi motivi la salma continua a rimanere dimenticata e abbandonata nella camera mortuaria del cimitero di Cosenza. A denunciare, dopo aver parlato oggi al telefono con il responsabile del cimitero, quello che definisce "un fatto grave e triste, non degno di una paese civile e di una città solidale, accogliente e ospitale come Cosenza" è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che dal momento del ritrovamento del cadavere di quest'uomo sta conducendo una battaglia per far rimpatriare la salma. Così come, lo stesso responsabile di Diritti Civili, ha fatto in questi anni per tanti altri immigrati deceduti tragicamente le cui salme sono state fatte rimpatriare. "Ancora una volta mi tocca denunciare un dramma di questi invisibili, i veri poveri, i cosiddetti ultimi, che si vedono i loro diritti calpestati anche dopo che sono morti e le cui storie di miseria e disperazione mi colpiscono profondamente. Purtroppo combatto quasi da solo, soltanto Padre Fedele, che ringrazio, ancora una volta si e' offerto di aiutarmi. Il comune di Cosenza e il sindaco Occhiuto invece continuano a tacere, anche di fronte ad una simile tragedia umana, impegnati come sono ad accendere le luci natalizie sull'altra città, quella scintillante e festosa, ignorando quella della povertà e della sofferenza. Chiedo che venga subito comunicata al responsabile del cimitero la identità del clochard morto nelle cupole in modo che si possa almeno e provvisoriamente seppellirlo a Cosenza, in attesa poi di poterlo rimpatriare". "Chiedo - sottolinea Corbelli - che almeno prima di Natale questo immigrato povero e sfortunato possa essere sepolto e avere una lapide che lo ricordi. Lapide che mi preoccuperò personalmente di far realizzare e offrire. Spero che almeno questo mi venga consentito di poterlo farlo. Ad un altro immigrato, un rumeno, il signor Tanasi, che ho tolto dalla strada (dormiva, senza una gamba, sotto un albero, in viale Mancini) e fatto ritornare e ospitare all'Oasi Francescana, sto per regalare una protesi al posto della gamba, che ha perso per una malattia, a questo altro povero e ancora più sfortunato clochard morto nelle cupole per la sua povertà, voglio prima di Natale almeno fargli dare una sepoltura e una lapide".(AGI)

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili al commissario comune Rende, Valiante. “Fermi smantellamento sociale.

Rende è la città della solidarietà. E’ la città che da 12 anni ospita gratuitamente i due

fratellini serbi non vedenti, Marko e Branko, una delle più belle pagine di solidarietà

scritte da Diritti Civili nei suoi oltre 30 anni di storia. I due fratellini ciechi rischiano

adesso di essere messi in mezzo ad una strada”!

 

 

29 giugno 2001. Diritti Civili toglie dalla tenda vergogna alle porte di Cosenza i due fratellini non vedenti, Marko e Branko, e li porta, insieme alla loro famiglia, a Rende, dove vengono accolti dall'allora sindaco Sandro Principe nella casa messa a loro disposizione gratuitamente dal comune. Da 12 anni sono li. Nell'altra foto(a colore) Marko e Branko, 9 anni dopo(nel 2010), vengono accompagnati da Corbelli in ospedale per una visita di controllo(questa storia è nella pagina Diritti Civili Global)  

    

 

Rende(Cs)

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un appello al commissario prefettizio del comune di Rende, Maurizio Valiante, chiedendogli di fermare quello che definisce “lo smantellamento dello stato sociale in una città simbolo della Calabria, per la buona amministrazione, per la cultura e la solidarietà”. Corbelli mentre esprime grande rispetto per il ruolo e l’operato del commissario si dice “sorpreso e incredulo per alcuni provvedimenti che per sanare debiti strutturali di bilancio e per far cassa vanno a colpire lo stato sociale e le fasce più povere della popolazione e rischia adesso di mettere in mezzo ad una strada anche i due fratellini serbi non vedenti, Marko e Branko, che il comune rendese, dopo la lunga, ininterrotta battaglia di Diritti Civili per questi bambini, ospita gratuitamente da 12 anni”. Corbelli contesta nello specifico “l’aumento vertiginoso dei ticket mensa nelle scuole e per il trasporto degli alunni, oggetto nelle scorse settimane di vibrate proteste da parte dei genitori che a stento in molti casi riescono ad arrivare alla fine del mese e che certamente non sono in grado di sostenere questi rincari. Per non parlare delle strutture sportive, abbandonate a se stesse ed in preda all’incuria, e di quelle culturali, ormai vuote e sminuite nel ruolo di accoglienza  perché si pretende di far cassa anche attraverso il loro utilizzo da parte di associazioni, spesso onlus,  e che comunque svolgono un’attività sociale nella comunità. Basti pensare che se oggi una associazione anche umanitaria volesse utilizzare la sala del Museo del Presente(in passato sempre concessa gratuitamente) per una iniziativa benefica dovrebbe pagare 600-700 euro. Menzione a parte merita, poi, il centro di accoglienza per anziani per il quale è stato introdotto un regolamento che statuisce il pagamento di una retta da parte degli ospiti. Uomini e donne che hanno lavorato una vita e che oggi vivono di una pensione, che si aggira, spesso, intorno ai 400 euro. Vorrei dire al commissario Valiante che non condivido questi provvedimenti amministrativi che penalizzano fortemente insieme alla città di Rende le fasce più disagiate della popolazione. Gli chiedo di fermare questo smantellamento dello stato sociale. Ho per molti mesi combattuto (e vinto), spesso quasi in perfetta solitudine, una difficile battaglia per difendere l’onore, il prestigio, la correttezza amministrativa, la legalità la storia antimafia di Rende rispetto a  chi aveva ipotizzato il condizionamento mafioso del comune (una grave ferita questa inferta alla città e alla sua comunità). Oggi continuo a  difendere questo comune, la sua buona amministrazione e soprattutto il suo impegno nel sociale e per la solidarietà. Ricordo al commissario Valiante che difendo così tenacemente Rende perché questa è la città che mi ha consentito di scrivere una delle più belle pagine (forse in assoluto la più bella e significativa, quella a cui sono più legato) di solidarietà delle mille battaglie che ho condotto in oltre 30 anni: da 12 anni Rende ospita gratuitamente, in un alloggio di proprietà comunale, due fratellini serbi non vedenti, Marko e Branko, che nel giugno del 2001 ho tolto da una tenda-vergogna, alle porte di Cosenza, dietro la stazione ferroviaria, dove erano nati e vissuti per 4 anni e che da allora, dopo averli più volte fatti operare a Bologna, continuo ad aiutare, a far restare in Italia, a far studiare, a curare e seguire. Rende, con l’allora sindaco Sandro Principe, li ha accolti (era lì il primo cittadino quel giorno ad aspettarci, era il 29 giugno 2001) e da allora li ospita gratuitamente(con tutta  la loro famiglia) e li aiuta. Si può pensare adesso per far cassa di mettere in mezzo ad una strada anche i due fratellini non vedenti e la loro famiglia?  Commissario Valiante  eviti che accada una cosa del genere. Sarebbe una cosa mostruosa, una disumanità!  Rende è invece esempio di grande umanità e solidarietà. E’ una città orgoglio di una intera regione. Difenda questa storia, questa tradizione, questa buona amministrazione. Lo faccia per i rendesi e per quei due fratellini non vedenti che a Rende hanno trovato quel rispetto e quella solidarietà che li sta aiutando a vivere, la loro grave e crudele invalidità fisica, dignitosamente”. 

 8 dicembre 2013

 

Nuovo intervento su dramma carceri, detenuto in fin di vita a Poggioreale. Appello a Napolitano (sotto la notizia Ansa e nella pagina Giustizia il comunicato di Diritti Civili)

 

Carcere di Poggioreale

 

Carceri, Corbelli chiede la grazia per un detenuto malato terminale      
 
CATANZARO. ANSA, 4 dicembre. Franco Corbelli, del movimento Diritti civili, si rivolge al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per chiedergli di “accogliere la richiesta di grazia presentata dalla madre di Vincenzo Di Sarno, un detenuto di 35 anni moribondo recluso nel carcere di Poggioreale”. Di Sarno, spiega Corbelli, è affetto da un tumore al midollo spinale e ha perso 60 kg. “Attualmente - afferma - è ridotto come uno scheletro e si sta lentamente spegnendo in una cella. Chiedo al Capo dello Stato di concedergli la grazia prima che sia troppo tardi. Non si aspetti che si consumi una nuova tragedia nel carcere napoletano. Intervenire dopo non serve”. “Se il Presidente della Repubblica denuncia il dramma delle carceri con riferimento soprattutto ai tanti senza volto, i sepolti vivi delle prigioni - prosegue il fondatore di Diritti civili -, è il caso allora che intervenga anche per questa persona in fin di vita, accogliendo la domanda di grazia presentata dalla madre e scongiurando così un’altra morte atroce e assurda”(ANSA).

  

Le ultime notizie

Carceri: Corbelli (Diritti civili), detenuto moribondo a Poggioreale

   Quest'uomo(la foto è stata diffusa dalla sua famiglia), ridotto in questo modo, è stato lasciato morire in carcere a Poggioreale!
 
 
Roma, 30 nov. (Adnkronos) - "Un altro gravissimo caso si sta consumando nello stesso istituto di pena napoletano" dopo la morte nel carcere di Poggioreale di un detenuto gravemente malato, "quello di un uomo affetto da un tumore al midollo spinale che ha perso 60 chili e che è ridotto a uno scheletro, che si sta lentamente spegnendo in una cella". Lo scrive in una nota Franco Corbelli, di Diritti civili. Corbelli auspica che "su queste tragedie e ingiustizie faccia sentire la sua voce anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Chiedo al ministro Cancellieri un suo immediato intervento per questo nuovo, drammatico caso, di un detenuto malato di tumore che sta morendo in carcere. Le chiedo di intervenire prima e non dopo la morte del detenuto. Faccia tutto quello che è nei suoi poteri -conclude- per porre fine a questa altra ingiustizia e disumanità".
(30 novembre 2013 ore 19.16)
 
 
 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili “Rimpatriare salma povero e sfortunato immigrato moldavo, trovato cadavere

nelle cupole a Cosenza 15 giorni dopo il suo decesso”. Appello al sindaco Occhiuto: “Il

comune si faccia carico delle spese. Diritti Civili pronto a dare un suo contributo"

 

   

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili chiede che “venga rimpatriata la salma del povero e  sfortunato cittadino moldavo, Giorgio Krudo, 43 anni, morto all’interno delle cupole geodetiche a Cosenza e il cui cadavere è stato ritrovato, domenica 17 novembre, dopo 15 giorni dal decesso”. L’esponente di Diritti Civili(rimasto colpito da questa storia di miseria e sofferenza, era subito intervenuto dopo questa nuova tragedia dell’immigrazione e della povertà, promettendo che avrebbe aiutato anche i familiari di questo immigrato) chiede che “sia il comune di Cosenza a farsi carico delle spese” e si dice “anche pronto a contribuire personalmente, così come ha fatto, in passato, per altri immigrati deceduti tragicamente,  come nell’ultimo caso, nel settembre scorso, per far riportare nel suo paese la salma della giovane badante ucraina, Tatyana, barbaramente assassinata e bruciata a Brancaleone(Rc). In questa occasione a sostenere  le spese per il rimpatrio della salma di Tatyana(3000 euro complessive) sona stati il comune di Brancaleone e Corbelli. Oggi il leader di Diritti Civili chiede al sindaco Occhiuto di” fare come ha fatto il sindaco di Brancaleone. Se lo ha potuto fare un piccolo comune può e deve farlo, a maggior ragione, un comune capoluogo di provincia.  Sono passati dieci giorni dal ritrovamento del cadavere dello sfortunato cittadino moldavo e non si è saputo più nulla su questo povero immigrato.  In attesa che la magistratura faccia luce sulle cause del decesso, che sembrano comunque dovute alla povertà e al freddo, chiedo di sapere dove si trova attualmente il cadavere di quest’uomo(se all’obitorio dell’ospedale civile, al cimitero). Chiedo di sapere se sono stati avviati, da parte del comune, i contatti con l’ambasciata del paese di questo immigrato per il rimpatrio del feretro. Chiedo che non cali il silenzio su questo caso. Quest’uomo ha diritto di essere sepolto nel suo paese. Chiedo che almeno questo diritto, dopo morto, venga ora rispettato, visto che quand’era in vita i suoi diritti sono stati calpestati. La miseria, l’indifferenza  e un destino crudele  lo hanno strappato alla vita a 43 anni. Chiedo che una volta completate le indagini  della magistratura e ultimata l’autopsia la salma di questo uomo possa far ritorno nel suo paese, per una degna sepoltura. Per questo mi rivolgo al sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto. Faccia come ha fatto il suo collega di Brancaleone per la povera Tatyana.  Personalmente sono pronto anche per questo immigrato a contribuire alle spese per il rimpatrio del feretro. Così come ho fatto nel settembre scorso per la badante ucraina e negli anni passati per diversi altri casi: “ricordo il marocchino morto in un incidente a Luzzi, la cui salma è rimasta per oltre un mese nell’obitorio dell’Annunziata di Cosenza, perché mancavano i soldi per pagare le spese per il rimpatrio del feretro,  e  il giovane rumeno, annegato nel mare Tirreno, il cui cadavere è rimasto per diverse settimane nell’obitorio dell’ospedale di Cetraro”. Corbelli rinnova infine l’invito al sindaco di Cosenza a “fare subito un censimento su questi invisibili, che vivono nella città bruzia, e predisponga per loro una soluzione dignitosa e umana, per evitare nuove tragedie soprattutto adesso che è iniziato l’inverno. Aiutiamo questi essere umani poveri, sfortunati e sofferenti, i veri ultimi ed emarginati della società. Un paese e una città civile, solidale, ospitale, come Cosenza, hanno il dovere di farlo, di aiutarli”.

27 novembre 2013

 Nuovo intervento di Diritti Civili su questo caso umano in data 3 dicembre.

 

 

DIRITTI CIVILI REGALA UNA PROTESI AL CLOCHARD ROMENO, GHEORGHITA

TANASE, MALATO, E SENZA UNA GAMBA (in questa e nella pagina Iniziative)

  

 

APPELLO : AIUTIAMO LE FILIPPINE (Nella pagina Iniziative)

 

   

Trovato cadavere a Cosenza(nelle cupole), Corbelli: “Una nuova tragedia

degli invisibili”. L'impegno di Diritti Civili per questi poveri immigrati.

                                                      

 

     
COSENZA. ANSA, 18 Nov. “La morte del povero immigrato, scoperto dopo 15 giorni nelle cupole, è una vergogna e una sconfitta per tutta la città di Cosenza”. Lo afferma il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, circa il ritrovamento ieri a Cosenza del cadavere di un cittadino moldavo. “Il comune, anziché facili promesse, faccia subito - aggiunge - un censimento su questi invisibili e predisponga per loro una soluzione dignitosa e umana, per evitare nuove tragedie soprattutto adesso che è iniziato l’inverno. Aiuteremo i familiari di questo clochard, come abbiamo fatto per tantissimi altri poveri immigrati, vivi e morti”. “A marzo - prosegue - la tragedia del rogo nel rudere di via 24 Maggio, con la morte di tre poveri cittadini immigrati, nei giorni scorsi la triste storia dell’unico scampato al rogo, il clochard romeno Gheoges Tanasi, che vive senza una gamba, che dormiva in un’aiuola in viale Mancini (e che da una settimana è adesso ospite dell’Oasi Francescana, che ringrazio, che mi tiene informato sulle condizioni di questo immigrato) e di un altro invisibile senza nome che dorme su una panchina davanti all’ospedale civile dell’Annunziata. Mi sono personalmente occupato di questi due casi umani, sono andato ad incontrarli entrambi e a portare loro un primo aiuto economico. Ho fatto quello che dovrebbero fare le istituzioni e che invece non fanno”(ANSA).

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Solidarietà. Il  clochard (gravemente malato e senza una gamba, l’unico ad essere

scampato al tragico rogo del 2 marzo in via 24 Maggio), che dormiva in un’aiuola,

accolto all’Oasi Francescana di Cosenza. La soddisfazione, gioia e commozione di

Corbelli (che ringrazia l’Oasi e la stampa calabrese) che lo ha incontrato e ha

promesso che continuerà ad aiutarlo. L’immigrato ha un sogno che ha confidato al

leader di Diritti Civili: avere una protesi al posto della gamba che ha perso.  

 

Il clochard romeno, Gheoges  Tanasi, malato, senza una gamba, non vivrà più in’aiuola, sotto un albero, a Viale Mancini, da lunedì sera è ospite dell’Oasi Francescana.  Soddisfazione, gioia e commozione viene espressa dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che da alcuni giorni, aveva preso particolarmente a cuore questo caso umano e quello dell’altro clochard che dorme su una panchina davanti all’ospedale civile di Cosenza. Corbelli, che si era detto “molto colpito da questi due drammatici casi, dalle disumane condizioni nelle quali erano costretti a sopravvivere questi due poveri e sfortunati immigrati”, aveva subito promosso una iniziativa umanitaria per aiutarli, rivolgendo anche un appello al sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, rimasto questo purtroppo senza risposta per una settimana”. “Il clochard romeno, Tanasi, l’unico ad essere scampato al rogo, avvenuto il 2 marzo di quest’anno, in un rudere di via 24 Maggio, gravemente malato, senza una gamba( che gli ha portato via il diabete), cammina appoggiandosi ad un paio di stampelle, non dormirà più nell’aiuola di viale Mancini, sotto un albero, da lunedì sera è, di nuovo, infatti, ospite dell’Oasi Francescana. Lunedì dopo aver sentito al telefono i volontari dell’Oasi, sono andato a trovarlo e a portargli un mio (primo) contributo economico. Lo farò di nuovo prima di Natale e ogni volta che ne avrà bisogno. Glielo ho promesso. Il regalo più bello che mi ha chiesto e  che sogna di poter avere una protesi al posto della gamba che non c’è più, che ha perso per la malattia. Farò di tutto, l’impossibile, per esaudire questo suo desiderio di avere la protesi per ridare un po’ di serenità a questo povero e sfortunato romeno. Nel vederlo all’Oasi, dopo che l’ho cercato per giorni, a Viale Mancini, mi sono commosso.  Tanasi è il volto della sofferenza, della povertà, della sfortuna. Vedendolo in quel modo, senza una gamba, camminare con le stampelle mi chiedevo come abbia potuto per mesi dormire in un’aiuola sotto un albero, come soprattutto avrebbe potuto restare lì adesso che sta arrivando l’inverno, che è iniziato a piovere, a far freddo.  E’ qualcosa di disumano, di atroce. Una vergogna e una disumanità. Per questo avevo subito preso a cuore questo caso umano, così come quell’altro clochard che vive su una panchina all’ingresso dell’ospedale dell’ Annunziata. Avevo per questo rivolto anche un appello al sindaco di Cosenza, rimasto per quasi una settimana  senza risposta. Giovedì sera sono andato a portare un primo aiuto economico  al povero che dorme sulla panchina davanti all’ospedale, lunedì  finalmente ho potuto invece far ritornare e incontrare all’Oasi Francescana il romeno invalido. Ho lasciato l’Oasi felice sapendo che quel povero e sfortunato romeno a partire da ieri sera non avrebbe più dormito sotto un albero, ma in una comoda, accogliente, pulita stanza della struttura francescana.  Sono particolarmente contento di averlo aiutato, continuerò a farlo. Gli porterò oltre ad altri soldi anche dei vestiti. Ringrazio l’Oasi Francescana che l’ha riaccolto, così come la stampa calabrese che anche in questa nuova iniziativa umanitaria è stata come al solito attenta, sensibile e di grande aiuto al Movimento Diritti Civili”.

 

13 novembre 2013

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Dopo due anni di detenzione lascia il carcere di Opera e va ai domiciliari, per

gravi motivi di salute, l’avvocato calabrese Vincenzo Minasi. La lunga

battaglia e la grande soddisfazione di Corbelli: “Un atto di giustizia giusta e

umana. Minasi, plurinfartuato, rischiava di morire in prigione” 

Reggio Calabria

Dopo quasi due anni di detenzione lascia, per gravi motivi di salute, il carcere e va ai domiciliari l’avvocato calabrese Vincenzo Minasi. Il Tribunale del Riesame di Milano, dopo l’ultima perizia fatta eseguire il 24 ottobre scorso, ha disposto gli arresti domiciliari per l’avvocato Minasi (arrestato nell’ambito dell’operazione “Infinito” dalla Dda di Milano e condannato in primo grado a 4 anni e 4 mesi di reclusione), detenuto da quasi due anni(dal 30 novembre 2011), nel carcere di Opera, gravemente malato, plurinfartuato, costretto a prendere 18 pillole al giorno, che rischiava di morire in prigione. A dare la notizia è il leader del Movimento Diritti civili, Franco Corbelli, da oltre un mese impegnato in “questa iniziativa umanitaria, per la scarcerazione del professionista calabrese, prima che fosse troppo tardi”. Corbelli è stato informato questo pomeriggio dalla moglie di Minasi, che lo ha ringraziato con parole commosse per quanto ha fatto per aiutare suo marito “nel momento più difficile e drammatico della sua vita”. Corbelli esprime “grande soddisfazione” per quello che giudica un “atto di giustizia giusta e umana, ancora una volta emesso dai giudici del Tribunale di Milano, ai quali va il mio apprezzamento. Sono contento che i miei ripetuti appelli e le istanze degli avvocati siano stati accolti. Così come era stato anche per le altre iniziative umanitarie che avevo portato avanti nei mesi scorsi per altri imputati (e arrestati nell’ambito della stessa operazione “Infinito” della Dda di Milano) anche loro tutti gravemente malati, ai quali avevo chiesto venissero concessi(come poi è stato fatto) i domiciliari: l’ex consigliere regionale calabrese del Pdl Franco Morelli, l’imprenditore reggino Domenico Gattuso, il medico calabrese Vincenzo Giglio. Minasi, che sta per lasciare il carcere di Opera per trasferirsi, già a partire da questa sera, in provincia di Como, dove risiede con la sua famiglia, prosegue Corbelli, era gravemente malato e i suoi familiari temevano per la sua vita. Per questo avevano chiesto l’intervento di Diritti Civili. Ricordo che Minasi nel 2004 ha subito un delicato intervento chirurgico al cervello per la rimozione di un aneurisma cerebrale; nel 2005 è stato colpito da un infarto. Qualche mese prima dell’arresto, nel luglio del 2011, è stato colpito da un altro infarto che ha necessitato un intervento chirurgico con angioplastica. Dopo quest’intervento, eseguito all’ospedale San Raffaele di Milano, il cardiochirurgo aveva prescritto una serie di esami e una terapia che l’arresto ha interrotto. Le sue condizioni erano per questo assolutamente incompatibili con il regime carcerario. La situazione nelle ultime settimane si era ulteriormente aggravata e si temeva fortemente per la vita del professionista calabrese, che aveva ormai smesso di sperare e di lottare, aspettava solo di morire in cella, come mi avevano scritto, angosciati, i familiari. Per questo Diritti Civili aveva fortemente insistito, con una serie di appelli, l’ultimo il 22 ottobre scorso, per la scarcerazione o i domiciliari per Minasi, prima che fosse troppo tardi”.

9 novembre 2013

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Iniziativa Umanitaria di Diritti Civili per “aiutare i due clochard (uno gravemente

malato, scampato al tragico rogo del 2 marzo scorso in un rudere di via 24 Maggio)

che dormono in un’aiuola e su una panchina a Cosenza. Una vergogna e una 

disumanità da cancellare. Un nostro contributo economico per questi due

poveri e sfortunati immigrati”.

Cosenza

Il leader del Movimento Diritti Civili promuove una iniziativa umanitaria per aiutare i due clochard che dormono ogni notte in un’aiuola di viale Mancini e su una panchina davanti all’ospedale Annunziata, due storie drammatiche di povertà e solitudine. Corbelli si è detto “molto colpito da questi due casi, dalle disumane condizioni nelle quali sono costretti a cercare di sopravvivere questi due poveri sfortunati immigrati. Il primo, il romeno, Gheoges Tanasi, l’unico ad essere scampato al rogo, avvenuto il 2 marzo di quest’anno, in un rudere di via 24 Maggio, è gravemente malato, il diabete gli ha portato via una gamba e le punte delle dita. Dell’altro non si conosce neanche l’identità: è un senza nome. Non si può far finta di nulla, chiudere gli occhi davanti a questi dramma. Un Paese civile, una città solidale, accogliente, ospitale  come Cosenza non può restare indifferente di fronte a queste tragedie umane, a queste vittime della povertà e di un destino crudele. Chiedo al sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, di intervenire immediatamente, così come del resto aveva promesso di fare all’indomani del tragico incendio in via 24 maggio. Si trovi una soluzione dignitosa per queste due povere e sfortunate persone. Mi rendo conto, afferma Corbelli, che sono tante le situazioni di disagio che vivono numerose famiglie, anche cosentine, ma questi due casi, in particolare quella del romeno malato,  sono particolarmente gravi e drammatiche. Si può lasciare dormire in una aiuola, sotto un albero, un uomo gravemente malato, con una gamba portata via dal diabete? E’ non solo una grande ingiustizia, una vergogna, una disumanità, è qualcosa di atroce! Giovedì sera sono andato a far visita e portare un mio (primo) personale aiuto economico a questi due poveri immigrati(ho trovato solo uno dei due, il clochard che dorme sulla panchina dell’Annunziata, l’altro, il romeno, non sono riuscito a trovarlo; sono ritornato anche ieri sera, venerdì, ma non l’ho di nuovo trovato;  ritornerò nuovamente questa sera in viale Mancini, spero di trovarlo per dargli un mio primo contributo economico), perché possano almeno acquistare qualcosa da mangiare. E lo farò di nuovo anche prima di Natale. Un  contributo per testimoniargli tutta la mia solidarietà e la mia vicinanza, così come faccio da 30 anni per aiutare tanta povera gente. Non ho naturalmente purtroppo la possibilità di dare una sistemazione abitativa a questi due clochard, una soluzione dignitosa al loro drammatico problema. Per questo chiedo di farlo al comune di Cosenza. Il sindaco  cancelli subito questa disumanità, aiuti e faccia rispettare i diritti e la dignità umana di questi due poveri e sfortunati immigrati”.

9 novembre 2013

 

 

Corbelli, felice, annuncia:“I sei bambini siriani (tre dei quali fratellini), scampati

a ultimo naufragio, nel mare di Sicilia, non sono più orfani. Individuati i loro

genitori, si troverebbero a Malta. Diritti Civili, che aveva promosso

iniziativa umanitaria per aiutarli, aveva trovato tre famiglie calabresi pronte ad

accoglierli e adottarli”.

(a seguire, il comunicato di Diritti Civili con l'annuncio e gli articoli de La Repubblica e del Quotidiano che

riprendono la notizia)

 

 “Un grande miracolo si è avverato : i sei bambini siriani salvati nel corso dell’ultimo naufragio nel mare di Sicilia e ospitati in un orfanotrofio di Menfi, nella Valle del Belice, in provincia di Agrigento, non sarebbero più dei piccoli orfani. I loro genitori infatti sarebbero stati tutti individuati. Si troverebbero a Malta”. A parlare e dare la bellissima notizia è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che da diversi giorni aveva promosso una iniziativa umanitaria per aiutare questi sei bambini siriani (tre dei quali sono fratellini), miracolosamente scampati all’ultimo drammatico naufragio nel mare di Sicilia. Corbelli aveva trovato tre famiglie(due di Cosenza e una del vibonese) che si erano dette pronte ad accogliere e adottare i sei bambini. Nei giorni scorsi il leader di Diritti Civili aveva contattato il responsabile della struttura di accoglienza di Menfi, aveva chiesto notizie dei bambini, annunciato la disponibilità delle tre famiglie calabresi ad adottarli e si era detto pronto ad aiutarli, personalmente, anche economicamente. “Oggi ho richiamato in Sicilia per avere notizie dei bambini e ho appreso la bellissima notizia che mi ha reso felice, afferma Corbelli. I sei bambini siriani non sono più dei piccoli orfani, perché sarebbero stati individuati i loro genitori , scampati anche loro al drammatico naufragio. Sarebbero tutti a Malta. Si aspetta adesso che avvenga il riconoscimento ufficiale, da parte di questi genitori siriani dei loro bambini. Sono felice di aver appreso e di poter dare oggi questa notizia. La vicenda di questi sei bambini siriani che piangevano e chiedevano dei loro genitori, in particolare dei tre fratellini che si tenevano per mano e non si lasciavano un istante, mi aveva particolarmente colpito(come tutti del resto) per questo mi ero subito attivato per aiutarli. Sono 30 anni che aiuto tantissima povera gente e molti immigrati, tanti sono i migranti che ho salvato in questi anni. Temevo che spenti i riflettori mediatici restasse il dramma di questi bambini migranti rimasti orfani, che sarebbero stati dimenticati in qualche orfanotrofio, perché una burocrazia  assurda impedisce di darli subito in affidamento alle tante famiglie che ne fanno richiesta. Un problema questo che, al di là del positivo esito della vicenda dei sei piccoli siriani, resta per tutti gli altri bambini migranti orfani(purtroppo riconosciuti tali, dopo gli accurati accertamenti). Per questo chiedo anche in questa occasione che si superino le lungaggini burocratiche e si diano subito in affidamento i bambini migranti rimasti orfani, non appena viene accertato ufficialmente la scomparsa dei loro genitori”.

26 ottobre 2013

LA REPUBBLICA, 27 ottobre 2013

IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 27 ottobre 2013 

 

 

Immigrati, “Diritti Civili”: “Agevolare  adozioni dei bambini” iniziativa umanitaria

per aiutare sei piccoli orfani siriani
  

 AGI 19/10/2013.

 Iniziativa umanitaria del  Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per aiutare sei bambini siriani orfani(tre dei quali sono fratellini), scampati all’ultimo drammatico naufragio nel mare di Sicilia e ospitati nell’orfanotrofio di Menfi, nella Valle del Belice, in provincia di Agrigento. “Spenti i riflettori mediatici - dice Corbelli - resta il dramma dei bambini migranti rimasti orfani, che saranno dimenticati in qualche orfanotrofio e che una burocrazia assurda impedisce di dare subito in affidamento alle tante famiglie che ne hanno già fatto richiesta. È il caso dei sei bambini siriani orfani, tre dei quali fratellini, miracolosamente scampati all’ultimo drammatico naufragio nel mare di Sicilia e ospitati nell’orfanotrofio di Menfi, nella Valle del Belice, in provincia di Agrigento. Questa dei sei bambini siriani - racconta Corbelli - è una storia drammatica, tristissima e commovente, in particolare quella dei tre fratellini, che si tengono per mano e non si lasciano un istante. È qualcosa che spezza il cuore. Non si può restare insensibili e immobili. Bisogna fare qualcosa per aiutare questi bambini, per salvarli, per dare loro subito una famiglia. Quei sei bambini siriani, salvati dal naufragio, sono l’emblema del dramma dell’immigrazione, degli sbarchi tragici. Sono rimasti soli, orfani, piangono e chiedono dei loro genitori. Per aiutare questi bambini e dare loro subito una famiglia, chiedo che vengano superati gli intoppi e le lungaggini burocratiche e si dia il via libera all’immediato affidamento e all’adozione di questi piccoli, per evitare che questi bimbi diventino dei fantasmi”. Il movimento Diritti Civili, spiega Corbelli, ha trovato chi è pronto ad accoglierli. Ho contattato e ho avuto la immediata disponibilità - continua Corbelli - di due famiglie calabresi che si sono dette pronte ad accogliere e adottare questi bambini orfani. Un gesto di solidarietà e di amore verso questi bimbi poveri e sfortunati, che non devono essere dimenticati e Diritti Civili farà di tutto perchè questo non accada, adesso che finirà l’attenzione mediatica sul dramma dei migranti”.
  
    

 

 

CIMITERO DEI MIGRANTI. APPELLO CORBELLI AL PAPA

 ANSA 17 OTTOBRE 2013

Franco Corbelli, il leader del movimento dei Diritti civili, qualche giorno fa lanciò un accorato appello per chiedere la realizzazione di un cimitero in Calabria o in Sicilia, per tutte le vittime delle stragi degli sbarchi, in particolare per tutti quelli che hanno perso la vita nei giorni scorsi nella tragedia di Lampedusa. Corbelli sostiene che il suo appello è stato, però, ignorato dai media, ad eccezione di qualcuno, e da tutti quelli a cui lo aveva rivolto. Il leader del movimento dei Diritti civili, ha deciso di lanciare oggi un nuovo appello alla Chiesa pontificia: “C’è un piccolo Comune del Cosentino, Aprigliano, che si è lodevolmente offerto di accogliere nel proprio cimitero dieci vittime di questa strage. Perché non possiamo costruire un cimitero per tutti i migranti che hanno perso la vita in mare e ricordarli, anche se non si riesce a dare loro, un nome ed un volto?

 

 

Corbelli: “Bisogna realizzare un cimitero per i migranti”

AGI 15 Ottobre

I

lI leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo la nuova strage di migranti nel mare di Lampedusa , chiede aiuto alla Chiesa e rivolge per questo un "accorato appello a Papa Francesco auspicando un suo autorevole intervento a sostegno di quella che definisce una iniziativa di grande civiltà solidarietà e umanità, degna di un Paese civile e cattolico: la realizzazione in Calabria o in Sicilia del cimitero dei migranti, dove seppellire tutti i morti delle tragedie degli sbarchi".

Corbelli, da moltissimi anni impegnato in favore dell'accoglienza e dell'integrazione per gli immigrati che giungono in Italia, ha lanciato questa proposta subito dopo la immane tragedia di Lampedusa rivolgendo un appello alla regione Calabria. "Purtroppo il mio appello - dice - é stato ignorato dalle Istituzioni e anche dai media, tranne qualche eccezione. Per questo oggi, afferma Corbelli, mi rivolgo alla Chiesa e al Pontefice, chiedendo di aiutarmi a realizzare il cimitero dei migranti. Oggi il problema dei migranti morti, che, come ha denunciato il sindaco di Lampedusa, non si sa piu' dove seppellire, e' una emergenza che deve essere affrontata rispettando queste povere e sfortunate persone che, fuggendo da guerre, miseria e persecuzioni, arrivano nel nostro paese e trovano la morte. Chiedo che almeno dopo morti vengano rispettati i diritti di questa povera gente di avere una degna sepoltura in un loro cimitero, dove i loro cari possano un giorno andare a trovarli, a portare un fiore, a piangere e pregare per loro".

"Questi essere umani - dice ancora Corbelli - invece anche dopo morti si vedono i loro diritti calpestati, perché vengono di fatto cancellati, restano senza un nome e senza un volto, le loro salme seppellite e disperse nei cimiteri siciliani e calabresi. Oggi un comune del cosentino, Aprigliano, si é lodevolmente offerto di accogliere nel proprio cimitero le salme di dieci migranti. Perché allora non costruire un cimitero dove seppellire tutti i migranti morti negli sbarchi, per conservare un ricordo, anche se non si riesce a dare a loro un nome e un volto? Basta solo non disperdere quelle salme di migranti (in tanti sconosciuti cimiteri) e seppellirle tutte invece in un loro cimitero. Chiedo a Papa Francesco, che sono certo condivide e apprezza questa iniziativa - sottolinea Corbelli - di rivolgere un appello, domani, nel corso dell'Angelus, alle Istituzioni italiane perché realizzano questo cimitero dei migranti in un comune calabrese o siciliano. Basta una sua parola perché questa iniziativa umanitaria si realizzi e non venga invece ignorata. Il Papa é vicino ai migranti, l'ha dimostrato andando a Lampedusa, regalando oggi schede telefoniche ai superstiti. Aiuti il Movimento Diritti Civili per realizzare qualcosa di ancora più importante, umano e cristiano: il cimitero dei migranti, dei senza volto e senza nome, così come si é fatto per i cimiteri di guerra, dopo la seconda guerra mondiale per seppellire gli eroici soldati americani che sono morti per liberare l'Italia dal nazifascismo". (AGI)

 

 
 
 

Tatyana è stata riportata nel suo Paese. Comune Brancaleone e Corbelli hanno

pagato spese trasporto salma. La telefonata oggi a Diritti Civili della signora

dove la giovane donna ucraina lavorava come badante

 
 

Brancaleone(Reggio Calabria). AGI, 11 Ottobre. La salma di Tatyana Huropyatnyk, la giovane badante ucraina, uccisa e bruciata a Brancaleone il 16 settembre scorso, è stata rimpatriata . Il feretro è partito  alla volta dell'Ucraina, dopo che sono stati espletati, nei giorni scorsi, tutti gli adempimenti burocratici ed e' arrivata l'autorizzazione della magistratura. A sostenere le spese (3mila euro) per il rientro nel suo paese della salma di Tatyana sono stati il comune di Brancaleone(che ha stanziato 2600 euro di soldi pubblici) e il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che ha dato un suo personale contributo di 400 euro.Lo rende noto, con un comunicato, lo stesso Corbelli, che ricorda di essersi subito dopo il terribile fatto di sangue immediatamente attivato per aiutare questa povera e sfortunata giovane donna ucraina, contattando telefonicamente prima una parrocchia di Brancaleone e poi direttamente il sindaco di Brancaleone, Francesco Moio, per avere gli estremi del conto corrente dove poter versare il suo contributo. "Non appena - afferma Corbelli - , ho avuto dal sindaco le coordinate bancarie ho subito provveduto ad effettuare, attraverso la mia banca, un bonifico di 400 euro a favore della parrocchia di Brancaleone Marina per l'iniziativa di raccolta fondi promossa da don Angelo Battaglia che il sindaco ha ritenuto piu' che congruo e sufficiente.Lo stesso sindaco Moio ha ricordato pubblicamente in occasione della fiaccolata, che si e' svolta a Brancaleone, questo mio aiuto e contributo per Tatyana. Questo pomeriggio - prosegue Corbelli - ho ricevuto una telefonata che mi ha commosso. Era la signora di Brancaleone dove lavorava Tatyana come badante che mi ha chiamato per ringraziarmi e per dirmi che domani Tatyana sarà riportata nel suo paese. Sono orgoglioso di utilizzare in questo modo, da 30 anni, il mio modesto stipendio di docente - continua Corbelli - Per finanziare tutte le mie battaglie civili e di giustizia e le innumerevoli iniziative di solidarieta' e campagne umanitarie.In passato avevo pagato le spese per il ritorno in patria delle salme di altri immigrati morti in Calabria in circostanze tragiche. Per le mie iniziative civili e umanitarie non ho mai chiesto, ne' ottenuto, in 30 anni, una sola lira-euro di finanziamento ne' pubblico, ne' privato. E quando sono stato eletto consigliere provinciale di Cosenza - conclude - ho utilizzato i soldi dei gettoni di presenza per finanziare decine e decine di iniziative di solidarieta'". (AGI)


 
 
Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Appello Diritti Civili ai giudici milanesi “Concedere domiciliari all’avvocato

Vincenzo Minasi, prima che sia troppo tardi. E’ detenuto da quasi due

anni, è gravemente malato, plurinfartuato e rischia di morire in carcere”.

Drammatica lettera della moglie di Minasi a Corbelli
 

Reggio Calabria

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, rivolge un ''appello ai giudici del Tribunale di Milano perché vengano concessi gli arresti domiciliari, per dargli la possibilità di potersi curare in una struttura sanitaria adeguata prima che sia troppo tardi, all’avvocato calabrese Vincenzo Minasi, gravemente malato, plurinfartuato, che rischia di morire in prigione, arrestato nell’ambito dell’operazione “Infinito” dalla Dda di Milano, detenuto nel carcere di Opera dal 30 novembre 2011 e condannato in primo grado a 4 anni e 4 mesi di reclusione. ''. Corbelli interviene dopo aver ricevuto oggi, dalla provincia di Como, una drammatica lettera della moglie dell’avvocato Minasi, Alba Della Rocca, nella quale la donna, con parole accorate, disperate e dignitose, descrive il dramma che sta vivendo suo marito ed esprime la paura che possa morire in cella, da un momento all’altro. “Più che un detenuto in attesa di giudizio, scrive la donna, mio marito è un detenuto in attesa della morte! Rivolgo, prosegue la missiva, il mio accorato appello alla sua persona, dott. Corbelli, che, da tempo, con molteplici interventi, dimostra attenzione e sensibilità verso i problemi delle carceri italiane e della popolazione detenuta. Confido nella sua sensibilità e capacità, invoco un suo intervento, quale autorevole sostenitore dei diritti civili e politici dei cittadini, auspicando che mio marito non abbia a morire da detenuto. Mi aiuti, prima che sia troppo tardi, perché noi familiari temiamo fortemente e seriamente che possa morire in carcere”. “Minasi nel 2004 ha subito un delicato intervento chirurgico al cervello per la rimozione di un aneurisma cerebrale; nel 2005 è stato colpito da un infarto. Qualche mese prima dell’arresto, nel luglio del 2011, è stato colpito da un altro infarto che ha necessitato un intervento chirurgico con angioplastica. Dopo quest’intervento, eseguito all’ospedale San Raffaele di Milano, il cardiochirurgo aveva prescritto una serie di esami e una terapia che l’arresto ha interrotto. In carcere infatti Minasi ha dovuto aspettare mesi prima di essere visitato da un cardiologo. Dal momento dell’arresto per lui è iniziato un vero e proprio calvario. Tutte le consulenze mediche effettuate hanno certificato l’assoluta incompatibilità con il regime carcerario. Purtroppo però Minasi continua, oramai da quasi due anni, a restare ancora in carcere, continua Corbelli. Mi scrive nella lettera la moglie che “suo marito è convinto che non uscirà più vivo dalla prigione. Aspetta solo la morte che arriverà di qui a breve”. Questo quanto è scritto nella missiva pervenutami oggi. Senza naturalmente entrare nel merito della vicenda processuale, che non conosco, rivolgo ancora una volta un appello ai giudici del Tribunale di Milano perché concedano gli arresti domiciliari all’avvocato Minasi, per potersi curare adeguatamente. Devo onestamente ricordare che per gli altri tre casi (il consigliere regionale Franco Morelli, l’imprenditore Domenico Gattuso e il medico Vincenzo Giglio, tutti gravemente malati e arrestati anche loro nell’ambito della stessa operazione “Infinito”) per i quali Diritti Civili si è molto battuto, con lunghe battaglie, i giudici milanesi hanno accolto i nostri appelli e per tutti e tre hanno disposto i domiciliari per motivi di salute. Auspichiamo che anche per l’avvocato Minasi ci sia un identico provvedimento di giustizia giusta e umana”.

 

8 ottobre 2013

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 Arresto giornalista Gangemi. Corbelli chiede, così come è avvenuto per il caso Sallusti,

l’intervento del presidente Napolitano

 

Reggio Calabria

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene, con una nota, dopo l’arresto dell’anziano giornalista reggino, Francesco Gangemi, 79 anni, da ieri recluso nel carcere di Reggio per scontare una condanna, divenuta esecutiva, a due anni di reclusione, per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Corbelli, dopo aver ribadito “il rispetto che si deve a tutte le sentenze, anche quando queste non si condividono e si ritengono non giuste”, ricorda il caso simile dell’anziano giornalista campano Stefano Surace, arrestato (nel 2000) e tenuto in carcere per due anni, per scontare una condanna per diffamazione per alcuni articoli scritti dallo stesso 40 anni prima (tra il 1963 e il 1973) e fatto scarcerare (il 17 agosto 2002) dopo una lunga battaglia (iniziata il 26 maggio del 2002) dello stesso leader di Diritti Civili che raccolse, con una straordinaria campagna di mobilitazione on line, oltre 1000 firme da quasi tutte le regioni italiane. Corbelli chiede che “sia il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a risolvere questo caso del giornalista Gangemi così come ha giustamente fatto recentemente per il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, commutando la pena detentiva in pecuniaria. Il presidente Napolitano sono certo, afferma Corbelli, che avrà la stessa attenzione e adotterà l’identico provvedimento utilizzato per evitare il carcere al direttore del Giornale. Una cosa è certa: un giornalista non si dovrebbe mai arrestare per un reato di diffamazione. E’ una aberrazione legislativa e giuridica che il Parlamento, con una apposita legge, ha il dovere di cancellare. Se poi il giornalista è anziano, ha quasi 80 anni, ed è malato, come nel caso di Gangemi, non lo si può tenere in carcere neppure per un giorno. Per un fatto non solo di giustizia e di incompatibilità con il regime carcerario, ma di umanità”.

 

6 ottobre 2013

 

 

Giustizia giusta e umana. Vinta un’altra importante battaglia

(La notizia Ansa nella pagina Giustizia)

 

 

 

Naufragio:Diritti civili, fare in Calabria cimitero migranti

 

                        (ANSA) - CATANZARO, 3 OTT - Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili, rivolge un appello a tutti i sindaci della

Calabria (tranne uno) per realizzare nella regione un cimitero per i migranti morti durante gli sbarchi.

   Il movimento Diritti Civili è da anni impegnato in favore dell'accoglienza e dell'integrazione per gli immigrati che

giungono in Italia.    "La Calabria - afferma Corbelli - è da sempre una terra di ospitalità, accoglienza e integrazione. Per questo motivo

rivolgo un appello a tutti i sindaci affinchè si realizzi un piccolo cimitero degli immigrati, dove tanti migranti potranno trovare la pace eterna.

Dopo la tragedia a Lampedusa chiedo alla Calabria di farsi carico di questo problema. Si tratterebbe di un bel gesto per dare una degna

sepoltura a tanti migrati che perdono la vita nei viaggi della speranza. Il camposanto dei migranti, dei senza volto e senza nome, così come si

sono fatti per i cimiteri di guerra, dopo la seconda guerra mondiale per seppellire gli eroici soldati americani che sono morti per

liberare l'Italia dal nazifascismo".    "Il cimitero dei migranti - conclude - sarebbe un'iniziativa di grande civiltà, solidarietà e umanità, degna di un

Paese civile". (ANSA).

 

 

Polo oncologico Campanella, Corbelli: “Fermare la chiusura” 
  
  
 CATANZARO. AGI, 30 settembre . Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene sulla vicenda del polo oncologico “Campanella” di Catanzaro, e giudica l’eventuale chiusura a una “grave perdita per la Calabria, una sconfitta per tutti, per una intera regione, e un danno enorme non solo per i dipendenti della struttura ma soprattutto per le migliaia di pazienti che vengono curati in questo polo oncologico, l’unico esistente in tutta la Calabria. La chiusura del polo oncologico Campanella sarebbe - afferma Corbelli - la fine di ogni speranza per chi ancora crede che è possibile lottare in questa regione per difendere il diritto alla salute, ad una assistenza sanitaria adeguata e dignitosa e per salvaguardare quelle poche eccellenze nel campo della sanità e il Campanella è certamente una di queste”. Secondo Corbelli, “la politica ha il dovere di intervenire e risolvere il problema, a qualsiasi costo. Che si facciano le barricate per scongiurare la chiusura del Campanella! Si eliminino gli sprechi e se necessario che si tassino i calabresi, per reperire questi fondi! Sono certo che chiunque in Calabria darebbe volentieri il suo contributo per salvare questo importante polo oncologico. Auspico - conclude - che prevalga il buon senso, il rispetto dei malati e dei loro diritti di potersi continuare a curare in Calabria in questa struttura di eccellenza”.
  

 

 

 

Ucraina uccisa, violentata e bruciata a Brancaleone: le riflessioni di Franco Corbelli. Da oltre 30 anni aiuto gli immigrati, perchè sono persone povere e sfortunate.

ANSA 29 settembre

“Sono oltre 30 anni, dalla prima campagna umanitaria “Sos Somalia”, promossa, nel 1980, dagli schermi di una storica tv privata cosentina, Cam Tele3, e dalle pagine del quotidiano L’Occhio (diretto da Maurizio Costanzo) di cui ero corrispondente dalla Calabria“. Lo afferma in una nota il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. “L’ultima testimonianza di questo impegno umanitario – ha aggiunto – e’ il contributo economico che ha dato per contribuire a pagare le spese per il rientro, nel suo paese, della salma della giovane badante ucraina, Tatiana Korupyatnyk, barbaramente uccisa e bruciata a Brancaleone il 15 settembre scorso. Aiuto gli immigrati perche’ sono persone povere e sfortunate, come la giovane donna dell’Ucraina, per la quale mi sono subito attivato, subito dopo la sua terribile morte, per mano di un mostro, contattando prima la parrocchia di Brancaleone e quindi telefonando lunedi’ scorso direttamente al sindaco della cittadina della Locride, Francesco Moio, al quale ho chiesto gli estremi di un conto corrente dove effettuare il versamento. Giovedi’ pomeriggio il sindaco Moio mi ha comunicato il codice bancario e il giorno dopo, venerdi’, ho provveduto ad effettuare il bonifico”. “Sono contento – conclude – di aver dato un mio contributo per la povera e sfortunata Tatiana, sono orgoglioso di utilizzare, da 30 anni, in questo modo il mio modesto stipendio di docente: per finanziare tutte le mie battaglie civili, di giustizia e le mie iniziative di solidarietà(ANSA)“.

 
 
Ucraina uccisa nel Reggino, la salma sarà rimpatriata. Il contributo di Diritti Civili per pagare le spese del trasporto della povera e sfortunata Tatiana nel suo paese
 

Reggio Calabria. AGI, 27 settembre. La salma della giovane badante ucraina, Tatiana Korupyatnyk, barbaramente uccisa e bruciata a Brancaleone il 15 settembre scorso, sta per essere riportata nel suo Paese. Le autorizzazioni necessarie pare siano state tutte rilasciate. La spesa complessiva prevista per il trasporto é di poco superiore ai tremila euro. Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che informa di aver dato una sua personale offerta per contribuire a pagare le spese per il rientro della salma della giovane donna ucraina. Corbelli dopo "aver manifestato la sua solidarieta' e vicinanza ai familiari della giovane donna, espresso "un grande sdegno per l'efferato delitto", domenica sera aveva ricordato Tatiana nel corso della finale regionale di Miss Italia al Teatro Rendano di Cosenza, con un minuto di silenzio di tutte le 50 finaliste e del numeroso pubblico presente in sala. Il leader di Diritti Civili aveva subito manifestato la volonta' di contribuire alle spese per il rientro in patria della salma.

"Per questo mi ero subito attivato -, afferma Corbelli - contattando prima la parrocchia di Brancaleone (per chiedere a chi far pervenire il mio aiuto economico) e quindi telefonando lunedi' scorso direttamente al sindaco della cittadina della Locride, l'avv. Francesco Moio, al quale ho chiesto gli estremi di un conto corrente dove effettuare il versamento. Ieri pomeriggio il sindaco Moio mi ha comunicato il codice bancario(che fa riferimento all'iniziativa di raccolta fondi del parroco della parrocchia di Brancaleone Marina, don Angelo Battaglia) e oggi stesso ho provveduto ad effettuare il bonifico. Ho, dopo averlo ringraziato, informato il sindaco di aver dato il mio contributo".

"Così come ho fatto in tantissimi altri casi in tutti questi anni, anche per vicende simili, - ricorda - di immigrati deceduti tragicamente e rimasti (per mancanza dei soldi necessari a coprire le spese del trasporto della salma) per molte settimane negli obitori degli ospedali prima di essere rimpatriati, nei loro paesi. E' stato così per un marocchino morto a Luzzi in un incidente e un giovane rumeno annegato nel mare di Paola. Ho aiutato entrambi. Sono contento di aver oggi dato un mio contributo per la povera e sfortunata Tatiana, sono orgoglioso di utilizzare, da 30 anni(e continuerò sempre a farlo), in questo modo il mio modesto stipendio di docente: per finanziare le mie battaglie civili, di giustizia e le mie iniziative umanitari e di solidarietà. So che Tatiana adesso ritornerà nel suo paese per avere una degna sepoltura. Io, purtroppo, lei ho potuto aiutarla solo in questo modo. Avrei voluto, come ho fatto in molti altri casi per tanti altri poveri immigrati, aiutarla a vivere felice nel nostro paese. Tutti coloro - conclude - che, come la povera Tatiana, arrivano nel nostro paese e nella nostra regione per assistere persone anziane, sole e malate e guadagnarsi così onestamente da vivere, vanno solo ringraziate, difese, aiutate". AGI)

 

 

Rende; Corbelli, finalmente fatta giustizia

 

 (ANSA) - COSENZA, 26 SET - "Grande soddisfazione per questo risultato, atteso e scontato. Una importante battaglia vinta,

una sentenza storica che rende giustizia alla città rendese, ferita da questa brutta vicenda''. E' quanto afferma il leader

di Diritti civili, Franco Corbelli dopo la pubblicazione del decreto del ministro dell'Interno, Angelino Alfano con il quale

si rende noto che il Comune di Rende non sarà sciolto.    ''Finalmente, anche se con ritardo - prosegue Corbelli -

vengono cancellate le gravissime accuse di mafiosità, spazzate via tutte le ombra, viene ridato alla città di Rende la dignità,

l'onore, il prestigio che gli derivano dalla sua lunga storia democratica e di impegno antimafia. Senza alcuna esitazione ho

difeso Rende, la sua storia amministrativa, mi sono strenuamente battuto contro l'invio della Commissione d'accesso antimafia al

comune rendese, ho per questo anche criticato l'ex Ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri e l'ex prefetto di Cosenza,

Raffaele Cannizzaro, per questa scelta che ha inferto un duro colpo all'immagine, alla credibilità della città''.

   ''Resta adesso - prosegue Corbelli - un interrogativo inquietante: chi ripagherà Rende per quello che è successo e per

quello che ha subito? Oggi la città si ritrova commissariata, per le dimissioni dell'ex sindaco. Se non ci fosse stato l'invio

della commissione d'accesso antimafia il sindaco non si sarebbe mai dimesso e oggi Rende non sarebbe commissariata e costretta a

ritornare di nuovo al voto tra qualche mese. Anche questo è il gravissimo, irrimediabile danno provocato''. (ANSA).

 

 

 

Miss Italia si è fermata per un minuto per ricordare la povera e sfortunata Tatiana e tutte le vittime della violenza sulle donne. L’iniziativa di Diritti Civili, ieri sera (domenica) al Teatro Rendano di Cosenza.

 

Miss Italia: Cosenza, un minuto silenzio contro femminicidio

23 settembre 2013, AGI.

Per iniziativa del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dal concorso Miss Italia è partito un messaggio contro la violenza sulle donne e per ricordare l'ultima vittima della brutalità di uomini-mostri, la giovane badante ucraina, Tatiana, uccisa e bruciata una settimana fa, a Brancaleone, in provincia di Reggio Calabria. All'inizio della finale regionale calabrese di Miss Italia, che si è svolta, ieri sera al Teatro Rendano di Cosenza, tutte le 50 ragazze finaliste e il numeroso pubblico presente hanno osservato un minuto di silenzio "per ricordare la povera sfortunata giovane ucraina e tutte le vittime della barbarie e ferocia di assassini crudeli".

All'inizio della manifestazione, invitato dal responsabile regionale di Miss Italia Calabria e presentatore della serata finale, Dante Zardi, sul palco è salito Corbelli, che ha spiegato i motivi di questa iniziativa del Movimento Diritti Civili e ha quindi chiesto alle ragazze, a Zardi, all'altra presentatrice, Larissa Volpentesta, e al pubblico che affollava il Teatro Rendano un minuto di raccoglimento "per, ha detto, mandare dalla civilissima città di Cosenza e dalla Calabria, in un contesto particolare e significativo, quello che esalta e premia oltre alla bellezza, la forza, il carattere delle ragazze e delle donne, qual è il concorso Miss Italia, un segnale forte contro la violenza alle donne e per ricordare l'ultima vittima di questa ferocia di uomini mostri, la giovane ucraina, Tatiana.

"Le donne vanno rispettate, amate, aiutate", ha aggiunto Corbelli nel suo breve intervento, che è stato salutato da un caloroso applauso delle ragazze finaliste, tutte schierate sul palco, e del pubblico presente. Il leader di Diritti Civili ha ringraziato Dante Zardi e Miss Italia per aver accolto il suo appello, "perché - ha detto - Miss Italia, questo popolare concorso, è stato e deve continuare ad essere attento al sociale. Quindici anni dopo sono ritornato a Miss Italia - ha scritto oggi Corbelli, nella nota, per difendere ancora una volta le donne. Nel luglio del 1998 - l'ho fatto per difendere un'altra donna vittima della violenza di uomini crudeli, l'imprenditrice milanese Alessandra Sgarella, che era in mano ai rapitori da oltre sette mesi.

Allora sono salito sul palco e ho consegnato una foto della Sgarella a tutte le 25 finaliste della serata finale calabrese di Miss Italia che si volgeva nella piazza Matteotti di Rende, di fronte a 5000 persone, e ho fatto chiedere la liberazione dell'imprenditrice sequestrata, che veniva poi rilasciata 40 giorni dopo. Purtroppo la Sgarella esattamente proprio due anni fa, nel settembre del 2011, è scomparsa. Ieri sera è come se avessimo ricordato anche lei, il suo sacrificio". Corbelli ha anche annunciato, nel suo intervento sul palco del Rendano, che si adopererà, anche economicamente, come ha fatto in passato per altri casi di immigrati deceduti, per far rientrare la salma di Tatiana nel suo paese. (AGI)

 

 

  

Tribunale di Rossano, Corbelli: “Rispettare la sentenza del Tar, che è, come sempre, giusta, corretta ed esemplare”  
 
  
 
 
Comunicato diffuso dall’Agenzia AGI e pubblicato dai quotidiani calabresi : GAZZETTA DEL SUD, QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, L’ORA DELLA CALABRIA e GIORNALE DI CALABRIA


COSENZA, 21 Settembre. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, elogia i giudici del Tar della Calabria per il “tempestivo, corretto intervento sul caso del Tribunale di Rossano”, invita a “rispettare queste sentenze dei giudici amministrativi calabresi, che sono, come sempre, giuste, ineccepibili ed esemplari”. Corbelli definisce “grave e ingiustificata la mancata applicazione delle sentenze del Tar. “Il Tar della Calabria, accogliendo le motivate istanze dei tre avvocati di Rossano - dice Corbelli - ha scritto una prima, importante, significativa parola di verità, legalità e giustizia sul caso del Tribunale di Rossano. Mi chiedo come si possono disattendere le sentenze del Tar della Calabria che anche in questa occasione dimostra quanto sia, nelle sue ordinanze, imparziale, corretto, rispettoso delle regole, dei diritti, della legge e della Costituzione. Le sentenze del Tar della Calabria non si possono assolutamente ignorare, si possono, così come previsto dalla legge, impugnare davanti al Consiglio di Stato ma non disattenderle, come incredibilmente sta avvenendo a Rossano. Ecco perché sono sconcertato per quanto sta accadendo a Rossano. Fermo restando il rispetto doveroso che si deve naturalmente al Tribunale di Castrovillari, al suo presidente, ai giudici che vi lavorano, non si può non solidarizzare con quanti a Rossano lottano pacificamente per difendere un importante presidio antimafia e di legalità con oltre cento anni di storia. Rossano bisogna capire che è un caso particolare, eccezionale nel panorama nazionale rispetto a tutti gli altri tribunali che si vuole chiudere e accorpare. Quello di Rossano è un tribunale che opera in una vasta zona dove forte e radicata è la presenza della criminalità organizzata. Chiudere quel Tribunale significa per questo fare un regalo alla ‘ndrangheta. Bisogna perciò rispettare le sentenze del Tar - conclude Corbelli - e fermare lo smantellamento del Tribunale di Rossano”.
  

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli difende Miss Italia, ricorda l’attenzione per il sociale del concorso (come la

clamorosa e storica manifestazione pro Sgarella del luglio del 1998, delle miss finaliste a

Rende) e chiede di ricordare domani sera, domenica (durante la finale regionale calabrese,

che si svolgerà al Teatro Rendano di Cosenza) la giovane ucraina Tatiana barbaramente

uccisa e bruciata a Brancaleone e con lei tutte le donne vittime della ferocia di uomini

mostri.

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, difende Miss Italia, critica “la Rai, Mediaset e La 7 (che hanno tutti e tre rifiutato di trasmettere in diretta le serate finali della manifestazione, come è invece sempre avvenuto da diversi decenni) e quanti con snobismo elitario e falso moralismo criticano questo concorso che appartiene alla storia del nostro Paese e che non è certamente un programma o un esempio di quella tv spazzatura che domina invece ancora oggi l’etere italiano”. Corbelli difende Miss Italia “perché, afferma, questa manifestazione popolare è riuscita in tante occasioni ad abbinare lo spettacolo all’impegno sociale” e ricorda  a questo proposito “una serata storica di Miss Italia quando venne ricordato il dramma di Alessandra Sgarella (la giovane imprenditrice lombarda sequestrata nel gennaio del 1998) e venne lanciato un appello da tutte le partecipanti al concorso durante la finale regionale calabrese. Era venerdì 10 luglio 1998, quando Diritti Civili, che da molti mesi portava avanti una battaglia per non dimenticare il dramma di Alessandra Sgarella, promosse questa clamorosa iniziativa. Durante la serata finale regionale calabrese che si svolgeva a Rende, in piazza Matteotti, afferma Corbelli, salii sul palco e, insieme a Miss Calabria dell’anno precedente, Elisabetta Gregoraci, consegnai ad ognuna delle 25 ragazze finaliste una foto della Sgarella. Tutte le ragazze, aspiranti miss calabresi, sfilarono con la foto della Sgarella chiedendo ai rapitori (che la tenevano prigioniera da oltre sette mesi) di liberarla. L’iniziativa venne salutata con una vera e propria ovazione dalle oltre 5000 persone presenti quelle sera a Rende. Basta questa bellissima pagina di solidarietà per spiegare perché oggi difendo Miss Italia, continua Corbelli. Colgo anzi questa occasione per chiedere al responsabile regionale della manifestazione, all’amico Dante Zardi, di ricordare domani sera(domenica) durante la finale regionale che si svolgerà al Teatro Rendano di Cosenza, la giovane badante ucraina Tatiana, barbaramente uccisa e bruciata da un feroce assassino. Domani sera (e in occasione anche delle finali nazionali) Miss Italia ricordi (e se possibile promuova anche una raccolta fondi, tra il pubblico presente in sala, per sostenere le spese del rientro della salma di Tatiana nel suo paese) questa giovane ucraina e insieme a lei tutte le donne vittime della ferocia e della barbarie di uomini mostri”.

 

21 settembre 2013  

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Omicidio Tatiana. Corbelli(Diritti Civili) contribuirà alle spese per il rientro della salma della

giovane badante ucraina nel suo paese. Appello al comitato promotore per la raccolta fondi

sorto a Brancaleone.

 

 

Reggio Calabria

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, darà un suo personale contributo per pagare le spese per il rientro della salma della giovane badante ucraina, Tatiana Huropatyk, barbaramente uccisa e bruciata a Brancaleone. Corbelli dopo “aver manifestato la sua solidarietà e vicinanza ai familiari della giovane donna, ed espresso “un grande sdegno per l’efferato delitto”, ha parole di “elogio per gli investigatori che hanno in pochissimi giorni scoperto l’assassino e di apprezzamento per l’iniziativa di un comitato volontario sorto a Brancaleone per raccogliere dei fondi per pagare le spese per il rientro in patria della salma della giovane ucraina”. A questo proposito Corbelli invita i promotori a rendere noti sulla stampa gli estremi del conto corrente dove è possibile effettuare i versamenti per la raccolta dei fondi. Dopo il barbaro omicidio della giovane ucraina, che ha profondamente colpito ognuno di noi, quello che tutti auspichiamo adesso, afferma Corbelli, è una punizione esemplare per il feroce assassino e la possibilità di poter adesso far subito rientrare la salma di questa povera e sfortunata donna in Ucraina, nel suo paese per darle una degna sepoltura. Bisogna evitare che, così come è purtroppo successo per altri casi di poveri immigrati, deceduti negli anni scorsi in Calabria, la salma resti per mesi in un obitorio. Per questo è da apprezzare e sostenere l’iniziativa del comitato promotore di una raccolta fondi, organizzato presso la chiesa parrocchiale di Brancaleone. Oggi stesso ho cercato di mettermi in contatto con questa chiesa, con il parroco, con qualcuno di questo comitato. Mi ha risposto il padre del parroco, ma non sono purtroppo riuscito ad avere le informazioni che mi servivano. Per questo rivolgo un appello a questo comitato di pubblicare un recapito e gli estremi del conto corrente dove poter effettuare i versamenti. Diritti Civili darà subito un suo contributo, così come abbiamo fatto in passato per innumerevoli casi umani e organizzando una raccolta fondi e contribuendo personalmente al pagamento delle spese per il rientro in patria di altri due poveri e sfortunati immigrati, un giovane marocchino deceduto in un incidente a Luzzi e un giovane rumeno annegato nel mare di Paola, che erano rimasti per molto tempo nell’obitorio degli ospedali di Cosenza e di Cetraro, perché le loro famiglie poverissime non avevano i soldi necessari per sostenere le spese per il rientro delle salme. Tutti coloro che, come la povera Tatiana, arrivano nel nostro paese e nella nostra regione per assistere persone anziane, sole e malate e guadagnarsi così onestamente da vivere, vanno solo ringraziate, difese, aiutate. Oggi purtroppo alla povera Tatiana l’unico aiuto che possiamo e dobbiamo dare è quello di far rientrare subito la sua salma nel suo paese”.

 

20 settembre 2013  

 

 

 

 

Ai domiciliari medico Vincenzo Giglio, è malato. Era stato condannato ad 8 anni per

concorso esterno. Il professionista reggino è stato coinvolto nell'operazione "Infinito" della

Dda di Milano contro il clan Lampada. Il Riesame ha accolto l'istanza di scarcerazione

presentata a causa di una grave malattia. La soddisfazione di Corbelli che ha ringraziato i

giudici milanesi per la sensibilità dimostrata con un atto di giustizia giusta e umana.

 

 

REGGIO CALABRIA  19 settembre. - Il medico calabrese Vincenzo Giglio, 59 anni, coinvolto nell'inchiesta "Infinito" della Dda di Milano contro il clan Lampada, è uscito dal carcere e gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. Il professionista, condannato in primo grado a otto anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, è malato da tempo. La notizia è stata resa nota da Franco Corbelli, che ha sempre spinto per una attenuazione della misura cautelare. 

"Una nuova, importante battaglia civile è stata vinta - ha sostenuto Corbelli -. Un'altra bella pagina di giustizia giusta e umana è stata scritta. Questa mattina sono stati concessi gli arresti domiciliari al medico calabrese Vincenzo Giglio, 59 anni, malato di tumore (alla vescica), operato due volte negli ultimi sette mesi, incensurato, vedovo, padre di 5 figli, in carcere (ad Opera) dal 30 novembre 2011, coinvolto nell'operazione "Infinito" della Dda milanese sui Lampada e condannato, in primo grado, a otto anni di reclusione per presunto concorso esterno".

Giglio questa mattina, come hanno subito comunicato i familiari a Corbelli, ha lasciato il carcere di Opera (dopo 22 mesi di detenzione) e si è trasferito con la sua famiglia a Brescia, in un appartamento preso in fitto, per iniziare il ciclo di chemioterapia per curare il suo tumore. Successivamente farà poi ritorno a Reggio Calabria, per continuare a curarsi nella sua città. Il provvedimento dei domiciliari è stato emesso dal Tribunale del Riesame di Milano, dopo che nel corso dell'udienza, che si era svolta mercoledì 28 agosto, non aveva rigettato la richiesta dei domiciliari, presentata dal legale di Giglio, ma aveva chiesto ulteriori informazioni sul quadro clinico del medico calabrese al direttore sanitario del carcere milanese (che già in questi ultimi mesi aveva certificato lo stato di incompatibilità, per motivi di salute, del medico Giglio con il regime carcerario) e aveva aggiornato la seduta al 19 settembre.

Corbelli, che il 30 agosto scorso aveva rivolto il suo ultimo appello ai giudici del Tribunale di Milano, ringrazia i "giudici milanesi per la sensibilità, l'umanità e il grande senso di giustizia dimostrate anche in questa occasione. Era giusto che al medico Giglio venissero concessi i domiciliari e la possibilità di essere curato in una struttura adeguata. E' quello che, dopo la richiesta che è pervenuta a Diritti Civili da parte dei familiari di Giglio, abbiamo subito chiesto dall'inizio della nostra battaglia. Così come avevamo fatto in precedenza per l'ex consigliere regionale Franco Morelli e per l'imprenditore Domenico Gattuso, anche loro coinvolti nella stessa operazione "Infinito", entrambi malati e ai quali, nei mesi scorsi, sono stati concessi gli arresti domiciliari. Così come era ancor prima avvenuto per i due giudici Giusti e Giglio, anche loro arrestati dalla Dda milanese. La giustizia farà il suo corso ma nel rispetto dei diritti delle persone malate di poter essere adeguatamente curate".

 
 

 

 

 

Paola  Cosenza Paola a rischio, Corbelli lancia l'allarme viabilità. Una strada pericolosa e

priva di adeguati dispositivi di sicurezza.

Cosenza, AGI 18 settembre. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia, in una nota, quella che definisce "la situazione di estrema pericolosita' della Superstrada Cosenza-Paola per la mancanza di guardrail adeguati su alcuni viadotti e in alcuni tratti particolarmente pericolosi" e chiede "l'immediato intervento dell'Anas per evitare che si verifichi qualche tragedia". Corbelli, che informa di aver ricevuto diverse segnalazioni da parte di alcuni automobilisti su questo grave e urgente problema, definisce la situazione "di grandissimo rischio, letteralmente spaventosa, si tratta di una vera e propria minaccia all'incolumita' e alla vita delle persone, di chi su questa superstrada transita ogni giorno, e' una emergenza che deve essere immediatamente affrontata e risolta. Invitiamo il presidente dell'Anas, Pietro Ciucci, sempre presente in Calabria al taglio del nastro per l'inaugurazione di qualche chilometro di nuova autostrada, a fare un immediato sopralluogo su questa importante, frequentatissima arteria stradale. Venga Ciucci a rendersi conto di persona della gravita' e pericolosita' della situazione, di quale rischio corrono automobilisti e quanti ogni giorno vi transitano. Ci sono tratti, ponti e viadotti (basta vedere quelli impressionanti nei pressi di San Fili) altissimi che hanno solo come protezione dei vecchi guardrail alti poche decine di centimetri, arrugginiti e in alcuni casi anche divelti e mai riparati. Domando: cosa si aspetta a rafforzare subito con guardrail alti e resistenti questi tratti di strada, soprattutto quelli piu' pericolosi sui ponti e viadotti? Perche' in alcuni tratti di questa importante superstrada ci sono questi guardrail piu' alti e resistenti e invece sui viadotti e in alcuni punti particolarmente pericolosi i guardrail e' come se non ci fossero? E' come se questi ponti e viadotti fossero scoperti, senza una adeguata barriera di protezione. Ricordo all'Anas - afferma Corbelli - quello che e' successo appena un mese e mezzo fa con la tragedia del bus con i fedeli di Pozzuoli, che e' precipitato da un viadotto sulla A16, dopo aver addirittura abbattuto una barriera di cemento! Cosa succederebbe sulla superstrada Cosenza-Paola se dovesse sbandare un pullman , una macchina, un camion, su questi ponti e viadotti privi non solo di barriere di cemento, ma finanche di guardrail adeguati, alti e resistenti? Ancora una volta Diritti Civili fa una denuncia preventiva sperando che serva a scongiurare qualche nuova tragedia. Aspettiamo che Ciucci venga a rendersi conto sul posto della gravita' della situazione e provveda immediatamente. A rendere sicura questa importante superstrada e, per restare in tema, a far ultimare finalmente i lavori allo svincolo per il Santuario di Paola, iniziati oltre 3 anni e mezzo fa. Cosa costa mettere dei guardrail adeguati su quei viadotti e in questi tratti sprovvisti e pericolosi? Soprattutto perche' sino ad oggi non si e' ancora intervenuti. Si aspetta prima di farlo una nuova tragedia?"(AGI).

  

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Sanità. Diritti Civili: “Fatto gravissimo, ingiustificato e sconcertante mancata nomina (per un

assurdo burocratico e per problemi di turnover e competenze!) primario centro trasfusionale

ospedale civile Cosenza. Intervenga  direttamente Scopelliti”.

 

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della proposta di legge per l’istituzione del Garante della Salute della Calabria, licenziata dal Consiglio provinciale di Cosenza il 17 gennaio 2008 e approvata, all’unanimità, il 30 giugno 2008, dal Consiglio regionale calabrese, interviene sulla vicenda della mancata nomina del primario del centro trasfusionale dell’ospedale civile di Cosenza, parla di “fatto gravissimo e sconcertante, assolutamente inaccettabile e ingiustificato, che rischia di avere conseguenze drammatiche, come purtroppo dimostra la tragica vicenda del pensionato, il signor Cesare Ruffolo, morto dopo una trasfusione. Quello che sta accadendo all’ospedale civile di Cosenza lascia veramente esterrefatti e non può non essere denunciato e duramente stigmatizzato. Si può continuare a privare il reparto del centro trasfusionale dell’Annunziata di un primario, all’altezza del delicato compito, solo per un assurdo problema burocratico, di turnover, di competenze? Possono il direttore dell’azienda ospedaliera, Paolo Maria Gangemi, e il sub commissario al piano di rientro, Vincenzo Pezzi, dividersi su una scelta così urgente, indispensabile e doverosa: la nomina di un primario? Di fronte ad una priorità di questa importanza e di tale portata non c’è turnover che tenga! Al di là se a dare il via libera alla nomina del nuovo primario spetta al ministero dell’Economia anziché al sub commissario al piano di rientro. C’è, soprattutto dopo quanto accaduto, la morte del pensionato, su cui sta indagando la Procura bruzia, la assoluta necessità di nominare questo primario, esigenza questa sottolineata anche, in occasione dell’ultima visita ispettiva compiuta, oltre un mese fa, all’Annunziata, dal direttore del centro nazionale sangue, Giuliano Grazzini. Che si proceda allora senza mettere ostacoli e scontrarsi sulle competenze. Che venga immediatamente autorizzato ed emanato il bando pubblico e si proceda quindi subito alla scelta di questo primario. Una cosa è certa: ogni ulteriore ritardo è non solo ingiustificato, ma dannoso, potrebbe avere conseguenze tragiche e configurare anche eventuali ipotesi di reato. Per questo auspico un intervento diretto del presidente della regione e commissario alla sanità, Giuseppe Scopelliti, al quale chiedo, se necessario, anche una forzatura delle stesse regole e leggi, in questo caso assolutamente assurde e anacronistiche. Il Governatore calabrese attivi e avvii subito la procedura per la nomina del primario al centro trasfusionale dell’ospedale civile di Cosenza. Questo è quello che si aspetta la gente, questo è quello che deve fare chi governa la sanità. Lo faccia senza perdere più tempo e senza temere alcuna ripercussione(giudiziaria, amministrativa o politica) per un atto doveroso a salvaguardia dei diritti e della salute dei cittadini”.

 

15 settembre 2013

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Vicenda Santuario San Francesco di Paola. Appello di Corbelli al Procuratore della

Repubblica di Paola, Giordano: “Far conoscere subito cosa è realmente accaduto”.

 

 “Tutti, non solo in Calabria, stanno aspettando di conoscere i risultati dell’inchiesta della magistratura sull’ammanco sui conti del Santuario di San Francesco di Paola. Il danno che questa vicenda ha arrecato al Santuario e alla stessa immagine del nostro Santo è enorme. Bisogna per questo fare assoluta chiarezza e auspicabilmente, con i tempi della giustizia, farlo nel più breve tempo possibile. Rivolgo a questo proposito un appello al Procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, che insieme ad un suo sostituto, la pm Linda Gambassi, alla Guardia di Finanza e ai Carabinieri, sta portando avanti, con grande scrupolo, professionalità e discrezione, questa delicata indagine, di far conoscere i risultati della inchiesta. Personalmente non ho alcun dubbio che i frati del Santuario sono assolutamente estranei a questa vicenda. Se mai è stato commesso qualche reato i primi ad essere vittime sono proprio i frati dell’Ordine dei Minimi”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che ricorda, nel mese scorso, si è recato al Santuario di San Francesco a Paola per portare personalmente la sua solidarietà a padre Rocco Benvenuto (Correttore provinciale uscente) e all’Ordine dei Minimi e per preannunciare “una grande iniziativa (come fa da 30 anni con le sue battaglie civili, per centinaia di casi umani e di ingiustizia e per innumerevoli iniziative umanitarie di solidarietà), per invitare a una vera e propria mobilitazione a difesa di quella che è una immensa ricchezza, un inestimabile patrimonio(non solo religioso), in assoluto il più importante della Calabria: San Francesco e il Santuario di Paola”. Corbelli a questo proposito rende noto che la “grande manifestazione che avrebbe dovuto svolgersi domenica di fine agosto davanti al Santuario è stata rinviata su richiesta di Padre Rocco che, afferma Corbelli, quando l’ho incontrato per portargli la mia solidarietà, mi ha chiesto di aspettare prima di scendere in piazza la conclusione delle indagini e i risultati dell’inchiesta della Procura di Paola. Naturalmente ha accolto l’invito di Padre Rocco e ho sospeso e rinviato la manifestazione. Continuo naturalmente la battaglia per difendere il Santuario, i frati che vi prestano la loro opera missionaria, umanitaria con generosa dedizione, grande fede e spirito di sacrificio. Anche se quanto accaduto, le offerte sparite, è un fatto gravissimo, bisogna soprattutto salvaguardare l’immagine del Santo calabrese. Occorre, per le prossime ricorrenze del nostro Santo, rilanciare in Italia e nel mondo (con grandi eventi mediatici, con la realizzazione della fiction, come vado chiedendo da molti anni) questo straordinario personaggio della Chiesa italiana, San Francesco di Paola. Bisogna fare di Paola quello che è diventato San Giovanni Rotondo grazie a Padre Pio: una meta, che non deve essere solo di turismo religioso, ma un luogo di grande fede, un pellegrinaggio per milioni di fedeli(anche non credenti) da tutta l’Italia (e non solo). Questa è la grande ricchezza che ha lasciato San Francesco alla Calabria (e al Paese), che bisogna saper valorizzare e non disperdere. Per questo è importante conoscere l’esito dell’inchiesta della Procura di Paola sulla vicenda dell’ammanco. Sono certo che il procuratore Giordano, il pm Gambassi, i carabinieri e la Guardia di finanza, con la sensibilità e il senso del dovere che li contraddistingue, diranno presto cosa è realmente accaduto al Santuario di Paola”.     

10 settembre 2013

 

 

Siria: Corbelli, "Calabria in campo al fianco del Papa"

 

AGI, 6 settembre. Anche la Calabria in campo, si mobilita a sostegno dell'iniziativa del Pontefice. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, aderisce alla giornata di digiuno e preghiera per la Siria, promossa da Papa Francesco per domani sera, sabato. E' quanto si legge in una nota stampa del Movimento Diritti Civili guidato da Franco Corbelli. Il leader del movimento parla di "iniziativa importante che va sostenuta da tutti in ogni parte del mondo per scongiurare una nuova catastrofica guerra. Chi, come Diritti Civili, si batte da decenni contro ogni forma di violenza, di ingiustizia, di sopraffazione, di discriminazione, chi, come me, gandhiano, libertario, garantista e antiviolento, da oltre 30 anni continua ad aiutare centinaia e centinaia di persone povere, deboli ed emarginate, tantissimi immigrati, chi, come Diritti Civili, ha promosso in questi anni straordinarie campagne umanitarie per i paesi poveri del mondo, allestendo anche un aereo con aiuti per i bambini poveri dell'Etiopia, chi, come noi, ha promosso sottoscrizioni, raccolta fondi e campagne per la vita per le vittime delle guerre nel mondo, non puo' non salutare con soddisfazione l'iniziativa del Pontefice per scongiurare la guerra in Siria. Chiedo a tutte queste persone che ho aiutato, in questi decenni - dice ancora Corbelli - di aderire a questa iniziativa e rivolgo un appello, a questo proposito, a Papa Francesco: chiami accanto a se e lo mostri al mondo un simbolo della crudelta' delle guerre". "Il Papa - prosegue Corbelli - faccia arrivare a Roma il giovane iracheno Ali Ismail Abbas, il ragazzino simbolo della ferocia della guerra in Irak. Era l'aprile del 2003 e questo ragazzino, di 12 anni, rimase senza braccia e solo al mondo a colpa della guerra. Durante un bombardamento la sua famiglia(i genitori, un fratello e un fratellino in arrivo, piu' tre zii e tre cugini) venne distrutta e lui perse le braccia. Quel piccolo corpo devastato, quella foto di quel bambino disteso per terra, con la testa e il torace fasciati e senza braccia, che fece il giro del mondo e commosse tutti, divenne, e restera' per sempre, l'immagine simbolo della crudelta' di quella guerra. Ci furono campagne umanitarie in Italia e in altri paesi per aiutare il piccolo Ali'. Diritti Civili fu in prima fila e diede il suo contributo. Non so dove si trovi adesso questo ragazzo che oggi ha 22 anni. Il Papa lo cerchi, lo faccia arrivare in Vaticano e lo mostri, domani sera, al mondo, al presidente Obama e agli altri potenti della terra perche' riflettano su quali immani tragedie e atrocita' puo' procurare una guerra. Le immagini di Ali - conclude Corbelli - di ieri(di dieci anni fa) e di oggi, sono, insieme alla giornata di preghiera e del digiuno, il piu' forte e significativo messaggio che il Papa puo' mandare per scongiurare una nuova crudele guerra(AGI)".

 

 

 

 

Caso giovane mamma arrestata per aver portato i suoi tre bambini a

vedere il loro papà detenuto! Rigettata istanza. Nuovo appello di Diritti

Civili

(Il comunicato nella pagina Giustizia)

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Corbelli(Diritti Civili) ha presentato al presidente Napolitano domanda di Grazia per senatore Berlusconi

 

Roma

Dopo l’iniziativa del quotidiano Libero, è stata presentata una domanda di grazia per il senatore Silvio Berlusconi. Da pochi minuti è sul tavolo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del suo Segretario generale, Donato Marra. Promotore dell’iniziativa (“pienamente legittima”, ai sensi dell’articolo 681, del codice di procedura penale, comma 4, come dimostrano i diversi precedenti che vengono ricordati nella richiesta) e presentatore della istanza è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. “L’iniziativa di Diritti Civili vuole essere solo un contributo alla pacificazione nazionale, da più parti auspicata, alla luce soprattutto della grave crisi che vive il paese, in particolare le fasce più povere e deboli della popolazione (delle quali quotidianamente da tantissimi anni si occupa il Movimento Diritti Civili). Pur non condividendo assolutamente l’operato del senatore Berlusconi e i suoi attacchi(ingiusti e gravi) ai giudici terzi e integerrimi (del Tribunale di Milano e della Cassazione) che lo hanno legittimamente, nel rispetto della legge, condannato, ho ritenuto doveroso promuovere questa iniziativa della presentazione della domanda di grazia, coerentemente con la mia trentennale storia garantista, libertaria e di impegno civile e umanitario, sempre a difesa degli ultimi. Ho presentato in questi anni alcune domande di grazia per dei casi umani e di ingiustizia di povera gente. Le mie richieste sono state sempre giudicate (ai sensi dell’articolo 681 del codice di procedura penale, comma 4) legittime dalla presidenza della Repubblica e sono state avviate le relative istruttorie, come mi è stato, in questi casi, negli anni scorsi, comunicato ufficialmente dal Quirinale. In un caso, quello di un giovane emigrante calabrese, che era stato arrestato perché renitente alla leva 18 anni prima, una mia richiesta di grazia è stata accolta dall’allora presidente della Repubblica, Ciampi. Ero e sono dunque legittimato a chiedere la grazia per quei casi che ritengo particolarmente gravi e significativi. In passato l’ho sempre fatto solo per delle persone povere ed emarginate. Oggi l’ho fatto invece per un personaggio importante e potente, che non vuole, almeno sino ad oggi, chiedere quella (la grazia) che ritiene una umiliazione. Per questo l’ho fatto io, ripeto, perché mi auguro che questa mia iniziativa possa servire a superare questo scontro dannoso e pericoloso tra i due maggiori partiti di governo( Pdl e Pd) e possa rappresentare un contributo per quella pacificazione nazionale da più parti auspicata, in un momento particolarmente difficile per il nostro Paese. Ho chiesto la grazia per il senatore Berlusconi anche perché non ho dimenticato che quando in alcune occasioni ho segnalato all’allora presidente del Consiglio Berlusconi dei casi umani, ho avuto da lui delle risposte e degli interventi. Per questo oggi ho presentato una domanda di grazia per il senatore Berlusconi”.

 

2 settembre 2013  

 

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Maresciallo Allotta, Decano dell’Associazione Nazionale dei carabinieri in pensione:

“Corbelli, il Gandhi italiano, meritava nomina senatore a vita”

(Il comunicato del maresciallo Francesco Allotta nella pagina Politica)

 

 

Nuovo appello di Corbelli per medico calabrese Giglio, gravemente malato

(la notizia AGI nella pagina Giustizia)

 

 
Libri, Bonofiglio ricorda l’impegno civile di Corbelli
 

AGI, 26 agosto. La lunga storia di Diritti Civili e del suo fondatore e leader storico Franco Corbelli, le mille battaglie civili, di giustizia e le innumerevoli iniziative umanitarie e di solidarieta', promosse in 30 anni, saranno raccontati in un libro dal giornalista e scrittore Gianfranco Bonofiglio. Ne da' notizia lo stesso Bonofiglio, in una nota. "Sto lavorando - spiega - a questo libro e devo confessare che pur conoscendo da sempre Corbelli e le sue innumerevoli battaglie che porta avanti da alcuni decenni, sono rimasto impressionato di fronte alla mole incredibile di casi, di iniziative, da lui promosse, quasi sempre con successo, senz'amai aver ne' chiesto ne' ottenuto una sola lira-euro di finanziamento, ne' pubblico, ne' privato. Ma devolvendo addirittura, quando e' stato consigliere provinciale a Cosenza, anche la sua indennita' e i soldi del gruppo Diritti Civili per iniziative umanitarie e benefiche. Ritengo che Corbelli sia un caso unico in Italia. Non c'e' nel nostro Paese un personaggio che possa vantare un curriculum di oltre 30 anni di impegno civile, di battaglie garantiste e di giustizia giusta, di vere e proprie lotte per denunciare il dramma delle carceri italiane, di innumerevoli iniziative umanitarie e di solidarieta', con centinaia e centinaia di casi umani di povera gente affrontati e risolti, con campagne umanitarie di giustizia a favore di immigrati e di esuli ad alcuni dei quali (come la ragazza nigeriana Kate Omoregbe e il giovane patriota cubano Oriel De Armas Peraza) ha fatto ottenere l'asilo politico in Italia promuovendo straordinarie petizione on line internazionali che hanno raccolto migliaia e migliaia di adesioni da tutto il mondo; con la grazia fatta ottenere (da Corbelli) ad un giovane emigrante calabrese (Natale Stramondinoli di Sorianello), arrestato(nel luglio del 2000) perche' renitente alla leva 25 anni prima; con un aereo cargo carico di aiuti, per i bambini etiopi poveri, allestito e consegnato da Corbelli (nel febbraio del 2003) all'aeroporto di Roma all'ambasciatore dell'Etiopia in Italia".

"Un personaggio Corbelli - continua Bonofiglio - intervistato per le sue battaglie sul dramma dei detenuti malati dimenticati nelle carceri italiane finanche dal piu' autorevole giornale del mondo, The New York Times; celebrato recentemente per l'aiuto dato ad un giovane eroe bulgaro dal piu' importante giornale della Bulgaria24 ore); elogiato dalla Chiesa per il suo impegno a favore degli ultimi; insignito, nel settembre del 2003, dall'allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, dell'Alta Onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana; un personaggio (Corbelli) definito, un anno fa, nella motivazione di uno dei tantissimi Premi assegnatogli, dai ragazzi e dai professori dell'Itc "Galileo Galilei" di Vibo Valentia un "Apostolo di solidarieta'" e scelto come "loro bandiera". E' questa la storia e il personaggio che voglio raccontare con il mio libro, con un'amara considerazione finale: Corbelli paga purtroppo il prezzo di essere nato e di vivere in Calabria. Per questo non siede in Parlamento, dove invece meriterebbe di stare per continuare a livello istituzionale il suo importante impegno civile. Fosse infatti nato e vissuto in qualsiasi altra regione del nostro paese sarebbe da anni un deputato o senatore della Repubblica. E certamente sarebbe stato chiamato a ricoprire incarichi, adeguati al suo ruolo e alla sua storia, nel governo del Paese. La storia di Corbelli merita di essere raccontata e fatta conoscere a tutto il Paese. E' questo lo scopo - conclude - del mio libro". (AGI)

 

'Ndrangheta: memoriale Lo Giudice; Corbelli, difendo pm

       

(ANSA) - CATANZARO, 24 AGO - Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, è scritto in una nota, ''difende i magistrati accusati dal pentito Antonino Lo Giudice, l'ex procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, il procuratore aggiunto Michele Prestipino, il pm Beatrice Ronchi e l'ex capo della squadra mobile di Reggio, Renato Cortese''.

   Corbelli, nella nota, ricorda di ''essere stato tra i pochissima ad aver difeso l'ex numero due della Dna, il valoroso magistrato Alberto Cisterna, quando venne ingiustamente accusato dallo stesso pentito Lo Giudice. La mia lunga storia garantista, la mia coerenza e la mia onestà intellettuale mi portano oggi a difendere i magistrati Pignatone, Prestipino e Ronchi e Cortese.

Così come ho fatto quando questo stesso pentito accusava Cisterna, afferma Corbelli. Pignatone, Prestipino e Ronchi sono dei magistrati valorosi, così come valoroso è il poliziotto Cortese. Ho da sempre molte perplessità sul ruolo dei pentiti.

Ritengo che le dichiarazioni di ogni pentito prima di essere acquisite come elementi di accusa e di prova vadano rigorosamente riscontrate. Soprattutto quando poi le dichiarazioni di questi pentiti sono gravissimi atti di accusa contro magistrati integerrimi, simboli della lotta alla mafia, come lo sono Pignatone, Prestipino, Ronchi, così come lo è il capo della mobile romana, Cortese, così come lo è Cisterna''.

   ''Naturalmente - conclude Corbelli - va fatta assoluta chiarezza su questa bruttissima e inquietante vicenda. Si deve scoprire la verità dei fatti, senza alcuna ombra, bisogna accertare e nel caso perseguire ogni eventuale reato che sia stato commesso''. (ANSA).

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Corbelli,Kyenge incontri giovane nigeriana Kate

        (ANSA) - COSENZA, 20 AGO - Due anni fa veniva scritta, dalla Calabria, ad opera del Movimento Diritti Civili, una pagina di

solidarietà, di integrazione e di accoglienza con la campagna umanitaria per salvare Kate Omoregbe, la giovane nigeriana che

rischiava l'espulsione dall'Italia e, una volta rientrata in Patria, sarebbe stata punita se avesse rifiutato di sposare un uomo più

grande che la donna non amava.    La campagna promossa dal leader di Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo aver ricevuto nel

luglio del 2011, una lettera della giovane immigrata dal carcere di Castrovillari, è andata avanti per tutta l'estate del 2011 e si è

conclusa con l'ottenimento dell'asilo politico (per ragioni umanitarie) e con l'arrivo della ragazza nell'istituto religioso Sant'Anna di

Lodi, che l'ha ospitata e l'ha aiutata a trovare un lavoro.

   Oggi Corbelli lancia un appello al ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge, affinchè incontri Kate. ''In un momento particolarmente

delicato e difficile - afferma Corbelli - per le problematiche dell'immigrazione, l'incontro tra il ministro Kyenge e Kate sarebbe un bel

gesto e un bel segnale per capire che significa la solidarietà, l'accoglienza, l'integrazione. Sono certo che il Ministro Kyenge e Kate

presto si incontreranno".(ANSA).

 

 

SAN FRANCESCO DI PAOLA

Corbelli fa visita al Santuario di Paola, preannuncia una grande iniziativa, invita ad una

mobilitazione per difendere padre Rocco, l’Ordine dei Minimi e l’immagine di San Francesco

e rivela: “Per fortuna non si ferma la devozione dei fedeli. L’altro ieri un emigrante calabrese

(da molti anni in America) ha consegnato personalmente al Santuario una offerta di 10mila

dollari”!

 

PAOLA - AGI 19 agosto. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, si e' recato al Santuario di San Francesco a Paola per portare personalmente la sua solidarieta' a padre Rocco Benvenuto (Correttore provinciale) e all'Ordine dei Minimi e per preannunciare "una grande iniziativa (come faccio da 30 anni con le mie battaglie civili, per centinaia di casi umani e di ingiustizia e per innumerevoli iniziative umanitarie di solidarieta'), per invitare a una vera e propria mobilitazione a difesa di quella che e' una immensa ricchezza, un inestimabile patrimonio(non solo religioso), in assoluto il piu' importante della Calabria: San Francesco e il Santuario di Paola". Corbelli, che giudica "assai grave la vicenda delle offerte sparite", difende comunque "a spada tratta padre Rocco e l'Ordine dei Minimi" e chiama alla "mobilitazione la stessa Chiesa, le istituzioni, la societa' civile per difendere la figura e il luogo piu' importante della Calabria (San Francesco e il Santuario di Paola)" e rivela, rende noto "un fatto, importante e significativo, che dimostra come la devozione dei fedeli per il Santo calabrese non e' stata minimamente intaccata da questa brutta vicenda: l'altro ieri un emigrante calabrese, da molti anni in America, ha personalmente consegnato al Santuario di Paola una offerta di 10mila dollari".

"Invito i rappresentanti di tutte le massime istituzioni calabresi - prosegue Corbelli - a recarsi al Santuario di Paola e manifestare la loro solidarieta' e vicinanza a padre Rocco e all'Ordine dei Minimi, come ho fatto io, in modo riservato". Corbelli considera questa a difesa di San Francesco e del Santuario "una battaglia di grande valore, particolare significato, di straordinaria importanza, per l'incommensurabile valore che questo luogo di culto rappresenta non solo per la Chiesa, ma per la intera comunita' calabrese, per i nostri corregionali sparsi in ogni parte del mondo. Sento il dovere, come calabrese, come devoto di San Francesco, di difendere il nostro grande Santo, il Santuario, i frati che vi prestano la loro opera missionaria, umanitaria con generosa dedizione, grande fede e spirito di sacrificio. Per questo mi sono recato al Santuario, per portare personalmente(dopo averlo fatto nei giorni scorsi con una nota sulla stampa calabrese, che sta seguendo con la solita correttezza e sensibilita' questa delicata vicenda) la mia solidarieta' a padre Rocco, che ho incontrato e dal quale ho avuto in regalo il bellissimo libro su San Francesco. Quello che mi rincuora, in attesa dell'esito della inchiesta della magistratura paolana, a cui compete accertare e, nel caso, perseguire eventuali reati commessi, e' aver appreso direttamente da padre Rocco che la fede, la devozione, la venerazione dei fedeli verso San Francesco non e' stata lesa da questa brutta vicenda: l'altro ieri infatti un emigrante calabrese ha personalmente consegnato al Santuario di Paola un'offerta di 10mila dollari".

 

 

 

Comunicato Stampa Movimento Diritti Civili

 

Dramma carceri. Appello Diritti Civili per detenuto calabrese, gravemente malato(ha un t

umore al cervello), che chiede di poter essere ricoverato al San Raffaele di Milano, dov’era

in cura prima di essere arrestato(nel 2011)”.

 

Reggio Calabria
Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da 30 anni impegnato sul drammatico problema delle carceri, denuncia oggi il “dramma di un detenuto calabrese, F. I. , di 63 anni, rinchiuso, dal maggio del 2011, nel carcere di Palmi, gravemente malato (ha un tumore al cervello) che chiede di poter ottenere gli arresti domiciliari e di poter essere ricoverato e curato all’ospedale San Raffaele di Milano, dov’era in cura, prima di essere arrestato(nel 2011)”. L’uomo ha scritto una lettera a Corbelli chiedendogli di aiutarlo, prima che sia troppo tardi. Scrive il detenuto: “dott. Corbelli, fiducioso della sua sensibilità, la porto a conoscenza del mio dramma e grave stato di salute. Nel 2007 mi è stato diagnosticato un tumore al cervello. Dal 2007 al 2011 sono stato in cura al San Raffaele di Milano. Nel 2011 sono stato arrestato e da allora non ho avuto più la possibilità di potermi recare al San Raffaele per le visite, per continuare le cure e la terapia. Dal Natale 2012 la mia situazione è peggiorata, con forte emicranie permanenti, la vista che sto perdendo e gli esami che confermano la gravità della situazione. La metto a conoscenza che ho fatto tramite il mio legale due istanze: per la concessione dei domiciliari e per il ricovero al San Raffaele, dov’ero in cura prima dell’arresto, ma le due istanze sono state rigettate. Sicuro della sua sensibilità, le chiedo di aiutarmi, di intervenire sulla stampa per far si che io possa essere trasferito in un centro clinico specialistico per poter essere curato”. Corbelli si rivolge ai giudici competenti chiedendo di “voler accogliere la richiesta di questo detenuto gravemente malato (che non conosco così come non so la sua vicenda giudiziaria) per permettergli di potersi curare adeguatamente e avere accanto i suoi familiari per essere assistito e per meglio affrontare la brutta malattia che lo sta distruggendo giorno dopo giorno. Auspico soltanto – conclude Corbelli - anche in questo caso, e per questa vicenda giudiziaria, un provvedimento di giustizia giusta e umana”.

17 agosto 2013
 

 

Buco Santuario S. Francesco: Corbelli, padre Rocco non si dimetta
 

PAOLA (CS), ANSA, 12 AGOSTO 2013 - Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene sull'ammanco riscontrato nelle case del santuario di San Francesco di Paola e difende il rettore padre Rocco Benvenuto dopo che l'ex candidato a sindaco di Paola Alessandro Pagliaro ne ha chiesto le dimissioni. "Quello che e' accaduto al Santuario di Paola - dice Corbelli - con la sparizione delle offerte e' un fatto di inaudita gravita', e' un vero e proprio oltraggio al Santo di Calabria e a tutti i fedeli che lo venerano.

E' una ferita profonda che colpisce il luogo piu' importante, quello piu' conosciuto nel mondo, della religiosita' e spiritualita' calabrese. Sulla richiesta di dimissioni di padre Rocco Benvenuto, devo dire che, in questo caso, mi trovo in disaccordo con il mio amico Alessandro Pagliaro. Non condivido infatti la sua richiesta di dimissioni del Correttore provinciale dell'Ordine dei Minimi, padre Rocco Benvenuto.

Un frate che sta dedicando la sua vita al Santuario. L'ho incontrato nel maggio scorso, davanti al Santuario, dove ero andato per far celebrare una messa in occasione del primo anniversario della scomparsa di mia madre, e si e' come sempre mostrato gentile, cortese e disponibile. In questa bruttissima vicenda padre Rocco non ha alcuna responsabilita', perche' dovrebbe dunque dimettersi? Aspettiamo semmai le conclusioni dell'inchiesta della Procura di Paola per vedere esattamente come sono andati i fatti e soprattutto per sapere se ci sono stati reati e da parte di chi sono stati commessi. Solo allora si possono fare delle conclusioni e trarre delle conseguenze"(ANSA)

 

 

Appello detenuti a Corbelli

(il comunicato nella pagina Giustizia)

 

 

Appello per scongiurare chiusura Tribunale Rossano

(la notizia dell’AGI nella pagina Giustizia)

 

 

 

Appello-denuncia per mancata Nomina Garante Salute Calabria, a 5 anni dall’approvazione della legge(il comunicato nella pagina Politica)

 

 
Carceri: Corbelli, porta figli da padre detenuto, arrestata

Leader Diritti Civili:accusata evasione perché era a domiciliari 
 
(ANSA) - COSENZA, 25 LUG - ''Da tre mesi una giovane mamma, A.I., è in carcere a Castrovillari per aver lasciato la propria abitazione, in provincia di Cosenza dove era agli arresti domiciliari per recarsi nel carcere di Catanzaro per far vedere i suoi tre bambini al marito e padre dei piccoli che non li vedeva da oltre due anni. Per questo è stata riarrestata e riportata nella casa circondariale''. Lo afferma, in una nota, il leader del movimento Diritti civili Franco Corbelli. ''I tre bambini - prosegue - sono rimasti praticamente da soli, con il nonno. Continuano ogni giorno a piangere e a chiedere della loro mamma, soprattutto il più piccolo, di due anni, che ha vissuto alcuni mesi in cella insieme alla madre''. Del caso, è scritto nella nota, ''si sta occupando da diverso tempo Franco Corbelli, che è riuscito lo scorso anno, insieme ai legali della donna, a far ottenere i domiciliari alla giovane mamma, condannata in primo grado e in attesa del processo di appello. Domiciliari revocati nel maggio scorso per il viaggio, non autorizzato, a Catanzaro''. ''Oggi - afferma Corbelli - mi hanno scritto entrambi, l'uomo da Catanzaro per chiedermi di aiutarlo a ottenere il suo trasferimento nella casa circondariale di Castrovillari per poter così incontrare almeno un'ora la settimana i suoi bambini, e la donna per descrivermi tutta la sua angoscia, la sua disperazione, il suo calvario che rischia di portarla a farla finita e a togliersi la vita, per non soffrire più''. ''Rivolgo un appello ai giudici competenti - conclude Corbelli - perché accolgano le richieste di questi genitori. Chiedo semplicemente un atto di giustizia giusta e umana. Almeno per la mamma, per evitare qualche nuova tragedia''.
 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Il giovane Alessandro("l'angelo del Crati") nel suo paese per qualche giorno. La stampa

bulgara l’omaggia come un eroe. Gli articoli del primo quotidiano della Bulgaria, “24 ore”,

che racconta quello che ha fatto Diritti Civili per questo ragazzo. L’aiuto di Corbelli che dopo

il fitto della casa, e il lavoro che gli ha trovato, gli ha anche pagato il viaggio per farlo

rientrare a casa per rivedere i suoi familiari

 

 

Cosenza
La più autorevole stampa bulgara omaggia, come un eroe, con intere pagine, corredate di foto(del ragazzo, del fiume Crati e di Cosenza) il suo giovane connazionale, Alessandro Borislav Bogdanov, 27 anni, (“l’angelo del Crati”, come l’ha battezzato Corbelli), ricorda che il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, non lo ha aiutato, (nonostante le promesse fatte..) e segnala il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che l’ha invece aiutato e fatto rimanere in Italia, pagandogli i mesi di fitto arretrato (ed evitandogli così lo sfratto), trovandogli un lavoro (nell’azienda di un suo amico imprenditore) e regalandogli adesso anche il viaggio per far ritorno per qualche giorno dai suoi familiari in Bulgaria, dove Alessandro si trova da lunedì scorso. Il giovane eroe bulgaro è infatti rientrato per qualche giorno nel suo Paese, per far visita alla sua famiglia, prima di ritornare in Calabria ed iniziare a lavorare. In Bulgaria è oramai conosciuto come un eroe. Nel suo Paese i media nazionali, dal più importante quotidiano bulgaro “24 ore” al settimanale “168 ore” avevano seguito, con la corrispondente dall’Italia dei due autorevoli giornali, Violina Hristova, la sua vicenda, i suoi atti eroici compiuti a Cosenza, per salvare (due anni fa) la vita di un camionista precipitato con il suo mezzo nel fiume Crati e per cercare di salvare una donna che (nel febbraio di quest’anno) si era buttata nel Crati. Diritti Civili da due anni (subito dopo il primo gesto eroico del giovane) si sta battendo per aiutare questo coraggioso ragazzo, definito dallo stesso Corbelli, “l’angelo del Crati”. “Da 30 anni aiuto centinaia e centinaia di persone povere, emarginate, vittime di ingiustizie, malati, bambini indigenti e sofferenti, disabili, detenuti gravemente ammalati, immigrati poveri e discriminati. Sono particolarmente orgoglioso di aver aiutato anche questo coraggioso ragazzo che ha rischiato la propria vita per salvare delle persone che stavano annegando nel fiume, afferma Corbelli. Continuo ad aiutarlo, come ho fatto in molti casi, in questi anni, con tante persone che dopo averle salvate ho continuato ad aiutare anche economicamente. Alessandro, dopo che lo avevo aiutato, pagandogli i mesi di fitto arretrato della casa e trovandogli un lavoro (grazie alla generosità di un mio amico imprenditore), la scorsa settimana mi aveva telefonato per informami che voleva approfittare di questo periodo festivo per far ritorno a casa per qualche giorno per andare a trovare la sua famiglia, un fratello e una sorella e i genitori. Mi aveva chiesto un piccolo prestito per pagare le spese del viaggio. Gli ho pagato e regalato il biglietto del pullman e del traghetto(che ha preso a Bari) per poter ritornare e stare così qualche giorno a casa, con i suoi familiari. Continuo semplicemente a fare quello che avrebbero dovuto fare (e non hanno invece colpevolmente fatto) le istituzioni italiane, nella fattispecie il comune e il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, che si era pubblicamente impegnato, ad aiutare il giovane bulgaro, dopo il gesto eroico del ragazzo del febbraio scorso. Premiando e aiutando questo giovane bulgaro si manda un messaggio positivo alla società, ai giovani in particolare, in una epoca caratterizzata purtroppo da un degrado morale, sociale e civile. Aiutando Alessandro voglio ricordare che sono questi i valori veri, importanti della vita, per cui ognuno dovrebbe impegnarsi e battersi: la solidarietà, l’altruismo, l’eroismo. Per questo da due anni sto aiutando e continuerò ad aiutare questo coraggioso ragazzo bulgaro”. La stampa della Bulgaria, così come quella calabrese, sta seguendo sin dall’inizio questa storia sottolineando come ad aiutare questo giovane eroe sia solo il leader del Movimento Diritti Civili. “Il più importante quotidiano bulgaro, “24 ore” , con la sua corrispondente dall’Italia, Violina Hristova, ha dedicato intere pagine (che ha trasmesso a Corbelli) al giovane eroe, pubblicando la sua foto, quella del fiume Crati, e mettendo accanto in una intera pagina le foto del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, con tanto di fascia tricolore, che nonostante le promesse fatte non ha aiutato il giovane bulgaro (una brutta figura come sindaco e come istituzione, che ha danneggiato a livello internazionale l’immagine solidale della città di Cosenza)e quella di Corbelli, che l’ha invece  aiutato e fatto rimanere in Italia, pagandogli i mesi di fitto arretrato ed evitandogli così lo sfratto, trovandogli un lavoro e regalandogli adesso anche il viaggio per far ritorno qualche giorno dai suoi familiari in Bulgaria”.

 

20 luglio 2013 

 

 

Corbelli (Diritti Civili) chiede di concedere i domiciliari al medico Vincenzo Giglio

REGGIO CALABRIA 14 luglio – ANSA - Franco Corbelli, fondatore del Movimento Diritti Civili, rivolge un ''nuovo accorato appello ai giudici del Tribunale di Milano perche' vengano concessi gli arresti domiciliari, per dargli la possibilita' di potersi curare in una struttura sanitaria adeguata, al chirurgo calabrese Vincenzo Giglio, malato di tumore, operato due volte negli ultimi sei mesi, incensurato, vedovo e padre di 5 figli''. ''Giglio - sottolinea Corbelli - e' nel carcere di Opera dal 30 novembre del 2011, coinvolto nell'operazione 'Infinito' della Dda milanese sui Lampada e condannato, in primo grado, a otto anni di reclusione per presunto concorso esterno. Il medico e' visibilmente e fisicamente assai provato dalla lunga detenzione e dalla grave malattia. I familiari temono che possa morire in carcere o compiere qualche insano gesto. Domani, lunedi', Giglio sara' sottoposto ad una nuova Consulenza medica disposta dai giudici milanesi. Mi auguro e chiedo che si riconosca lo stato di assoluta incompatibilita' con il regime carcerario di Giglio, che proprio per le sue gravissime condizioni di salute necessita di cure salva vita che in carcere non puo' ricevere''. ''Giglio, operato due volte negli ultimi sei mesi - dice ancora Corbelli - e' stato da poco trasferito dalla cella all'infermeria del carcere di Opera in locali assolutamente non adeguati per trattare un malato di tumore. Questo fatto lo ha ancora di piu' demoralizzato. Giglio ha un tumore alla vescica ed e' stato per questo operato d'urgenza, sei mesi fa, all'ospedale San Raffaele di Milano. Poco piu' di un mese fa, per una recidiva del tumore, e' stato sottoposto ad un nuovo intervento. Eppure, malgrado questa situazione di salute gravissima e drammatica, gli sono stati negati i domiciliari''. ''Non conosco il medico Giglio - conclude - ma alla luce di quanto mi viene riferito e chiesto da alcuni suoi familiari, ritengo sia giusto intervenire prima che sia troppo tardi''.

(Ansa)

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 Vinta un’altra importante battaglia. Resterà in Calabria e non sarà costretto a rimpatriare il

giovane eroe bulgaro (“l’angelo del Crati”) che rischiando la propria vita ha salvato una

persona che stava annegando nel fiume. Diritti Civili, dopo avergli pagato i mesi di fitto

arretrato, gli ha trovato anche un lavoro.

 

Il giovane eroe bulgaro resterà in Calabria. Non lascerà dunque l’Italia per far ritorno nel suo paese. Il Movimento Diritti Civili, dopo avergli pagato il fitto arretrato, di alcuni mesi, della casa ed avergli così evitato lo sfratto, gli ha anche trovato un lavoro. Domani mattina (mercoledì) il giovane ha un incontro con il direttore di una nota azienda imprenditoriale locale e dovrebbe subito iniziare a lavorare. Il giovane , presentato nei giorni scorsi, da Diritti Civili, all’imprenditore che deve farlo lavorare , ha fatto un’ottima impressione al titolare dell’attività imprenditoriale. Anche questa battaglia civile dunque sta per essere vinta e archiviata insieme a tutte le altre innumerevoli piccole e grandi conquiste civili. Soddisfazione viene espressa dal Movimento Diritti Civili, che in una nota, parla “di una nuova, importante battaglia vinta, di missione compiuta e di giusto premio per il giovane eroe bulgaro, l’angelo del Crati, Alessandro Borislav Bogdanov (protagonista nello scorso mese di febbraio di un gesto eroico, un altro dopo quello di due anni fa che è servito a salvare la vita ad un camionista precipitato con il suo mezzo nel fiume Crati)”. Diritti Civili è riuscito dunque a far restare in Italia questo coraggioso giovane, consentendogli di lavorare, ed evitandogli così il triste ritorno nel suo paese che il ragazzo aveva già programmato esattamente per sabato scorso(6 luglio). E’ stata una corsa contro il tempo, coronata alla fine dal successo. Dopo avergli pagato il fitto di alcuni mesi della casa Diritti Civili aveva nei giorni scorsi lanciato sulla stampa calabrese un appello agli imprenditori perché aiutassero questo ragazzo. “Avevamo invitato Alessandro che, demoralizzato, ci aveva telefonato per comunicarci la sua sofferta decisione di lasciare l’Italia, di non mollare, di aspettare ancora qualche giorno che avremmo cercato in tutti i modi di trovargli anche un lavoro, si legge nella nota di Diritti Civili. Abbiamo fatto qualche tentativo ma con scarsa fortuna. Abbiamo quindi telefonato a questo amico imprenditore (che preferisce non apparire e che ringraziamo per la sua disponibilità e generosità) gli abbiamo chiesto questa cortesia personale di fare questo regalo ad Alessandro. Questo amico imprenditore ha dato subito la sua disponibilità ad incontrare il giovane per valutare la possibilità di una sua assunzione. Incontro che è avvenuto giovedì scorso. Domani il colloquio preliminare con il direttore dell’impresa di questo imprenditore prima di iniziare il lavoro. Alessandro dovrebbe dunque avere quel tanto agognato lavoro che gli permetterà di guadagnare quanto basta per potersi pagare le spese per la sua permanenza a Cosenza e in Italia. Resta la grande amarezza per il comportamento del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, e del comune bruzio, che dopo avergli promesso, all’indomani del gesto eroico del giovane del febbraio scorso, che l’avrebbero aiutato lo hanno poi abbandonato e dimenticato. Ribadiamo quello che avevamo detto in altra occasione: la partenza e il ritorno nel suo paese del giovane bulgaro sarebbe stata una sconfitta per tutti noi, per Cosenza, per la Calabria, per l’Italia. Sarebbe stato un cattivo messaggio, soprattutto, per i giovani. Uno schiaffo all’altruismo, alla solidarietà, all’eroismo”.

 

9 luglio 2013

 

 

 

Appello Bonofiglio(Diritti Civili) a sindaco di Monasterace, Lanzetta

(Il comunicato nella pagina Politica)

 

 

 

VIBO. ITALCEMENTI. DE VITA(DIRITTI CIVILI): “IGNORATI OPERAI CHE PROTESTANO,

DA 12 GIORNI, SUL TETTO DEL SILO, A 80 METRI DI ALTEZZA”!

 

Vibo Valentia. ANSA, 7 luglio.

“Ancora una volta si registra una vera e propria discriminazione nei confronti della Calabria e dei calabresi. Viene infatti ignorata dalle istituzioni, dal Governo centrale e dai media nazionali una disperata e clamorosa protesta degli operai che da 12 giorni sono sul tetto del silo della Italcementi di Vibo Marina, a 80 metri di altezza, per rivendicare il diritto al lavoro e per difendere la loro dignità”. E’ quanto afferma, in una dichiarazione, il coordinatore del movimento Diritti civili Pasquale De Vita. “La disperazione di questi operai e la loro eclatante protesta, che la stampa calabrese continua correttamente a seguire, prosegue De Vita “ viene ignorata dai mezzi d’informazione nazionali perchè avviene in Calabria, mentre quando analoghe forme di protesta, anche minori, sono state fatte in altre regioni del Nord del paese le televisioni, con continue dirette, e la cosiddetta grande stampa nazionale l’hanno raccontata giorno per giorno e il governo e le altre istituzioni preposte sono subito intervenute. Adesso che a stare sul tetto del silo della Italcementi sono degli operai calabresi, che lottano disperatamente per evitare la chiusura della loro fabbrica, non interessa a nessuno: nè al Governo, nè alle televisioni, nè ai giornali nazionali. Come definire un simile comportamento, se non discriminatorio nei confronti di una intera regione e della sua gente. Diritti Civili si schiera a fianco di questi lavoratori e di tutti quelli che ogni giorno lottano per difendere un posto di lavoro e la loro dignità e chiede alle istituzioni, al Governo e ai media nazionali rispetto per questi lavoratori”.

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Diritti civili. Rinnovo  e nuove cariche. Ritorna, dopo alcuni anni, nel Movimento l’avv.

Pasquale De Vita. Sarà responsabile nazionale dell’Ufficio legale e coordinatore unico di

Diritti Civili Calabria. Entra anche Bonofiglio(sarà responsabile dell’Osservatorio sulla

legalità). Il prof. Enzo Bonavita di Bari riconfermato vice coordinatore vicario nazionale e

responsabile Diritti Civili Puglia.

 

 

Il Movimento Diritti Civili informa, in una nota, che sono state fatte delle nuove nomine e rinnovate alcune cariche. Ritorna, dopo alcuni anni, nel Movimento, con un ruolo di primo piano, l’avv. Pasquale De Vita, tra i soci fondatori, circa 20 anni fa, di Diritti Civili e autore dello statuto dell’Associazione. De Vita assume l’incarico di responsabile nazionale dell’Ufficio legale del Movimento e contestualmente è stato nominato coordinatore unico di Diritti Civili per la Calabria. Entra a far parte ufficialmente del Movimento anche il giornalista Gianfranco Bonofiglio. Sarà il responsabile e coordinatore dell’Osservatorio sulla legalità del Movimento Diritti Civili. Sono stati inoltre riconfermati Mario Lo Gullo e Mario Corbelli nel Collegio dei Garanti, il prof. Giorgio Serra responsabile organizzativo e il prof. Enzo Bonavita di Bari, vice coordinatore vicario nazionale e responsabile di Diritti Civili Puglia, che ha, da molti anni, la sua sede operativa nel capoluogo pugliese. “Grande soddisfazione viene espressa  dal Movimento Diritti Civili per le nuove nomine, del giornalista Bonofiglio e per il ritorno dell’avv. De Vita, tra gli storici fondatori, nel giugno del 1995, dell’Associazione dei diritti civili, protagonista in questi anni di tante battaglie civili, di giustizia in Calabria e a Roma davanti alle sedi istituzionali, si legge in una nota. Oggi con Bonofiglio e con il ritorno all’impegno civile diretto nel Movimento di De Vita si ricompone al completo la vecchia, storica squadra di Diritti Civili che in questi anni ha saputo affrontare con coraggio, passione e determinazione tante difficili battaglie civili, vincere tante sfide impossibili, ottenere grandi conquiste civili e scrivere bellissime pagine di solidarietà e umanità, in Italia e all’estero, a favore di tanta povera gente. Sarà questo gruppo che gestirà direttamente da adesso e in futuro il Movimento, su proposta del leader storico e fondatore di Diritti Civili, che ha deciso di fare un passo indietro, dopo 20 anni di impegno ininterrotto. Resterà naturalmente sempre nel Movimento, pronto a dare il suo contributo ogni qualvolta sarà necessario”. 

 

4 luglio 2013 

 

   

'NDRANGHETA: CORBELLI, RENDE AGLI ANTIPODI CULTURA MAFIOSA

       (ANSA) - COSENZA, 2 LUG - ''Al di là delle dimissioni del sindaco, un fatto politico-amministrativo, Rende, la città, la

sua comunità, devono adesso avere giustizia. La relazione della Commissione d'accesso antimafia non potrà infatti che ribadire

quella che è una verità notoria, acclarata e storica: Rende è agli antipodi della cultura mafiosa. In quella relazione infatti

non c'é nessun elemento che dimostri il condizionamento mafioso". E' quanto afferma, in una nota, il leader del

Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli.

   "Quello - aggiunge - che ho sempre sostenuto, a ragione, sin dal primo momento di questa brutta vicenda. Adesso comunque è

assolutamente urgente e indispensabile che l'esito della relazione venga reso noto subito, senza invece aspettare ancora

dei mesi, prima del pronunciamento del Ministro degli Interni e del Consiglio dei Ministri. Intanto è grave che non sia stata

messa la parola fine a questa brutta vicenda prima della scadenza del possibile ritiro delle dimissioni del sindaco che

era fissata per la mezzanotte del lunedì appena trascorso. Adesso comunque non è più giustificabile alcun ritardo. Deve

essere stabilito e chiarito che Rende ritorna al voto per un fatto politico amministrativo non per un'accusa di mafia, non

per condizionamento mafioso. Tutti dovranno prendere atto che al comune di Rende non c'é mai stato alcun condizionamento

mafioso. La mafia al comune di Rende non è mai entrata. Del resto ben quattro pronunciamenti, del Gip di Catanzaro, del

Tribunale della Libertà di Catanzaro e, per due volte, della Cassazione, hanno stabilito che nel caso Rende non c'é mai

stata alcuna aggravante mafiosa. Per questo è stato un gravissimo errore, che ha provocato danni devastanti

all'immagine, e non solo, della città, quello del prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, che, assumendosi una grande

responsabilità, ha disposto l'invio della Commissione d'accesso antimafia che non solo non andava mai mandata ma neppure

semplicemente ipotizzata".

   "Una cosa - conclude Corbelli - è certa: senza l'invio della Commissione d'accesso antimafia il sindaco non si sarebbe

mai dimesso e questa grave, dannosa situazione non si sarebbe creata". (ANSA).

 (Questa notizia Ansa anche nella pagina Politica).

 

 

 

APPELLO DIRITTI CIVILI PER ANTICA SYBARIS

(La notizia Ansa nella pagina Politica)

 

 

 

CS. Corbelli (diritti civili): si blocchino tragedie per la perdita del lavoro

ANSA e ZOOMSUD, 27 giugno

 

''Un lavoratore delle cooperative sociali, per protesta contro la perdita del lavoro, ha tentato ieri mattina di tagliarsi le vene davanti la casa del sindaco di Cosenza''. Lo afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che chiede che ''vengano subito annullate o comunque modificate le ordinanze del prefetto di Cosenza Raffaele Cannizzaro, con le quali e' stata negata la certificazione antimafia a dieci cooperative sociali di tipo B, e si proceda subito alla riassunzione, da parte del comune, di tutti i lavoratori che avevano perso il posto di lavoro''. ''Prima che si consumi qualche tragedia - prosegue Corbelli - si ponga fine a questa grande ingiustizia, si ripari all'errore commesso dal sindaco Occhiuto, che ha chiesto alla prefettura le informative, e dal prefetto di Cosenza che ha trasmesso ordinanze, tra l'altro contenente evidenti errori materiali e casi di omonimia, che fanno riferimento a fatti e piccoli reati di oltre 30 anni fa. Si tratta di informative della Questura degli anni '80-'90, ancor prima che nascessero le cooperative sociali, sorte con l'obiettivo di aiutare proprio le persone svantaggiate, in particolare ex detenuti''.

 

   

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Un’altra importante battaglia è stata vinta. Domenico Gattuso, detenuto da 18 mesi (ad

Opera), gravemente malato, che rischiava di morire in carcere, è stato scarcerato, mandato

ai domiciliari e trasferito in una struttura sanitaria della sua città, Reggio(dove è arrivato

oggi, sabato). Grande soddisfazione di Corbelli che ha condotto anche questa battaglia

civile “Scritta un’altra pagina di giustizia giusta e umana”. L’imprenditore potrà vedere per la

prima volta il suo bambino di due anni.

Una nuova, importante battaglia civile è stata vinta. Una nuova pagina di giustizia giusta e umana è stata scritta. L’imprenditore reggino Domenico Gattuso, coinvolto nell’operazione “Infinito” della Dda milanese sul cosiddetto clan Lampada e condannato in primo grado a 6 anni di reclusione, in carcere ad Opera, da 18 mesi, dal 30 novembre 2011, gravemente malato, ha perso quasi 50 kg, per una gravissima forma di depressione e anoressia degenerata, che rischiava di morire in prigione, è stato scarcerato, mandato ai domiciliari e trasferito dal carcere milanese in una struttura sanitaria psichiatrica di Reggio Calabria, dove è già arrivato. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che da alcune settimane, dopo aver ricevuto una richiesta di aiuto da parte del legale del Gattuso, l’avvocatessa Giulia Dieni, aveva intrapreso anche questa battaglia di giustizia giusta. 10 giorni fa Corbelli aveva rivolto un accorato appello ai giudici del Tribunale di Milano chiedendo che, così come era avvenuto per i giudici Giusti e Giglio e il consigliere regionale Morelli, venissero concessi, per motivi di salute, gli arresti domiciliari anche al Gattuso e al medico Vincenzo Giglio, anche lui, detenuto ad Opera, coinvolto nella stessa operazione “Infinito”, gravemente malato, è stato operato di tumore alla vescica, due volte negli ultimi sei mesi. Grande è la soddisfazione di Corbelli per “questo nuovo atto di giustizia giusta e umana. Dopo aver combattuto, quasi da solo, e vinto la lunga battaglia per Franco Morelli, che ha, due settimane fa, ottenuto i domiciliari, per motivi di salute, il leader di Diritti Civili aveva subito sposato questa nuova causa umanitaria. “Ringrazio i giudici del Tribunale della Libertà di Milano che hanno accolto l’appello di Diritti Civili e  dell’avvocatessa Dieni e hanno concesso i domiciliari e il trasferimento nella sua città, Reggio Calabria, al Gattuso, che rischiava di morire in carcere. Dopo aver perso 50 kg questo imprenditore, che ha sempre gridato la sua innocenza, negli ultimi mesi si era arreso. Non reagiva più. Per questo, come mi ha scritto l’avv. Dieni, temevano che morisse in carcere o potesse togliersi la vita. Gattuso è un imprendiate che non ha mai avuto problemi con la giustizia. Colpito, 14 anni fa, dalla tragedia della morte in un incidente stradale del fratello, si è caricato sulle proprie spalle tutto il peso dell’azienda di famiglia. Domenico Gattuso è un uomo generoso che aiuta i poveri. Ha, negli anni scorsi, costruito e regalato una scuola ed un pozzo di acqua potabile ai bambini di un poverissimo villaggio in Madagascar. C’è un ulteriore risvolto umano drammatico in questa vicenda. Il Gattuso ha due bambini che sono le vere vittime di questa immane tragedia. Eulalia, la maggiore ma di soli tre anni e mezzo, avendo assistito all'arresto del proprio padre ha subito un trauma che oggi le impedisce di dormire presso la propria abitazione, mentre Santino di soli due anni non conosce il proprio padre. Potrà adesso finalmente vederlo e abbracciarlo per la prima volta. Sono felice e soddisfatto di aver condotto questa battaglia di giustizia per questo imprenditore e per i suoi bambini. Un grazie va a quei media calabresi che come al solito mi hanno sostenuto in questa ennesima iniziativa umanitaria”. 

 

22 giugno 2013

 

 

  Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 Tra pochi giorni lascerà la Calabria, l’Italia e farà ritorno nel suo paese il giovane eroe

bulgaro(“l’angelo del Crati”) che rischiando la propria vita ha salvato delle persone che

stavano annegando. Corbelli(che ha aiutato Alessandro e lo ha invitato anche in queste ore

a non mollare) rivolge un ultimo appello e afferma “La partenza del giovane bulgaro è una

sconfitta per tutti noi, per Cosenza, per la Calabria”.

 

 

Lascerà, tra pochi giorni, la Calabria e l’Italia e se ne ritornerà nel suo Paese il giovane eroe bulgaro, “l’angelo del Crati”, Alessandro Borislav Bogdanov (protagonista nello scorso mese di febbraio di un gesto eroico, un altro dopo quello di due anni fa che è servito a salvare la vita ad un camionista precipitato con il suo mezzo nel fiume Crati). Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli,, dopo aver sentito al telefono il giovane bulgaro. Corbelli, che da due anni chiede un riconoscimento per questo giovane eroe, che sta aiutando e al quale nel mese scorso ha personalmente consegnato un primo contributo economico per consentirgli di far fronte al pagamento del fitto della casa ed evitare così lo sfratto (sono cinque mesi infatti che il giovane, disoccupato, non riesce a far fronte al pagamento del fitto), aveva chiesto al sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, di aiutarlo, di dargli (così come promesso pubblicamente dal primo cittadino, all’indomani dell’ultimo gesto eroico del giovane) un lavoro, di destinarlo alla pulizia e sicurezza del tratto cittadino di quel fiume, il Crati, che lo ha visto eroico protagonista”.  “Il ragazzo era deluso e amareggiato, mi ha telefonato per ringraziarmi ancora una volta per il mio aiuto e per dirmi che non aveva ricevuto nessuna risposta dal sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto (che, dopo il gesto eroico del febbraio scorso, si era impegnato pubblicamente ad aiutarlo) e che nonostante i tentativi quotidiani non era riuscito a trovare un lavoro qualsiasi per poter coprire le spese del fitto della casa e le altre esigenze più elementari, che gli consentisse di restare in Italia, un Paese che ama, afferma Corbelli. Ho detto ad Alessandro di non arrendersi. Di aspettare ancora qualche giorno. Il lavoro purtroppo è l’unica cosa che non ho la possibilità di dare. Sono contento di avergli pagato il fitto arretrato della casa. Oggi rivolgo un ultimo appello questa volta a qualche imprenditore privato, a chi ha la possibilità di poter far lavorare questo ragazzo anche per poche centinaia di euro al mese: chiedo a questo imprenditore un atto di generosità nei confronti di questo giovane immigrato che rischiando la propria vita si è buttato due volte, nel febbraio scorso e due anni fa, nel fiume Crati per salvare delle persone che stavano annegando. Chi aiuterà e darà un piccolo lavoro ad Alessandro sappia che è come se facesse a me personalmente questo regalo. Gliene sarò sempre grato. Una cosa comunque è certa: se il giovane bulgaro tra pochi giorni sarà costretto a lasciare la Calabria e l’Italia per far ritorno nel suo paese perché nessuno (né il sindaco di Cosenza, né altri) lo ha aiutato, sarà una sconfitta per tutti noi: per la città di Cosenza, per la Calabria. Sarà un cattivo messaggio per i giovani perché non viene premiata la solidarietà, l’altruismo, l’eroismo, anzi viene ignorato, penalizzato, emarginato chi ha rischiato la propria vita per salvare delle persone che rischiavano di morire”.

21 giugno 2013 
 

 

Marocchino annegato: Corbelli, sindaco Vibo chieda scusa. Aiutare adesso famiglia per

rientro salma giovane immigrato in Marocco. Diritti Civili pronto a contribuire alle spese.
 

AGI e CN24TV. 18 Giugno. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene "sulla tragedia del giovane immigrato marocchino, Abdur Abderhaman, 19 anni, morto affogato ieri nel mare di Vibo Marina, e una volta portato a riva e coperto con un lenzuolo, letteralmente ignorato dai bagnanti che hanno continuato a tuffarsi in acqua e a giocare sulla spiaggia". Corbelli parla di "un brutto spettacolo, contrario ai più elementari principi di umanità e solidarietà" e rivolge un appello al sindaco di Vibo, Nicola D'Agostino, che "invita a chiedere scusa a nome della civilissima citta' di Vibo per quanto accaduto sulla spiaggia e a farsi carico, come comune, delle spese del funerale e del trasporto in Marocco della salma del giovane, sfortunato immigrato". Il leader di Diritti Civili afferma di "essere pronto, così come ha già fatto in passato per altri casi di immigrati deceduti e rimasti per molti giorni nell'obitorio degli ospedali di Cosenza(un altro marocchino morto in un incidente a Luzzi) e di Cetraro (un rumeno morto annegato a Paola), a contribuire personalmente alle spese per il funerale e il trasporto della bara in Marocco.

"Quanto accaduto sulla spiaggia di Vibo - dice - è un fatto molto grave, assolutamente inaccettabile, che non può passare in silenzio o essere subito archiviato, come se nulla fosse successo. Quel ragazzo morto, coperto da un lenzuolo, ignorato dai bagnanti è qualcosa di molto grave che deve far riflettere tutti. Coloro i quali hanno ignorato quel giovane immigrato morto hanno commesso un gravissimo errore. Spero che se ne siano resi conto e siano i primi pentirsi di quello che hanno fatto. La civilissima città di Vibo non è certo quella rappresentata ieri sulla spiaggia davanti a quel corpo senza vita di quel povero, sfortunato immigrato. Per questo invito il sindaco D'Agostino a chiedere scusa a nome di tutti i suoi concittadini per quanto accaduto. Allo stesso primo cittadino vibonese, che conosco e stimo, chiedo di farsi carico delle spese del funerale e del trasporto della salma del giovane nel suo paese".

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Una nuova bella conquista civile. Un’altra pagina di giustizia, solidarietà e umanità. La

bambina calabrese gravemente malata, che vive su una sedia a rotelle, ha di nuovo accanto

il papà detenuto, che non vede da oltre 4 mesi. L’uomo è stato trasferito dal carcere di

Lanciano a quello di Cosenza, dove è arrivato ieri sera(domenica). La lunga battaglia di

Diritti Civili per esaudire il desiderio della bambina.

 

Un’altra bella pagina di giustizia giusta, di solidarietà e umanità è stata scritta. Un’altra importante vittoria e bella conquista civile è stata ottenuta. Ne dà notizia il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che per alcuni mesi ha condotto anche questa ennesima battaglia civile e di giustizia a favore di una bambina calabrese, gravemente malata. La piccola Natalia Cristina, la bambina cosentina di 10 anni, che vive su una sedia a rotelle, ha di nuovo vicino casa e potrà  riabbracciare il suo papà, Pietro D. , che era detenuto (dall’inizio di febbraio) nel carcere di Lanciano in Abruzzo, dopo essere rimasto per cinque anni nella casa circondariale di Rossano. La bambina non vede il suo papà da oltre 4 mesi, dall’inizio di febbraio. L’uomo è stato trasferito nel carcere di Cosenza, dove è arrivato ieri sera(domenica). L’uomo  aveva già scontato 5 anni di detenzione a Rossano, gli restavano un altro anno o poco più di carcerazione, quando è stato trasferito nella casa circondariale di Lanciano. “Mi ha telefonato la signora Tamara, mamma della bambina e moglie del detenuto, per darmi la bella notizia e per ringraziarmi. Sono felice e commosso per essere riuscito ad aiutare la piccola Natalia Cristina a vedere esaudito il suo desiderio: riavere vicino e accanto il suo papà. Sono queste le cose importanti della vita per cui vale la pena di continuare a combattere ogni giorno”, afferma Corbelli. Il leader di Diritti Civili aveva, insieme all’avvocato Enzo Paolini, che gli aveva chiesto di intervenire, segnalato il caso e rivolto un primo appello per questa bambina a metà febbraio, pochi giorni dopo il trasferimento dell’uomo dal carcere di Rossano a quello di Lanciano. Per arrivare al risultato di oggi ci sono volute, in questi mesi, altre iniziative e nuovi appelli. Quello che ha dato una svolta decisiva alla vicenda è stata la lettera appello di Corbelli all’ex ministro della Giustizia, Paola Severino. Subito dopo questo appello ci sono stati i primi adempimenti e le necessarie verifiche che hanno poi portato al trasferimento(e quindi al ritorno) del detenuto in Calabria, non più a Rossano, ma a Cosenza, come aveva chiesto Corbelli nella sua lettera al Guardasigilli. Richiesta esaudita per consentire alla piccola di poter vedere e abbracciare il suo papa. La bambina, che è stata ricoverata, nel marzo scorso, per oltre 30 giorni all’ospedale Bambini Gesù, dove viene portata periodicamente per le cure e terapie, era stata operata a Cosenza il 21 maggio scorso. La mamma-coraggio della piccola Natalia, la signora Tamara, aveva per questo chiesto che il padre potesse incontrarla e vederla. Corbelli nella sua toccante lettera appello al Ministro della Giustizia aveva chiesto al Guardasigilli di fare alla piccola Natalia Cristina questo regalo: far ritornare il suo papà  nel carcere di Cosenza in modo che lo stesso genitore possa vedere e stare vicino alla sua bambina. Aveva auspicato un atto di giustizia e umanità. Che è puntualmente arrivato”.

 

10 giugno 2013

 

 

DOMICILIARI A MORELLI. CORBELLI : “GIUSTIZIA GIUSTA E UMANA”

PER 18 MESI LA ININTERROTTA BATTAGLIA DI DIRITTI CIVILI

 

COSENZA, 8 GIUGNO 2013 – AGI. Esprime "grande soddisfazione" e giudica la concessione degli arresti domiciliari a Franco Morelli (condannato in primo grado, nel febbraio scorso, dal Tribunale di Milano, a 8 anni e 4 mesi di reclusione) "un atto di giustizia giusta e umana", il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli,che dal momento dell'arresto del consigliere regionale del Pdl (il 30 novembre 2011) si e' ininterrottamente (e quasi da solo) battuto per difendere l'uomo politico calabrese e per chiederne in piu' occasioni la scarcerazione o in almeno i domiciliari per motivi di salute.
L'ultimo appello di Corbelli e' del 14 aprile scorso, quando aveva chiesto ai giudici di Milano di concedere, in attesa del processo d'appello, gli arresti domiciliari a Morelli, cosi' come e' giustamente stato fatto per i giudici Giusti e Giglio. Perche', chiedeva Corbelli, viene tenuto e dimenticato in un carcere (quello di Opera), come un sepolto vivo, un uomo, perbene, generoso, di grande fede, oggi irriconoscibile, malato e oramai distrutto insieme alla sua famiglia? La concessione degli arresti domiciliari a Morelli e' una piccola vittoria di chi, come Diritti Civili, si e' sempre battuto a favore di quest'uomo, chiedendone a piu' riprese la scarcerazione. Non mi sono mai ne' fermato, ne' arreso in questi 18 mesi di detenzione di Morelli.
Voglio ricordare che Franco Morelli, condannato a 8 anni e 4 mesi, e'¨ lo stesso che in tutti questi anni e' stato sempre vicino al Movimento Diritti Civili e ci ha consentito, con il suo disinteressato aiuto, quand'era capo di gabinetto del presidente della Regione Calabria, di scrivere una delle pagine piu' belle di solidarieta' : l'allestimento di un aereo umanitario carico di aiuti per i bambini poveri e malati dell'Etiopia che il 17 febbraio 2003 ho personalmente consegnato, all'aeroporto Fiumicino di Roma, all'ambasciatore Etiope in Italia. A favore di Morelli, per dire chi e', il 27 novembre dello scorso anno sono andato personalmente a testimoniare a Milano al processo insieme al vescovo di San Marco-Scalea, a preti, associazioni di volontariato, avversari politici (del Morelli). Purtroppo non sono bastate neppure queste importanti, significative, disinteressate testimonianze per fare assolvere Morelli. La mia battaglia garantista di verita' e giustizia per Morelli - conclude Corbelli - proseguira', sperando che il processo d'appello riconosca l'innocenza e la bonta' di quest'uomo"(AGI).

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili ai commissari comune Corigliano dopo tragedia giovane immigrato russo trovato

morto in supermercato, dove era entrato per prendere qualcosa da mangiare. “Farsi carico,

come comune, di spese funerale e trasporto salma in Russia. Pronto a dare un mio aiuto e

un contributo economico, come ho fatto per tanti altri casi umani”

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene sulla tragedia dell’immigrato russo, trovato morto all’interno di un supermercato a Corigliano, dove “era entrato per prendere qualcosa per poter mangiare”, si dice “profondamente colpito da questa tristissima vicenda, un dramma umano causato dalla miseria e dalla disperazione”, e rivolge un appello ai commissari che ancora per pochi giorni governeranno il comune di Corigliano per chiedergli “di farsi carico, come Ente, delle spese del funerale e del trasporto della salma dell’immigrato nel suo Paese”. Corbelli afferma di “essere pronto, così come ha già fatto in passato per altri casi di immigrati deceduti e rimasti per molti giorni nell’obitorio degli ospedali di Cosenza(un marocchino morto in un incidente a Luzzi) e di Cetraro (un altro rumeno morto annegato a Paola), a contribuire personalmente alle spese per il funerale e il trasporto della bara in Russia”. Proprio pochi giorni fa Corbelli era intervenuto per un altro immigrato, Alessandro Bogdanov, il giovane eroe bulgaro (protagonista di gesti eroici nel fiume Crati, che hanno salvato la vita ad un camionista, precipitato con il suo mezzo nel fiume) pagandogli il fitto della casa per evitare che questo ragazzo venisse sfrattato. “La vicenda di questo giovane russo ucciso dalla povertà mi ha molto colpito. Si può morire anche solo mentre si cerca in un supermercato qualcosa da mangiare e da bere. Per questo vorrei in qualche modo poter fare qualcosa anche se solo adesso per questo povero e sfortunato giovane. Vorrei in particolare che non si verificasse quello che è successo in passato ad altri immigrati, deceduti in circostanze tragiche e dimenticati negli obitori, perché non si trovavano i soldi necessari per coprire le spese per il funerale e il trasporto della salma. Diritti Civili ha contribuito a risolvere alcuni di questi casi. Per questo rivolgo oggi un accorato appello ai commissari del comune di Corigliano che invito a farsi carico, come Ente, dei costi delle onoranze funebre e del trasporto della bara in Romania del giovane Vasile Ciuciuc. Non so quando ci sarà il funerale, non so chi si farà carico delle spese del trasporto. Vorrei solo che questo povero e sfortunato giovane non restasse adesso per giorni dimenticato in una stanza dell’obitorio ma potesse subito far ritorno a casa ed essere degnamente sepolto nel cimitero del suo paese, così come vuole la sua famiglia. Personalmente vorrei dare un aiuto e un contributo, anche economico, per questa iniziativa umanitaria, così come ho fatto in passato per tantissimi altri casi umani”.

3 giugno 2013  

 

 

 

Coop Cosenza. Diritti civili si rivolge al prefetto di Cosenza: «Ritirare le ordinanze con le quali è stata negata la certificazione antimafia»

ANSA E CORRIERE DELLA CALABRIA. 2 Giugno. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, in una nota chiede che «vengano annullate le ordinanze del prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, con le quali è stata negata la certificazione antimafia a dieci cooperative sociali di tipo B». Corbelli chiede il «ritiro di queste ordinanze prefettizie e il ripristino da parte del Comune e del sindaco Mario Occhiuto dei contratti con tutte le cooperative, naturalmente nel rispetto della legalità. È grave e ingiustificato non prendere atto che le cooperative sociali sono nate, per una felice intuizione dell'allora sindaco Giacomo Mancini, proprio per aiutare persone svantaggiate (ex detenuti, soggetti che vivono situazioni di disagio sociale). Scoprire adesso che tra i soci lavoratori di queste cooperative ci sono ex detenuti, o soggetti che hanno commesso piccoli reati 30 anni fa, è grottesco e sconcertante. E' una grande ingiustizia».
«Siamo da sempre - aggiunge - dalla parte dei più deboli, dei diritti e della legge. E continueremo sempre ad esserlo. Chiediamo anzi di porre fine a questa criminalizzazione delle cooperative».

 

 
CARCERI: DETENUTO ROSSANO A CORBELLI, CONDIZIONI DISUMANE
         
            (ANSA) - COSENZA, 28 MAG - Il leader del
Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, in una nota,
denuncia la situazione di "estremo disagio che vivono
i detenuti nel carcere di Rossano".
   Corbelli ha ricevuto una lettera da un detenuto. "Quello che
mi scrive un detenuto - afferma Corbelli - è estremamente
grave, è la conferma della drammatica situazione che si vive
nelle carceri italiane, così come denunciato nei giorni scorsi
dallo stesso Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri.
Siamo a livelli di vera e propria inciviltà, disumanità come
ha detto il Guardasigilli. Per avere una idea di quello che
accade nelle carceri basta leggere quello che mi scrivono  dal
carcere di Rossano. Questo il testo della missiva che mi è
stata recapitata prima che succedessero i gravi fatti, lo
scontro tra immigrati di domenica scorsa".
   Nella lettera è evidenziato che "é arrivato il momento di
far sapere al mondo esterno e a chi di competenza quello che
succede nelle carceri italiane e le condizioni di vita in cui i
detenuti sono costretti a vivere senza poter far valere i propri
diritti. Siamo trattati peggio delle bestie. Noi siamo degli
essere umani e vogliamo che venga rispettata la nostra dignità
e i nostri diritti. Nel carcere di Rossano vige la legge del
silenzio. E' arrivato il momento di dire basta. Nella casa
circondariale di Rossano la situazione è allucinante, disumana.
Ad iniziare dal sovraffollamento. Nelle celle, dove siamo
costretti a vivere 21 ore al giorno, in un metro e mezzo, adatte
per due persone, vengono ammassati  anche 5-6 detenuti".
   Corbelli chiede che "le autorità preposte accertino la
fondatezza dei gravi fatti denunciati nella missiva recapitata a
Diritti Civili e intervengano per far rispettare i diritti delle
persone recluse". (ANSA).
(Il comunicato di Diritti Civili nella pagina Giustizia)
 

 

“Giovane eroe bulgaro dimenticato”, aiuto economico da Corbelli

AGI 23 maggio. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha incontrato oggi il giovane bulgaro Alessandro Borislav Bogdanov protagonista nello scorso mese di febbraio di un nuovo gesto eroico, dopo quello di due anni fa che è servito a salvare la vita ad un camionista precipitato con il suo mezzo nel Crati. Corbelli, che da due anni chiede un riconoscimento per questo giovane, ha consegnato al ragazzo bulgaro un primo aiuto economico per consentirgli di far fronte al pagamento del fitto della casa ed evitare così lo sfratto. Sono cinque mesi infatti che il giovane, disoccupato, non riesce a far fronte al pagamento del fitto.Il ragazzo da mesi aspetta che il comune, così come promesso dal sindaco Occhiuto, lo aiuti facendolo lavorare. Per questo voleva incontrare il sindaco, ma non ci è mai riuscito. Lunedì scorso, dopo che rischia adesso lo sfratto, perché purtroppo non ha i soldi per pagare il fitto della casa (sono 5 mesi che deve corrispondere al proprietario dell'appartamento), ha incontrato l'assessore alla coesione sociale Alessandra De Rosa. Ha avuto qualche promessa ma a tutt'oggi senza nessun risultato concreto. Il ragazzo è deluso, amareggiato, scoraggiato. "Mi ha detto - afferma Corbelli - che vuole lasciare il nostro paese e far ritorno in Bulgaria. Prima però deve saldare i debiti che ha contratto. Per questo oggi sono andato ad incontrarlo. Per consegnargli un primo aiuto economico. Così come ho fatto in tantissimi casi in questi anni, ho dato un aiuto (anche) economico ad un povero immigrato, un persona meritevole, che ha urgente bisogno di essere aiutato. Mi auguro che il sindaco Occhiuto voglia adesso onorare la sua promessa e aiutare questo giovane eroe che rischiando la propria vita ha due anni fa salvato un camionista precipitato nel Crati con il suo camion e nel febbraio scorso cercato di salvare una donna che si era butta nel fiume. In quest'ultimo caso purtroppo non ce l'ha fatta a salvarle la vita. Diritti Civili aveva chiesto ufficialmente al sindaco Occhiuto di affidare a questo giovane bulgaro un incarico preciso, di assumerlo come custode (e angelo) del fiume Crati, di quel fiume che lo ha visto coraggioso protagonista.Lo assuma, avevamo detto, nell'ambito di una delle tante cooperative sociali che svolgono quotidianamente, e con buoni risultati, i diversi lavori per il comune. Borislav Bogdanov custode del fiume Crati, lo faccia diventare "l'angelo del Crati", lo destini sulle rive del fiume, gli affida la pulizia del Crati e la sicurezza di questo tratto cittadino del fiume. Purtroppo il nostro appello è rimasto inascoltato. Per questo oggi ho incontrato il giovane per aiutarlo personalmente economicamente". Una cosa è certa: non premiare questo giovane è non solo una grande ingiustizia ma uno schiaffo alla solidarietà, all'altruismo, all'eroismo. Non premiarlo - conclude Corbelli - è certamente un cattivo messaggio che si manda alla città, ai giovani e alla società. Il sindaco di Cosenza per una volta, avevamo detto, rinunci a qualche festa e destini i soldi di qualche spettacolo frivolo per questo giovane eroe, l'angelo del Crati". (Agi)

 

 

 'NDRANGHETA:RENDE; CORBELLI, SANARE FERITA INFERTA A CITTA'

 'COMMISSIONE ACCESSO COMUNE RENDA NOTI RISULTATI INDAGINE'

         

            (ANSA) - COSENZA, 22 MAG - Il leader del Movimento Diritti

Civili, Franco Corbelli, in una nota, chiede alla Commissione

d'accesso antimafia al Comune di Rende che "ieri ha concluso il

suo lavoro di far conoscere subito i risultati della lunga,

scrupolosa indagine per sanare la grave ferita inferta alla

città, con l'invio di una commissione che non andava

assolutamente mai non solo mandata, ma neppure semplicemente

ipotizzata".

   "E' finalmente arrivato - prosegue Corbelli - il momento

della verità. La Commissione d'accesso che ha concluso il suo

lavoro faccia subito conoscere la sua relazione finale per

sgombrare in questo modo il campo da ogni illazione, ogni

sospetto sull'inverosimile, assurda ipotesi di condizionamento

mafioso del comune di Rende. Si ristabilisca immediatamente la

verità e si dica quello che è notorio, è sotto negli occhi di

tutti ed è nella storia, nella cultura, nella civiltà di

Rende. Ovvero che questa città è un fiore all'occhiello della

Calabria ed è agli antipodi della cultura mafiosa. Questo è

quello che tutti si aspettano di sentire e leggere dalla

relazione della Commissione. E' questo è quello che certamente

emergerà".

   Per Corbelli "é assolutamente inimmaginabile il contrario,

é una ipotesi fuori dal mondo. La Dda di Catanzaro continui

pure le sue indagini, faccia tutte le perquisizioni che ritiene

opportuno, naturalmente assumendosi le responsabilità del

proprio operato, come qualsiasi magistrato e altro organo dello

Stato. Una cosa è certa: chi conosce minimamente la lunga

storia amministrativa di questa città e sa dell'onestà, della

competenza, della passione di chi l'ha amministrata in questi

anni, non ha alcun dubbio che la verità è quella che Rende è

una città modello, solidale e antimafia. Altro che

condizionamento mafioso".(ANSA).

 

 

    'NDRANGHETA: CORBELLI, RENDE AGLI ANTIPODI CULTURA MAFIOSA

        

            (ANSA) - COSENZA, 15 MAG - ''Rende non è certo una città

condizionata dalle cosche mafiose, un'accusa questa che lascia

sconcertati e che è inverosimile". Lo afferma il leader del

Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, in merito alle
perquisizioni compiute stamane nell'ambito dell'inchiesta

Terminator.

   "Rende - aggiunge - è esattamente il contrario: ovvero è

un comune modello agli antipodi della cultura mafiosa. Il lavoro

dei magistrati e dei giudici va sempre rispettato, ma quando non

si condividono certe iniziative si deve avere il coraggio e

l'onestà di dirlo. E' quello che sto facendo anche per il

cosiddetto 'caso Rende'. La Dda di Catanzaro potrà fare tutte

le indagini che ritiene opportuno e doveroso fare, potrà

rivoltare il Comune come un calzino, ma non potrà mai

dimostrare quello che è indimostrabile, perché è

assolutamente contrario alla verità e alla storia, ovvero che

il Comune di Rende è condizionato dalla criminalità

organizzata".

   "Delle perquisizioni di oggi - prosegue Corbelli - resterà

solo l'effetto mediatico e il nuovo devastante danno per

l'immagine della città. Certamente non condizioneranno

minimamente il risultato finale della commissione di accesso,

che non potrà che confermare la correttezza, la legalità e

l'impegno contro ogni forma di illegalità e contro le mafie

delle amministrazioni che si sono succedute alla guida del

Comune rendese". (ANSA).

 

  

SPARI P.CHIGI: CORBELLI, REGIONE AIUTI FAMIGLIA GIANGRANDE. APPELLO A SCOPELLITI

CATANZARO
(ANSA) - CATANZARO, 7 MAG - Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, in una nota ha rivolto un appello al Governatore calabrese, Giuseppe Scopelliti, per promuovere, come Regione, una iniziativa di sostegno alla famiglia del brigadiere dei carabinieri, Giuseppe Giangrande. "Il Paese - afferma Corbelli - non può dimenticare e abbandonare il brigadiere e la sua coraggiosa figlia Martina, che l'assiste. A maggior ragione non può farlo la Calabria che é purtroppo la regione dell'attentatore, Preiti, il cui gesto va fortemente condannato, senza però fare dello stesso un mostro o un criminale, ma considerarlo solo una persona disperata che ha commesso una grandissimo sbaglio ricorrendo alla inaccettabile violenza e sparando contro dei carabinieri, che vanno invece solo difesi ed elogiati per il loro lavoro quotidiano a difesa della legalità. Per questo motivo chiedo al presidente Scopelliti di dare un segnale importante e significativo aiutando ora economicamente questa famiglia, già così duramente colpita da un destino crudele, con la prematura scomparsa due mesi fa della moglie del carabiniere, che dovrà adesso sostenere enormi sacrifici, anche finanziari, per la lunga riabilitazione del militare". "Il Movimento Diritti Civili - conclude - è pronto a collaborare a questa iniziativa della Regione Calabria, dando la disponibilità ad aprire, con un suo contributo, una eventuale sottoscrizione a favore del carabiniere al quale augura una pronta e completa guarigione". (ANSA).

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 

Corbelli denuncia e chiede intervento Ministro Giustizia per vicenda anziano calabrese di 93

anni, eroe di guerra, incensurato, malato non autosufficiente, prelevato dalla clinica, dove

era ricoverato, e trasportato in carcere in ambulanza per scontare vecchia condanna (non

appellata dal difensore d’ufficio) di 6 mesi per minacce, per una vicenda assolutamente

irrilevante!

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene sul caso di un anziano di 93 anni, un eroe di guerra, nato nel 1919, malato, non autosufficiente, che è stato prelevato dalla casa di cura dove era ricoverato (a San Sosti, nel cosentino) e trasportato in carcere a Castrovillari, per scontare una condanna definitiva (perché non appellata dal difensore d’ufficio dell’uomo) di 6 mesi per minaccia, per una vicenda assolutamente irrilevante. L’anziano solo grazie all’intervento del giudice del Tribunale di sorveglianza di Cosenza, Sergio Caliò, è stato subito scarcerato, per essere riportato prima nell’ospedale della città del Pollino (dove veniva giudicato malato di vecchiaia e per questo dimesso!) e poi incredibilmente di nuovo in carcere, prima di essere, sempre grazie all’intervento e alla sensibilità del giudice Caliò,  nuovamente scarcerato e rimandato nella struttura sanitaria di San Sosti, dove era ricoverato. Corbelli definisce questo fatto “gravissimo, sconvolgente, assolutamente inaccettabile e chiede al neo ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, di aprire una inchiesta su quanto accaduto. E’ successo qualcosa di inverosimile, allucinante. Lo dico con il rispetto che si deve sempre all’operato della magistratura. Ma di fronte a certi episodi si resta sconcertati, sgomenti e preoccupati. Si può arrestare un uomo di 93 anni, malato, non autosufficiente, prelevarlo dalla clinica dove è ricoverato e trasportarlo con un’ambulanza in un carcere come se si trattasse di un pericoloso criminale? Si possono negare le attenuanti generiche e la sospensione condizionale della pena ad un uomo di 93 anni, un eroe di guerra, malato, senza alcun precedente penale, non autosufficiente, condannato a 6 mesi per un fatto assolutamente non grave? Quell’uomo, infatti, doveva scontare una condanna di 6 mesi, emessa nei suoi confronti, non appellata dall’ avvocato d’ufficio che difendeva quell’uomo, per una vicenda irrisoria: le minacce dell’anziano a una coppia di fidanzatini, infastidito dall’effusioni dei due all’interno di una corriera. Era il novembre del 2009. Per questo episodio l’uomo era stato condannato in contumacia (perché impossibilitato a presenziare al processo per le sue condizioni di salute) a 6 mesi, la sentenza non era stata appellata dal legale di fiducia, addirittura non erano state neppure concessi le attenuanti generiche e negata finanche la sospensione condizionale della pena, per questo l’uomo è stato prelevato dalla casa di cura, dove era ricoverato, e trasportato a bordo di una ambulanza nel carcere di Castrovillari. E’ accaduto questo. E’ gravissimo e incredibile, ma è successo tutto ciò. E’ giusto e doveroso che il Ministro della Giustizia apra una inchiesta per fare luce su quanto è successo”.

1 maggio 2013

 

 

CARCERI:DETENUTO CON TUMORE RISCHIA MORIRE, APPELLO CORBELLI

(ANSA) - COSENZA, 24 APR - "C'é un detenuto calabrese L.C.,
che sconta una condanna in un carcere del Lazio, malato di
tumore, in fin di vita, attualmente ricoverato in un ospedale
laziale, che chiede, di poter ottenere, prima di morire, gli
arresti domiciliari e far ritorno nella sua casa in Calabria".
E' quanto rende noto il leader del movimento Diritti Civili,
Franco Corbelli che parla, in una nota, di "dramma umano" e
rivolge un appello alle autorità preposte.
"Quest'uomo dal letto dell'ospedale - prosegue la nota di
Diritti civili - ha trovato la forza e il coraggio di scrivere
una lettera per chiedere l'aiuto e l'intervento di Corbelli.
Nella lettera l'uomo spiega che 'la mia vita dal 28 novembre del
2012 e' diventata un inferno. Mi è stato diagnosticato un
tumore, un linfoma con grandi cellule, per il quale ho già
fatto 12 cicli di chemioterapia, devo fare un altro ciclo, per
completare, e poi iniziare subito la radioterapia. Mi è stato
detto che sono in pericolo di vita. Staziono 24 ore su 24 in una
stanza dell'ospedale nel reparto di medicina protetta, non vedo
e non parlo con nessuno; una volta al mese vedo i mie familiari
che vengono dalla Calabria a trovarmi. Insomma sono lasciato da
solo a morire. Quello che chiedo, per il mio grave stato di
salute, che è assolutamente incompatibile con il regime
carcerario, come hanno certificato la direzione sanitaria del
carcere e dell'ospedale, sono gli arresti domiciliari".
"Ancora una volta - sostiene ancora Corbelli - dall'inferno
delle carceri viene fuori il dramma umano di un detenuto
gravemente malato. Non conosco questo recluso, né la sua
vicenda processuale. So solo che il suo disperato e accorato
grido di aiuto non può e non deve cadere nel vuoto".

 

 

Il consigliere regionale calabrese Franco Morelli

in carcere dal 30 novembre 2011. Appello Diritti Civili

( il comunicato  nella pagina Giustizia)

 

 

UTILIZZO FONDI GRUPPI. SCANDALO SULLA CALABRIA.

Corbelli: "C'è chi fa politica in altro modo"!

Cosenza, ANSA 3 aprile – ”Mentre anche in Calabria esplode lo scandalo dell’utilizzo dei fondi dei gruppi consiliari regionali, con l’iscrizione nel registro degli indagati di dieci consiglieri regionali, come riporta oggi Il Quotidiano della Calabria, c’e’ anche chi in Calabria e in Italia fa politica in un altro modo, diametralmente opposto, a quello di questi consiglieri”. Lo afferma in una nota il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. ”Come ex consigliere provinciale di Cosenza – ha aggiunto – ho devoluto non solo la mia indennita’ di consigliere (1.100 euro al mese) ma anche la somma spettante al mio gruppo consiliare (poco piu’ di 400 euro al mese) ad iniziative di solidarieta’ a favore dei bambini poveri dell’Africa, per finanziare campagne umanitarie in Italia e all’estero, per aiutare famiglie indigenti con casi umani di persone e bambini malati da far operare”. Lo stesso Corbelli aveva destinato subito dopo il terremoto dell’Abruzzo la sua indennita’ di consigliere provinciale agli sfollati dell’Aquila. ”Nei cinque anni di durata del mandato in Consiglio provinciale – e’ scritto in un comunicato – il leader di Diritti Civili ha utilizzato la sua indennita’ di consigliere provinciale per finanziare decine di iniziative di solidarieta’, campagne umanitarie e per la vita, in Calabria, in Italia e all’estero. Il Gruppo consiliare provinciale Diritti Civili ha avuto assegnata, nei cinque anni di consiliatura una somma mensile di 400 euro, che ha utilizzato per sostenere alcune importanti iniziative di solidarieta’. Abbiamo risparmiato e accumulato, come gruppo Diritti Civili, in questi anni una somma pari a 6.700 euro. Questo importo al termine del mandato elettorale non e’ stato da me ritirato, ma e’ stato da me messo messo a disposizione della Provincia di Cosenza per essere utilizzato interamente per realizzare un pozzo della vita in un villaggio povero dell’Africa. Sono contento e orgoglioso di aver utilizzato in questo modo i soldi della mia indennita’ di consigliere e del gruppo Diritti Civili”(ANSA).

 

 

Appello Corbelli: “A Cosenza Pronto soccorso senza personale”
  
 
 AGI. 30 marzo 2013

 

COSENZA. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, interviene sul nuovo Pronto Soccorso dell’ospedale regionale dell’Annunziata di Cosenza. “Al nuovo Pronto Soccorso dell’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza, da poco trasferito nella struttura del Dea - afferma - c’è un piccolo esercito di operatori sanitari, capitanati dal primario del reparto Francesco Crocco, sono dei piccoli grandi eroi che riescono a far fronte a situazioni di vera e propria emergenza continua e quotidiana, con oltre 300 nuovi ingressi, e altrettante visite, al giorno; riescono a sopperire all’assoluta carenza personale e a far funzionare la nuova struttura che è finalmente dopo anni di attesa una positiva realtà, una eccellenza. Per queste ragioni il Dea deve essere immediatamente potenziato. A questo proposito chiedo di sapere che fine hanno fatto gli operatori del pronto soccorso dell’ospedale di Rogliano, perché nessuno di questi dipendenti del Santa Barbara è stato destinato al Pronto Soccorso dell’Annunziata? Si possono chiudere i nosocomi della provincia e caricare di nuovo, spropositato, impossibile lavoro gli operatori del Pronto Soccorso dell’Annunziata? È questo purtroppo quello che è accaduto. Questi operatori non vanno lasciati soli. Vanno sostenuti, senza strumentalizzazioni politiche, nell’interesse esclusivo della sanità, della salute e dei diritti dei cittadini-utenti..Naturalmente questo discorso vale per tutti quegli altri reparti costretti ad operare in situazioni particolarmente difficili. Per questo - conclude Corbelli - il Dea dell’Annunziata va potenziato, per non disperdere questa grande conquista civile, al servizio dei cittadini, soprattutto di quelli meno abbienti, ottenuta dopo anni di lotte e di denunce che hanno visto il Movimento Diritti civili sempre in prima fila, spesso in perfetta solitudine”.
 

 
  

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

 Scarcerati la giovanissima mamma calabrese detenuta, incinta e prossima al parto (che

rischiava l’aborto), e i suoi due bambini. Diritti Civili: “Cancellata una barbarie. Scritta

un’altra pagina di giustizia giusta e umana”. La lettera della ragazza a Corbelli

 

Una nuova importante battaglia civile è stata vinta. Un’altra pagina di giustizia giusta e umana e di solidarietà è stata scritta. Un’altra orribile barbarie dei bambini in cella è stata cancellata. La giovanissima mamma, la ragazza calabrese di 27 anni, Simona I., condannata in primo grado e in attesa dell’appello, incinta al settimo mese, e i suoi due bambini, il piccolo Antonio Giuseppe, di un anno e mezzo, e la sorellina Chanel, di due anni, sono da due giorni usciti dal carcere di Castrovillari e sono ritornati nella loro casa. Lo rende noto, con grande soddisfazione, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che aveva denunciato nel febbraio scorso questo caso umano e aveva rivolto un appello al giudice del Tribunale di Castrovillari. Appello accolto (per l’aggravarsi delle condizioni di salute della ragazza che rischiava l’aborto) dal presidente della sezione penale di Castrovillari e dal gip Loredana De Franco che ha firmato il provvedimento di scarcerazione, con il ripristino della misura degli arresti domiciliari, che erano stati revocati alla donna dopo che la stessa aveva incontrato dei familiari, non autorizzati. La richiesta del ripristino dei domiciliari era stata presentata dai legali della giovanissima mamma, Angela e Liborio Bellusci. Dal carcere la ragazza aveva scritto una lettera a Corbelli, recapitata nella giornata di ieri, nella quale chiedeva al leader di Diritti Civili di aiutarla. “Gentilissimo Franco Corbelli che vi scrive è una madre disperata, madre di due bambini minori, in più sono incinta di sette mesi, rinchiusa nella casa circondariale di Castrovillari, con minacce di aborto. Ho dovuto far uscire i mie due bambini perché avevano la febbre alta e qui non ci sono cure adeguate. Io non capisco come sono le leggi, ma credo che le mamme con i bambini minori devono stare a casa e non in un carcere, devono accudire i propri figli nel migliore dei modi e far si che loro siano felici e non tristi. Mi rivolgo a lei, che mi sta aiutando, perché è una persona umana, umile e gentile, la prego dal profondo del cuore di continuare ad aiutarmi, di farmi ritornare a casa dai mie figli che piangono per la mia assenza”. Il leader di Diritti Civili denunciando questo caso aveva parlato di vera e propria barbarie: “Si può tenere in una cella una intera famiglia, addirittura due bambini e la loro mamma che sta, tra poche settimane, per partorire? La giustizia deve fare il suo corso e deve essere uguale per tutti, ma non si possono far pagare colpe e tenere in una cella dei bambini e la loro mamma incinta. Questa non è una giustizia giusta e umana. E’ semplicemente una disumanità, una barbarie, anche se applicata nel rigoroso rispetto della legge. Quella donna incinta (condannata in primo grado, che non conosco, così come non conosco la sua vicenda processuale) e i suoi due bambini, aveva affermato Corbelli nel suo appello al giudice, non possono e non devono restare in una cella, ma rimandati tutti a casa, con la concessione degli arresti domiciliari alla giovane donna”.  Corbelli ringrazia il gip De Franco, il presidente della sezione penale di Castrovillari che, “con sensibilità e umanità, hanno accolto l’appello e hanno posto fine alla disumanità di quella donna incinta e dei suoi bambini in carcere”. E’ il terzo caso, in pochi mesi, di bambini in cella con le loro giovani mamme detenute che Diritti Civili riesce a far scarcerare. Prima di Natale aveva fatto scarcerare un’altra giovane calabrese, Antonia Maria, in cella con il suo bambino, Il piccolo Cocò, di due anni, e agli inizi di ottobre una ragazza di origine croata, Marina, in cella con il suo bambino, Adriano, di appena 10 mesi.

 

16 marzo 2013

 

 

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

(la notizia Ansa nella pagina Giustizia)

 La bambina calabrese gravemente malata, che vive su una sedia a rotelle, presto potrebbe

rivedere e riabbracciare, a Cosenza, il papà detenuto, che non vede da quando è stato

trasferito dalla Calabria in Abruzzo. L’intervento del Guardasigilli dopo l’appello di Diritti

Civili. Oggi la bambina sarà di nuovo operata a Roma.

 

La piccola Natalia Cristina, la bambina cosentina di 10 anni, gravemente ammalata, che vive su una sedia a rotelle presto potrebbe di nuovo avere vicino e riabbracciare il suo papà, detenuto (dall’inizio di febbraio) nel carcere di Lanciano in Abruzzo, dopo essere rimasto per cinque anni nella casa circondariale di Rossano. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, informa che dopo il suo appello al ministro della Giustizia, Paola Severino, si è avviata l’istruttoria per il ritorno in un carcere calabrese del detenuto cosentino, Pietro D. che era stato agli inizi di febbraio trasferito dal carcere di Rossano (dove aveva scontato 5 anni di detenzione; gli resta un altro anno o poco più di carcerazione) a quello di Lanciano. Corbelli e l’avvocato calabrese Enzo Paolini avevano denunciato questo caso umano un mese fa. Corbelli aveva scritto al Ministro Guardasigilli, chiedendogli “prima di concludere, tra poche settimane, la sua esperienza al Ministero  un gesto nobile, significativo, umano nei confronti della bambina calabrese, Natalia Cristina di 10 anni, di Cosenza,  gravemente malata, che vive su una sedia rotelle e in cura  periodicamente all’ospedale Bambin Gesù di Roma, che non può più vedere e incontrare il suo papà, da quando è stato trasferito dal carcere di Rossano a quello di Lanciano”. Corbelli aveva chiesto al Ministro di “fare a questa bambina questo regalo: far ritornare il suo papà  nel carcere calabrese di Rossano o Cosenza in modo che lo stesso genitore possa vedere e stare vicino alla sua  bambina. Conosco e apprezzo la storia garantista e l’impegno civile del Ministro Severino, afferma Corbelli. Per questo mi sono rivolto a lei con una lettera- appello, non potendo farlo con una interrogazione parlamentare, non essendo né deputato, né senatore, per chiederle un gesto nobile, un atto di giustizia giusta e umana. Ho chiesto al Guardasigilli di esaudire il desiderio di questa bambina che chiede solo di riavere il suo papà vicino casa, in un carcere calabrese, Cosenza o Rossano, per poterlo andare a trovare insieme alla mamma. Mi sono rivolto al Ministro Severino perché in questo caso la competenza in tema di trasferimenti di detenuti è del  Ministero della Giustizia. Ho chiesto un atto di giustizia giusta e umana. Dopo il mio appello il direttore del carcere di Lanciano ha chiesto e acquisito tutta la documentazione sul detenuto e la sua bambina e successivamente gli assistenti sociali si sono recati in carcere a Lanciano per avere dal detenuto ulteriori informazioni. Si aspetta adesso che il Ministero della Giustizia disponga, d’accordo con il giudice competente, il ritorno del detenuto in Calabria”. La piccola Natalia Cristina, accompagnata dalla madre, Tamara P. , si trova intanto da un mese ricoverata al Bambin Gesù di Roma, per le periodiche visite, cure e terapie. Oggi la bambina, mi ha informato la madre, che sento di continuo al telefono, sarà sottoposta ad un nuovo delicato intervento chirurgico. La prossima settimana dovrebbe far ritorno a casa a Cosenza. Mi auguro e spero che la piccola Natalia Cristina possa quel giorno riabbracciare il suo papà come è suo sacrosanto diritto”.

14 marzo 2013

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Morte poveri immigrati in Calabria. Diritti Civili: “Una sconfitta per tutti, una tragedia immane

che si poteva e doveva evitare”. Appello a autorità preposte (e impegno Diritti Civili) per

sostenere costi per rientro salme nei loro paesi.

 

Il leader del Movimento Diritti Civili interviene sul dramma delle tre persone immigrate povere morte carbonizzate in un vecchio rudere nel cuore della  città di Cosenza, parla di “tragedia che si poteva e doveva evitare e di sconfitta di tutti, della città, delle istituzioni, della società civile”. Corbelli, che di immigrati poveri , ammalati e vittime di ingiustizie ne ha aiutati e salvati tantissimi, in 30 anni, chiede adesso che le “istituzioni italiane preposte si facciano carico almeno delle spese dei funerali e dei costi per il rientro delle salme nei loro paesi”. Il leader di Diritti Civili si dice pronto a contribuire personalmente a queste spese, “così come, afferma, ha fatto in passato per altri poveri e sfortunati immigrati, deceduti per incidenti, e rimasti nell’obitorio degli ospedali di Cosenza e di Cetraro per molti giorni perché nessuno voleva farsi carico delle spese per il trasporto delle salme nei loro paesi”. “L’immane tragedia dei tre clochard morti carbonizzati nel cuore della città  è l’altra faccia della realtà del nostro tempo: è la condizione di assoluta povertà degli immigrati, è il dramma legato alla immigrazione. Un fenomeno, le tragedie degli immigrati poveri, che si preferisce far finta di non vedere o più semplicemente di criminalizzare. La solidarietà per questi immigrati poveri in molti casi viene letteralmente cancellata. Ci si accorge del dramma di questa povera gente solo quanto succedono tragedie come quella di Cosenza. Troppo facile e troppo tardi. Sono lacrime ipocrite. Da parte di quasi tutti, certamente di quanti ai vari livelli non hanno mai fatto nulla per aiutare un povero immigrato”.

 3 marzo 2013    

 

 

Comunicato stampa Movimento Diritti Civili

Diritti Civili chiede che giovane eroe bulgaro venga premiato e assunto, da comune

Cosenza, come custode (e angelo) del Crati. Due anni fa, rischiando la propria vita, ha

salvato un camionista precipitato nel fiume, nei giorni scorsi ha tentato di salvare una donna

suicida nel Crati.

 

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, chiede “al sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, di premiare il giovane eroe bulgaro, Alessandro Borislav Bogdanov protagonista nei giorni scorsi di un nuovo gesto eroico, dopo quello di due anni fa che è servito a salvare la vita ad un camionista precipitato con il suo mezzo nel Crati. In questa occasione purtroppo il coraggioso gesto del bulgaro, che così come  due anni fa ha rischiato la propria vita, non è bastato per salvare la vita ad una donna che si era buttata nel Crati. Il giovane eroe questa volta non ce l’ha fatta. Già due anni fa all’indomani del suo gesto eroico – afferma Corbelli - chiedemmo un riconoscimento per questo eroe, oggi rinnoviamo il nostro appello e lo facciamo in modo ancora più concreto indicando esattamente quale deve essere  il giusto premio per questo immigrato: un lavoro. E’ quello, che del resto, ha sempre chiesto questo giovane. Diritti Civili chiede ufficialmente al sindaco Occhiuto di affi